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Autore: cassiana    21/12/2021    6 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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Un pericolo nell'ombra








Richard stava cercando di scroccare una sigaretta all'agente che lo aveva accompagnato al bagno e si era fermato un momento nel corridoio. Con la coda dell'occhio notò una forma familiare in uno degli uffici. Si voltò completamente per dare un'occhiata più approfondita. Un omone dalla barba bionda stava parlando con uno dei detective. Gli pareva proprio che fosse Andy, anzi era lui, ma in qualche modo non sembrava lui: c’era qualcosa di diverso, forse la postura più composta, il volto serio o il suo atteggiamento piuttosto intimo con l'altro uomo e Richard non sapeva se deprecare il grado di corruzione delle forze dell'ordine belizeane o ammirarne la faccia tosta nel fare tutto alla luce del sole. Il poliziotto lo tirò per un braccio e Richard si trovò a sbraitare:

- Oh porca...È lui! Figlio di… Senti dentro a quella stanza c'è il tipo di cui vi parlavo, il custode della villa. No, non sto facendo il pazzo, ti dico che è lui!
- Forza, muoviti.
- Che succede qui?

Alvarez si era avvicinato al trambusto e Richard cercò di spiegarsi indicando Andy. Il canadese aveva rilassato le spalle e atteggiato le labbra a un sorriso vacuo salutandolo agitando le dita d'una mano. Questo fece infuriare Richard che inveì:

- Ci hai mollato in mezzo agli spari, è un miracolo se siamo vivi, brutto ciccione!

Lo sguardo di Andy dardeggiò da una parte all'altra scrutando i volti dei poliziotti:

- Non so proprio di cosa parli. L'ho visto solo un paio di ore, sapete alla villa.

L'accento canadese ancora più marcato di quanto Richard ricordasse.

- Brutto farabutto…
- Va bene, basta così.

Alvarez si contrappose ai due uomini.

- Signor Vidocq, se ha terminato le sue formalità per il rilascio, è libero di andare. Quanto a lei, Jones valuteremo le sue dichiarazioni.
- Ehm, grazie. Devo proprio andare sa, alla mia signora non piace aspettare.
- Ma ti ha sparato addosso!
- Appunto: ha già perso il derby della Regina e tende a essere un tantinello irascibile.

Concluse Andy facendo l'occhiolino. Richard si rivolse all'avvocatessa:

- Può andarsene così e lei non dice niente? È il mio alibi, cazzo!
- Ora datti una regolata o sarò costretto a usare la forza.
- Non farà niente del genere, detective. Quanto a lei Jones le consiglio di calmarsi.
- Incredibile, incredibile! Cazzo.
- Per il momento ti mettiamo in cella di detenzione e vaglieremo le nuove informazioni prima di formalizzare le accuse.

Richard si voltò verso l'avvocatessa con le sopracciglia inarcate in un'espressione interrogativa:

- È il meglio che possiamo ottenere in questa fase, temo.
- Teme, lei teme. Va bene, va bene vado da solo!

Richard si divincolò dalla stretta del poliziotto che lo spintonava lungo il corridoio.



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Il rasoio a mano libera scorreva sulla schiuma soffice come panna montata grattando via dalla pelle in modo delicato ogni residuo di barba, le dita curate dell'uomo erano sicure e flessuose mentre lo maneggiavano. I capelli neri ancora non ingabbiati nella lucida pellicola di gel ricadevano in un ciuffo ribelle sulla fronte. Raul era davanti allo specchio rotondo montato al muro, pantaloni neri eleganti, canottiera e piedi scalzi. Apparentemente innocuo, apparentemente indifeso. Incontrò nello specchio gli occhi dell'ospite, le pupille enormi anche a quella distanza, guardavano la lama che luccicava sinistra nelle scie di luce dove danzavano minuscoli frammenti di pulviscolo.

- Non dovresti essere qui, avevamo detto che qualsiasi comunicazione sarebbe avvenuta via telefono.
- Io… - Deglutì in preda all'agitazione - Ho fatto la mia parte.

La lama scivolò sulla pelle con un lieve suono raspante:

- Se per tua parte intendi che mi hai quasi fatto perdere un carico...
- Non potevo sapere che Rick sarebbe stato lì: ha insistito con tanta foga che impedirgli di andare sarebbe stato sospetto.

