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Autore: channy_the_loner    23/12/2021    0 recensioni
Una breve raccolta a tema natalizio incentrata sul miglior cuoco del mare e la sua bella navigatrice. Perché non c’è niente di più bello del trascorrere il Natale con chi ami~♥
#1: «Aspetta qui, Nami-san. Ho una sorpresa per te.»
#2: “Se Maometto non va dalla montagna, è la montagna ad andare da Maometto”, pensò.
#3: «Ti sorprendi ancora se mi preoccupo per te?»
#4: ???
#5: ???
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: “Baby, all I want for Christmas is you!”

 

 

Dichiarazione.

 

Che Sanji-kun avesse conseguito una laurea in Idiozia con il massimo dei voti, Nami l’aveva compreso sin dal primo giorno di convivenza sulla lontana e cara Going Merry; nel ricordarsi tutte le stramberie che le aveva proposto di giorno in giorno e di mese in mese, dovette ammettere che la fantasia era una dote che non gli mancava affatto e, certamente, gli tornava parecchio utile quando si chiudeva in cucina a doppia mandata per sperimentare le ricette che aveva sognato durante la notte appena precedente.

C’era da dire che Nami, nel corso degli anni, ne aveva viste di tutti i colori: a partire da gesti leggeri e sciocchi – come le pietanze a forma di cuore che le serviva volteggiando sulle gambe molli –, il biondo aveva allargato i suoi azzardi sempre di più, poco alla volta per non destare sospetti, ma inesorabilmente. Il suo sguardo blu era diventato corrosivo – o, almeno, così lo aveva definito la bella navigatrice di bordo in un pomeriggio estivo in cui l’aveva sorpreso a guardarla dalla cima delle scale che conducevano al timone, dove se ne stava seduto a fumare una delle sue infinite sigarette bianche.

Fu in quel momento, in quel preciso istante tanto insignificante quanto intenso, che Nami lo aveva notato: aveva notato che Sanji era in grado di ammirarla, e non solo di adularla; aveva notato la precisione che la sua mano usava in ogni movimento, alla ricerca di un contatto con la pelle abbronzata, che prima sembravano gesti del tutto casuali; aveva notato che lui c’era sempre stato nel momento del bisogno, che tutte quelle promesse strillate mentre il suo corpo si scioglieva in un’ondata di cuoricini erano sempre state mantenute. E poi, senza che neanche lo volesse per davvero, aveva iniziato a far caso alle espressioni del bel viso del cuoco, aveva pensato a lui in un modo completamente nuovo e il suo cuore aveva mancato un battito. Era quasi certa di essersi presa una cotta per quello scemo e, quando tale ipotesi le balenò in mente per la prima volta, dovette schiaffeggiarsi il volto, incredula di essere cascata nell’inarrestabile corteggiamento di Gambanera.

Ma di dichiararsi non se ne parlava. Semplicemente, aveva lasciato che continuasse con le sue moine adorabili e con i suoi atteggiamenti da spaccone sul campo di battaglia – e più di una volta si era ritrovata ad arrossire come una scolaretta. Avrebbe continuato a comportarsi come al solito, a far finta di niente, nell’attesa che quella malattia le passasse. Ma il tempo era volato, e quel sentimento caloroso non ne aveva voluto sapere di fare le valigie e sloggiare. «Lo devi affrontare. È arrivato il momento che anche tu ti metta in gioco», le aveva detto Robin una settimana prima, e da allora Nami non aveva fatto altro che pensarci. «Vedrai», aveva aggiunto l’archeologa con un fastidioso sorrisetto, «la magia del Natale farà la sua parte.»

Nami avrebbe preferito di gran lunga trascorrere la nottata tra il ventiquattresimo e il venticinquesimo giorno di dicembre a festeggiare il compleanno dell’adorato medico di bordo, però non sarebbe stato più rilassante e soddisfacente parlare con il cuoco e finalmente mettere un punto finale a quell’agonia? ‘Ché poi non si sarebbe mica trattato di una proposta di matrimonio – di nozze e cerimonie ne aveva abbastanza – ma di un semplice confronto, una chiacchierata tra amici, e probabilmente lei l’avrebbe anche rimproverato, dandogli la colpa di tutti quei brividi che percepiva a fior di pelle e intimandogli di smetterla di essere così maledettamente sé stesso.



Si guardò allo specchio e si fece coraggio: il grande giorno era arrivato.

Quando uscì dalla cabina venne quasi accecata dalle lucine che Usopp aveva usato per decorare l’intera Sunny – più che nave, a Nami sembrò di trovarsi sul carro di una parata decisamente pacchiana. Diede un’occhiata in giro per controllare quale altro oggetto di scena avessero piazzato, sperando per i suoi compagni che non avessero usato neanche un Berry extra per completare gli addobbi natalizi. «Ogni anno è sempre peggio», disse al nulla, puntellando le mani sulle curve dei fianchi nell’osservare le corde dell’albero maestro riempite di palline colorate.

