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Autore: Ikki_the_crow    30/12/2021    1 recensioni
SERIE MOMENTANEAMENTE IN IATO: in quanto basata su una campagna in corso, devo aspettare che gli eventi procedano prima di andare avanti...
Momenti di vita quotidiana di alcuni avventurieri, quando non sono impegnati a salvare il mondo o esplorare dungeon. A volte le avventure più emozionanti sono quelle che vivi tutti i giorni...
0) Istantanea n.0: come tutto ebbe inizio.
1) Istantanea n.1: una serata in accampamento, per iniziare a conoscerci meglio.
2) Istantanea n.2: anche i più duri dei duri hanno bisogno di qualcuno (in collaborazione con The_Red_Goliath)
3) Istantanea n.3: alcune ferite iniziano a guarire
4) Istantanea n.4: un’uscita tra amiche. O forse no.
5) Istantanea n.5: la conclusione di una giornata memorabile.
6) Istantanea n.6: un arrivederci che suona quasi come un addio.
7) Istantanea n.7: una splendida giornata e una terribile nottata.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ISTANTANEE DI VIAGGIO 3
In cui una lettera viene recapitata, il segreto professionale è messo a dura prova e una persiana viene finalmente aperta.

17-08-1373. Mattina. Silverymoon.
 
Nonostante ormai fossero più i giorni in cui si alzava all’alba che quelli in cui poteva dormire fino a tardi, Susan non ci si era ancora abituata. Al contrario di McGraw, che praticamente andava a dare la sveglia al gallo, lei era una persona a cui piaceva stare a letto. O meglio, le sarebbe piaciuto se il suo fidanzato e i suoi impegni glielo avessero permesso.
Soffocando uno sbadiglio, la ragazza tarchiata si preparò al suo solito giro ai letti dei pazienti prima di aprire bottega per la giornata. Quanto meno non ci avrebbe messo molto: in quel periodo aveva un solo letto occupato.
Quando entrò nella stanza di Fianna, le persiane erano sbarrate come al solito. Eppure la ragazza era sveglia: Susan l’aveva sentita irrigidirsi leggermente quando era entrata. Facendo finta di nulla, si diresse alla finestra e socchiuse lentamente una delle due imposte, lasciando entrare la luce del mattino.
“Forza e coraggio, ragazza. Secondo i pennuti lì fuori, è ora di svegliarsi.”
Sotto le coperte leggere, Fianna si mosse a malapena. Non serviva essere un guaritore per accorgersi che la ragazza non doveva aver chiuso occhio: i segni scuri sotto gli occhi erano ben più che evidenti.
Fino a poco tempo prima doveva essere stata una ragazza piuttosto carina: originaria di Damara, aveva la pelle pallida e gli occhi chiari tipici degli abitanti di quelle zone, i capelli color nocciola tenuti lunghi e una nuvola di lentiggini appena accennate intorno al naso sottile. Le sue disavventure sul Grande Ghiacciaio, però, avevano lasciato i segni. La guaritrice non osava neanche immaginare in che stato fosse quando l’avevano trovata.
“Nottataccia?” domandò Susan, mentre recuperava il cestello che aveva lasciato fuori dalla porta. L’altra si limitò a bofonchiare qualcosa.
Susan la capiva. La procedura a cui aveva dovuto sottoporre la giovane maga non era per nulla piacevole: nonostante la gravidanza fosse ancora alle prime settimane, l’interruzione aveva provocato abbondanti perdite di sangue e dolori addominali lancinanti, che di sicuro non erano ancora passati del tutto. Inoltre, Susan le aveva dovuto dare antibiotici di ogni tipo per combattere le possibili infezioni, il che non aveva sicuramente giovato al suo stomaco: dal giorno in cui avevano iniziato, Fianna non aveva praticamente toccato cibo. E poi c’erano quelle ferite per cui lei non poteva fare nulla, perché non erano del corpo: chissà se e quando avrebbero iniziato a rimarginarsi.
