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Autore: krystarka    22/12/2021    1 recensioni
Gli iscritti al club di Gobbiglie di Hogwarts portano avanti da anni una tradizione che a volte finisce per dilagare nel resto della scuola, coinvolgendo i personaggi più insospettabili...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charlie Weasley, Newt Scamandro, Nimphadora Tonks, Severus Piton, Theseus Scamander
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Incest | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 3


Quando Charlie tornò dal bagno, le altre gli dissero che Tonks se ne era andata perché, a quanto pareva, si era scordata di un compito da consegnare per il giorno dopo.
Dubitò davvero che quella fosse la verità ma si astenne dal commentare e, dopo aver salutato le ragazze, se ne andò anche lui.
Non andò al suo dormitorio e nemmeno cercò i suoi amici, invece si chiuse nel bagno dei prefetti, riempì l’enorme vasca di acqua calda ricoperta da uno spesso strato di schiuma e s’immerse con un sospiro di anticipazione, mettendosi a ripercorrere mentalmente quello che era appena successo e immaginandosi che fosse davvero Piton quello che aveva avuto davanti e che la sua presenza, ai piedi dell’uomo, potesse davvero averlo spinto a eccitarsi.
Cominciò a masturbarsi piano, per far durare il suo sogno mentale il più a lungo possibile, e quando alla fine venne, lo fece con un ansito soddisfatto, rimanendo poi lì seduto nella vasca, lasciandosi cullare dal calore e dalla stanchezza.
 
Tonks era corsa via con la prima scusa che aveva trovato e non era certa che avrebbe avuto il coraggio di tornare a posare… che cosa avrebbero pensato tutti, soprattutto Charlie, se si fossero accorti che si era eccitata?
Non aveva mai usato un corpo da uomo in una situazione del genere ma, in quel momento, pensò solamente che i maschi fossero creature mal progettate se non potevano nemmeno nascondere la loro eccitazione! Se almeno avesse avuto il suo corpo, la cosa non sarebbe stata così evidente…
Si arrovellò su che cosa dire alle ragazze per interrompere quelle sessioni di posa ma quella sera, quando Penny le venne incontro sorridente, in Sala Comune, attirandola in un angolo per mostrarle il disegno che aveva eseguito quel pomeriggio, all’improvviso tutta la determinazione di Tonks crollò.
Si diceva che non voleva deludere la compagna che faceva affidamento su di lei ma le verità, che confessò a se stessa solo quando fu nel suo letto, sebbene sapesse che era sbagliato, era che Charlie le piaceva da morire e forse, se lei fosse stata un ragazzo…
Tra le scene della storia di Liz e quello che era successo quel pomeriggio, Tonks non poté fare a meno di cambiare il suo corpo in quello che aveva già usato per simulare Piton e ripercorrere le varie scene.
Le sensazioni che provava le erano estranee e allo stesso tempo famigliari e, arrossendo furiosamente anche se era da sola nel suo letto, con le cortine sigillate e silenziate, non poté evitare di far scendere una mano indagatrice tra le sue gambe e tentare di scoprire se c’era poi tanta differenza tra la masturbazione maschile e femminile.
 
Il giorno seguente Tonks, che non aveva ancora trovato il coraggio di rinunciare alle sessioni di posa, si avviò verso l’aula dove si trovavano di solito con aria cupa, almeno fino a quando nel corridoio non incrociò Charlie.
“Hey Rossa!” La chiamò lui allegro, riferendosi al colore di capelli che stava sfoggiando in quel momento e lei si fermò rivolgendogli un mezzo sorriso.
Non sapeva che cosa dire ed era ancora a disagio per quello che era successo il giorno prima, quindi si limitò a tranquillo saluto:
“Ciao Charlie.” Poi distolse gli occhi da lui e ricominciò a camminare, cercando di non pensare a niente e di non ascoltare il battito del suo cuore.
“Senti, non ti devi… uhm… preoccupare, sai?” Disse lui a bassa voce “Per ieri, intendo. Non… ecco, lo so che ti piacevo, me lo avevi detto e… insomma… va bene.”
