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Autore: pokas    24/12/2021    1 recensioni
Ciao, io sono il Leggendiaro, un esperimento immersivo che ti permetterà di goderti al massimo le due serie principali che inizieranno ad essere pubblicate a breve su questo profilo: "Blackword's chronicles" e "LucasForce's journey"
I capitoli che contengono verranno sbloccati via via con il proseguimento delle storie, ciò significa che farsi il bravo e non sbircerai oltre... Vero?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE

Se sei giunto fin qui seguendo le due serie principali, sei il benvenuto, in caso contrario ti consiglio di aspettare che questa storia sia COMPLETA.

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L'oblio… Una creatura? Un'entità? Un luogo?

Il nulla. Ecco cosa era, cosa sarà. Senza tempo, senza nome, senza… Vita? No, la vita c'era, nascosta, addormentata, ma c'era.

Tre creature, giacevano nel silenzio di quella nube impenetrabile di oscurità: Black Jack, Nemesis e Lucia.



Il primo nella coltre dispersiva di rocce e meteoriti che vorticava incensante, che lo cullava, lo scuoteva, lo trascinava contro il suo volere verso la vita. La rabbia, la violenza, furono ciò che si portò nel cuore quando l'Oblio lo liberò.

La seconda, che galleggiava, accarezzata dalla nebbia e illuminata dal nucleo cristallino, la Culla degli Specchi, apriva gli occhi su una vita di equilibrio e consapevolezza. Con grazia e controllo, oltrepassò la nebbia conquistando la sua libertà.

La terza, Lucia, il cui nome non le venne dato per caso, giaceva immobile e accecata, nella Culla degli Specchi. Incapace di vedere altro che la luce, si lasciò spingere pigramente fuori, verso una vita per la quale forse non era pronta.

 

L'Oblio non aveva proferito parola, ma nel loro profondo sapevano quale fosse il loro compito, intrinseco nella loro natura.

I tre si guardarono attorno, circondati da un mosaico di buio e luce che gli umani avrebbero chiamato Universo. Un deserto di possibilità, per costruire un luogo da chiamare casa e non prigione.

Si guardarono indietro, squadrando ciò che era rimasto dell'Oblio, un luogo immenso, quanto misero in confronto all'infinito. Per ultima cosa, si guardarono a vicenda.

 

Black Jack, completamente nero, dal corpo che sembrava non avere una forma fisica, si muoveva agilmente intorno alle altre due. Strisciando come un serpente, scomparendo come un fantasma, gli sembrò di disprezzare ogni aspetto delle sue sorelle, così dissimili da lui.

Lucia non avrebbe potuto fare la stessa cosa, non sarebbe stata capace di vedere né gli altri, né se stessa. I sui occhi, coperti da gemme brillanti, erano il motivo della sua cecità. Percepiva però il suo corpo, completamente compatto, senza arti, sferico e perfetto. Solo due ali, le uscivano da quella che poteva essere la sua schiena. La pelle fatta di minuscole scaglie che brillavano più di tutte le stelle che potevano vedere attorno a loro.

Nemesis invece non degnò gli altri del suo sguardo, concentrò la sua attenzione su sé stessa. Un corpo solido, grigio e denso, che poteva toccare. L'unica ad avere gambe e braccia, e su quelle che in un periodo diverso avrebbero chiamato vene, scaglie di gemma che però riflettevano solo la luce che la circondava. Tutto poteva vedere di sé, tranne gli occhi, che terribilmente la rendevano legata a Black Jack. Due, grossi e spalancati, ma soprattutto rossi.

Ironico che il rosso, il colore della passione, dell'amore, del sangue, fu il primo che i Principali conobbero.

 

I tre provarono ad aprire bocca. Qualcosa di forte, impetuoso, gonfiava i loro corpi a ritmo costante. L'energia di quel luogo, invadeva i polmoni dei Principali, fino a spingerli a parlare.

Prima gorgoglii e versi, poi gesti, fino a suoni a cui attribuirono un senso.

