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Autore: marple92    08/01/2022    1 recensioni
[Imma Tataranni]
Una soffiata arrivata in procura cambierà la vita di Imma....e non solo la sua.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2.


Il viaggio in macchina prosegue in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Imma guarda la strada che corre davanti ai suoi occhi e per la prima volta nella sua vita non ha completamente idea di quello che succederà.

Non ha paura, non per lei almeno. La vicinanza di Calogiuri la rende tranquilla. Nonostante tutto.

Gira il volto verso l’uomo accanto a lei, concentrato nella guida, forse fin troppo.

Le mani di Calogiuri tengono talmente stretto il volante che le nocche appaiono bianche. E si chiede se quella presa salda sul volante non sia un modo per sfogare la tensione che prova. 

E’ talmente concentrato e perso nei suoi pensieri da non accorgersi di Imma che ne approfitta per studiarlo. 

La donna scruta con attenzione ogni suo piccolo movimento: le unghia che tamburellano sullo sterzo, la mano che scivola sul cambio per scalare di marcia e poi torna a stringere il volante, sicura. Si sofferma a guardare il suo petto, che si alza e si abbassa seguendo il ritmo dei suoi sospiri e l’espressione tesa di chi è perso in pensieri non proprio positivi.

“Tutto bene Calogiù?” Lo scuote Imma posando una mano sul suo avambraccio

“Si Dottoressa, stavo solo pensando”

“A cosa?”

“Al coraggio che ci vuole per cambiare vita”

E quella riflessione di Calogiuri riporta Imma a qualche sera precedente, quando quella riflessione è passata per la testa anche a lei. 

“Perché Calogiù, vuoi cambiare vita?” Lo stuzzica lei. 

“Mi piacerebbe averne il coraggio. Ma spesso non dipende solo da noi. E’ un salto nel vuoto”

“E tu lo faresti?”

“Se ne vale la pena… per chi ne vale la pena” risponde in modo ambiguo, la guarda negli occhi per un breve attimo e poi torna a guardare la strada, stringendo ancora una volta il volante.

Imma torna a voltare il viso sulla destra e appoggia la testa allo schienale del sedile. Chiude gli occhi e respira a pieni polmoni. 

“Io non lo so che succederà Calogiù. Non so neanche cosa ne sarà della mia vita da oggi in poi e non so neanche dove sto andando.”

“Voi siete coraggiosa Dottoressa…mi piacerebbe avere il vostro coraggio” sibila Calogiuri

“E’ facile essere coraggiosi quando le decisioni riguardano solo noi. Quando potremmo rendere infelici gli altri è più difficile” le parole le escono dalla bocca prima che possa avvedersi del profondo significato che assumono.

“Avete ragione ma….” Sibila interrompendosi subito dopo, consapevole che non può darle colpa, anche se gli capita spesso di sognare un futuro con lei.

“Senti, dobbiamo passare molto tempo insieme nei prossimi giorni, forse … forse potresti iniziare a darmi del tu” lo scuote Imma con l’intento di cambiare argomento e superare quel momento di imbarazzo. L’espressione emozionata che gli legge in volto le provoca un moto di tenerezza.

Lui le afferra la mano “Come volet….come vuoi dottoressa” 

“Non riuscirai a chiamarmi Imma, vero Calogiù?” Lo prende in giro. 

“Come vuoi… Imma” ripete e quel nome che non lei è mai piaciuto così tanto sembra quasi più bello pronunciato da Calogiuri in quel modo dolce.

Istintivamente la mano di lei si posa su quella di lui, ancora rigida sullo sterzo. Con un lieve tocco lo invita a sciogliere il pugno e ad allargare la mano, permettendo alle loro dita di intrecciarsi.

“Andrà tutto bene!” Sussurra la donna

“Andra tutto bene!” Ripete l’uomo.

E quella rapida promessa viene suggellata da una stretta di mano. Le dita che si intreccia in automatico sopra il cambio ed Imma, imbarazzata, toglie via la mano con un timido sorriso di circostanza.  Nella sua mente la consapevolezza che preferirebbe essere in balia del fuoco nemico piuttosto che a stretto contatto con lui: dal nemico saprebbe difendersi, da quello che prova per lui no.