Tonks gli lanciò un mezzo sguardo, pallida come un morto:
“Sì, beh… magari per te non è niente ma io… non voglio che le altre se ne accorgano.” Poi dopo un sospiro aggiunse: “Adoro Penny ma, dopo avermi presa in giro, insisterebbe per ritrarmi e così…”
“Muco di vermicoli. Devi pensare al muco di vermicoli.”Disse Charlie solare. “Per me funziona!”
“Eh?” Chiese Tonks con uno sguardo disorientato e Charlie ridacchiò prima di spiegare:
“Senti, nemmeno io voglio che Penny mi ritragga… non in quel modo! Merlino, è già abbastanza folle senza quello! E non è che avere Piton davanti a me, nudo, non mi faccia effetto, così penso a quando raccolgo il muco di vermicoli, o a quando devo degnomizzare il giardino, ma il muco funziona meglio; mi fa più schifo.”
Tonks afferrò il punto e lanciò a Charlie un mezzo sorriso:
“E muco di vermicoli sia!”
Nonostante ciò la sua idea fissa di provarci con il ragazzo continuava a non mollarla nemmeno per un momento.
 
La sessione di posa di quel giorno andò bene e non ci furono incidenti e, sebbene fosse stato Charlie a dare un aiuto a Tonks, rimase comunque un po’ deluso nel vedere che ‘Piton’ non si stava eccitando per nulla.
Non era sicuro del perché si sentisse in quel modo: da una parte voleva solo vedere di nuovo Piton eccitarsi a causa della sua presenza, anche se non era reale, dall’altra era un po’ uno smacco per il suo orgoglio che Tonks non fosse più eccitata da lui… non che gli interessasse la ragazza ma gli era piaciuto sentirsi desiderato.
Quando ebbero finito per la giornata, Charlie decise che voleva passare un po’ di tempo con Tonks.
Non era esattamente una cosa strana, perché a volte lo facevano, anche se non erano esattamente migliori amici… solo che quel giorno Charlie desiderava la compagnia della ragazza solo perché il sentirsi, in un certo senso, rifiutato lo stava spingendo a cercare di rendersi più piacevole per lei.
Era un controsenso vivente, si disse, ma ciononostante fu molto soddisfatto quando Tonks accettò di andare a trovare Hagrid con lui per vedere se aveva trovato qualche nuova creatura interessante nella foresta.
“Quel giovane lupo che aveva trovato è guarito bene ed è tornato nella Foresta Proibita.” Disse facendo riferimento all’animale di cui il mezzo gigante si stava prendendo cura l’ultima volta che erano andati a trovarlo.
Tonks scosse la testa, divertita:
“Siete incorreggibili! Se potesse Hagrid terrebbe anche un drago in quella sua capanna, e tu lo aiuteresti a nasconderlo!”
“Diavolo, sì! Sarebbe fantastico avere un drago in carne e ossa da accudire!” Charlie non riusciva a pensare a nulla di meglio ed era sempre più sicuro che, dopo Hogwarts, avrebbe cominciato a studiare per una maestria in Cura delle Creature Magiche, anche se probabilmente avrebbe prima dovuto trovarsi un lavoro per pagarsi gli studi, per non pesare ulteriormente sui suoi genitori.
“Ecco, appunto! Solo tu e Hagrid la pensate così! Il resto di noi comuni maghi e streghe pensa che i draghi dovrebbero starsene ben lontani!” Lo canzonò Tonks, sembrando molto più rilassata di quanto non fosse stata prima.
 
Il tè di Hagrid era buono, bisognava solo ricordarsi di non mangiare i suoi biscotti rocciosi per non rischiare di rompersi un dente. Dopo la visita Tonks pensò che le cose tra lei Charlie fossero tornate alla normalità.
Hagrid aveva detto loro che c’erano degli unicorni che si aggiravano vicini al bordo della Foresta Proibita, in quei giorni, e Charlie prevedibilmente aveva insistito per andarli a cercare.
Tonks non lo disse ma fu sinceramente sollevata che almeno si trattasse di animali non particolarmente pericolosi perché per lei già camminare sul terreno dissestato era un problema, a volte, e non voleva pensare a come sarebbe stato dover fuggire da un ippogrifo imbizzarrito.
“Senti Tonks… oggi è andata bene, no?” Chiese il ragazzo di punto in bianco e lei, sebbene si sentisse di nuovo immediatamente nervosa al pensiero, rispose:
“Sì, bene. Il muco di vermicoli in effetti funziona.”
