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Autore: komova_va    30/12/2021    0 recensioni
[Daily 4x14]
Primo esperimento Mariene. Maria e Irene sono rimaste a casa da sole per cena mentre Stefania è fuori con suo padre. Durante la serata le due si confrontano su vari aspetti che le vedono in disaccordo, scoprendo però di poter imparare l'una dall'altra molto più di quanto non si sarebbero aspettate.
[Personaggi: Irene Cipriani, Maria Puglisi. Pairing: Mariene.]
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Crack Pairing
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autunno.


I giorni passavano e sera dopo sera l'atmosfera autunnale si insediava sempre più nella quotidianità delle ragazze e di Maria. Erano le piccole cose a farla rendere conto del tempo che passava, le foglie degli alberi che cadevano, i colori della natura che cambiavano, il freddo che la accoglieva ogni sera quando faceva ritorno a casa dal Paradiso e si faceva ogni volta più pungente, ogni giorno lo sentiva penetrare tra le pieghe del suo cappotto e arrivarle fin dentro le ossa; ogni mattina alzarsi dal letto si faceva sempre più difficile, e le sue mani a fine giornata diventavano sempre un po' più rosse. E in un certo qual modo, lei sentiva che dentro di sé stava avvenendo lo stesso processo di cambiamento. Proprio come gli alberi che perdevano le foglie e diventavano nudi e spogli al cospetto dell'inverno che sarebbe arrivato da lì a poco, così lei sentiva che stava perdendo ognuna delle sue certezze, ogni cosa dentro di sé che aveva sempre pensato di conoscere e di sapere, e si sentiva piccola piccola al cospetto della bufera emotiva che si portava dentro; il pensiero del matrimonio in primavera, un tempo il suo più grande desiderio, la cui realizzazione era stata lo scopo a cui aveva dedicato le sue giornate e le sue energie, il suo pensiero fisso, si era lentamente trasformato in un'arma a doppio taglio.

Da un lato vedeva, o perlomeno si illudeva di vedere, nella vita matrimoniale la salvezza a tutti quei dubbi che la tormentavano, e sperava che una volta che sarebbe diventata una moglie e, con il tempo, una madre, avrebbe semplicemente accettato quello che il suo ruolo di donna per natura le imponeva e in qualche modo sarebbe tornata a essere felice, senza fare pensieri strani su cose che non poteva ottenere. Dall'altro lato però, sapeva che nel momento in cui avrebbe detto il sì sull'altare tutte quelle parti di sé che non aveva avuto idea esistessero per tutta la sua vita e che stava piano piano scoprendo sarebbero morte per sempre. Sapeva che avrebbe dovuto dire addio a quei sentimenti sbagliati e a tutto quello che provava per Irene... il che era un bene, in ogni caso, no? Comunque quello che provava non l'avrebbe portata da nessuna parte, se non a soffrire ancora di più.

Eppure, da quando aveva scoperto che anche il signor Landi... da quando aveva scoperto che esistevano persone che, che poteva succedere di.... sì insomma, di innamorarsi di un altro uomo o di un'altra donna, ecco, che era una cosa che capitava ad altri e che c'erano alcune persone che la accettavano e vivevano così, senza doversi negare, quei pensieri non la lasciavano stare. Si domandava se era tutto vero oppure no, si domandava se forse, per assurdo, la stessa cosa potesse capitare anche a lei. Una parte di sé moriva dalla voglia di parlare con il signor Landi a riguardo e chiedergli un consiglio, un aiuto, perché lei non aveva proprio idea di dove sbattere la testa. Un'altra parte però, molto più realista e concreta, non si sarebbe mai osata, naturalmente. A stento lo conosceva, figuriamoci se poteva avvicinarlo per parlare di lei e di Irene. Eppure, in quel momento Maria sentiva che era l'unica persona che forse avrebbe potuto capirla.

Ma il problema non era solo quello. Il problema era che se Maria lo avesse effettivamente fatto, anche nell'ipotetico (impossibile) caso in cui fosse riuscita a scambiare con lui due parole e aprirsi sull'argomento, l'idea di scoprire che la storia di Landi si applicava anche a lei, che lei era proprio come lui, la terrorizzava ancora di più. Maria aveva sempre pensato a sé stessa soltanto all'interno dei confini della società in cui viveva, da sempre Partanna era il suo mondo, la sua realtà. E a Partanna lei aveva la sua famiglia, le sue radici, il suo posto, la sua identità... si era innamorata di Rocco proprio perché con lui poteva condividere tutti questi aspetti che nessuno al di fuori avrebbe mai potuto cogliere, e con il fatto che si conoscevano fin da bambini avevano in comune anche tanti ricordi di infanzia, erano praticamente cresciuti insieme. A Partanna, Maria era sicura che il suo posto sarebbe stato accanto a lui. Doveva essere così, non poteva essere diversamente. A Partanna, non era possibile che gli uomini amassero altri uomini e le donne amassero altre donne. E se poi invece avesse scoperto di essere proprio così, che lei invece non voleva un uomo al suo fianco ma un'altra donna? Da quando era venuta a sapere di questa possibilità il suo cervello continuava a pensarci e ripensarci, e in cuor suo le bastava ripensare ai momenti con Irene per trovare la risposta che non aveva ancora il coraggio di ammettere.

Però un conto era tenerselo dentro e ignorarlo, fare finta che non fosse reale. Ma se avesse dovuto invece dirlo ad alta voce, se avesse dovuto confrontarsi con un'altra persona e riconoscerlo, se si fosse trasformato in qualcosa che andava oltre la sua paranoia, ma in un confronto e poi in un dato di fatto... cosa ne sarebbe stato di lei? Cosa sarebbe successo alla sua identità? Se dentro Partanna lei non poteva più esistere, allora cosa sarebbe rimasto di lei? Proprio per quello Maria si sentiva come un albero che mano a mano che i giorni passavano continuava a perdere le foglie, sempre di più e inesorabilmente e senza che lei potesse fare qualcosa per fermare il processo o tornare indietro. E il momento in cui anche l'ultima sarebbe caduta, il momento in cui i suoi rami sarebbero rimasti completamente vuoti... quel momento la spaventava più di ogni altra cosa. Aveva paura di perdere se stessa, eppure sentiva che l'identità che avrebbe dovuto sentire come sua non le apparteneva proprio; non più. Non da quando aveva scoperto di avere altre opzioni, di poter scegliere. Certe volte pensava che sarebbe stato meglio se lei e Irene non si fossero mai baciate, anzi, forse sarebbe stato più semplice se Rocco se la fosse portata a Partanna e avessero vissuto là felici, o se non altro illudendosi di esserlo. Almeno così le loro foglie non sarebbero state sparpagliate via al primo soffio di vento.

