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Autore: giuliacaesar    09/01/2022    2 recensioni
⚠️POTREBBE CONTENERE SPOILER DEL MANGA DAL CAPITOLO 290 IN POI⚠️
La vita a volte ci pone davanti a delle scelte, facili o difficili che siano. Se ne scegliamo una non sapremo mai il finale dell'altra, il che ci porta a porci una serie infinita di domande che iniziano con un "e se...".
«Ha presente cosa sono gli otome game?» [...] «Insomma, quello che voglio dire è che in base alle scelte che fai ti ritrovi finali diversi, no? Quello bello, quello brutto e, a volte, quello neutrale. Basta una sola azione per compromettere il risultato finale, come nelle equazioni di matematica. Ecco, in quella stanza di ospedale potevo scegliere due strade che mi avrebbero portato a due finali differenti.».
E se... Enji fosse andato alla collina Sekoto quella fredda serata d'inverno?
ATTENZIONE! Il rating potrebbe cambiare!
Pubblicata anche su wattpad su @/giulia_caesar
Ispirazione: @/keiidakamya su Twitter e @/juniperjadelove su Twitter e Instagram.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dabi, Endeavor, Hawks, League of Villains, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 5 - LA TANA DEL LUPO

Il fetore di corpi ammassati e sudati con una punta di sangue era infernale, a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti. Le grida, gli incitamenti e i versi si mescolavano tra di loro a formare un unico tuono di rumori irriconoscibili l’uno dall’altro, a tal punto che dovette resistere all’impulso di coprirsi le orecchie quando i rumori si alzarono improvvisamente di volume spaventandolo. 

L'attenzione di tutti, se non era sui soldi che stavano contando in mano, era rivolta al centro della stanza, dove si innalzava un ring. Il vincitore si stava godendo pienamente il suo bagno di gloria tra le grida eccitate di chi aveva ricevuto i soldi della scommessa e gli insulti di chi invece doveva sborsare ciò che aveva promesso. Il perdente era ancora immobile ai piedi dell’altro combattente, parendo quasi morto, ma a nessuno sembrava importare molto. Quando, barcollante, il poveretto si rimise in piedi a fatica fu ricoperto da una valanga di insulti da chiunque. Qualcuno gli lanciò una bottiglia di birra ancora aperta, che quasi lo centrò in pieno, ma che purtroppo finì per lavargli la testa. 

Lanciò uno sguardo anche a Keigo, che non sembrava impressionato dalla scena. Ne avevano viste moltissime di quelle sale lì, adibite a bische clandestine, dove la vita di un essere umano valeva meno di un bicchiere di whiskey. I combattimenti erano solo l’intrattenimento principale, qualche metro più in là vedeva dei tavoli con altre persone più anziane che giocavano a carte, contornati da belle ragazze su tacchi vertiginosi. 

Ci fu un altro boato che lo face sobbalzare. Stavano annunciando l’inizio del prossimo combattimento e tutti si sbracciavano per poter deporre la propria scommessa. Le persone erano protratte come falene verso una coppia di uomini che ridendo e schiamazzando cercavano di segnarsi tutte le proposte. 

Keigo gli diede una gomitata prima di parlare. 

«Vedi quei due? Sono i proprietari sia del locale sia della bisca. La polizia è a conoscenza da tempo di questa attività, ma è utile per poter raccogliere informazioni. Disgustoso, non trovi? La Commissione chiude un occhio per un’attività del genere dove le persone sono considerati scimmie che combattono tra loro in cambio di qualche nome e cognome. Spero che, appena finirà questa missione, facciano una retata per buttare giù questo circolo.». 

Lanciò un altro sguardo in giro. Ovunque posasse lo sguardo, vedeva solo il degrado. Hawks continuò: «È ancora presto, prima di venti minuti non la troveremo in giro. Dividiamoci e cerchiamo informazioni...». 

«Io vado a giocare a blackjack!» disse Touya in fretta, come fanno i bambini per prenotarsi i ruoli migliori nei giochi. 

Keigo sospirò fingendosi sorpreso. 

«Ma dai? Non l’avrei mai detto, sai? Estroverso e solare come sei proprio ti ci vedevo in mezzo alla calca.» disse ironicamente indicando la massa di persone annebbiate dalle scommesse, che si spintonavano tra di loro per vedere meglio lo scontro. 

