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Autore: channy_the_loner    25/12/2021    0 recensioni
Una breve raccolta a tema natalizio incentrata sul miglior cuoco del mare e la sua bella navigatrice. Perché non c’è niente di più bello del trascorrere il Natale con chi ami~♥
#1: «Aspetta qui, Nami-san. Ho una sorpresa per te.»
#2: “Se Maometto non va dalla montagna, è la montagna ad andare da Maometto”, pensò.
#3: «Ti sorprendi ancora se mi preoccupo per te?»
#4: ???
#5: ???
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prompt: “I knitted you a sweater!”

 

Imbarazzante, impensabile, assurdo.

 

 

«Sanji-kun?»

In condizioni normali, lo chef avrebbe abbandonato tutto ciò che stesse facendo, qualsiasi cosa fosse, pur di correre in aiuto della sua amabile donzella dai lunghi capelli rossi; avrebbe sentito quel flebile richiamo in lontananza grazie al suo sensibile udito, e i suoi passi rapidi e felici avrebbero riecheggiato per tutta la Sunny.

E invece silenzio.

Nami attese pazientemente, una gamba a cavallo dell’altra sotto la scrivania del suo studio, mentre continuava a tracciare linee precise sulla superficie ruvida della carta; “Avrà le mani insaponate”, pensò tra sé e sé, immaginandolo mentre si dava da fare per pulire a fondo l’intera cucina che aveva usato fino a un’ora prima per cucinare il pranzo.

Diede un’occhiata alla legenda che aveva appuntato in un angolo della pergamena per assicurarsi di non star commettendo errori nella trascrizione delle informazioni, ma con la coda dell’occhio continuava a tenere sotto controllo l’entrata della biblioteca, sentendosi stranamente impaziente. «Sanji-kun!», le sfuggì dalle labbra, stavolta a voce più alta e pretenziosa.

Mantenendo gli occhiali da lettura calati sul naso, si voltò del tutto in direzione della porta nella speranza di vederla aprirsi nel giro di pochi attimi; il suo sguardo era ancorato alla maniglia dell’uscio, come a volerla abbassare con la forza del pensiero e spingere il cuoco a entrare, attirandolo come un piccolo chiodo a una potente calamita.

Quando capì che probabilmente il biondo non sentiva la sua voce – cosa alquanto strana, si disse – decise di agire di conseguenza. “Se Maometto non va dalla montagna, è la montagna ad andare da Maometto”, pensò mentre afferrava la propria felpa e la infilava rapidamente per contrastare il freddo invernale dell’isola sulla quale avevano attraccato pochi giorni prima. Quando uscì dallo studio, ritrovandosi di fronte ai suoi preziosi alberi di mandarino, constatò che la nave fosse deserta, tuttavia escluse che anche la persona che stava desiderando di vedere avesse deciso di scendere insieme agli altri poiché, nel suddetto caso, avrebbe sicuramente provveduto ad avvertirla – o le avrebbe galantemente proposto di accompagnarlo in giro.

A passo cadenzato e tutto sommato tranquillo, entrò in cucina, certa di trovarlo immerso tra pentolame e verdure tagliuzzate per la prematura preparazione della cena, e invece i fornelli non erano occupati da nessuno; anche la stiva adiacente era vuota di qualsiasi presenza umana, perciò Nami si riversò sul ponte. Controllò nella stanza dei ragazzi, storcendo il naso dinanzi alla perenne confusione che regnava tra quelle mura, e con una punta di disprezzo diede un’occhiata anche nella camera sua e di Robin – anche lì, nulla. Salì le scale che conducevano al timone, ma non lo trovò. A quel punto decise di arrampicarsi fino alla cappa della Sunny, fregandosene dell’invadere lo spazio personale di Zoro – era la sua palestra, ma mica c’era scritto il suo nome!

Dall’alto poté godere della vista dell’intera casa galleggiante, e si perse nell’osservare ancora una volta la precisione di ogni dettaglio che la caratterizzava, che la rendeva così unica e speciale. Dondolava placidamente a ritmo delle onde, restando allo stesso tempo ben salda alla costa liscia dove avevano attraccato, calando l’ancora artigliata con un sonoro tonfo nelle acque trasparenti dell’isolotto tropicale. E appena si disse che, davanti a quel semplice ma meraviglioso spettacolo, avrebbe potuto concedersi il lusso di rilassarsi, vide una familiare testa bionda fare capolino dalla stanza-acquario, guardare prima a destra, dopo a sinistra, per poi decidere di uscire allo scoperto con uno strano sorrisetto a distendergli i lineamenti. “A-ha! Qui gatta ci cova”, pensò la navigatrice con la medesima espressione, e quasi si lanciò giù dalla vedetta per raggiungere al più presto il compagno.

