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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    04/09/2009    1 recensioni
[Prima fanfic su One Piece!][Metto Spoiler perchè, in pratica, la storia è basata sulle mini-avventure dal CP9 a partire dal n.50 in poi] Kokitsune è (così almeno lei crede) una volpe con strane caratteristiche umane: cammina su due zampe, parla e si comporta come una persona. Riesce a mutare a piacimento il proprio corpo, trasformandosi spesso in una grottesca caricatura volpina dei suoi compagni, l'ex-CP9. Il suo aspetto è dovuto all'ingestione di un Frutto del Diavolo, il Kon Kon modello Novecode(Kyuubi), stranamente non appartenente alla categoria Zoo Zoo. Nonostante appaia sempre allegra e sorridente, il suo passato è segnato da dolore e morte, e un odio profondo verso la razza umana. Solamente Kalifa è riuscita a cambiare quest'ultimo aspetto di Kokitsune. Tuttavia ancora non capisce... Cos'è esattamente l'amicizia? Era sicura di aver già sentito quella parola prima... L'aveva sentita, combattendo contro quei strani pirati e quel ragazzo di gomma... Questa è la storia di una ragazza che ha imparato sorridere anche quando è triste.
Genere: Triste, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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xKibakun93: Ora che la scuola sta iniziando, mi sono decisa a scrivere di più e regolarmente, dato che non so quanto mi terrà impegnata XD

Kokitsune nella sua forma animale tuttavia può essere facilmente ‘comandata’ da Kalifa e Kumadori (perché la volpe è molto legata a loro), oltre che da Lucci (che ha pur sempre un Douriki maggiore al suo).

 

Kalifa: -Kokitsune, per caso fai parte di qualche movimento hippie?

Kokitsune: -No, perché sorella? *fuma*-

*Kalifa nasconde il viso con la mano, rassegnata*

Yamanbako: E' la madre di Kumadori, ancora viva (anche se a insaputa del figlio, a quanto pare), come detto da Oda nell'SBS del numero 44 di One Piece.

 

 

 

Una volta versati i soldi, il gruppetto fece una passeggiata. Ormai conoscevano la città e le sue strade a memoria e, dato che la città non era poi così popolata, riconoscevano di vista gli abitanti. Infatti, si insospettirono di vedere un volto nuovo mentre camminavano, specialmente perché era completamente coperto da un giubbotto marrone e un paio di occhiali da sole e, inoltre, sembrava guardarli di nascosto.

 

Kokitsune: -E se ci avessero trovati?-

Jyabura: -Di che parli, donna?! Anche se fosse, quel tipo è da solo e noi siamo in netto vantaggio numerico-

Kokitsune: -Sciocco… Se lo uccidessimo, sarebbe ovvio che siamo stati qui!-

Kalifa: -Shhh! Quel tipo ci sta seguendo!-

Fukurou: -CHAPAPA! Chi vuoi che scopra che noi siamo l’ex CP9, ora ricercati per ordine di Spandam?-

 

Jyabura acchiappò subito la cerniera sulla bocca dell’uomo e cercò disperatamente di chiuderla.

 

Jyabura: -Maledizione a te! Quando imparerai a tener chiusa quella boccaccia!!!-

Kumadori: -Yo yoi! Non dare la colpa a Fukurou, è tutta colpa mia! Lascia che rimedi al mio errore…-

Kalifa: -Ma siete sempre i soliti! Così non fate che attirare l’attenzione!-

Blueno: -In ogni caso, io posso sempre usare il frutto Door Door per togliarci d’impaccio-

Kokitsune: -Aspettate… Ngh…-

 

Kokitsune cadde in ginocchio a terra, coprendosi la bocca con la mano. Tossiva molto forte, e per qualche secondo la sua pelle diventò un fuoco azzurrognolo.

 

Kalifa: -Ko! Cosa ti succede?!-

Kokitsune: -Non… Non so Kalifa. Deve essere il Frutto del Diavolo…-

Jyabura: -… Ho sentito dire che esistono certi tipi di Frutti… Si chiamano Myth Myth. A volte sono un misto tra due categorie di Frutti del Diavolo, e sono molto difficili da controllare. Forse Kokitsune ha qualche problema-

Kokitsune: -Possibile? Non mi era mai successo…-

 

All’improvviso, da sotto il vestito da monaco le uscì una grossa coda gialla da volpe, con la punta di fuoco dello stesso colore della sua pelle prima.