Touya gli fece una pernacchia con la lingua, come un vero adulto di 23 anni. 

«Ah, perché vuoi andare tu a giocare a carte? Ma se non sei capace neanche di giocare a Uno! Te lo devo sempre ripetere che devi per forza pescare ogni volta che ti capita un +2, non puoi rilanciarne un altro.» ribatté punto nell’orgoglio. 

Keigo sollevò un sopracciglio, lo sguardo era il ritratto dello scetticismo. 

«Almeno io non inizio a frignare quando sto perdendo a Risiko.». 

Touya si portò melodrammaticamente la mano al petto, un’espressione sconvolta sul viso. Come osava? 

«È successo una sola volta! E hai vinto solo perché baravi.». 

«Va bene, va bene, Drama King, scusa! Dai, muoviamoci, all’annuncio dell’ultimo scontro ci ritroviamo qui, va bene?». 

Touya annuì senza rispondere, poi si diresse verso l’altra parte della stanza, in direzione dei tavoli da gioco d’azzardo. Niente meglio di una vittoria a blackjack riusciva a risollevargli l’orgoglio ferito. I giochi di società e le partite a carte sapevano di casa, dei suoi fratelli e dei pomeriggi invernali di fronte al caminetto quando fuori imperversava la neve. 

L'odore delle carte, il tintinnare delle fish e i borbottii di chi sta riflettendo sulla prossima volta erano un toccasana per lui. E soprattutto per il suo ego smisurato. Più che giocare a lui interessava vincere la partita. 

L’importante è vincere, non partecipare” questo era il suo motto quando si sedette a un tavolo in mezzo a due signori, entrambi contornati da due ragazze. Il suo orgoglio notò anche il verso di sorpresa che ricevette il suo ingresso, soprattutto dalle accompagnatrici che lo guardavano più interessate al suo portafogli che al suo bell’aspetto. 

«Quanto intende puntare, signore?» chiese il mazziere, mescolando le carte in vista di una nuova partita. 

Dabi prese a caso un paio di fish e le mise sul bancone, ignorando completamente quanto avesse scommesso. 

Tanto poi è la Commissione che paga, almeno quello. 

Una volta che tutti ebbero fatto la loro puntata, il mazziere procedette a distribuire a ciascuno una carta, anche a sé stesso. Nel mentre che ciò avveniva, l’uomo alla sua destra si schiarì la gola. 

«A cosa dobbiamo l’onore di avere il prohero Dabi in questa catapecchia? Problemi in paradiso?» lo schernì ridacchiando. 

Da buon attore, ingoiò il ringhio che gli stava per uscire dalle labbra per rispondere con un pacato: «Be’, senatore, potrei fare la stessa domanda anche a lei. Oppure fare una chiacchierata con sua moglie, cosa le ha detto? Che andava a una cena di lavoro? Poverina, si sentirà sola in una casa tanto grande.». 

Tutti si irrigidirono. Dabi non a caso aveva scelto quel tavolo, pieno di politici corrotti e ricchi viziosi. Era certo che giocando con loro non solo avrebbe ricevuto informazioni valide, ma che avrebbero anche tenuto la bocca chiusa sulla sua presenza lì. 

Tutti sembrarono recepire il messaggio: “Dite a qualcuno di avermi visto e verrete ricambiati con la stessa moneta. Se non peggio.”. 

Quando tutti ebbero ricevuto una carta, ci fu un secondo giro di distribuzione. Il mazziere poi continuò chiedendo a ognuno di loro se volessero un’altra carta o “stare”, come si dice nel gergo tecnico. Dabi aveva delle carte schifose, quindi decise di stare. 

Mentre il mazziere era occupato, il ragazzo parlò senza rivolgersi a qualcuno in particolare, facendo finta di star sistemando le carte sul bancone. 

«Ho sentito che ci sono molti combattenti interessanti questa sera. Su chi dovrei puntare?». 

Per un momento rimasero tutti zitti, tutti gli occhi puntati su di lui, che sguazzava come un’oca nel suo stesso ego. Trovava un malsano piacere a sapere di tenere lui tutti i fili come un sadico burattinaio. Gli bastava un battito di ciglia per far finire tutti gli uomini a quel tavolo dietro le sbarre. 

