Questa raccolta partecipa all'attività Regali d'inchiostro tra i tavoli del pub indetta sul gruppo Facebook “L'angolo di Madama Rosmerta”.
In un universo parallelo in cui Lance si è beccato una tegola in
testa – ergo, si è rimbambito –, ecco un piccolo
momento su questa coppia.
A Giu,
visto che Dominique è il tuo personaggio preferito,
ho colto l'occasione per scrivere questo piccolo capitolo.
Spero che ti piaccia.
E grazie di tutto!
La bella e la bestia
«Fallirai».
Dominique corruga con stizza le sopracciglia al suono di quell'unica parola pronunciata con assoluta certezza.
Si umetta le labbra, prima di storcerle in una smorfia indispettita,
alzando il mento con arroganza per fissare colui che ha osato demolirla
senza farsi alcuno scrupolo.
«Sei proprio uno stronzo» lo apostrofa di cuore, velenosa.
«Sono
solo realista» precisa l'altro, affatto toccato, scuotendo con
aria saputa il capo. Quando nota che lei continua a trucidarlo con due
occhi azzurri illuminati dalla furia, alza i suoi al soffitto e sbuffa.
«Non hai mai cucinato in vita tua – a malapena sai farti il
tè – e ora vuoi davvero preparare il dolce per il pranzo
di Natale?» domanda pratico, appena ironico, inarcando le
sopracciglia con eloquenza. «Se vuoi avvelenare i tuoi parenti
per Natale, hai la mia benedizione ma non sperare che creda anche solo
per un istante che ce la farai» termina con la solita brutale
sincerità che lei adora.
«Perché sei uno stronzo» ripete Dominique, certa.
Lance scrolla le spalle, noncurante.
«Perché conosco la tua cucina» sostiene con genuino
ribrezzo, chiudendo per un istante le palpebre come chi si sforza di
allontanare un'immagine raccapricciante che gli è appena
affiorata davanti agli occhi. Per la cronaca, Dominique gli ha
preparato solo un paio di piatti. Per il resto, ringraziando Godric in
quella casa ci siano gli Elfi. «È un miracolo che non sia
ancora morto» osserva tra sé, fissando il vuoto, senza
curarsi di non farsi sentire.
Lei, in piedi davanti al tavolo della cucina, incrocia le braccia al
petto in una posa offesa mentre serra la mandibola, irritata a morte
per la scarsa fiducia che il suo ragazzo ha da sempre nelle sue
capacità.
«Buona fortuna» termina quel bastardo, sarcastico, alzandosi dalla sedia.
Dominique, senza pensarci un secondo di più, gli appoggia le
mani sulle spalle e lo costringe a tornare seduto, troneggiando sopra
di lui con un ghigno che non promette nulla di buono.
«Dove pensi di fuggire, Rosier?» chiede melliflua. «Tu mi aiuterai» decreta imperiosa.
Lui alza un sopracciglio con chiaro scetticismo.
«Scordatelo» replica secco, accennando anche un sorriso derisorio. «Non mi trascinerai a fondo con te».
Lei sogghigna perfida.
«O questo o niente sesso per un mese» ricatta infame.
Lance scoppia a ridere.
«Non dureresti tanto» sostiene sicuro, quando riprende il
controllo con uno scintillio di puro scherno che gli balugina nelle
iridi chiare e gelide. «E cederesti prima tu» continua
spietato, gongolando dell'irritazione che le ha imporporato le guance.
«Vai» risponde lui, provocatorio, con ancora un'ombra di riso sulle labbra.
Dominique deve far forza su se stessa per non saltargli addosso.
È ancora indecisa se per picchiarlo – se lo meriterebbe – o per strappargli i vestiti di dosso, dato che la eccita la stronzaggine dell'altro.
E pensare che all'inizio lo credeva una distrazione, qualcuno con cui giocherellare per combattere la noia e far passare il tempo.
«Facciamo così» esordisce Lance, leggero, alzandosi in piedi e voltando appena il busto così da essere esattamente di fronte a lei. Dominique, nonostante si sia sempre proclamata una Grifondoro convinta, trattiene il fiato assumendo un'aria vagamente impaurita. Cosa che fa ampliare con soddisfazione il sorriso di lui. «Dai agli Elfi il compito di cucinare e tu vieni in camera con me» propone suadente, afferrandola per i fianchi così da portarla a sedere sul tavolo della cucina e baciarle il collo.
Dominique abbassa le palpebre e freme quando sente quelle labbra lambirle la pelle.
«Sarebbe bello» confessa in un sussurro fioco. «Però c'è un problema» ammette deglutendo, preparandosi alla reazione che scoppierà quando getterà la bomba.
