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Autore: Red Saintia    28/12/2021    4 recensioni
La passione per uno sport può unire, dividere, spronare a migliorarsi e aprire nuove strade.
Alcune scelte portano ad allontanarsi mettendo in discussione sé stessi e ciò che si prova. Tra presente e passato ancora una volta luce e ombra si rincorrono per ritrovarsi sulla stessa strada.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva dormito al massimo un paio d'ore, se la coach Riko l'avesse saputo le sue urla si sarebbero sentite per tutta Tokyo. Avrebbe dovuto alzarsi dal letto, era già metà mattina e doveva incontrarsi con gli altri per definire gli schemi della partita di quel pomeriggio.

Non era stanco fisicamente ma sentiva di non avere la forza mentale per affrontare quella giornata, e sicuramente quello era un grosso problema. Prese il cellulare dal comodino accanto al letto, visualizzò lo schermo e incupì subito il volto. Non c'era nessun messaggio, nessuna chiamata, né notifica che gli desse anche solo l'illusione che lui avesse provato a contattarlo.

"Dovevo avere proprio un'espressione colpevole ieri sera." era l'unica spiegazione che riusciva a darsi. Kagami non poteva in alcun modo sapere cosa stava succedendo tra lui e Aomine ma in qualche modo lo aveva percepito.

Aveva intravisto quel cambiamento che solo chi ti è stato accanto per tanto tempo può notare. Solo chi ha giocato, vinto e sofferto con te può intuire. E solo chi ti vuole bene e ci tiene a te può soffrirne comprendendo che la persona che ama si sta allontanando. Stava diventando tutto tremendamente complicato e non era così che doveva essere. Lui avrebbe dovuto sostenere Kagami, aiutarlo a realizzare il suo sogno. Avrebbe dovuto credere nella promessa che prima o poi si sarebbero rivisti, consapevoli finalmente di ciò che provavano.

Ma le cose non vanno mai come speriamo, e lui non se la sentiva di incolpare né Aomine ne tanto meno Taiga per quello che stava accadendo. Il più delle volte le cose succedono senza che noi ce ne accorgiamo, e per Tetsuya era stato così.

Daiki era arrivato come uno di quegli uragani che ti sorprende e travolge senza darti il tempo di reagire. E quando Kuroko si era reso conto della piega che stavano prendendo le cose, lui... aveva già lasciato un segno indelebile del suo passaggio. Come un marchio che gli bruciava dentro e di cui non riusciva, o non voleva, liberarsi. 
Proprio mentre stava per sprofondare di nuovo tra le lenzuola una voce dal basso lo chiamò intimandogli di scendere perché qualcuno era venuto a cercarlo.

Non aveva idea di chi potesse essere, sicuramente Hyuga e gli altri erano già in palestra quindi era improbabile. Si decise finalmente a scendere, ancora in pigiama e con i capelli in disordine, sorprendendosi di trovare sulla porta un'estasiata Momoi che lo guardò arrossendo vistosamente.

"Sei un amore in pigiama Tetsu, buongiorno comunque." la sua voce dolce e gentile fu l'unica nota positiva di quel faticoso risveglio.

"Buongiorno Momoi san, che ci fai qui è successo qualcosa?"

"Beh... sono passata in palestra e i tuoi compagni mi hanno detto che non eri ancora arrivato. Così mi sono offerta di venirti a prendere e magari fare quattro chiacchiere insieme."

Sapeva che Momoi era molto premurosa, ma la cosa gli sembrò comunque strana. "Vuoi parlare? E di cosa di preciso?"

Lei sorrise con aria sorniona. "Credo sia meglio che tu ti dia una sistemata. Dai sbrigati, ho portato dei muffin alla vaniglia, sono squisiti, li mangeremo per strada."

Aveva proprio pensato a tutto, chissà perché non ne fu sorpreso. "Ok... dammi dieci minuti e sono pronto."