Per una qualche ironia della sorte, proprio quella mattina il nome di Roberto Landi venne fuori durante la colazione. Da quando Stefania aveva apportato le correzioni all'articolo su Marilyn, tra i due si era creata una sorta di... confidenza? Non proprio. Forse era più corretto dire simpatia o complicità. Di tanto in tanto durante la pausa pranzo o i momenti vuoti capitava che i due si incrociassero e si scambiassero un breve saluto e qualche parola di circostanza; si stimavano a vicenda, insomma. E con il fatto che a Stefania adesso era venuta la passione per il giornalismo, era comprensibile che vedesse in lui una sorta di esempio, un modello da seguire e da imitare. Il fatto che si fosse scoperto che lui era... sì insomma, di certe sue inclinazioni, non aveva affatto cambiato la stima che la ragazza nutriva nei suoi confronti, e di questo Maria ne era sollevata, per una qualche ragione.

Chissà, forse l'idea che Stefania non nutriva vergogna o disgusto nei confronti di sentimenti in cui in parte anche lei avrebbe potuto identificarsi la rassicurava... almeno un pochino. Irene invece su di lui non si esprimeva mai, rimaneva sempre molto vaga ed evitava l'argomento quanto più possibile, e Maria non riusciva a fare a meno di domandarsi se fosse soltanto un caso o se invece dietro questo comportamento ci fosse un perché. La curiosità di scoprire se anche Irene stesse avendo gli stessi suoi dubbi, le sue paure e le sue incertezze in parte la toccava, ma non si sentiva pronta a parlare con lei dell'argomento. Non che non lo desiderasse, in realtà... ma allo stesso tempo, ancora una volta la paura di quello che sarebbe potuto uscire da un loro eventuale confronto era troppo grande e la destabilizzava. Non sapeva se temesse di più l'ipotesi di scoprire che Irene aveva solo scherzato con lei, che era stato tutto un gioco, oppure la possibilità di baciarla un'altra volta e alimentare ulteriormente la sua tempesta emotiva e la sua confusione.

-Riuscite a credere che il signor Landi sta già pensando al prossimo numero del Paradiso Market? Il primo è uscito poco più di una settimana fa e sta già cercando nuove idee per il secondo!

-Beh, mi sembra anche normale, considerando che vanno in stampa ogni mese, - replicò Irene. -Dovranno pur farsi venire in mente qualcosa e darsi il tempo di scriverla.

-Mmm, sempre a criticare tu, - la rimproverò Maria scherzosamente, -guarda che mica è semplice farsi venire in mente idee originali.

-E infatti sono ancora in alto mare, - le informò Stefania, -o almeno è quello che mi ha detto l'altro giorno. Il Commendator Guarnieri vorrebbe che parlassero del traforo del Monte Bianco e sta un po' spingendo per quello, ma lui e il dottor Conti non sono molto ispirati.

-E lo credo bene! A chi vuoi che interessi leggere di buchi nelle pietre, in una rivista di vestiti poi?- obiettò Irene. -Mi sembra assurdo che lo stiano anche solo prendendo in considerazione.

-Eh lo so, infatti è proprio per questo che sono preoccupati, non pensano che sia un argomento proprio adatto al genere di pubblico che hanno in mente, ecco.

In effetti Maria doveva dare ragione a Stefania, potevano sicuramente trovare argomenti più interessanti di cui parlare.

-E infatti non lo è! Scusa ma perché non ne approfitti per proporre tu un argomento? Magari poi gli piace e ti fanno partecipare alla scrittura dell'articolo, - propose Irene.

Maria la guardò e si ritrovò a provare una punta di invidia per la sua caparbietà. Non era nemmeno un suggerimento così sbagliato: così facendo Stefania avrebbe potuto mettersi in gioco e proporre le sue idee. Maria invece, timida com'era, non si sarebbe mai osata a fare una cosa del genere... Un tempo l'avrebbe considerata semplice arroganza e sfacciataggine, ora invece si stava domandando se davvero Stefania non avrebbe fatto la cosa giusta ad approfittarne.

-Sì, forse potrei, - concordò Stefania, -però dovrebbe essere un qualcosa di cui sono veramente convinta e su cui avrei qualcosa da dire.

Dopo un temporaneo attimo di silenzio, Irene le suggerì:-Potresti scrivere qualcosa sui vestiti e il cinema! Ad esempio gli abiti che indossano più spesso le attrici nei film o nei fotoromanzi.

-Non lo so Irene, è un po' vago, e poi abbiamo già parlato di cinema con Marylin, serve qualcosa di nuovo, - replicò Stefania, -altrimenti le clienti dopo un po' si stufano.

-Anche questo è vero, - convenne Maria.

-E sentiamo, tu invece cosa proporresti?- la sfidò Irene, guardandola negli occhi. Maria tergiversò per qualche istante. Quanto detestava quando Irene cercava di metterla in difficoltà di proposito.

-Io? Che c'entro io? - tentò di opporsi la ragazza.

-Eh, c'entri, visto che sei così brava a criticare le mie idee proponilo tu un argomento per aiutare Stefania, forza, - la esortò Irene.

Come se fosse stato semplice. Naturalmente la sua mente, già di per sé poco creativa e per nulla incline ai voli di fantasia, non accennava a collaborare nemmeno un po'.

-Ma fammi capire una cosa Stefà, questa rivista la leggono in tutta Italia, sì?- chiese conferma Maria, che ad essere sincera non aveva mai prestato troppa attenzione ai dettagli di quella iniziativa. Prima di suggerire qualsiasi cosa, perlomeno doveva informarsi un po' di più e capire chi sarebbe andato a leggere gli articoli pubblicati.

