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Autore: Legar    19/12/2021    19 recensioni
Un Medimago sa che non esiste differenza di volume colore densità viscosità tra il sangue di un Purosangue, un Mezzosangue e un Nato Babbano: quando sanguiniamo, soffriamo allo stesso modo; quando smette di circolare, tutti non soffriamo più. La procedura che ripeto nel corso di ogni visita mette in evidenza l’unica difformità che ancora ha valore, in una società che ha fatto della lotta alle discriminazioni un baluardo: se il feto ha ereditato la magia dei genitori, o di almeno uno dei due, l’incantesimo lo rileva e scintille di luce scaturiscono dalla bacchetta; se la donna porta in grembo un Magonò… il buio è anche nella conversazione che dovrà seguire.
[Partecipa al Calendario dell'avvento organizzato da Coraline sul forum Ferisce più la penna.]
[Storia vincitrice del premio per il Miglior attore non protagonista agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce la penna.]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dal San Mungo'
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(tw: Questa storia contiene riferimenti a tematiche di interruzione volontaria di gravidanza e abilismo. Non sono presenti descrizioni grafiche.)

 

 

 

 

Per GaiaBessie,

compagna di ship e di angst

anche a Natale.

 

Certezze provvisorie

 

 

1.

Il laccio costringe un flusso di vita perché la magia possa disvelarsi.

Lo applico sul braccio di ogni strega che viene da me, e così tutti i miei colleghi in ogni ospedale magico del Paese da quando è stato introdotto il test. Scelgo il sito, lo lego dieci centimetri al di sopra, sento sotto il polpastrello la vena divenuta palpabile: in questo modo il sangue è più vicino possibile alla punta della bacchetta, quando la poso sulla pelle e pronuncio la formula.

La magia si sviluppa anche in posti inaspettati, perché è essa stessa vita e il suo unico fine è diffondersi. Ma per l’assenza di magia non abbiamo mai trovato rimedio: il più recente sviluppo in questo campo consente solo una diagnosi prenatale.

Un Medimago sa che non esiste differenza di volume-colore-densità-viscosità tra il sangue di un Purosangue, un Mezzosangue e un Nato Babbano: quando sanguiniamo, soffriamo allo stesso modo; quando smette di circolare, tutti non soffriamo più. La procedura che ripeto nel corso di ogni visita mette in evidenza l’unica difformità che ancora ha valore, in una società che ha fatto della lotta alle discriminazioni un baluardo: se il feto ha ereditato la magia dei genitori, o di almeno uno dei due, l’incantesimo lo rileva e scintille di luce scaturiscono dalla bacchetta; se la donna porta in grembo un Magonò… il buio è anche nella conversazione che dovrà seguire.

La giovane coppia che si è presentata per la prima visita è l’incontro molto chiacchierato tra la magia secolare di una famiglia e magia nuova e spontanea. E dove la comunità scientifica ha interesse per lo studio di due genealogie così interessanti, le riviste mondane offerte fuori nella sala d’attesa chiacchierano della relazione tra un ex-Mangiamorte e un’eroina della seconda guerra.

«Niente?»

«Non lo assillare, Draco. Lascialo lavorare.»

«Niente. Ma capita che nel primo mese sia ancora troppo presto per evidenziare qualcosa. Ci rivediamo tra quattro settimane.»

 

2.

Laccio, vena, formula. Niente.

Nel punto in cui si posa la punta della bacchetta, la pelle di Hermione Granger si fa traslucida, segno che l’incantesimo sta funzionando.

Nella fiducia verso le linee guida risiede la sicurezza con cui posso riprendere a parlare alla coppia. «Il test non ha rilevato tracce di magia nel feto, mi dispiace.» Non li chiamo mai “bambini”, quando non sono sicuro delle intenzioni dei genitori: fa più male prendere decisioni su un “bambino” che su un “feto”.

La mia paziente lascia andare un sospiro grave e stringe le palpebre, distesa sul lettino dell’ambulatorio. Il signor Malfoy le posa subito una mano su una spalla in un gesto di conforto, ma ha l’altra contratta in un pugno lungo il fianco.

«Aspetti ancora, continui a provare» mi intima quando mi accingo a rimuovere il laccio. La procedura prevede un minuto di attesa per il risultato e il laccio non può restare applicato per oltre due minuti, glielo spiego mentre faccio ciò che devo.