Vedendo che nessuno ancora rispondeva, puntò freddamente gli occhi azzurri sul senatore che aveva parlato poco prima, come ad invitarlo a parlare. Ovviamente, cedette. 

«Sinceramente, non me ne intendo di scontri tra combattenti. Lei cosa ne dice, signor Sato?» lanciò la patata bollente al ricco proprietario terriero alla sua sinistra, a cui andò di traverso il sakè che gli stava servendo la ragazza sulle sue ginocchia. 

Dabi alzò gli occhi al cielo. Cagasotto si ritrovò a pensare. Quella gente proprio non aveva un briciolo di dignità. Appoggiando pigramente il mento sulla mano destra, mentre giocherellava con una fish nella sinistra, l’eroe rivolse tutta la sua attenzione al signor Sato. L'uomo, arrossato in volto per l’alcool, si agitò goffamente sulla sedia, quasi facendo cadere la ragazza. 

«Oh! Ehm, sì, i-i combattenti! Ce ne sono di da-davvero molto bravi! Io-» Dabi lo interruppe con voce morbida per cercare di calmarlo. 

«Signor... Sato, giusto? Per favore si calmi! Anche io sono qui per divertirmi, volevo solo sapere da chi è più esperto e bravo di me su quale combattente puntare. Voi chi mi consigliate? Quello che ha vinto poco prima sembra un papabile campione della serata. Mi fido di lei.». 

Il signor Sato sembrò rinvigorito dalle lusinghe mielose del giovane. Tutto ringalluzzito, si drizzò sulla sedia protraendosi verso di lui con interesse. Si avvicinò così tanto che quasi gli poggiò una mano sul ginocchio, che prontamente ritrasse. 

«Mi lusinga così, Dabi! In effetti, Ito è un combattente valoroso, questo era il terzo scontro di fila che vinceva. Davvero impressionante! Però non ci riuscirà, per lo meno sta sera. Oggi è uno dei pochi giorni in cui si presenta il campione indiscusso da pochi mesi a questa parte! Quando appare, puntate tutto quello che avete su quello, non vi deluderà.». 

Dabi si finse sorpreso e interessato all’argomento. 

«Oh, ma davvero? E chi sarebbe questo fantomatico campione? Sono qui da qualche minuto e mi è parso di sentirne parlare.». 

«Una testa calda, ecco chi è. Lo riconoscerà subito appena entrerà sul ring e inizierà a litigare di certo con qualcuno. Trova sempre il motivo adatto a far saltare qualche dente.» rispose prontamente il senatore con voce seccata. 

«Be’, sì, diciamo che è molto particolare, in tutti i sensi. Ha spettacolari doti fisiche, non ho mai visto nessuno muoversi in quel modo e con quella grazia. E soprattutto, cosa ancora più sorprendente, non ha mai perso uno scontro. Questo è davvero stupefacente.». 

Gli occhi di Sato lo stavano letteralmente divorando in cerca di attenzione e di altre lodi. 

Dabi rimase qualche secondo in silenzio, le mani elegantemente intrecciate sotto il mento, fingendo di star valutando l’andamento della partita. 

«Mmh, bene, credo che punterò su questo campione, ma non so...». 

Non fece in tempo a finire la frase che l'ometto alla sua sinistra spostò la ragazza dalle sue ginocchia in malo modo per avvicinarsi all’eroe, assettato di avere gli occhi azzurri del ragazzo puntati su di sé. 

«Si fidi, Dabi, si fidi! Questo campione è davvero spettacolare! Per non parlare del modo in cui padroneggia il suo quirk, è stupefacente. Non ho mai visto nessuno usare un elemento con tale controllo.». 

Le sopracciglia di Dabi scattarono verso l’alto sorprese. 

«Pensavo che non si potessero usare i quirk in questi scontri.». 

«Solo nei primi dieci minuti, poi è concesso utilizzare qualsiasi mezzo per neutralizzare l’avversario.». 

Dabi rimase ancora qualche secondo zitto, osservando come il signor Sato continuasse a strofinarsi le mani, in attesa di una risposta. Si era fatto un’idea di chi fosse questo campione, da quello che ne aveva ricavato doveva essere sicuramente forte, con grandi abilità combattive, scontroso e probabilmente attaccabrighe, nonché molto orgoglioso per stare addirittura dei mesi in quel posto disgustoso. 