-Sì certo, è collegata all'iniziativa della vendita per corrispondenza, - le spiegò la sua coinquilina, -che negli ultimi anni è stata estesa a tutta Italia.

-E allora stavo pensando che magari sarebbe bello fare un articolo anche per le ragazze del Sud e non solo quelle di Milano, - concluse infine Maria, un po' titubante.

-Guarda che le ragazze sono ragazze ovunque, - tagliò corto Irene, -mica siete speciali o diverse solo perché venite da un'altra regione o mangiate cose diverse.

-Ma che c'entra Irè, mica volevo dire quello, - si difese Maria. -Che credi che noi giù a Partanna andiamo vestite come voi, che l'abito british di Gabriella le ragazze della nostra età lo metterebbero?

-In effetti questo potrebbe essere uno spunto interessante, - commentò Stefania, -dimmi qualcosa di più.

-Eh, e che devo dire, - titubò Maria, incerta su come continuare quello che era stato un semplice pensiero istintivo e spontaneo, -per noi il modo di vestire è diverso da come lo intendono al Paradiso, non sempre siamo libere di scegliere come voi. Sai quanti vestiti usati ho dovuto mettere delle figlie delle amiche di mia mamma? Che poi non è solo questo. È che noi questo concetto di vedere tanti abiti diversi, provarli e scegliere quello che ci piace di più, che ci sta meglio, proprio non ce lo abbiamo, - tentò di riassumere, al meglio che poteva. Era stato anche per quello che le ci era voluto un bel po' prima di adattare il suo guardaroba ai gusti delle ragazzi milanesi.

-Quindi non vedete l'abbigliamento come un modo per esprimere voi stesse, è questo?- cercò di capire Stefania.

-No, ma che scherzi, certo che lo è! - si affrettò a chiarire Maria, pensando a quanto il modo di vestire giù influisse sull'opinione che la gente si poteva fare di una persona. Una ragazza con indosso l'abito di Gabriella sicuramente non sarebbe mai stata vista come seria o rispettosa o timorata di Dio. -Ad esempio in base alle stoffe che uno indossa e i tessuti dei suoi abiti si capisce già subito se tiene i piccioli oppure no, - procedette con la spiegazione, tutta contenta di poter parlare di una realtà che conosceva bene e che ci fosse qualcuno a cui interessava e disposto ad ascoltarla, -ci sono colori che in certe circostanze non si possono indossare, oppure per le ragazze se una è sposata o no lo vedi subito già da come si veste. In pratica tutto quello che indossi parla per te e dice ciò che sei. È solo che noi spesso non lo possiamo scegliere quello che siamo.

I suoi occhi si posarono per un istante su Irene, seduta di fronte a lei dall'altro capo del tavolo, e un'ondata di malinconia la travolse. Vide gli occhi di lei sostenere il suo sguardo e a Maria per un attimo sembrò che quel breve silenzio racchiudesse una tacita comprensione che non aveva bisogno di spiegazioni o parole. Poi, per evitare di destare troppi sospetti o che Stefania capisse qualcosa, si affrettò a distogliere lo sguardo per tornare a concentrare la sua attenzione sulla più giovane delle sue coinquiline, concludendo il discorso da poco iniziato:-Al Paradiso invece è diverso, qua se una ragazza è figlia di un banchiere o del lattaio poco importa, conta che l'abito gli piace e che addosso ci sta bene. È un po' come se a Milano le ragazze sono libere di scegliere come vogliono essere viste dagli altri, insomma. Non so se mi sono spiegata bene.

-Ti sei spiegata benissimo invece, - rispose Stefania, la quale dalla voce sembrava alquanto entusiasta dello spunto appena ricevuto. -Anzi, mi hai dato un'idea, potrebbe essere interessante un confronto tra quello che rappresenta la moda per le ragazze del nord e del sud e come gli abiti del Paradiso rispecchiano questo concetto.

-Davvero dici? Guarda che io l'ho detto così, era una fissaria, tanto per rispondere e dire qualcosa.... - mise le mani avanti Maria, arrossendo leggermente. Fintanto che si trattava di una conversazione tra amiche in casa era un conto, ma l'idea di parlarne veramente sul Paradiso Market era un'altra cosa. Se Stefania lo avesse proposto e poi magari a Landi l'idea non piaceva? O peggio, se lo pubblicavano e poi non interessava a nessuno e la rivista falliva? Del resto a Milano erano tutti così moderni, così aperti, così avanti, a chi poteva interessare sentire parlare dell'esperienza della gente del sud. -Ma secondo te sul serio a qualcuno interesserebbe sentire queste cose qua, Stefà?

Fu soltanto in quel momento che Maria si rese conto, inaspettatamente, che l'idea di vedere la sua esperienza e quella delle persone del suo paese raccontata in una rivista che tutti avrebbero letto le sarebbe piaciuta, che era una cosa che in realtà desiderava. Il confronto con le ragazze del nord spesso l'aveva scoraggiata e non poco... ricordava quando aveva fatto il colloquio per diventare una Venere e soltanto guardando la sua avversaria, Patrizia, quella ragazza bionda tanto bella ed elegante e raffinata, Maria aveva capito di non avere speranze in partenza. Anche se cercava di non darlo a vedere, si sentiva spesso invisibile o inadeguata e nonostante negli ultimi tempi avesse incominciato ad adattarsi al clima milanese e anche il suo guardaroba stava piano piano incominciando ad aggiornarsi un po', questo non toglieva che il fatto di trovare una rappresentazione di quella che era la sua cultura e la sua educazione l'avrebbe resa felice. Avrebbe contribuito a farla sentire visibile, a darle una voce, a rendere più “valido” quello che lei sentiva e che aveva vissuto.

-E perché non dovrebbero interessare scusa? - chiese retoricamente Stefania. -Ci sono un sacco di ragazze del sud anche qua a Milano, secondo me è giusto aprirci a un pubblico più ampio e che la nostra rivista includa tutti.

