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Autore: StagTree    23/12/2021    4 recensioni
La notte di Natale – quando Crowley incontra Aziraphale nella sua libreria, pulita, cortese, e gli chiede se vuole un passaggio alla Cattedrale di Westminster, Aziraphale gli sorride, detentore di teneri segreti, idillici, e si fa accompagnare dentro la Bentley come se stesse per salire a cavallo.
storia partecipante alla "secret santa challenge" indetta da Mari Lace e Sia sul forum "writing games - ferisce più la penna"
( crowley/aziraphale )
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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questa storia partecipa al “secret santa challenge” indetto dal forum “writing games – ferisce più la penna”. buon natale nao yoshikawa😊 so che non è esattamente quello che ti aspettavi magari, ma spero lo stesso ti piaccia

 

 

 

 

 

The tolling of the iron bell
Calls the faithful to their knees
to hear the softly spoken magic spells

-        Time

 

 

La notte di Natale – quando Crowley incontra Aziraphale nella sua libreria, pulita, cortese, e gli chiede se vuole un passaggio alla Cattedrale di Westminster, Aziraphale gli sorride, detentore di teneri segreti, idillici, e si fa accompagnare dentro la Bentley come se stesse per salire a cavallo – scudiero, cavaliere; portami, rapiscimi, in posti che non ho visto mai

 

Crowley chiede, “Perché in cattedrale?” desolato, intorpidito – dalla gelata invernale, dal ghiaccio sul marciapiede che lo fa quasi scivolare. E Aziraphale – che è comprensivo, e paziente, e capace di donare a tutti gli imputati il beneficio del dubbio – risponde, “Mio caro, è Natale,” e ascolta, perché Aziraphale – Crowley lo sa, e ne abusa, ma è questo che si fa, a volte – Aziraphale ascolta sempre, anche la musica che non gli piace.

 

“E cambia la musica alla radio, per Dio, è tutta la settimana che hai dentro lo stesso CD.” Anche se per poco, che non è per forza un difetto, alla fine.

 

Crowley dice, “Spencer Davis non è morto di polmonite per farsi dire di star zitto, angelo,” e la discussione finisce così – con una smorfia, e il CD che continua a girare.

 

E’ la notte – a metà, o come si dice – di Natale, quando Crowley e Aziraphale viaggiano nel traffico della Grande Londra a ritmo di dita che picchiano sul bel volante di pelle – di sguardi che si incrociano per sbaglio, di passanti, andanti, fumanti di condensa, come draghi. Ci sono gruppi di persone ben vestite dirette verso la chiesa, e quando arrivano, Crowley sosta davanti alla grande piazza frontale, e la osserva – schiva con gli occhi le figure nere ed indistinguibili dei credenti che si avvicinano per entrare, approcciano il portone, e arriva alla facciata della cattedrale, ne osserva la bellezza con un sopracciglio alzato. E c’è esitazione – Aziraphale si infila i guanti con calma, dito per dito, si sistema la sciarpa di cashmere e il papillon, e guarda fuori, stringe le mani.

 

Dice, “Sai,” ed è desolato, intorpidito – da un sentimento indistinguibile e privato, proibito, e non dal freddo, anche se ha il naso rosso e si stringe nelle spalle, “Potresti entrare anche tu, adesso.”

 

Crowley ammira il suo profilo, imparziale – ne osserva i minuti peli sulle guance, l’alone bianco delle luci fuori dal finestrino che baciano la sua silhouette, il doppio mento, la curva morbida delle sopracciglia contratte, dolcemente, la mano che accarezza la maniglia per uscire – e non risponde, non subito, perché di fatto – e come potrebbe mai ammetterglielo, Crowley, a petto pieno, a petto in fuori, altezzoso, a dispetto del contesto – e lo sa, che non è richiesto, che sia orgoglioso, che alzi il mento – che allunghi una mano e gli offra dei soldi come carte del poker, dicendogli, “Sono per l’offerta, dalli al posto mio,” – ma per quanto facile, di fatto, non vuole dirgli di no.

 

Sospira – sospirano entrambi, cambia il clima, si mordono le labbra, e Aziraphale ancora non scende dalla macchina.

 

“Non cerco salvezza, angelo, e nemmeno posso cercarla, anche volendo,” balbetta, Crowley, titubante, “Non sono ben accolto in un posto del genere, lo sai, no? Capisci cosa voglio dire?”

 

“Certo,” risponde – Aziraphale, che prende i soldi e gli sorride, li chiude tra le dita, cosa preziosa, “Anche se, francamente, Crowley, non penso tu ne abbia bisogno.”

 

C’è un momento di tenero silenzio, prima che Aziraphale si sporga – con il braccio, il braccio, solamente – e allunghi le dita, gliele appoggi sulle sue. Per poco; “Buon Natale,” dice, sorride di nuovo, sincero ed infelice, ed esce dalla macchina, si chiude la portiera alle spalle.

 

E Crowley aspetta.

  
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