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Autore: Apollonia Storie    30/12/2021    1 recensioni
Lily. Harry. Ania. Draco. Voldemort.
Gli scacchi principali di questo gioco mortale.
Ania aspettava da anni di conoscere finalmente il grande Harry Potter, eppure, da quel momento in poi una serie di eventi agitano acque pericolose.
Draco non sa cosa ci vede in quella lí, sa solo che lo scava dentro, che é fragile e pericolosa allo stesso tempo, e che a lui i giochi pericolosi sono sempre piaciuti.
E il Signore Oscuro pensa davvero di conoscere bene il suo servitore Severus? E se il piú grande segreto dell'uomo fosse una figlioccia maledetta, per cui darebbe la vita?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Erano tutti vivi, alla fine.
 
Ad un certo punto i Mangiamorte si erano semplicemente ritirati, e loro erano riusciti a svignarsela giusto in tempo.
Si giusto in tempo, appena prima che il Signore Oscuro in persona si presentasse a casa Malfoy, a quanto aveva detto Potter.
 
Potter.
L’ avvrebbe preso a schiaffi, quella mattina.
 
L’unica cosa a cui riusciva a pensare era che avevano finalmente recuperato un Horcrux.
La coppa era arrivata sana e salva al quartier generale dell’ordine, e il quattrocchi non riusciva a pensare ad altro.
 
L’importante é che la coppa sia in mano nostre adesso.
E’ l’unico motivo per cui siamo andati...
La cosa principale é che nessuno di noi si sia fatto male...
 
  • Giá e non grazie a te, comunque. – aveva sbottato prima di uscire dalla stanza.
A Potter non gliene fregava niente che Piton c’avesse rimesso la pelle.
Eppure era grazie a lui se Potter poteva raccontarla.
 
Grazie a lui e ad Ania.
 
Giá, Ania.
E chi se l’avrebbe mai pensato che la Wool era proprio la figlioccia di Severus Piton. La cosa aveva del comico, eppure spiegava un sacco di cose.
Potter l’aveva farfugliato velocemente quando i due si erano Smaterilizzati in casa Tonks, qualche giorno prima.
 
-Piton... Piton é morto. Ci ha salvati. –
- Piton cosa? Ma se sta dalla parte di Tu-Sai-Chi.-
- Non so cos’altro dirti Ron. So solo che Ania era la sua figlioccia. –
- Ma piantala! –
- E’ quello che so! E ora ha bisogno di cure, Nagini l’ha morsa. –
 
Non lo poteva negare, quando Draco aveva sentito queste parole gli si era gelato il sangue.
Aveva spostato lo sguardo su quella figura poggiata al muro, stremata, sudata, incosciente.
 
Il veleno aveva iniziato a fare effetto.
 
Da allora l’unica ad averla vista era stata sua zia Andromeda, per medicarle le ferite.
Al resto del mondo, era impossibile anche solo parlarle.
 
Potter, in particolare, doveva di colpo occupare un posto d’onore nella lista nera di Ania. Il quattrocchi aveva provato un paio di volte a recarsi alla sua porta, perennemente chiusa.
Forse si sentiva in colpa, il coglione.
Ma questa volta i ruoli si erano invertiti.
La prima volta aveva bussato per quasi venti minuti, parlando al nulla.
La seconda volta, Ania aveva ben pensato di bruciargli una mano mandando a fuoco la maniglia della porta
 
Erano passati tre giorni da quell’incidente, e Potter aveva rinunciato a recarsi della ragazza.
 
Lui dal canto suo, non sapeva proprio cosa andarci a fare.
Aveva evitato anche solo di passare davanti quella porta.
Un pó per evitare di farsi carbonizzare anche  lui.
Un pó forse, perche davvero non sapeva cosa dirle.
 
Ma quella mattina, stufo di sentire la voce di Potter riempirgli le orecchie, i suoi piedi avevano autonomamente deciso di recarsi lí, difronte quella porta in legno bruciacchiata.
 
Toc, toc.
 
Bussó lievemente, cercando di limitare il contatto con la porta al minimo.
Non si sa mai.

Nessuna risposta.
 