Stiamo messi bene... 

Controllò l’orologio e gli uscì uno sbuffo. Le informazioni che aveva ricevuto erano poche, ma abbastanza valide. Non voleva andare dritto al punto, ma mancavano cinque minuti all’incontro con Hawks, quindi doveva muoversi. 

«D’accordo mi ha convinto, ma conosco una persona che frequenta molto spesso questo posto. La sto cercando. Una mercenaria, si chiama Nanase Mitsuha.». 

I due uomini ai suoi fianchi si scambiarono uno sguardo confuso col mazziere, guardando Dabi come se gli fosse cresciuto un terzo occhio in fronte. 

«Mai sentita.» si limitarono a dire. 

Sbuffò e lanciò le carte in mezzo al tavolo, in segno di resa. 

«Bene, signori, è stato un onore parlare e giocare con voi. Vado a puntare la mia prossima scommessa, sperando sia più redditizia. Vi auguro una buona serata.». 

Non aspettò nemmeno che i due rispondessero al saluto, dirigendosi verso Hawks a grandi passi. Vide il suo compagno incastrato tra due persone, chiaramente infastidite dalle ali dell’eroe e forse anche dalla sua parlantina. 

A differenza di Dabi, Hawks, come suo solito, era andato dritto al punto scartavetrando i coglioni a tutti quanti su una certa “Nanase Mitsuha”. Una parte non sapeva chi fosse, un’altra neanche gli aveva risposto troppo concentrata a mangiarsi le unghie per i soldi persi e un’altra ancora aveva cercato di zittirlo a suon di pugni. Veloce com’era, se l’era svignata prima ancora che alzassero il braccio. 

Si incontrarono fuori dalla folla, Hawks sudato e accaldato, mentre Dabi rimaneva fresco come una rosa. Altro motivo per cui aveva preferito giocare a Blackjack, perdendo tra l’altro, era che non voleva rovinarsi le scarpe nuove. 

«Trovato nulla?». 

«Nada de nada, amigo. Un buco nell’acqua. Forse dovremmo ritentare domenica.» rispose Hawks tra uno sbuffo e un altro, mentre si asciugava la fronte con un braccio. A Dabi scappò un’imprecazione tra i denti. 

«Il Dragone ci ammazza se sta sera non riusciamo a contattarla, dobbiamo trovarla.» disse infuriato. 

Hawks, una volta ripreso, continuò il discorso. 

«Tutti però continuavano a parlare di un fantomatico campione, che dovrebbe presentarsi tra pochi minuti. Quello che ho sentito non ti piacerà affatto.». 

«Scontroso, attaccabrighe e forse anche molto permaloso?». 

Hakws ridacchiò. 

«Esatto! E hai anche fatto rima.». 

Dabi alzò gli occhi al cielo, perché doveva sempre comportarsi da bambino? 

«Concentrati, idiota. Comunque, sì, anche io ne ho sentito parlare. Da quello che ho capito, sembra essere molto bravo nei combattimenti per essere rimasto così a lungo imbattuto. Aggressivo, violento, irruente e, probabilmente, anche orgoglioso. Cazzo, per una volta non potevano assegnarci qualcuno di un po’ più tranquillo? Che ne so, uno spacciatore! E invece...». 

Hawks prontamente gli zittì la bocca con le mani e uno sguardo spaventato in volto. 

«Ma vuoi stare zitto? Se ci sentono, siamo impanati e fritti! Potrai continuare la tua sessione di lamentele una volta usciti di qui.». 

Dabi per ripicca gli leccò la mano, che il suo amico ritrasse immediatamente con un verso schifato, e proprio mentre stava per ribattere una voce si diffuse per tutto l’ambiente. 

«Allora, gente, continuiamo con il nostro torneo! Il prossimo scontro è quello finale, con il miglior combattente che questo ring abbia mai visto. Mi raccomando, signori, vedete di contenervi, non vorrei pulire il vostro sangue dal pavimento!». 

