Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Pol1709    05/01/2022    1 recensioni
Bentrovati a tutti.
Questa storia è la continuazione de "Il Cavaliere e la Strega", ma si svolge nell'epoca di Oscar. Quest'ultima, dopo aver detto addio alla Guardia Reale, a Conte Fersen ed aver litigato con André (il famoso episodio della camicia strappata...) passa un periodo di riposo in Normandia prima di prendere il comando delle Guardie Francesi di Parigi. Lì viene coinvolta, a causa di una vecchia avversaria, nella caccia a una antica e potentissima arma, inseguita dagli agenti inglesi e affiancata da una antica nemica/amica.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Inghilterra – Anno 1787 d. C.
Oscar si svegliò sentendosi toccare il braccio. Aprì gli occhi e vide che il sole era calato e che la luna piena era sorta. Accanto a lei Morgana sorrise snudando i suoi canini appuntiti – Ci siamo! Hai avuto altre visioni? Hai visto qualcos’altro di utile? –
Lei si alzò e si guardò attorno, poi posò lo sguardo sulla sua compagna di avventura – Ho visto la fine della storia di Boudicca…E del suo luogotenente, se vuoi saperlo. La pietra è stata portata ad Avalon e credo che là sia rimasta fino a quando è stata incastonata nell’elsa di Excalibur per darla a tuo fratello – disse e pensò che, alla fine, nemmeno Artù aveva usato la misteriosa arma, anche se forse quello era dipesa dal fatto che, tra i tanti suoi nemici, c’era anche suo figlio. E lei? Cosa ne avrebbe fatto di quell’oggetto, qualunque cosa fosse? Lo avrebbe dato a Morgana per sconfiggere gli Uomini-Drago? Lo avrebbe portato al suo Re per la potenza della sua Patria? Oppure l’avrebbe tenuto per sé stessa? Quest’ultima opzione la fece rabbrividire e ricordò chiaramente le sensazioni di Gavino davanti alla Dama del Lago quando lei glielo le aveva proposto anche quella strada. Sollevò lo sguardo e notò che la luna piena illuminava il paesaggio circostante a giorno. Spostò lo sguardo verso la Duchessa di Cornovaglia e vide che i suoi occhi erano carichi di speranza, ma anche di cupidigia, in attesa di scoprire cos’era l’arma e soprattutto, immaginò Oscar, tutte le sue potenzialità. Sospirò: “Un problema alla volta!” pensò: – Andiamo al cerchio di pietra – disse solo.
 
Oltrepassarono il bosco ed arrivarono alla grande radura dove svettava l’antico monumento. Oscar provò un brivido lungo la schiena mano a mano che si avvicinavano. Aveva visto quelle pietre durante il giorno, ma non aveva avuto nessuna sensazione particolare, le erano sembrate solo delle vecchie rocce messe lì per un qualche strano motivo. Sapeva che era uno dei luoghi in cui confluivano quelle che Morgana chiamava “correnti di energia terrestre” che attivavano in qualche modo i suoi poteri. Sospirò: tra le tante cose da cui doveva guardarsi in quel momento c’era anche una strega medioevale in grado di ucciderla con il solo gesto della mano. Si ricordava la fatica che lei ed André, ad Avalon, avevano fatto per sconfiggere la parte cattiva della dea della guerra che si era impossessata della Duchessa di Cornovaglia. Se Morgana fosse stata di nuovo posseduta, sarebbe riuscita a sconfiggerla? E non c’era nemmeno André al suo fianco. André…Scosse la testa per scacciare il pensiero del suo amico, del suo cavaliere, dalla testa. Guardò di nuovo le pietre; nella notte, con la luna piena, quelle rocce rozzamente squadrate illuminate dalla luce lunare sembravano brillare. Che sentissero la vicinanza della pietra rossa? Si chiese Oscar, ma scacciò anche quel pensiero.