Le prime parole che impararono furono i loro nomi e il nome dell'Oblio, poi diedero un nome a quella sensazione di incompleto che provavano: Malgelaranai.

 

Si separarono, si separarono per esplorare quel luogo immenso e scoprire se esisteva un limite, se esistevano altre creature come loro.

Secoli, passati a setacciare ogni centimetro, ogni luogo, ogni punto luminoso, ma di creature familiari, non vi era traccia. L'Universo però, aveva un limite.

Una cerchia di gemme, simili a quelle che Lucia portava negli occhi, circondava quella frazione di Spazio, un nuovo concetto che avevano assimilato.

E con lo Spazio, assimilarono il Tempo, scandito da ogni respiro che invadeva i loro corpi. Ma per loro, che la morte non la conoscevano ancora, il Tempo era solo il segno che esistevano.

 

Nonostante non ci fossero altri simili, qualcosa colpì nel profondo Nemesis, forse l'unica che aveva intravisto la verità che si nascondeva nel silenzio incessante dell'Universo.

Le stelle erano circondate da sfere di roccia danzanti, alcune in fiamme, altre congelate. Su ogni sfera c'era qualcosa che la rendeva unica, differente.

Fu quella sensazione di meraviglia nel non conoscere, che la ispirò a creare un luogo dove creature diverse potevano godere della reciproca unicità.

Nemesis tornò dai due per raccontare di ciò che aveva visto e con un progetto capace di dare loro un luogo da chiamare Casa. Prendendo sfere deserte, potevano metterle in orbita attorno all'Oblio per ricreare la tecnica delle stelle.

Lucia, cieca e sola, non si mosse da dove era, piuttosto si divertiva a giocare con la sua voce, qualcosa che l'aveva sorpresa e affascinata. Il suo volto brillante, sorrideva mentre la sua voce risuonava attorno a lei. Senza saperlo, stava plasmando le stelle, persino le più lontane.

Black Jack invece non si era fermato al limite. Quando si ritrovò davanti alle gemme del perimetro, non si trattenne all'idea di afferrarle.

Le gemme sprigionarono una grande luce, tanto da accecarlo, invadergli il lato destro del corpo e farlo allontanare.

Black Jack rotolo all'indietro per un po', poi aprì quella che sembrava una bozza di mano, e al centro del palmo giaceva una gemma completamente nera. Quel furto, la sua curiosità, segnò la fine di un equilibrio che avrebbe portato quelle creature primordiali, a conoscere la fine.

 

Nemesis e Black Jack presentarono le idee a Lucia, l'unica che aveva il potere di dare il voto decisivo e l'unica a controllare le stelle.

-Riorganizziamo le sfere!-

-Allarghiamo i confini!- litigavano i due

-Sfere!-

-Confini!-

-SILENZIO!- tuonò Lucia sui due litiganti. Il silenzio tornò, era spaventoso e cupo, ma Lucia lo interruppe subito.

-Io non posso vedere ciò che avete visto voi… Vi prego, parlatemene invece che urlarvi contro-

 

Il primo a parlare fu Black Jack

-Possiamo scappare da qui, lontano da quella cosa- iniziò indicando l'Oblio -Potremo essere liberi, potrebbero esserci altre creature come noi là fuori-

-Non possiamo rischiare tanto! Creiamo una casa qui, prendiamo le sfere deserte e ricostruiamo la civiltà- intervenne Nemesis

-Tu che ne sai di civiltà! Qui non c'è nessuno per crearne una-

-C'è la stessa materia che ha dato vita a noi… C'è Lucia, se può plasmare le stelle, chissà cosa potrebbe fare con l'energia dell'Oblio-.

La Principale più piccola sorrise, la luce che le uscì dagli occhi invase le Stelle tanto da farle sobbalzare nello Spazio.

Era chiaro che Nemesis aveva ottenuto il voto di Lucia, peccato che sarebbe stato il suo stesso progetto a portarla alla morte.

 

   
 
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