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Autore: jinkoria    20/12/2021    1 recensioni
[ BakuDeku, EndHawks, TodoKami, TouyaTenko | canon divergence/what if: tutti buoni | riferimenti spoiler post capitolo 290 ]
“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno.” Charles Dickens.
Di Katsuki e Izuku che stanno insieme, camminano allo stesso passo e inciampano in egual modo.
Di Enji che sta imparando cosa sia il Natale per regalarne il migliore a Keigo.
Di Shouto e Touya che lo riscoprono in Denki e Tenko.
O, più semplicemente: di venticinque giorni in cui gli eroi si fanno carico della missione più speciale: prepararsi ad accogliere il Natale. E a fare i buoni, più o meno... fintanto che non c'è il vischio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Endeavor, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Bonsoir, ormai siamo agli sgoccioli! Io stessa lo sono, che ho alle spalle meno di quattro ore di sonno e sto crollando XD oltre al fatto che non ho chiaramente più l'età per cimentarmi in imprese del genere, sono al punto in cui lotto tra il cancello tutto così non devo più aggiornare quotidianamente e il non posso saltare nemmeno un giorno perché mi darebbe troppo fastidio LOL mi picchierò quanto prima. Eeee niente, boh? Qui la carne cuoce, il tempo stringe e al cenone non ci si può arrivare a mani vuote *wink wink*
Sto davvero battendo la fiacca e sono le ultime tirate, speriamo di non cadere male nei prossimi giorni kshfkshf
Grazie per la lettura, a domani 
💚❤️ 


 

 

-20:  Ugly sweater contest – “Ugh, that is horrible! You win!”

 

Era già la seconda occasione, nell’arco di due giorni, in cui Touya riprometteva a se stesso avrebbe terminato l’anno con a carico l’omicidio del pappagallo da compagnia di suo padre. La stessa idea si era presentata invitante in Tenko, poteva vederlo nel suo sguardo basso per la vergogna, le labbra strette per il disagio misto a voglia di dar sfoggio a tutto il suo arsenale di parolacce mai davvero sfruttate appieno; la faccia così rossa da fare quasi da compensazione per le sue ciocche sbiancate.

A condire il tutto c’era la risata incontrollata di Hawks, l’espressione sconvolta del genitore e Fuyumi e Natsuo che non sapevano bene cosa dire – anche se pure loro avevano l’espressione contorta nella stessa trattenuta a malapena ilarità, il tradimento era pressoché dietro l’angolo.

Maledetti loro e maledetto lui stesso per essersi fatto convincere a partecipare a una cosa del genere.

La tragedia aveva posto radici nella sua giornata fin dalla sera prima quando, ancora a casa di Enji – con sua immensa sorpresa dovette ammettere, specie perché si era persino divertito – il momento dei saluti era stato interrotto dalla telefonata della sorella, la quale aveva così scoperto essere solita chiamare il padre ogni giorno a quell’ora per parlare un po’ e darsi la buonanotte: saputo della presenza di Touya, Fuyumi non ci aveva messo mezzo secondo a estendergli un invito, ossia ritrovarsi sempre lì, com’erano già accordati lei e il Number One, anche il giorno dopo per l’organizzata gara di maglioni natalizi brutti.

Altra cosa che Touya aveva scoperto in quell’istante, un’abitudine presa da quando la famiglia si era separata. Stupefacente fu sapere pure Natsuo vi partecipasse, gli era difatti sembrato meno restio a relazionarsi al padre, sempre con un certo impacciato ma senza alcun sentimento particolarmente negativo alle spalle.

Aveva guardato Tenko, lì sulla porta pronti ad andarsene, e il ragazzo pareva più indeciso di lui sul da farsi, forse non molto convinto di voler partecipare a una deliberata esibizione umiliante, però doveva aver fatto trasparire, Touya, un po’ di quella curiosità mischiata a desiderio di conoscere una parte della vita della sua famiglia dalla quale si era tirato fuori di sua spontanea volontà. Era una tentazione e Tenko, ne era sicuro, aveva acconsentito soltanto per lui.

Il problema si era posto l’indomani mattina stesso poiché nessuno dei due possedeva un maglione brutto ma erano in compenso dotati di un fortissimo spirito di competizione, di conseguenza si rifiutavano di perdere in una gara così apparentemente facile – di maglioni brutti ne esistevano tanti, d’altronde. Perciò aveva imboccato la via dello shopping con fin troppa convinzione di avere la vittoria in tasca, sbattendo con una realtà piuttosto diversa e scoraggiante: i maglioni davvero brutti parevano spariti dal mercato, e sì che mancavano ormai pochi giorni a Natale ma non avrebbero mai immaginato una simile ondata di sadismo o cattivo gusto tutta di colpo.

