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Autore: GiakoXD    21/12/2021    0 recensioni
Questo è un universo AU dove i witcher esistono ancora oggi, in una tranquilla ed ignara Padova universitaria.
Cosa succederebbe se una studententessa venisse salvata da uno strego? E se nemmeno lei fosse una ragazza qualunque?
Questa è la revisione globale della mia storia La discendente di Ithlinne, che avevo già pubblicato tempo fa. Spero di aver fatto progressi!!!
ecco un estratto:
“La ragazza non riusciva a staccare gli occhi da quell’essere, dall’aspetto mostruoso e orrendamente letale, da quelle orbite vuote. Fredde lacrime iniziarono ora a scendere dagli occhi della ragazza, mischiandosi alla pioggia e raccogliendosi sotto al mento tremante. Ancora paralizzata dal terrore, la giovane non si accorse della figura che spuntò alle sue spalle fino a che questa non la ebbe superata con un balzo, atterrando proprio davanti alla creatura. Con un movimento fulmineo, quest’ultima tranciò di netto uno degli arti artigliati della belva, facendogli descrivere un lungo arco in aria; un denso fiotto di sangue scuro schizzò dappertutto, lungo la parete, sul terreno e sul cappotto della ragazza che, sbigottita, indietreggiò spasmodicamente fino a sbattere contro il muro alle sue spalle.
Era una scena surreale.
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cirilla Fiona Elen Riannon (Ciri), Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un fastidiosissimo fascio di luce si infiltrò tra le tende non del tutto tirate della finestra e si conficcò, nella più totale indifferenza, nell’occhio destro di Katherina. La ragazza, dopo aver tentato invano di creare una muraglia impenetrabile strattonando la coperta – e riuscendo solo nell’intento di far uscire i piedi dall’altro lato – dovette dichiarare la resa e aprire gli occhi. Si trovava ancora nell’ampio salotto, nessuno l’aveva riportata in camera questa volta, si rese conto, ma stiracchiandosi, notò con la punta delle dita di avere un cuscino infilato dietro la testa e si lasciò sfuggire un sorriso. Fabio aveva conquistato un’altra vagonata di punti.
Il cellulare abbandonato sul tavolino la informò che erano le otto del mattino, perciò rimase per un po’ ad assaporare il tepore della coperta e la tranquillità. Ne aveva ancora bisogno.
Dopo essere rimasta per un tempo indefinito nel sano e rinvigorente ozio, la ragazza si alzò, andò a sciacquarsi la faccia nel piccolo bagno in fondo al corridoio, poi gironzolò verso la cucina. Il corridoio era immerso nel silenzio: per essere la casa di quattro maschi, si disse, sembrava decisamente troppo calma. Forse erano usciti.
Dalle finestre filtrava la luce tenue di una bella giornata invernale, di quelle in cui il sole riscalda tutto ciò che bacia, mentre nelle zone d’ombra rimangono i barlumi della brina che non riesce a sciogliersi.
Arrivata in cucina, Kat non trovò nessuno degli streghi, trovò però un post-it giallo fosforescente piantato in mezzo alla tavola che sembrava decisamente sospetto: “ALLA PUPA! Prendi quello che vuoi, il caffè è nel bricco. Le tazze sopra il lavello. Non prendere quella di Brontolo! ;- )”
Incuriosita, Kat aprì l’anta e trovò la tazza incriminata. Si trattava del nano sempre scocciato della Disney, che la guardava torvo e con le braccia incrociate; diversamente dal solito però, portava con disinvoltura un paio di folti baffoni grigi molto familiari e che sicuramente non erano previsti nel cartone animato. Sghignazzando, la ragazza rimise a posto la tazza e optò per quella con il Millennium Falcon. Decise di scaldarsi tutto il caffè che trovò nel bricco – aveva decisamente bisogno di carburante – ma quando provò ad accendere il fornello non successe nulla. Raccolse tutte le sue energie mattutine, per sua sfortuna molto scarse, e si mise ad armeggiare con la manopola.
«L’accenditore non funziona, usa l’accendino alla tua destra. Ecco. Eh, purtroppo qui è tutto un po’ datato, devi avere pazienza»
Kat lasciò il fornello che riscaldava il caffè e si girò verso Viktor, che era apparso silenziosamente alla porta e le sorrideva tranquillo. «Buongiorno, mia cara. Sei riuscita a dormire un po’ su quel vecchio divanaccio?» le chiese, avvicinandosi al frigo e versandosi dell’acqua in un bicchiere.
«Buongiorno. Abbastanza, sì. Pensavo di non riuscirci per niente...» decise di glissare sulla parte che comprendeva Fabio, nonostante Kat avesse la sensazione che il vecchio strego sapesse anche quello.
Viktor sorseggiò con calma la sua acqua fino a che i suoi occhi non caddero sul piccolo rettangolino di carta fosforescente in centro al tavolo. «Oh, Brontolo!» ridacchiò tra i folti baffoni grigi «Allora... hai potuto ammirare la tazza che mi hanno regalato? L’hanno fatta fare apposta in una stamperia in centro, sai? Un progetto segreto e premeditato contro la mia persona!» le diceva fingendo a stento un’espressione offesa, mentre gli occhi non smettevano di sorridere orgogliosi «Hanno usato il computer per farla!» Mentre l’anziano strego rituffava i folti baffi nel bicchiere con quello sguardo divertito, Kat non riuscì a non ridere insieme a lui.
«È come se fossero figli miei, sai? Dispettosi e confusionari, come penso siano quasi tutti i figli normali.» Viktor posò il bicchiere nel lavello mentre Kat finiva di aggiungere il latte al suo litro di caffè. «Se scoprissero che la nostra base è qui, come minimo dovremmo trasferirci in un altro luogo e i trasferimenti vengono decisi dall’alto, dove se ne infischiano del fatto che siamo stati una specie di famiglia per più di dieci anni, non è detto che ti tengano tutti e quattro uniti...»
«Viktor» Katherina lo interruppe, cercando di mettere nel suo sguardo quanta più fermezza possibile, nonostante la faccia ancora impiastricciata dal sonno. «Mi avete salvato la vita, ora mi ospitate in casa vostra per proteggermi. Non potrei mai tradire la vostra fiducia. Ti prego di credermi»
«Ti credo» l’anziano strego la guardò ancora un momento con un’espressione indecifrabile, poi sembrò riscuotersi, le augurò una buona giornata e fece per uscite. «Ah Katherina, scusa se ti interrompo di nuovo.» aggiunse voltandosi «Pensavo, se non sai cosa fare questa mattina forse potresti andare giù in palestra con gli altri, sai...  io sono dell’idea che un po’ di attività fisica faccia bene anche allo spirito... forse è solo un’abitudine da strego, però...»
«Oh, beh, tanto vale fare un tentativo!»
 
