Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: jinkoria    14/12/2021    1 recensioni
[ BakuDeku, EndHawks, TodoKami, TouyaTenko | canon divergence/what if: tutti buoni | riferimenti spoiler post capitolo 290 ]
“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.” Charles Dickens.
Di Katsuki e Izuku che stanno insieme, camminano allo stesso passo e inciampano in egual modo.
Di Enji che sta imparando cosa sia il Natale per regalarne il migliore a Keigo.
Di Shouto e Touya che lo riscoprono in Denki e Tenko.
O, più semplicemente: di venticinque giorni in cui gli eroi si fanno carico della missione più speciale: prepararsi ad accogliere il Natale. E a fare i buoni, più o meno... fintanto che non c'è il vischio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Endeavor, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Bonsoir, stasera tutto più easy soprattutto per il mio cervellino - meno per i miei occhi che ho stancato a morte oggi, poveretti.
Prima questo capitolo era doppio, avendo però notato che c'è una coppia più numericamente penalizzata in termini di capitoli, senza volerlo, glielo dedico tutto! :D
Comunque ho avuto un po' d'ansietta nel mentre e non ci ho capito più molto, spero di non essermi ingarbugliata e che tenga compagnia comunque. Sono arrivata di nuovo alle 2000 parole, questo fa capire quanto davvero non c'abbia capito niente.
Grazie per il passaggio, buona lettura e a domani 
💚❤️ 


 

 

-14:  Getting anxious for Christmas – “I wonder if they’ll like what I got…”

 

Keigo era rimasto a osservare il compagno da almeno quaranta minuti – il tempo che gli aveva suggerito una ricetta online per la cottura della sua amata torta, già infornata. In effetti, gli era parso di sentire il timer e sarebbe pure tornato indietro, in cucina, non fosse stato per l’ineguagliabile spettacolo pressoché esilarante del quale il Number One, come ogni anno, era protagonista.

Sul grande, tondo tappeto posto al di sotto dell’immenso albero di Natale, una distesa di regali perfettamente impacchettati di varie forme e dimensioni; in piedi, davanti suddetto tripudio di carta decorativa e coccarde, Enji fissava con cipiglio pensieroso e per niente convinto il risultato del suo operato – per alcuni l’indecisione era stata tale da chiedere consiglio più di cinque volte per regalo a Keigo stesso, il quale aveva persino avuto la tentazione di far volare via dalla finestra la metà degli stessi con un accidentale e disastroso colpo d’ali. Solo che poi aveva visto il principio di contentezza sul volto dell’uomo per cui era grato ogni giorno di essere sopravvissuto a fin troppe cose, tutto per arrivare a quei momenti, non avrebbe di certo potuto sabotarlo in quel modo.

Tra l’altro, c’era qualcosa di così adorabile nell’insolito panico che traspariva da ogni poro, liberato sotto forma di sbuffi di fumo dalle spalle, alla stregua dei primi segni di esalazioni vulcaniche.

Come se non bastasse erano ore il massimo che gli aveva sentito dire era stato un mmm perplesso.

A quel punto, mosso da misericordia – e un sinistro odore di bruciato che non era certo provenisse dal forno – decise di far capolino dal suo nascondiglio, ossia appena sull’uscio della sala, a pochi passi da lui, tuttavia il Number One non sembrava essersene minimamente accorto, troppo concentrato su chissà quale elucubrazione tormentata per farci davvero caso.

Lo raggiunse così in un paio di colpi d’ala, giusto per far rumore e farsi sentire, visto quanto era immerso nelle sue riflessioni e non voleva di certo innescarne l’esplosione per uno spavento.

«Enji-san».

«Mmm».

«Sei diventato una mucca? È così che rispondi alla mia richiesta di due ore fa di passarmi il latte per il mio dolce?».

L’uomo annuì, la mano a reggere il mento e l’altro braccio stretto al busto, mormorando qualcosa di simile a un Hai ragione, è proprio così, segno di non aver colto neanche di una virgola il significato della domanda ironica dell’eroe alato.