Uno dei due proprietari era salito sul ring, in preda all’euforia, facendo da presentatore per l’ultimo combattimento. Appena aveva preso il microfono in mano, tutti si erano zittiti, persino quelli che giocavano a carte avevano la sua completa attenzione. 

Era quasi innaturale quel silenzio tombale. Sembravano tutti col fiato sospeso in attesa di qualcosa, o forse era meglio dire di chi. Rapiti come mosche verso una lampadina, erano tutti col fiato sospeso, protratti verso il ring con l’acqua alla gola. 

«Anche oggi la rivalità continua! Da una parte, abbiamo Ito, rimasto imbattuto per tutta la serata!». 

Un boato di applausi e schiamazzi interruppe a metà la presentazione, rimbombando per tutte le pareti del piccolo spazio, come se fosse appena calato un fulmine. Dopo che la gente si fu calmata il presentatore continuò. 

«Signori e signore, ora però arriva la vera star di questa sera! Campione indiscusso di più 20 scontri, una delizia per occhi oltre che una certezza per il portafogli, ma, attenti! Meglio non starla a guardare troppo a lungo se non volete ritrovarvi le vostre palle in mano. Ecco a voi, Kya!». 

All'ultima frase il presentatore urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre una tempesta di urla e grida si era scatenata nel pubblico. Chi incitava, chi faceva versi, tutti sembravano in visibilio per l’arrivo del campione. Si spintonavano a vicenda, volavano ceffoni e insulti per avvicinarsi ancora di più al palco, in trepidante attesa. La tempesta poi esplose in un ruggito quando una figura salì sul ring. 

Il campione era molto più esile di Ito, un colosso di muscoli di due metri, e alto quasi la metà, ma nonostante ciò avanzava a testa alta verso il suo avversario. Persino da lontano non si poteva non notare il modo in cui si stava godendo il suo bagno di gloria tra le urla della gente: stava dando loro le spalle, le braccia caramellate era allargate e testa all’indietro, come se si stesse godendo il sole. 

Da quella posizione Dabi notò anche le spalle larghe, costellate di muscoli asciutti e scattanti, però non poté vedergli il viso, oscurato da un cappuccio dello smanicato slabbrato che indossava. Le mani erano avvolte in fasce bianche, per proteggerle dagli urti, che arrivavano fino al polso per poi tornare indietro ad arrotolarsi sulle nocche, una per una. 

Impossibile non vedere l’intero braccio sinistro completamente tatuato, anche se da quella distanza non si poteva scorgere cosa vi era raffigurato. Compariva da sotto la fasciatura per le mani per poi risalire attorcigliandosi intorno all’avambraccio fino al gomito, per infine allungarsi oltre la spalla, decorando il lato sinistro del collo. Persino dallo smanicato si notavano degli intrecci neri sulla schiena che scomparivano dentro l’indumento, facendo apparire ancora più larghe e possenti le spalle. 

Quando il campione si girò, i suoi dubbi ebbero conferma: si trattava di una donna. Alcuni ciuffi neri, come il carbone, scappavano dal cappuccio, ma non si poteva vedere nient’altro da quella distanza. Quelli in prima fila non le risparmiarono qualche fischio e frase volgare, a cui la diretta interessata rispose tirando un bel calcio in faccia a uno che stava tentando di salire sul ring. 

Persino da quella distanza, Dabi notò la ferocia e la rabbia impressi in quel gesto facendogli fare una smorfia, immaginandosi soltanto quanta forza avesse utilizzato. Il disgraziato volò all’indietro e atterrò nel cerchio che si era andato a formare dietro di lui quando le persone si spostarono per non farsi investire. 

La voce del presentatore intervenne prima che la ragazza, Kya, potesse scendere dal ring e continuare la sua punizione. 

«No! Ok, basta, credo che tutti abbiano afferrato il concetto. Non puoi menarmi i clienti, devo ricordarti che ti pago con le loro scommesse?». 

L’ultima frase doveva essere riservata solo alla ragazza, ma col microfono davanti finì per essere udita da tutti. Nessuno parve farci molto caso, era ovvio che il campione venisse pagato con le scommesse, quindi perché sorprendersi? 