“Ah.” Rispose solo Charlie, come se fosse scocciato e lei aggrottò la fronte.
“Perché? Ti dispiace che non mi sia messa in imbarazzo davanti a tutti, forse?” Chiese piccata.
Charlie si girò di scatto e chiese con voce strana:
“Mi dispiace che basti un po’ di muco di vermicoli per farmi sembrare meno attraente! Insomma, sono o non solo un ‘bel fusto’, come dice Liz?” Chiese con faccia da buffone, indicando tutto se stesso.
Tonks sbuffò una mezza risatina stupida e gli diede un’amichevole spallata:
“Stupido! Potresti essere anche Merlino reincarnato ma, coperto di muco di vermicolo, bleah!”
Charlie sollevò le sopracciglia e chiese, adesso divertito:
“Mi hai immaginato ricoperto di muco?”
“To-tal-men-te ricoperto!” Affermò Tonks con convinzione, cominciando di nuovo a sentirsi bene in compagnia del ragazzo che, all’improvviso, chiese:
“Mi baceresti?”
“Ricoperto di muco? Ma sei scemo?!?” Rispose Tonks adesso ridacchiando davvero.
 
Charlie ci aveva messo un po’ per dire quello che voleva e aveva chiaramente avuto un pessimo tempismo, così provò a correggersi.
“Io intendevo adesso. Mi baceresti? Come… Come Piton?”
Tonks rimase immobile come una statua di sale, per un minuto, e Charlie fu certo che stesse per mettersi a imprecare come sapeva che era perfettamente in grado di fare, o forse lo avrebbe maledetto o…
Tonks si guardò alle spalle e Charlie pensò che stesse per scappare da lui, offesa a morte, invece quando lei si girò di nuovo verso di lui, aveva il viso di Piton e lo spinse con forza contro un albero, incollandogli le labbra alla bocca.
Charlie sgranò gli occhi perché non se lo era aspettato e vide gli occhi neri del suo professore fissarlo, anche se forse l’angolazione era sbagliata.
Ignorò la cosa perché aveva le labbra di Piton che premevano sulle sue e, dopo un momento, sentì la lingua calda del suo professore insinuarsi nella sua bocca. Aprì le labbra per lasciarla entrare ma chiuse gli occhi perché l’altezza di Tonks era sempre la stessa e non riusciva a pensare davvero che fosse Piton.
Se fosse stato davvero il suo professore, si sarebbe aggrappato a lui sperando di sentire le sue braccia stringerlo, invece era solo Tonks e così Charlie restò impalato, in un bacio che desiderava da morire ma che era tutto sbagliato.
Piton si staccò da lui un istante dopo e immediatamente la faccia di Tonks tornò normale e lo fissò per un momento, poi espirò rumorosamente e si appoggiò a lui, mormorando:
“Non… scusa. So che lo hai chiesto tu ma… scusa.”
Charlie si sentì orribile perché era vero, lo aveva chiesto lui e non aveva assolutamente il diritto di sentirsi insoddisfatto. Abbracciò Tonks sopra le spalle e rispose piano:
“No, scusa tu. Non dovevo chiedere.”
Lei rimase in silenzio per un momento prima di ammettere:
“Se non lo avessi fatto tu, te lo avrei chiesto io… se avessi trovato il coraggio.”
Charlie aggrottò la fronte perché non era sicuro di che cosa volesse dire e, dopo un altro lungo silenzio, Tonks aggiunse:
“Mi piaci ancora Charlie. Non sei improvvisamente diventato brutto solo perché so che io non ti interesso ma… questa cosa… provare a essere un ragazzo… ecco… sono curiosa e mi eccita.” Poi si sollevò e si spinse via da lui. “Intendo che mi eccita se sei tu, però.”
Charlie la guardò, il viso tondo e i capelli ancora scuri, e sbatté gli occhi incredulo prima di chiedere con una folle speranza in petto:
“Intendi… che lo vorresti? Uscire con me ma essere… un ragazzo? Piton?”
Lei lo fissò per un tempo lunghissimo e Charlie immaginò di essersi davvero spinto troppo oltre. Non c’era modo che Tonks accettasse una cosa del genere.