Keigo non se la prese affatto, rilasciò semmai un forte sospiro, sicuro ormai si fosse giocato l’attenzione di Endeavor. La situazione era comunque talmente atipica, sebbene poteva iniziare a considerarla una ricorrenza vera e propria del periodo natalizio, da suscitare in lui tutt’al più un sincero divertimento.

Non poteva però lasciarlo così, imbambolato davanti a un albero che al suo fianco sembrava quasi di una dimensione comune quando, in realtà, era almeno tre volte oltre le taglie comuni.

Gli si fece ancor più vicino e, una volta al suo fianco, si sporse in avanti, oltre il petto ampio e l’intreccio di arti della sua posa meditabonda, per sbirciarlo dal basso – non che gli servisse chinarsi ulteriormente per quello, avrebbe potuto evitare di farlo considerando la differenza d’altezza tra loro.

Scacciò il suo stesso divagare e gli sventolò una mano proprio sotto al mento, con tanto di yu-huh molesto e acuto, con quel tono civettuolo sapeva l’altro odiasse a morte e per cui, spesso, ricorreva a delle punizioni per far sì Hawks la smettesse; a suo dire, se comunque doveva starnazzare tanto valeva farlo in un modo, e in conseguenza ad attività specifiche, lo soddisfacesse – che poi finisse ad accontentarlo e viziarlo più di quanto non intrattenesse davvero se stesso come improvvisato carceriere era un altro conto.

Il pensiero lo ispirò «Enji-san, vorrei fare sesso con solo i guanti da forno addosso» dopodiché aggiunse, già che c’era e valeva tentare la sorte «E voglio sia tu stavolta a dirmi che sono stato un biscotto cattivo».

Quello annuì, di nuovo «Già» e Keigo stava per perdere le speranze, salvo poi vederlo riprendere un minimo coscienza con la realtà e guardarlo con il solito sopracciglio alzato, un misto tra curiosità e biasimo «Sui regali per i miei figli?».

Il ragazzo lo guardo con tanto d’occhi, sbatté rapido le palpebre un paio di volte finché le guance non gli si gonfiarono per l’eccesso di ilarità emersa di colpo, un tentativo di trattenere le risate che durò poco perché scoppiò, forte e ai limiti delle lacrime. Asciugandosene una col dorso dell’indice, domandò «È di quello che ti preoccupi?».

Enji, il quale aveva fissato stavolta piuttosto vigile quello schiamazzo brioso da lui scatenato, gli lanciò un’occhiata storta, tornando però serio, si poteva dire quasi preoccupato, il mucchio di doni infiocchettati a puntino sotto l’albero; Takami a quel punto si ricompose, compreso il dilemma dell’altro fosse il medesimo, forse peggiorato in termini di struggimento poiché quell’anno, dopo tanti dall’ultima volta, aveva rivisto Touya e Fuyumi gli aveva riferito a Natale sarebbe stato presente.

Gli si avvicinò di più, pungolandogli il braccio col dito «Neh, è di questo che ti preoccupi?» ripeté, senza ombra di scherzo o presa in giro.

Vide il petto di Todoroki gonfiarsi e poi rilasciare a fatica il respiro trattenuto; detestò la vena di tristezza distinta nella sua voce ma si limitò a poggiare la testa su quello stesso braccio, in ascolto.

«Sapevo cosa prendere a Fuyumi».

Hawks annuì contro di lui, dell’affettuoso divertimento nelle parole nonostante l’espressione impassibile «Lo sapevamo tutti, ha disseminato indizi espliciti da quando è iniziato l’autunno».

Esultò tra sé, come fosse una piccola vittoria, nel vedere l’ombra di un sorriso averla vinta su almeno un angolo della bocca dell’eroe di fuoco, che proseguì «Anche per Natsuo non è stato difficile».

