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Autore: NPC_Stories    25/12/2021    2 recensioni
O come Dora e Rupert Honeycomb sono sopravvissuti alla propria infanzia.
Grossomodo.
Genere: Commedia, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Autore: NPC_Stories
Genere: fantasy, introspettivo
Nota: storia di Natale. In realtà, la vicenda si svolge verso la fine della stagione fredda, fra la festa di Mezzinverno (fra la fine del primo mese e l’inizio del secondo mese, nel periodo della nostra Imbolc / Candelora) e l’inizio della primavera.
Non è una storia facile per me, è un progetto ambizioso che vorrebbe mostrare una carrellata di personaggi, parlare delle loro particolarità, dei loro rapporti e della loro psicologia.
PS: Il titolo è un gioco di parole.
Lullaby significa ninna-nanna, ma come l’ho scritto è più fedelmente traducibile con cantare un addio.

Questa storia è dedicata alla mia amica Dira e originariamente avrebbe dovuto essere la storia per il suo compleanno, ma non avrei mai fatto in tempo a scriverla.
È il seguito diretto della storia precedente.


Lull-a-bye

Bada al senso, e i suoni baderanno a se stessi
[Lewis Carroll]



Due settimane dopo la ricorrenza di Mezzinverno perfino i sassi avevano capito che alla locanda non c'erano più scorte. Krystel aveva terminato perfino i condimenti, le spezie e le radici saporite, rimanevano solo alcuni semi (che Tinefein preferiva conservare per le loro proprietà medicinali) e il cibo insapore che la strega creava con la magia. La cosa peggiore forse però non era il fatto che fosse insipido, ma la sua consistenza. Che lei evocasse verdure, carne, pappa di cereali o qualsiasi combinazione di pietanze, tutto aveva più o meno la stessa consistenza morbida. Krystel cercava di risolvere il problema ricuocendo di nuovo il cibo: c'era qualche espediente per rendere alcune verdure più croccanti, aveva inventato perfino delle specie di frittelle di semolino che erano vagamente appetitose (per quanto fossero frittelle al forno perché non c'era più olio per friggere), ma non c'era modo di migliorare la qualità della carne. I bambini se lo facevano andar bene, ma nessuno correva con gioia al refettorio all'ora dei pasti.
Siccome ormai il segreto della loro mancanza di risorse non era più un segreto, Krystel aveva capitolato a proposito dell'organo a canne. Dopo aver chiarito a tutti che nessuno sarebbe stato mandato via prima del tempo, perché tanto la situazione alimentare non poteva peggiorare più di così, Krystel aveva iniziato ad aprire le porte del magazzino ogni sera per i suoi giovani ospiti.
L’organo a canne era un vestigio di quando quella struttura era un tempio e il magico strumento musicale veniva suonato per riverberare in tutto l’ambiente. L’enorme edificio in seguito era stato diviso da Krystel con muri separatori, creando il magazzino nel presbiterio, la cucina in corrispondenza dell’altare (il grande tavolo da lavoro in centro alla cucina era, in realtà, l’ex altare di pietra), e il refettorio della taverna occupava la parte del tempio che era dedicata ai fedeli, alla loro preghiera e al loro lavoro, perché in un tempio di Chauntea la preghiera non è mai una questione oziosa. Krystel aveva sempre pensato che quel tempio fosse ridicolmente grande per le poche decine di chierici che avevano occupato la regione in precedenza, soprattutto perché non erano quasi mai presenti al tempio contemporaneamente; erano spesso in giro per campi e fattorie per benedire qui e consigliare là, un po’ come ora facevano lei e le sue colleghe streghe.