Raul posò il rasoio, si deterse il viso con un telo e si voltò quasi in un unico movimento:

- Non è affare mio. Tu hai combinato il guaio e tu devi togliermi dai piedi quella gente.
- L’accusa di detenzione è abbastanza grave da tenerlo fuori dai piedi per un bel po’. Quanto alla ragazza sta per tornare in Regno Unito.

Raul riprese il rasoio pensieroso, rigirandoselo la dita:

- Devo rifare l'affilatura, una lama grezza può essere molto dolorosa - Alzò gli occhi - Sei ancora qui?
- Io, se potessi avere, uh - Si leccò le labbra screpolate - Un piccolo assaggio di quella nuova. Sai, per provare…

Raul si lasciò andare a una breve risata gutturale:

- Ah, maledetti tossici! Prendi la tua merda e levati dai piedi. Va'. Ora.

Quando fu solo, l’uomo scosse la testa e gli occhi neri incontrarono il proprio riflesso nello specchio, alzò la mandibola a controllare lo stato della rasatura. La tratta belizeana era sempre stata tranquilla e proficua, chi avrebbe potuto immaginare che la pasta di cocaina purissima sarebbe potuta passare da quel piccolo paese insignificante? Il Great Blue Hole, poi, era il luogo di scambio perfetto dato che era interdetto alle navi di qualsiasi genere. Per questo Raul aveva quel contatto bisettimanale. Ma ora forse avrebbe dovuto cambiare le cose, da quando quel fottuto ficcanaso inglese si era messo di mezzo. Per non parlare della sua amica, una copertura perfetta per lavare i soldi sporchi e lui se l'era portata via. Aveva rovinato tutto, vederlo marcire in galera non era abbastanza per Raul. Scivolò nei mocassini e si infilò in una camicia di lino bianco. Mentre inseriva i bottoni nelle asole strinse gli occhi. Raul Barrera non era tipo da lasciar correre: avrebbe ripulito la piazza, da tutti loro.



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La mattina seguente Richard fu svegliato da una delle guardie che chiamava il suo nome:

- Jones, sei libero di andare.

Richard si stropicciò la faccia e si tirò indietro i capelli tutti schiacciati da una parte. Non aveva dormito granché: con lui c'erano un paio di ubriachi che russavano della grossa e un tossico in crisi di astinenza. Non era nuovo alle stazioni della polizia, come gli aveva graziosamente ricordato la sua avvocatessa, ma era la sua fase punk e comunque non aveva ancora mai passato una notte in gattabuia. Ad aspettarlo c'erano la Oviedo e Becky. Aveva pensato molto a lei durante la notte, a quanto fosse stata in gamba a trovargli subito un legale in un paese straniero, a come aveva saputo stringere alleanze, a quanto gli mancava. E ora eccola lì che gli sorrideva. Indossava una specie di tailleur color crema composto da bermuda e giacca abbinata che le dava un'aria causal e tuttavia professionale, cosa accentuata dagli occhiali squadrati.
Mentre firmava le carte per il suo rilascio il detective Alvarez gli mormorò osservando le due donne:

- Sei un fortunato bastardo, Jones. Evita i guai d'ora in avanti, ma ho idea che ci rivedremo.

Richard si morse il labbro inferiore e roteò gli occhi:

- Niente di personale, detective, ma spero proprio di no.

Becky gli si era avvicinata a sua volta, aveva le sopracciglia aggrottate ma un sorriso tradiva il suo sollievo:

- Non mi fare mai più una cosa del genere! Mi hai spaventato da morire, già mi vedevo a chiamare il console, il cancelliere della Regina e non so chi altri!
- Certo ho proprio gradito una notte in cella per farti dispetto!
- Idiota.
- Vieni qui: dammi un bacio.

Richard la prese per la vita e le stampò un bacio sulle labbra, Becky senza volerlo arricciò il naso:

- Sei lurido, ti serve una bella doccia, eh?

