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Autore: cin75    20/12/2021    2 recensioni
Dalla storia:
“Voglio stare con te!” trovò il coraggio di precisare.
Gli occhi verdi fissi in quelli ambrati di Jared che lo guardavano stupiti.
Jared annullò lo spazio tra lui e il bancone. Poggiò le mani sul piano di legno levigato e strinse appena un po’.
“Tu vuoi stare con me?!” chiese come se non avesse capito.
E allora Jensen, finalmente, si mosse e prese una posizione speculare a quella del ragazzo. Mani sul bancone e busto appena sporto verso l’altro.
“Sì!” rispose. “O per lo meno ci voglio provare!”
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una volta fuori dalla stanza aveva trovato, infatti, Jensen e gli altri due ad attenderlo e aveva detto loro che Jared era sveglio, reattivo e ben cosciente.

A quel punto Jensen sembrava avere i carboni ardenti sotto i piedi e non aspettava altro che qualcuno gli dicesse di muoversi.
“Beh!!” fece Pellegrino. “Che ci fai ancora qui? Va’ dentro. Il tuo Jared ti sta aspettando!!” e non fece in tempo a finire la frase che Jensen scattò verso la stanza del compagno.
Misha e Rich invece, al corrente di altro, rimasero ancora vicino al cardiochirurgo. Pellegrino che stava finendo di aggiornare la cartella di Jared, alzò lo sguardo sui due.
“E voi due?!” chiese perplesso.
“Sì…ma per quell’altra questione?!” si fece avanti Rich.
“Come sta Jared?!” fu più pratico e chiaro , Misha.
“Non c’è nessun’altra questione da risolvere. Gli arresti che ha avuto a quanto pare non hanno causato nessuno danno a livello celebrale. La sua situazione cognitiva è assolutamente nella norma.”
“Dio ti ringrazio!!” esclamò Rich, mentre anche Misha si sentì profondamente sollevato e felice.
“Ora andate, forza!!” li incoraggiò.

Quando i due arrivarono alla porta della stanza assistettero a ben altro che ad un normale ricongiungimento. Rimasero a distanza. Non trovando però la forza per andare via. Era un momento talmente bello!!!

Jensen si avvicinò al letto facendo attenzione a non fare troppo rumore, ma non appena sfiorò la coperta leggera , Jared si voltò a guardarlo.
Jensen sembrò bloccarsi sul posto. Poi sul suo viso apparve un enorme sorriso fatto di pura felicità.
E pure Jared, anche se palesemente ancora sfinito da tutto, gli accennò un sorriso dolcissimo.
“Ehi...ehi...ciao!!” gli disse felice, Jensen.
“Ciao.” sussurrò Jared.
“Ora...ora...prima di dire qualsiasi altra cosa, su quello che è successo, su come ne sei uscito...io...io ho bisogno di dirti una cosa...importante. Molto importante..” iniziò Jensen, decisamente nervoso.

Jared iniziò a fissarlo con una certa apprensione perché gli sembrava di vedere il Jensen del loro primo assurdo appuntamento. Quello che finì decisamente male. Il nervosismo, l’indecisione, la confusione.
No! Non poteva essere. Jensen non poteva fargli una cosa del genere adesso. Mentre era in un letto di ospedale. Dopo aver schivato la morte di un soffio.
“Jensen, ma cosa...”
“Io ti amo!” disse tutto di un fiato e poi sorrise. Si sentì magnificamente e magicamente tutto il nervosismo, l’ansia, la preoccupazione sembrò scivolare via e allora , il biondo, si sedette sul bordo del letto , incorniciò il viso di Jared tra le sue mani e sospirò sollevato. “Io ti amo!” ripetè con una dolcissima convinzione.
“Jensen...” fece Jared cercando, con gesti lenti, di raggiungere con la sua mano , quella che Jensen gli teneva ancora. Ci riuscì e la strinse , per quello che gli per possibile con le forze che aveva adesso.
“Dovevo...volevo dirtelo tempo fa, ma avevo paura...paura che tu non mi credessi, paura di metterti a disagio, che non ti sentissi pronto a sentirtelo dire da me. Volevo dirtelo la sera della festa ma tu...tu hai combinato tutto questo casino e allora...quindi mi dispiace...mi dispiace ma ti amo, io ti amo e te lo dirò adesso e poi ancora e ancora e...”
“Ti amo ...anche io... idiota!” lo fermò Jared aggrappandosi alla mano di Jensen, che ricambiò la stretta.