In ogni caso l’edificio non veniva più usato per funzioni religiose e l’organo era stato messo da parte. Veniva suonato solo in quel periodo dell’inverno, per risollevare gli spiriti dei ragazzini nel periodo più freddo dell’anno. Per fortuna i giovani umani non erano critici musicali: altrimenti si sarebbero accorti che l’acustica non era perfetta. Non si può sperare che lo sia, quando uno strumento pensato per un tempio enorme viene suonato in un magazzino che sarà stato, a spanne, un quarto dello spazio originale. Si creava una strana eco, diversa da come avrebbe dovuto essere. Non proprio sgradevole, ma i suoni andavano maneggiati con cautela o ne sarebbe uscita una cacofonia inquietante anziché una musica che rasserena.
Di solito erano in tre a contendersi il privilegio di suonare: Luel, che era un aspirante bardo e si credeva il dio della musica sceso in terra, e Amber e Tek’ryn che suonavano in coppia. Krystel amava la musica dei suoi figli, ma la differenza fra loro era chiara. Luel mirava a raggiungere la perfezione in ogni sua esecuzione, mentre gli altri due suonavano solo perché gli piaceva, perché volevano esprimere un’emozione.
La maggior parte delle volte ci riuscivano, e quando accadeva era meraviglioso.
Amber e Tek’ryn sembravano leggersi nella mente a vicenda, non a livello conscio ma come se sentissero l’uno le emozioni dell’altra. Amber guidava, su questo Krystel non aveva il minimo dubbio, ma Tek’ryn suonando a quattro mani con lei riusciva a starle dietro. Amber improvvisava e lui non sbagliava un colpo. Le stava dietro, anticipava perfino le sue scale e i suoi assoli, creava una musica di contorno che avviluppava i suoni decisi di lei e li rendeva più armonici, più comprensibili. Amber suonava come un torrente in piena e Tek’ryn era l’argine. Sentirli era una cosa che le dava i brividi perché, anche se erano meno bravi di Luel e la loro musica era meno bella, erano così in sincrono da sembrare magia. Solo che se fosse stata magia lei se ne sarebbe accorta, l’avrebbe percepita, e invece no.
Anche i bambini rimanevano sempre affascinati dalle esibizioni dei figli di Krystel, ed erano tanto più speciali perché nessuno dei tre aveva mai avuto un maestro di musica. Suonavano a orecchio, senza conoscere i nomi delle note o delle sequenze che creavano, erano la dimostrazione che tutti gli elfi hanno un orecchio speciale per la musica.
Purtroppo la loro mancanza di preparazione accademica gli rendeva impossibile insegnare la musica agli altri. I ragazzini ospiti alla locanda si divertivano a darsi il cambio per suonare all’organo, con risultati che andavano da ‘quasi accettabile’ a ‘basta, ti prego, ci sanguinano le orecchie!’. Non c’era molta speranza di miglioramento, ma quelle serate non erano intese per essere delle lezioni di musica. Non erano pensate nemmeno per ascoltare concerti in silenzio, ma per giocare e suonare insieme, per mettersi alla prova e passare il tempo in allegria.