“Non… non volevo dire che sarei la tua ragazza o qualcosa del genere… solo vorrei provare… qualcosa… con te.”
Charlie si morse un labbro per frenare un grido di esultanza perché era tutto quello che voleva sentirle dire.
 
Il giorno dopo Charlie e Tonks trovarono delle scuse per non posare per Penny e invece s’incontrarono in un’aula diversa da quella che usavano di solito.
Fortunatamente Hogwarts era immensa e le aule in disuso erano così tante che restare da soli non era mai un problema.
Chiusero la porta con tutti gli incantesimi che conoscevano e poi si ritrovarono a guardarsi in un imbarazzato silenzio.
Charlie fu il primo a prendere coraggio e disse:
“Lo facciamo davvero?”
Tonks inclinò la testa di lato, come se stesse ascoltando qualcosa che solo lei udiva e poi si sfilò il maglione e lo trasfigurò in un lenzuolo, buttandoselo sulla testa e rispondendo solo dopo, con voce attutita dalla stoffa:
“Sì, lo facciamo ma questo non ti autorizza a vedermi nuda!”
Charlie, mentre guardava i movimenti sotto il lenzuolo, deglutì sonoramente.
Non aveva nessun interesse a vedere la ragazza senza vestiti ma non lo disse per non offenderla mentre cercò di concentrarsi sul fatto che, tra poco, avrebbe avuto davanti a sé Piton in carne ed ossa.
Il solo pensiero bastava a eccitarlo e, piuttosto che rimanersene impalato in attesa, cominciò a spogliarsi a sua volta.
Si fermò alla biancheria intima, indeciso se toglierla o no, anche se comunque era palesemente chiaro che fosse già molto eccitato.
Era tutta una follia ma era dal giorno prima che continuava a dirsi che aveva sedici anni e che gli era concesso fare cose assurde, alla sua età, ma era dolorosamente cosciente di non aver mai fatto sesso con un ragazzo, a parte qualche sbaciucchiamento che era rimasto sempre molto casto e, sebbene le sembianze del suo partner sarebbero state quelle di Piton, in realtà era Tonks e lei di certo ne sapeva ancora meno di lui.
Non che avrebbero fatto molto, immaginava, ma comunque…
Tonks emerse dal lenzuolo completamente nuda, o nudo, visto che era Piton, e lasciò scivolare via la stoffa perché Charlie la potesse guardare.
Non era esattamente che Tonks non fosse mai uscita con dei ragazzi ma era curiosa da morire di provare le cose da questa nuova prospettiva e non vedeva l’ora.
Una piccolissima parte del suo cervello gli stava gridando che non era giusto ma a lei non interessava davvero… era abituata a usare le sue abilità anche per le cose più stupide o per farsi una risata e non si sarebbe sentita in colpa per quello.
Charlie la guardò a bocca aperta e lei decise che la sua interpretazione era buona… ora doveva solo comportarsi come se fosse Piton e, non senza un sorriso interiore, ammise che ne sarebbe stata perfettamente in grado perché aveva studiato bene il comportamento e i gesti di tutti i professori, nel caso interpretare uno di loro potesse aiutarla a togliersi da qualche guaio, di tanto in tanto.
In realtà aveva impersonato solo la sua Capo Casa, fina a poco tempo prima, ma questo non la fermò.
 
Piton avanzò verso Charlie con passo sicuro e sguardo predatore e lui rimase immobile, fin troppo sicuro che da un momento all’altro la malia sarebbe svanita e Tonks si sarebbe tirata indietro.
“Weasley!” Abbaiò l’uomo come se fossero davvero in classe e non nudi uno di fronte all’altro in una stanza polverosa.
Bastò quella semplice parola e Charlie sentì il suo membro sussultare mentre in due rapidi passi Piton fu su di lui e lo afferrò per la mascella, girandogli il viso da un lato e dall’altro, come se lo stesse valutando, poi un sadico ghigno familiare fiorì sulle labbra del professore.
“Quindi è così? Sei solo un piccolo idiota arrapato?”