Morgana si mise di fronte a lei con uno sguardo febbricitante per l’eccitazione e alzò le mani piegando le sue bianche dita come artigli: - Avanti! La luna è alta! Fammi vedere il potere della pietra! –
Oscar mise un ginocchio a terra, prese la pietra dalla tasca interna della giacca e la sollevò in alto tenendola tra pollice e indice. Dopo qualche istante la piccola roccia sembrò brillare. La luce cominciò a pulsare, dapprima lentamente e poi sempre più luminosa e, improvvisamente un raggio si sprigionò da essa verso il basso. Morgana si abbassò a terra accanto a lei, socchiuse gli occhi e, a bocca aperta, vide che la luce si stava lentamente trasformando in qualcosa di ben definito e, dopo attimi che a loro sembrarono delle ore, i raggi rossi assunsero la forma e la figura del cerchio di pietra.
Morgana si portò le mani alla bocca – Per gli dei dell’Annwn! E’ incredibile! –
Oscar annuì, era la seconda volta che vedeva quel fenomeno, ma non poteva non rimanerne affascinata. La prima volta era accaduto per caso, nella sua casa in Normandia, aveva sollevato la pietra per vederla alla luce lunare e si era sviluppato quel fenomeno. Aveva riconosciuto quel grande cerchio di pietra perché il suo ricordo si era incastonato nella sua coscienza con i ricordi di Morgana e sapeva bene che si trovava nell’Inghilterra meridionale. In una delle sue visioni lo aveva persino disegnato nel suo quaderno nero in un’intera pagina e non ne aveva mai compreso il perché. Con il passare del tempo si era convinta che tutto quello che aveva scritto e disegnato nel libretto erano stati solo dei sogni, persino incubi e non ne aveva mai compreso appieno il significato. Lo aveva lasciato in Normandia e ne aveva conservato solo un vago ed offuscato ricordo. Fino al momento in cui aveva rivisto Morgana spuntare delle nebbie sulla cima del Tor di Glastonbury. Quando aveva visto la Duchessa a terra i ricordi erano penetrati dentro di lei come un fiume in piena: il viaggio, le nebbie, il castello di Tintagel, la battaglia con i sassoni e…André. Chiuse gli occhi di nuovo e scosse il capo; strinse le labbra - Quale tecnologia può aver prodotto una cosa del genere, Morgana? Una mappa letteralmente incastonata dentro questa piccola roccia è una cosa incredibile, anche per questo mio mondo –
La Duchessa non rispose, si abbassò verso la figura di luce e aggrottò la fronte; piegò di lato la testa e notò che l’immagine era molto diversa dal cerchio vero e proprio che si stagliava dietro di loro. Il complesso alle loro spalle aveva solo la vaga struttura di un circolo, ma i monoliti in piedi erano pressappoco la metà; le pietre orizzontali, poste sopra quelle verticali, erano rimaste solo una decina. Anche il cerchio interno era quasi completamente caduto. La figura che stava guardando, invece, era un cerchio perfetto con un’altra struttura all’interno e le altre rocce, poste orizzontalmente su quelle verticali, a formarne la circonferenza, erano tutte presenti.
Oscar sorrise debolmente – E’ il cerchio di pietra come doveva apparire appena costruito…Evidentemente chi ha fatto quest’opera ha fatto anche questa piccola roccia per…Per nascondere qualcosa –
Morgana avvicinò ancora il volto ai fasci di luce sul terreno – Per il corvo di Morrigan…Che cosa incredibile…E perché hanno costruito questo complesso di pietre? Il mio popolo ha sempre creduto che lo avessero fatto per onorare gli dei, ma mi sembra una cosa un po' troppo complicata, anche solo per nascondere qualcosa –
Oscar inspirò profondamente – Non ne ho la minima idea! Comunque guarda adesso – disse e mosse il mento in avanti. Un singolo raggio, più luminoso degli altri, si sprigionò dalla piccola pietra e andò obliquamente sul terreno, lambì un megalite sul lato di nord est e poi si spostò in avanti, fino a bloccarsi in un punto ben definito.