In effetti Maria non ci aveva mai pensato, ma Stefania poteva avere ragione. Magari, proprio come lei, c'erano tante altre ragazze che avrebbero voluto trovare uno spazio e una voce in una realtà così diversa da quella in cui erano nate e cresciute. E all'improvviso, l'idea di scrivere di questo nella rivista del Paradiso aveva incominciato a sembrare a Maria meno spaventosa e quel desiderio che non sapeva nemmeno di aver nutrito stava incominciando a spingerla sempre di più verso il sostenere Stefania nella realizzazione dell'articolo.

-Guarda come si sta allargando, non hai fatto nemmeno un articolo e già parli della “nostra” rivista, - la prese in giro Irene.

-Ma dai Irene, dicevo “nostra” nel senso del negozio, - precisò Stefania con un sorriso divertito, -visto che ci lavoriamo tutte e tre.

-Sarà. Allora andate a parlare da Landi in pausa pranzo?- continuò Irene.

Maria rimase un po' interdetta dalla sua scelta di parole. In che senso “andate”? Stefania e... chi altri?

-In che senso andate?- chiese dunque, un po' confusa. Perché ovviamente Irene non si stava certo riferendo a...

-Beh, l'idea è stata tua no? È giusto che tu vada con Stefania a proporla.

Stefania non disse nulla, si limitò semplicemente ad annuire e osservò Maria in attesa di una sua reazione.

-Ma va' Irè ma che dici, io l'ho detto così tanto per dire, mica posso andare da Landi così, è Stefania quella che sa scrivere e si fa venire le idee per la rivista, - mise in chiaro fin da subito Maria, improvvisamente agitata dall'idea di doversi confrontare con il pubblicitario. Un conto era parlare della sua idea con le amiche a colazione e rispondere alla domanda di Irene con la prima cosa che le veniva in mente, un conto era doversi confrontare con uno che il giornalista lo faceva di professione. Lei che aveva appena la quinta elementare poi, tra tutti! La persona meno adatta proprio.

-Ma non è vero! Irene ha ragione, l'idea me l'hai suggerita tu, quindi per discutere ed elaborare l'argomento ci devi essere anche tu!- replicò Stefania, -sicuramente ci potrai essere di grande aiuto.

-Di grande aiuto, io? - rispose Maria, quasi incredula. Non si era mai sentita granché utile per nessuno in vita sua, e anche nelle volte in cui qualcuno dimostrava di apprezzare ciò che faceva, aveva sempre la costante sensazione che fosse semplicemente il suo dovere e quello che ci si aspettava da lei, il minimo indispensabile insomma. Figuriamoci poi in un ambito di cui sapeva praticamente niente, cosa avrebbe potuto fare.

-Stefà, io posso anche provarci, però te lo dico, la scrittura proprio non è cosa mia, non ti aspettare chissà che eh, - mise subito in chiaro Maria, onde evitare che l'altra si facesse aspettative che in seguito la avrebbero delusa.

-Stai tranquilla, non dovrai scrivere proprio niente, serve solo che tu dica le stesse cose che hai detto a me ora per aiutare il signor Landi a capire se è fattibile usarle come base per un articolo, tutto qua, - la rassicurò Stefania.

-Se è solo questo posso farlo... - concluse Maria, ancora un po' titubante, -spero di servirvi a qualcosa.

Prima di alzarsi da tavola e mettere da lavare la propria tazza, gli occhi verdi di Maria incontrarono per un breve istante quelli di Irene, che le rivolse un piccolo cenno del capo, quasi impercettibile; dopodiché, si avvio verso il lavandino. Era forse un cenno di incoraggiamento quello? No, doveva essersi confusa, probabilmente era un semplice scherzo della luce. Comunque, aveva cose più importanti a cui pensare ora. La sua giornata doveva cominciare.

 


-Signor Landi, possiamo parlarle un momento?

La voce flebile e insicura di Stefania rispecchiava perfettamente il nervosismo che quest'ultima sentiva, e che Maria accanto a sé provava di riflesso, quasi come se riuscisse a percepirlo dall'amica e farlo proprio di riflesso. Irene, d'altra parte, sembrava piuttosto tranquilla e sicura di sé, come sempre d'altro canto.

Verso la fine di quella mattinata lavorativa le ansie, i dubbi e le incertezze di Stefania si erano ingigantite esponenzialmente con ogni minuto che passava e che la rendeva più vicina alla pausa pranzo, momento in cui, almeno in teoria, avrebbe dovuto parlare con il signor Landi. E così, vedendo che la sua amica si stava facendo prendere dalla paura e avrebbe di nuovo rischiato di perdere un'occasione preziosa per colpa della sua incertezza, Irene aveva capito che era il caso di farsi avanti e spingerla ad andare su in redazione (anche perché se fosse dipeso da Maria...). E così, era finita che Irene aveva preso in mano la situazione e aveva deciso di accompagnare Stefania e venire con loro, ovviamente insieme anche a Maria. Le tre si erano viste davanti all'atelier e insieme avevano bussato alla porta dell'ufficio di Landi, in trepidante attesa di una sua risposta. Maria, tra le tre, era quella che si sentiva più nervosa di tutte. Non era soltanto la questione dell'articolo a renderla agitata, ma anche qualcos'altro di cui ovviamente non poteva (né voleva) parlare. In quegli istanti di attesa prima che la porta si aprisse, si domandò se anche Irene un pochino fosse nervosa, se anche lei ci pensava a...

-Prego, è aperto.

Con un po' di timore, Stefania posò la mano sulla maniglia e spinse, muovendo i primi esitanti passi all'interno della stanza. Irene, la quale entrò subito dopo di lei, procedette molto più spedita e con sicurezza di fronte alla scrivania dell'uomo, e le altre due finirono per adattarsi a lei e seguirla.

-Buongiorno, - salutò Irene, con il solito sorriso ruffiano che rivolgeva alle persone quando palesemente voleva qualcosa in cambio, fosse stato anche solo farsi bella o far bella figura. Maria conosceva bene quell'espressione ormai, anche perché era molto diversa dai sorrisi sinceri che rivolgeva quando invece era veramente felice, di solito molto più rari e moderati, come ad esempio quando la mattina lei le faceva trovare il caffè già fatto o si occupava di lavare la caffettiera e le tazzine al posto di Irene, che biascicava il suo mite “grazie” ancora un po' assonnato prima di guardarla e sorridere.