Charlie si chiese se Tonks non ci stesse mettendo un po’ troppo impegno ma la scena era così aderente a una di quelle scritte da Liz, e lui l’aveva immaginata così tante volte, che non riuscì davvero a protestare e si limitò a restarsene in silenzio mentre gli occhi neri di Piton si stringevano e l’uomo abbaiava:
“Avanti Weasley, in ginocchio.”
Charlie sbatté le palpebre un paio di volte e poi eseguì l’ordine, ancora senza dire una parola ma, quando si ritrovò davanti all’erezione di Piton, non poté fare a meno di emettere un piccolo verso inarticolato perché, sinceramente, era enorme! Sapeva di essere stato lui a indicare a Tonks il modello da cui copiare ma l’uomo nella foto non era stato del tutto duro e lui non aveva pensato…
“Ti piace quello che vedi, Weasley?” Disse Piton afferrando Charlie per i capelli e sollevandogli il viso verso l’alto.
“S… sì.” Rispose balbettando, adesso davvero fuori fase perché, nonostante sapesse che non era davvero Piton…
“Sì? Sì che cosa, Weasley?”
Quella stessa frase l’aveva sentita in classe più di una volta quando il professore pensava che qualche studente, di solito un Grifondoro, gli stesse mancando di rispetto.
“Sì signore.” Si corresse Charlie e il ghigno tornò sulle labbra di Piton.
“Se mi supplicherai abbastanza, e se lo farei bene, potrei anche permetterti di prenderlo in bocca, Weasley.”
Charlie chiuse gli occhi per arginare la sua eccitazione perché era tutto così perfetto che sarebbe anche potuto venire solo con quelle parole.
Rimase immobile a occhi chiusi per un momento poi, dopo essere tornato un minimo in controllo, disse:
“Per favore professore… la supplico! Posso prenderglielo in bocca? Sembra così buono!”
Erano le parole esatte della storia di Liz, che lui conosceva a memoria. Leggendola aveva pensato che fosse eccitante ma non era niente in confrontato all’esperienza dal vero.
“Insisti di più, ragazzino, e forse te lo concederò.” Rispose Piton fissandolo sardonico perché, al contrario di lui, evidentemente Tonks non si stava attenendo così fedelmente al copione e sembrava del tutto intenzionata a fargliela sudare.
“Io…” Charlie s’interruppe perché non era ben certo di che cosa dire ora che erano fuori dal copione. “E’ davvero grosso, professore…” Pensò che fosse una cosa stupida da dire e infatti, senza perdere un colpo, Piton replicò:
“Stai notando l’ovvio, Weasley.” Poi si allontanò di un passo e aggiunse: “Non sembra che tu sia poi molto interessato.”
Charlie, sperando che Tonks non ci avesse ripensato, disse in fretta:
“La prego, la prego… non l’ho mai fatto ma vorrei tanto prenderglielo in bocca! Farò tutto quello che vuole!”
“Tutto?” Chiese Piton con una nota ironica nella voce e Charlie, ringraziando Merlino che non fosse davvero il suo professore, disse:
“Sì professore. Tutto.”
Dopo un piccolo silenzio l’uomo concesse:
“Bene Weasley, allora vai avanti.”
Charlie osò un’occhiata verso l’alto per accertarsi che Tonks fosse certa e poi, senza altre esitazioni, aprì le labbra e circondò quel grosso pezzo di carne bollente.
 
Tonks era stata più che felice di quello che era successo tra lei e Charlie, o almeno lo era stata sul momento perché venire come un uomo, nella bocca del ragazzo, era stata l’esperienza più eccitante della sua vita.
Purtroppo, una volta che si era ritrovata da sola, aveva dovuto prendere coscienza del fatto che quella specie di relazione nascente non era giusta per nessuno dei due e il giorno successivo, quando si era incontrata con Charlie prima della sessione di posa, il ragazzo aveva concordato con lei.
“E’ stato fantastico Tonks ma… non eri davvero tu. Sei stata bravissima a interpretare Piton, lo giuro, ma non è giusto che ti chieda di rifarlo perché so che… insomma…”
Charlie sembrava sentirsi anche più in colpa di quanto si sentisse lei che, in fretta, ammise:
“Sì, lo so. So di non piacerti davvero e… ecco, per quanto sia stato eccitante, preferirei non rifarlo.”
Charlie annuì e dopo pochi passi arrivarono all’aula dove le altre ragazze li stavano aspettando.