«Sarebbe?» indaga lui, distratto, abbassandole la cerniera della felpa, così da spostare la spallina della canottiera e lasciare una scia di baci anche sulla spalla nuda.
Lei prende un respiro per farsi coraggio.
«Ho dato agli Elfi la giornata libera» butta fuori di getto, sperando di togliersi un peso di dosso.
Lance si immobilizza – forse gli ingranaggi del cervello, dopo che il sangue stava iniziando ad affluire in basso, necessitano di qualche istante prima di girare e decifrare quello che ha appena sentito –, prima di staccarsi da lei di colpo e sondarle il viso con attenzione, come per accertarsi che sia la verità.
Lo vede socchiudere le palpebre con odio, gli occhi azzurri che diventano più gelidi del solito e un'espressione che non avrebbe sfigurato affatto sul volto del suo antenato Mangiamorte.
«Non puoi averlo fatto davvero!» sibila a metà tra il rabbioso e lo sconvolto.
*
«Non puoi tenermi il muso per questo».
«Tu credi?»
«Sarebbe da folle».
«Comincio a capire perché Evan amasse così tanto massacrare i nemici».
Dominique,
i capelli rossi legati in una treccia e un grembiule candido addosso,
alza gli occhi dalla ciotola dove ha appena finito di mescolare
l'impasto di farina e frutta secca del Chirstmas Pudding.
«E se sono ancora qui» prosegue Lance, risentito, il viso
cupo e la voce grondante ghiaccio. «È perché voglio
esserci nel momento in cui fallirai, così da potertelo
rinfacciare per mesi» promette spietato.
Lei arriccia le labbra, mostrandogli tutto il suo disgusto.
«Per quanto riguarda il sesso» continua lui, seduto
composto sulla sedia della cucina, avvolto in un'aurea tetra.
«Sono io a non volerlo fare per il prossimo mese, nemmeno se mi
prometti quello violento al limite» precisa mordace.
Dominique molla il cucchiaio e ciotola, volandosi alla sua sinistra per fronteggiarlo con un'espressione inviperita.
«È solo un dolce, Lance» sottolinea sgarbata, le mani sui fianchi.
«No, è solo un'infamata, Dominique» puntualizza lui, piccato. «Tipico della tua famiglia» aggiunge nauseato, scuotendo la testa.
Lei socchiude gli occhi azzurri.
«Perché devi sempre offendere la mia famiglia?» sibila inferocita.
«Perché siete un branco di rompicoglioni» ribatte
Lance, brutale e secco. «Evan aveva ragione quando ha cercato di
farvi fuori. Con uno ci è riuscito, l'altro – ringraziando
Salazar – ci ha pensato Dolohov a spedirlo all'altro mondo. Mi
avrebbero fatto un favore se avessero sradicato tutta la dinastia dei
Weasley, almeno non avrei dovuto subire questo supplizio»
borbotta tra sé, inarcando le sopracciglia con quella che pare
insofferenza.
Dominique riprende a lavorare l'impasto, mescolando con movimenti per
nulla delicati. Anzi, sembra che stia sfogando tutta la sua rabbia
contro quel povero dolce invece che contro l'idiota che ha accanto.
«Puoi sempre lasciarmi».
«Credimi, in questo momento sono molto vicino dal farlo».
«E cosa aspetti?»
«Troppo facile» sentenzia lui, implacabile, con un sorriso
affatto rassicurante sulle labbra «Prima voglio che soffri»
confida amabile, raggiante dalla prospettiva di vederla in lacrime.
«E per cosa?» sbotta lei, furibonda, alzando il tono della
voce. «Per aver concesso una giornata di svago agli Elfi?»
sottolinea con il tono di chi sta cercando di far capire all'altro che
è un imbecille.
«Stavo
pensando di tradirti ma non mi darebbe così tanta
soddisfazione» continua Lance, pensieroso, come se non l'avesse
affatto sentita. Dominique sente la rabbia raggiungere nuovi livelli
per essere stata ignorata così bellamente. «Anche
perché, in questo momento, non ho affatto voglia di scopare. E
poi rovinerei il Natale a me, non a te. Già immagino i tuoi
parenti venirmi a rompere il cazzo a Rosier Castle perché ho osato ridurti come un cervo» sbuffa seccato, alzando gli occhi al cielo con esasperazione. «I miei Elfi» puntualizza con veemenza, ribadendo la sua proprietà.
Non sa nemmeno come ha fatto a sopravvivere fino a quel momento. Da quando è andata a vivere, tre mesi fa, in uno dei tanti cottage che i Rosier possiedono nello Yorkshire – Lance ha dolcemente ribattezzato quel tentativo di convivenza come invasione – si possono contare sulla punta delle dita di una mano i giorni in cui non sono arrivati a bisticciare.