Mary Thornwood era di sicuro la peggiore suonatrice che avesse mai toccato quell’organo, erano tre inverni che ci provava ed erano tre inverni che torturava lo strumento tirandone fuori suoni di gatto a cui hanno calpestato la coda. Però lei almeno accettava di suonare in gruppo, insieme a uno o due altri ragazzini. Rupert Honeycomb era un po’ meno stonato ma aveva il bernoccolo del solista. Guai ad avvicinarsi mentre suonava lui: pur di raggiungere le tonalità più distanti era disposto anche a suonare con due mani e un piede, ma non a condividere il fardello con qualcun altro.
Due persone spiccavano sempre per la loro assenza a quelle serate: Daren, che odiava la musica, e Tinefein che non poteva sentirla.
Il loro risultare involontariamente asociali era una cosa che un po’ li univa, ma non approfittavano di quella identica assenza per passare del tempo insieme. Erano parenti, si volevano bene, ma avevano molto poco da dirsi.

Tek’ryn si sentiva frustrato per quella situazione. Voleva bene sia a suo zio che a sua sorella, anche se non erano suoi parenti di sangue. Anzi, forse li amava ancora di più proprio perché non lo erano: Krystel lo aveva adottato, e loro lo avevano accettato. Daren lo aveva preso sotto la sua protezione fin dal primo momento, aspettando con pazienza che si adeguasse al nuovo stile di vita e alla sua nuova madre. Tinefein aveva avuto bisogno di più tempo, i loro inizi non erano stati facili, ma alla fine lo aveva accolto anche lei. Tek'ryn credeva nel diritto all'autodeterminazione e li avrebbe lasciati in pace se il loro desiderio di solitudine fosse stato sincero, ma nessuno dei due in realtà era sereno.
Poteva sembrare un'affermazione arrogante, ma Tek'ryn sapeva come stavano realmente le cose. Nonostante la sua giovane età, il drow non era giovane nell'anima. La sua anima era trasmigrata da un corpo morente all'embrione di un piccolo drow, era passato troppo poco tempo tra la sua morte e la sua rinascita e forse per questo i suoi ricordi non erano stati cancellati, ma soltanto sigillati per un po'. Negli ultimi tempi stava cominciando a ricordare, e soprattutto stava cominciando a riappropriarsi dei suoi poteri innati. Poteri psionici. Per di più, anche il suo padre naturale aveva qualche capacità psionica, anche se non aveva mai imparato a usarla per bene, e Tek'ryn aveva ereditato quei suoi poteri di empata. Sentiva le emozioni altrui, se si concentrava abbastanza.
Non gli piaceva farlo, perché secondo lui era una violazione della sacralità della sfera privata, ma a volte era necessario. A volte era perfino involontario. Quando qualcuno provava un'emozione molto forte non c'era nemmeno bisogno che lui si concentrasse: le emozioni forti non potevano essere contenute, sarebbe stato come chiedere al fuoco di non emanare calore. Le esplosioni emotive degli altri lo colpivano all'improvviso come uno schiaffo. La rabbia e la paura erano le più traumatiche, gli arrivavano in faccia all'improvviso senza neanche dire buongiorno. La gioia era più sottile, perché era un'emozione che veniva rivolta prima verso l'interno, per illuminare e nutrire chi la provava, e solo se era molto forte arrivava anche all'esterno. La tristezza invece era come il silenzio. Per Tek'ryn sedersi accanto a una persona triste era un modo per ovattare tutte le altre percezioni, perché la tristezza creava una specie di campo di bassa frequenza in cui perfino il tempo sembrava scorrere più lentamente.
Era questo che sentiva quando si avvicinava a Tinefein. Non era una tristezza drammatica, era sempre contaminata da altre emozioni, lui sapeva che sua sorella aveva dei momenti di serenità, ma la sua emozione di base era la tristezza. Se la mente di Tinefein fosse stata una canzone, la tristezza sarebbe stata quell'accordo di chitarra a cui nessuno fa caso, che quasi non si sente, ma che detta la melodia e il ritmo per tutto il resto. Era una cosa che nessuno poteva cambiare e che ormai faceva parte della sua identità, e lei non ci soffriva neanche troppo, ma era qualcosa che da una parte le conferiva una certa dose di buonsenso, e dall'altra tarpava le ali ai suoi sogni e alle sue potenzialità. Ogni tanto Tek'ryn faceva un paragone mentale con Amber, che era l'esatto opposto: sempre felice, sembrava che nulla potesse scalfirla, e infatti era una pazza scatenata inconsapevole dei propri limiti. In definitiva era un dare per avere, entrambe le sue sorelle erano in disequilibrio, ma era il loro modo di essere e non c'era un modo giusto e uno sbagliato. Per questo Tek'ryn non pensava di dover guarire Tinefein, o di doverla correggere. Sarebbe stato un pensiero violento e arrogante.
Però ultimamente la sorella maggiore aveva picchi di malinconia più frequenti, e questo era qualcosa su cui si poteva lavorare. La causa era evidente: Tinefein avrebbe voluto condividere quelle serate di gioco, sentire la musica ed emozionarsi come gli altri, ma non poteva.
Tek'ryn aveva avuto solo due settimane per lavorarci su, ma era riuscito a imbastire un piano.