Kat girò l’angolo orientale dell’imponente casa di cura e si ritrovò davanti una palestra dall’aria normalissima, come poteva esserlo una qualsiasi palestra di scuola media. Incrociò le braccia per proteggersi dal freddo mentre piccole nuvolette bianche si formavano davanti alla sua bocca.
Aveva indossato una semplice tuta nera, costituita da paio di pantaloncini attillati che le arrivavano al polpaccio e una felpa con la zip, sotto aveva una maglietta a maniche corte. L'abbigliamento le metteva in risalto la figura magra. Non si poteva dire che fosse proprio ossuta, ma non aveva nemmeno un fisico atletico: guardandosi allo specchio, di solito, si diceva di sentirsi come un paletto, senza tette né culo.
Era una fortuna che avesse portato tutto il necessario: quando aveva preparato al volo la valigia il giorno prima, una vocina le aveva suggerito di buttarci dentro anche un paio di tute da ginnastica, che le sarebbero potute servire nel posto dove stava andando. La ringraziò mentalmente: dato che non era per niente una persona sportiva, senza quel consiglio sicuramente le avrebbe lasciate in fondo all’armadio dove si trovavano da tempi immemori. Poi si diede della pazza, avendo appena ringraziato una sua vocina nel cervello, sospirò e si legò i lunghi capelli con un elastico che aveva al polso.
 