«Ripeteremo il test alla prossima visita. Ma nel frattempo devo sapere se volete discutere delle altre opzioni.»

«No!» È la prima parola che Hermione Granger pronuncia da quando ho annunciato l’esito negativo del test. Non sono sicuro se sia un’esclamazione di delusione o una risposta, così attendo in silenzio.

La donna si appoggia al marito, che la stringe con il braccio sinistro senza alcun segno di vergogna – lo noto con quella parte della mia mente in cui risiede l’informazione che in alcuni esami fisici si può rilevare la cicatrice nera di un teschio e un serpente, ma essa non si associa ad alcuna malattia magica, per quel che ci riguarda è un segno sulla pelle come le lentiggini.

«Dica quello che deve» risponde per lei il signor Malfoy. La moglie non parla e io temo che anche una mente così famosa per essere razionale possa indugiare sulla ricerca delle colpe che non ha: una donna, che può essere madre con o senza un figlio, si sentirà sempre responsabile persino del caso per il quale un bambino nasce sano e un altro no.

La moglie sospira. «La ascoltiamo.»

Non succede spesso di ricevere un test negativo, ma siamo tutti preparati al discorso che prevede la recente legislazione in materia. «La condizione di Magonò è estremamente rara, non esiste attualmente una cura. Un Magonò può vivere una vita piena e felice, però senza magia. I recenti sviluppi della Medimagia ci permettono di individuare tracce di magia ai primi mesi di gravidanza, ma il test purtroppo non è infallibile e le dinamiche temporali dello sviluppo prenatale della magia sono ancora in larga parte ignote. La legge prevede un limite di dodici settimane per intervenire eventualmente con l’interruzione di gravidanza. Mi preme ricordarvi che sarete seguiti e supportati in ogni vostra scelta.»

 

3.

Il terzo laccio che applico sul braccio di Hermione Granger è quello che stritola ogni loro speranza di poter evitare di prendere una decisione: negativo, come i precedenti. Sotto due identici sguardi di apprensione, ho atteso un minuto e mezzo prima di ritirare la bacchetta.

Draco Malfoy indirizza un’occhiata alla moglie, che è curva sotto il peso di una notizia ripetuta per la terza volta, e poi è lui a parlare: «Procediamo. Stiamo per entrare nella dodicesima settimana.» Fissa le pareti azzurro chiaro dell’ambulatorio, identiche in ogni stanza e ogni corridoio dell’ospedale. Dovrebbe essere un colore riposante, ma mi rendo conto che non c’è niente di rilassante nel vedere un poster al muro che illustra le fasi di una gravidanza quando si sta per interromperne una.

«Restano pochi giorni per intervenire» confermo, in risposta, ma poi mi volto a guardare Hermione Granger: è lei la mia paziente.

Ha gli occhi lucidi e scuote la testa. Ho più esperienza di gravidanze culminate in una nascita che di quelle terminate, eppure posso dire con certezza che questa non è la faccia di una paziente pronta ad andare avanti con la propria scelta, nonostante l’inevitabile dolore.

«Signora Granger?»

«No» singhiozza. Attendo. «Non procederemo.»

«Hermione, ne abbiamo parlato. Hai lavorato tu stessa a questa legge.»

«Perché ogni donna dovrebbe avere il diritto di scegliere, non perché ero certa di farlo io! Fino a qualche anno fa ero io, il rifiuto di questa società. Non considererò mio figlio, nostro figlio, come tale. Non ce la faccio.»

«Decidi solo tu? Ogni donna dovrebbe avere il diritto di scegliere, e gli uomini invece?»

Hanno alzato la voce. Le norme sulla privacy prevedono che le pareti degli ospedali siano incantate per l’insonorizzazione; l’unico orecchio che origlia l’intimità dei pazienti è professionale, non indiscreto. Io non sono nella posizione di intervenire in una discussione che non mi riguarda. «Vi lascio un momento, torno tra un po’.»

 

4.

Hermione Granger è venuta da sola per la visita di controllo mensile.

Mi sono occupato delle pareti: stavolta sono vuote.

Niente laccio, mi chiede di non ripetere il test.

A ogni altro esame di routine è tutto normale, tutto regolare. Sono felice di comunicarglielo. È la visita più breve che ho fatto finora con lei, e la più facile.

 

5.