Posare non fu facile per nessuno di loro perché il ricordo di quello che era successo il giorno prima li stava infiammando ma il muco di vermicolo fece la sua magia, così arrivarono alla fine di un nuovo disegno senza troppi problemi.
Quando Tonks vide il disegno finito non poté fare altro che pensare che, ogni volta che lo avesse guardato, o avesse letto la storia di Liz, lei sarebbe sempre stata quel Piton e Charlie sarebbe sempre stato suo.
Non era un brutto pensiero e quello bastò a risollevarle il morale.
 
Tulip non aveva mai dovuto fare tante copie di una storia, prima di allora. Erano semplicemente sommerse dalle richieste, non solo da parte del club di gobbiglie ma da mezza scuola, e lei era orgogliosissima di essere stata l’ideatrice del tutto perché, sebbene non avesse scritto materialmente la storia e non avesse fatto i disegni, era merito suo se Charlie aveva accettato di partecipare e se Liz, confrontandosi con lui, aveva messo su carta delle idee così brillanti da appassionare così tante persone.
Le sue amiche non erano meno orgogliose di lei ma Penny era anche molto felice di essere riuscita a mettere in pratica il suo piano e di aver potuto vedere un ragazzo nudo ben prima che questo accadesse mentre lei era coinvolta in un certo genere di attività e questo le lasciava la sensazione che, quando avesse trovato qualcuno d’interessante, sarebbe stata un po’ più preparata e avrebbe avuto meno timore e tanto le bastava.
Liz invece… ebbene, Liz viveva tra il sogno e l’incubo perché, se da una parte quel successo le stava dando la speranza che magari un giorno, dopo Hogwarts, avrebbe potuto dedicarsi alla scrittura a tempo pieno, dall’altra aveva il costante terrore che il suo Capo Casa scoprisse la storia e, soprattutto, chi ne era l’autrice.
Forse era per quello che quel giorno, durante la lezione di pozioni, quasi le venne un colpo quando vide due compagne con in mano una pergamena sospetta, che si scambiavano silenziose risatine prima di fissare intimorite il professor Piton.
Liz avrebbe voluto strappare loro dalle mani la pergamena ma restò stoica, sperando davvero che gli incantesimi di Tulip fossero buoni e che nessuno, a parte i possessori delle pergamene e i membri del club di gobbiglie, potesse leggerle.
Charlie, che seguiva pozioni con lei, anche se dall’altro lato della classe in mezzo ai suoi compagni di Grifondoro, lanciò un’occhiataccia alle Serpeverde ridacchianti e Liz si sentì un po’ rincuorata perché, in fondo, non era la sola che avrebbe avuto problemi se la sua storia fosse stata notata dallo staff.
Certo, Charlie avrebbe potuto negare di averci avuto qualcosa a che fare ma sarebbe stato comunque tirato in ballo…
“Smettetela di ridacchiare, imbecilli!” Sibilò Charlie in direzione delle ragazze ridanciane e Liz aggrottò la fronte perché bastarono quelle parole, pronunciate proprio dal ragazzo, per far sì che le compagne lo fissassero sbalordite prima di soffocare altre risate.
Charlie non lo aveva fatto apposta ma stava diventando difficile fingere di non sapere di che cosa tutte ridacchiavano quando lo guardavano, anche se il vero problema era che, ogni volta che vedeva comparire pergamene sospette, gli ritornava in mente quanto fosse stato eccitante poter fingere di essere con Piton e in quel momento, con il vero oggetto dei suoi sogni erotici in piedi in fondo alla stanza, era ancora più agitato del solito.
Era così concentrato nel cercare di non pensare a Piton che nemmeno si rese conto che una di quelle dannate pergamene era caduta direttamente ai suoi piedi mentre una voce squillante, quella di una Serpeverde, disse:
“Weasley, che distratto! Ti è caduto qualcosa!”
Charlie abbassò lo sguardo e vide l’immagine di se stesso in ginocchio davanti a Piton e subito, senza pensarci, si chinò a raccogliere la pergamena perché, sebbene non fosse sua, voleva nascondere il viso per paura di essere arrossito brutalmente.
“Forse quella sarebbe meglio che la prendessi io, signor Weasley.” Disse Piton con voce truce.
