Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ONLYKORINE    06/01/2022    2 recensioni
Doveva essere una storia dove, al posto dei capitoli, ci dovevano essere delle os autoconclusive, anche se la storia segue una trama comune. Stesse coppie, stesso contesto.
Dovevano essere 100 prompt per 100 capitoli, ma purtroppo solo per una decina di prompt sono riuscita a sviluppare le os. Dal decimo capitolo in poi, saranno capitoli normali. I miei personaggi hanno preso vita e non ne vogliono più sapere di seguirmi!
È il 2024 e sarà l'ultimo anno a Hogwarts per Albus e Scorpius. Lily non vede l'ora di levarseli dai piedi e godersi la sua libertà, finché non si rende conto che non è proprio quello che vuole, e se è una maledizione di famiglia, quella di innamorarsi dei migliori amici, forse, ne sarà colpita anche lei. E chi meglio di una migliore amica come Alice potrà assecondarla in tutte le sue strane idee?
ScorpiusxLily
AlbusxAlice
(non so bene dove mi porterà questa storia, ma per ora scrivo...)
Ah, altra cosa: per sbaglio mi sono immaginata Albus con gli occhiali... Beh, ora non riesco a immaginarlo diversamente quindi sappiate che li porterà! 😅
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, Alice Paciock II, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Divieti
-
-

"Scorpius!"
Quando sentì chiamare il suo nome, Scorpius si bloccò come se gli fosse piovuta addosso una doccia gelata. Forse più perché aveva riconosciuto la voce che lo aveva chiamato che altro.
"Lily…" Il suo tono era stanco, ma non per colpa della ragazza: aveva fatto un allenamento extra di Quidditch particolarmente intenso e ora si sentiva uno straccio. Prese la borraccia che riposava vicino al baule delle palle.
"Non bere!" Lily arrivò di corsa. "Chi è la ragazza più bella di tutte?" gli chiese mentre gli strappava di mano la borraccia.
"Come? Bo… Estrella Rymer?" Stranito, Scorpius la guardò mentre apriva la borraccia e si versava un po' d'acqua sulla mano; poi gli diede il contenitore e tirò fuori la bacchetta.
"Specialis Revelio!" pronunciò puntando alla sua mano. E insieme osservarono le scritte sollevarsi da quella piccola conca d'acqua.

 

Lily osservò gli ingredienti dell'Amortentia scorrere davanti ai suoi occhi, finché la scritta 'Capello di Roxgail Tangerine Montague' non finì l'elenco.
Ma… "Cioè la Montague si chiama 'Roxgail Tangerine'? Aspetta che lo dica ad Alice!" Lily rise mentre faceva cadere l'acqua sul prato. "Se avessi bevuto, avresti risposto diversamente. Comunque, bella risposta. Anche secondo me la cantante dei 'Diversamente Babbani' è stupenda!" Scorpius scosse la testa, confuso. "Sicuro che tu non abbia bevuto? Vuoi che ti chieda di chi sei innamorato?" gli chiese, guardandolo con uno sguardo sornione. Il ragazzo sbuffò.

 

"Mi hanno messo l'Amortentia nella borraccia?" Il tono di Scorpius si stava scaldando, lo capiva da solo, ma effettivamente si stava innervosendo.
"Oh, non sono mica stata io! Anzi: un bel 'grazie' non sarebbe male, sai?" Lily lo stava osservando con uno sguardo che doveva aver ereditato da sua nonna e Scorpius dovette annuire.
"Sì, hai ragione. Grazie. Come lo sapevi?" chiese, guardando la borraccia.
"Ho sentito Roxi che si lamentava in biblioteca. Non ho capito cosa sia successo con Albus, perché parlava sottovoce, ma sono riuscita a sentire la parte in cui diceva che ti aveva versato il filtro d'amore nella borraccia mentre parlavi con Preece."
Scorpius ripensò a tre ore prima, quando si era fermato a parlare con il capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso e si maledisse mentalmente: aveva visto passare Roxi e avvicinarsi a loro, ma mai avrebbe pensato che potesse fare una cosa del genere. "Ma scusa, l'ha fatto per vendicarsi di qualcosa che le ha fatto Al?"
Lily rise. "Santo Godric, non ti interessa il fatto che abbia tentato di rifilarti un filtro d'amore, ma del fatto che non era interessata a te! Nobile, Scorpius, proprio nobile da parte tua!" Rise ancora e lui si sentì un po' stupido.
"Ho sete, però…" disse, guardando gli spogliatoi del campo: avrebbe dovuto bere dai rubinetti, il castello era troppo lontano. Lily si sedette sul coperchio del baule delle palle e chiuse i ganci con gesto esperto.
"Vai, porto io dentro il baule e le altre cose". Tirò fuori la bacchetta e fece levitare il tutto. Scorpius raggiunse gli spogliatoi, mentre Lily lo seguiva con gli attrezzi.
Aprì il rubinetto nel bagno maschile e si dissetò, poi andò a cambiarsi. Sentì la ragazza chiudere la porta dello sgabuzzino degli attrezzi e per un attimo si immaginò che lei lo raggiungesse, per poi scuotere la testa e riprendersi.
Si cambiò e uscì dallo spogliatoio maschile, stupendosi di trovare Lily ancora lì.

