Anime & Manga > Lady Oscar
Ricorda la storia  |      
Autore: Octave    25/12/2021    12 recensioni
Qualche volta la vita ci stupisce e ci mostra che non tutto, forse, è stato scritto, che è possibile uscire dal sentiero tracciato e avventurarci dove non avremmo mai pensato fosse possibile.
"Il meno che si potesse dire di lei era che dava maledettamente filo da torcere.
Infatti lo dicevano. Lo dicevano tutti. Senza particolari riguardi nei suoi confronti, certe volte.
Un carattere difficile. Bella scoperta."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’impossibile

Il meno che si potesse dire di lei era che dava maledettamente filo da torcere.

Infatti lo dicevano. Lo dicevano tutti. Senza particolari riguardi nei suoi confronti, certe volte.

Un carattere difficile. Bella scoperta.

Lo sapeva benissimo che suo padre ne aveva parlato più volte anche con André, di quanto fosse difficile ridurla all’obbedienza e alla ragione. Ne aveva parlato con lui per chiedergli, cioè, per ordinargli, di aiutarlo a farla ragionare. Da non crederci. Lo chiedeva ad André, che, ne era sicura, in quei momenti doveva sicuramente pensare qualcosa come “Non è difficile, Signor Generale, è impossibile”,  ma con uno stato d’animo completamente diverso da quello di suo padre, cercando di dissimulare  un sorriso compiaciuto ed anche un po’orgoglioso. Parecchio orgoglioso. Niente, nella vita, si può paragonare alla sensazione di avere qualcuno che sta dalla tua parte, si ritrovò a pensare. Adesso però le cose stavano diversamente. E non c’era modo di rimetterle a posto.

Di fronte alla sua ostinazione suo padre si spazientiva. E lei questo lo capiva. Riusciva ad essere  un muro impenetrabile. Era la cosa che le riusciva meglio. Quando non c’era di mezzo André. Che le leggeva dentro. Anche troppo.

 

Un temperamento spigoloso. Certo, anche quello. Come negarlo?

Le Guardie di Sua Maestà, che aveva comandato, la  guardavano di solito con un’espressione  a metà tra il preoccupato e il rassegnato a non poter comprendere quello che il Capitano, prima,  il Colonnello, in seguito, desiderasse precisamente da loro. Perché non era facile seguire le sue mosse,  intuire le sue intenzioni. Quando spariva senza preavviso, quando era assorta, quando prendeva iniziative improvvise ed incomprensibili. A meno di non essere nella sua testa. O a meno di non essere André. Li aveva sentiti ridacchiare, certe volte, sempre preoccupati di non mancarle di rispetto, anche mentre scherzavano.

Perché il rigore per lei non era mai abbastanza, l’impegno non era mai abbastanza, l’attenzione e la dedizione non erano mai abbastanza. Niente meno della perfezione era ciò che si chiedeva alle Guardie reali, perché niente di meno della perfezione era ciò che quotidianamente offriva loro chi li comandava. Intransigente. Sì, era anche intransigente.

Incontentabile, avrebbe detto André, sorridendo e  senza timore di mancarle in questo modo di rispetto. Ma questo era prima.

Chiedeva l’impossibile, lei, alle persone.  Anche a se stessa. Prima di tutto a se stessa.

L’unica volta in cui non aveva avuto niente da ridire era stato alla parata di commiato. Che era stata perfetta. Nessun appunto, nessun dettaglio da sistemare. E allora, soltanto allora,  avevano avuto tutti l’esatta contezza che quello era un addio.

Per non parlare di Girodelle. Riflettendoci adesso, a Girodelle lei non aveva mai rivolto particolare  attenzione. La prima volta che si erano incontrati voleva solo rimetterlo al suo posto. Inizialmente la sua intenzione era dimostrare che non rinunciava al duello ed all’incarico per paura. Poi invece aveva desiderato cancellare dalla sua faccia quel sorriso divertito. E glielo aveva cancellato quel sorriso dalla faccia, accidenti! Doveva aver dato l’impressione di essere insopportabile, quel giorno, al poveretto! L’impressione? Sospirò tra sé. Lei era, qualche volta,  insopportabile.

E il colmo era che Girodelle era anche andato a dire a Sua Maestà che era lei la persona più adatta a ricoprire l’incarico, che lei, peraltro aveva detto di non volere. Il che implicava il fatto, per lui, di diventare un suo sottoposto.

E di cosa avrebbe potuto rimproverarlo, durante tutti gli anni in cui aveva svolto i suoi doveri con precisione e dedizione impeccabili? Di non discutere mai gli ordini? Di non lamentarsi mai, neanche una volta, per le richieste e le ossessioni di un superiore che aveva manie di perfezionismo? Perché lei era, anche, irritantemente perfezionista.

Era come se nessuna cosa potesse aver valore e significato per lei, se non assumeva la forma della perfezione più assoluta. Che era una pretesa impossibile.

