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Autore: Delirious Rose    30/12/2021    1 recensioni
Ginny ha undici anni e presto andrà a Hogwarts.
Ginny ha un amico speciale che è sempre al suo fianco: la aiuta con i compiti, la tira su di morale, la sprona a inseguire i suoi sogni e a fare tutto il possibile per realizzarli.
Ginny ha un amico speciale che forse è diventato qualcosa di più.
Ginny, però, non sa che le rose fioriscono per morire.
{Questa storia partecipa al contest "E così, con un bacio, io muoio" di ielma.}
[15/12/2021: Capitolo 5 riscritto ed esteso, dato che ho ripreso in mano la storia per continuarla fino alla fine di CoS]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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b Di Sensi di Colpa a

 

Un dolore pulsante attanagliò la testa di Ginny; e il dormitorio le girava intorno fino a darle la nausea. I conati la colsero, spremendo il contenuto dallo stomaco—bile, succhi gastrici, e i rimasugli parzialmente digeriti di un fico. Cercò di ricordare quando lo avesse mangiato, ma una nuova fitta di emicrania la assalì, accompagnata dal panico alla vista del vestito sporco di sangue e piume.

Aggrappandosi alle tende del baldacchino, Ginny si issò sul letto e avvicinò penna e diario con dita troppo deboli. Non riuscì a scrivere nulla, solo a lasciare una macchia di inchiostro rosa, tanto acceso da ferirle gli occhi anche alla tenue luce che avvolgeva il dormitorio.

Che cos’è successo?! Perché sei sparita all’improvviso?! Perché ti fai viva solo adesso?! Saranno due ore che aspetto che tu mi risponda! Hai idea di quanto mi sia preoccupato?!

Scusa

Non so

Che

Cosa

È

Successo

L’odore artificiale di fragola dell’inchiostro la faceva stare peggio, ma non sapeva se aveva la forza di prendere una boccetta di inchiostro normale.

 

Stai bene?

La tua calligrafia è strana…

Mi gira

forte

La testa

 

E

 

Ho

vomitato

 

C’è

Sangue

Si sfiorò la fronte, e trasalì tastando un bernoccolo.

 

Forse

Sono

Caduta

Dal

Letto

 

 

 

Forse hai bevuto più pozione del dovuto

La frase di Tom suonava stranamente accusatoria.

Ginny aggrottò la fronte, ma anche quel semplice gesto le diede delle fitte. Era certa di aver bevuto solo un piccolo sorso, proprio come Tom si era raccomandato; la fiala doveva essere quasi piena…

La cercò con le mani—non voleva farsi luce con la bacchetta, non voleva che il mal di testa peggiorasse. La trovò fra le pieghe della coperta e, con suo grande orrore, vuota.

“Forse l’ho chiusa male e si è versata…”

Ma la coperta era asciutta, e il tessuto bordeaux non aveva macchie; così come non ne avevano le lenzuola sotto.

Merlino!

L’ho bevuta tutta!

Eppure

Ricordavo di

Aver bevuto

Solo un sorso

C’è sorso e sorso, Ginevra.

Era un sorso piccolo!

Lo giuro!!!

Come hai potuto berla tutta d’un fiato?!

Non volevo

Davvero!

Ti avevo avvertito che quella è una pozione che può dare dipendenza!

Come hai potuto essere così

 

SBADATA?!

 

Ti credevo molto più intelligente e accorta!

Santissimi numi, c’è del laudano lì dentro!

Dell’ovolo malefico! Dell’ergot!

Devo elencarti di nuovo TUTTI gli ingredienti?!

Le parole di Tom furono sostituite da un testo stampato—il nome dell’ingrediente o della pianta, con il grado di pericolosità, gli usi e gli effetti collaterali, quali fossero le dosi sicure e quali fossero mortali—quali sostanze ne avrebbero aumentato l’effetto. Tom fece pure apparire una miniatura medievale di un uomo che si contorceva, mentre delle fiammelle gli bruciavano braccia e gambe, che regolarmente cadevano come monconi carbonizzati.

Perdonami

Scrisse Ginny fra i singhiozzi, lasciando le lacrime cadere sulle pagine ingiallite.

Perdonami

Tom non rispose subito

 

Smettila di piagnucolare e vattene a dormire.

 

Sono troppo arrabbiato per parlare con te.

* * *

Fu una notte strana, quella, popolata da incubi pieni di sangue, piume, e occhi gialli e cattivi velati da palpebre traslucide; di cunicoli stretti umidi e bui; di stanze alte come cattedrali le cui mura parevano sul punto di crollare su di lei. E una voce femminile, sibilante e inumana che rideva di lei. In quegli incubi, delle fiamme crudeli le bruciavano le dita delle mani e dei piedi, piano piano consumando la carne mentre salivano lungo le braccia e le gambe.