 

Lily stava osservando la panca su cui si era addormentata poche settimane prima e ripensò al suo sogno. Era così brutto il fatto che si sentisse così inadeguata da sognare addirittura di aver bisogno di qualcun altro. Ripensò anche al molliccio e un po' si vergognò anche di quello.
Improvvisamente una mano le toccò il braccio, chiamandola. "Lily…"
La ragazza sobbalzò e si girò verso Scorpius, che si stupì della sua reazione. "Scusa, mi sono… Posso chiederti una cosa?" chiese, tutto d'un fiato.
Scorpius corrugò la fronte: ma perché doveva essere sempre così serio?

 

"Dimmi" le disse, quando capì che lei non lo aveva aspettato apposta. Un po' ci rimase male, aveva quasi sperato che lei…
"Come hai fatto a entrare nel mio sogno?" Scorpius sentì uno strano imbarazzo salirgli al viso. Sapeva di avere fatto una cazzata. Così come ne aveva fatta una ancor più grossa quando, volendo sorprenderla, si era esposto da farle capire che era entrato nella sua mente. Fra l'altro era illegale e non voleva che lei potesse dirlo a qualcuno. Si pentì di tutte e due le cose.
"È stato solo un momento…" tentò di giustificarsi lui, anche se lei non lo aveva (ancora) accusato di niente.
"Sì, sì, va bene…"Sventolò una mano, per liquidare la cosa, e poi continuò. "Voglio che mi spieghi come usare la Legilimanzia" insistette.
Scorpius sospirò. "Qui a scuola è vietata da un po' di anni, Lily…"
"Quindi se lo raccontassi alla McGranitt ti toglierebbe dei punti?" Scorpius spalancò gli occhi. La McGranitt poteva anche sospenderlo o espellerlo!

 

Lily capì di averlo in pugno quando il suo viso divenne terreo. Ghignò peggio di un Serpeverde, ma lei non ci pensò. "Insegnami come si fa e non dirò niente a nessuno" lo ricattò.
Vide Scorpius tentennare e vacillare più volte. "Non è una cosa così semplice. Non è un incantesimo che impari e funziona…"
"Come se gli incantesimi riuscissero subito. Come se bastasse impararli. Sei tu il secchione…" Lily sbuffò: sembrava che lui non volesse aiutarla in nessun modo.
"Appunto! Questo è ancora più difficile. Non è che si riesce a entrare nella mente delle persone così!" spiegò, schioccando le dita.
"Non mi sembra che tu abbia faticato per entrare nella mia mente, quando mi sono addormentata…" bleffò. In verità non sapeva se avesse fatto fatica o meno, ma sperò di prenderci.

 

Scorpius tentennò ancora. Quello che stava per dire lo faceva sentire uno stronzo. "È stato facile perché non eri tranquilla. Penso che tu avessi freddo o paura. È più facile quando l'altro… soffre" confessò. Era stato semplicissimo. Quando l'aveva vista lì, rannicchiata sulla panca aveva capito che non stava andando tutto bene e aveva avuto l'istinto di svegliarla, ma poi la sua mente, un diavoletto insinuatore, gli aveva suggerito di entrare nel suo sogno. Ma non pensava che i suoi dolori fossero così segreti: aveva pensato che avesse bisogno di essere salvata o qualcosa così. E non pensava che lei gli si voltasse contro nel suo stesso sogno. Ma avrebbe dovuto immaginarlo: Lily era fatta così. Sorrise nel rendersi conto che forse poteva essere anche qualcos'altro a permettere di entrare facilmente nei pensieri di qualcun altro.

 

Quando lui sorrise Lily sentì le guance scaldarsi, come se avesse capito che lei era spaventata e che se ne vergognava.
"Quindi se qualcuno sta male… è più facile?"
Scorpius lasciò cadere la borsa a terra e sospirò ancora. "Ok, ti spiego" disse e passò  i quaranta minuti successivi a spiegarle come si facesse.
Era complicato davvero, dovette ammettere Lily. E se l'altra persona faceva un minimo di resistenza era quasi impossibile per qualcuno che non fosse predisposto, capace e altamente allenato.
"Oh. Ok, mi sa che non ci riuscirò facilmente, eh?"
"C'è anche un altro modo, in verità. Lo usavano anche i maghi nel medioevo, quando non dovevano farsi scoprire" disse ancora, ma questa volta si rialzò dalla panca dove si erano seduti dopo i primi dieci minuti, e raccolse la borsa da terra.
"Che sarebbe?" chiese Lily, alzandosi anche lei.
Scorpius le girò le spalle mentre spiegava e intanto puntò la bacchetta contro le lanterne in fondo al corridoio che costeggiava gli spogliatoi. "Se è un ragazzo, puoi entrare nella sua mente facilmente in un momento intimo, ma lui deve essere molto coinvolto".
"Intimo?" chiese stranita, guardandolo mentre tornava verso di lei e la sorpassava per andare ad aprire la porta che dava sull'esterno.