 

Non appena scese in strada ebbe come l'impressione che l'aria intorno fosse soffocante, eppure c'era un bel sole a rischiarare quella giornata. Forse era solo la pessima nottata trascorsa a fargli apparire tutto così opprimente. Momoi gli sorrise facendogli segno di incamminarsi.

"Vuoi? Penso ti piaceranno, assaggiali."

"Grazie mille Momoi san." In effetti erano davvero ottimi e Kuroko ne mangiò uno con gusto distraendosi per un attimo dai suoi pensieri.

"Allora Tetsu... cosa sta succedendo tra te e Dai chan?" Momoi esordì con quelle parole facendolo quasi strozzare con l'ultimo boccone di muffin.

"Tieni bevi..." gli diede una bottiglia con dell'acqua sperando che smettesse di tossire.

"Ma dico... che razza di domanda è? Così di punto in bianco?" cercò di prendere tempo per capire cosa realmente sapesse.

"Non mi piace girare intorno alle cose e non voglio arrivare in palestra senza averti parlato chiaramente." In fondo lei era fatta così, Tetsuya lo sapeva bene, così come sapeva quanto fosse legata a Daiki.

"Diciamo... che è un po' complicato." era una risposta al quanto evasiva ma almeno non le aveva mentito, e comunque lei se ne sarebbe accorta sicuramente. Solo che non sapeva davvero da che parte cominciare.

"Vedi... io conosco Dai chan da che eravamo bambini, siamo praticamente cresciuti insieme. Conosco la sua forza e le sue debolezze, e credo che in questo momento tu rappresenti entrambe le cose."

"Momoi san, anch'io sono molto legato ad Aomine, lo sai bene. È solo che..." possibile che fosse così complicato parlarne persino con lei.

"Solo che adesso non sai cosa provi realmente per lui." Kuroko spalancò gli occhi, sinceramente sorpreso dalla sua schiettezza. "Credi che non abbia notato il suo cambiamento? Come ti osserva, ti sta vicino, si preoccupi per te? Non l'ho mai visto così per nessuno. E dire che ormai gli sono accanto dalle medie."

"Non avevo dubbi che tu l'avessi notato Momoi. Aomine conta molto per me. Averlo ritrovato è stato come tornare a respirare, come se avessi riavuto indietro una parte mancante di me. Però..."

"Però adesso c'è qualcun altro nel tuo cuore, non è così?"

Tetsuya non rispose, sapeva di non dover confermare qualcosa che era palesemente scontato. "Taiga è la mia luce, io gli devo molto, gli ho promesso che lo avrei aspettato."

Momoi gli sorrise sentendo quelle parole così cariche di nostalgia. Sapeva che era la verità, e sapeva che quella situazione stava mettendo a rischio il rapporto tra loro tre.

"Però tu provi qualcosa per Dai chan, sbaglio forse?”

Non seppe cosa dire, l'unica cosa che gli venne spontaneo fare fu abbassare lo sguardo nascondendo il suo imbarazzo. "Ho visto durante la partita come lo guardavi. La grinta con cui hai giocato e la forza che la sua presenza ti trasmetteva. Tu hai giocato per lui ieri, e questo non puoi negarlo." e non lo avrebbe fatto, perché afferamre il contrario sarebbe stato come sminuire l'aiuto e il sostegno che lui gli aveva dato.

Vide Momoi fermarsi d'improvviso, e solo allora si accorse che erano arrivati in palestra. "Hai ragione su tutto Momoi san. Come sempre sai analizzare le situazioni con molto acume. Ma credimi se ti dico che non appena avrò ben chiaro cosa fare parlerò senz'altro con Aomine."

"Lo so Tetsu, non ho dubbi su questo. Ti chiedo solo di non tenerlo troppo sulle spine, Dai chan è già così poco paziente di suo." disse scherzosamente.

"Hai la mia parola."

"È stato bello parlare con te, sei sempre dolcissimo." gli diede un bacio sulla guancia abbracciandolo con affetto. "In bocca al lupo per la prossima partita."

"Grazie Momoi." la vide allontanarsi in tutta fretta, così come anche lui di corsa raggiunse i compagni di squadra in palestra.