Non si aspettava certamente una risposta, eppure le arrivò comunque: «Cosa vorresti dire?! La mia nave è un gioiellino!»

Volse uno sguardo a Franky, che si sbracciava dal giardino dove avevano piazzato un abete – dove l’avevano trovato…?

«Era un gioiellino», precisò la navigatrice, «prima che voi idioti la faceste diventare un circo.»

«Attenta a come parli!», sbraitò Usopp, incappucciato fino alla punta del naso. «Abbiamo impiegato tutta la giornata per sistemare le decorazioni.»

«Non lo metto in dubbio, ma sappiate che avete un pessimo gusto.»

Accanto a lei, un’elegante figura fasciata da un tubino nero ridacchiò nell’osservare le espressioni a metà tra l’indignato e l’affranto dei due costruttori. «Hai distrutto i loro sogni di gloria, poverini. Credevo che a Natale fossimo tutti più buoni.»

La rossa arricciò il naso, infastidita. «Non io, Robin.»

Il battibecco sarebbe continuato ancora a lungo, se un familiare figurino vestito di tutto punto non fosse uscito dalla cucina con le mani a coppa intorno alla bocca, deformata in un gran sorriso, ad annunciare: «La cena è pronta!»

Che cena, poi, era un termine riduttivo. Sanji era abituato a cucinare abbondanti quantità di delizie per soddisfare la sproporzionata fame cronica del Capitano, ma per la sera della Vigilia si era decisamente superato: l’intera tavola era imbandita a festa, a partire dai tovaglioli rossi ripiegati a eleganti origami ai manicaretti nei piatti di ceramica sparsi sulla tovaglia a tema, che chissà per quanto tempo sarebbe rimasta immacolata?

Il palato di Nami percepì il tocco delicatamente speziato in ogni portata, quel punto in più che Sanji riusciva ad aggiudicarsi ogni volta che partecipava a gare culinarie, quel tocco che nessun altro sarebbe stato in grado di riprodurre. E proprio lui, con un’espressione soddisfatta stampata sulla faccia, se ne stava seduto accanto a lei, le loro gambe e i loro gomiti a sfiorarsi quasi casualmente; di tanto in tanto, il biondo di sporgeva verso di lei con la palese intenzione di rubarle un bacio, e Nami lo allontanava con dei gentili buffetti sulle guance, fingendosi offesa dal suo solito comportamento frivolo. «Smettila, Sanji-kun», diceva nascondendo un sorrisetto, ma dandosi mentalmente dell’idiota per trovare piacevole quel calore irradiato nella pancia.

A guardarli, già sembravano una coppia e Sanji – a giudicare dai suoi mancati rimproveri verso l’ingordigia di Luffy e Brook, che parlavano tra di loro a bocca piena, sputacchiando in direzione del boccale di sakè di Zoro, il quale pareva non accorgersene poiché troppo impegnato a sonnecchiare tra gli spaghetti e il pesce fritto – pareva esserne consapevole.

«Nami-san», le disse tirando fuori una delle sue migliori espressioni. «Questa sera sei ancora più bella del solito.»

La rossa sorseggiò del vino dal calice prima di rispondere. «Credo che sia la quindicesima volta che me lo dici da quando ci siamo messi a tavola.»

«Non posso farne a meno, mia dea.» Le prese una mano tra le sue e aggiunse: «Spero che la cena sia stata di tuo gradimento. Per prepararla ho usato tutto l’amore che provo per te.»

Scontato come i vestiti che i negozianti delle isole volontariamente le vendevano a metà prezzo, ma evitò accuratamente di dirglielo.

«Certo. Sei un bravo cuoco, Sanji-kun.»

Lui fu sul punto di sciogliersi, nonostante quell’elogia non fosse altro che la realtà dei fatti, un dato di fatto che veniva rimarcato ogni giorno all’ora di pranzo. «Le tue parole mi mandano in Paradiso, Nami-san~♥»

La loro breve conversazione venne repentinamente interrotta dai loro compagni, i quali si alzarono da tavola dichiarando di voler continuare la festa all’aperto; Chopper, Usopp e Brook corsero fuori, seguiti dal Capitano rotolante, il carpentiere robotico e la misteriosa archeologa. Anche Sanji si alzò dalla comoda sedia, ma non si avviò alla porta della sala da pranzo; porse il braccio alla navigatrice di bordo e, chinandosi per raggiungere il suo orecchio, parlò con voce roca e galante: «Potrei avere l’onore di trascorrere con te il resto di questa splendida serata?»