 

Scorpius era già abbastanza imbarazzato così, senza doverle spiegare nei dettagli ciò che intendeva. Aprì la porta e le disse, prima di uscire: "Spegni tu le ultime lanterne, Lily". Subito dopo si affrettò per allontanarsi da lei.
"Ok. Lo faccio subito" disse, tirando fuori la bacchetta e spegnendo tutte le luci. Scorpius si voltò e vide il corridoio al buio, ma la porta era ancora aperta e lei non si era mossa. Subito dopo si sentì il rumore metallico di qualcosa che rotolava e Scorpius fece un passo verso l'entrata. Quando sentì ancora il rumore e la voce di Lily gridare, si allarmò. "Tutto bene? Lily dove sei?"
"Mi è caduta una cosa, non andartene, Scorpius."
"Accendo la luce, aspetta" cercò di tranquillizzarla, ma appena toccò la bacchetta, ancora nella tasca dei jeans, sentì la sua voce molto più vicina. "No, non farlo" sussurrò lei, mentre veniva trascinato dentro la struttura da due piccole mani che gli presero il mantello.
Dalla luce che veniva da fuori vide il contorno del suo viso farsi sempre più vicino, ma non immaginò quello che stava per succedere. Cioè, poteva immaginare, ma non riusciva a crederci.
"Penso di aver capito. Intimo così?" gli chiese, e Scorpius sentì il suo fiato sul viso, mentre lei tirò il mantello che teneva in mano per farlo chinare e la ragazza gli posava le labbra sulle sue. Prima che lui si potesse rendere conto della cosa, Lily si strinse a lui e Scorpius poté respirare il suo profumo, che conosceva da tanto ma che non avrebbe mai pensato potesse dargli così alla testa: un misto fra zenzero e olio di mandorla, un misto così strano che solo Lily poteva esserne la regina.
L'audacia della ragazza lo bloccò e gli impedì di spostarsi, mentre lei muoveva le labbra su di lui ed ebbe quasi la sensazione che sorridesse. Quando si staccò, gli dispiacque così tanto che non pensò che fosse sbagliato, che fosse una stupidaggine, che lei fosse la sorella di Albus e che l'amico l'avrebbe ucciso se lo avesse scoperto.
"No" rispose, allungando le mani e circondandole il viso mentre si allontanava, avvicinandola a sé. "Così" disse, prima di chinarsi di nuovo verso di lei e baciarla come si deve.
Lily spalancò gli occhi quando capì cosa volesse fare il ragazzo e li chiuse quando sentì le sue labbra morbide contro le sue, lasciandosi andare.
Lui sapeva dei dolci della nonna, di corse sulla scopa in primavera e di folate di vento sulle scogliere d'estate. Sentì le ginocchia tremare e si aggrappò al suo mantello, mentre le mani di Scorpius erano scivolate lungo il suo corpo e si erano fermate sulla schiena, abbracciandola in un gesto che la fecero sentire al caldo e al sicuro. Si sciolse nel suo abbraccio mentre lasciava che la sua lingua l'invadesse dolcemente e l'accarezzasse.
Non seppe mai dire chi dei due fece il gesto di staccarsi perché per lei erano passati pochi istanti e milioni di anni, ma a un certo punto tutto finì.
Lily si leccò le labbra e abbassò lo sguardo, più per lei che per il Serpeverde perché c'era così buio che non si potevano vedere bene.
"Mi sono scordata di provarci…" ammise lei e la risata di Scorpius riempì il corridoio, le sue orecchie e il suo petto.

 

***

 

"Prefetto Paciok, la preside ti vuole nel suo ufficio. Ha detto subito."
Alice spalancò gli occhi e annuì. "Grazie" disse e il ragazzino corse via.
"Che è successo?" chiese Lily, guardando l'amica.
"Non lo so. Puoi aspettare per quella cosa che volevi dirmi?" chiese alla rossa.
"Oh, sì, certo, vai."