                                                                                                           *****                                                                  

 

"Si può sapere dove diamine ti eri cacciato? Hai forse scordato che oggi abbiamo la seconda partita di qualificazione? Non posso crederci guardatelo con che aria tranquilla si presenta... mi fa salire una rabbia. Alla fine di questo primo turno mi verrà un esaurimento nervoso lo so." Riko esplose in tutto il suo nervosismo pre partita, terrorizzando non solo Kuroko ma anche gli altri giocatori presenti.

"Scusami tanto coach, ho riposato male e stamane non mi sono svegliato in tempo."

Riko si portò una mano alla fronte sospirando esasperata. "E me lo dici così come niente fosse? Non aggiungere altro ti prego, corri subito a fare il riscaldamento!"

Kuroko non se lo fece ripetere cominciando subito a correre lungo il perimetro del campo.

"Ehi Hyuga, che gli sarà preso a Kuroko, sembra abbia l'aria assente?" Izuki, da attento osservatore qual era, aveva subito notato che c'era qualcosa di strano nel compagno di squadra.

"L'ho notato anch'io, ma cerchiamo di non lasciarci condizionare da facili allarmismi. Adesso è qui, quindi vediamo di darci da fare ok?"

"Va bene capitano."

La partita si sarebbe tenuta alle diciotto del pomeriggio e Riko, dopo aver discusso delle tattiche di gioco e della formazione in campo, concesse a tutti un paio d'ore di libertà. Tutti i membri del Seirin si erano comunque trattenuti nei dintorni in modo da non tardare per l'inizio dell'incontro. Kuroko decise di sedersi all'ombra di una panchina leggendo un libro. Ogni tanto dava un'occhiata allo schermo del cellulare. Non sentiva Taiga dalla sera prima e ogni minuto in più che passava pensando che potesse avercela con lui aumentava il nodo in gola, ormai persistente, che aveva.

Ciao, mi sembra evidente che tu ce l'abbia con me per qualcosa che ti ha infastidito però avrei tanto voluto che mi richiamassi. Mi avrebbe fatto piacere sentirti prima dell'inizio della partita. Mi manchi, e... mi dispiace.

Scrisse quel messaggio di getto, senza pensarci, e senza altri indugi lo inviò. Aveva fatto il primo passo, lo aveva cercato, anche se sperava che fosse Taiga a farlo per primo. Poi si rese conto di essersi scusato... per cosa poi? Per qualcosa che non aveva confessato ma che Kagami aveva intuito. Quelle scuse suonavano come un'ammissione di colpa. Ma ormai era tardi per ritrattare quelle parole.

Il cielo terso di quella mattina si stava oscurando annunciando una pioggia imminente. Si sentì solo e smarrito, non poteva neanche cercare Aomine, non sapeva come affrontarlo, cosa dirgli. Se lo avesse guardato di nuovo negli occhi cosa avrebbe provato? Avrebbe di nuovo sentito l'impellente urgenza di aggrapparsi a lui come fosse la sua sola salvezza? 
No, non poteva pensarci adesso, e non poteva pensare a Taiga. In quel momento contava solo l'incontro contro il liceo Senshinkan e nient'altro. Fece un lungo respiro, cercando di trovare la giusta concentrazione per portare a termine quella giornata. Una volta terminate le qualificazioni si sarebbe occupato di tutto il resto. Mise le sue cose nel borsone e si diresse negli spogliatoi per prepararsi.

Qualcuno mancava ancora all'appello quindi i presenti poterono fare le cose con calma. Tetsuya ripose i propri oggetti nell'armadietto e poco prima dell'ingresso di Riko si accorse che Kagami aveva visualizzato il suo messaggio.

"Allora ragazzi adesso voglio la vostra massima attenzione." a quel punto non potè far altro che spegnere il cellulare e rimandare tutto a dopo l'incontro.

