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Autore: crazyfred    15/12/2021    6 recensioni
Alessandro, 45 anni, direttore di una rivista di lifestyle. Maya, 30 anni, sua assistente personale. Borgataro lui, pariolina lei. Self made man lui, principessina viziata ma senza un soldo lei. Lavorano insieme da anni, ma un giorno, la vita di entrambi cambierà radicalmente ... ed inizieranno a guardarsi con occhi diversi. Sullo sfondo: Roma.
(dal Prologo) "Quando Alessandro l'aveva assunta, oltre al suo aspetto patinato, aveva notato la sua classe e il suo buon gusto, oltre ad una sensibilità ed intelligenza nascoste, ma scalpitanti e volenterose di venire fuori. Forse nemmeno Maya si rendeva conto, all'epoca, che razza di diamante grezzo fosse. Alex però, che nello scoprire talenti era un segugio infallibile, non se l'era fatta sfuggire."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 21


 
Maya era sotto la doccia. Nonostante l'orario, appena rientrata a casa ci era entrata di corsa, quasi con tutti i vestiti, e non importava che avrebbe svegliato gli inquilini del piano di sotto o la Betti nell'appartamento di fronte. Doveva levare quell'odore caldo e speziato che le era si era letteralmente stampato addosso quando aveva abbracciato Alex sulla moto o la notte l'avrebbe passata completamente insonne. Non era certo per l'esperienza in sé: non aveva quindici anni ed era uscita con molti altri ragazzi e spesso si finiva a camminare mano nella mano o persino a baciarsi al primo appuntamento, in maniera inaspettata, casuale o addirittura per consuetudine. Era la sensazione che non riusciva a scacciare dalla sua testa: quel senso di familiarità unito alla passione insaziabile era tornato ad insinuarsi nei suoi pensieri per l'ennesima volta.
Eppure Alex le aveva augurato la buonanotte e basta, se ne era andato senza dire una parola sulla serata se non un misero grazie, non si era esposto dopo che lei aveva rifiutato di scendere a bordo fiume con lui.
Il loro patto era saltato, lo sapevano entrambi pur senza averlo sancito ufficialmente, e la serata appena trascorsa ne era una prova lampante. Continuare a tenere il freno a mano tirato era solo un'ipocrisia, Maya lo sapeva bene, ma finché lui non si fosse esposto doveva continuare a stringere i denti, anche a fare il bagno nel ghiaccio per placarsi, se necessario, perché si rifiutava di essere il divertimento di una serata. Al contempo però dannava sé stessa.
Cosa cazzo hai combinato Maya? Come ci sei arrivata a ridurti così?
Nella sua testa, davanti allo specchio appannato che pulì con la manica dell'accappatoio, si rimproverava di essere stata così incauta pur sapendo benissimo a cosa andava incontro. Ripeteva a sé stessa che aveva paura di rimanere bruciata se lui si fosse rivelato una sòla, ma era consapevole che, ormai, era già andata. Forse non riusciva a descrivere a parole quello sentiva, non riusciva a dargli un nome perché per lei era una novità assoluta, ma sapeva che era ben diverso da ogni tentativo precedente. Mentre tamponava i capelli con l'asciugamano, il citofono squillò. Il telefono segnava le 2, col cavolo che sarebbe andata anche solo a controllare dal video. Di sicuro era qualche ragazzo del quartiere in vena di scherzi, alla peggio un ubriacone o un drogato da tenere alla larga, ma dopo un paio di tentativi andati a vuoto, quando pensava di aver fatto desistere chiunque fosse ad importunarla, il telefono squillò. Era Alex. Il suo cuore fece un tuffo nello stomaco e riprese la sua corsa almeno un paio di battiti dopo, proprio come quando sulle montagne russe si comincia la discesa più ripida e veloce.
"Alex?!"
"Maya … scusa ti ho svegliato, sono un idiota"
Sì, lo sei
"No, non mi hai svegliato, tranquillo … ma hai suonato tu?"
"Sì … sì scusa. Potrei salire? Ho bisogno di parlarti … lo so che è tardi, ma è importante"
Maya resto in silenzio per qualche secondo, per assorbire tutta quella mole di informazioni che il suo cervello stava ricevendo in quel momento: era tornato indietro, le aveva citofonato e ora le stava chiedendo di salire. Era tutto quello che avrebbe voluto accadesse eppure ora che stava accadendo era terrorizzata.
"Maya … Maya ci sei ancora?" Alex al telefono richiamò la sua attenzione.