-Buongiorno, - le andò dietro Maria, molto più insicura, la cui voce si sovrappose a quella un po' più squillante di Stefania:

-Buongiorno signor Landi. La disturbiamo?

-No no, prego, stavo giusto riordinando le ultime cose prima di andare in pausa pranzo, - le rassicurò l'uomo, mentre sistemava alcuni fogli sulla scrivania inserendoli in una cartellina color marrone. -Ditemi, - concluse, alzando infine lo sguardo sulle tre ragazze.

Maria fu tentata di abbassare gli occhi a terra per la vergogna, ma si costrinse a non farlo. Ancora una volta la sensazione di trovarsi fuori posto prese il sopravvento su di lei e la fece sentire piccola piccola, ma resistette all'esigenza di scappare perché Stefania e Irene erano lì con lei (e anche perché, se lo avesse fatto, avrebbe sicuramente fatto la figura della scema). Anche lei doveva stare con loro e fare la sua parte, per cui fece del suo meglio per soffocare le sue insicurezze ed ignorare l'impressione di essere una scolaretta in procinto di essere messa sotto esame.

-Ecco, noi saremmo qui per parlarle dell'articolo sul prossimo numero del Paradiso Market, - iniziò Stefania, la quale evidentemente condivideva la stessa sensazione che provava Maria a giudicare dal nervosismo nella voce.

-Esatto, - continuò Irene, -con tutto il rispetto per il Monte Bianco, ma non siamo molto convinte che sia un argomento molto interessante per le clienti, o che c'entri molto con una rivista di moda.

-Cioè, naturalmente sappiamo che si tratta di un tema molto interessante, - mentì Stefania, alla quale importava in realtà ben poco, proprio come a Maria del resto, -ma pensavamo che forse la nostra rivista non è proprio il canale più consono per affrontare certe questioni, come diceva anche Irene...

-Signorina Colombo, pensavo che ormai sapesse che certi formalismi se li può anche risparmiare con me, - rispose Landi con ironia.

-No, certo, era per dire che non mettiamo in alcun modo in discussione la sua autorità, - chiarì Stefania, -la nostra è solo un'osservazione esterna, così, da persone che magari possono immedesimarsi nel punto di vista delle clienti...

-E non metto in dubbio che abbiate ragione, - replicò il pubblicitario, in tono amichevole, -lo so anche io che il traforo del Monte Bianco non c'entra niente con quello che trattiamo, però purtroppo non c'è molto che io possa fare. Umberto Guarnieri è il principale finanziatore della nostra rivista, e questo in pratica significa che può fare il bello e il cattivo tempo senza conseguenze.

-Però l'ultima parola spetta pur sempre al dottor Conti, no? - ricordò Irene. -Se lui non è d'accordo il Paradiso Market non va in stampa.

-Certo, questo è vero, però... - provò a ribattere Landi.

Irene, vedendo una breccia attraverso la quale aprirsi un varco, proseguì con la sua parlantina:-Quindi se lei propone al dottor Conti un argomento alternativo che sia più interessante magari lui può convincere Guarnieri a cambiare idea.

-E scommetto che voi siete qui per propormene uno, - concluse l'altro, con una certa rassegnazione. Dal suo tono di voce e il modo in cui si era posto nei loro confronti, tuttavia, Maria riuscì a capire che in realtà anche lo stesso Landi avrebbe preferito di gran lunga uno spunto alternativo alle richieste perentorie di Guarnieri, per cui forse in fondo in fondo la loro intromissione non gli dispiaceva poi così tanto. Se non altro non sembrava irritato all'idea di ascoltare quello che avevano da dire, e questo contribuì a far sentire Maria un po' più rilassata.

-Esattamente, - concluse Irene, girandosi poi verso la più giovane delle sue coinquiline -vero Stefania?

-Sì, anche se l'idea a dire la verità non è proprio mia, lo spunto me lo ha dato la signora Puglisi, - iniziò la Venere. Maria si limitò a fare un cenno del capo ma non rispose, lasciando che la sua amica continuasse con il discorso. Sicuramente Stefania sapeva dire tutto quanto molto meglio di lei.

-Stavamo pensando che visto che la rivista del Paradiso Market si rivolge a tutta Italia da quando abbiamo ampliato l'iniziativa della vendita per corrispondenza sarebbe carino dedicare il secondo numero anche a realtà diverse oltre a quella di Milano, magari parlare di come si vestono le donne al sud per fare un esempio e cosa rappresenta per loro l'abbigliamento, per far sentire tutte più invogliate a rivolgersi a noi e al nostro catalogo, - spiegò.

-Non è male come proposta, - decretò Landi, -io e Vittorio molti anni fa avevamo lanciato un'iniziativa proprio su questo, “La settimana del sud”, potrebbe essere interessante riallacciarci all'argomento e riproporlo nel Paradiso Market. Però come pensate di trattare la cosa? Io non sono mai andato oltre Bologna, ne so relativamente poco.

-Ci può aiutare Maria! - propose Stefania, girandosi verso l'amica. -Digli quello che hai detto a me stamattina.

E fu così che lo stato di nervosismo misto ad ansia che aveva accompagnato Maria per i primi minuti di quel colloquio tornò più forte di prima. I battiti del suo cuore cominciarono ad aumentare non appena sentì l'attenzione del pubblicitario (e non solo) puntata su di sé, mentre la bocca diventò improvvisamente secca. No, ce la poteva fare. Stefania contava su di lei, ma soprattutto lo doveva a se stessa, che per prima avrebbe voluto dare una voce e una rappresentazione a tutte le persone della sua terra.

-Ma no niente, - iniziò, sforzandosi di mostrarsi più sicura di quanto in realtà non fosse, -dicevo solo che da noi giù non c'è questa cosa di scegliere l'abito che ci piace di più, ci sono meno libertà, una brava ragazza seria si deve per forza vestire in un certo modo ad esempio. Invece qua al Paradiso è diverso perché tutti possono decidere che cosa mettersi, cosa ci piace, cosa non ci piace. Si può scegliere, insomma.