 

                                                                                                                    *****


"Dai chan, perché te ne stai defilato qui dietro a guardare la partita? Dovresti stare sugli spalti, la tua presenza lo aiuterebbe?" Momoi parlò con un filo di voce, temendo di deconcentrarlo intromettendosi con i suoi pensieri proiettati su quel campo da basket e sul ragazzo che stava giocando.

"No, vedermi adesso lo confonderrebbe ancora di più, e comunque ormai è troppo tardi."

"Dai chan ma..."

"Andiamo Satsuki, la partita è finita." le diede le spalle e si avviò verso l'uscita. Mancavano ancora cinque minuti al termine, ma Aomine sapeva per esperienza che il risultato difficilmente sarebbe cambiato.

Alla fine il Seirin perse l'incontro con un pesante 89-110, il che implicava il dover vincere obbligatoriamente l'ultima partita per potersi qualificare. Ancora una volta l'Interhigh si dimostrò un ostacolo difficile da affrontare e la distorsione al piede del capitano Hyuga, durante l'incontro, aveva senz'altro compromesso un partita cominciata già con grandi difficoltà.

L'entusiasmo iniziale era via via scemato, l'unione e la compattezza della squadra avevano avuto un effetto contrario stavolta. Tutti sembravano condizionati dalla tensione che Kuroko portava addosso e l'infortunio di Hyuga aveva fatto definitivamente precipitare la situazione.

"Ragazzi non perdete la calma. Non sarebbe stato facile lo sapevamo, ma non è tutto da buttare quello che abbiamo fatto finora. C'è da lavorare e mettere apposto alcune cose ma ce la faremo ne sono certa." Riko cercò di tenere alto l'umore della squadra mentre fasciava la caviglia di Hyuga, ma non era facile. Avevano bisogno di scaricare la tensione, resettare il tutto e cominciare daccapo.

Kuroko in particolare non disse nulla, sapeva di aver giocato male e il suo silenzio unito allo sguardo puntato a terra esprimevano tutto il suo rammarico. Aveva cercato di dare il massimo ma non era bastato, una sconfitta era sempre qualcosa di difficile da accettare soprattutto adesso che non aveva nessuno con il quale condivedere l'amarezza che provava.

 

Los Angeles ore 8:00 a.m.

Aveva visualizzato il messaggio di Tetsuya ormai la sera precedente, senza rispondergli. In realtà non sapeva neanche lui perché si sentiva così nervoso e infastidito dalla sua vicinanza con Aomine. O forse lo sapeva bene ma preferiva evitare di pensarci. Era rimasto sveglio quasi tutta la notte aspettando di vedere in differita la partita del Seirin.

"Sono un'idiota!" ringhiò tra i denti mentre lanciava il cuscino dall'altra parte della stanza. Tetsuya aveva cercato il suo sostegno e lui glielo aveva negato. Per cosa poi? Per un'assurda gelosia priva di fondamenta. Sospirò tenendosi la testa tra le mani. Sentiva che qualcosa non andava, aveva uno strano presentimento che lo rendeva inquieto.

Decise di prepararsi un caffè e cominciare ad accendere il computer, aveva bisogno di qualcosa di forte per svegliarsi. Ma non appena fu in piedi qualcuno bussò in modo concitato alla porta.

"Chi diavolo può essere a quest'ora? Un attimo arrivo..." Si infilò velocemente una t-shirt e andò ad aprire. "Alex? Che ci fai qui?"

"Hai già visto la partita?" gli chiese subito, senza neanche dargli il buongiorno.

"Veramente stavo per accendere il computer proprio adesso." Taiga capì all'istante che qualcosa non andava, lo sguardo della sua ex maestra di basket era più eloquente che mai.

"Ti conviene sbrigarti, e... mettiti seduto, sarà meglio."

Kagami rimase impalato fuori dalla porta incapace di registrare mentalmente gli innumerevoli significati che quelle parole potevano avere. Alex lo spinse dentro e chiuse la porta alle loro spalle.

                                                                                                               
*****

Piccole e costanti gocce di pioggia bagnavano la palla che aveva stretta tra le mani lavando via gli strati di polvere dalla sua superficie. Era immobile su quel campo da parecchi minuti con lo sguardo fisso sul canestro.

