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Autore: jinkoria    16/12/2021    1 recensioni
[ BakuDeku, EndHawks, TodoKami, TouyaTenko | canon divergence/what if: tutti buoni | riferimenti spoiler post capitolo 290 ]
“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.” Charles Dickens.
Di Katsuki e Izuku che stanno insieme, camminano allo stesso passo e inciampano in egual modo.
Di Enji che sta imparando cosa sia il Natale per regalarne il migliore a Keigo.
Di Shouto e Touya che lo riscoprono in Denki e Tenko.
O, più semplicemente: di venticinque giorni in cui gli eroi si fanno carico della missione più speciale: prepararsi ad accogliere il Natale. E a fare i buoni, più o meno... fintanto che non c'è il vischio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Endeavor, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Bonsoir! Allora, tucking in non l'avevo mai letto o sentito, traducendolo è venuto fuori sia il rimboccare le coperte: essendo prompt natalizi suppongo si presumesse l'ipotetica presenza di bambini? Quindi insomma, l'ho rivisitato così. Inizialmente doveva esserci pure un'altra coppia, però non mi piace molto, com'era all'inizio nelle mie intenzioni, spezzare completamente la narrazione e passare da un contesto all'altro, di conseguenza- questo è :D Oggi l'imprevisto del giorno è stato il mio cervello che non sapeva mettere in fila una frase che fosse una per aprire il capitolo e la prossima volta cedo a Era una notte buia e tempestosa. YAY.
Grazie come sempre per la lettura, si spera a domani! 
💚❤️ 


 

 

-16:  Tucking them in – “Just go to sleep.”

 

Da che ne avesse memoria, Shouto non ricordava di aver mai avuto particolari problemi nell’addormentarsi, tanto meno durante nottate scombussolate da forti venti, pioggia e tuoni; quella sera, per qualche ragione, ogni fulmine che illuminava la stanza a giorno era motivo di sobbalzi, la mano che tirava la coperta sempre più su fino a coprirsi persino la fronte in attesa del rombo successivo.

Non era niente, lo sapeva, solo tanto rumore intervallato dal sottofondo persistente della pioggia che picchiettava contro i vetri e sulle mattonelle del balcone di camera sua.

Andava tutto bene, anche quando la luce del lume sulla scrivania, riacceso dopo pochi attimi dall’inizio del temporale, lampeggiava sotto la minaccia di un blackout. D’altronde, pure si fosse spento non sarebbe stato un problema, avrebbe potuto usare le proprie fiamme per illuminare la stanza e magari scaldarsi; era abituato al freddo e poteva dire di non soffrirne ma il suo lato destro non era molto d’aiuto nelle notti d’inverno.

Il telefono al suo fianco vibrò, dunque lo afferrò e constatò con interiore sollievo fossero delle notifiche provenienti dal gruppo della 3-A: Kirishima era ancora sveglio e aveva chiesto in generale se ci fosse qualcuno sveglio, a ciò avevano replicato Sero e persino Tsuyu, entrambi in maniera sbrigativa ma lamentandosi del caos esterno; seguirono Ashido e Iida, la prima proponendo a chiunque fosse sveglio di fare un pigiama party e il rappresentante che, in maiuscolo, scoraggiava l’iniziativa. Tra questi vi fu un botta e risposta fatto di emoticon piene di linguacce scherzose da parte di Mina ed esasperate ma imperterrite ammonizioni da parte di Iida.

Il rapido susseguirsi di messaggi fu interrotto da quello di Bakugou, anch’esso in maiuscolo, tanto da poterlo sentire urlare persino attraverso il testo scritto, minacciando tutti di farli detonare camera per camera se non avessero smesso di fargli suonare il telefono in continuazione a quell’ora, intasando per altro la conversazione.

Ashido gli chiese se anche Midoriya si fosse svegliato a causa del suo telefono – di Bakugou – in preda alla vibrazione e questo smise definitivamente di rispondere.

Todoroki, che non si era unito alla conversazione bensì era rimasto come silenzioso spettatore, spalancò gli occhi al notare la comparsa di Kaminari tra i nominativi online, a sua volta domandando cosa ci facessero tutti svegli; a giudicare dalle faccine da lui utilizzate, il temporale non doveva avergli dato fastidio, quanto più le notifiche dei suoi compagni.

Di nuovo, Shouto sentì il petto alleggerirsi un poco alla sola consapevolezza di Denki sveglio, a poche stanze da lui, difatti aveva iniziato a replicare ai messaggi degli altri, per la disperazione di Iida, l’odio di Katsuki e il divertimento di Kirishima e Ashido.