Con attenzione, Susan tolse dal tavolino vicino al letto i piatti della cena del giorno prima, intonsi, e li sostituì con una ciotola di crema di grano e latte. Leggera e facile da digerire, ma anche energetica. Se solo la ragazza si fosse degnata di assaggiarla.
“Cerca di mangiare almeno qualcosa, d’accordo?” disse in tono sorprendentemente gentile. “E tirati seduta un momento, per piacere. Visita di controllo.”
Fianna ubbidì, rigida come una marionetta, ma non fece alcun tentativo di conversazione mentre Susan le palpava gentilmente lo stomaco e l’addome. Si irrigidì un paio di volte, segno che le pareti interne erano ancora sensibili, ma quanto meno il sangue si era fermato.
“Molto bene. Direi che stai guarendo in fretta.” Susan allungò alla ragazza un bicchiere di coccio con dentro alcune compresse e una caraffa d’acqua. “E se mettessi qualcosa nella pancia, guariresti anche più in fretta,” tentò ancora, anche se con ben poche speranze.
E infatti Fianna ingollò le medicine e fece per rimettersi sdraiata, senza nemmeno degnare la colazione di uno sguardo. Susan sospirò.
“Ah, prima che mi dimentichi. Stamattina il corriere ha portato questa.” Allungò qualcosa verso la maga, che sollevò lentamente lo sguardo. Si ritrovò di fronte una busta spessa di carta scura, con alcune rune tracciate sopra a carboncino. Fianna la afferrò con cautela e la esaminò da vicino.
“La Città di Ottone? Non conosco nessuno lì,” mormorò.
Susan sorrise. “Nemmeno io, ma ne ho ricevuta una identica. E se devo essere sincera, credo di sapere di chi si tratta.” Quando Fianna fece per chiederle di spiegarsi meglio, l’altra stava già richiudendo la porta. Un ultimo lampo rosso dei suoi capelli, e Susan se n’era andata.
Per qualche minuto, Fianna rimase seduta sul letto, indecisa sul da farsi. Poi si fece coraggio e, usando il manico del cucchiaio che Susan le aveva lasciato accanto alla ciotola di crema, aprì la busta. Ne scivolarono fuori alcuni fogli di carta e delle riproduzioni a china di alcuni palazzi della Città di Ottone. Erano in bianco e nero, ma si poteva intuire come il metallo la facesse da padrone in quel luogo, luccicando alla luce delle fiamme che circondavano la città. In una delle immagini, Daisy era seduta di fronte ad una tazza di qualcosa al tavolino di un locale all’aperto, e sorrideva timidamente; sembrava guardare direttamente verso di lei attraverso la carta, e Fianna non poté a sua volta trattenere un debole sorriso. Era il primo da parecchio tempo a quella parte.
Afferrò il primo dei fogli di carta, vergato in una calligrafia piccola e precisa, nonché perfettamente allineata nonostante il foglio fosse privo di righe, ed iniziò a leggere.

Data: 13-08-1373. Città di Ottone.
Cara Fianna,
Spero che questa lettera ti trovi bene, o quanto meno al meglio possibile. Non so esattamente quando la riceverai, ma è probabile che per allora il peggio sia già passato. Susan mi ha garantito che le prime trentasei ore sono le peggiori, e che nel giro di pochi giorni, una settimana al massimo dovresti essere di nuovo in piena forma.
Ci siamo dovuti fermare per una notte sul Piano del Fuoco, e così ne ho approfittato per scrivere qualche lettera. Prima che tu ti arrabbi: non abbiamo smesso di cercare i tuoi compagni! Passata la notte torneremo immediatamente sul Grande Ghiacciaio e continueremo la marcia verso nord! È solo che la giornata di oggi non è stata esattamente tranquilla, e avevamo bisogno di tirare il fiato, anche solo per qualche ora. Alcuni di noi più che altri.
Questa mattina, dopo che ci siamo salutate…