-Wool... – disse piano, e non ci fu bisogno di continuare.
Con sua grande sorpresa la porta si aprí autonomamente, cigolando.
 
La stanza era ben illuminato dalle ampie finestre di casa Tonks, coperte da una leggera tenda in lino bianco.
Draco non sentiva alcuna brezza, eppure i tessuti si muovevano leggeri ad un soffio d’aria inesistente.
 
Al centro di quel salottino in disuso, Ania stava seduta su una sedia in legno, di profilo alla porta.
I capelli le scendevano lunghi e scure sulle spalle, morbidi e lucenti come non mai.
 
Indossava una fascia in cotone bianco che le scopriva le spalle, e una gonna lunga e troppo larga per lei a coprile una gamba e il ventre.
Un angelo dai capelli scuri, immerso in quel candore generale.
Sarebbe stato quasi un bel quadretto, non fosse stato per l’enorme macchia viola e scura che le divorava la gamba destra.
La teneva scoperta, con una garza imbevuta sulla ferita, ma che non bastava a coprire l’infiammazione causata dal veleno di Nagini.
 
Draco avanzó di qualche passo, ma non disse nulla.
Non c’era molto da dire, infondo, no?
 
Ania non si voltó, ansimava piano, scossa da sudore freddo e tremiti.
 
Quando Draco le fu davanti quella vista le fece una pena mai provata.
Gli dispiaceva un botto per Piton.
Infondo era stato anche per lui una figura sempre presente nella sua vita.
 
Immaginó se al posto di Piton ci fosse stata sua madre.
Se fosse stato lui a perdere l’unica persona cara rimastagli sulla terra.
 
Immaginó quanta rabbia e quanto odio e quanto dolore il sangue di Ania stesse pompando in quel momento, mescolato al veleno di un Serpente leggendario che le consumava la carne ad ogni secondo.
 
Ania alzó lo sguardo nel suo.
Quelle iridi verde chiaro gli davano il capogiro.
Se le ricordava impastate di sonno nella polverosa biblioteca di Hogwarts, offuscate dalle dodici pergamente della McGranitt.
 
Ora quelle iridi non erano piú le stesse.
Erano come vetri appannati finalmente libere dal vapore, che lo fissavano cristalline e chiare.
 
Ania era cambiata.
E’ questo che fa il dolore.
Ti prende e ti macella, e di quei pezzi ne fa una nuova persona.
 
La mano di Draco si mosse piano, verso il volto di Ania.
Con sua grande sorpresa la ragazza non si ritrasse.
Anzi.
Le sue palpebre tremarono per un attimo, quando le dita fredde del ragazzo le sfiorarono la fronte.
 
Draco fece scivolare le dita a contornarle gli occhi, poi sulla guancia, godendo del contrasto che le sue mani gelide avevano con le gote febbrili di Ania.
Ania chiuse gli occhi quando la mano di Draco le catturó la guancia, solleticolandole il collo e l’attacatura dei capelli.
 
Era uno di quei momenti in cui tutto é immobile, e una sola parola basta a rompere la magia.
Cosí lui non parló, e non ce ne fu bisogno.
 
Ania piegó il capo in avanti.
Le spalle si incurvarono e un leggero singhiozzo le scosse appena.
Prima uno, poi un altro.
 
Piangeva, ed era come se ogni lacrime fosse piú dolorosa del morso di Nagini.
 
Chi non piange mai ha le iridi otturate. Lo sapeva, lui.
Ogni lacrima fa fatica a trovare la via verso l’esterno.
Ma una volta che il tunnel viene liberato, tutte le lacrime lasciate indietro decidono di rompere completamente le barriere.
 
La fronte di Ania trovó il ventre del ragazzo.
La mano di Draco se la tiró addosso, spingendosi dietro la nuca a stringerle i capelli.
 
Andrá bene, Wool
Me l’hai detto tu.
 
Restarono in quella posizione per piú di dieci minuti, con Ania completamente abbandonata al suo ventre, come se lui fosse l’unico sostegno che le impediva di crollare al suolo.
                                                                            
Quando Ania si fu calmata la sua fronte si staccó dal suo ventre, e lei riprese a respirare normalmente.
 