Il piccolo edificio, utilizzato una volta per la riabilitazione e la mobilità dei pazienti dell’istituto, era rimasto abbandonato quando la Casa di Cura San Giorgio, vincendo un qualche tipo di concorso regionale, aveva utilizzato i fondi per costruire una palestra più moderna e all’avanguardia nel lato ovest della struttura principale. Per un tacito accordo, l’edificio più vecchio era diventato ad uso esclusivo della Congrega.
L'esterno della palestra non aveva praticamente nulla di strano, perfino l’intonaco scrostato poteva rientrare perfettamente nello standard degli edifici scolastici. Quando però Katherina varcò la soglia, senza volerlo si ritrovò a sospirare.
Mentre percorreva lo stretto viale gelato che portava alla palestra, la ragazza aveva immaginato un’infinità di scenari possibili circa il luogo in cui si stava dirigendo: aveva ipotizzato ci potessero essere congegni medievali, montagne di bilancieri dalle dimensioni più disparate, rastrelliere piene di armi e complicate attrezzature da palestra. Immaginò addirittura un ring e una parete da scalata: più o meno tutto in quest’ordine.
Quando spinse la porta, si ritrovò davanti semplicemente a tutto quello che aveva immaginato, mescolato insieme in modo confusionario e anacronistico. Eccetto la parete da scalata.
 
La palestra era immersa nella penombra. L'illuminazione non era stata accesa e il basso sole invernale filtrava a malapena dalle strette vetrate impolverate: Kat immaginò però che agli streghi, quella luce potesse essere più che sufficiente.
Strizzando gli occhi, la ragazza passò lo sguardo lungo il bordocampo, trovandolo ingombro di una quantità spropositata di macchinari e attrezzature. Tutto era accostato insieme in maniera disordinata, vecchio e nuovo, funzionante e distrutto. Ad uno degli angoli, c'erano effettivamente un numero spropositato di bilancieri appesi ad alcuni sostegni, che andavano dal mezzo chilo a dimensioni che Kat faticava a concepire.
Subito accanto, sembrava ci fosse il cimitero degli attrezzi distrutti; Katherina lo ipotizzò notando lo spesso strato di polvere che li ricopriva e il loro pendere in modo asimmetrico. Più a sinistra vide cesti di palloni e palle mediche di varie dimensioni, poi persino alcune balestre appese ad una rastrelliera e un sostegno pieno di spade di legno; Kat avrebbe continuato ad osservare il resto della palestra, se il suo sguardo non fosse stato catturato da tre paia di occhi gialli, che la fissavano incuriositi.
«Ehm... buongiorno! Viktor mi ha suggerito di fare un salto qui, se non avevo altro da fare...»
I tre streghi, che stavano correndo intorno al campo, le si avvicinarono ansanti. Anatolij era quello più in disparte, notò la ragazza.
«Viktor ti ha mandata qui ad allenarti, quindi?»
«Non ha proprio detto che mi devo allenare... cioè... ha detto tipo che un po’ di fatica fisica avrebbe fatto bene al mio spirito. Ha detto anche che è “una cosa da strego”, ma penso che in effetti non mi farebbe male...»
«Beh, allora unisciti pure a noi, stiamo finendo il riscaldamento. Ci mancano...» Hamidi controllò l’orologio «...circa dieci minuti di corsa. Ma tu fai quello che riesci, sai?»



*-*-*-*-*-*-*
Beh…intanto ringrazio chi mi ha commentato in precedenza dicendomi delle virgolette « invece che << per non far saltare i dialoghi… ho sistemato tutto nel mio fidato file word…ora darò una sistemata ai capitoli precedenti appena mi viene l'ispirazione (purtroppo con il preview di epf facevo fatica a controllare tutto e non me ne ero mai accorta…domando scusa…)
Siamo ancora ai capitoli collante, l'ho anche modificato rispetto alla prima versione dividendo gli avvenimenti in due giornate distinte... no, non volevo allungare il brodo eh?! non l'ho fatto per quello: sono dell'idea di dare un po' di realismo a quanta sfiga può accadere in sole 10 ore in una giornata normale! XD Visto che non è un film ma una fic senza limiti di capitoli far esplodere tutti gli avvenimenti uno dietro l'altro mi sembra irrealistico... boh capitemi pliiiis... vi pregoooo... * Giako scappa verso il tramonto in maniera drammatica*
   
 
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