 
Quando Susan rientrò nella stanza di Fianna, intorno all’ora di pranzo, notò due cose. Intanto, dalla ciotola di crema mancavano almeno un paio di cucchiaiate abbondanti, il che non era molto ma era già un inizio. In secondo luogo, la sua paziente era seduta sul letto, la schiena appoggiata alla parete e sostenuta dal cuscino, e stava leggendo la lettera che aveva ricevuto. Dato che non poteva averci messo tutta la mattina a leggere quei tre fogli, per quanto Daisy scrivesse piccolo, era chiaro che doveva averla scorsa parecchie volte.
“A te cosa ha scritto?” Susan si sedette ai piedi del letto. “Anche a te ha parlato di «un alterco con un gruppo di scheletri»?”
A quelle parole, Fianna sorrise. “Ha usato le stesse parole. Chi mai descriverebbe un combattimento con dei non-morti «un alterco»? Tra l’altro, mi pare di aver capito che sia stato uno scontro difficile, anche se non ci sono molti dettagli…”
“Ecco a te Daisy Woolen. Ti giuro, quella ragazza è clinicamente incapace di dire qualcosa di male riguardo a chicchessia. Se Bane in persona le sgozzasse un cagnolino davanti, lei si rifiuterebbe comunque di insultarlo.”
“È così gentile… È sempre stata così?”
“Fin dal primo giorno che l’ho conosciuta. Ti ha mai raccontato come ci siamo incontrate?” Fianna scosse la testa. “Eravamo assegnate allo stesso piano del dormitorio comune per le matricole. Eshter stava cercando di portare un baule pieno di vestiti su per le scale e aveva bloccato il passaggio. Daisy si è offerta di aiutarla, e insieme hanno iniziato a issare quella mostruosità di cassa su per le scale. Io ero già in stanza, e mi sono affacciata per urlargli contro di fare in fretta, ma piano. Mi ero svegliata presto, quella mattina, ed ero di pessimo umore. Eshter mi ha mandato al diavolo, mentre Daisy si è limitata a sorridere e a dire «Con il tuo aiuto finiremmo in un attimo». Ed è così che è iniziata.”
La maga sorrise all’idea.
“Non so neanche io come sia successo, ma tempo mezza giornata eravamo amiche. Nel giro di tre settimane, quelle due erano diventate le migliori amiche che io abbia mai avuto. Se non fosse stato per Daisy, non ci saremmo mai conosciute. E non credo che quelle due sarebbero sopravvissute senza di me.” Susan ridacchiò dal naso. “Eshter è una brava ragazza, ma parecchio svampita alle volte. E Daisy… Sua nonna è una gran cara persona, ha fatto un lavoro splendido con la sua educazione, ma temo che farla crescere da sola in una fattoria l’abbia privata di parecchie abilità sociali.”
“Cosa intendi dire?” Ora Fianna era genuinamente curiosa.
“Un sacco di cose, anche le più basilari! Non si era nemmeno resa conto di essere lesbica, è stata una delle conversazioni più difficili della mia vita!” Susan rabbrividì al ricordo.
«Non saprei, davvero… Le ragazze… hanno un odore migliore…»
«Daisy, non siamo in pasticceria! Non puoi basarti sull’odore per… Eshter, aiutami per favore. Tu come ti sei accorta che ti piacevano i ragazzi?»
«Oh, è stato facile. A quattordici anni, il mio cervello ha inaugurato una nuova ala dedicata a quanto mi attizzassero.»
«Grazie, Eshter. Molto utile come sempre.»