Una volta che l’uomo aggredito fu portato via da un paio di persone, il presentatore si stampò in faccia un sorriso falso come un soldo di cacio. Mise ai suoi lati i due contendenti, che si guardavano come due cani pronti a sbranarsi. Ito sembrava particolarmente seccato dal ritrovarsi davanti la ragazza, lasciandosi sfuggire un commento, inudito dalla maggior parte delle persone se non da Kya stessa e da Hawks che impallidì. La cosa non passò inosservata a Dabi. 

«Cosa le ha detto?» disse incrociando le braccia, in attesa che l’incontro iniziasse. 

«Di certo non l’ha invitata a cena. - rispose – Ti prego, non farmelo ripetere, perché poi dovrei lavarmi la bocca con la candeggina e dovrei anche chiedere scusa a tua madre.». 

Dabi non insisté, anche perché finalmente i due combattenti si misero in posizione, l’uno di fronte all’altro. 

«Vi ricordo le regole: non po-». 

Il presentatore fu fermato a metà dal completare la frase quando la ragazza proruppe con voce potente. 

«Oh, andiamo, tutti già sanno le fottutissime regole! Posso fare ingoiare le palle a questo qui, o no? Ho da fare dopo, togliamoci questa mezza sega dai coglioni.». 

Dabi fece un’espressione sorpresa, le sopracciglia scattate verso l’alto. 

«Delicatissima.» si lasciò sfuggire divertito. 

Hawks non poté che concordare ridacchiando. 

Lo scontro ebbe inizio ancora prima che il presentatore ebbe il tempo anche solo di riportarsi il microfono alle labbra, quando Ito scattò verso la ragazza con il braccio alzato e il pugno pronto ad atterrarle sul viso. Kya, con un sorrisetto divertito in volto, si abbassò, schivandolo, e assestò due colpi, precisi e potenti, allo stomaco dell’altro, che, più per la sorpresa che per l’impatto, si piegò a metà. 

La ragazza, invece di infierire, scattò all’indietro, i pugni ben stretti di fronte al viso e le braccia dritte a cercare di coprire il petto e parte dell’addome. La pignoleria fece capolino nel cervello di Dabi. Le braccia sono troppo strette sul viso si ritrovò a pensare. Si affrettò a scacciare quel pensiero per seguire l’incontro, che sembrava in una fase di stallo, dove i due contendenti si giravano attorno come due leoni pronti a saltare. 

La prima a muoversi fu Kya che tentò di tirare un pugno in faccia all’uomo, che schivò il colpo dandole in cambio uno schiaffo a mano aperta sul viso, beccandola in pieno. Tutti udirono la risata sguaiata della ragazza. 

«Adesso mi tiri i ceffoni? Cosa sei? Mia nonna? Andiamo, puoi fare di meglio, puttanella!». 

Ito fu pervaso da un moto di rabbia che lo portò ad agire impulsivamente: si lanciò verso la ragazza con le braccia in avanti, come a volerla buttare a terra. Kya, sapendo cosa stava per succedere, gli afferrò un braccio con entrambe le mani e lo tirò verso di lei, facendogli perdere l’equilibrio. Fece un passo avanti e si voltò, mentre Ito stava ancora cadendo con la schiena inerme. 

Quando l’uomo fu a terra, si girò verso l’avversaria, pronto a saltarle di nuovo addosso, ma fu fermato da un calcio in pieno viso con la punta della scarpa. Un misto di saliva e sangue decorò il pavimento del ring, mentre il pubblico esplodeva in incitamenti. 

Caricata dall’adrenalina e dalle urla, Kya rincarò la dose afferrando la maglia di Ito con una mano e tempestandogli di pugni il viso. Prima lo zigomo destro, poi il naso, la bocca, l’occhio. Uno, due, tre, quattro pugni finché le fasce bianche si macchiarono di sangue. 

Ito però non sembrava cedere, con scatto fulmineo alzò le mani avvolgendole contro il collo della ragazza e la spinse all’indietro, facendola cadere per terra. Una volta con la schiena a terra, iniziò a stringere la presa sulla gola, tentando di strozzarla. A Kya uscì un rantolio arrabbiato. 

«Adesso non parli più, vero, troietta?» le ringhiò in faccia l’uomo. 