 

Lily osservò l'amica camminare lungo il corridoio per dirigersi verso le scale: l'ufficio della preside era nella torre più alta del castello. Sospirò. Voleva raccontarle di quello che era successo nello spogliatoio dello stadio e stavano andando in biblioteca per parlare, prima che quel primino le portasse il messaggio della McGranitt.
Il bacio con Scorpius non l'aveva premeditato. Davvero. Ma era rimasta così demoralizzata quando lui le aveva spiegato come funzionasse la Legilimanzia che quando aveva tirato fuori l'argomento dell'intimità, aveva voluto provarci. E ora non le interessava più niente della Legilimanzia, ma non riusciva a smettere di pensare a Scorpius. Erano tornati indietro in silenzio senza dirsi niente e quando avevano varcato la soglia del castello, si erano ritrovati in mezzo agli altri studenti, così si erano salutati imbarazzati e si erano divisi.
Sperava che parlarne con Alice l'avrebbe aiutata a fare un po' di chiarezza, ma lei ora se ne era andata. Sospirò ancora, mentre la guardava salire le scale che si muovevano cambiando direzione.

 

Alice avrebbe imprecato, se normalmente fosse stata sua abitudine: le scale si stavano spostando e dalla parte opposta a quella dove doveva andare lei.
Sbuffò quando l'ultimo gradino si appoggiò al pianerottolo del quinto piano e, appena fu stabile, corse lungo il corridoio per cambiare strada e arrivare in una qualche maniera alla torre.
Quando si rese conto di aver sbagliato corridoio, sbuffò ancora e demoralizzata, tornò indietro e imboccò delle altre scale, sperando di fare presto. Non era mai stata chiamata dalla preside e quel 'subito' le metteva un po' di agitazione in corpo.
Dopo dieci minuti era un po' in ansia, ma stava camminando frettolosamente lungo il corridoio dell'ufficio, notando da lontano la statua del vecchio Gargoyle e quando se lo trovò di fronte, Alice tentennò: il primino non le aveva detto la parola d'ordine per entrare.
"Ehm…" provò a dire, quando il Gargoyle la guardò con il suo solito sguardo. "Sono Alice Paciock, la preside mi ha…" La statua incantata si spostò, lasciando libero il passaggio. "Oh, grazie" disse ancora, a nessuno visto che il Gargoyle non la stava calcolando, dato che era una statua, fondamentalmente.
Salì la lunga scala mobile e una volta in cima, si trovò di fronte alla porta con il batacchio. Alzò una mano per bussare, ma questa si aprì da sola prima che lei dovesse toccarla: la stavano aspettando. Un po' di panico la prese: cos'era successo?
Quando entrò nel grande ufficio circolare, notò subito la McGranitt seduta alla scrivania che parlava con suo padre. "Papà?" esclamò, sorpresa e un po' spaventata. "È successo qualcosa alla mamma? O a Frank?"
La preside alzò una mano e indicò una delle sedie oltre il tavolo di marmo e Alice si avvicinò per sedersi.
"No, Alice, a casa stanno tutti bene."
"Si sieda, signorina Paciock."
La voce della McGranitt era più seria di quella di suo padre, che era serio, ma le lanciò un sorriso rassicurante. Alice annuì e si sedette.
Passò qualche minuto, ma nessuno parlò. "Scusate… ma perché sono qui? Cosa sta succedendo?"

 

Minerva guardò l'orologio e calcolò quanto tempo era passato da quando i ragazzi erano stati avvisati. Aveva apprezzato tantissimo la puntualità della signorina Paciock, mentre invece l'altra persona avvisata stava iniziando ad ammucchiare ritardo: non le piaceva per niente. Lanciò uno sguardo a Neville, che annuì.

 

Neville notò le occhiate che Minerva lanciava all'orologio e sperò che il ragazzo non lo stesse facendo apposta. Sorrise ad Alice. "Stiamo aspettando anche un'altra persona, Alice, appena arriverà, la preside McGranitt ci spiegherà tutto". Sua figlia annuì alle sue parole, ma poi chiese: "E chi altri stiamo aspettando?"
"Porti pazienza, signorina Paciock, per cortesia" disse Minerva e Alice sussurrò un 'va bene' a mezza bocca. Neville capiva che era pensierosa, ma sapeva che finché non fosse arrivato Albus, la preside non avrebbe detto niente.

 

Alice si sistemò meglio, un po' maledicendosi per aver corso. Tanto valeva prendersela con calma. Aspettarono ancora cinque minuti e poi la porta si aprì ancora e la ragazza si girò verso l'uscio, troppo curiosa di sapere chi si fosse fatto attendere così tanto dalla preside. Trasalì e spalancò la bocca quando lo riconobbe. "Al?"