-Io quindi avrei pensato, - si introdusse nuovamente Stefania, -che potrebbe essere interessante intervistare alcune ragazze del sud che vivono qua a Milano e fare delle domande per vedere se si ritrovano in quello che ha detto Maria, come si vestono di solito, quanto influisce il gusto personale su quello che indossano, quanto influisce il giudizio della gente, dei familiari, del marito o del fidanzato...

-La base è buona, però serve che il Paradiso e i nostri abiti siano il tema centrale, - fece notare Landi. -Potremmo scegliere cinque donne di cinque fasce d'età diverse e tutte nostre clienti, e tra le domande potreste chiedere come è cambiato il loro modo di vestire da quando hanno iniziato a frequentare il Paradiso e cosa rappresentano i nostri abiti per loro.

-E il tema centrale, - proseguì Stefania, -potrebbe essere che comprando al Paradiso le donne sono libere di scegliere cosa indossare e quindi anche l'idea che vogliono dare di loro al mondo, quello che vogliono essere, al di là dell'età o del ceto sociale o della provenienza geografica.

-Mi sembra perfetto!- concluse Landi. -D'accordo signorina Colombo, voglio darle fiducia e metterla alla prova. Avete tre giorni per fare le interviste e scrivere l'articolo, i tempi sono stretti e se a Vittorio non dovesse piacere non possiamo rischiare di ridurci all'ultimo e non fare in tempo ad andare in stampa.

-Avete? Pensavo che lei ci avrebbe aiutato, - chiese Stefania, un po' disorientata.

In effetti tre giorni erano davvero pochi, si ritrovò a pensare Maria... dove avrebbero trovato cinque donne, clienti del Paradiso e del sud disposte a farsi intervistare, in così poco tempo poi?

-Io?- domandò l'uomo, quasi come se fosse stato sorpreso dall'idea o addirittura divertito. -Temo che la mia presenza vi sarebbe soltanto di intralcio. Io non conosco molto bene le realtà meridionali, per non dire per niente, e il giudizio di un uomo non farebbe altro che far sentire le clienti a disagio o sotto esame, come se dovessero per forza dare una risposta giusta o intelligente. Il nostro obiettivo è che si sentano a loro agio e libere di esprimersi, e sicuramente parlando con altre donne, di cui una meridionale come loro, - e così dicendo i suoi occhi si posarono per un attimo su Maria, prima di tornare a guardare Stefania e proseguire con il discorso – si lasceranno andare più liberamente.

Maria rimase immobile sul proprio posto, interdetta da quell'ultima parte del discorso di Landi. Quindi alle interviste avrebbe dovuto partecipare pure lei? Avrebbe dovuto aiutare Stefania? Gesù, che situazione. Ma poi una più inadatta di lei non avrebbero potuto trovare, lei che era sempre così timida e discreta, le pareva sempre di disturbare o di dare fastidio o di dire cose stupide, ora doveva mettersi a parlare con sconosciute e pure farci domande. Se non altro era una cosa che interessava Stefania, e quindi Maria immaginava che se ne sarebbe perlopiù occupata lei. Magari lei sarebbe dovuta stare lì per dare sostegno morale, o per fare compagnia, e limitarsi a prendere appunti... o almeno era quello che sperava.

-Quindi più che un'intervista deve essere una chiacchierata informale, - concluse Stefania.

-Sì, diciamo di sì, - confermò Landi. -E si porti dietro la signorina Puglisi, miraccomando, penso che le sarà di grande aiuto.

Maria sospirò e annuì. Quello che aveva detto il signor Landi aveva senso in realtà, perfino lei si era sentito un po' sotto esame al suo cospetto e non aveva nemmeno dovuto parlare, se non più di quel tanto. Certo, questo dipendeva anche dal fatto che lui era un suo superiore ed erano lì per proporgli un'idea alla quale non sapevano come avrebbe reagito, ma comunque anche farsi intervistare e raccontargli della propria vita, le proprie esperienze, le proprie usanze, non le sarebbe venuto così spontaneo... perlomeno a una persona timida come lei.

Dopo essere state congedate per andare in pausa pranzo, Maria, Stefania e Irene scesero le scale e si diressero verso lo spogliatoio delle Veneri. Maria naturalmente diede la sua disponibilità ad aiutare Stefania con il progetto, ma rimase in silenzio o quasi per tutto il resto della conversazione, mentre le altre due chiacchieravano allegramente in merito alla buona riuscita dell'incontro e l'articolo che presto sarebbe stato scritto. Maria invece era piena di dubbi e perplessità, e soprattutto di incertezze. Non si sentiva all'altezza del compito che le era stato affidato, aveva paura di deludere Stefania e il signor Landi, ma più di tutto aveva il terrore di scoprire che, proprio come i vestiti che aveva sempre indossato, nemmeno ciò che aveva sempre pensato di essere corrispondeva a quello che in realtà si portava dentro.
...


 

Alla fine, con sua grande gioia Maria aveva scoperto che fare interviste non era così male. La signora Agnese e sua zia Rosalia erano riuscite a trovare abbastanza persone per il loro progetto, e il fatto che fosse stato tutto presentato a loro come una “chiacchierata informale” e la presenza di Maria le aveva spinte ad aprirsi e raccontare le loro esperienze e sensazioni, proprio come aveva predetto il signor Landi. Il materiale che avevano raccolto era stato sufficiente a fornire Stefania abbastanza contenuti per creare un articolo con i fiocchi, e Maria in tutto ciò si era addirittura divertita. Certo, non era un'esperienza che avrebbe voluto ripetere tanto presto (per non dire mai), certe cose le lasciava volentieri a Stefania o a quelli del mestiere, ma la cosa più importante era aver dato una mano ad un'amica ed essere stata d'aiuto.

Un'altra nota positiva era il fatto che anche il signor Landi aveva approvato l'articolo, e aveva acconsentito a parlare con Vittorio per farglielo leggere e sottoporlo al suo giudizio. Proprio quella mattina lei e Stefania erano andate nel suo ufficio a portargli il materiale prima dell'inizio della giornata lavorativa, e Maria si era sentita così felice per l'amica che a momenti le sembrava quasi che un po' del merito lo avesse avuto pure lei. Visto che avevano ancora un paio di minuti a disposizione prima dell'orario di apertura, Landi aveva chiesto a Stefania di andare nell'ufficio di Beatrice Conti e farla venire per dare un'occhiata all'articolo, così da avere il parere obiettivo di una donna che aveva tutte le carte in regola per essere una delle potenziali clienti del Paradiso e, di conseguenza, una delle loro lettrici. Subito dopo che la Venere lasciò la stanza, Maria e Landi rimasero da soli e il silenzio calò su di loro.