Morgana rimase senza fiato – L’arma…E’ lì…Da qualche parte! Andiamo! – disse e si raddrizzò per correre verso l’altro lato del complesso di pietra. Oscar aggrottò la fronte mentre la luce rossa si spegneva lentamente, accese la lanterna e raggiunse l’altra. Si fermò accanto ad uno dei megaliti e vide Morgana piegata a terra nella ricerca di qualcosa. La Duchessa di Cornovaglia la guardò – Ci deve essere un meccanismo nel terreno, il lato che aveva indicato era questo, ne sono sicura – disse e si piegò di nuovo.
Oscar sospirò. Qualunque meccanismo a livello del terreno sarebbe stato scoperto in epoche passate e lei non credeva minimamente che i costruttori del cerchio di pietra e della pietra rossa avessero realizzato quelle strutture per qualcosa di così semplice. Si girò verso la pietra verticale e la illuminò con la lanterna. Poco prima il raggio aveva lambito la roccia e poi si era piegato in avanti. Abbassò lo sguardo fino alle fondamenta della grande pietra e mise un ginocchio a terra: - Morgana! – chiamò.
L’altra si avvicinò e si inginocchiò anche lei ai piedi della roccia. Oscar strinse le labbra – Qui sotto…Dobbiamo scavare qui sotto, al centro della base – disse piano. Morgana aggrottò la fronte e poi, improvvisamente, estrasse la sua spada e la conficcò nel terreno, iniziando lentamente a scavare. Dopo qualche istante Oscar la imitò.
 
Quanto tempo era passato? Era ancora notte, quello si vedeva. Oscar aveva usato la sua arma come un attrezzo da scavo, muovendo il terreno e poi spostando la terra con le mani nude. Le dite le dolevano, sentiva il terriccio sotto le unghie e aveva una disperata voglia di fare un bagno caldo, alla luce fioca del camino della sua camera a Palazzo Jarjayes e magari con un calice colmo di buon cognac caldo in mano. Morgana, dal canto suo, sudava e non accennava a smettere di scavare e continuarono ancora per qualche istante fino a che le mani della Duchessa trovarono qualcosa sulla pietra: - Aspetta…C’è qualcosa…Un buco e…Una specie di solco –
Oscar illuminò il buco e vide un foro circolare sulla pietra, con un solco che partiva dal basso e andava verso giù, ancora più in profondità. Morgana si abbassò e aggrottò la fronte – Ma cosa… -
Oscar strinse le labbra e prese la pietra rossa tra le dita. Guardò per un attimo Morgana, che ricambiò il suo sguardo. Pulì con le dita il foro e poi mise all’interno la piccola roccia. Spinse delicatamente e, in un silenzio agghiacciante, sentì un clic metallico. Una linea luminosa rossa si sviluppò nel solco verso il basso e, dopo attimi lunghissimi sentirono il terreno tremare. Si girarono alzandosi e camminarono in linea retta dal megalite fino a quando apparve ai loro occhi una voragine che si era appena aperta.
Morgana sorrise con gli occhi lucidi – Ci siamo… - disse piano e Oscar illuminò il buco: delle scale intagliate nella pietra scendevano verso il basso. Anche lei si permise di sorridere – Qualunque cosa sia quell’arma…E’ là sotto! –
Ripresero le loro armi, le rinfoderarono e poi tornarono alla scala. Oscar fece un passo in avanti, ma Morgana la bloccò, poi allungò un braccio verso il basso, aprì le dita e, improvvisamente, qualcosa si illuminò all’interno della galleria.