Persa nei ricordi, Susan non si accorse dell’espressione sorpresa che per un attimo era passata sul viso di Fianna. Non aveva idea che a Daisy piacessero le ragazze. Era anche vero che non glielo aveva mai chiesto. E aveva come l’impressione che lei non si sarebbe fatta troppi problemi a confessarglielo, se solo ne avessero parlato.
“Oh. Io non… E che tu sappia ha mai avuto… insomma…” annaspò.
“Una ragazza? Una sola storia seria, ma in questa casa non parliamo di Ingrid. Non perché sia la ex di Daisy, ma perché è in generale una persona molto sgradevole.” Il sorriso di Susan era praticamente un ghigno. “Se vuoi, potrai chiedere direttamente a lei. Non è stata una rottura facile, Daisy ci è stata male per parecchio anche se è stata lei a troncare, ma ho come l’impressione che le sia passata.” Questa volta fu il turno di Fianna di non notare un’espressione bizzarra sul viso dell’altra.
“Comunque,” proseguì Susan come se niente fosse, “il problema principale di Daisy, secondo me, è che le manca completamente il riflesso automotorio delle gonadi. O, per dirla più semplicemente, è cronicamente incapace di sbattersene le palle di qualcosa. Ogni problema che vede deve risolverlo, anche se non spetterebbe a lei. Nonostante il mio ottimo esempio, non ha mai imparato.”
Fianna ridacchiò, per poi stupirsi di quel suono. Aveva quasi dimenticato come fosse. “Quanto egoismo! Da una guaritrice, è insolito.”
“Stai scherzando? Intanto, io vengo pagata. Poi, posso decidere esattamente quanto dolore patiranno i miei pazienti, il che dipende molto da come si comportano. Posso riarrangiare gli organi interni di una persona a mani nude, e anzi, spesso mi viene chiesto di farlo. L’altro ieri ho visto le lacrime negli occhi di un omaccione alto due metri mentre gli rimettevo a posto la mascella, e non appena quello ha potuto parlare di nuovo mi ha ringraziato invece di insultarmi! E poi, sono legalmente autorizzata a preparare e trasportare più droghe di quante non ne sappia contare! Questo lavoro è uno sballo!”
Fianna rise di nuovo. Iniziava a capire come mai a Daisy Susan piacesse tanto. Ma era anche vero che a Daisy piaceva chiunque.
“Beh, è stato bello spettegolare un po’, ma ora è meglio che vada prima che mi faccia scappare qualche informazione confidenziale, tipo che il vecchio ciabattino in fondo alla strada ha la piorrea.” Susan sogghignò di nuovo. “Ops. Facciamo finta che questo non l’abbia detto, d’accordo?” Rivolse a Fianna un occhiolino, poi si eclissò.
Rimasta sola, Fianna si sorprese a pensare. A molte cose, ma principalmente a Daisy: una ragazza talmente buona e dolce da dedicare tempo durante una missione in cui aveva appena rischiato la vita per scrivere a qualcuno che conosceva a malapena. Una persona così attenta al suo prossimo da essersi accorta subito che qualcosa non andava in lei, una perfetta estranea, quando perfino un suo compagno di squadra non aveva notato nulla. E così gentile da offrirsi di battere palmo a palmo una zona pericolosa ed inesplorata in cerca di un gruppo di avventurieri scomparsi solo perché glielo aveva chiesto una persona conosciuta meno di una settimana prima.
Lanciò un’occhiata al tavolino vicino al letto. Accanto al pranzo, che Susan aveva appoggiato lì in un momento non meglio identificato, c’era la scatoletta di legno che Daisy le aveva lasciato prima di salutarla. L’incisione sul coperchio era appena visibile nella penombra.
Che tu possa sempre trovare la via di casa…
Alla sera, quando Susan passò a controllare la sua paziente all’ora di cena, trovò Fianna appisolata con la testa sulle braccia, appoggiata al tavolino. La finestra era stata completamente aperta per fare entrare la luce del pomeriggio, che ricadeva esattamente sul pianale del tavolo. Sotto le braccia incrociate della ragazza, Susan riusciva ad intravedere l’inizio di una lettera.

Cara Daisy,
Forse non spedirò mai questa lettera, la cosa più probabile è che te la dia direttamente la prima volta che ci vedremo. Volevo solo ringraziarti per tutto –

Lo sguardo della guaritrice passò dalla lettera alla bussola che la maga aveva aperto e posizionato di fronte a sé, alla ciotola vuota appoggiata per terra accanto alla sedia.
Susan scosse la testa e sorrise.
Oh Daisy, sei incredibile. Anche quando non ci sei, riesci comunque a renderti utile.
Con delicatezza, si chinò in avanti per svegliare la maga. La strada per la guarigione era ancora lunga, ma il primo passo – il più difficile, nella sua esperienza – era stato fatto.
Con te accanto, sono sicura che Fianna se la caverà alla grande.
   
 
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