Non si erano comunque dati per vinti, girato in lungo e in largo ogni angolo della città, qualsiasi negozio, fino a quando non trovarono l’unica possibile alternativa. Si erano guardati negli occhi, entrambi poi puntati sul capo del peccato, infine si erano diretti alla cassa e avevano diviso l’indecente cifra. Persino il sacchetto era stato tenuto da tutti e due, un manico ciascuno, almeno fin quando non si erano accorti dello sguardo stranito dei passanti e si erano affrettati a tornare a casa, forse temendo avessero scorto il contenuto dall’alto.

Adesso, dunque, si ritrovavano per la seconda volta a casa di Enji, con indosso il maglione in questione.

Entrambi, contemporaneamente, perché era uno di quei maglioni di proposito enormi, affinché ci si riuscisse a entrare in due. Touya e Tenko non ci avevano riflettuto molto, era stata davvero l’unica alternativa valida e di conseguenza non avevano esitato nell’acquisto, tuttavia non si erano accorti di come la grande pesca al centro del maglione, decorata con un cappellino natalizio che lampeggiava, pareva aprirsi ed emettere suoni al minimo movimento.

Se ne erano accorti dopo averlo indossato, avanzando verso il centro del salotto.

Keigo aggravava indicibilmente lo stato d’animo dei due ragazzi, piombati nell’imbarazzo più totale, come se non bastasse persino Fuyumi era scoppiata dopo aver lottato tanto contro le risate; l’unico a resistere pareva Natsuo, nonostante gli spasmi alle spalle fossero talmente forti da far sospettare l’esserci un terremoto in corso.

«Anche tu…» sibilò Touya in un ringhio basso in direzione del fratello.

Natsuo rispose a fatica, senza fiato già così «È… è il suono che fa…».

«È vero?» si intromise Takami, la voce fin troppo alta per i suoi gusti «Non è stupendo? Non avrei saputo fare di meglio!».

Touya dovette ammettere con frustrazione, stavolta, avesse ragione: il maglione dell’eroe alato richiamava un tacchino entusiasta di finire in forno – il primogenito dei Todoroki sospettò se lo fosse cucito da solo per il puro gusto di sfidarlo –, che peraltro svettava sul maglione di Endeavor, chiaro gemello di quello del suo compagno: un enorme, aperto forno con due occhietti tutt’altro che allineati e che ammiccavano con entusiasmo, invogliando a entrare.

Faceva schifo, indubbiamente, specie perché era sicuro vi fosse un sotto testo sessuale di cui non voleva approfondimenti, il loro maglione però parlava o emetteva dei rantoli dall’inferno, era così terrificante e stridulo da non riuscire a capire nemmeno se stesse dicendo davvero qualcosa o fossero solo i versi straziati di qualche animale.

Natsuo aveva un maglione normalissimo, marrone e a pois più scuri, a suo dire doveva rappresentare un biscotto – anche lì Hawks aveva riso ma Enji gli aveva dato una sberla e si era dato un contegno.

Touya avrebbe giurato di aver visto il padre arrossire ma era sparito talmente in fretta in sala da non aver avuto modo di accertarsene. D’altro canto era stato distratto da Fuyumi e la sua richiesta di attenzioni per il proprio maglione, con una renna sullo stomaco e su due zampe mentre due palline rosse svettavano in alto, sul petto.

Erano brutti ma almeno non parlavano.

Le dita fredde di Tenko lo fecero trasalire; se ne era quasi dimenticato ma erano in effetti appiccicati, entrambi coperti, al di sotto del maglione, da una maglia leggera di cotone.

Picchiettava con le nocche contro le sue e fu sufficiente affinché Touya realizzasse quanto sottile fosse stavolta lo strato di tessuto che separava la pelle dell’uno da quella dell’altro, tanto che si ritrovò ad avvicinarsi di più, non troppo inconsciamente, per impattare del tutto contro di lui e sentirne il calore filtrato a malapena dalla maglia ma abbastanza da mandargli il cervello in tilt.

Stavolta Tenko afferrò un suo dito, strattonandolo per bene e così lo guardò, intento a mordersi il labbro, le guance rosse come mele succose e pronte a essere assaporate – il formicolio che sentì allo stomaco al pensiero di mordere il viso del ragazzo al suo fianco gli suggerì non fosse un segnale di appetito; di sicuro lo stomaco pareva vuoto, ogni cosa soverchiata da quella consapevolezza eccessiva, per altro di una vicinanza neanche così inusuale ma, per qualche motivo, forse per l’espressione di Shimura, c’era qualcosa di molto più intimo e condiviso.