Oscar aggrottò la fronte – Torce…Come lo sapevi? E come… -
L’altra sorrise – Siamo un popolo previdente, Lady Oscar…E la mia magia qui funziona. Vogliamo scendere? –
Oscar annuì – A te l’onore Lady Morgana –
La Duchessa appoggiò un piede sul primo gradino e poi scese lentamente. Oscar spense la sua lanterna, l’appoggiò sullo scalino e la seguì. Il corridoio si ampliava più sotto e ai lati, appese al muro, c’erano delle vecchie torce accese dalla magia di Morgana. Oscar ne prese una, imitata dall’altra e continuarono a scendere. Le scale terminarono e si ritrovarono in una stanza buia.
Lentamente Oscar si mosse illuminando l’ambiente e, improvvisamente, sussultò. Aveva visto un riflesso alla luce della torcia, come due occhi di qualcosa di gigantesco che la osservava. Deglutì e alzò la torcia, illuminando un alto palo in metallo dorato che terminava in alto con una scultura. Era l’effige di una grande aquila ad ali spiegate. Gli artigli del rapace erano stretti attorno a dei piccoli lampi di metallo. Più sotto, in un cartiglio rettangolare era incisa la scritta S.P.Q.R.. – Senatus Populusque Romanus…Il Senato e il Popolo Romano… - disse piano Oscar. Ancora più sotto l’insegna si allargava in un cerchio con l’immagine del profilo di un uomo. Era un uomo perché si potevano vedere dei capelli a boccoli e una barba, anch’essa a boccoli. Oscar si avvicinò e guardò le lettere all’interno del cerchio – N…E…R…O…Nero Claudius Caesar Augustus GermanicusNero…Nerone… – sussurrò e, più sotto ancora, in un cartiglio più grande con in basso un’asta orizzontale dove, probabilmente, un tempo, era attaccato un vessillo, lesse altre lettere: - Leg…IX…Legio Nona…La Nona Legione! E’ l’insegna dell’esercito che Boudicca ha sconfitto! – disse e si girò verso Morgana, ma la Duchessa si era fermata ad un altro ingresso che andava oltre la stanza, allungò di nuovo il braccio ed altre torce si accesero. Oscar si avvicinò e quello che vide la lasciò senza fiato.
Scesero alcuni gradini e si trovarono in un’altra stanza rettangolare, molto più grande, illuminata da torce appese tutt’intorno. Oscar si guardò attorno e vide resti di spade, grandi scudi romani, elmi, vasellame dorato, monili con pietre preziose e monete: - Il bottino di guerra dell’esercito di Boudicca – disse solo.
Si girò e, al centro della sala, adagiato sui resti di quello che appariva un tappeto, vide un corpo. Degli abiti in pelle rimaneva ben poco e il teschio, contornato da quelli che sembravano resti di capelli ramati, aveva la mascella caduta e spalancata in un urlo muto e spaventoso. Eppure sapeva a chi apparteneva quel cadavere. Lo sapeva perché aveva vissuto praticamente la sua vita, ne aveva condiviso la paura e la furia selvaggia quando un centurione romano l’aveva fatta legare ad un palo e frustata e nel vedere le sue figlie alla mercé degli invasori. E si era avventata con lei sul nemico come una furia per poi guardare, sempre con lei, il suo esercito e il suo stesso popolo sconfitti.
Morgana capì: - La Regina guerriera –
Oscar sorrise debolmente e annuì – Boudicca… - sussurrò il nome della Regina degli Iceni con rispetto. Si guardò di nuovo attorno e, ai piedi del muro, notò qualcosa. Si avvicinò lentamente, rimase impietrita con gli occhi lucidi e cadde in ginocchio. Morgana aggrottò la fronte e si avvicinò a lei. Guardò ai piedi del muro e rimase perplessa: Adagiato a terra c’era un altro cadavere, anch’esso con i resti di abiti in pelle addosso e un curioso elmo conico sulla testa. La gabbia toracica, o quello che ne restava, era esposta e sullo sterno si vedeva un profondo solco verticale, probabilmente dovuto ad un colpo di spada. Ma quello che attirò la sua attenzione fu un altro corpo scheletrico, proprio di fianco, bloccato in posizione fetale e con il volto quasi attaccato a quello dell’altro. Socchiuse gli occhi e vide persino che le mani scheletriche dei due cadaveri erano intrecciate, come se si tenessero per mano in un piccolo atto d’amore. Il corpo piegato indossava resti di abiti, ma lì accanto, a terra, c’erano i resti di una piccola asse di legno, quasi uno spadino, consumato dal tempo.