  • Fammi vedere il morso. – mormoró lui, un pó per rompere quell’imbarazzo, un pó per vero interesse.
 
Ania sospiró piano quando con una mano tremante si alzó un pó piú su la gonna bianca dalla gamba destra.
 
Draco si accovacció lí di fianco e con delicatezza scostó la garza, ormai zeppa di sangue nerastro.
 Laddove Nagini aveva colpito vi erano due fori piccoli, della grandezza delle sue zanne, che piano piano stavano diventando cicatrici biancastre.
La cosa peggiore era ció che accadeva intorno al morso.
 
Raggi di sangue nero si irradiavano per la gamba di Ania, mescolandosi a sfumature rossastre e giallognole.
Era come se la gamba stesse andando a fuoco, ma dall’interno.
 
  • Ah.  – sospiró lei piano, dolorante, mentre Draco sfiorava quel rossore con le dita.
I suoi occhi vagarono intorno alla stanza e su uno dei comodini da letto trovó quello che stava cercando.
Una piccola ciotola in legno, piena di un intruglio verdastro che profumava fortemente di menta e alghe.
 
Si alzó per prenderla e con tutta la delicatezza del mondo inzuppó un panno e lo passó sulla veritá della ragazza.
 
La mano di Ania si strinse intorno al suo braccio, mentre, ad ogni tocco, il suo corpo si irrigidiva e tremava.
 
Ania non urlava, non emetteva un suono. Stringeva i denti e lasciava che Draco le medicasse la gamba.
 
Quando il morso parve abbastanza pulito Draco vi si sistemó una garza pulita e Ania lasció la presa dal suo braccio.
 
  • Mettiti a letto. Sembri un morto che cammina. –
  • Non so se ce la faccio -  sussurró lei, le palpebre chiuse e la faccia arrossata.
 
Draco le afferró un braccio e Ania capendo l’intenzione si aggrappó a lui.
Un braccio di Draco scivoló intorno alla sua vita e la strinse forte, mentre con una spinta riusciva a tirarla via dalla sedia.
 
I passi verso il letto erano davvero pochi, ma dolorosi.
Quando il corpo della ragazza toccó il materasso un rantolo di sollievo le scappó dalle labbra.
Draco le sistemó velocemente le coperte addosso,e fece per andarsene.
 
Era stato giá fin troppo premuroso.
Troppe premure avrebbero rovinato il suo personaggio!
 
Fece per abbassare la maniglia della porta, quando Ania lo fermó.
 
  • Draco... – sussurró con un filo di voce.
  • ...grazie. – continuó quando gli occhi grigi del ragazzo scattarono di nuovo su di lei.
 
Un brivido.
Era la seconda volta che Ania lo faceva sentire cosí... cosí... valoroso.
Era forse la prima persona al mondo che si affidava a lui con cosi tanta fiducia.
Piú che a Potter.
Piu che a sua madre.
Piú che a chiunque altro.
 
Si schiarí la gola, nascondendo quei pensieri intimi.
 
  • Non eri l’unica a tenerci a Piton, Wool. Diciamo che glielo devo. –
 
Ecco, buttiamola sul “lo faccio solo per Piton”.
 
Fece di nuovo per posare la mano sulla maniglia quando un dubbio lo colse.
 
  • Ti dispiace? Sai com’é... – sbottó ironico indicando la porta.
 
Non é che quella lí gli ustionava la mano dopo tutto quel poco che aveva fatto?
 
Ad Ania scappó un sorriso divertito, e di nuovo quella sensazione di essere una specie di supereroe gli gonfió il petto.
 
  • Vai tranquillo, é innocua. – disse, ancora sorridendo.
 
Quando Draco uscí dalla stanza gli sembró di camminare sulle nuvole.
Questo era un problema, era un problema grosso.
In tempi come quelli, in cui dovevi costantemente temere per la tua vita e quella dei tuo cari
Innamorarsi di una pazza, pseudo-suicida, imbottita di veleno di serpente
 era una mossa da veri coglioni.
 
 
 
 
   
 
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