Si era avvicinato a Charlie con passo così silenzioso che lui nemmeno se ne era accorto, o forse non lo aveva sentito perché aveva la testa da tutt’altra parte.
La mano del professore era tesa, richiedendo chiaramente che la pergamena gli fosse consegnata e Charlie, cercando di sembrare imperturbato, consegnò il foglio.
Liz, dall’altra parte della stanza, decise che prima avrebbe strozzato le due imbecilli che avevano lasciato cadere la pergamena e dopo, se Piton avesse potuto vedere cosa c’era sopra, si sarebbe gettata dalla torre di Astronomia.
Piton fissò il foglio per un momento, poi disse arcigno:
“Questa è una lezione di Pozioni, non di Storia, signor Weasley. Impari a svolgere i suoi compiti fuori dalla mia aula. Dieci punti in meno per Grifondoro.”
Liz riprese a respirare perché evidentemente gli incantesimi camuffanti di Tulip funzionavano, ma subito dopo sentì una delle due cretine dire all’altra:
“Peccato! Speravo che gli desse almeno una punizione e che la storia diventasse realtà! Sai quanto sarebbe stato eccitante?”
Liz sbuffò ma dopo quelle parole almeno una parte della sua voglia di maledire le compagne svanì perché, in fondo, avevano ragione: sarebbe stato davvero eccitante se fosse accaduto qualcosa tra Charlie e Piton. Ovviamente erano solo storie e non sarebbe mai successo.
Peccato.
Charlie sentì benissimo il bisbiglio delle ragazze e si rese conto di aver provato un piccolissimo moto di speranza, anche se sapeva perfettamente che era irrealistico aspettarsi una punizione che portasse allo scenario descritto nella storia. Fosse come fosse, però, passò il resto della lezione senza più riuscire a seguire nemmeno mezza delle istruzioni alla lavagna e la sua pozione divenne in fretta di un brutto colore marrone fangoso, molto lontana dal turchese che avrebbe dovuto assumere a quel punto della preparazione.
Sospirò tra sé e si consolò del fatto che almeno non fosse esplosa e non avesse corroso il suo calderone.
Purtroppo per lui Piton vide il pasticcio e, dopo essersi fermato a osservare con sguardo maligno il suo lavoro per la giornata, disse con voce glaciale:
“Weasley, resta dopo la lezione.”
Per un momento non si sentì volare una mosca nell’aula ma, non appena il professore si fu allontanato, alcune delle ragazze dovettero sopprimere risatine maliziose e Charlie si sentì arrossire di nuovo perché una stupida parte della sua mente non riusciva davvero a fare a meno di sperare…
Restò seduto al suo posto, finendo lentamente di pulire la sua postazione mentre tutti gli altri studenti uscivano dall’aula alla fine della lezione, e cercò di non reagire ai vari sussurri che sospettava fossero rivolti a lui.
Quando l’aula fu vuota, Charlie si fece coraggio e sollevò gli occhi su Piton che immediatamente, dal suo posto in cattedra, allungò il foglio con il suo presunto compito di Storia della Magia.
Lui si avvicinò all’uomo per ritirarlo ma, quando lo afferrò, Piton non lasciò la presa e Charlie corrugò la fronte, mentre i suoi occhi scivolarono sul disegno di Penny in copertina.
Sperò di non essere arrossito mentre ascoltava Piton parlare:
“Signor Weasley, pretendo una maggiore attenzione, dagli studenti che frequentano la mia classe per i MAGO.”
Dopo quelle parole lasciò andare la pergamena e Charlie la ripose in fretta nella sua cartella, già pronto per fuggire dall’aula.
Arrivò quasi alla porta prima che Piton parlasse di nuovo:
“E… signor Weasley, per concentrarsi meglio sui suoi studi, forse dovrebbe lasciare alcune altre attività extracurriculari come ad esempio il Club di Gobbiglie. Mi dispiace suggerirglielo perché sa, ne sono sempre stato orgogliosamente membro.”
Charlie, che si era girato per guardare il professore, a quelle parole sbiancò di colpo.
La trasfigurazione sulla pergamena della storia, dopotutto, permetteva a tutti i membri del club di vederla per quello che era.
Piton sogghignò.
 
 
 FINE
  
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