Poi il biondo, si abbassò piano verso il viso dell’altro.
“Vorrei tanto baciarti!” gli sussurrò a fior di labbra, Jensen.
“Lo...vorrei tanto...anche io!!” replicò pacifico.
E Jensen lo baciò. Con un bacio dolcissimo, leggerissimo. Con una delicatezza che lo rese quasi etereo. Poi, mentre quel bacio delicato si attardava sulle loro labbra , Jensen si allontanò piano da Jared.
Il più giovane si rese conto che Jensen lo guardava quasi sbalordito.
“Cosa...c’è?!” chiese piano.
“Un attimo...tu...tu mi hai ...tu mi hai appena detto che...mi ami?!” chiese con un misto tra eccitazione e confusione.
“E anche tanto!!” precisò dolce ma deciso Jared.
Jensen tornò a sorridere con entusiasmo. Ad accarezzargli il viso dolcissimo ma comunque palesemente ancora provato da quei giorni di operazioni e cure mediche.
“Tu mi ami!”
“Sì, ti amo!” gli fece eco Jared sorridendo.
“E io amo te!”
“A quanto pare!” scherzò , perfino, l’altro.
“Ed è magnifico!!” convenne Jensen , baciandolo di nuovo ma comunque facendo attenzione.

Appena poco distanti da loro e da quello che era appena successo, Rich e Misha non poterono fare altro che sorridere e aspettare un altro po’ prima di entrare. Volevano dare a quei due ancora un po’ di tempo per godersi quella sospirata dichiarazione.



La convalescenza di Jared andava alla grande e sia Pellegrino che Sheppard, anche se non sempre presente per ovvie ragioni, ne erano pienamente soddisfatti.
“Allora come andiamo oggi, Jared!?” fece il cardiochirurgo entrando nella stanza dove il sempre presente Jensen, sedeva accanto al letto del paziente.
“Mi sento bene!” rispose Jared.
“E tu?” fece poi rivolto al biondo. “Sono riuscito a fare medicina in tre anni invece di quattro, a specializzarmi in tre anni invece dei canonici cinque, a diventare strutturato in due e sono il più giovane capo di cardio-chirurgia che questo ospedale abbia mai avuto...ma non riesco a sbarazzarmi di te!” disse ironico.
“La capisco dottore. E’ sfiancante avere a che fare con lui, vero?!” gli diede man forte Jared, sorridendo.
“Ehi!!, grazie.” replicò offeso Jensen guardando di sbieco il compagno e in modo torvo il medico. “Ringrazia il cielo che ti amo altrimenti sarei andato via da tempo.” fece poi scherzoso mentre Pellegrino prendeva la cartella clinica di Jared.
“ Lo ringrazio davvero il Cielo. Ogni giorno!” sussurrò Jared, emozionando Jensen.
Non c’era bisogno di dire altro.
Il biondo sorrise a labbra strette e gli prese la mano priva di flebo e se la portò alle labbra per baciarla dolcemente.
Pellegrino fece finta di niente, per non interrompere quel loro momento, ma poi avendo cose da dire non si potè negare.
“Ok!!” fece senza distogliere lo sguardo dalla cartella clinica. “Da quello che leggo stai andando alla grande Jared. Davvero davvero alla grande. E se continui così tra qualche settimana potrò dimetterti ma...”
“Ma..?” si ritrovarono a dire all’unisono i due ragazzi.
“Ma dovrai stare attento per i primi giorni fuori di qui. Non voglio sforzi, o che ti stanchi. Dovrai seguire alla lettera la terapia post operatoria per ancora un paio di settimane e quindi ...”
“Ohh!!, stia tranquillo dottore. Non sgarrerà di una virgola. Glielo garantisco!” lo anticipò Jensen, entusiasta della notizia che avevano appena avuto.
“Ora però veniamo alle dolenti note!” fece poi più serio il medico.
“Cosa c’è?” chiese Jared poggiandosi meglio con la schiena alla spalliera del letto. “Pensavo avesse detto che andava tutto per il meglio?!”
“Dottore cosa...” si accodò anche Jensen, perplesso.
“Non riguarda la tua salute, Jared. Non direttamente, almeno!”
“Non capisco.”
“Vedi...” e dopo aver appoggiato la cartella nell’apposito ripiano, si avvicinò al bordo del letto del suo paziente. “...quando abbiamo pazienti come te, arrivati in ospedale per cause come quelle che hanno portato te qui, al loro risveglio e dopo un giusto recupero fisico, abbiamo l’obbligo di avvisare la polizia.”
“Ohw!!” fece Jared che forse aveva già capito. E anche Jensen lo aveva capito , infatti sul suo viso si era dipinta un’improvvisa maschera di rabbia sopita.
“Ho dovuto chiamare il detective che si occupa del tuo caso e ora è qui fuori che aspetta di parlare con te e sicuramente vorrà parlare anche con te...” disse rivolgendosi a Jensen. “...dato che da quando Jared è qui non ti sei mosso dall’ospedale.”
“Ma è proprio necessario? Adesso?” fece Jensen, mostrando una certa alterazione.
“Jensen, senti...” fece Jared, che notò quel tono di voce.
“Insomma...potrebbero aspettare che lo dimettiate...che si sia rimesso completamente….”
“Jensen, la polizia deve fare...”
“...il proprio dovere. Lo so! Ma tu...tu non hai davvero bisogno di ricordare quel giorno….non ancora almeno!” sbottò sincero e apprensivo.
“Nemmeno tu! Farà male ad entrambi. Lo so.” lo spiazzò Jared.
“Il fatto è...” si intromise il medico, attirando la loro attenzione. “...è che hanno preso un sospettato che sembra corrispondere alla descrizione avuta da un testimone che lo ha visto uscire dal tuo bar , Jensen.” e detto questo, Pellegrino, vide i due ragazzi, fissarsi negli occhi.
Muto assenso.
“Ok! Lo faccio entrare.” e andò via.