Tutta colpa di lui, ovviamente.
Lance, che ha sempre avuto modi da dittatore dispotico, sembra aver raggiunto nuovi livelli di follia. Già il secondo giorno dopo il suo arrivo, ha preso una lavagnetta e ha scritto le regole della casa che lei deve assolutamente rispettare, pena l'esilio immediato e irrevocabile.
Quindi niente vestiti in giro – perché il piccolo lord è anche un maniaco dell'ordine –, niente visite improvvise dei Weasley – così lui può darsi alla macchia e rintanarsi nell'antro oscuro che è la Sala dei Duelli –, gli Elfi Domestici non se ne vanno – perché sia mai che sua grazia alzi il suo nobile deretano e si riduca a fare la Cenerentola della situazione – e ognuno a casa sua per le feste comandate.
Ah, e ovviamente mai svegliarlo quando il cucciolo dorme.
L'unica volta in cui Dominique, in ritardo per una lezione al San Mungo, ha osato far rumore e strapparlo dal suo sonno, ha schivato per un soffio uno Stupeficium non verbale che l'avrebbe ridotta priva di sensi.
Dominique, le mani che iniziano seriamente a tremarle per il nervoso, decide saggiamente di ignorarlo onde evitare di fare una strage il giorno prima di Natale – e di tornare a dedicarsi al suo lavoro.
Dopo aver imburrato una ciotola di rame, versa l'impasto di farina e frutta secca al suo interno. Lo livella con fin troppa energia, prima di appoggiarci sopra un piatto da portata, così da rovesciare il Christmas Pudding una volta pronto.
Poi appella una pentola e mette il dolce a cuocere a bagnomaria, guardando l'ora e impostando il timer in modo che l'avvisi quando sarà pronto.
Quando torna a voltarsi, sbatte un momento le ciglia con smarrimento nel vederlo ancora lì. Lance non si è mosso dalla sua sedia, anzi, probabilmente non ha smesso per un istante di fissarla con due iridi chiare che mostrano tutto lo scherno possibile.
«Che vuoi?» chiede lei, sgarbata, preparandosi mentalmente ad affrontare l'ennesima battaglia.
«Ho solo una domanda» risponde lui, leggero, sfoderando un sorriso che non promette nulla di nuovo. «Se hai dato la giornata libera agli Elfi – e non temere che sarai punita per questo – chi cucina il pranzo?»
Dominique rimane immobile, sgranando gli occhi e aprendo più volte le labbra per cercare di articolare una frase.
«Mi sa che a questo non avevi pensato» commenta l'altro, sarcastico.
*
Dominique storce il viso in una smorfia altezzosa, mordendosi la lingua per ingoiare quella risposta al vetriolo che rischia di sfuggirle di bocca.
«Che non fossi normale non è una novità» continua lui, implacabile, scuotendo il capo con un principio di isteria. «Ma a tutto c'è un limite. Almeno un neurone pensavo ti fosse rimasto» afferma accanito, osservando con rabbia la desolazione del poco cibo che è rimasto nella dispensa e che hanno riunito sul tavolo.
Effettivamente lei non ha nemmeno pensato di chiedere agli Elfi di fare la spesa, si è solo limitata a procurasi gli ingredienti necessari per cucinare il dolce.
«Possiamo sempre ordinare qualcosa dal locale Babbano che c'è in paese» azzarda, beccandosi un'occhiataccia oltraggiata di chi ha appena sentito insultare la propria famiglia.
E quando succede, anche se dissimula, pensa asciutta, se la lega al dito ed esige vendetta. Insultate chiunque ma non Evan.
«Ne ho abbastanza di roba Babbana per questa settimana» sentenzia Lance, scornato, alludendo ai regali che lei ha ricevuto dai colleghi del suo corso di studio, frequentato per lo più di Mezzosangue e Nati Babbani.
Lui l'ha guardata e giudicata in silenzio porre tutte quelle confezioni impacchettate sotto il loro albero di Natale. Non ha detto nulla, è vero, ma la sua faccia esprimeva tutto il disgusto possibile.
«L'alternativa quale sarebbe?» replica Dominique, sarcastica. «Morire di fame?»
Lance prende un respiro profondo, prima di chiudere con teatralità le palpebre. Rimane in quello stato per qualche secondo, prima di riaprirle con il cipiglio di un generale che sa esattamente quale strategia bellica eseguire per ottenere la vittoria e distruggere il nemico.
«Possiamo sopravvivere» decreta, infine, con sicurezza.