Oscar si passò l’avambraccio sugli occhi e sulle guance solcate dalle lacrime. Sorrise debolmente: - Lo sai chi sono? Lei è la figlia di Boudicca, morta con lei nell’ultima battaglia contro i romani, colpita alla schiena dopo aver salvato sua madre…E lui…Il corpo al suo fianco…Quello con il rudium, la spada di legno che veniva data ai gladiatori liberati…E’ Gavino…Il suo promesso sposo, che l’ha amata sempre…Che è andato ai confini del mondo e che è tornato…Solo per morire con lei –
Aveva visto nelle sue visioni la storia del giovane luogotenente di Boudicca, ma non aveva mai realmente compreso quale era stato il suo destino ultimo. Poteva solo immaginare quello che era successo: aveva sepolto la sua Regina e il suo amore in quel luogo sacro e, obbedendo agli ordini, aveva sacrificato sé stesso per chiedere pietà per il suo popolo ai romani. Era sopravvissuto combattendo nelle arene, non per volontà di vivere o per non essere crocifisso come i suoi compagni; ma solo per tornare nel paese dove era nato. Probabilmente era andato ad Avalon e aveva chiesto alla Signora del Lago di giacere con le spoglie della sua promessa sposa.
Oscar sorrise in mezzo alle lacrime. Quello, si disse, era vero amore: un sacrificio senza fine per coloro che si amano. Abbassò la testa, anche André era rimasto ferito all’occhio durante la caccia al Cavaliere Nero. Anche lui aveva sacrificato la vista solo ed unicamente per salvarla quando Bernard Chatelet, il ladro mascherato, l’aveva imprigionata nel vecchio Palazzo Reale di Parigi. Eppure…Non poteva dimenticare le sue parole in quella notte maledetta: “Una rosa non sarà mai un lillà”; come non avrebbe mai dimenticato la sua stretta d’acciaio sulle braccia e il terrore di quello che sarebbe potuto succedere dopo il rumore assordante di quella camicia strappata. Scosse il capo desolata e fu Morgana a riportarla alla realtà: - L’arma! Dov’è l’arma!? Questa è solo una tomba! Io rendo onore alla Regina guerriera, ma io devo…Devo trovare l’arma che annienterà i nemici della Britannia! –
Oscar tirò su con il naso e la guardò. L’espressione di Morgana era forte e determinata e non ammetteva tentennamenti. Sospirò e si guardò attorno nell’ambiente illuminato dalle torce. In effetti, si disse, l’arma doveva trovarsi in quel luogo. Si rialzò e guardò verso la parete opposta alla porta dalla quale erano entrate. Il muro era spoglio, ma, al centro, c’era una lunga lancia bianca.
Morgana seguì lo sguardo dell’altra e sorrise – Eccola…Ecco…Ma che cos’è!? –
Oscar si avvicinò alla parete e guardò l’oggetto: era sicuramente una lancia, la punta terminava a foglia ed era appuntita, ma era fatta di uno strano matallo completamente bianco. Lei aveva tenuto tra le mani Excalibur, la spada di Artù, forgiata con un unico blocco di metallo, ma quell’arma non sembrava fatta con lo stesso materiale. Allungò le mani e la staccò dalla parete. La trovò leggera, persino troppo per un’arma di quelle dimensioni.
Morgana gliela strappò letteralmente dalle mani e la strinse al petto – Hai avuto le visioni della vita della Regina e della pietra…Tu avevi quella dannata roccia rossa e tu sapevi dove cercare…Sai cos’è questa…Questa cosa! Come si usa! Dimmelo! Te lo ordino! – gridò digrignando i denti e facendo un passo in avanti minacciosa.