 

Albus entrò con passo lento e strascicato nell'ufficio della McGranitt. Pensava di essere stato chiamato perché quell'idiota di Brown aveva fatto la spia e invece non fu lui che si trovò davanti nella piccola stanza circolare.
"Alice!?" esclamò, stupito, guardando subito la preside e il professore di erbologia. Cosa era successo?
"Si sieda, signor Potter" gli disse la McGranitt, indicando la sedia vuota accanto alla ragazza. "Ha avuto problemi a trovare la strada per l'ufficio?" gli chiese ancora e Al, senza accorgersene, fece una smorfia così simile a un sorriso che sembrò quasi dispiaciuto.
"Mi scusi, preside, ho avuto… un contrattempo…" La sua voce suonava falsa anche alle sue orecchie, ma non sapeva cosa dire: quando il ragazzino lo aveva chiamato, dicendo che doveva presentarsi subito nell'ufficio della McGranitt, aveva pensato che Brown avesse fatto la spia e si era un po' inalberato, così, su consiglio di Ethan, aveva cercato di farsi passare il nervoso prima di presentarsi nella torre. In quel momento, invece, pensava di aver fatto un errore.
Si sedette, mentre lanciava un'occhiata ad Alice, ma lei scosse impercettibilmente le spalle, in un gesto che gli fece capire che neanche lei sapeva perché fossero lì.

 

"Vi ho fatto chiamare per la questione 'tutor' delle lezioni di erbologia. È arrivata voce, a me e al professor Paciock, di un fatto un po' increscioso" iniziò Minerva, lanciando un'occhiata a Neville e lasciando a lui la parola.

 

Neville si schiarì la voce, un po' imbarazzato. "Sembra che, dopo che ho assegnato il compito di seguirti alla signorina Paciock, voi abbiate organizzato di appropriarvi di nascosto di una copia del compito in classe, per far passare la verifica al signor Potter…" Guardò i due ragazzi che ricambiarono il suo sguardo un po' confusi. Si fidava di Alice e, anche se ultimamente era un po' cambiato, anche del figlio di Harry, ma loro dovevano verificare la veridicità della voce prima di portare avanti quel… progetto.

 

"Ma non è vero!" Al quasi scattò in piedi, spalancando gli occhi nervoso. Forse l'ira per Brown aveva solo cambiato strada.
"Si sieda, signor Potter" gli intimò la McGranitt, con un'occhiata. Albus si girò verso Alice, ma lei non lo guardò, il suo sguardo era fisso, un po' contratto, sui due adulti.

 

Alice stava pensando. Loro non avevano parlato di copiare. Anzi, lei aveva detto chiaramente ad Albus che avrebbe dovuto studiare e che lei non gli avrebbe passato aiuti, ma gli avrebbe dato una mano con la comprensione. Sì, era stato l'unico momento in cui avevano parlato di una cosa del genere. O lui si era dato delle arie con i suoi amici, dicendo che non avrebbe dovuto fare niente e che lei gli avrebbe passato tutti i compiti, pensò, lanciandogli un'occhiata di sbieco, oppure qualcuno lo aveva detto in giro o alla preside per creare loro dei problemi.
Gli unici momenti in cui avevano parlato delle lezioni, beh, che avevano parlato e basta, alla fine, non si erano visti per altro, era stato nella sala dei prefetti, per la ronda, la sera prima, dove poi si erano divisi perché lei aveva fatto il giro di ispezione con Towlor e quando fuori dalla biblioteca lui le aveva proposto quella cosa assurda del premio. Cercò di non fermarsi a pensare al premio che lui aveva proposto e di continuare a pensare chi poteva sapere della cosa a parte loro e suo padre.
Il nome della Montague le venne in mente quando si ricordò perché avesse rifiutato la proposta di uscire insieme. Lei doveva essere lì ad ascoltare e qualcosa suggeriva ad Alice che non le piacesse molto il fatto che Albus l'avesse lasciata per correrle dietro. Un sorrisetto comparve sulle sue labbra allo stesso pensiero, ma poi cercò di pensare a qualcosa per salvare gli studi dell'amico. E, a giudicare da quello che stavano dicendo lui e gli insegnanti, non se la stava cavando bene.

 

Albus non riusciva a crederci! Loro non gli credevano! "Chi è stato a dire una cosa del genere? È una bugia! Noi non abbiamo mai pensato di farlo!" Anzi, pensò, Alice era stata chiara, non gli avrebbe dato cose da copiare: lui avrebbe dovuto studiare. E ad Albus andava bene.
Mentre tentava di scoprire chi fosse stato, sbuffò all'ennesimo "Non si preoccupi di questo, Potter" della McGranitt e si voltò verso la ragazza per capire perché non avesse ancora detto niente: a lei non interessava che li accusassero così?
Ma Alice effettivamente sembrava da un'altra parte: continuava a guardarli senza dire niente e a lasciare a lui tutto il lavoro. Si innervosì e si mosse sulla sedia facendo stridere le gambe sul pavimento.
"Non ci interessa sapere chi è stato" disse improvvisamente la ragazza. Non alzò la voce, ma arrivò chiarissima a tutti e tre. Cosa? Cosa stava dicendo? Un po' agitato, Albus si mosse ancora. Certo che a lui interessava sapere chi era stato! Lei gli lanciò un'occhiata strana, ma poi si girò ancora verso la preside.
"Se ci avete chiamato è perché avrete preso una decisione, immagino. È abbastanza scontato che noi negassimo le accuse, siano esse vere o false, quindi non è per sapere la nostra opinione in merito che siamo qui, giusto?"
Come?
"Ma dobbiamo sapere chi l'ha detto!" sussurrò lui, girando il viso, solo per lei. Per fortuna quel tavolo era così grande che riuscì a non farsi sentire da Neville e dalla McGranitt.
"È stata la Montague di sicuro, ma non dirlo ad alta voce, non ci aiuterebbe" mormorò Alice, tirandosi su e appoggiandosi dritta sullo schienale. Improvvisamente più sicura di sé, sorrise e anche Albus rimase colpito.