«E come?» indaga Dominique, perplessa, prima di corrugare le sopracciglia. «Lance, se pensi che mi metterò a cucinar-»
«No, lo faccio io» taglia corto lui, secco. «Voglio arrivare alla cena di questa sera» spiega serio, riferendosi alla cena della Vigilia che ogni anno si tiene a Rosier Castle, dove si riuniscono una serie di parenti Purosangue con la puzza sotto il naso.
Cena alla quale lei non è mai stata invitata, ovviamente.
«Io non sarei così ansiosa di essere circondata da un branco di parenti ultraottantenni che non vedono l'ora di cacciare il naso nella mia vita» butta fuori, cercando di non mostrarsi affatto offesa.
Lui scrolla le spalle, noncurante, prima di appellare un secondo grembiule e legarselo addosso.
«Tanto di solito si concentrano su Molly» ribatte distratto, ignorando – sarebbe meglio dire, fregandosene – di irritarla ancor di più. «Dopo cena, vedrò di scappare con Jude e i miei fratelli in giardino. C'è la tradizionale battaglia di neve» rivela svagato, cominciando a sbucciare e tagliare le patate con dei movimenti rapidi della bacchetta.
«Che cosa vuoi cucinare?» si informa lei, curiosa, decidendo di sancire una tregua e di non passare tutta la mattinata a discutere.
Sarebbe anche divertente, soprattutto perché di solito finiscono poi per fare pace in qualche angolo appartato della casa.
Però se Lance si mette in testa di darsi alla castità, non c'è santo che gli faccia cambiare idea. «La Kartoffelsuppe» spiega spiccio, passando poi a pulire e tagliare le carote.
«Detesto il tedesco» borbotta Dominique, contrariata, storcendo le labbra in una smorfia. «Ogni cosa che dici sembra un insulto!»
Lui volta il capo nella sua direzione, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
«Non servirmi le battute, così, su un piatto d'argento» dice con le labbra tremolanti, che si stanno distendendo in un sorriso beffardo. Poi corruga la fronte, fingendosi pensieroso. «E anche vero che di solito mi servi altr-» si interrompe quando lei gli tira un pugno contro l'avambraccio, senza preoccuparsi di calibrare la forza.
«Rosier, oggi stai marcando male!» lo avverte, sanguinaria, i nervi a fior di pelle.
«Potrei dire la stessa cosa di te, Weasley» rilancia lui, gongolando come un pazzo davanti al nervoso che le arrossisce le gote. «Posso continuare a cucinare o vuoi la guerra?» domanda con quel velo di superiorità che non fa altro che farle venire voglia di sangue.
Dominique inarca le sopracciglia con arroganza.
«Puoi provarci» sottolinea acida, alludendo all'impresa che si sta accingendo a compiere. «Ma dubito che tu ci riesca davvero» precisa beffarda.
Lui stende le labbra in un sorriso trionfante.
«Dubito di fare peggio di te con quell'obbrobrio che sta cuocendo» dice amabile, indicando con un cenno del mento il Christmas Pudding.
*
«Sicuramente la presentazione è ottima. Mi sono superato».
«Magari l'assaggi invece di continuare a farti i complimenti da solo».
«Lance, è una dannata zuppa di patate!» sbotta Dominique, stremata da quell'elogio tanto sfacciato quanto eccessivo per un piatto che saprebbero cucinare tutti.
Lui, seduto come lei al tavolo del salotto, continua a sfoggiare la grandezza della sua creazione come uno di quelli chef che compaiono in qualche programma televisivo Babbano.
«Eccellente» decreta convinto, dopo averla assaggiata. «Ma non mi aspettavo nulla di meno» confessa arrogante, inarcando per un secondo le sopracciglia.
«Mediocre» ribatte Dominique, tagliente, riempiendo di nuovo un secondo cucchiaio.
In realtà è buona ma lei non ha nessuna intenzione di dargli la soddisfazione di ammetterlo.
«Disse colei che ha creato una poltiglia rivoltante» recrimina lui, mellifluo, riprendendo a mangiare con gusto.
Lei è costretta a bere un sorso di vino perché non può proprio replicare.
*
Quasi
le scappa una battuta sarcastica quando lo vede impalato di fronte
all'albero di Natale. Tuttavia, quando vede gli occhi azzurri persi nel
vuoto e incupiti da un velo di malinconia, non può fare a meno
di provare una stretta dolorosa al petto.
Il Natale porta con sé ricordi dolorosi...
Gli si avvicina quindi con un sorriso gentile sulle labbra – così poco da lei – e gli accarezza la schiena.
Lance volta il capo verso di lei, il volto inespressivo.
«È bellissimo, vero?» cinguetta Dominique, spensierata, indicando l'albero.