A quelle parole, Kya spalancò gli occhi, smettendo di cercare di tirar via le mani di Ito dalla sua gola, ma afferrandogli la testa e premendo i pollici sugli occhi. Spinse le dita con più forza che poté strappando un ululato di dolore all’uomo che immediatamente le lascò la gola per portarsi istintivamente le mani al volto. Kya balzò in piedi e gli sferrò una ginocchiata sul naso. 

Il rumore dell’osso rotto non fu udito da nessuno, a parte da Hawks che si lasciò sfuggire un sibilo, la schiena attraversata da un brivido. A Dabi non serviva il quirk del suo amico per capire che quello aveva fatto decisamente male. Lo dimostrò anche l’urlo strozzato di Ito che rimbombò per tutta la sala, facendo eccitare ancora di più il pubblico che iniziò a fare il tifo per la ragazza urlando a pieni polmoni il suo nome. 

Kya, non ancora soddisfatta, rifilò un altro pugno sul viso di Ito che cadde definitivamente all’indietro sbattendo la testa e perdendo i sensi. 

Dopo qualche secondo di incredulo silenzio, la gente tuonò tutto il suo giubilo per la vittoria della ragazza che si lasciò sfuggire un urlo trionfante, i pugni alzati in aria. Il cappuccio le scivolò dalla testa, rivelando una guancia rossa e un labbro spaccato. 

La fierezza e la ferocia del suo sguardo furono la prima cosa ad attrarlo come uno specchietto per le allodole. Due grandi occhi scuri, scurissimi, sembravano fatti del cioccolato fondente più amaro per avere quella tonalità, riuscivano a catturare tutta la luce della stanza. Il viso, dalla carnagione caramellata, appena appena scottata, era contornato da una massa di capelli ricci e neri, come l’ebano, che sfuggivano dalla coda improvvisata finendole sugli occhi. 

Nonostante i capelli sfatti e il volto macchiato di ferite e sangue, la scintilla di fierezza infuocata non si spense nemmeno per un attimo. Gli occhi, del castano più intenso, erano quelli di un giaguaro affamato. Di gloria, di fama, di potere, qualsiasi cosa potesse placarlo. Il grido selvaggio di vittoria che le uscì dalle labbra, rosse per il sangue che le colava dal naso, sembrava un ruggito, un avvertimento per tutti quelli che si sarebbero messi sulla sua strada. 

E i prossimi siamo noi. 

Alla vista della ragazza, così scatenata sul ring che era salita su una delle corde che delimitavano il palco per unirsi ai festeggiamenti, ignorando completamente Ito che stava strisciando nel suo stesso sangue, a Dabi si rizzarono tutti i peli del corpo. Osservando quei bicipiti grandi quanto una papaya e le spalle larghe da pugile, sentì l’ansia percorrergli tutto il corpo da capo a piedi, in una doccia gelata di agitazione e inquietudine. 

Gettò un’occhiata a Hawks per capire cosa ne pensasse lui e, come sempre, bastava uno sguardo per capire che stavano pensando esattamente la stessa cosa. Al solito, l’unico neurone che condividevano li portò alla medesima conclusione: siamo nella merda. Se i loro sospetti erano fondati, cosa che speravano non fosse, allora erano spacciati. 

Obtruncatum capite. 

Caput. 

Fine dei giochi. 

Già vedeva la sua lapide:  

Qui giace, Touya Todoroki, morto all’età di 23 anni, per colpa di un drago sputasentenze. 

«Io ve lo avevo detto che “non s’ha da fare”». 

Gli scappò uno sbuffo di frustrazione. Aveva decisamente bisogno delle ferie. O quelle o ne andava della sua sanità mentale e anche fisica, a quanto pare. 

Dopo essersi rinchiuso nei meandri del suo cervello a lamentarsi di quanto ingiusta fosse la sua vita, venne risvegliato con la solita delicatezza che contraddistingue Hawks: a gomitate nello stomaco. 

«Ehi, ehi, ehi! Se ne sta andando, ora o mai più.». 

«Se posso scegliere, io opterei per “mai più”.». 

Hawks si girò verso di lui ridacchiando. 

«Fai così tenerezza, quando credi di poter scegliere!». 