"Sì … ehm, dammi cinque minuti"
In fretta e furia mise su un paio di leggings e una felpa vecchissima, larga e un po' logora che usava sempre per le pulizie di casa e aveva lasciato in camera da letto appesi ad un'anta dell'armadio. Aveva provato ad arrotolare i capelli in un turbante con l'asciugamano, ma le mani le tremavano e non riusciva a tenerlo fermo come al solito; lasciò così i capelli all'aria, ancora umidi, se non altro non gocciolavano.
Aprì il portone dal citofono, lasciando la porta socchiusa. Andò in cucina e accese il bollitore elettrico; nella sua mente, farsi trovare indaffarata a preparare una tisana, era il modo migliore per minimizzare l'assurdità della situazione. E poi aveva bisogno di tenersi occupata, o il suo cervello le avrebbe proiettato nella testa immagini di un futuro possibile che non poteva né doveva immaginare o l'autocombustione sarebbe stata inevitabile. Mentre prendeva una bustina dalla scatola delle tisane sentì la porta chiudersi. Ringraziò di avere un filtro tra le mani e non la tazza o sarebbe finita a terra in mille pezzi, visto il sussulto che le provocò. Era un fascio di nervi.
"Ciao" la voce di Alex era quasi un sussurro eppure Maya poteva coglierne ogni sfumatura dolce e calda, trepidante ed incerta.
"Che succede?" chiese lei, mentre versava l'acqua nella tazza; non fingeva di cadere dalle nuvole: aveva semplicemente bisogno di capire.
"Ne vuoi un po' anche tu?" gli chiese, ma si vedeva che non era lì per fare semplice conversazione.
Lui scosse la testa: non erano le cinque del pomeriggio e quello che aveva da dirle non era una pillola poteva essere indorata con tisana bollente. Lei lasciò la tazza a stiepidire sul piano dell'isola e gli si avvicinò, sedendo sul bancone dell'isola, come fosse il muretto davanti scuola. Era folle e ne era consapevole, ma era così che si sentiva con lui: una scolaretta alle prime armi.
"Dimmi … avanti …"
"Non so come dirlo. Non è facile …"
"In questi mesi ti sei sempre aperto con me e ora non è facile?"
Eccallà…quando non sapeva gestire qualcosa, automaticamente Maya sentiva l'armatura montarle addosso. La faceva apparire forte, ma anche stronza e quello non era proprio il momento adatto. Alex pensò invece che aveva ragione, che non doveva avere paura di dirle la verità perché tra loro era sempre funzionato così. E alla fine, che fosse andata bene o male importava relativamente, ma almeno si sarebbe levato quel macigno di dosso.
"Senti" esordì dopo un lungo respiro di incoraggiamento "lo so che tu provi quello che provo io. Non me lo sto sognando, vero?"
"Non lo so cosa provi tu Alex"
"Io mi sto innamorando, Maya."
Maya aveva preteso che fosse diretto, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così tanto diretto; girò la testa altrove, allungando il braccio per prendere la mug: non voleva incontrare lo sguardo dell'uomo, o sarebbe crollata. Alex si portò di fronte a lei, così vicino che poteva sentire il calore e il profumo di camomilla e lavanda salire della tisana.
"Ho mantenuto la promessa" proseguì lui "mi sono fatto da parte, sono stato da solo e ho cercato di capire cosa volessi. E io voglio te."
In quel momento quelle parole, per quanto attraenti e pronunciate con un tono sommesso ed implorante, le ricordarono tutti i dubbi e le incertezze che le erano montate nelle settimane trascorse dopo il bacio, dopo quell'assurdo patto in cui lei lo aveva rimesso al suo posto ma che, di fatto, l'aveva lentamente spinta sempre più violentemente verso di lui.
"Alex io e te abbiamo 15 anni di differenza…quando io sono nata tu andavi già in motorino, quando ti sei laureato io a malapena avevo finito le elementari"
"E questo che c'entra?"
"C'entra. Abbiamo un bagaglio di esperienze troppo diverse … tu hai una famiglia, io non ho mai avuto una storia seria, come pretendi che possa funzionare?!"
"Lavorandoci giorno per giorno Maya. E ti prometto che l'età sarà solo un numero."
"Io non voglio più una storia a tempo determinato, Alex"
"Non è quello che ti sto offrendo."