«Perché ha copiato spudoratamente la tattica di Fuyumi, quelle scarpe mi hanno rincorso nei miei incubi peggiori per giorni».

Enji annuì, la piega all’insù resistente, solo un po’ traballante «Shouto è stato più difficile».

«Ed è per questo che le scarpe che mi rincorrevano avevano la tua voce a pormi a ripetizione sempre la stessa, disperata, richiesta di consiglio».

Il pizzico sulla guancia arrivò inaspettato e terribilmente doloroso, il Number One fissò impietoso il suo battergli la mano sul gomito in segno di resa.

«Volevo alleggerire la tensione! E comunque sai che è vero, dormiamo nello stesso letto, cosa pensavi mi togliesse il sonno?».

«Keigo».

«Scusa, scusa» disse con sincerità, indicando poi la presa mortale sul suo volto «Ti dispiace?».

Era certo si sarebbe ritrovato con una guancia da far invidia ad Heidi persino il giorno dopo. In ogni caso, la priorità l’aveva quell’uomo grande e grosso, così apparentemente indistruttibile da lasciare sempre in Keigo una sensazione di insolita bellezza nel riconoscerne l’umanità in quei momenti, la fragilità di chi aveva imparato a essere un eroe ma aveva dimenticato cosa significasse comportarsi da genitore.

Afferrò la stessa mano con la quale era stato in precedenza pizzicato, tenendola sospesa col palmo rivolto verso l’alto; vi scrisse sopra il proprio nome con il polpastrello dell’indice, sotto lo sguardo perplesso di Enji che ci mise un po’ a capirlo.

L’eroe alato riprese, tranquillo, come se non stesse intrattenendosi in quel modo o non fosse un’azione di un qualsiasi peso «Hai trovato ben più di un regalo per Shouto».

«Sì, ma-».

«A dire il vero, considerando come non riesca più a passare l’aspirapolvere sul tappeto che avevamo messo qui, direi che hai trovato ben più di regalo per tutti i tuoi figli».

Il Number One non rispose, l’aria ancora cupa; non era convinto, Keigo non rinunciò e, mentre riprendeva a parlare, alleggerì la pressione sulla pelle dell’altro, era certo così sarebbe stato più simile a del solletico che a un’incisione invisibile e forse Todoroki avrebbe potuto interpretarlo come un dispetto – il ragazzo sapeva però, lo conosceva fin troppo bene così com’era viceversa, difatti lo sentì rilassarsi notevolmente a quel cambio d’intensità, seppure il volto mantenesse il cipiglio cupo.

«Enji-san,» iniziò, la voce bassa, in armonia con quel contatto delicato «pensi davvero i tuoi figli vogliano passare il Natale con te per i regali?».

Un’ala andò silenziosa a circondare le spalle larghe appena lo sentì tornare a irrigidirsi, teso e rammaricato, un forte nella coscienza che però non trovò espressione con le parole, troppo pesante e doloroso.

«In realtà, non credo proprio lo vogliano».

Keigo richiamò alcune delle piume lasciate al caldo in una cesta, poiché in casa non ne necessitava, in questo modo l’ala crebbe e riuscì a stringerlo maggiormente.

«Non credi lo vogliano o pensi sia giusto così?».

Si sentì un po’ in colpa per il modo distinto in cui percepì il suo sussulto, sapeva la stessa domanda lo avrebbe ferito ma era importante non lasciar cadere il discorso adesso, trascinandoselo magari fino al giorno di Natale e lì rischiare di riversarlo in un’atmosfera familiare di cui non si sentiva degno – lo sapeva, Keigo, era stato facile da leggere tutto il tempo, durante le compere; ogni acquisto scelto con cura e consapevolezza, l’indecisione dettata solo dalla paura di sbagliare ancora, persino nelle piccole cose.