«Perché ci abbiamo messo delle decorazioni decenti»
concede monocorde, alludendo a quelle lucine che lui ha scartato
brutalmente definendole orride e pacchiane.
«Stavo pensando che, visto che domani non ci vedremo, potremo scambiarci i regali» propone lei, benevola.
Lui sembra pensarci su per un attimo.
«Almeno mi risparmio qualche imbarazzo davanti ai parenti» considera quasi convinto.
Dominique, invece, che tirargli il pugno che merita, si limita a tirar
fuori la bacchetta dalla tasca dei pantaloni della tuta e a borbottare
qualche incantesimo. Dopo aver fatto planare il regalo di Natale dalle
scale che portano al piano superiore, con un colpo di polso, accende il
fuoco nel camino e accende le fiaccole poste alle pareti.
Il tutto sotto lo sguardo appena preoccupato dell'altro.
«Preparo l'atmosfera» spiega rapida, prima di recarsi in cucina per mettere sul fuoco un padellino.
«Atmosfera?» ripete Lance, incerto, seguendola.
Lei annuisce, saputa.
«Certo, non vorrai aprire i regali così, senza sentire
nemmeno un po' il calore natalizio?» ritorce con ovvietà.
«Quante storie!» la fredda lui, scocciato. «Non
c'è bisogno di fare tutte queste scene per scartare un paio di
regal-»
«Lance, sta zitto!» lo blocca lei, perentoria. «È il primo Natale che passiamo insieme e-»
«Si spera anche l'ultimo».
«E ho intenzione di farne un bel ricordo» continua lei,
dopo avergli scoccato un'occhiata di fuoco, tornando a controllare la
cioccolata calda che è sul fuoco. «Quindi vedi di tenere a
bada la tua sensibilità degna di un Mangiamorte e comportati
come una persona normale!» ordina imperiosa, voltandosi per
versare la bevanda bollente in due tazze.
Quando torna a guardalo, lo vede con un'espressione sofferente cucita addosso.
«Questo sarà il peggior Natale della vita» geme, scuotendo il capo con esasperazione.
«Non penso proprio» ribatte Dominique, deliziata
nell'osservarlo agonizzare, porgendogli una tazza e trascinandolo di
nuovo in salotto.
Dato che sono le quattro e mezza di pomeriggio, il cielo al di fuori
delle finestre è già scuro. Con le luci accese
dell'albero, le fiammelle delle candele e il fuoco che scoppietta
allegro nel camino, c'è quel calore tipico che sa di Natale e
famiglia.
Il che è ridicolo, pensa Dominique, cinica, perché siamo solo in due.
Con la coda dell'occhio intravede Lance che sta per sedersi sul divano
e, afferrandolo per un braccio, gli impedisce di appoggiare il suo
nobile deretano sul sofà.
«Non qui. Per terra» stabilisce prepotente. «Accanto all'albero» puntualizza.
Lui aggrotta le sopracciglia come se avesse accanto una malata di mente.
«Per terra?» ripete sconvolto. «Come i
pezzenti?» si assicura, sfarfallando le ciglia e storcendo il
viso in una smorfia di genuina confusione. Quando si rende conto che
lei parla seriamente, sbuffa e porta le iridi altrove. «Salazar,
se sono caduto in basso!» sibila tra sé, malevolo,
accettando però di seguirla in quella che ritiene una follia.
Quando sono entrambi accucciati sul pavimento – chi contento e
chi con l'espressione di un condannato a morte – accanto
all'albero acceso, Dominique si ricorda del pensierino che una compagna
di corso le ha fatto il giorno prima e appella la borsa dall'ingresso
del cottage.
Grazie a un Incantesimo di Estensione, che l'ha resa estremamente
capiente, tira fuori dal suo interno un cappello da Babbo Natale e un
cerchietto con le corna di renna decorate con campanelli tintinnanti.
Porge quest'ultimo, con candore, a Lance.
«Che cosa ci dovrei fare?» domanda lui, interdetto,
studiando l'oggetto come se fosse qualcosa di oscuro e non accennando
minimamente a prenderlo.
«Te lo metti» risponde lei, candida, sfoderando un sorriso che vorrebbe sembrare innocente ma che risulta beffardo.
Lui sbarra gli occhi.
«Sei completamente uscita di testa?» domanda indelicato,
con veemenza. «Dove hai preso questo affare?» indaga
nauseato.
«Me lo ha regalato una compagna di corso» dice Dominique, allegra. «Gabry» aggiunge leggera.
Lance sorride intrigato.