Nonostante sapesse usare l’haki dell’osservazione in maniera pressoché eccellente, a Sanji quasi non venne un infarto quando vide la ragazza dai lunghi capelli rossi piombargli davanti con un’aria curiosa e vagamente sadica. «N-Nami-san!», esclamò premendosi una mano sul petto. «Ti credevo nel tuo studio.»

Inutile tergiversare. «Cosa mi stai nascondendo, Sanji-kun?»

Il biondo batté le palpebre più volte per registrare la domanda e scovare una risposta. «Assolutamente nulla, amore mio.»

«Nulla?»

«Nulla.»

Lei puntellò le mani sui fianchi sinuosi. «Balle. Ti ho chiamato più volte e non mi hai risposto.»

Sanji crollò ai suoi piedi con aria teatralmente disperata. «Perdonami, mia dea! Le mie orecchie hanno commesso l’impensabile e gigantesco errore di non aver udito le tue melodiose corde vocali cantare per me~»

La ragazza roteò gli occhi al cielo. «Ti perdono, ti perdono…» Si inginocchiò per raggiungere l’altezza del cuoco e, con i loro nasi che si sfioravano impercettibilmente per la vicinanza, gli face la linguaccia. «… solo se mi dici cosa stavi facendo.»

Lui non seppe decidere se il senso di scomodità e inadeguatezza, mescolato a quell’intensa gioia che gli batteva forte nella gabbia toracica, fosse dovuto alle labbra fin troppo vicine della bella cartografa o alla crudeltà che aveva deliberatamente posto sull’altro piatto della bilancia.

«Nami-san», provò a dire, «ho già detto che non stavo facendo niente.»

Lei ribatté subito, come se si fosse aspettata quella risposta. «Ti sembro una sprovveduta, Sanji-kun?», chiese retoricamente, mentre sul suo volto si dipingeva una palesemente falsa espressione angelica. «Dai, con me puoi parlare, lo sai. So mantenere i segreti», aggiunse accarezzandogli il pizzetto con le dita affusolate della mano, vagamente fredde a causa delle temperature in procinto di abbassarsi.

Il cuoco di bordo, se ne avesse avuto la possibilità, si sarebbe volentieri svitato la testa dal collo e l’avrebbe gettata in mare, pur di scappare da quella situazione; in alternativa, deglutì sonoramente.

«Non te lo posso dire.»

La rossa annuì. «Già è una risposta diversa.» Puntò gli occhi in quelli color cielo che la fronteggiavano. «Perché?»

«No, no, no, no», balbettò in difficoltà. «Ho detto che non te lo posso…»

«Ma io sono curiosa», lo interruppe. «Un indizio?»

A quel punto, Sanji si fece coraggio e le poggiò le mani sulle spalle. «Nami-san», la chiamò con voce più seria. «Non insistere, per favore.»

Sentire quelle mani calde a contatto con il proprio corpo le fece uno strano effetto; quasi desiderò che si muovessero lungo le braccia, poi sulla schiena, sui fianchi, sulle gambe e…

«È una sorpresa.»

Tornare a sentire la voce del compagno ebbe lo stesso effetto di una secchiata d’acqua e cubetti di ghiaccio. «E-eh?»

«Sto preparando qualcosa per te», disse Sanji. «Per questo non ti posso dire nulla fino a quando non sarà tutto pronto. Ti prego di avere pazienza, amore mio.»

La rossa boccheggiò, ancora stordita per quel tocco tanto facile e innocente quanto bollente e inibitorio. «È… è il mio regalo di Natale?», riuscì a dire.

Il cuoco annuì e, ritirando le mani dal corpo della giovane donna, si accese una sigaretta. «Spero che tu mi possa perdonare lo stesso.»

«Perdonare?», domandò più a sé stessa che all’altro, quando si ricordò della condizione che proprio lei aveva tirato in ballo. «Ah, sì, ‘ché ti stavo chiamando.» Tornò in piedi, sentendo le gambe indolenzite a furia di stare accovacciata. «Facciamo che ti perdono se esaudisci la mia richiesta di poco fa.»

Sanji soffiò via del fumo. «Sono a sua disposizione, mademoiselle

«Mi prepari quel tè buonissimo che mi porti sempre?», gli fece allontanandosi di qualche passo. «E anche un dolcetto di accompagnamento, se è possibile», aggiunse con un occhiolino.

Il volto di Sanji tornò a sorridere radiosamente. «Certamente, Nami-san! Mellorine, mellorine~»



I giorni seguenti passarono abbastanza rapidamente tra rimproveri alle marachelle del Capitano e lo shopping natalizio con Robin, entusiasta quanto lei di poter dedicarsi agli acquisti anche per i loro compagni d’avventura; quello, infatti, era l’unico periodo dell’anno in cui la banca di bordo si sentiva particolarmente magnanima per andare in giro a spendere preziosissimi Berry anche per qualcuno all’infuori di sé stessa – nulla, dopotutto, era più soddisfacente e caloroso di vedere le loro espressioni gioiose nel ricevere qualcosa che desideravano da tanti mesi.