Le prime case di Cirigliano iniziano a vedersi all’orizzonte.

“Non c’ero mai stata qui”gli confessa la donna. 

“Io da piccolo. Ci venivo sempre due settimane l’anno a trovare i miei nonni. Ricordo che in quelle occasioni mia nonna preparava sempre le latratte e la rafanata”

“Che cosa?”

“Una pasta fatta in casa e una frittata a base di rafano. Cibo povero ma bastava essere tutti insieme per fare festa - lo sguardo dolce di Imma lo invoglia a continuare - e di pomeriggio il salone diventava il luogo di ritrovo di mio nonno e dei suoi amici…- un timido sorriso sfugge ad entrambi - giocavano con un vecchio biliardo di mio nonno. Forse lo troveremo ancora”

“Quanti anni avevi?”

“14-15 anni”

“E sapevi giocare a biliardo?”

“Non bene come mio nonno. Lui era capace di mandare le palline in buca con una sola mossa…” risponde orgoglioso

“Io non ho mai giocato invece. Un biliardo non potevamo permettercelo e poi ero sempre troppo occupata a studiare”

“Se c’è ancora il tavolo posso insegnartelo io…così inizio a sdebitarmi per tutte le cose che mi hai insegnato tu”

“Spero di insegnarti tante altre cose Calogiù” e solo quando vede il suo volto diventare paonazzo e imbarazzato si rende conto della velata allusione che le è uscita dalla bocca. 

“Sul lavoro ovviamente…intendevo sul lavoro” alza gli occhi al cielo, imbarazzata anche lei.

“Eh si certo..che altro!?”

“Eh..che altro!” Replica Imma, sempre più convinta che la aspetteranno giorni duri.

Ma a giudicare dall’espressione che assume il volto di Calogiuri le è perfettamente chiaro che ad entrambi è venuto in mente lo stesso pensiero, assolutamente poco casto. Anche se forse potrebbe essere più lui ad insegnarle qualcosa sotto quel punto di vista.

L’auto svolta sul lato della strada immettendosi in una stradina sterrata diretta verso una vecchia casetta all’apparenza diroccata.

“Non farti ingannare dall’apparenza. Fuori sembra un rudere ma all’interno è in buono stato.”

Imma si guarda attorno, mentre Calogiuri scende ad aprire un vecchio magazzino. 

“Entro la macchina nel magazzino degli attrezzi, così daremo meno nell’occhio e la casa sembrerà disabitata” Imma annuisce e quando scende dalla macchina lui ha già recuperato i loro borsoni per portarli dentro casa.

L’ambiente, per quanto antico, è ben conservato. C’è un pò di polvere, ma ha tutto l’aspetto di una casa vissuta con una lunga storia da raccontare. Non è grandissima. L’entrata è costituita da uno stanzone grande, con un divano, il camino e il famoso tavolo da biliardo. C'è una cucina con un tavolo ricoperto da una cerata. Lungo il corridoio, di fronte, c'è un bacio e sui lati tre porte che, andando per esclusione, sono adibite a stanze da letto.

Imma si perde a guardare le foto appese ai muri e appoggiate sui mobili , alcune ancora in bianco e nero. Subito la colpisce la foto di un bambino con i calzoncini a righe e un paio di bretelle, seduto su un asinello.

“Sei tu?” Gli chiede con tenerezza prendendo la foto tra le mani 

“Come hai fatto a riconoscermi?!”

“Ho riconosciuto gli occhi” lo sorprende Imma. 

“Avevo 5 anni. E’ stata scattata poco dopo il mio compleanno. Quel giorno mi fecero fare il mio primo giro sull’asinello e mio nonno mi diede dieci mila lire”

“Anche io qualche foto dei miei compleanni. Non tantissime ma l’espressione che ho in quelle foto mi ricorda molto la tua. Quando si ha poco si gioisce per le piccole cose”

“Mi piacerebbe vederle”

“Quando torniamo a Matera, se non ci ammazzano prima Calogiù” e ancora una volta sdrammatizza e mette fine a quella inaspettata confidenza e intimità che instaura con lui senza alcuna fatica.