Poco dopo, il volto del giovane detective si sporse oltre la porta della camera di Jared. Bussò piano allo stipite come per annunciarsi.
“Posso?!” chiese.
Il leggero annuire dei due all’interno bastò come risposta e il poliziotto entrò.
“Salve, sono il detective Abel. Signor Padalecki sono davvero felice di vedere che sta  bene. O almeno che è sulla strada giusta..il dott. Pellegrino mi ha detto che la sua convalescenza va’ molto bene.”
“La ringrazio, sì. Le cose sono andate per il meglio, ma mi chiami Jared.”
“Come vuole….Jared.” e poi, spostando lo sguardo verso il biondo: “E lei deve essere Jensen...Ackles?!”
“Sì.”
“Signor Ac...”
“Jensen, va bene Jensen e so già cosa sta per dirmi e le anticipo che mi dispiace di non essere venuto in centrale ma ...la prego di comprendere..” fece indicando Jared al suo fianco.
“Naturalmente! Naturalmente!!” comprese in effetti, e poi alla fin fine, non che Jensen avrebbe potuto dirgli chissà che se non che aveva ricevuto la chiamata della polizia la sera dell’aggressione. Tra l’altro presa da Rich e non da lui. “E ammetto che avrei voluto rivedervi in circostanze ben diverse ma sembra che con voi non ci si annoi mai!” proseguì , lasciando nello stupore i due ragazzi.
“Io...io non capisco...ci conosciamo?!” azzardò Jensen.
“Non proprio. Ma per un po’ ho frequentato il suo bar, Jensen!”
“Io...Lei?? Ma io non...” e mentre cercava di fare mente locale, il detective prese dalla tasca interna della sua giacca un cappello malconcio che una volta indossato gli arrivava fin sopra gli occhi che coprì con un paio di Rayban rovinati anch’essi e proferì un bofonchiato: “Vita di merda!”
Jensen stralunò. “Oh cavolo!!” esclamò, riconoscendolo.
“Jensen...lo conosci!?”
“Il barbone?? Lei è...il barbone?!”

 

   
 
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