Maria sapeva che era soltanto una questione di minuti prima che l'amica ritornasse, anzi, probabilmente di secondi, ma comunque si sentì a disagio e immediatamente diresse lo sguardo sul pavimento per evitare di incontrare quello del pubblicitario. In realtà, c'era una parte di lei che avrebbe voluto parlargli, cercare un contatto con lui... mentre un'altra ne era terribilmente spaventata, forse proprio in virtù di quello che sapeva sul suo conto. Non avrebbe dovuto sentirsi attirata da lui, non avrebbe dovuto desiderare di parlargli e cercare di capire se la sua storia fosse vera. E invece, purtroppo, così non era. Maria non poteva più ignorare quella parte di sé che cercava risposte, ma allo stesso tempo, aveva troppa paura (e imbarazzo) per porre le giuste domande.

Tuttavia, inaspettatamente, fu proprio Landi che in quegli istanti di silenzio decise di fare un passò in avanti verso di lei e tenderle la mano:-E lei che cosa ne pensa signorina Puglisi, è soddisfatta del risultato?- le chiese, di punto in bianco. Maria alzò lo sguardo su di lui, un po' presa alla sprovvista. Non era abituata al fatto che qualcuno le chiedesse la sua opinione, né tanto meno ad esprimerla poi.

-Io? - domandò, come se volesse accertarsi che stesse parlando proprio a lei, nonostante la cosa fosse palese – del resto era l'unica persona all'interno della stanza. -Sì, certo, - rispose infine, un po' esitante. -Perché?

-Non lo so, non mi sembra molto convinta, - azzardò Landi. Maria abbassò lo sguardo, sentendosi un'altra volta in imbarazzo. Il suo malumore era così palese che ormai stava diventando difficile nasconderlo. Landi sembrò cogliere il suo disagio e si affrettò ad aggiungere, con educazione:-Ma forse è semplicemente presa da pensieri suoi, probabilmente non sono affari miei, mi scusi se sono stato inopportuno.

Maria esitò un attimo prima di rispondere. Stefania sarebbe probabilmente rientrata a momenti. Avrebbe tranquillamente potuto fare finta di niente, aggiungere qualche frase di circostanza sulle interviste o il tempo o l'autunno o l'ultima collezione di Gabriella per riempire il silenzio, spostare l'attenzione su un altro argomento e fare finta di niente. E invece, Maria in quel momento realizzò che non voleva. Non voleva niente di tutto ciò. Consapevole del fatto che non poteva parlare apertamente delle sue effettive preoccupazioni, optò quindi per una via di mezzo.

-Ma no, si figuri... - iniziò, rassicurando il suo interlocutore. -È che stavo pensando che sarebbe bello se davvero fosse così, sa.

-Che cosa?- chiese Landi, un po' confuso.

In realtà si era volutamente tenuta sul vago, così che alla richiesta di spiegazioni da parte del pubblicitario avrebbe potuto rispondere:-Se bastasse un vestito del Paradiso delle Signore per poter scegliere quello che vogliamo essere, il lavoro che vogliamo fare, la persona con cui vogliamo stare... Mi scusi, probabilmente a lei non interessa, come se non ho detto niente.

Maria guardò l'uomo in trepidante attesa, pentendosi quasi subito di ciò che si era appena lasciata sfuggire. Sicuramente a lui non interessava di tutto ciò, sicuramente quello non era né il tempo né il luogo appropriato, sicuramente non avrebbe gradit-

-Beh, per quanto i nostri abiti siano belli un vestito da solo non basta, certo, - convenne Landi con un sorriso, risvegliando Maria dal turbine di ansie e paranoie che si stavano già insediando nel suo cervello. Tutto sommato non le sembrava irritato né infastidito, il che contribuì a tranquillizzare la ragazza, già in preda al terrore di aver detto o fatto la cosa sbagliata. -Penso che per tutti prima o poi arrivi il momento in cui bisogna guardarsi dentro e capire chi siamo veramente e quello che vogliamo, - aggiunse poi lui, dopo una breve pausa.

-Anche per lei è arrivato?- domandò Maria, guardandolo negli occhi. Per un attimo le era venuto il dubbio che anche lui si stesse riferendo a... sì, insomma, alla stessa cosa che aveva in mente lei, e il suo bisogno di saperne di più ebbe la prevalenza sulla timidezza e la discrezione. Non sapeva quante altre occasioni avrebbe avuto di ritrovarsi da sola con lui, per cui tanto valeva tentare il tutto per tutto.

-Sì, diciamo di sì, - rispose il pubblicitario. -Io ho vissuto questo periodo diversi anni fa ormai, e le assicuro che non è stato facile. Ci vuole il suo tempo.

-E coraggio, - aggiunse Maria, quasi sovrappensiero. L'occhiata perplessa e un po' interdetta che il suo interlocutore le rivolse le fece capire che forse, anche solo vagamente, anche Landi stava finalmente iniziando a capire dove volesse andare a parare. Sentì il cuore iniziare a batterle nel petto più forte di prima, e presa dall'agitazione si affrettò a spiegare, onde evitare domande di lui alla quale non era pronta a rispondere:-No, nel senso che, se uno è sempre stato abituato a pensare certe cose di se stesso o della sua vita, poi capire che si sbagliava e che forse non tutto è come si pensava non è semplice. Ci vuole coraggio anche solo per ammetterlo, - concluse.

Pur non potendosi guardare allo specchio Maria era alquanto sicura di essere diventata tutta rossa in faccia, e che, se possibile, ciò che aveva appena detto aveva reso ancora più chiaro e palese la cosa a cui stava facendo riferimento, il problema che da un po' di tempo la turbava.