A un certo momento si sentì leggera, come se fluttuasse, anche se ancora calda. Qualcosa di delicato e confortevole la avvolse—aveva un odore familiare e piacevole, eppure non la fece stare meglio.

Quando finalmente riaprì gli occhi, non era nel suo letto e aveva una pezzuola bagnata e dal leggero odore di aceto sulla fronte. Le ci volle un po’ per riconoscere l’infermeria, e Percy che studiava seduto accanto a lei. Suo fratello si aggiustò gli occhiali sul naso, lasciando uno sbaffo di inchiostro bruno sullo zigomo.

“Ehi,” le disse con voce sommessa.

Percy mise la pergamena da parte e aiutò Ginny a sedersi, porgendole un bicchiere d’acqua.

Ginny scoppiò in singhiozzi.

Era stata scoperta e presto avrebbe ricevuto una strillettera di Mamma. Aveva fatto una stupidaggine dieci volte più grave di qualunque scherzo Fred e George avessero mai fatti in vita loro. E quel che era peggio, Tom, il suo unico amico, era arrabbiato con lei.

“È solo una brutta influenza. Ci saranno altre feste…” disse Percy, fraintendendo le sue lacrime.

Ginny boccheggiò. Parte di lei era sollevata che Percy non sapesse della pozione, ma non cambiava il fatto che Tom fosse arrabbiato.

Una Ravenclaw lo chiamò, picchiettando il dito contro il polso. Percy arruffò i capelli di Ginny, raccolse le sue cose e si alzò.

“Adesso ho una riunione con i Prefetti, ma torno appena posso. Ah, e quelle cioccorane sono dei gemelli.” Fece un cenno al comodino. “Pensaci due volte prima di mangiarle.”

Ginny ebbe appena la forza di fare un cenno col capo e tirare su col naso. Ma appena rimase sola, affondò il viso nel cuscino e riprese a piangere.

Tom aveva ragione ad essere arrabbiato con lei. Aveva bevuto troppa pozione e non aveva mantenuto la promessa di fare molta, molta attenzione! Non si era fatta sentire per due ore, lo aveva fatto preoccupare tantissimo. La testa le girò ancora più forte quando cercò di ricordare quello che era successo, ma non sapeva cosa fosse vero e cosa fosse un sogno.

Già, doveva essere stato un brutto sogno, quello in cui appendeva Mrs.khu Norris per la cosa. Doveva essere stato un brutto sogno, quello in cui scriveva qualcosa di brutto sul muro. Doveva essere stato un brutto sogno, quello in cui si intrufolava in dei cunicoli bui e umidi, con una voce che le sibilava nelle orecchie. Doveva essere stato un sogno, quello in cui qualcosa scricchiolava e masticava. Doveva essere un sogno, quello in cui ficcava delle forbici appuntite nel gozzo di un pollo, con il sangue caldo che schizzava dappertutto. Doveva essere stato un sogno, quello in cui baciava Tom—

No, quello non era stato un sogno. Ginny ne era sicura.

Aveva davvero baciato Tom.

Tom doveva essersi arrabbiato anche per quello! Il bacio doveva averlo offeso! Per la barba di Merlino, Ginny non voleva che lui pensasse male di lei! Mamma le diceva sempre di tenersi lontana dai ragazzi, se non voleva diventare come Mrs. Zabini! Ma non lo aveva fatto apposta, davvero! Aveva voluto solo dargli un bacio sulla guancia!

Affondò il viso nel cuscino, singhiozzando.

Tom doveva pensare che lei era come Mrs. Zabini, era anche per questo che era tanto arrabbiato.

Ginny non avrebbe potuto dargli torto, in fondo.

Fin dal primo giorno, lei gli aveva raccontato di quanto fosse innamorata di Harry Potter, che un giorno si sarebbero sposati e sarebbero vissuti felici e contenti. Gli aveva raccontato di come si immaginava la prima volta che si sarebbero tenuti la mano, o volato su una scopa insieme—del loro primo bacio.

Davvero, Ginny doveva essere come, se non peggio, di Mrs. Zabini per aver dato il suo primo bacio a un altro ragazzo, anche se non lo aveva fatto apposta!

“Ehi, hai male da qualche parte?”

Tirando su col naso, Ginny girò un po’ la testa, incrociando lo sguardo preoccupato di Madam Pomfrey. Scosse la testa.

“Il-il-il mio amico mi odia…” piagnuccolò.

L’infermiera sospirò, puntando i pugni sulle anche.

“Lo pensi perché non sei andata con lei alla festa di Halloween? Un’amica capisce che non lo hai fatto apposta ad ammalarti.” Le porse un bicchiere colmo di una pozione profumata di zenzero. “Bevi questo e, una volta che la febbre è passata, va’ dalla tua amica: se le parli con il cuore in mano, sono certa che farete pace.”

   
 
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