 

Kalifa: -Accidenti! Nascondi subito quella cosa!-

Kokitsune: -Non posso… Non ci riesco! Ti assicuro… E’ come se avesse una volontà propria!-

 

La donna alzò lo sguardo, e l’ex segretaria scoprì con orrore che sotto il naso dell’amica stavano crescendo due lunghi baffi infuocati. Ricordava un po’ Jyabura.

 

Kalifa: -Stai perdendo il controllo!-

Jyabura: -Aspetta! So cosa fare in questi casi!-

 

Svanì in un istante con il soru e ricomparve altrettanto velocemente, con un secchio tra le mani, e ne buttò il contenuto (acqua) addosso a Kokitsune. Uno sbuffo di vapore e i baffi erano scomparsi.

 

Kokisune: -Grazie… Ne avevo bisogno…-

Kalifa: -Vieni… Andiamo a fare shopping… Hai bisogno di altri vestiti…-

Kokitsune: -Va bene…-

 

Disse, prima di demolire con un colpo di coda un vecchio edificio già semi distrutto.

 

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Kalifa: -Ma papà! Fuori c’è la neve! Si ammalerà, poverina!

Padre: -Mi dispiace, Kalifa. Ma ti avevo detto che non l’avremmo tenuta per più di un mese-

 

Kokitsune prese per mano il padre di Kalifa. Un uomo non più giovane, con i capelli argentati e degli orecchini azzurri, un agente del CP9 di allora. La bambina porse alla volpe una coperta di lana.

 

Kalifa: -Mi spiace… Ma ti cercherò un rifugio! Non ti abbandonerò!-

Kokitsune: -Davvero? Noi staremo insieme per sempre?-

Kalifa: -Sì! Perché noi siamo amiche!-

Kokitsune: -Amiche? Cosa significa?-

Kalifa: -E’ un po’ difficile da spiegare… Ma lo capirai da sola-

 

Rincuorata, stretta nella sua coperta, Kokitsune guardò la bambina allontanarsi con suo padre. Faceva freddo, era notte e la sua pelliccia non era abbastanza folta da proteggerla. Tremava come un uccellino sperduto, una macchietta gialla e nera nella neve bianca, che le arrivava fino alla pancia. Tutto ciò che aveva addosso era un maglione troppo grande lungo fino alle sue ginocchia e la coperta di Kalifa. Le altre case erano tutte uguali, coperte di neve, e la visibilità era scarsa per via della nebbia.

 

Kokitsune: -Morirò se non trovo un riparo… Verrò sepolta sotto tutta questa neve!-

 

Pensò, prima di mettersi in marcia.

I suoi passi risuonavano nel silenzio, perché per strada c’era soltanto lei, tutti quanti erano al caldo nelle loro belle case, con questo clima impossibile. Il cielo era plumbeo e le nuvole erano cariche di pioggia. Nessuno l’avrebbe mai accolta. Lei era un animale. Un mostro.

Per quanto camminò? Ore, minuti, secondi? Il tempo sembrava essersi fermato, le sembrava di essere in uno di quegli incubi dove si cammina ma non ci si muove mai, e inoltre le sue forze stavano cedendo. Alla fine, decise, doveva tentare. Doveva trovare qualcuno che la accogliesse. Raccolte le energie rimaste, si spinse tre quartieri più avanti, dove vide una casa leggermente diversa dalle altre: si respirava un atmosfera allegra, di festa. Era a circa cento metri di distanza, la volpe fece un altro passo, ma perse l’equilibrio e sprofondò nella neve. Ma questa volta, non si alzò. Chiuse gli occhi e giacque lì, immobile, senza più forza nemmeno per tremare.

 

Quando si risvegliò, si ritrovò avvolta in una coperta di lana, in braccio a una donna piuttosto anziana, davanti a un fuoco scoppiettante.

 

???: -Vedo che ti sei destata-

Kokitsune: -Uh… Cosa è successo, kon kon?-

???: -Il freddo è un tempo da lupi, non da volpi! Cosa ti è saltato in mente, di andare in giro con questo tempo?-

Kokitsune: -Io… Non lo so, signora-

 

Kokitsune, che era molto alta, aveva le gambe che poggiavano a terra ed erano l’unica parte del corpo non coperta. La donna aveva il viso insolitamente bianco, truccato, molte rughe e le labbra nere di rossetto. I capelli sembravano la criniera di un leone, di colore rosa scoloriti.

