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Autore: Ladybug87    15/12/2021    8 recensioni
La trama di questa storia è decisamente originale e fuori dagli schemi oltre ad essere AU.
Ci saranno due protagonisti dei giorni nostri i cui destini, dopo un momento tragico, si incroceranno con qualcosa del passato che coinvolge i nostri Oscar e André.
In questa nuova avventura mi fregio di avere la collaborazione attiva di Baudelaire che, incuriosita dall'idea, ha accettato di scrivere i capitoli della storia in alternanza con me.
Penso che i capitoli saranno suddivisi così: quelli dispari li scriverò io e quelli pari Baudelaire.
Spero che l'idea possa piacere, nonostante sia lontana dalla storia canonica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Baudelaire


Quando il taxi si fermò di fronte all’ospedale Thea, con mani tremanti, estrasse il portafogli dalla borsa.
Pagò la corsa e uscì in tutta fretta dall’auto.
Laurent…il suo Laurent… in ospedale.
Reparto di rianimazione.
Era andato tutto storto.
Tutto.
Ma, se non altro, era ancora vivo.
Thea aveva fatto i conti con se stessa almeno mille volte. Si era innamorata di un poliziotto, uno che aveva fatto carriera e che rischiava grosso, molto più degli altri.
Era sempre stata consapevole del fatto che, in qualunque momento, avrebbe potuto perderlo.
Era un lavoro rischioso, il suo.
Ma l’avrebbe amato se fosse stato diverso? La verità era che Laurent era fuori dagli schemi, esattamente come lei. Avrebbe dovuto fermarla, impedirle l’accesso alle vie proibite durante quella manifestazione.
Invece no.
Gli era bastato guardarla negli occhi per capitolare.
Un colpo di fulmine.
Per entrambi.
Il poliziotto disobbediente e la ricercatrice coraggiosa.
Due anime inquiete, fatte l’uno per l’altra.

Con il cuore in gola, Thea chiese informazioni alla reception.
Le fu indicato il secondo piano.
Thea prese l’ascensore e salì.
Quando le porte si aprirono, l’atrio era deserto.
Imboccò il corridoio e vide un medico venirle incontro.
“Sta cercando qualcuno?”
“Sì, ho ricevuto una telefonata poco fa. Mio marito è ricoverato qui…”
“Può dirmi il suo nome?”
“Moreau. Laurent Moreau.”
“Ah. Sì.” – fece l’uomo, con un’espressione in viso che non le piacque per niente.
“Venga, l’accompagno.”
Era chiaro che quel medico sapeva tutto. Thea moriva dalla voglia di fare domande, ma tacque e si limitò a seguirlo.
Quando raggiunsero la stanza, Thea soffocò un grido.
Suo marito era in condizioni pietose. Attaccato ad una macchina per respirare, era privo di conoscenza e dalla fasciatura sul torace Thea intuì che la sparatoria era andata a segno.
“Che cosa gli è successo?”- mormorò con un filo di voce.
Prima che il dottore potesse rispondere, la porta alle loro spalle si aprì e un altro uomo in camice bianco entrò.
“Signora Moreau?”
Thea si voltò. Era un uomo alto, con la barba e gli occhi azzurri e l’espressione gentile.
“Sì?”
“Sono il dottor Lessade. Posso parlare con lei?”
“Certo.”
Il medico che aveva accompagnato Thea mormorò qualche parola di scusa e si dileguò.
Thea rimase sola con il dottor Lessade, lo sguardo inchiodato sul corpo esanime di suo marito.
“Sono stato io a chiamarla, poco fa.”
“Che cosa gli è successo?”
“Una sparatoria. E’ molto grave. Lo stiamo tenendo sotto osservazione ma…”
“Morirà?”
“Al momento non posso rispondere a questa domanda. Suo marito è in coma farmacologico, in via cautelare.”
Thea, per la prima volta, si voltò a guardarlo. “In via cautelare?”
L’uomo parve esitare. “Sì. Non vogliamo rischiare danni permanenti.”
“E fino a quando lo terrete in questo stato?”
“Fino a quando sarà necessario.”
“Questa non è una risposta.”
“Ma è la sola che posso darle, al momento.”
Thea non disse altro.
Si avvicinò a Laurent e posò una mano sulla sua.
Avvertiva l’ingombrante presenza del medico alle sue spalle, e avrebbe tanto voluto urlargli di andarsene, di lasciarla sola con l’uomo che amava.
Thea sentì le lacrime montare, ma non voleva piangere in presenza di quell’uomo.
“Può lasciarmi sola con lui, per favore?”
L’uomo fece un passo verso di lei.
Thea non si voltò.
“Signora Moreau, voglio essere sincero con lei. Suo marito è in condizioni molto critiche, ma stazionarie. Non sappiamo se e quando si riprenderà. Non credo sia il caso, per lei, di trattenersi troppo a lungo…”
“Mi sta cacciando via?” – sibilò la donna.
“No, naturalmente. Sto solo cercando di illustrarle la situazione.” – replicò l’uomo, punto sul vivo.
“Bene. C’è altro?”
“No. La lascio sola con suo marito.”