Il quarto test è ancora una volta negativo.

Getto il laccio usato nei rifiuti da smaltire – per igiene svaniscono non appena il contenitore viene richiuso – e abbasso la bacchetta.

«Il signor Malfoy aveva un impegno di lavoro anche oggi?»

Il mio non è il gossip della sala d’attesa: una donna gravida ha bisogno di supporto, e il padre del bambino è soltanto il primo nome da cui ci si aspetta che arrivi. Noi siamo i professionisti che incontrano una volta al mese o poco più, non possiamo essere famiglia, non abbiamo cuore a sufficienza per spartirlo tra tutte loro.

«Purtroppo sì.»

Una lacrima che fingo di non vedere scivola sulle occhiaie scure, mentre proseguo con la visita.

«Procede tutto bene, il bambino è in salute e anche lei.»

Un sospiro che esprime tutto il suo sollievo, poi un sorriso.

«È un maschietto?»

 

6.

Quando si accomoda davanti alla mia scrivania, la signora Granger deve scostare la sedia all’indietro per far spazio al ventre ormai inequivocabilmente ingrossato. Getta un’occhiata all’orologio da polso e una alla porta chiusa, come se qualcuno avesse mancato un appuntamento; lei è stata puntuale, ma io non la vedo accompagnata dal marito da quasi tre mesi. Qualche volta devo domandarmi fin dove sia il caso di spingersi, cosa può essere considerato legittimo interesse e cosa invadenza: Hermione Granger è un nome famoso, come approcciarla senza dare l’impressione di essere alla ricerca di gossip? La divisa ospedaliera che indosso è sufficiente a ricordarle che tra queste mura riceverà soltanto riserbo?

Qualcuno è oltre la soglia, riconosco la voce dell’infermiera: si scusa per il disturbo, c’è il marito della paziente.

Mi rivolgo alla signora Granger, che ha gli occhi lucidi e il respiro affrettato: «Può entrare?»

Annuisce.

Il signor Malfoy si precipita dalla moglie, nemmeno saluta, vede solo lei. Poi, trafelato, a un solo passo di distanza, un pensiero sembra bloccarlo sul posto. «Ho ricevuto il tuo messaggio.»

«Io ti ho scritto l’orario della visita anche il mese scorso, ma non sei venuto.»

Draco Malfoy si piega in ginocchio davanti a lei, il mantello da viaggio si accumula ai suoi piedi. Le prende il viso tra i palmi, respira su di lei, poi china il capo e poggia la fronte sul suo petto.

«No. Dovrai fare lo sforzo di spiegarti, stavolta.»

«Avevi ragione tu. È il nostro bambino.»

Lei inizia a piangere, il marito la stringe in un abbraccio e la bacia tra i capelli, sulle guance, asciuga le sue lacrime. «Scusa» mormora. «Perdonami, Hermione.»

Sono di troppo, siamo spesso spettatori imprevisti dell’intimità altrui, ma se mi alzassi adesso attirerei ancora di più l’attenzione e non è consentito nemmeno Smaterializzarsi all’interno dei confini dell’ospedale.

«Resti?» Non avrei mai creduto che la voce della potente Hermione Granger potesse risuonare così prossima a spezzarsi, ma l’esperienza professionale mi ha insegnato che non vedrò mai una donna più fragile di una che porta il peso di una nuova vita e di ansie e preoccupazioni e responsabilità.

«Te l’ho promesso, è per questo che ti ho sposata.» Il signor Malfoy si scosta appena per guardarla negli occhi e ciò che intravedo è così intenso che abbasso i miei sulla cartellina; non oso muovermi, leggo e rileggo nome-cognome-data e luogo di nascita-data presunta del parto.

«Io… avevo paura. Questo non è il mondo in cui sono nato, quello che era un pericolo persino per te, ma è ancora un mondo difficile. Però noi abbiamo abbastanza magia per proteggerlo da tutto, e tu sei la strega più forte che abbia mai incontrato.»

Sento la donna ridacchiare, mentre tira su col naso. «È per questo che mi hai sposata.»

Così, assisto al suo perdono: intuisco che sperava soltanto che il marito capisse. Le settimane avanzano e una donna gravida non ha il tempo di serbare rancore verso qualcuno di cui ha così evidente bisogno.