«Enji-san, i tuoi figli hanno scelto di avere una foto con te. Persino lo stron-» si censurò quando il più grande lo incenerì sul posto con le iridi incandescenti, perciò si corresse «Touya si è fatto vivo, no? Certo, non è stato un gran simpaticone, mi ha dato della cena e-».

«Keigo…».

«Scusa, il punto è» interruppe le carezze sul palmo per stendervi sopra il proprio, decisamente più piccolo, e la differenza lo fece sorridere leggero più di qualsiasi sua piuma, di cuore «Ci stanno provando loro come ci stai provando tu. Non era scritto da nessuna parte sarebbe stato facile o veloce, no? È giusto» trattenne con le proprie dita il tentativo di scivolare via della mano del compagno, facendole scivolare e stringere con forza con le sue, testardo e di sostegno «Ma non sta scritto da nessuna parte tu debba tormentarti per tutta la vita».

Sbirciò verso l’alto, un sorriso incoraggiante e allegro, un po’ forzato perché non era certo di essere riuscito nell’impresa e imbattersi ancora nel dispiacere visibile dell’uomo che amava, e al quale doveva tutta la serenità dei suoi giorni, gli pesava sul petto per riflesso; sospirò internamente, rincuorato, nell’incontrare il volto ancora triste ma più rilassato di Enji, il calore del suo sguardo parve persino intensificarsi quando a esso si accompagnò la sensazione del palmo sulla guancia in precedenza pizzicata.

Keigo accettò la carezza, inclinò il capo e vi si strofinò contro.

«Ogni volta è come farmi riprendere da un bambino».

Il ragazzo ne rise «Sicuramente dal tuo punto di vista da lassù è così che ti sembro».

«No» si oppose serio l’eroe di fuoco, tuttavia non indurì il tono, semmai si scaldò ancora, sciogliendosi nelle parole che Takami sentì colargli sul cuore come cioccolato fuso «Sei un uomo splendido, Keigo. A volte temo troppo».

«Aw, sciocco biscottone, semmai sono su misura per te» scherzò quello in risposta, a Enji non sfuggì comunque la spruzzata rossa d’imbarazzo che cercò di nascondere. Gliela lasciò passare, però, poiché il naso fu attirato da un odore pungente e sgradevole.

«C’è qualcosa che brucia?».

Sulla faccia del Number Two si susseguirono, in rapida successione: confusione, consapevolezza, panico, interrotta dal colpo d’ali che l’altro diede per balzare in avanti e volare in fretta verso la cucina. Da lì Enji, rimasto fermo in sala, lo sentì urlare disperato.

«La torta!».

Troppo impegnato a piangere sul dolce carbonizzato, Hawks perse la risata rara e genuina del compagno.

 

«A proposito, Endevaa-san» esordì dal nulla Keigo, scostando le coperte e pronto a rannicchiarsi contro Enji, il cui braccio era già sollevato per accoglierlo «ero con te quindi so quali regali corrispondano a chi… il mio dov’è?».

L’uomo sistemò meglio la coperta su entrambi, dopodiché afferrò il libro lasciato in sospeso sul comò mentre il ragazzo si sistemava nella posizione più comoda su di sé, gli occhi curiosi puntati addosso.

Todoroki lo guardò e, senza nulla dire, si sporse e gli baciò la fronte scoperta; il giovane fece una battuta sconcia, di nuovo per celare la vergogna – erano occasioni irripetibili, quelle, in cui Endeavor si concedeva poche volte, semmai fingeva di ripudiarle con tutto se stesso per poi colpirlo a tradimento, per forza non riuscisse ad abituarvisi.

Difatti, sotto le chiacchiere sconclusionate di Keigo, sorridendo sotto i baffi Enji mormorò.

«Chi lo sa».

Il ricordo delle dita del compagno strette sulle sue e il sollievo nel constatare di aver preso le misure giuste.

 




 
Niente da fare, per me Enji, una volta acquisita intimità con Keigo, lo vizia sia a parole che a fatti (e viceversa, d'altronde)!
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: jinkoria