Ma ricambiò con una carezza sul viso ruvido dell'uomo. Richard si accese una delle sigarette che aveva scroccato a una delle guardie e seguì Becky fuori dalla stazione di polizia. Ancora non gli era chiaro il motivo del suo rilascio. La Oviedo stava parlottando ancora con il detective:

- Mi devi una cena, Oviedo.
- Non ti devo proprio niente Simeon.
- Avevi detto che quando il caso fosse stato chiuso saresti uscita con me.
- Non ho detto proprio niente del genere e ho idea che il caso sia tutt'altro che chiuso.
- Prima o poi faremo di nuovo l'amore, Geena.

Il detective si era abbassato a sussurrarle all'orecchio.

- Nei tuoi sogni.
- Oh, quello sicuro!

L'uomo le fece l'occhiolino con un sorriso sfrontato e Geena arrossì e si sbrigò a raggiungere il proprio cliente.
Ad aspettarli c'era Nelson e quando furono tutti stipati nel taxi, Richard si voltò verso Becky:

- Così lui è diventato il tuo nuovo chauffeur?
- Spero di più un amico.

Rispose l'uomo manovrando il volante con un sorriso.

- Nonché il padre del tuo avvocato.

Aggiunse Becky con un sorrisino.

- E' così che l'hai trovata? Sei davvero fortunata e in gamba. Anche lei Avvocato, è stata brava. Ma ancora non capisco come abbia fatto, a meno che non abbia qualche, mmmh... contatto con la polizia. Ahi!

Becky gli aveva dato una gomitata, ma a Richard non era sfuggito lo scambio tra la donna e il detective. Geena non se la prese più di tanto, aveva compreso che Richard poteva essere rustico, ma era una brava persona, piuttosto era seccata con Alvarez.

- Il detective Alvarez ha qualche interesse nei miei confronti, ma...
- Era un suo spasimante, qualche tempo fa.
- Papà, questo a loro non interessa. E' una storia morta e sepolta, non esiste che possa tornare con lui dopo tanti anni.

Becky e Richard ridacchiarono e lei strinse la mano dell'uomo, senza più timore di mostrare i propri sentimenti. Forse erano state le forti emozioni vissute, forse quel clima tropicale o il fatto che stessero così lontano da casa e dalla solita vita, ma sembrava a Becky che la paura che l'aveva sempre accompagnata fosse scivolata via, o forse si era acquattata in un recesso del suo cuore dove poteva tenerla a bada.

- Ancora non capisco però cosa abbia indotto la polizia a lasciarmi andare.

Geena si sventolò con la cartelletta, nonostante i finestrini completamente abbassati l'aria era pesante e umida, un odore di ozono si andava diffondendo nell'aria.

- Quel che so è che avvoltolata in uno dei panetti di cocaina c'era la ricevuta di una scommessa per la corsa di cavalli principale che è avvenuta il due giorni prima che tornaste.
- Il derby della Regina! Per questo hanno preso per buono il racconto di Andy: mi collocava da tutt'altra parte proprio quel giorno. Resta da scoprire chi mi abbia incastrato.
- Credo che a questo punto i poliziotti faranno le loro indagini.

Concluse Geena, mentre il padre imboccava la via dove si trovava il suo ufficio.

- Allora, ti vedo a cena polpetta.

La donna sollevò gli occhi al cielo e salutò il padre in modo brusco. Nelson ridacchiò, sapeva di mettere in imbarazzo la figlia, ma era più forte di lui.

- Sapete, la madre è morta di cancro dieci anni fa e da allora siamo stati solo io e lei.

Richard scoccò un'occhiata a Becky, ma lei guardava fuori stropicciandosi un orecchio, se la rivelazione del tassista l'aveva colpita non lo diede a vedere. Richard le mise un braccio sulla spalla e la strinse piano a sé. Becky si crogiolò per un momento nell'abbraccio gradito, poi si divincolò sbuffando:

- Che caldo micidiale, non vedo l'ora di fare una doccia.
- Sta per piovere. Una delle nostre belle tempeste tropicali di stagione.
- Già, sarà meglio sbrigarci. Vuoi andare al tuo hotel prima?

Le chiese Richard, ma lei scosse la testa:

- No, voglio accompagnarti da te adesso.