 

"Effettivamente siete qui perché ci sembra il caso di annullare questa cooperazione. In fin dei conti il signor Potter è all'ultimo anno, mentre lei, signorina Paciock…"
"Come mio padre sa già, altrimenti non mi avrebbe proposto come tutor, preside McGranitt, conosco perfettamente il programma del settimo anno e sono in grado di aiutare chiunque nel preparare un compito in classe senza copiare niente."
"Sì, questo lo sappiamo, ma…"
Alice fece una smorfia e, prima che suo padre continuasse chiese: "Quindi il fatto che abbiamo già fatto un piano di studi, per cui abbiamo perso tempo e che dimostra la nostra buona fede, cadrà sotto la bacchetta di una voce di corridoio non dimostrabile?"
Guardò negli occhi la preside e questa alzò un sopracciglio. "Avete organizzato già gli studi?"
"Beh, se avessimo voluto copiare, effettivamente, non ci sarebbe servito, no? Ho anche consigliato a…" si voltò verso Albus, indecisa su come chiamarlo, "al signor Potter di prendere dei libri dalla biblioteca per approfondire la parte sulle malattie delle piante, che è uno dei temi del compito in classe, ma che è noto a tutti. Mostra il biglietto che ti ho dato alla preside, per favore."

 

Albus iniziò a capire e sorrise. "Ho il libro proprio qui, l'ho preso poco fa, ero in biblioteca quando sono stato convocato qui, preside…" Tirò fuori dalla borsa il libro in questione, che aveva preso prima di pranzo e lo appoggiò sul piano per mostrarlo. Magari il fatto di aver detto che era in biblioteca, lo avrebbe esonerato da un rimprovero successivo.
"Lo hai già preso?" gli chiese lei, stupita e, per un attimo, Albus pensò che lo fosse davvero, perché il suo atteggiamento era leggermente diverso da prima.
"Sì. Ti ho detto che avrei preso la cosa sul serio. Ci tengo a prendere 'eccezionale', sai?" le spiegò, ammiccando e abbassando la voce sulla seconda parte. Sorrise quando vide il rossore salirle al viso.

 

Alice si voltò quasi di nascosto dopo le sue parole e notò che suo padre aveva preso in mano il libro, mostrandolo alla McGranitt.
Quando l'uomo tese il libro ad Albus, lanciò un sorriso nella sua direzione. Stranamente, Alice pensò che fosse una sorta di premio, qualcosa per cui lui le stesse dicendo che era stata brava e si era comportata bene.
"Magari potremmo leggerlo insieme" le disse e Alice alzò tutte e due le sopracciglia, mentre un'idea le veniva in mente.
"Effettivamente perché dovremmo cancellare le lezioni da tutor quando noi potremmo comunque studiare insieme? Ci vieterete anche quello?"
"Alice!" La voce di suo padre e la ragazza sorrise, quasi ghignò.
"Preside McGranitt, questa è la bozza del piano di studi a cui avevo pensato. Logicamente non pensavo di doverne fare una bella copia…"

 