"Domani sarà il primo giorno del mese di Ches e le strade sono libere dalla neve" esordì una mattina mentre teneva lezione per i bambini. "Se non ve l'hanno già spiegato, significa che da domani i vostri genitori cominceranno a venire a prendervi, oppure manderanno qualcuno. Per chi è diretto verso Secomber, penso che passerà il vecchio signor Berchenberg con il suo carro."
"È mio nonno!" Trillò un bimbetto sui cinque anni, tutto orgoglioso.
"Esatto, Bertie. Ci fa sempre molto piacere rivederlo. Ma non è detto che arrivi proprio domani, potrebbe arrivare fra qualche giorno. Però da domani potenzialmente inizieranno le partenze, ed è buona norma iniziare a sistemare i vostri affari, finire i lavori che non avete ancora finito… Ella, ti manca poco per terminare il tuo maglione all'uncinetto, vero? E tu, Peter, hai finito di costruire il tuo arco?"
"Johel dice che è finito e che non è niente male come primo lavoro" rispose con orgoglio un adolescente pieno di lentiggini "ma oggi lo voglio provare per vedere se funziona!"
"Il mio maglione è finito, Tek, ci ho lavorato stanotte. Volevo essere libera oggi per darti una mano" rispose la ragazzina chiamata Ella.
Tek'ryn annuì, fece un passo indietro per abbracciare con lo sguardo tutta la sua classe di studenti e sorrise. "Vi ringrazio per aver dato la vostra disponibilità per il mio progetto. Significa molto per me e comunque andrà sono fiero di tutti voi. Adesso disponetevi in gruppi da tre, in ogni gruppo dev'esserci almeno una persona che sappia come fare una treccia. Ciascun gruppo venga qui a prendere due corde di seta e una d'argento."

Tek'ryn aveva una particolare affinità con i cristalli. Era convinto che ci fosse qualcosa, nella natura di certe pietre, che le rendeva adatte a veicolare le energie. Certi suoi esperimenti psionici gli riuscivano meglio se aveva delle pietre a disposizione, soprattutto pietre trasparenti come i quarzi. Ne aveva trovata una, in particolare, che conduceva da paura. Krystel conservava quel piccolo cristallo nel suo laboratorio, ma vedendo l'interesse di Tek'ryn glielo aveva prestato qualche volta: i risultati erano stati sensibilmente superiori a qualsiasi minerale avesse usato in precedenza.[1]
Ora Tek'ryn stringeva quella scheggia di roccia fra le dita, pensieroso.
"Siete stati tutti molto bravi" si complimentò, studiando il lavoro che i ragazzini avevano portato a termine. "Avete creato delle belle trecce e siete stati capaci di inglobare nelle trecce le schegge di quarzo che vi avevo dato."
In realtà non si trattava di un compito così difficile, i quarzi erano già avvolti in spirali di filo d'argento, era stato sufficiente intrecciare i fili delle trecce con quelli in cui le pietre erano ingabbiate. Però il lavoro era riuscito meglio di quanto avesse sperato.
"Questa qui però è venuta particolarmente bene. Chi ha fatto questi minuscoli intrecci?" Domandò, indicando una delle corde di seta e argento.
L'unico bambino halfling alzò la mano.
"Ricry. Dovevo immaginarlo. Allora mi servirà il tuo aiuto per il compito più delicato. Dovrai usare le tue piccole dita per allacciare tutte le trecce al quarzo che userò come conduttore principale, questo qui" spiegò, rivelando la punta di quarzo che teneva in mano. "Sembra uguale a tutti gli altri, ma in realtà per i miei scopi è molto più potente. Per questo dovrai essere attentissimo a non romperlo."
"Posso farcela, Tek'ryn!" Promise il piccoletto, con convinzione.
"Benissimo. Quando avremo finito qui, dopo pranzo mi servirà aiuto per sistemare tutto nel magazzino. Mi serviranno le braccia dei ragazzi più alti e più forti… e mi occorri anche tu, Rupert, perché sei bravo ad arrampicarti."
"Scommetto che se prendo la rincorsa riesco anche a correre in verticale sulle pareti" si vantò il bambino, tutto orgoglioso.
C'era qualcuno che, però, non si stava sentendo molto utile. Dora Honeycomb aveva aiutato a intrecciare le corde, ma ora non sapeva cos'altro avrebbe potuto fare. Le sue dita erano piccole, ma non abbastanza agili, e infatti per il compito più delicato era stato scelto qualcun altro. Tek'ryn aveva detto di aver bisogno dei ragazzi più alti e forti, e anche se lei era alta e forte per la sua età, era comunque una bambina di otto anni. Non poteva competere con ragazzi di undici, dodici anni. E non era brava ad arrampicarsi quanto suo fratello Rupert. Sarebbe stata relegata a un ruolo di spettatrice?