Nelson annuì e dopo poco li lasciò davanti alla palazzina gialla. Si salutarono con calore e li invitò a cena per la sera seguente, prima che Becky partisse. Diede loro un cartoncino con i numeri di telefono dove poteva essere rintracciato.
Quando aprì la porta della camera Richard abbassò le spalle nel vedere lo stato disastroso in cui l'avevano ridotta. I libri e il materasso riversi a terra, le ante dell'armadio spalancate a vomitare il suo contenuto sul pavimento, le foto sparpagliate ovunque. Becky gli strinse il braccio con simpatia e entrò nella stanza con passo deciso. Il cielo si era incupito all'improvviso e venne squassato da un lampo. Lavorarono per un bel po' di tempo accompagnati dal rumore dei tuoni e della pioggia. Dopo un po' Richard era uscito dalla camera con fare cospiratorio aveva parlottato con Mustafa uno dei suoi colleghi che gli aveva procurato una grossa insalatiera di riso e verdure e un intero casco di banane, su cui si era avventato famelico e a cui Becky si era unita per non sentirlo rimproverarla che fosse troppo magra.

- E anche questo l'abbiamo sistemato.

Sbuffò Richard mettendosi seduto esausto sul materasso appena rimesso al suo posto. Becky era alla finestra e guardava l'acqua scrosciare. Aveva preso una decisione mentre lavorava con Richard. Annunciò a voce bassa:

- Dovrei tornare a Londra. Vorresti venire con me?

La guardò: il tono era stato noncurante, ma gli occhi della ragazza brillavano di speranza. Richard si morse l'interno di una guancia preparandosi a darle l'ennesima delusione:

- Voglio capire chi mi ha incastrato e perché mi ha messo in questo casino.

Vide le spalle di Becky afflosciarsi. Il suo volto s'indurì e lui si prese a calci mentalmente.

- Allora resto anche io.
- Ma Hugo non ha detto che devi essere a Londra entro la fine della settimana?
- Chi se ne frega di Hugo! Voglio aiutarti! Per prima cosa bisogna capire chi ce l'ha con te. Posso prendere questo?

Becky si era come animata e volteggiò nella stanza dopo aver preso uno dei taccuini dell'associazione. Richard sollevò gli angoli delle labbra nell'osservare il suo entusiasmo.

- Dobbiamo fare un elenco e poi una cronologia. Fidati, sono brava in queste cose! E poi…

Richard la prese per la vita e l'attirò a sé per incontrare le sue morbide labbra. Becky si lasciò andare tra le sue braccia, ma si divincolò per riprendere fiato:

- Sono seria Rick.
- Anche io, zucchina. E dove hai imparato a fare tutte queste cose?
- Il mio lavoro non è solo arraffare soldi, mio caro. Si tratta anche di indagare. Bisogna avere fiuto e capacità deduttive.

Richard la riprese tra le braccia:

- E tu sei dotata di entrambi…una mente brillante in un corpo da favola.
- Lo puoi dire - Becky abbassò gli occhi compiaciuta - E poi ho visto un sacco di repliche del Sergente Colombo tra un viaggio di lavoro e l'altro!

Richard ridacchiò e tornò a baciarla spingendola verso il materasso. Più tardi Richard le stava disegnando ghirigori invisibili sulla schiena nuda, Becky sospirò felice e gli baciò il petto. Fuori continuava a piovere.

- Ricordi come dovevo scappare via prima che tua mamma tornasse dal lavoro?
- A volte facevi a malapena in tempo a tirarti su i pantaloni!

Ridacchiò lei. Richard le prese il mento e si sollevò su un gomito:

- Sai, non ho mai capito perchè mi lasciasti quella prima volta.
- Veramente sei stato tu ad andare via.

Becky si era raggomitolata su se stessa stringendo le braccia intorno alle ginocchia.

- Sono partito per Edimburgo, ma tu mi avevi già mollato per allora.

Becky si mordicchiò un labbro, non voleva rovinare quello che stava accadendo tra loro e rimase in silenzio per qualche istante. Richard la guardava nella penombra e lei si sciolse dalla sua posizione raccolta e si allungò su di lui lasciando che fosse il suo corpo a parlare ancora una volta per lei.
   
 
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