Per questo non  mollava mai, finché si poteva smussare qualcosa, aggiustare qualcosa, finché  non era arrivata a sviscerare tutto quello che si poteva sviscerare. Tutto quello che si poteva ottenere. Senza risparmiare niente. Senza risparmiarsi niente.

Non poté fare a meno di chiedersi quando era accaduto che lei fosse diventata un muro impenetrabile anche con André. Che le leggeva dentro ugualmente.

 

I suoi scoppi d’ira, repentini quanto, a volte, imprevedibili  erano famosi, a Palazzo Jarjayes.  Se ne accorgeva che la maggior parte delle volte la servitù la guardava con l’apprensione ansiosa di chi avverte, aprioristicamente, l’impossibilità di eseguire gli ordini esattamente nel modo in cui si richiede.

 

E questo senza aprire il capitolo della Corte. Dove gliene avevano dette di tutti i colori. Alle spalle e in sua presenza.

Una di loro non sarebbe potuta diventare in nessun caso, certo, ma considerò che in tanti anni passati a Versailles, mai una volta si era sforzata di essere affabile, di fingere di divertirsi per una battuta, di dissimulare quanto tutto quello che a corte si diceva e si faceva la annoiasse.

La sua stessa presenza metteva  la gente a disagio, se ne rendeva conto. Perché comprendere cosa le passava per la testa o cosa la facesse arrabbiare era, spesso, veramente impossibile. E lei non faceva il minimo sforzo per renderlo più facile.

Non si poteva dire che non subissero il suo fascino, il fascino degli eroi o degli dei, che bisogna ammirare da lontano. Non sostenevano neanche il suo sguardo, certe volte, e lo dirottavano su  André, quasi che per suo tramite potessero riuscire ad arrivare a lei e a comprenderla. Ad André, che non aveva mai avuto paura di starle accanto.

Aveva rifiutato, con una noncuranza ai limiti della scortesia, persino gli inviti, gentili e reiterati , di Maria Antonietta.

Ma ormai era un capitolo chiuso, quello della Corte.

Ed era un capitolo chiuso anche quello di André che le stava accanto.

 

E a proposito di Maria Antonietta. Anche da lei aveva preteso qualcosa che Maria Antonietta  non avrebbe potuto darle. Le aveva chiesto che si comportasse come una grande regina. No, aveva espresso il desiderio che lei “diventasse” una grande regina.  Soltanto questo. Soltanto. Che fosse la perfetta interprete del suo ruolo. Le aveva chiesto di  diventare una cosa diversa da quello che era.

Che lei ci riuscisse non implicava che tutti dovessero riuscirci

Ma lei poi, ci riusciva ?Agli occhi di tutti sì. No, non di tutti. André era fermamente convinto di no. Esprimerlo in modo più chiaro di come aveva fatto sarebbe stato impossibile.

 

La stessa cosa aveva preteso da Fersen. Che doveva essersi sentito ferito quando gli aveva, senza tanti complimenti, “consigliato” di sparire dalla circolazione e di tornare in Svezia, per un po’.

E anche la sera del ballo e dell’alta uniforme. Con il suo comportamento, che era una critica, neanche troppo velata, alla sua debolezza, alla loro debolezza, una critica che veniva dall’alto del suo essere al di sopra di qualsiasi fragilità. Al di sopra di qualsiasi sentimento.

Cosa avrebbe potuto rimproverare a Fersen? Di non avere compreso? Di non avere intuito quello che lei faceva praticamente di tutto per non mostrare a nessuno? Per non ammetterlo neanche a se stessa? Era stata una presunzione raffinatissima la sua. L’impossibile è impossibile.

 

Ma adesso basta. I bilanci, considerò,  sono per chi ha mollato. E lei non lo avrebbe fatto.

Anche se tutto ciò che di impossibile aveva sempre preteso da se stessa e dagli altri,  non le sembrava paragonabile a ciò che pretendeva di fare adesso, tra i soldati della Guardia. Ma un cambiamento le sembrava indispensabile.

Certe situazioni sono così complicate che l’unica soluzione è girare pagina e ricominciare da zero.

Non era una che rendeva la vita facile agli altri, lei. Questo non sarebbe cambiato di certo. Avrebbe affrontato altri sguardi, altri giudizi, altra incomprensione, altra indifferenza,. Era abbastanza abituata, dopotutto.

Perché tutto ciò che era, tutto ciò che voleva e tutto ciò che la riguardava doveva sempre essere così dannatamente impossibile?

 

Fu in quel momento che lo vide, tra gli altri soldati schierati nelle camerate. E non poteva credere ai suoi occhi.

Fu presa all’improvviso da una sensazione di vertigine. Doveva essere la stanchezza, la tensione,  o i cambiamenti troppo repentini di quei giorni, ma ebbe per un attimo l’impressione, fortissima, folgorante, abbagliante, che in quello che André era, in quello che era sempre stato e che sarebbe stato anche in futuro, potesse prendere forma, anzi che avesse già preso forma, per lei, l’impossibile.

 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Octave