Attimi di silenzio seguirono le sue parole, e quando finalmente la sarta riuscì a trovare il coraggio di guardare Landi in faccia il modo in cui lui la stava osservando le tolse ogni dubbio e le diede la conferma: sapeva che aveva capito. Non la stava giudicando in realtà, né sembrava disgustato o infastidito dal pensiero, quanto piuttosto appariva un po' sorpreso ma in modo positivo, come chi riconosceva un suo simile in una terra piena di persone estranee. E Maria non aveva la più pallida idea di quello che provava in merito. Da un lato, il pensiero che qualcuno sapesse di lei, di quello che era, o che perlomeno avrebbe potuto essere, la spaventava da morire, la faceva sentire spaventata e vulnerabile e senza protezioni. Dall'altro, però, una parte di sé provava una strana sensazione che non era in grado di spiegare nemmeno a se stessa... era forse sollievo? Un po' come se si fosse tolta un peso dal cuore, o qualcuno le avesse spostato un mattone dal petto che la bloccava, la teneva giù, la paralizzava e le impediva di muoversi. Forse era stato semplicemente l'effetto dell'adrenalina e dell'ansia che aveva provato prima, un momento prima di parlare, ora sparite dopo aver finalmente ricevuto la reazione positiva di Roberto, o almeno così lasciava presagire il suo sguardo. Stava di fatto che, per quanto si sentisse tesa e preoccupata, in qualche strano modo Maria scoprì anche di sentirsi inaspettatamente... meglio. Come se Landi la avesse appena liberata da un'accusa che pendeva su di lei segnandone la condanna. Per la prima volta dopo tanto tempo, Maria si sentiva finalmente libera. O almeno, si sentì così per qualche istante.

-Signorina, - incominciò il pubblicitario, dopo alcuni secondi di silenzio. Il fatto che avesse improvvisamente abbassato il tono di voce e avesse lanciato un'occhiata circospetta alla porta, come per verificare che nessuno stesse entrando proprio in quel momento, le diede un'ulteriore conferma del suo sospetto: Landi aveva capito tutto. -Lo so che non ci conosciamo e spero di non apparirle fuori luogo dicendole questo, però sappia che se ha bisogno di parlare con qualcuno di quello che sta attravers-

-Eccoci qua!

La voce squillante di Stefania si riversò nella stanza prima ancora che Landi potesse terminare la sua frase, distruggendo la piccola e precaria bolla all'interno della quale la ragazza si era rifugiata con tanto di effetto sonoro. Riportata alla realtà, Maria si sentì improvvisamente in colpa per la piccola – e tacita – confessione che aveva appena rilasciato, desiderando quasi di potersi rimangiare tutto. A peggiorare le cose c'era il fatto che, oltre a Beatrice, Stefania aveva avuto la brillante idea di portarsi dietro anche Irene, la cui vista era sufficiente a scombussolare Maria e confonderla ulteriormente.

-E lei che ci fa qua?- domandò istintivamente, alzandosi in piedi e allontanandosi dalla scrivania di Landi. Maria non l'aveva guardata in faccia, ma era chiaro a tutti che si stesse riferendo a Irene. La ragazza fece alcuni passi verso la parete destra della stanza e continuò ad evitare lo sguardo di della commessa bionda, mentre dentro di sé era attraversata da una miriade di sensazioni contrastanti.

-Volevo leggere l'articolo pure io, - si difese Irene, senza però mostrare di essersela presa eccessivamente. Si avvicinò alla sedia lasciata vuota da Maria e si sedette, accompagnata dalla signora Conti che prese posto accanto a lei. Stefania invece rimase in piedi, al fianco della ragioniera. -Solo perché adesso lavori fianco a fianco con Stefania non hai mica l'esclusiva su di lei, - aggiunse la Venere, questa volta girandosi verso Maria per affrontarla esplicitamente. Quest'ultima le rispose con una smorfia infastidita, incrociando le braccia al petto.

-Allora, sono proprio curiosa anche io di leggere questo articolo, - disse la signora Conti, forse anche per dissipare la tensione.

Maria fece un sospiro silenzioso e avanzò di alcuni passi verso Irene, mentre alle due donne veniva messo davanti l'articolo da leggere. Approfittando del fatto che l'attenzione della sua coinquilina era monopolizzata dal pezzo di Stefania e lei avesse quindi la guardia abbassata, Maria lasciò che i suoi occhi si posassero sul viso di Irene e la osservassero per qualche istante, un'azione che spesso si era ritrovata a fare, a volte anche inconsapevolmente, quando l'altra era distratta e non se ne accorgeva. La sua bocca si incurvò in un piccolo sorriso mentre osservava l'aria assorta e concentrata della Venere intenta nella lettura, lo sguardo leggermente corrucciato, le labbra strette in una linea sottile. Fu in quel momento che Maria si rese conto di quanto esattamente fosse affascinata da Irene Cipriani e la sua evidente bellezza, accentuata ancora di più dal modo disinvolto e a tratti persino sfacciato in cui si muoveva e si poneva verso gli altri.

E se prima Maria non si era mai soffermata ad esaminare e prendere in considerazione tutto ciò e aveva semplicemente registrato quei pensieri come cose di poco conto, il più delle volte neanche riconoscendoli pienamente per quello che erano, adesso per la prima volta quella consapevolezza la colpì come un macigno. Adesso non riusciva più a negare sé stessa e convincersi che fosse normale nutrire certi sentimenti verso un'amica. Presa dalla vergogna e dai sensi di colpa, Maria spostò immediatamente lo sguardo da Irene e diede un'occhiata per la stanza. Fortunatamente Stefania era distratta e non aveva fatto caso a lei, ma scoprì invece che il signor Landi era stato attentissimo. Il suo sguardo incontrò quello di Maria, e non ci fu bisogno di parole perché entrambi capissero cosa stava pensando l'altra persona; per quanto assurdo potesse sembrare, Maria in quel momento ebbe la forte sensazione che ne avrebbero riparlato, che non sarebbe finita così. Che fosse un prezioso alleato o un'altra delle numerose prove a cui il Signore la stava sottoponendo negli ultimi tempi non le era ancora chiaro, ma immaginò che molto presto lo avrebbe scoperto.

 
   
 
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