Praticamente nuotando nella marea di gente che si era accalcata di fronte al ring, riuscirono ad arrivare ai camerini dei campioni, composti solo da un’anticamera e un misero spogliatoio. Prima di bussare, vide Hawks prendere un grosso respiro e guardarlo negli occhi, come a dire “pronto?”. Dabi negò con la testa. No, non era per niente pronto, ma, come aveva voluto ricordargli il suo amico, non aveva scelta. Era stato proprio un idiota a pensare che avrebbe passato il suo unico giorno libro sul divano a consumarsi gli occhi con qualche serie tv. 

Hawks non bussò mai, perché la porta si aprì così velocemente che temette volasse fuori dai cardini. Si sentì molto offeso dal constatare una serie di cose: quei bicipiti erano decisamente più grandi di una papaya, quelle spalle erano così larghe che avrebbe potuto metterci sopra un pianoforte e quella ragazza lo superava di ben 5 centimetri. Che affronto, si sentiva oltraggiato. Gli sfuggì un’espressione sprezzante sul viso per nascondere il terrore che provava dentro. 

«Allora, non mi ero sbagliata! Ma siete proprio voi, Dabi e Hawks.». 

Da vicino si potevano notare ancora di più i tratti di Kya, o Mitsuha a questo punto, che non erano affatto giapponesi. Gli occhi erano più grandi e, paradossalmente, più profondi di un buco nero, il volto dagli zigomi alti e il mento affilato, diverso dalla tipica forma tonda delle ragazze sue connazionali. La cosa era resa ancora più palese dalla carnagione caramellata, simile al colore dell’ambra. 

Era senza fasce, le nocche screpolate e arrossate, così da mettere in gloriosa mostra il tatuaggio sul braccio sinistro, che raffigurava il tipico dragone orientale, che partiva da dietro l’orecchio sinistro, scendeva giù per il collo sinuoso per poi attorcigliarsi attorno al braccio, facendolo sembrare più grosso e infine aprire le sue fauci sul dorso della mano. Un lavoro spettacolare, così minuzioso da far vedere ogni singola scaglia, ognuna di un colore diverso creando una sinfonia caleidoscopica. 

Da quella distanza, poteva anche vedere il setto del naso leggermente deviato, di poco, una cosa che un occhio attento e abituato a cercare di carpire tutti i particolari come il suo era stato allenato a notare. Aveva anche una cicatrice bianca pericolosamente vicina all’occhio destro, salvato per miracolo. 

«Allora? Avete scommesso persino la vostra lingua venendo qua?» disse loro incrociando le braccia al petto. 

«Be’ non credo ci siano bisogno di presentazioni, visto che già ci conosciamo.» si ritrovò a dire con aria di sufficienza. La ragazza rispose alzando gli occhi su di lui, scannerizzandolo dalla testa ai piedi, come se fosse una bistecca su un piatto d’argento. Senza riuscire a controllarsi, arrossì leggermente. Era così che si sentono le ragazze quando vengono squadrate dagli uomini? Perché non era per nulla piacevole. Si sentiva un coniglio indifeso di fronte al lupo affamato. E quegli occhi così scuri di certo non aiutavano. 

«Venite dentro, i muri hanno il brutto vizio di origliare.». 

Non li aspettò nemmeno mentre dava loro le spalle per entrare nello spogliatoio. Entrambi gli eroi entrarono nella tana del lupo, sperando di uscirne interi. 

Non c’è bisogno di dire che ne uscirono a pezzi. 




-SCLERI DELL'AUTRICE- 
Perchè ho aggiornato di domenica? Ah, boh, chiedetelo al criceto nel mio cranio, ha fatto tutto lui. Fondamentalmente, il tempo in questa domenica sta passando come se fosse fatto di gelatina, quindi mi sto annoiando a morte. Rileggendo per l'ennesima volta il capitolo, ho pensato "perchè non rompere le scatole a qualcun altro e pubblicare?". E quindi, niente, morale della favola? Non lasciatemi senza supervisione, perchè faccio danni.
Ma bando alle ciance, ciancio alle bande!
Vi è piaciuto il capitolo? Sì, no, mi devo dare all'ippica? Fatemelo sapere con una recensione <3.
Ringrazio un sacco anche i miei lettori silenti, troppo timidi per palesarsi. Ragazz*, non mordo (come potrei attraverso uno scherzo XD), fatevi sentire!
Buona domenica a tutt* e buon rientro a scuola,
Giuli.

  
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