«Quella che finge di odiarmi» ricorda, evocando nella mente
una compagna di corso di Dominique. Tra tutte le sue amiche, è
quella che ha passato tutto il tempo a squadrarlo in cagnesco,
ottenendo come risposta dei sorrisi lusingati. «Certo che ha
scelto la tattica più vecchia del mondo per cercare di entrare
nelle mie grazie» afferma gongolante.
«Non credo che voglia farlo».
«Stronzate. Il suo odio è solo un modo per non ammettere
che le piaccio» dichiara lui, con la sicurezza di chi sa di
essere nel giusto. «Non è la prima che dice di non
sopportarmi e poi non vede l'ora di togliermi i vestiti di dosso»
serpeggia, piegando le labbra in un chiaro sorriso di scherno.
Dominique stringe le sue, fremente di rabbia.
«Non ci riuscirai» lo avvisa gelida.
«A fare cosa?» domanda lui, ingenuo.
«A farmi arrabbiare così che me ne vada da qui e ti liberi
da questa tortura» spiega lei, compiaciuta di aver capito
all'istante la sua tattica e distrutto ogni possibilità di
salvezza. «Non mi sfuggirai» promette melliflua.
Lance sbuffa, scornato.
«Facciamo presto» la esorta sbrigativo, incrociando le braccia al petto.
Approfittando che abbia abbassato le difese, Dominique, svelta, gli
infila il cerchietto con le corna in testa, bloccandogli poi i polsi
quando lui, di riflesso, cerca di toglierselo.
«Solo dieci minuti» supplica lei, umile, evitando di utilizzare quel tono che lui definisce da gattamorta.
«Cinque» ribatte lui, nauseato, facendole spalancare le
iridi per la sorpresa. «Fatteli bastare e consideralo parte del
tuo regalo» sentenzia brusco.
Dominique proprio non riesce a trattenersi dal sorridere raggiante, prima di passargli il pacchetto.
Lance le scocca un'occhiata di avvertimento, per poi scartarlo con due iridi azzurre che non celano l'aspettativa.
«Non me li metto!» esclama di cuore, schifato, osservando
orripilato quei boxer natalizi bianchi e rossi con un omino di
marzapane sul pacco. «È orribile!» rincara brutale.
«Sono deliziosi» corregge lei, affatto toccata. Anzi,
sapere che è quasi riuscita a terrorizzarlo, le fa provare un
fiotto di selvaggia gioia. «Avanti, provali!» propone
divertita.
«Manco
morto!» replica subito lui, ostinato, stroncando sul nascere
quella sua follia. «Sarò anche caduto in basso ma non così in basso» aggiunge, poi, sdegnoso.
Le fa una smorfia, consapevole che non lo smuoverà da quella decisione.
«Allora apro il mio» dice Dominique, agguantando il suo
pacchetto e scartandolo con gioia. Si ritrova tra le dita un vestito di
un blu delizioso con le maniche a tre quarti. Alza la testa con due
iridi baluginanti di smarrimento.
«Il rosso è ridicolo con i tuoi capelli» spiega
Lance, noncurante, scrollando le spalle e sorseggiando la sua
cioccolata calda. «Almeno potrai indossare qualcosa che denoti
buon gusto invece di uno dei maglioni infeltriti marchiati
Weasley» continua, piegando le labbra in una smorfia nauseata.
Lei rimane un secondo immobile prima di lasciarsi sfuggire un sorriso
entusiasta e buttarsi tra le sue braccia. Lo bacia di slancio, con
tanto impeto che lo costringe ad appoggiare la schiena sul pavimento di
legno del salotto e facendo tintinnare i campanelli quando il
cerchietto gli scivola via dalla testa.
Gli infila le mani tra le ciocche di capelli corvini, stringendole,
mettendosi a cavalcioni sopra di lui e continuando a baciarlo. Con il
sangue che ribolle nelle vene anche a causa delle mani dell'altro che
si sono infilate sotto la felpa e le sfiorano leggere i fianchi,
sollevandole la canottiera per arrivare alla pelle nuda, Dominique
sente l'irrefrenabile desiderio di togliersi i vestiti di dosso e di
farlo lì, proprio di fronte al caminetto.
È solo quando scivola con la bocca a lambirgli il collo che lo
sente ridacchiare piano e allora si riscuote da quello stato di pura
bramosia, allontanandosi per guardarlo con le sopracciglia aggrottate.
«Déjà-vu» spiega Lance, sotto di lei, con i
capelli spettinati e le labbra piegate in un sorriso sarcastico.
«Torre di Astronomia» precisa allusivo, facendole contrarre
lo stomaco al ricordo di quello che è successo qualche anno
prima, quando entrambi ancora frequentavano Hogwarts.