Un pensiero si affacciò, piccolo e luminoso come una speranzosa possibilità: si voltò verso la porta chiusa della propria camera, le dita dei piedi si arricciarono per una sorta di fermento in crescita, simile al formicolio di un arto troppo a lungo immobile.

Così, senza neanche rendersene conto, aveva già indossato le ciabatte, diretto verso una meta ben precisa, il telefono ancora in mano per accertarsi fosse ancora sveglio e non rischiare di disturbarlo qualora si fosse riaddormentato.

Arrivato davanti la stanza designata, sollevò il braccio con le nocche rivolte alla superficie della porta, la targhetta col nome identificativo in bella mostra, tuttavia esitò. Non era sicuro del perché si fosse ritrovato lì quando avrebbe potuto chiedere asilo al vicino di dormitorio, forse la ragione era da cercare in pochi giorni addietro, di ritorno a casa Todoroki dove aveva già trascorso la notte con Kaminari. Poteva essere una pura questione di abitudine.

Senza pensarci oltre, bussò un paio di volte ma senza troppo vigore, non volendo rischiare di disturbare gli altri compagni.

Il senso gravoso sul petto parve alleggerirsi ancora, notevolmente, quando la serratura scattò e in pochi attimi gli si presentò la figura sfatta di Denki: i capelli più in disordine che mai, un bordo della maglietta del pigiama incastrato al di sotto dell’elastico dei pantaloni e persino i calzini riuscivano a sembrare disordinati, uno dei due in particolare si era arrotolato fino a scoprire parzialmente il tallone.

Il tutto accompagnato dalla crescente espressione sconvolta di Kaminari, il quale dovette realizzare con un secondo più tardi di avere davanti a sé Todoroki, difatti cercò goffo e frettoloso di darsi una sistemata sebbene per quest’ultimo non fosse un problema. Del resto era lui a essersi presentato in piena notte, senza preavviso o domandare per telefono se potesse raggiungerlo. In effetti, iniziò a covare il dubbio di averlo disturbato.

«Scusa, ho visto che eri sveglio e ho pensato di raggiungerti» spiegò, il volto non fece una piega ma dal tono si percepì fosse un po’ rammaricato.

Kaminari batté le palpebre, smise di lottare con la maglia per darle una parvenza presentabile e chiarì «Nessun problema! Come mai sei venuto fin qui?».

Shouto si rese conto solo una volta posto dinanzi alla domanda di non avere una risposta. Di nuovo, come mai era arrivato fin lì?

Rispose con sincerità «Non saprei, io…» si interruppe però quando intravide un fulmine dalla finestra in fondo alla stanza, dietro il ragazzo; si irrigidì senza rendersene conto, strizzando un occhio, pronto al tuono.

Trasalì appena quando le dita di Denki, fredde ma non abbastanza da essere fastidiose, si avvolsero con gentilezza attorno alle sue. Todoroki volse lo guardo prima alla presa, poi lo sollevò in fretta verso il viso dell’altro, sentendosi scaldare fin dentro le ossa dallo sguardo dolce come il miele e il sorriso comprensivo a lui dedicato.

Fu talmente rassicurante che non si oppose quando il compagno lo tirò verso di sé, abbastanza da fargli superare del tutto la soglia d’ingresso per richiudere la porta alle loro spalle, dopodiché si lasciò guidare ben oltre, all’interno della stanza al buio – eppure non sembrava completamente oscura, persino senza l’ausilio dei lampi all’esterno – fino a raggiungere il letto.

Denki fu il primo a salirvi sopra, si spostò fino al muro per fargli posto e infine tenne sollevata la coperta in un implicito invito al quale, ancora, Shouto non si fece pregare per accettarlo, chiedendo comunque il permesso per l’intrusione – Kaminari ne rise ma non se ne sentì offeso, consapevole non vi fosse alcun cenno di presa in giro o cattiveria in quel suono che era stato invece un calmante, lenendo il brivido al percepire l’ennesimo fulmine con la coda dell’occhio.

«Vieni qui» insistette l’altro poiché Shouto era rimasto comunque sul bordo del materasso, non sapendo bene quanto e come potersi muovere in uno spazio non suo. Il ragazzo lo incitò invece a farsi avanti e scendere giusto un po’ più in basso, in modo da ritrovarsi col volto contro il suo petto.