“Adesso vorrei sistemarmi un attimo, se non ti dispiace”

“Si, la porta in fondo è quella del bagno, a destra c’è una camera da letto senza finestra, credo sia quella più sicura. Io sarò nella camera di fronte. 

“Grazie Calogiuri.”

Imma entra nella stanza chiudendosi la porta dietro di lei. Ippazio posa il suo borsone nella piccola stanzetta e torna in cucina per sistemare i viveri e tutto l’occorrente che aveva già portato per quei giorni.

Recupera un pò di legna dal magazzino e la porta vicino al camino accendendo il fuoco per contrastare l’umidità dovuta alla casa chiusa, sbatte i cuscini del divano sistemandone la fodera messa a protezione e recupera da un armadio a muro delle coperte da usare in caso di bisogno. 

Guarda l’ambiente che inizia a riscaldarsi grazie al fuoco acceso e sospira sollevato. Se non altro, avranno un ambiente caldo.

Il vecchio orologio, fermo sulle 17.00 da chissà quanti anni, lo costringe a guardare l’ora al suo polso e si rende conto che è pomeriggio inoltrato e, presi dall’emergenza, non hanno ancora mangiato nulla.

L’idea di qualcosa con cui pranzare o meglio, ormai, quasi cenare, subisce un brusco freno quando sente il rumore dell’acqua che scorre. Solo in quel momento si rende conto di essere isolato dal mondo con una donna che non gli è indifferente e che, in quel preciso istante, mentre lui rende l'ambiente accogliente per loro, sta facendo la doccia nel suo bagno. Se non fosse per il pericolo che corrono entrambi, si riterrebbe quasi fortunato. Ancora una volta il pensiero della donna sotto la sua doccia rende il suo volto di diverse gradazioni e prima che possa compiere qualche gesto inconsulto si avvicina al lavandino della cucina e apre il rubinetto per sciacquarsi la faccia e calmarsi i bollenti spiriti.

“Accidenti!!!” Sente una voce urlare dal bagno.

Con il volto ancora bagnato, corre subito spaventato verso il bagno, giusto in tempo per vedere aprirsi la porta del bagno e veder spuntare Imma con una tovaglia intorno al corpo che la copre a malapena e con le parti scoperte ancora piena di sapone.

“Se ne è andata l’acqua mentre mi stavo lavando. Maledetto  Romaniello e Maledetto Vitali” blatera la donna infastidita mentre l’uomo si rende conto che aprendo l’acqua della cucina potrebbe essersi reso responsabile della mancanza dell’acqua in bagno, più volte da piccolo sentiva la nonna urlare di non aprire l’acqua quando qualcuno faceva la doccia perché l’impianto idrico era datato e non poteva portare acqua in due stanze direttamente. L’imbarazzo sulle sue guance però è ben presto sostituito da quello dovuto ai pensieri poco casti che gli passano in mente alla visione della donna con il corpo pieno di sapone e una sola tovaglia a coprirla. E non gli è mai sembrata cosi bella come in quel momento in cui, nera come la pece, sta maledicendo tutti i dipendenti della procura di Matera in ordine alfabetico.

La serie di improperi continua, imperterrita, fino a quando non nota lo sguardo imbambolato di Calogiuri, ormai rosso in viso come un peperone crusco. 

Solo in quel momento si rende conto delle condizioni in cui è uscita dal bagno e realizza che no, quella convivenza forzata non sarà facile per niente. 





Angoletto: 
iniziano a venir fuori i primi imbarazzi e le prime situazioni "particolari". Nessuno dei due aveva messo in conto che sarebbe stato difficile, molto difficile...a maggior ragione per due come loro che si attraggono come calamite e che lottano contro loro stessi per non cedere al magnetismo che li attrae. 
La prima situazione compromettente si è appena verificata. Riusciranno a tenere a freno le loro pulsioni o cederanno? 
Lo scopriremo nel prossimo capitolo.
Intanto nella grande sala all'entrata il fuoco del camino arde la legna e rende l'atmosfera calda...molto molto calda.
A presto con il terzo capitolo. 

  
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