08/01/2022
1 recensioniNon appena le porte automatiche si aprirono, tutta la sua preoccupazione si tramutò in stupore dovuto all’enorme atrio del grattacielo sede dell’azienda. La hall, oltre ad avere ogni angolo pulito e ordinato, era splendida: decorata da un arredamento minimal, con quadri e lampadari che donavano persino alle pareti un’aria di modernità. Si poteva anche sentire una musica di sottofondo, una di quelle melodie che riuscivano a calmare anche l’animo più scosso solo all’ascoltarle.
Dopo un tempo imprecisato in cui era rimasta a osservare ogni singolo dettaglio di quella meravigliosa stanza, ferma davanti all’entrata, finalmente Nami si destò dai propri pensieri e riprese a camminare verso la reception, dove, una volta arrivata, fu accolta da un gruppo di ragazze, le quali indossavano tutte completi differenti ma ugualmente professionali ed eleganti: da chi indossava una camicia a chi, invece, portava un vestito aderente o jeans a zampa di elefante. Su ciascun capo di abbigliamento, precisamente fissata sul lato destro del torace, però, si poteva scorgere una targhetta dorata o argentata, a seconda del colore che meglio si abbinava con i vestiti delle singole ragazze, con l’incisione del nome di ognuna di esse. Nami notò subito che, nonostante fossero molto diverse tra loro, tutte avevano un aspetto molto attraente, oltre che cordiale.
Dunque, dopo aver dato una fugace occhiata ai volti delle receptionist, si fermò dinnanzi a quella che appariva, a sua detta, la più rassicurante: una ragazza sui vent’anni dai grandi occhi scuri e un taglio di capelli corto che risultava molto difficile da non notare, data la sua tonalità verde. Come riportato sul proprio cartellino, la ragazza aveva il nome di Kayme.
Tutto andò come previsto dal sesto senso di Nami: la conversazione fu molto tranquilla e la receptionist riuscì a darle non solo tutte le informazioni da lei richieste, bensì anche una caramella al miele e delle frasi motivazionali che avevano tutta l’intenzione di incoraggiarla a dare il meglio di sé. Al termine del dialogo, Kayme chiamò persino qualcuno che la scortasse nell’ufficio in cui si sarebbe tenuto il colloquio, un certo Hachi. Il suo accompagnatore arrivò dopo qualche istante e le fece strada verso la sua meta finale, ma non prima di aver salutato con entusiasmo le ragazze della hall, in particolare Kayme, con cui sembrava avere uno stretto legame di amicizia. Per giungere alla sala colloqui, anzi, a una delle sale colloqui, Nami e Hachi dovettero prendere l’ascensore migliore in cui lei fosse mai stata: il clima tranquillo creato attraverso le sinfonie di sottofondo e le pareti luminose le permise di rilassarsi. Inoltre, anche la compagnia della sua scorta personale, con cui intrattenne una breve ma piacevole conversazione, le fu di grande aiuto a liberare la mente.
Finalmente, arrivarono al 43° piano, occupato, secondo la spiegazione di Hacchan, dagli impiegati che rispondevano al nome di uno dei grandi leader della One Piece, Edward Newgate, e dei suoi diretti sottoposti, che lavoravano su un totale di 16 livelli dell’edificio, uno per ogni divisione. Gli uffici si trovavano all’interno di un open space, in cui, tuttavia, erano presenti anche spazi circondati da pareti trasparenti e insonorizzate dedicati ai capireparto e alle sale riunioni e colloqui.
Nami e il suo accompagnatore entrarono proprio in una di queste stanze, in cui erano seduti attorno a un grande tavolo 15 persone, tutte aventi un aspetto stravagante, poco rassicurante. Tutta la preoccupazione della ragazza tornò a tormentarla, così come il senso di inadeguatezza e di imbarazzo provocato dalla consapevolezza che i suoi abiti, nonostante le persone con cui aveva parlato fino a quel momento fossero state tanto garbate da non accennare minimamente all’argomento, fossero ancora totalmente zuppi. L’agitazione crebbe poi esponenzialmente dopo che Hachi ebbe porto i propri saluti ai presenti e se ne fu andato, lasciandola sola nelle grinfie di quegli individui.