Oscar alzò il mento – Non ho mai visto cosa realmente è…Era…L’arma. Ma hai visto anche tu che la pietra indicava il cerchio e questo punto…Se l’arma esiste…Credo…Credo che sia questa –
L’altra strinse le mani sulla lancia – E…Tutto qui!? Secondo te hanno messo quelle rocce là sopra e hanno creato quella pietra con una mappa che si attiva solo con la luna piena…Per questa cosa? – disse e agitò la lancia, la rigirò tra le mani, ma non accadde nulla.
Oscar tentennò lievemente – Io…Io credo che questa, come la spada di tuo fratello, sia stata l’arma di un eroe antico e, quando è morto, forse, credevano che la sua lancia fosse dotata di chissà quali poteri…E l’hanno messa qui…Poi, con il passare del tempo, sono sorte delle leggende e quella che era ed è solo una lancia è stata trasformata in un’arma in grado di annientare un intero esercito…Ma è solo un simbolo, un simulacro di un condottiero che non c’è più –
Le braccia di Morgana tremarono di rabbia e, improvvisamente, gettò a terra la lancia. Alzò il volto e le mani verso il soffitto e chiuse gli occhi: - Maledetti! Che siano maledetti! – ruggì e cominciò a muoversi nella stanza. Alla luce delle torce, lo svolazzare delle sue vesti fece vedere a Oscar, per un attimo, le ali di un grande uccello nero. Morgana estrasse la spada, prese l’elsa con due mani e colpì i grandi scudi romani appoggiati alle pareti mandandoli in pezzi, poi, in un impeto di furia, colpì gli altri oggetti alla cieca e, infine, si mise di accanto al corpo di Boudicca – Tu…Tu…Inutile Regina… - gridò. Alzò la spada sopra la testa e calò il fendente, ma fu la lama di Oscar a bloccarla.
Morgana girò lo sguardo e soffiò come un toro, si spostò e si mise di fronte all’altra brandendo la spada. Oscar gli puntò contro la sua arma e vide, ancora una volta, che l’ombra della Duchessa sul muro aveva la forma di un nero uccello ad ali aperte.
Ma Morgana non aveva gli occhi completamente neri come ad Avalon, posseduta dal corvo della dea della guerra. I suoi occhi erano lucidi e carichi di lacrime. Dopo qualche istante la Duchessa abbassò la spada, appoggiò la punta sul pavimento e si inginocchiò. Chinò la testa sull’elsa della sua arma e cominciò a piangere. Oscar, sorpresa, si avvicinò, mise un ginocchio a terra e una mano sulla spalla di Morgana. Quest’ultima la guardò con il bianco volto rigato dalle lacrime: - Non capisci! Io…Ci avevo creduto! Quella era l’ultima speranza… - disse indicando la bianca lancia a terra con il mento – L’ultima speranza per il mio popolo! Se non saranno i sassoni a distruggerci, lo faranno gli Uomini-Drago…Tutto quello per cui abbiamo combattuto, tutto quello che hanno fatto i nostri antenati per noi e la nostra terra…I nostri stessi dei, quello che noi siamo e che eravamo…Tutto è destinato a sparire…E tutto per una…Una inutile lancia! –
Oscar sospirò – Mi dispiace. Mi dispiace molto, ma non è vero che il tuo popolo morirà –
Morgana la guardò aggrottando la fronte e l’altra sorrise debolmente – Il tuo popolo sopravvive ogni giorno anche nel mio mondo…In questo cerchio di pietre, nella memoria della Regina guerriera, nelle rovine di Glastonbury…E persino in quelle del tuo castello in Cornovaglia. Sono il segno che avete fatto qualcosa, che avete lottato per qualcosa e che avete…Avete vissuto in questa terra. Come tuo fratello e i suoi cavalieri che sono diventati immortali con le loro gesta…E anche tu stessa! –