I bambini furono congedati perché era quasi ora di pranzo e dovevano sgomberare il refettorio delle loro carabattole, per poter apparecchiare i tavoli. Dora iniziò a raccogliere le sue cose per andare via con gli altri.
"Dora, aspetta." Il drow la chiamò prima che potesse uscire. "Rimani, voglio parlarti un momento. Per te ho un compito più difficile."
Dora si guardò intorno come per accertarsi che Tek'ryn stesse parlando proprio con lei, ma ormai non c'era più nessun altro.
"Ho bisogno che tu tenga Tinefein lontana dal magazzino per tutto il pomeriggio, perché io e i miei fratelli dovremo provare. Puoi farlo?" Aspettò un cenno di assenso da Dora prima di continuare con le sue richieste: "E poi stasera devi trovare un modo per convincerla a venire al nostro concerto. A tutti i costi. Non sarà facile, perché Tinefein si sentirà a disagio e cercherà di ritrarsi, come un gatto che non vuole farsi prendere. Ma devi portarla perché altrimenti sarà stato tutto inutile. Puoi perfino dire una bugia se serve allo scopo."
Dora spostò il peso da un piede all'altro, a disagio. "Non lo so Tek. Non mi piace dire bugie."
"Se sei a disagio, vedilo piuttosto come un segreto: Tinefein non deve scoprire che stiamo preparando una sorpresa per lei. Il tuo compito è proteggere questo segreto. Puoi farlo?"
Dora ci pensò per qualche momento. L'idea di mentire non le piaceva, tantomeno se doveva farlo con Tinefein, ma nascondere non era proprio la stessa cosa che mentire. E poi era per una buona causa.
E soprattutto, era felice di potersi rendere utile. Per Tinefein.
Sospirò. "Va bene, spero solo di non fare un pasticcio."

***


Tenere Tinefein lontana dal magazzino per tutto il pomeriggio era stato facile. Quella era una zona che la guaritrice frequentava poco. Di solito teneva le scorte delle sue erbe medicinali nell'infermeria, era raro che fosse a corto di spazio e dovesse usare il magazzino. Dora aveva deciso che, se Tine avesse avuto bisogno di andare a prendere qualcosa, si sarebbe offerta di andare al posto suo; alla fine però non ce n'era stato bisogno. Era riuscita a tenerla lontana dalla locanda stessa, con un semplice escamotage: le aveva chiesto di farle vedere come si raccoglievano certe erbe invernali che crescevano vicino all'orto. Erano da estirpare con tutte le radici, e il terreno congelato lo rendeva un lavoro lungo. La donna e la ragazzina passarono tutto il pomeriggio all'aperto, Tinefein ne approfittò per spiegare a Dora come ammorbidire il terreno con l'acqua calda se c'era proprio necessità di scavare in inverno.
Purtroppo l'ora di cena era arrivata in un lampo e la ragazzina aveva cominciato a sentire l'ansia che montava: non aveva ancora pensato a una scusa per portare la mezzelfa nel magazzino, quella sera. Per fortuna fu proprio a cena che le venne in mente il piano risolutivo: suo fratello Rupert. Stava raccontando a tutti come si era arrampicato bene sulle casse vuote per arrivare fino al soffitto del magazzino, colorando il suo racconto con imitazioni delle sue gesta rocambolesche.
Dora non sapeva fino a che punto crederci, ma si stava inquietando un po'.
"Tek, ma è vero che è sceso dal soffitto con una capriola aerea?" Sussurrò al drow.
Tek'ryn, accanto a lei, si limitò a scuotere la testa con un sorriso. Dora tirò un piccolo sospiro di sollievo.
"Meno male! Se si fosse rotto una gamba o…" in quel momento venne fulminata dall'idea del secolo. Rupert!