Si mise in posizione di tiro e fece un lancio, uno di quelli che aveva creato e perfezionato lui stesso fino a renderlo imprendibile. Sbagliò, e strinse i pugni dalla rabbia. Ci riprovò ancora e sbagliò di nuovo. E fu così per un numero imprecisato di volte. Fino a quando l'intensificarsi di quel temporale non rese scarsa la visibilità del campo di street basket.

Raccolse la palla finita sotto il canestro e si inginocchiò, sentendosi sconfitto fisicamente e moralmente. Pianse, lasciando che le lacrime si confondessero con la pioggia. Le spalle ricurve e i singhiozzi trattenuti a fatica gli facevano quasi mancare l'aria.

"Sapevo di trovarti qui... Tetsu." anche con quella pioggia battente la sua voce gli arrivò all'orecchio nitida e inconfondibile.

Istintivamente si portò una mano alla bocca cercando di soffocare il pianto. Non aveva neanche il coraggio di voltarsi e affrontarlo, era diventato un codardo, e si odiava per questo.

"Alzati avanti... se resti qui ti ammalerai."

"Sai quanto m'importa. Tanto anche se non potessi giocare non credo sarebbe questa gran perdita." disse con rabbia

"Ma che stronzate vai dicendo? Vuoi farti commiserare solo per una sconfitta?"

"Non cerco la tua comprensione e non voglio che mi consoli. Vattene via e lasciami in pace!" urlò, con la voce rotta dalle lacrime.

"Razza di idiota, credi davvero che possa andarmene lasciandoti qui in queste condizioni?" anche Aomine alzò di molto il tono di voce. Non solo per coprire il rumore della pioggia ma soprattutto per fargli capire che lui non si sarebbe mai mosso da lì.

Tetsuya si voltò e in quello stesso istante qualcosa si inclinò nel petto del ragazzo che aveva di fronte. Stentava a riconoscerlo, aveva gli occhi rossi per il pianto, era completamente bagnato e sembrava più piccolo e indifeso che mai. Daiki gli si avvicinò e Kuroko strisciò a terra tentando di allontanarsi.

"Che stai facendo Tetsu?"

"Va via Aomine kun, non avvicinarti!" sembrava terrorizzato e non capiva da cosa.

"Non me ne vado se tu non vieni con me." gli disse con tono risoluto.

"Sono un incapace, ho lasciato che i miei sentimenti condizionassero il mio modo di giocare e ho fatto un casino."

"Ma che dici? Non sei sempre stato tu a dire che in una squadra si vince e si perde insieme? Quindi perché vuoi addossarti tutte le colpe?"

"Perché sono stato io la causa scatenante di questa sconfitta!"

"Ma non è una sconfitta definitiva, non devi vederla così. Avete ancora una possibilità, ma devi alzarti adesso Tetsu. Devi trovare la forza per farlo."

"Non sento di potercela fare stavolta Aomine..." l'azzurro dei suoi occhi sembrò brillare anche sotto quel temporale. Avrebbe voluto stringerlo e dirgli che avrebbe lenito ogni sofferenza che aveva dentro pur di non vederlo più così abbattuto. Ma sapeva di non poterlo fare, non in quel momento. Adesso... doveva essere il suo sostegno, e tenere per sé tutti gli altri sentimenti che provava.

"Già una volta ti ho voltato le spalle lasciandoti da solo sotto la pioggia e andando via da te. Ricordi Tetsu?"

Kuroko cercò quel ricordo sepolto ormai da tempo nella memoria e il suo corpo smise di tremare. Ricordò fin troppo bene lo sguardo disilluso di Aomine e le lacrime a stento trattenute. Ricordò le sue parole, la sua tristezza, il suo volto che gli dava le spalle lasciandolo solo sotto una pioggia torrenziale, proprio come quella.

"Fu in quel momento che smettesti di essere la mia luce... Aomine kun." gli disse guardando il suo viso bagnato anch'esso di pioggia e lacrime.