Albus osservò Alice che, ignorando il padre, prese dalla borsa dei libri una pergamena piegata e la aprì, consegnandola alla preside che la lesse e poi gliela ridiede.
"Ma se volete comunque annullare lo studio, possiamo capire. È più facile sostenere qualcosa in cui credono tutti che dimostrare che non è così. Penso che tuo padre abbia detto una cosa del genere una volta che sono venuta a cena, Al, giusto?" chiese alla fine, girandosi verso di lui.
Albus non sapeva se ridere o essere preoccupato. Lei si stava riferendo a più di vent'anni prima, quando suo padre, Harry Potter, aveva detto che Voldemort era tornato e siccome nessuno gli credeva, si tendeva ad additarlo come bugiardo invece che ammettere che potesse avere ragione.
"Alice, adesso…" Albus pensò che Neville potesse avere un infarto lì, a Hogwarts, nell'ufficio della preside: il suo viso era tutto rosso e goccioline di sudore gli contornavano la fronte.
"Non si preoccupi, professor Paciock, ho capito cosa intende la signorina. Propongo di lasciare che i ragazzi portino avanti il progetto" iniziò a dire la McGranitt, il suo viso era molto strano, come se fosse disteso, tranquillo e non la solita maschera rigida con cui dava ordini e punizioni. Ad Albus venne quasi il dubbio che stesse sorridendo.
"Grazie, preside McGranitt" disse Alice, con un cenno del capo, ma poi lanciò a suo padre uno sguardo vittorioso e Albus vide la preside cambiare espressione.
"In questo caso però, vedrò di essere presente al compito in classe, così da assicurarmi che non ci siano infrazioni alle regole."
Come? Albus strabuzzò gli occhi: la preside sarebbe stata presente al suo compito in classe? Per tutti i Gargoyle!

 

"Grazie mille, allora, preside. Possiamo andare adesso?" Alice appoggiò le mani sui braccioli e fece il gesto di alzarsi. Lo fece per nascondere il fatto che le mani avevano iniziato a tremare e non voleva che nessuno se ne accorgesse. Il cuore aveva iniziato a batterle fortissimo appena aveva iniziato a parlare con la preside e a sostenere la sua causa. Pensava che non fosse giusto che volessero far saltare il programma di tutor, perché avrebbe significato che l'accusa della Montague, perché era sicurissima che fosse stata lei, fosse vera e le dava tremendamente fastidio.

 

Albus si alzò appena la preside fece un cenno con il capo e prese la ragazza per un braccio, salutando velocemente e trascinandola fuori.

 

"È diventata coraggiosa come te" disse Minerva, sorridendo e voltando il viso verso Neville, appena la porta si chiuse alle spalle dei ragazzi.
"È diventata maleducata!" esclamò il professore e la preside gli appoggiò una mano sul braccio a mo' di carezza, ma senza muoverla.
"Questa generazione è abituata a difendere i propri principi e le proprie idee. A volte esagerano, ma ti assicuro che non ha esagerato, Neville" lo rassicurò.
"Non riesco più a tenerla, discutiamo tutti i giorni. Lei è così…"
"Sai chi mi ricorda?" lo interruppe Minerva, guardandolo con uno sguardo a metà fra il triste e il malinconico.

 

Neville si spostò e fece un passo verso la finestra, guardando fuori. "Non lo dire, Minerva, non lo dire, per favore! Non sai quante volte me lo ha detto anche mia nonna?"
"Devi essere orgoglioso, Neville, porta il suo nome e lo fa con onore."
Alice assomigliava a sua madre, Alice Paciock. E, a quanto pare, aveva il suo stesso temperamento e riusciva a mandarlo in tilt. Non c'erano riusciti i Carrow, non c'era riuscito Piton, né Voldemort quando gli aveva riso in faccia. Ma sua figlia ci riusciva alla perfezione. Sospirò.
"Lasciaglielo fare. È la sua strada" la difese ancora Minerva.
"No."
"L'avrai sempre contro se non la lascerai libera."
"Non mi interessa, non farà l'Auror…"
Minerva si alzò e lo raggiunse. "Così la perderai, Neville…"
Neville gonfiò il petto, proprio come davanti a Voldemort, quando aveva decapitato Nagini. "Potrei perderla comunque…" disse ancora, infilando una mano in tasca ed estraendo la carta violacea e leggermente trasparente di una Bolla Bollente mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

 

Alice riuscì a mantenere una velocità normale fino al Gargoyle, poi non riuscì più a resistere e, lungo il corridoio che portava alle scale, scoppiò a ridere mentre saltellava. "Per Godric, per Godric!" Ridacchiò ancora, un po' isterica, forse, con la mano davanti alla bocca.
"Per le scarpe sporche di Merlino, Al, hai sentito cosa ho detto nell'ufficio della preside? Non le avevo mai parlato così!"
Il suo cuore continuava a battere fortissimo, ma una strana sensazione, a cui non riusciva a dare un nome, iniziò a riempirle il petto. Un misto di gioia, emozione, adrenalina e quella che doveva essere un po' di sconsideratezza, iniziarono a farla tremare, mentre ancora rideva.