"E chi me lo garantisce che tra qualche tempo vorremo ancora le stesse cose? Tu sei più vicino ai 50 anni, io ho appena superato i 30. L'età sarà sempre un problema"
"Nessuna relazione può darti certezze. Neanche dopo vent'anni …  e io ne so qualcosa" disse, ridendo nervosamente. Lentamente, come sempre succedeva quando parlava con lei, stava prendendo coraggio "Voglio solo fare un passo alla volta, ma voglio farlo insieme a te"
Ridusse ulteriormente la distanza tra di loro, togliendole la tazza dalle mani e portando le sue mani sul viso di lei. Erano così grandi quelle mani, che Maya riusciva a sentire le dita sfiorargli contemporaneamente le guance, la mascella, il collo e la nuca. Quel profumo, che era riuscita a lavare via, era tornato prepotente, lo sentiva di nuovo addosso, stampato da quel tocco e da quella vicinanza pericolosa e piacevole. Forse era suggestione, ma poteva giurare di riuscire persino a sentire il suo polso accelerare. O forse, più banalmente, era il suo che ormai andava all'impazzata.
"Stavolta te la faccio io una proposta" le disse, sorridendo rassicurante "io ti propongo di darci una possibilità, senza fare programmi o darci definizioni. Che ne dici? Mmh?"
In teoria, era la proposta perfetta: lei non aveva idea di come stare in una relazione e l'idea di muovere i primi passi senza aspettative, vedendo come va, giorno per giorno, in passato l'avrebbe convinta immediatamente. Ora, invece, non era più così convinta. Forse era l'età, forse era la sensazione di volere di più ma non riuscire ad ammetterlo.
"Ho paura" quello, pur con fatica, Maya riuscì a confessarlo.
"Di cosa?"
Scosse la testa, lo sguardo perso nel vuoto "Se lo sapessi lo affronterei"
Aveva paura di lui e di sé stessa, di quella cosa che non aveva mai vissuto: di tutti i ragazzi con cui era stata, del resto, non ce n'era mai stato uno di cui aveva pensato stavolta voglio davvero che funzioni. E lei voleva davvero che funzionasse con lui e ora sapeva che la stessa cosa valeva anche per lui … mi sto innamorando, le aveva detto: era la garanzia che stava aspettando, che non ci sarebbe stata nessun'altra e non era il capriccio di un momento di confusione o di solitudine.
"Non devi affrontarle da sola le tue paure. Ci sono io" le disse, accarezzandole le guance con i polpastrelli, delicatamente "ma devi lasciarti andare, come sto facendo io"
Per la prima volta da quando era entrato in casa, Maya lo guardò dritto negli occhi. Erano limpidi, febbricitanti e quel verde misto al grigio si era acceso a tal punto da renderli quasi blu. Il suo sguardo, fisso su di lei, era sereno eppure così intenso che sembrava riuscisse a leggerle nella mente e che i suoi pensieri gli piacessero.
Maya posò lentamente la sua mano destra su quella di lui: era forte, robusta, eppure le stava accarezzando il viso così gentilmente che quasi sembrava velluto sulla sua pelle; la strinse e, lentamente, la portò verso le sue labbra, baciandone il palmo ad occhi chiusi, per inspirare la sua essenza e prendere da lui tutto il coraggio che le era mancato fino a quel momento.
"Io ci voglio provare" disse, tutto d'un fiato, come se avesse paura che le parole potessero sfuggirle per andarsi a nascondere da qualche parte. Aveva inclinato il capo leggermente, poggiandosi con il viso sul palmo della mano di lui come fosse un cuscino.
Era la prima volta che Alex la vedeva così: docile, vulnerabile. Si stava affidando completamente a lui e quegli occhi nocciola, con qualche piccola pagliuzza dorata, gli stavano aprendo un mondo che fino a quel momento era stato inaccessibile. Era la vera Maya, quella che si era protetta da tutto e da tutti, anche da lui, con un'armatura spessa. Alex lo sentiva che c'era ancora tanto da scoprire, ma non aveva idea che quel giardino segreto fosse tanto meraviglioso. Fece un passo in avanti, l'ultimo che mancava per essere insieme.
Le sue labbra corsero su quelle di lei come si fa con un bicchiere d'acqua fresca in una calda giornata d'estate. Era la sua oasi nel deserto, il suo rifugio nella tormenta, il suo porto nella tempesta.
 
Non avevano avuto tempo di riflettere su quello che stavano facendo. La luce ancora accesa nella zona giorno a far loro da guida, finirono presto in camera da letto. Nella penombra della stanza, illuminata solo dalle luci che venivano dalla strada, tutto ciò che esisteva era Alex: i rumori della notte, le ambulanze, le scorribande dei motorini e il vociare delle comitive erano lontani, silenziati. La casa, chiusa e vuota per quasi tutto il giorno, era fredda, ma l'unica cosa che Maya percepiva era il fuoco che bruciava attraverso i suoi vestiti e quelli di lui; lo aiutò maldestramente a rimuovere la camicia e, mentre i bottoni, tra un bacio e l'altro, non volevano saperne di slacciarsi, ad Alex scappò un risolino inatteso e quasi imbarazzato.