Sotto le occhiate allusive e divertite dell’archeologa, Nami si permise persino di prelevare soldi extra per comprare un dono più costoso per l’elegante e strampalato cuoco di bordo il quale, tutto sommato, poco alla volta, era riuscito a farsi amare dalla burbera e avida cartografa. Scelse per lui un nuovo completo color notte da sfoggiare nelle occasioni migliori e aggiunse dei gemelli blu – il suo colore preferito – a completare il pacchetto regalo. «Ma che amore e amore! Questo è per ringraziarlo di tutte le gentilezze», si era giustificata dinanzi alla sorellona, le guance gonfie d’aria e gli occhi puntati altrove per costringersi a non arrossire. Pensò che glielo dovesse, infondo, dato che anche lui aveva preparato qualcosa per lei. Che si trattasse di quella collana di perle che aveva visto sull’isola precedente? Che se l’avesse fatta spedire?

La mattina di Natale, appena sveglia, la ciurma piombò sul ponte per sbarazzarsi di tutta quell’ingombrante carta da regalo per impossessarsi delle scatole contrassegnate dai nomi di ognuno di loro.

Gli occhi color cobalto di Sanji s’ingigantirono all’inverosimile quando caddero su ciò che aveva ricevuto. «Aaaahhh, Nami-swaaan~», urlò volteggiando. «Grazie per questo splendido regalo! Mi piace tantissimo~»

Lei, per una volta, non si scansò per evitare un abbraccio proposto di slancio. «Di nulla, Sanji-kun.»

Il giovane uomo si beò ancora per qualche attimo di quel contatto, incurante delle occhiate divertite e maliziose del resto della ciurma; allentò la presa dopo un tempo che gli parve infinito, quel tanto che bastava per guardarla in volto. Disse: «Adesso tocca al mio, di regalo. Chiudi gli occhi, principessa~»

«Spero per te che non sia una pianta di vischio», rispose scettica Nami, ma abbassò ugualmente le palpebre fino a vedere nient’altro che nero.

Lo sentì ridacchiare e captò qualche commento sarcastico di Zoro, Franky e Usopp, poi distinse chiaramente passi frettolosi e rumori di carta.

«Ecco fatto. Ora puoi guardare, Nami-san.»

La rossa sorrise, emozionata, e riaprì gli occhi. Il mondo le crollò addosso.

Imbarazzante, impensabile, assurdo.

Doveva esserci un errore. Anzi, doveva trattarsi sicuramente di uno scherzo.

«Ehm, Sanji-kun, quello…?»

«Ti ho cucito un maglione!», esclamò tutto contento mentre le sventolava davanti al naso quell’ammasso di lana. Era un indumento visibilmente storto e, seppur ricamato in maniera tutto sommato decente, di pessimo gusto. Al centro del maglione vi era una forma principalmente rosa e gialla che vagamente ricordava il viso del cuoco; l’unico occhio che era possibile da vedere era strabico e il sorriso che catturava l’attenzione dell’osservatore era così grande da uscire fuori dai confini del volto.

Lo indicò con l’indice tremante. «Che cos’è?»

Sanji spostò lo sguardo più volte dalla navigatrice al dono, poi dal dono alla navigatrice. «Aah, intendi perché ho deciso di imparare a fare l’uncinetto», fece tutto risoluto. «Ti ricordi la sorpresa di cui ti parlavo l’altro giorno?»

Lei sorrise grazie all’ultimo barlume di speranza che le era rimasto in corpo.

«Eccola! Così potrai indossarlo e sentirmi accanto a te e su di te in ogni momento~»

Forse, pensò Nami, avrebbe fatto bene ad apprezzare il gesto e dirsi che si era impegnato, che aveva nuovamente speso del tempo per lei, che non avrebbe fatto altrettanto con una qualsiasi altra ragazza.

O forse avrebbe fatto meglio a chiedergli il rimborso per lo smoking e i gemelli.

 

 

 


Angoletto dell’Autrice!!

Okay, allora, letteralmente il prompt parla di una felpa, ma l’idea del maglione con la faccia di Sanji ricamata sopra nella mia testa mi fa spaccare PUAHAHAHAH—

Be’, Nami, a Natale siamo tutti più buoni, dovresti ringraziare il bel cuoco con un bel bacio… A proposito, auguri a tutti! Come state? Avete fatto il cenone del 24, il pranzo del 25 o entrambi? Io sto mangiando solo dolciumi *sbava sul pandoro al cioccolato*

Spero che questa seconda one-shot sia stata di vostro gradimento; fatemelo sapere con una recensione! Ovviamente accetto anche critiche e pareri negativi, ‘ché aiutano a crescere ^^


Buon Natale, miei amati lettori,

–Channy

  
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