Fu solo quando udì la porta richiudersi alle sue spalle che Thea Dubois, finalmente, potè dare libero sfogo alle lacrime.

Le luci al neon la svegliarono.
Thea aprì gli occhi.
Laurent, nel letto di fronte a lei, era ancora incosciente.
Thea si era addormentata sulla scomoda poltroncina accanto al letto. Aveva dormito malissimo ed era tutta indolenzita.
L’infermiera la stava fissando, un po’ stupita di trovarla lì.
“Buongiorno.”
“Buongiorno.” – rispose Thea.
“Non sapevo che il dottor Lessade avesse dato il permesso…” – cominciò l’infermiera.
“No, infatti. Il permesso me lo sono presa da sola.”
L’infermiera ammutolì.
Senza aggiungere una parola, cambiò la flebo a Laurent. Poi, silenziosa come una gatta, sgattaiolò fuori dalla stanza.
Thea si rese conto di essere stata molto sgarbata, ma in fondo non le importava un accidente.
Laurent, l’amore della sua vita, era tenuto in vita dai farmaci.
La vita gliel’avrebbe mai restituito?
Le avrebbe ridato la vita felice che avevano prima di quella maledetta sparatoria?
Non sapeva niente, non aveva idea di come diavolo fosse successo.
Ma aveva importanza?
Tutto ciò che contava era il presente.
E il presente consisteva in quell’anonima stanza d’ospedale, dove giaceva l’ombra dell’uomo che lei aveva amato.
Il fu Laurent Moreau, ora ridotto ad un vegetale.

Disperata, Thea si prese la testa fra le mani e pianse ancora, pianse a lungo, pianse fino ad esaurire tutte le sue lacrime.
Non servì a farla sentire meglio, e non servì a risvegliare Laurent.
Thea decise che non si sarebbe mossa da lì fino a quando non l’avessero cacciata.

Il dottor Lessade fu irremovibile. Thea non poteva rimanere lì.
La mandò via quel giorno stesso, e lo stesso fece nei giorni successivi.
Thea non voleva lasciare solo Laurent, ma sapeva anche che non poteva fare niente per lui.
Aveva trascurato per giorni interi i suoi impegni di lavoro, ma non le importava.
Ormai più niente aveva importanza, se non suo marito.
Non poteva, tuttavia, sostare ad oltranza in ospedale.
Non poteva salvarlo.
Aveva sperato che lui avvertisse la sua presenza, che potesse, in qualche modo, essergli di conforto.
Ma Laurent non dava segni di miglioramento.
Non era morto, ma era come se lo fosse.

“Signora Moreau, mi dia retta, si allontani da qui. Noi faremo tutto quanto è in nostro potere per suo marito, ma lei deve prendersi cura di se stessa.”
Furono quelle parole del dottor Lessade a provocare in lei la definitiva resa.
Thea era spossata, esausta, priva di forze e di speranza.
E no, non era di nessun aiuto a Laurent in quel momento.
La sua vita era nelle mani dei medici, non nella sua.
“A presto, amore mio. Ti prometto che tornerò, ma tu promettimi che farai di tutto per riprenderti. Devi tornare da me. Hai capito? Non puoi lasciarmi, Laurent. Non puoi.”
Thea strinse forte la sua mano, quella mano inerme incapace di ricambiare la sua stretta.
Si sporse verso di lui, e posò un lieve bacio sulla fronte abbronzata. Come lei, Laurent aveva sempre amato il mare. Chissà se l’avrebbe mai rivisto…

Uscire da quella stanza d’ospedale fu la cosa più difficile della sua vita.
Thea aveva deciso di guardare avanti.
E sapeva esattamente quale sarebbe stata la sua prossima destinazione.
   
 
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