"Che c'è?" domandò Maya "ti faccio ridere?"
Con una maglia normalissima, pensò, sarebbe stato tutto più facile. Ed invece ora stava facendo la figura dell'impedita, mentre era tutta colpa dell'emozione e della foga.
"Oddio no … è che … è la prima volta che porto una ragazza in camera mia a casa dei miei"
Maya impiegò un attimo a ricollegare, ma poi rise anche lei: quando le aveva mostrato la casa per la prima volta le aveva raccontato che quella era stata la sua camera da letto, da ragazzo. La casa era ben diversa ora, poco era rimasto di quegli anni e lui stesso, con il mobilio che intravedeva al buio, faticava a riconoscerla. Ma rimaneva un posto speciale ed era bello condividerlo con lei.
Delicatamente, Alex la fece scivolare sul letto, portandosi su di lei; Maya, una mano tra i capelli di lui, fece scorrere le dita dell'altra lungo la pelle del braccio magro ma tonico: era morbida, interrotta solo dal filo sottile di una vecchia cicatrice sui bicipiti. Era un'imperfezione, ma ai suoi sensi lo faceva sembrare ancora più perfetto. Mentre lui le scostava i capelli per baciarle il collo sentiva i muscoli tesi e le mani leggermente tremanti, ma sapeva bene che non era timore ma solo impazienza: proprio come lei, voleva vivere il momento appieno, ma al contempo voleva sempre di più.
Alex fece scorrere il naso lungo il viso di lei, respirando a pieni polmoni l'odore di pulito di quella pelle ancora leggermente umida e dei capelli ancora bagnati; si lasciò andare ad un sospiro gutturale, soffocato mentre studiava il suo profilo con le labbra, e alle orecchie di Maya suonava come musica. A Maya scappò un leggero sorrisetto compiaciuto: era lei che lo faceva sentire così e ne andava tremendamente fiera. Gli accarezzò la guancia e fu il suo turno di baciargli ogni centimetro del collo fino a farlo gemere di nuovo. O forse era stata lei: sembravano condividere ogni respiro, ogni battito cardiaco. Era come se il mondo intorno fosse scomparso e tutto ciò che rimaneva erano loro due che si tenevano stretti.
"Non credevo che potesse essere così" le disse, tirandosi indietro e guardandola, le mani impegnate a tirarle via i capelli dal viso. Aveva lo stesso sguardo un po' stupido ed emozionato di un bambino rapito dai piccoli bagliori dei fuochi d'artificio che, come piccole stelle, riscendono a terra nel buio della notte.
“Nemmeno io” Maya aveva avuto tanti flirt, non aveva paura ad ammettere di essere stata a letto con diversi ragazzi, ma stava imparando in quel preciso momento, per la prima volta, cosa significa fare l’amore. Portandosi su di lui Maya gli baciò il naso, poi tracciò la linea dello zigomo con la punta delle dita, nel suo sguardo un'intensità incantatrice. Impertinente, intrigante, capace di ribaltare la situazione quando meno te l'aspetti, in grado di mandarlo in orbita con un piccolo gesto o una parola sola: q
uella era la sua Maya, SUA. Avrebbe voluto che quella notte non finisse più: si sentiva febbrilmente vivo, ogni terminazione nervosa vibrava mentre lei, davanti a lui, toglieva la felpa e sotto non c'era niente da slacciare.
Sospirò, attirandola a sé e correndo con le mani lungo la schiena nuda dalla pelle bianca e levigata come un marmo di Canova.
Mentre lei gli aveva braccato il viso tra le mani, lui catturò le sue labbra in un bacio, così feroce e pieno di desiderio che sembrava una canzone d'amore cantata a squarciagola.



 

Carissimi, eccoci qui finalmente al momento clou. *__* L'attesa è stata lunga ma credo di averla ampiamente ripagata. 
Finalmente Alex e Maya sono insieme e, per il momento sono felici. Non sarà facile per loro, ma non lo è mai per una coppia all'inizio. 
Piccolo annuncio: il prossimo capitolo sarà l'ultimo ... per il momento. Mi prenderò una piccola pausa di qualche settimana dopo le feste ed anno nuovo arriverà una ideale "seconda stagione" di Contro Ogni Ragionevole Previsione. Ma non è questo il momento degli addi. Per ora vi dò semplicemente appuntamento alla prossima settimana, tra mercoledì e giovedì. Alla prossima
Fred ^_^
 
   
 
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