***


Una mezz'oretta dopo la cena, Dora corse a bussare alla stanza di Tinefein. La bambina non era mai stata nella casa padronale di Krystel, ma Tek'ryn le aveva dato precise indicazioni per trovare la camera della guaritrice. C'era il rischio che lei non sentisse il bussare, ma la donna aveva costruito un sistema infallibile per accorgersi dell'arrivo di qualcuno: aveva lanciato un incantesimo di Luce su un piccolo sassolino, che stava in equilibrio precario su una decorazione della porta. Quando qualcuno bussava, il sassolino cadeva in un barattolo appeso poco più in basso e la sua luce, anziché illuminare tutta la stanza, veniva incanalata a illuminare solo il soffitto. Accorgendosi della differenza di illuminazione Tinefein sapeva che qualcuno aveva bussato (o che c'era un terremoto, ma era un'eventualità meno probabile). Infatti Dora non dovette nemmeno colpire la porta una seconda volta: sentì subito la guaritrice che abbassava la maniglia.
Tinefein fece una faccia molto stupita quando capì che non era qualcuno di famiglia, ma Dora. I bambini ospiti di solito non entravano nella casa privata di Krystel.
§Mi dispiace. Emergenza!§ Segnalò Dora con il codice gestuale, cercando di darsi l'aria di chi ha una gran fretta. §Mio fratello si è ferito! È grave!§
Tinefein fece subito un'espressione preoccupata e Dora si sentì un po' in colpa. Forse non era una buona attrice, ma l'ansia che stava provando per quell'inganno con un po' di fortuna poteva essere scambiata per sincera angoscia per suo fratello.
§Cosa è successo? Puoi parlare a voce§ le rispose Tinefein, per rammentarle che lei sapeva leggere il labiale.
"Rupert. È caduto" cominciò Dora, scandendo bene le parole. "Stava facendo lo stupido a ritmo di musica, è saltato su una cassa, ha fatto una capriola… e non lo so, non si alza. Grida, ma non so cosa gli fa male."
§È in infermeria?§ Chiese la guaritrice con pochi rapidi gesti.
Dora scosse la testa.
"Tua madre dice che non bisogna spostarlo. Puoi venire? Per favore!"
Tinefein non se lo fece ripetere. Davanti a un ragazzino che si era fatto male - che forse era grave! - mise da parte tutti gli altri impegni della serata, che plausibilmente erano un libro e una tisana.

Da dentro il magazzino Rupert urlava in modo molto melodrammatico, cosa del tutto inutile perché tanto Tinefein non lo poteva sentire.
Quando Tinefein e Dora entrarono di corsa dal portone del magazzino, la mezzelfa fu stupita di trovare un ambiente fin troppo buio, rischiarato solo dalla luce della luna piena che filtrava dalle scarne vetrate. Di solito Krystel illuminava l'ambiente di luci magiche per permettere ai bambini di vedere. Ma la guaritrice non fece in tempo a farsi domande, perché subito Dora chiuse la porta alle sue spalle con un gesto energico. Lei se ne accorse perché l'aria fredda dell'esterno venne chiusa fuori in un istante, e si girò a guardare la bambina con aria spaesata. Dora però adesso stava sorridendo.
§Mi dispiace, ho detto una bugia per portarti qui. È una sorpresa!§
Tinefein era, in effetti, sorpresa. Ma non era molto felice della cosa.
§Perché mi hai portata qui?§ Chiese, amareggiata. §Se tuo fratello sta bene fatti da parte e fammi uscire§
In quel momento però una frotta di bimbetti scalmanati sbucò fuori da dietro le casse e i barili vuoti. Davanti a tutti c'era Jaylah, la sorellina più giovane di Tinefein, che a due anni compiuti ormai correva come una lippa. Jaylah si buttò addosso alle gambe di Tinefein e la abbracciò. Era una cosa che di solito faceva solo con Krystel, quindi la guaritrice immaginò che fosse stata istruita a fare così. Ma da chi? Perché? Quello che era certo era che adesso, con le gambe bloccate in quella piccola adorabile morsa, non sarebbe scappata via facilmente.
Un istante dopo ebbe conferma dei suoi sospetti quando tutti i bambini della locanda sotto ai cinque anni le si attaccarono alle gambe in un abbraccio di gruppo.
§Che cosa sta succedendo?§ Gesticolò a Dora, ma la ragazzina umana si limitò a sorridere e a fare un ampio cenno con la mano a qualcuno che stava alle spalle di Tine. La mezzadrow non sapeva chi fosse la persona a cui Dora aveva fatto cenno, ma qualcuno finalmente accese delle luci. Erano luci tenui, piccole come stelle nel cielo notturno, ma erano all'interno e sembravano essere disposte con una certa regolarità. Ad un secondo sguardo si accorse che non erano luci magiche fluttuanti, ma c'era una specie di rete di corde che era stata affissa al soffitto e che molte corde penzolavano giù: a diverse altezze di queste sottili funi erano stati appesi dei cristalli o qualcosa di simile, che riflettevano la luce… no, non la riflettevano. La emanavano.
Quello spettacolo suggestivo fu accompagnato da "Oooh" di stupore da parte di molti ragazzini, e anche Tinefein si ritrovò suo malgrado a bocca aperta. Sapeva che doveva essere possibile fare qualcosa di simile con la magia, ma qualcuno aveva davvero lanciato un incantesimo di luce su ciascun cristallo separatamente? E allora com'era possibile che si fossero accesi tutti nello stesso momento?
"Funziona" confermò Tek'ryn con un sorriso esaltato. "La rete che abbiamo creato trasmette energia. Oh, sarà magnifico o sarà un disastro! Luel, Amber, al mio tre!"