Dal canto suo, Nami avrebbe tanto voluto fare la preziosa ancora per un po’ e farsi desiderare, ma trovò che quello sguardo serio e speranzoso fosse troppo bello per lasciare che si spezzasse per assumere un’espressione rassegnata, pertanto si aggrappò come una piovra al braccio del compagno e si issò, puntellando bene a terra i tacchi a spillo che aveva deciso di indossare qualche ora prima. Con la scusa di sentirsi infreddolita, rimase abbracciata a lui anche quando insieme raggiunsero il balconcino della sala da pranzo che dava sul ponte. L’aria gelida della notte le schiaffeggiava gentilmente il viso, ma nelle narici della rossa albergava il familiare odore di nicotina, dopobarba e casa; si chiese quando sarebbe giunto l’attimo ideale per potergli finalmente parlare.

Guardarono con divertimento la gara di pupazzi di neve che avevano improvvisato i più sciocchi del gruppo, resa possibile dall’aggeggio che Franky aveva costruito per produrre nevischio finto. Non parlarono, ma non si sentirono a disagio; c’erano solo loro due, le stoffe dei loro vestiti che sfregavano appena tra loro e i cuori che battevano all’unisono, ciascuno nella propria gabbia toracica.

Tuttavia, il momento durò ben poco. «Sanji-san!», chiamò Brook sbracciandosi dal ponte erbato. «Qui è tutto pronto!»

Il biondo sorrise, ma quella volta non fu dolce, bensì quasi un ghigno di chi era in procinto di combinarla grossa. Si voltò in direzione della sua bella – la quale seppe già che avrebbe fatto bene a non aspettarsi nulla di buono – e le disse: «Aspetta qui, Nami-san. Ho una sorpresa per te.»

«Perché ho l’impressione di dover avere paura…?»

Lui rise. «È il mio regalo di Natale per te.» Sciolse l’abbraccio che avevano saldamente mantenuto fino a quel momento e si allontanò di qualche passo camminando all’indietro, ancora guardandola negli occhi. «Sono sicuro che ti piacerà.»

“Non mi ricordavo di aver vinto alla lotteria”, pensò Nami stringendosi nelle spalle per combattere il freddo, ma lo lasciò fare.

Il biondo corse giù, intimando agli altri di allontanarsi per liberare il ponte e, dopo un suo cenno d’intesa, Brook collegò la sua chitarra elettrica a delle casse spuntante da chissà dove. Quando le prime note si propagarono per aria e un microfono mai visto prima finì tra le agili mani del cuoco, Nami capì che era il caso di preoccuparsi seriamente.

«I don’t want a lot for Christmas, there is just one thing I need…»

“Oh, no”, fu tutto ciò a cui la navigatrice riuscì a pensare.

Non era la prima volta che Sanji le faceva una serenata, ma mai prima d’allora era stato così serio. Sarebbe stata anche romantica, come pensata, se non fosse stato per un particolare di fondamentale importanza: Sanji poteva essere il cuoco più capace dei mari, un abile e spietato combattente, uno degli uomini più ricercati dal Governo Mondiale, ma quando si trattava di cantare era un disastro totale; stonato come una campana, non sapeva neanche muoversi ritmicamente e mantenere un unico e saldo tono di voce, che poi quasi non si sentiva a causa delle foga con cui il musicista di bordo stava suonando il proprio strumento assolutamente fuori il dolce tema natalizio. L’unico che pareva apprezzare era Zoro che se la rideva a gran voce, imitato dal dottore e dal cecchino, mentre Luffy incitava lo chef di bordo e invitava tutti a ballare lì attorno, così come stava facendo lui.

Nami si sentì sprofondare e tentò di non morire di vergogna mentre il biondo si sgolava e la guardava negli occhi, un’espressione entusiasta a incorniciargli il volto coperto in parte da quei bei fili dorati.

«NAMI-SAN», urlò con un gran sorriso per richiamare la sua attenzione, nonostante l’avesse già. «All I want for Christmas is YOUUUU~»

Inutile dire che Nami disse addio alla dichiarazione e lo gettò in mare.

 

 

 

 

Angoletto dell’Autrice!!

Il Natale è alle porte e io NON POTEVO non scrivere una mini-raccolta sulla mia OTP! La SaNami è la mia   v i t a   e quindi ho pensato di fare un regalo di Natale a tutti coloro che li shippano ^^ In realtà è un errore enorme perché in pentola bolle un progetto mooolto più grande e scrivendo questa raccolta sto solo procrastinando uccidetemi

Come avrete capito, ogni one-shot si baserà su un prompt; ne stavo cercando di nuovi ma, visto che in materia di forum ho il senso dell’orientamento di Zoro, ho usato questi del 2016 – che ho  a d o r a t o!

IMPORTANTE: ogni one-shot NON è collegata con le altre! Tenetelo ben a mente quando pubblicherò le altre parti ^^

E niente, mi dileguo a leggere Italo Calvino, ‘ché tra poco inizia la sessione *piange sotto l’albero di Natale* Lasciate una recensione con le vostre impressioni, se vi va! Mi fareste un bel regalo~~~

 

A presto,

–Channy

  
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