"Sì, fu in quel momento. E commisi l'errore più grande della mia vita. Non ti ho mai chiesto scusa per quella volta, quindi lo faccio adesso. Perdonami Tetsuya."

Era la prima volta che pronunciava il suo nome per esteso, ed era la prima volta in assoluto che gli chiedeva scusa per qualcosa. Il volto di Kuroko si distese, lasciando che quelle lacrime di rabbia si trasformassero in silenziosa gratitudine. Perché finalmente Aomine Daiki era diventato il sostegno che lui aveva sempre sperato.

"Non ti ho mai serbato rancore Aomine, non hai bisogno di chiedermi perdono. Eravamo dei ragazzini con sogni e speranze più grandi di quanto potessimo comprendere."

"Allora almeno adesso lasciami agire come penso sia giusto. Forza, dammi la mano Tetsu." tese il braccio aspettando che lui facesse altrettanto. Kuroko osservò per un istante la sua mano, stavolta sapeva di potersi fidare. Sapeva di poter accogliere quella mano e stringerla con fiducia. E così fece. Lasciando che Aomine lo sollevasse sostenendolo per le braccia non appena vide che a stento riusciva a reggersi in piedi.

"Stai messo male Testu. Dobbiamo ripararci dalla pioggia e toglierci questa roba bagnata di dosso. Reggiti a me forza."

Lo tenne stretto, camminando il più in fretta possibile per trovare riparo. Kuroko sentiva gli occhi e la testa pesanti per il pianto e la stanchezza che stavano avendo la meglio. Non aveva idea di dove stessero andando, riusciva solo a percepire il rassicurante tepore del corpo di Aomine, così incredibilmente caldo nonostante anche lui fosse completamente zuppo di pioggia. 
Daiki fu quasi costretto a trascinarlo per l'ultimo tratto di strada prima che lui sentisse il rumore di una porta che si apriva e il buio che invece chiuse rapidamente i suoi occhi.
 

Nonostante fosse poco più di uno scricciolo fu un'impresa portarlo in camera e stenderlo sul letto. Si premurò di svestirlo asciugandogli i capelli sperando che ciò bastasse. Lo sistemò sotto delle leggere coperte ranicchiandosi in un angolo del letto ad osservarlo.

Cosa era stato in grado di fargli quel ragazzo? Se l'era chiesto spesso in quell'ultimo periodo. Perché Kuroko era fatto così, entrava in punta di piedi nella vita delle persone e ti sconvolgeva l'esistenza. Eppure anche lui aveva le sue fragilità, che difficilmente mostrava alle persone perché sapeva di dover essere forte, più degli altri. La sua non era forza fisica ma ti travolgeva mettendo in discussione tutto ciò in cui credevi lasciandoti smarrito e confuso.

"Spero che quell'idiota si renda conto della fortuna che ha tra le mani." sussurrò con un filo di voce mentre lo guardava dormire tranquillo. Fuori il temporale non accennava a placarsi e alla fine anche Daiki cedette alla stanchezza chiudendo gli occhi.

Quando giunse l'alba le nuvole grigie del giorno precedente erano ancora ammassate nel cielo, segno che il tempo non sarebbe migliorato di lì a breve. La vibrazione del cellulare scivolato sul letto la sera prima fece svegliare Daiki. Solo in quel momento si accorse di essere finito a pancia in giù accanto a Tetsuya con il braccio stretto attorno al suo fianco. Si ritrasse lentamente e a malincuore, doveva zittire quel cellulare prima che lo svegliasse.

Erano le 6:00 del mattino e Satsuki lo stava già tempestando di chiamate per sapere il motivo della sua scomparsa la sera precedente. Interruppe la chiamata inviandole un messaggio. Si mise a sedere sul letto strofinandosi gli occhi per cercare di svegliarsi. Kuroko sembrava dormire ancora, anche se doveva essersi agitato parecchio durante la notte vedendo la sua attuale posizione scomposta nel letto. Gli sistemò la coperta tastandogli la fronte e tirando un sospiro quando si accorse che la sua temperatura era nella norma. Doveva alzarsi, aveva urgenza di fare alcune chiamate e avrebbe dovuto preparargli qualcosa per quando si sarebbe svegliato.