Accendere quelle luci all'improvviso era stata una buona idea perché aveva predisposto le menti dei presenti ad accogliere la meraviglia. Quando Luel cominciò a suonare il violino e Amber gli andò dietro con il suo liuto drow, tutti i bambini furono subito rapiti dalla musica.
Che era esattamente il tipo di risposta emotiva che serviva a Tek'ryn.
Tinefein smise di cercare di divincolarsi quando cominciò ad avvertire qualcosa. Non aveva parole per descrivere quella sensazione, non l'aveva mai sperimentata prima. C'era qualcosa che muoveva l'aria e arrivava direttamente nella sua testa, ingombrante e invadente, strappava via… il silenzio. Strappava via il silenzio. Quella cosa era rumore!
Si girò di scatto, incontrando con lo sguardo le figure di Luel e Amber intenti a suonare. Tek'ryn aveva un'espressione assorta, ma riuscì a trovare il modo di comunicare con Tinefein:
§Non posso farti sentire i suoni. Posso solo farti sentire quello che proviamo noi.§
Tine rimase a bocca aperta. Ecco cos'era. Ecco perché quella cosa arrivava direttamente al suo cervello come un'intrusione. Non era una sensazione sgradita, anzi. Ma era nuova e non sapeva come gestirla.
Tek'ryn si spostò verso l'organo a canne, senza perdere la concentrazione sul suo rituale psionico. Aveva anche lui un ruolo da giocare.
La voce dell'organo era forte e avrebbe sovrastato gli altri strumenti, per questo quando i tre fratelli avevano provato insieme avevano deciso una linea d'azione: Tek'ryn avrebbe suonato solo una nota ogni tanto, per scandire il tempo e per introdurre nuove variazioni sul tema. Il suono dell'organo riverberava per un periodo più lungo, creava un'ottima base per i virtuosismi del violino e si allacciava bene ai suoni intriganti e alieni del vazhan-do di Amber[2]. L'esecuzione avrebbe dovuto essere un crescendo, perché se fosse diventata più complessa paradossalmente sarebbe diventata più facile per Tinefein da ascoltare: i ragazzini sarebbero stati trascinati dalla musica e avrebbero avuto meno tempo per pensare ai fatti propri, quindi il suono a Tinefein sarebbe arrivato più puro e veicolato da emozioni più legate alla musica.
C'era solo una cosa che Tek'ryn non aveva considerato: la rete di quarzi connetteva tutti loro, ma a doppio senso. Non soltanto Tinefein sentiva le loro emozioni, non soltanto loro si sentivano a vicenda e riuscivano a coordinarsi meglio nel suonare, ma presto iniziarono a sentire anche le emozioni di Tinefein. Era impossibile sbagliarsi: i bambini erano rapiti, ma lei…