Dopo un tempo imprecisato in cui era rimasta a osservare ogni singolo dettaglio di quella meravigliosa stanza, ferma davanti all’entrata, finalmente Nami si destò dai propri pensieri e riprese a camminare verso la reception, dove, una volta arrivata, fu accolta da un gruppo di ragazze, le quali indossavano tutte completi differenti ma ugualmente professionali ed eleganti: da chi indossava una camicia a chi, invece, portava un vestito aderente o jeans a zampa di elefante. Su ciascun capo di abbigliamento, precisamente fissata sul lato destro del torace, però, si poteva scorgere una targhetta dorata o argentata, a seconda del colore che meglio si abbinava con i vestiti delle singole ragazze, con l’incisione del nome di ognuna di esse. Nami notò subito che, nonostante fossero molto diverse tra loro, tutte avevano un aspetto molto attraente, oltre che cordiale.
Dunque, dopo aver dato una fugace occhiata ai volti delle receptionist, si fermò dinnanzi a quella che appariva, a sua detta, la più rassicurante: una ragazza sui vent’anni dai grandi occhi scuri e un taglio di capelli corto che risultava molto difficile da non notare, data la sua tonalità verde. Come riportato sul proprio cartellino, la ragazza aveva il nome di Kayme.
Tutto andò come previsto dal sesto senso di Nami: la conversazione fu molto tranquilla e la receptionist riuscì a darle non solo tutte le informazioni da lei richieste, bensì anche una caramella al miele e delle frasi motivazionali che avevano tutta l’intenzione di incoraggiarla a dare il meglio di sé. Al termine del dialogo, Kayme chiamò persino qualcuno che la scortasse nell’ufficio in cui si sarebbe tenuto il colloquio, un certo Hachi. Il suo accompagnatore arrivò dopo qualche istante e le fece strada verso la sua meta finale, ma non prima di aver salutato con entusiasmo le ragazze della hall, in particolare Kayme, con cui sembrava avere uno stretto legame di amicizia. Per giungere alla sala colloqui, anzi, a una delle sale colloqui, Nami e Hachi dovettero prendere l’ascensore migliore in cui lei fosse mai stata: il clima tranquillo creato attraverso le sinfonie di sottofondo e le pareti luminose le permise di rilassarsi. Inoltre, anche la compagnia della sua scorta personale, con cui intrattenne una breve ma piacevole conversazione, le fu di grande aiuto a liberare la mente.
Finalmente, arrivarono al 43° piano, occupato, secondo la spiegazione di Hacchan, dagli impiegati che rispondevano al nome di uno dei grandi leader della One Piece, Edward Newgate, e dei suoi diretti sottoposti, che lavoravano su un totale di 16 livelli dell’edificio, uno per ogni divisione. Gli uffici si trovavano all’interno di un open space, in cui, tuttavia, erano presenti anche spazi circondati da pareti trasparenti e insonorizzate dedicati ai capireparto e alle sale riunioni e colloqui.
Nami e il suo accompagnatore entrarono proprio in una di queste stanze, in cui erano seduti attorno a un grande tavolo 15 persone, tutte aventi un aspetto stravagante, poco rassicurante. Tutta la preoccupazione della ragazza tornò a tormentarla, così come il senso di inadeguatezza e di imbarazzo provocato dalla consapevolezza che i suoi abiti, nonostante le persone con cui aveva parlato fino a quel momento fossero state tanto garbate da non accennare minimamente all’argomento, fossero ancora totalmente zuppi. L’agitazione crebbe poi esponenzialmente dopo che Hachi ebbe porto i propri saluti ai presenti e se ne fu andato, lasciandola sola nelle grinfie di quegli individui.