 

???: -In ogni caso, non potevo lasciarti lì. Sei stata davvero fortunata che stessi tornando a casa-

Kokitsune: -Grazie… Se non fosse stato per lei, a quest’ora sarei morta, kon kon. Le devo la vita. Cosa posso fare per ringraziarla?-

???: -Tanto per cominciare puoi tenertela stretta. Non penso ci sarò una seconda volta a salvartela. Mi chiamo Yamanbako. Kumadori Yamanbako-

Kokitsune: -Io sono Kokitsune Seirei, ho undici anni ed ero una maiko prima di perdermi-

Yamanbako: -Ma guarda, abbiamo una piccola apprendista geisha! Penso che andrai d’amore e d’accordo con mio figlio-

Kokitsune: -Lei ha un figlio, signora?-

Yamanbako: -Sì. Ha tre anni più di te, non è molto, vero? E’ nella sua stanza, aspettava che ti svegliassi, ora te lo chiamo-

 

Yamanbako appoggiò delicatamente la volpe sulla poltrona dove prima sedevano entrambe e andò in una delle stanze adiacenti. Kokitsune si guardò intorno: era in una casetta piccola ma carina, con il pavimento in legno, il caminetto in mattoni e i muri dipinti di giallo crema. Le porte invece erano di un bel rosso ciliegia.

Dopo qualche minuto la donna tornò con un ragazzino che le somigliava molto, i capelli rosa fino alla schiena, il viso truccato di bianco e delle linee nere che la volpe pensò di avere davanti un piccolo leone, una maglietta nera a pois bianchi, un medaglione con il carattere ‘ku’ in katakana e dei corti pantaloncini bianchi.

 

Yamanbako: -Kumadori, questa è Kokitsune. Kokitsune, questo è Kumadori-

Kumadori: -Yo yoi! E’ così sei tu, la creatura di infinita potenza che si è degnata di onorarci con la sua presenza…-

Kokitsune: -A dire il vero… Ecco… Kon kon-

 

Kokitsune arrossì di colpo, cercò di coprirsi tutta con il copertone di lana.

 

Kokitsune: -… Che tipo di volpe sei? E dov’è la tua pelliccia?-

Yamanbako: -Sembra che tu non abbia visto molti umani, vero?-

Kokitsune: -Oh, è una volpe umana, capisco… Come me?-

Yamanbako: -Lui è un umano, piccola, non una volpe. Vedi?-

 

La donna le prese la zampa e la posò nella mano del figlio.

 

Yamanbako: -Vedi? Non ha la pelliccia-

Kokitsune: -Sì… Va bene… S… Sì…-

Yamanbako: -Non c’è bisogno di essere tanto timide, cara!-

 

Disse Yamanbako, dato che Kokitsune tremava come se fosse ancora fuori al freddo.

 

Kokitsune: -Ecco… Vede… Io…-

Yamanbako: -Avanti, su! Io vi vado a preparare una tazza di tè caldo, voi rilassatevi un po’-

 

La madre di Kumadori se ne andò senza darle la possibilità di replicare. Il ragazzo si inginocchiò e lei fece lo stesso. Avrebbe voluto lasciargli la mano, ma allo stesso tempo desiderava stargli vicino.

 

Kokitsune: -Allora… Mmm… Kon kon-

Kumadori: -Yo yoi, allora sei davvero una volpe? Con le nove code e tutto il resto?-

Kokitsune: -Io… Credo di sì. Ma non ho la coda-

 

Disse lei, prima di spostare i lunghi capelli castani e scompigliati con un gesto nervoso della testa.

 

Kumadori: -Sai, io voglio essere un attore di teatro Kabuki. Devo fare pratica, yo yoi-

Kokitsune: -Sono sicura che realizzerai il tuo sogno! Io invece ho sempre desiderato una famiglia-

Kumadori: -Sei orfana?-

Kokitsune: -Cosa, kon kon?-

Kumadori: -Sei orfana se i tuoi genitori ti hanno abbandonata o sono morti, yo yoi-

Kokitsune: -Allora sì, io sono orfana-

Kumadori: -Mi dispiace, yo yoi. Io invece non ho più un padre-

Kokitsune: -Conosci una certa Kalifa, kon kon?-

Kumadori: -Yo yoi, sì! E’ quella bambina bionda? Qualche volta mi chiedono di sorvegliarla per qualche moneta quando suo padre va in missione per non so che cosa, yo yoi-

Kokitsune: -Lei è una mia… Amica. Mi ha insegnato a parlare, kon kon-

 

I due, un po’ più in confidenza, seduti accanto al fuoco scoppiettante, cominciarono a parlare allegramente.

  
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