Morgana si passò una mano sugli occhi e tirò su con il naso – Non so se ne sei al corrente…Ma ero considerata malvagia nella mia epoca e non mi pare che la cosa sia migliorata negli anni…E’…E’ che alle volte…Sempre più spesso…Sono così stanca Lady Oscar…Alle volte mi chiedo: è giusto continuare a combattere? –
Oscar si alzò – Tu sei Lady Morgana Pendragon, la Fata Morgana, figlia e sorella di Re. Sei la Duchessa di Cornovaglia e la Regina del Galles. Di fronte a te i nemici scappano –
Morgana la guardò e sospirò – Non mi hai risposto: tu cosa faresti? –
Oscar strinse le labbra e poi sorrise – Noi siamo guerriere! Noi combattiamo! Anche se sapessimo di perdere…Di morire…Noi combatteremo, perché noi siamo questo! Noi facciamo questo! E lo sai benissimo anche tu che, una volta passato questo attimo di dolore, ti alzerai e tornerai nel tuo mondo, impugnerai la tua spada e…Combatterai –
L’altra sorrise debolmente, sospirò di nuovo e si alzò appoggiandosi alla spada. Alzò la lama e la guardò – Oh! Lo farò! – disse e andò lentamente verso la lancia. Rinfoderò la spada e prese l’altra arma dal pavimento. La guardò e poi fissò Oscar – La porterò ad Avalon. Vedremo quello che dirà mia sorella Viviana e, soprattutto, quel pazzo di Merlino – disse piano – Anche se non so a cosa potrà mai servire –
Oscar sorrise, si mise accanto al corpo di Boudicca e passò lo sguardo su quel corpo immobile, che pure lei aveva visto muoversi, amare, piangere, combattere e soffrire: “Mia Regina. Hai combattuto e sofferto. E ora…Che tu possa riposare in pace” pensò. Batté i tacchi e si portò la mano alla fronte nel saluto militare – Alla Regina degli Iceni…A Boudicca…Onore! – disse a voce alta.
Morgana si batté il pugno destro sul petto – Per la Britannia! –
 
Lasciarono la sala in silenzio. Oscar si girò per un attimo e poi Morgana, con un semplice gesto della mano, spense le torce facendo tornare l’ambiente nell’oscurità. Le due donne si guardarono e poi salirono lentamente i gradini. Fu Morgana la prima ad uscire e Oscar si fermò poco più in basso, toccò la pietra rossa nella tasca interna della giacca. Aggrottò la fronte; con l’emozione di aver scoperto la tomba della Regina se ne era completamente dimenticata. Inspirò a fondo, l’avrebbe data a Morgana e così, assieme alla lancia, sarebbe tornata ad Avalon.
Salì gli ultimi gradini, fino a sbucare di nuovo in superficie e si coprì il volto con l’avambraccio, accanto a lei Morgana impugnava la lancia in posizione di difesa e, una volta che i suoi occhi si furono abituati al bagliore, vide che erano circondate da figure nere con delle lanterne in mano.
Morgana digrignò i denti – Chi siete, cani rognosi…Non sapete con… - disse, ma non finì la frase perché un colpo di arma da fuoco sibilò nell’aria e la Duchessa cadde all’indietro con un tonfo lasciando cadere a terra la lancia.
Oscar allargò gli occhi e si piegò subito sul coro di Morgana. Allungò le mani, ma senza toccare il suo corpo immobile – No…No…No…Morgana…Fata Morgana…Io… - disse e si girò verso le figure nere con la faccia stravolta – Voi…Maledetti! Cosa avete fatto! L’avete uccisa! –
Una delle figure si avvicinò, aveva il volto scoperto e Oscar vide che si trattavo di un uomo dal volto affilato e austero, con una parrucca bianca in testa e le ricordò, per un attimo, suo padre.