Le braccia di Denki arrivarono con lentezza a circondargli il collo, Todoroki le avvertì grazie al calore irradiatosi particolarmente in quello stesso punto, ovunque arrivasse quel tocco protettivo e rassicurante insieme, così come lo era il veloce battito che sentiva forte contro l’orecchio mentre a sua volta circondava i fianchi del compagno con entrambe le braccia, affondando maggiormente in quella sensazione confortevole.

Sussultò suo malgrado all’ennesimo tuono, di conseguenza Kaminari lo strinse più forte, passando delicato i polpastrelli contro le ciocche sulla nuca.

Dopo pochi attimi di silenzio, Denki provò a chiedere, la voce bassa per non scombinare la quiete guadagnata «Non ti piacciono i temporali?».

Todoroki ci pensò, incerto «Non proprio, penso sia la prima volta non mi… convinca».

Poteva sentire la schiena di Kaminari per la risata sommessa «Non ti convince».

Per qualche ragione gli sembrò di sentire il sangue affluire rapido alle guance.

«Non sono spaventato, in qualche modo però mi sento in ansia».

«È un brutto temporale» convenne Denki, sia divertito che comprensivo «Però non ti devi preoccupare, To… Shouto».

Il ragazzo sollevò appena il capo per guardarlo, confuso e incuriosito al tempo stesso da quell’affermazione; nel farlo strofinò la punta del naso contro il mento di Kaminari, nel quale percepì la schiena vibrare, colta da un brivido, probabilmente doveva averlo solleticato. Tuttavia, in un angolo lontano della mente di Shouto, se avesse allungato il collo giusto un po’ di più avrebbe potuto toccare quello stesso punto con le labbra.

Restò perplesso dal suo stesso pensiero, dunque tornò a dedicare la propria attenzione a Denki – ne vide le guance imporporarsi sotto i suoi occhi, rivelate da un fulmine lontano e dal quale, per fortuna, non scaturì alcun rumore se non soffuso e a malapena percepito.

«Io…» proseguì perciò «C-controllo l’elettricità, il mio nome…».

Le dita avevano iniziato a giocare con le sue ciocche bicolore in modo più agitato, nervoso. Todoroki non ne comprese la causa ma posò comunque la mano contro la schiena dell’altro e iniziò a muoverlo su e giù.

Forse fu troppo imprevisto, perché Kaminari emise un suono strano in risposta a quella premura, che si prolungò in Shouto stesso, abbastanza destabilizzante da bloccarne il movimento per qualche secondo.

Quasi con preoccupazione, ignorando qualsiasi bizzarra e sconosciuta sensazione stesse iniziando a far capolino, lo richiamò «Denki?».

«Volevo dire!» parlò a voce più alta l’altro, salvo poi riabbassarla in un farfuglio sconnesso e imbarazzato «Che non devi preoccuparti dei fulmini, per… l’elettricità e tutte quelle cose lì… insomma pensa che sono- pensa a-».

«Te?».

Lo disse spontaneamente, con naturalezza, perché era la chiara conclusione di quella frase e perché, in effetti, poteva essere un ottimo modo per distrarsi. Era vero, del resto, fosse stato proprio Kaminari dal quale aveva cercato riparo quella notte.

Per un attimo temette di averlo offeso in qualche modo quando sentì la presa intorno a sé diventare quasi soffocante, ipotizzò si trattasse di una vendetta, invece Denki si limitò a sfruttarlo per nascondere il volto e dire qualcosa direttamente sui suoi capelli.

Il ragazzo dal doppio quirk lo distinse a malapena, ma fu abbastanza da far sì il cuore inciampasse in uno dei suoi veloci passi.

«Proviamo a dormire e basta!» concluse Denki, la posizione invariata, giusto un minimo mosse il braccio per sistemare meglio il piumone per coprire meglio entrambi.

Shouto annuì contro di lui e chiuse gli occhi con lentezza, allo stesso ritmo della comparsa di un sorriso timido.

Qualsiasi tempesta impazzasse fuori svanì di colpo, annichilito sotto la splendida e rasserenante nenia del cuore al suo fianco.

Addormentati entrambi, non si accorsero dell’ultimo messaggio ricevuto nel gruppo della classe, inviato da Ashido; poiché Todoroki aveva interrotto il suo leggere la conversazione nello stesso istante in cui Kaminari aveva smesso di rispondere, rivolse loro la stessa domanda posta in precedenza a Bakugou, stavolta seguita da tre emoji ammiccanti.

Infine, l’urlo in maiuscolo di Iida che invitava a dormire ognuno nelle proprie camere.






 


Il nome giapponese di Kaminari Denki contiene i caratteri di elettricità e tuono. Ecco perché. Poverino, ci ha provato XD

   
 
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