 

Albus guardò la ragazza sorridendo: era forse isterica, forse rideva troppo, forse esaltata, ma era bellissima da vedere, uno spettacolo incredibile.
"Mi hai incasinato il compito di erbologia! Ecco cosa hai fatto! La preside sarà lì a controllare ogni mia mossa, pronta a segnarsi ogni mio errore…" Un po' nervoso anche lui, ridacchiò inquieto.
"E invece no! Ti preparerò così bene che non potrà dire niente, perché non farai neanche un errore!" Lei era ancora esaltata, mentre gli puntava il dito verso il petto e rideva: i suoi occhi brillavano e Albus desiderò soltanto che fosse tutto vero.
"E mi farai prendere il massimo dei voti?" osò, vedendola così carica, alzando un sopracciglio.
"Prenderai 'eccellente'! E sai perché?" stava dicendo, prima di voltarsi e indicare il punto dove le scale erano poco prima posate sul pianerottolo. "No, le scale! Se ne stanno andando…" No, no, Albus voleva sapere! Osservò la ragazza che guardava desolata le scale, così prese una decisione su due piedi, le prese la mano ed esclamò: "Corri!"

 

Alice spalancò gli occhi e si lasciò trascinare in quella che pensò, ma solo per un momento, fosse una pazzia. Iniziò a correre verso le scale che si stavano allontanando sempre di più, con la mano stretta fra le dita del fratello della sua migliore amica e rise.
"Salta!" Quando il pianerottolo finì, ma prima che si creasse la ringhiera, Albus saltò, tirandola per il braccio e incitandola: Alice non ci pensò neanche su e si lanciò anche lei.

 

Albus atterrò sul primo scalino della scala e riuscì a piantare bene i piedi per rimanere in equilibrio, perché non era la prima volta che lo faceva, ma sapeva che lei non lo aveva mai fatto e, per non farle avere problemi, cercò di voltarsi appena in tempo, prima che Alice gli finisse addosso.

 

Il cuore di Alice stava facendo gli straordinari e lei pensò per un momento che le fosse scoppiato e lei stesse morendo. Ma la morte era così calda... E morbida… E profumava di menta e fiori d'arancio! Fiori d'arancio?
Aprì gli occhi e si accorse di essere fra le braccia di Abus.
"Albus, scusa, io…"
"Sh…" le intimò lui, stringendola un po' di più, fino a quando con un leggero tremolio le scale si agganciarono a un altro pianerottolo.
Lui fece un passo di lato, ma senza lasciarla e lei dovette seguirlo.
"Stai bene?" le chiese, appena ebbero posato di nuovo i piedi su un lungo corridoio fermo e non su uno stretto gradino che si muoveva nell'aria senza protezione.
"Non lo avevo mai fatto!" Spalancò di nuovo gli occhi, annuendo e osservando le scale che ora, forse troppo stanche, riposavano ferme immobili, come se non si fossero mai spostate.
Quando si spostò da lui, sentì subito la mancanza di quel calore che l'aveva protetta poco prima.

 

"Deve essere la giornata delle prime volte, allora" disse Albus, con un sorriso, continuando a guardarla.
"È stato… Merlino, è stato…"
"Fantastico?" tentò di aiutarla lui.
"Eccitante" rispose lei, mentre il viso le si colorava di nuovo di rosa.
Alice si sentiva molto accaldata
."Penso che sverrò" gli confidò.
"Per quello che hai detto alla preside o per il salto?"
Lei rise, mentre iniziavano a camminare lungo il corridoio, cercando di capire dove fossero. "Per tutti e due immagino".
"Così pensi che prenderò 'eccezionale'?" le chiese e Alice sentì di nuovo calore al viso. Ma era in quello stato così sconosciuto che decise di fare una pazzia. "Lo spero" gli confidò.
"Perché ti sei esposta con la McGranitt e tuo padre?" insistette lui. Ma Alice non riuscì a dirgli che voleva il premio, in quel momento, e per non rovinare tutto, scosse le spalle.
Dopo qualche minuto di silenzio, Albus ruppe il silenzio. "Cosa è successo con tuo padre?" Come? Cosa? "Hai discusso con tuo padre già ieri, nella serra. Oggi non avevate finito" le disse, probabilmente le aveva letto in faccia che stava facendo finta di niente.
Alice decise di non mentire. "Sì, è vero…"

 

Albus capì che lei era un po' restia a parlare, ma ora voleva sapere. "Ehi, dimmelo! Fra dieci giorni dovrò sostenere un esame per cui non sono per niente preparato mentre la preside mi scruterà in cerca di ogni mossa falsa, puoi confidarti con me!"
Lei lo guardò e proprio quando Al pensò che si sarebbe negata, annuì. "Abbiamo discusso perché gli ho detto che voglio fare l'Auror…"
"Bello!" esclamò. Suo padre aveva iniziato come Auror e ora era a capo di quella sezione del ministero. Ne parlava sempre con orgoglio e anche sua madre aveva molto rispetto per quella professione.
"Lui non la pensa così. Per via dei miei… dei suoi…" Merlino! Si era scordato dei genitori di Neville! Albus avrebbe voluto battersi una mano sulla fronte.
"Oh…."
"Già." Lei non lo guardò ancora.
"È un bel casino, eh?"
"Già" ripeté ancora, sospirando.

-

-

-


 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ONLYKORINE