Lei non può fare a meno di ghignare.
«Hai cambiato idea riguardo al sesso?» cinguetta seducente, giocherellando con la cintura dei jeans dell'altro.
Lance inarca le sopracciglia, fissandola dritta negli occhi con compatimento.
«No»
afferma lieve, accarezzando con le dita il bordo del suo reggiseno.
Dominique è costretta a deglutire, cercando di tenere a freno la
lingua per evitare di lasciarsi sfuggire qualche supplica.
«Può anche provare a tentarmi ma, in questo modo, faresti
bruciare il Christmas Pudding» mormora dolce e lei sbarra gli occhi, facendo scattare la testa verso la cucina e alzandosi immediatamente da lui.
*
«Sembra il rigurgito di un Troll» commenta Lance, impietoso, lacrimando per le risate e incurante della pugnalata che gli viene scoccata. Sghignazza proprio di cuore, senza un minimo di decenza o sensibilità. «Direi che è perfetto per i Weasley» conclude raggiante.
«Sei uno stronzo» lo apostrofa velenosa, serrando la mascella.
Non riesce a fare a meno di fissare quella montagna deforme che non risulterà appetibile nemmeno con uno spesso strato di glassa e con delle frutta secca sopra.
A questo punto spera che quello che ha preparato Louis sia migliore.
«Sicuramente il pranzo non sarà rovinato da questo orrore» mormora lui, a fatica, quando si riprende. «Sono certo che qualche tuo parente avrà fatto di peggio» aggiunge sereno.
«Può anche risparmiartelo questo patetico tentativo di consolarmi» serpeggia lei, imbufalita a morte.
«Consolarti?» ripete lui, con un tono talmente divertito che lei è costretta a tornare a guardarlo. È in piedi di fronte a lei, piegato leggermente in avanti e con i gomiti appoggiati sul tavolo. «Dico solo la verità» la contraddice rilassato. «Se lo guardi con un occhio chiuso, da molto lontano e hai tanta fantasia, allora non è male» concede quasi magnanimo.
Dominique socchiude le palpebre, inviperita.
«Tutto questo non sarebbe successo se mi avessi dato retta» la rimprovera lui, impietoso, rigirando il coltello nella piaga. «Avresti un dolce fatto come Salazar comanda e passato tutto il pomeriggio a scopare. Il che, siamo onesti, sarebbe stato meglio che perdere tempo a fare questa roba» conclude inesorabile.
«Non sei divertente».
«Non volevo esserlo».
Dominique rimane immobile, lo sguardo fisso e vitreo a contemplare quell'orrore che sarà costretta a portare alla Tana mentre Lance circumnaviga il tavolo per avvicinarsi alle sue spalle.
Probabilmente nonna Molly avrà un infarto appena vedrà questa schifezza, pensa scornata, scuotendo il capo con esasperazione. Perfetto, non solo farò una figuraccia ma sarà colpa mia se saremo costretti a organizzare un funerale.
Quando sente le mani di lui sul suo ventre e le labbra premere sul collo, chiude gli occhi.
«Non ne ho voglia» borbotta per nulla determinata.
«Come no» commenta Lance, sorridendo contro la sua pelle e provocandole una scarica di brividi lungo tutta la colonna vertebrale. «Se rimani in questo stato, sono quasi tentato di non lasciarti» confessa quasi dispiaciuto.
Dominique si volta a fronteggiarlo con due occhi azzurri dardeggianti di collera.
«Mi avresti lasciato?» indaga dispotica.
«Pensavo che sarebbe stata una punizione sufficiente» risponde lui, affatto impressionato dalla furia che le anima il viso e che le fa serrare le palpebre. «Farti passare le vacanze in lacrime» riflette intrigato.
«Sei proprio uno stronzo».
«Mi ami proprio per questo».
«Rosier, se mi molli, io ti rovino!»
«Vorrei proprio vedere come» la sbeffeggia lui, con l'aria di chi sa che l'altra non potrebbe mai sconfiggerlo. «Così mi invogli a tirare fuori il peggio di te» ammette malizioso, piegando il capo per raggiungere le sue labbra.
Dominique si sposta all'ultimo.
«No» decreta, secca, giusto per il gusto di contrariarlo.
Lance arcua un sopracciglio, affatto impressionato.
«Dovresti essere più convinta quando lo dici».
«Non avevi detto niente sesso?»
«Mmm sì» mugugna lui, leggero, giocherellando con la cerniera della sua felpa, giusto per farla restare con il cuore in gola. «Ma saperti incazzata mi eccita» svela schietto, tirandola verso il basso così da aprirla. «Quindi potrei sempre cambiare la tua punizione e fermarmi proprio sul più bello. Tanto eri abituata a non venire con il tuo ex» sostiene indelicato, ricordandole del ragazzo che frequentava prima di lui.