"Già... peccato che io non abbia un frullato alla vaniglia, vero Tetsu?" disse sorridendo, mentre gli spostava una ciocca di capelli arruffati e ribelli.

La sua pelle ambrata paragonata al candore di quella di Kuroko era come se la notte e il giorno si fossero incontrati a metà strada tra loro. E in fondo un po' era davvero così. D'altronde era l'alba. Il momento esatto in cui si alternavano la notte e il giorno, in cui l'oscurità cedeva il posto alla luce. Di nuovo il parallelismo di luce e ombra che da sempre li aveva accompagnati si ripresentava, per farsi beffe di lui.

"Perché io non ricopro più quel ruolo, non è così Tetsu?" era una domanda rivolta più a sé stesso, ma una parte di lui avrebbe davvero voluto che Tetsuya lo sentisse, smentendo quella realtà che faceva tanta fatica ad accettare.

Si chinò su di lui, avvicinando il volto alle sue labbra appena dischiuse. Voleva rubargli un bacio, senza chiedersi se fosse giusto o meno. Senza domandarsi se stesse cercando una scusa per approfittarsi di quel momento. Lui seguiva sempre l'istinto, e anche in quel caso non fece eccezione. Lo sfiorò con una dolcezza che non gli apparteneva, ma che solo con lui era capace di esternare.

Percepì la morbidezza delle sue labbra e il respiro così calmo e sereno che si insinuava nella sua bocca. Se avesse potuto lo avrebbe tenuto lì con lui in eterno, custodendolo come la più rara e preziosa delle creature. Lo avrebbe protetto come non era stato in grado di fare in passato, lo avrebbe amato... così come avrebbe dovuto essere fin dall'inizio. 
Stava quasi per separarsi dalla sua bocca quando Tetsuya sembrò ricambiarlo muovendo le sue labbra su quelle di Aomine. Possibile che se ne fosse accorto?

Daiki provò ad approfondire quel bacio fino a quando delle flebili, ma perfettamente udibili, parole uscirono dalla sua bocca.

Taiga, sei tornato... sei qui.

Fu come aver ricevuto una pallonata in pieno stomaco nel bel mezzo di una partita. Aomine si bloccò di colpo incapace di compiere qualsiasi gesto. Un sorriso amaro e disilluso gli comparve sulle labbra. Avrebbe potuto fare e dire qualsiasi cosa, stargli accanto in mille modi diversi ma non avrebbe mai potuto riempire il vuoto che Kagami aveva lasciato in lui. 
Non poteva... perché quello non era più il loro momento. Perché Taiga aveva raccolto i cocci che lui aveva lasciato, cementandoli insieme in maniera così perfetta e completa che insinuarsi in essi non sarebbe stato più possibile.

Rimase ancora qualche istante ad osservarlo. Alzarsi da quel letto gli risultò più difficile del previsto. Alla fine raccolse il cellulare e decise di scendere per fare qualche telefonata. Aveva promesso di restargli accanto, e in un modo o nell'altro lo avrebbe fatto.




Cominciano a delinearsi le conseguenze delle proprie azioni, d'altronde non si può sempre vincere e quando nella testa si affollano pensieri e dubbi ecco che il resto va a rotoli. Arriva sempre quel momento in cui non si può più temporeggiare, e se non siamo in grado di prendere delle decisioni il destino le prenderà per noi. Anche Aomine in qualche modo sta prendendo consapevolezza che forse non è tutto facile come si era auspicato. Insinuarsi in un rapporto come quello che c'è tra Tetsuya e Taiga è arduo, e si rischia di bruciarsi irrimediabilmente. 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, noi ci risentiamo la prossima settimana. Vi auguro un buon anno, che questo 2022 possa portare tanta ispirazione e tante cose belle a voi tutti.

 

   
 
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