Oltre all’orribile maglione, ovviamente.

Senza pensarci, protetti alla vista degli altri dal maglione, afferrò la mano di Tenko con delicatezza. Non intrecciò le dita, si limitò ad afferrarne il polso, risalendo lungo il dorso con i polpastrelli dal tocco leggero e amò sentirlo rabbrividire – si chiese se non avesse la pelle d’oca, là sotto, tra loro, detestò non saperlo ma si concesse di indugiare lì dove era possibile percepire chiaro e forte il battito del cuore impazzito di Tenko, così concentrato a martoriare il labbro inferiore tra i denti e a guardarlo di sottecchi con un interrogativo nelle iridi scarlatte.

Touya ringraziò di avere la lucidità sufficiente da rendersi conto di trovarsi in mezzo alla stanza, sotto l’attenzione della sua famiglia e dell’essere umano più insopportabile del pianeta, perché quando scese di nuovo verso il palmo del più giovane e lo avvertì sudato pensò a ben altro contesto, con un’intensità tale da sconvolgere persino se stesso.

Provò a muoversi, per fare cosa non gli era chiaro, quando la pesca natalizia strillò di nuovo, facendo calare il silenzio tra tutti i presenti.

Keigo, Fuyumi e Natsuo ripresero definitivamente a ridere senza controllo, Enji invece aveva una mano sul volto e Touya non si sarebbe stupito di scoprire fosse un tentativo per non rivelare il suo stesso divertimento.

«Touya?» pigolò Tenko al suo fianco, impercettibile, ma così vicino al suo orecchio da sentirlo eccome «Che stai facendo?».

Cosa sto facendo? si ripeté quello tra sé, gli occhi socchiusi che, dall’osservare quelli del più giovane, scivolarono verso le labbra ora libere dallo sfogo nervoso.

Sentì Tenko richiamarlo con più fervore, quasi allarmato; non capì perché fin quando non si ritrovò con la spalla del tutto premuta contro la sua.

Si era sporto senza accorgersene.

Corrugò la fronte, distanziandosi tanto da lasciare un po’ di vuoto tra loro, per ignorare i propri pensieri e, soprattutto, lo sguardo indecifrabile di Shimura – o forse chiaro fin troppo ma non di una chiarezza che avrebbe potuto comprendere in quel momento, per qualche ragione d’un tratto esitante su quelle che, sebbene sempre camuffate nello scherzo, aveva siglato come certezze.

Ora, invece, pareva non averne più poi così tante.

«Bene» esordì Hawks l’istante dopo, battendo le mani tra loro «Direi che abbiamo la nostra coppia di vincitori! A voi andrà la fetta di tiramisù più buona».

Natsuo lo fissò perplesso «Come fai a sapere quale sia la più buona?».

L’eroe alato ci pensò, sollevando gli occhi in alto come se cercasse nel soffitto la risposta, dopodiché torno a rivolgersi al ragazzo e, sorridendo, disse «Non ne ho idea! Ma direi che possiamo andare di là e scoprirlo» infine si girò verso i due sotto il medesimo indumento «Voi potete venire anche così, non c’è bisogno vi togliate l’arma della vittoria».

Quelli non dissero nulla, si guardarono pochi secondi, giusto per vedere quale fosse l’opinione dell’altro in proposito; nessuno dei due aveva voglia o intenzione di andare a cambiarsi, dunque si mossero semplicemente all’unisono nella stessa direzione degli altri.

A Touya non piacque il silenzio e la tensione che aveva fatto sì calasse con la sua iniziativa. Pensò a cosa dire per stemperare, a dare sfoggio a tutto il proprio sarcasmo, ma la verità era che si era ritrovato impantanato nelle sue stesse paranoie emerse e non sapeva come uscirne.

Sussultò vistosamente – per fortuna erano tutti davanti a loro, dunque nessuno se ne accorse – quando la mano di Tenko riafferrò la sua con forza, parve quasi intenzionato a piantarlo lì, indietro, tuttavia l’intenzione della presa non si rivelò di trattenimento bensì, comprese dall’espressione sul suo viso, era il modo di Shimura per chiedergli se fosse tutto a posto.

Touya lo guardò, accennò un ghigno e disse «Ti aggrappi a me perché hai paura di inciampare di nuovo in uno dei tappeti del pennuto?».

Il giovane eroe tirò indietro il collo, strabuzzando gli occhi «Scusami? Non sono io quello che è scivolato all’ingresso perché-».

Meglio pensò tra sé il più grande, sollevato da quella reazione Molto meglio.

Tutto il resto, dalla denominazione ormai piuttosto chiara e specifica, decise di accantonarlo.

Per quanto, doveva ancora capirlo.





 

   
 
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