Poi lei si rivolge a me, un piccolo sorriso imbarazzato e un volto intero di felicità: «Ci scusi per lo spettacolo.» Posa una mano sulla sedia accanto alla propria, invitando il marito a sedersi. «Siamo pronti per la visita.»

 

7.

L’ultima volta che applico il laccio sul braccio di Hermione Granger lo tengo per meno di un minuto, l’esito è quasi immediato: una pioggia di scintille dorate esplode dalla mia bacchetta, ci circonda, danza sui sorrisi sorpresi e gioiosi dei genitori del nascituro.

«Draco, hai visto?»

«Ma com’è possibile?»

Questo test non è privo di falsi negativi.

La Medimagia è fatta di certezze basate sulle evidenze, incrollabili fino al momento in cui crollano, e poi vaste lande di sapere inesplorato. Ci azzardiamo a sfiorarle con la consapevolezza di non poter mai possedere la più profonda verità, perché se la magia fosse materia meno complessa non sarebbe stata in grado di renderci complessi a sufficienza da provare a comprenderla.

Oggi, rispetto al pensiero di tutto quello che non potrò mai conoscere, trovo conforto nella felicità che ciò che conosco mi ha permesso di offrire a Hermione Granger e Draco Malfoy.

 

8.

«Sta per entrare nel nono mese, dovrebbe tenersi pronta. Qualche volta ai piccoli maghi piace anticipare i tempi, qualche volta allungarli. Lasciamo fare a lui.»

«D’altronde Scorpius è già stato capace di sorprenderci.»

«Sarà un Malfoy, tesoro, e un Malfoy non è mai banale.»

«Un Malfoy-Granger, tesoro

 

9.

Un pianto che sono sempre fiero di ascoltare.

Lacrime che è una gioia vedere.

Due identici sorrisi, più il mio.

«Benvenuto, Scorpius Malfoy-Granger.»

 

 

 

 

 

 

 

Note:

La Rowling non ha mai approfondito molti aspetti della Medimagia, perciò ogni informazione presente in questa storia è di mia invenzione, in qualche caso traslata dal mondo Babbano. Per esempio, il limite temporale per l’interruzione volontaria di gravidanza è quello della legge n.194/1978 della Repubblica Italiana.

Nella saga si è sempre insistito sulla questione del sangue rispetto alla distinzione tra Purosangue, Mezzosangue e Sanguesporco. I Magonò, però, sembrano essere generalmente tenuti in poco conto da tutti: ne sono un esempio le condizioni umilissime della signora Figg o di Gazza. Perciò ho pensato a questa, nell’immaginare una condizione che potesse essere oggetto di diagnosi prenatale grazie a un nuovo test magico ed eventualmente motivazione per un’interruzione volontaria di gravidanza, anche in un’ambientazione temporale dopo la seconda guerra magica.

Il titolo della fanfiction è quello di un libro di Cristina Cattaneo, medico legale. In questo caso si riferisce alle riflessioni sulla Medimagia fatte dal narratore, ma anche a quelle che deve aver sentito Hermione, quando un avvenimento imprevisto ha scatenato una crisi nel suo matrimonio.

La narrazione in prima persona è quella di un Medimago, ma ho volutamente lasciato la sua identità ignota, volevo scrivere di un pov più generico (non a caso, in diversi punti, egli parla in prima persona plurale). Se avete letto altre mie storie, forse ricorderete che sono solita preferire la terza persona e la focalizzazione interna su Hermione, qualche volta su Draco. In questo caso è stato il tema della storia a ispirare questa scelta stilistica.

I numeri allineati al centro vanno ovviamente di pari passo con la gestazione.

Riguardo i cognomi, ho preferito che Hermione conservasse il proprio anche dopo il matrimonio e che Draco e Hermione scegliessero il doppio cognome per il figlio. Il nome Scorpius è canon, anche se ovviamente nella saga ha un’altra madre.

Non è una storia leggera e non ha un’ambientazione natalizia, ma, se non dovessi pubblicare altro nei prossimi giorni, consideratela il mio augurio di buone feste e buon anno.

Grazie, sempre, per aver letto.

Legar

EDIT: Questa storia è stata betata da Futeki per la challenge "La Penna del Beta" indetta sul forum Ferisce più la penna.


Questa storia ha vinto nella categoria Miglior attore non protagonista agli Oscar della Penna 2023 indetti sul forum Ferisce la penna.
   
 
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