L’uomo sorrise – Per quel mostro non mi preoccuperei, mademoiselle. Per Dio! E’ davvero come le streghe delle antiche leggende…Ma perdonatemi per la scortesia, mi chiamo Jonathan Parceval Aloysius Walles, Conte di Baxter e voi potete chiamarmi pure Lord Baxter –
Oscar serrò i pugni e scattò in avanti per assalire Lord Baxter, ma improvvisamente, di fianco all’uomo, comparvero altre figure che impugnavano delle pistole.
Lei si fermò in attesa e Baxter strinse le labbra – Ci servite viva, per ora, mademoiselle, ma se fossi in voi non tenterei altri colpi di testa – disse e si avvicinò al corpo di Morgana, si piegò e raccolse la lancia da terra; la rigirò tra le mani e la guardò sorridendo – Oh! Finalmente! Dopo secoli e secoli siamo riusciti a trovarla. Ed era proprio qui! –
Oscar fece una smorfia – Idioti! Se cercavate un’arma temo che quella cosa…Qualunque cosa sia…Non vi serva a granché! Avete ucciso la mia amica per nulla! –
Baxter la guardò perplesso, poi sorrise – Oh! Certo! Voi non potevate saperlo. Solo alcuni conoscevano il potere della pietra, ma ancora meno persone erano a conoscenza dell’arma –
Oscar aggrottò la fronte – Ma di che arma parlate! Quella lancia, anche se fatta di un materiale che non conosco, non mi sembra possieda nessuna caratteristica particolare. Nessuna che la faccia essere un’arma in grado di annientare un esercito in un colpo solo –
Lord Baxter rise sommessamente – Oh! Voi francesi; come siete sempre così…Semplici di pensiero. Non ho mai detto che questa lancia sia l’arma che cerchiamo, mademoiselle, no…Per secoli abbiamo cercato la pietra che è la mappa, ma questa lancia…Questa è la chiave per attivare l’arma –
Lei impallidì – Ma come… -
Baxter sorrise di nuovo – I segreti si proteggono con altri segreti, mademoiselle. Alcuni sapevano che la pietra era la mappa per arrivare all’arma, ma meno persone ancora sapevano che l’arma era già in bella vista, sotto gli occhi di chiunque e che quel sasso serviva per trovare la chiave destinata ad attivarla. Di certo, se avessi saputo che era proprio qui accanto, avrei fatto dissodare questi terreni fino a trovarla. Quando abbiamo saputo che era in mano vostra e che stavate venendo in Inghilterra, vi abbiamo semplicemente seguita per scoprire dove fosse il luogo che cercavamo. Siete andata in posti legati all’antica storia della mia Patria: le rovine del castello di Tintagel, in mezzo a quei villici cornici ignoranti; anche se avrei scommesso su Glastonbury, un posto dal passato glorioso e misterioso, da dove, secondo la tradizione, si raggiungeva Avalon, l’Isola Sacra, o come quella grande collina di proprietà di un banchiere affiliato al nostro gruppo…E alcuni dei miei uomini hanno creduto di si trovasse proprio in cima al Tor… - disse e guardò verso gli altri. Uno di loro, Nesby, fece una smorfia e abbassò la testa.
Baxter guardò di nuovo Oscar – Ma qui…Proprio qui nel posto dove si trova l’arma più potente che si possa concepire…Non l’avrei mai creduto –
Oscar aggrottò la fronte – L’arma…E dove sarebbe questa fantomatica arma? Io vedo solo delle rocce –
L’uomo alzò un braccio e puntò un dito verso un punto indefinito – Quella…E’ l’arma –
Oscar deglutì e spostò lo sguardo dove Lord Baxter stava indicando: verso i megaliti. Improvvisamente lei capì; l’arma era stata sotto gli occhi di tutti per secoli e secoli senza che nessuno, britanno, romano, sassone o inglese potesse mai sospettare nulla. Si sentì la gola improvvisamente secca: - Il…Il cerchio di pietre…Il cerchio di pietre è l’arma – disse piano.
   
 
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