Dominique vorrebbe ribattere, così da mandarlo al diavolo come merita. Però quando vede quelle iridi di un azzurro gelido che le scrutano il viso con attenzione, non può fare a meno di socchiudere le palpebre e aggrottare la fronte inquieta.
«Che c'è?» si sente in dovere di chiedere, turbata.
Lance scrolla la testa, noncurante.
«Stavo pensando che è il destino dei Rosier farsi rovinare l'esistenza da una donna» dichiara agonizzante, alzando per un istante le sopracciglia con eloquenza ed esibendo l'espressione sconsolata di chi si è distrutto con le proprie mani. «Almeno tu hai un cervello – quando ti ricordi come usarlo – e sei figa. Certo, sei anche una rompicoglioni di prima categoria e io sono estremamente generoso a concederti del temp-»
«Ma taci!» lo blocca Dominique, inacidita. «Sei uno stronzo!»
«Detto da un'altra stronza non ha tutto questo peso» sottolinea lui, spassionato, per nulla toccato.
Sta già aprendo bocca per rimetterlo in riga, quando Lance si piega in avanti così da baciarla. Lei rimane un attimo impietrita, presa alla sprovvista, prima di ricambiare. Lo afferra di malagrazia per il maglione, tirandoselo addosso e scrollandosi via la felpa, così da rimanere in canottiera.
Mentre si sente sollevare per i fianchi per farsi issare sul tavolo della cucina, Dominique, la mente appannata, pensa che le piace quello che hanno faticosamente costruito. Lance è il vero rompicoglioni della coppia, capace di demolirla con una crudeltà che a volte le fa seriamente venire voglia di picchiarlo ma è anche estremamente presente in un rapporto.
È incapace di pronunciare parole dolci – quando non percula – ma è in grado di fare da parafulmini: non lo ammetterà manco morto perché la sola idea lo disgusta ma è incredibilmente dolce il modo in cui fa da barriera e protegge le persone che ama da tutto ciò che le ferisce.
Anche se rimane uno dei peggiori stronzi che abbia mai calcato il suolo di questo mondo.
Si morde le labbra quando sente quelle dell'altro scivolare via dalle sue, verso la mascella e poi più in basso, così da lambire la pelle del collo mentre le mani l'accarezzano sotto la canottiera, muovendosi leggere sulla pelle nuda. Con le ginocchia strette contro i fianchi di lui, Dominique, il corpo in fiamme, armeggia con la cintura, slacciandogliela e puntando ad aprirgli i jeans.
«Ah, quasi dimenticavo» biascica Lance, flebile, allontanandosi dal suo collo e con una voce così bassa che la fa rabbrividire. «Ti lascio» sentenzia amabile.
Lei sbatte le ciglia, investita da una secchiata d'acqua gelida.
«Stai scherzando?» farfuglia interdetta, boccheggiando.
Lui sorride appagato, sistemandosi la cintura e retrocedendo di un passo dal tavolo.
«Per niente» la contraddice cortese, con una luce di puro divertimento che gli balugina negli occhi chiari. «Buon Natale, Domi» dice prima di Smaterializzarsi.
Lance
ci tiene a precisare che questa storia è ridicola e
assolutamente diffamatoria. Sostiene, con convinzione, che io abbia
sforato l'IC del personaggio e sta giusto meditando come vendicarsi.
Questo succede quando dai troppa libertà ai tuoi personaggi!
Benvenuti o bentornati in una nuova follia che il mio cervello ha
partorito da qualche giorno. Non ero molto convinta se scrivere o meno
questa raccolta perché il Natale sarà anche la mia festa
preferita in assoluto ma non è facile produrre più
capitoli in breve tempo.
L'unico lato positivo è che non sarò particolarmente
logorroica e cercherò di utilizzare questo stratagemma (?) per
tenermi in allenamento con la scrittura.
(Quindi scusatemi per questi deliri)
I personaggi di questo capitolo appartengono alla serie Someone you loved ma
non è assolutamente necessario conoscerla. Tanto – giusto
per variare – ci troviamo in un ipotetico futuro.
Volevo ringraziare Gabry per avermi supportata e per essere sempre disponibile quando si tratta di apprezzare Lance. Un grazie anche a Leila per il titolo <3
Giacché non ho idea di quando riuscirò a pubblicare il
secondo capitolo, approfitto dell'occasione per augurarvi di nuovo buon
Natale.
Con tanto affetto,
Blue
Ps: decidete voi se la bestia è Domi o Lance. Largo all'interpretazione ;)