Soverchiata. È l'unica parola che potesse descrivere come si sentiva Tinefein in quel momento. Oltre alle sue emozioni stava vivendo anche quelle degli altri, decine di bambini che per fortuna stavano provando quasi tutti la stessa cosa. Per lei era comunque quasi troppo, era abituata alla solitudine e al silenzio. Adesso in lei si era aperto un nuovo canale sensoriale, anche se in modo indiretto, ed era tutto così… troppo. Ma era anche bellissimo. In mezzo a tutta quella musica e quella meraviglia c'era anche altro: affetto. L'impegno dei suoi fratelli, la loro fatica e la determinazione sostenuta dall'affetto per lei. L'affetto di altre persone, le une per le altre, ma anche per lei. Tinefein non percepiva nessuna emozione negativa, da nessuna parte. In quel momento perfino le antipatie fra i bambini erano dimenticate.
Jaylah era ancora attaccata alle sue gambe e le tirò le gonne, per farsi prendere in braccio. Tinefein la sollevò con gesti automatici e la piccola le strinse le braccia intorno al collo. La sua sorellina doveva essere confusa, ma non sembrava spaventata. Se una bambina di due anni non era spaventata, aveva il diritto di esserlo lei?
No, non era spaventata. Non dalla musica e nemmeno da quell'unione mentale troppo intima. Era destabilizzata, perché aveva passato la vita a chiudersi e a non mettersi in gioco e all'improvviso poteva sentire come gli altri e non aveva più scuse per isolarsi. Una parte di lei avrebbe voluto rannicchiarsi o scappare, ma un'altra parte di lei era profondamente commossa. Chissà quante persone avevano lavorato a quella sorpresa - chissà come era stato possibile! - e avevano fatto tutto per lei. Per renderla partecipe di qualcosa che per loro era normale, ma che a lei mancava. E se di solito la sua sordità non le pesava, perché poteva comunicare con i gesti e con le parole scritte, adesso capiva che c'era almeno una cosa che non era sostituibile in nessun modo: la musica e l'emozione che donava.
E quindi, non aveva senso avere paura. L'unico sentimento possibile era la commozione.

Tinefein era in lacrime prima che il concerto finisse. Tek'ryn lasciò andare gradualmente il controllo sul suo rituale, perché quello era un esperimento, un prototipo, e lui non era ancora molto esperto. Il tutto era durato dieci minuti, forse quindici, ma al giovane drow era sembrato un secolo per quanto era stanco.
Tinefein si avvicinò ai suoi fratelli e li avvolse in un abbraccio che pur nel silenzio diceva più di mille parole, e senza bisogno di magia.

***


§Mi dispiace di averti mentito§ tornò a ripetere Dora Honeycomb la mattina dopo.
§Non preoccuparti§ rispose lei sbrigativamente. §Tu credi che mio fratello saprà rifarlo?§
L'espressione preoccupata di Dora si sciolse in un grande sorriso. Tinefein ne era stata contenta! Il suo piccolo espediente aveva funzionato e non c'erano state cattive conseguenze… eccetto il fatto che adesso doveva un favore a Rupert, che era convinto di essere stato un attore bravissimo con i suoi inutili schiamazzi.

***


"Questa sera vuoi unirti a noi?" Propose Tek'ryn, anche se in cuor suo conosceva già la risposta.
"Pfff!" Daren sbuffò una risata. "Certo, come no. Sai che non sopporto la musica degli altri."
"Facci sentire la tua, allora" ribatté subito il nipote. "Hai un flauto, no? Tira fuori la musica che hai dentro e facci sentire"
A questa prospettiva, l'elfo nero tentennò.
"Ma che idea bislacca!" Rispose, un po' troppo tardi. Se ne andò borbottando il suo dissenso, come faceva sempre quando qualcosa rimaneva negoziabile.
Tek'ryn sorrise, soddisfatto dei suoi successi. Forse poteva ancora prendere due piccioni con una fava.



**********
[1] Si tratta della punta di quarzo rampicante che Daren ha recuperato nel dungeon di Atorrnash in Jolly Adventures e che ha portato in dono a sua sorella nella storia Crystal
[2] Il vazhan-do è uno strumento a corde specifico della cultura drow. Solitamente ricorda una cetra - secondo altre versioni una lira - e ha 64 corde. Quello di Amber è più semplice, ha solo 27 corde e per forma è più simile a una chitarra di dimensioni contenute.
   
 
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