Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: Lacus Clyne    10/01/2022    2 recensioni
Pochi mesi sono trascorsi dalla conclusione del caso che, per efferatezza e implicazioni, ha sconvolto le vite degli agenti del V Dipartimento, cambiandole per sempre. Per Selina Clair, medico legale e "sorella maggiore" della squadra, una vacanza di gruppo è quanto mai necessaria per rilassare le menti e rinsaldare i legami. Può mai un'innocente vacanza portare con sé più sorprese, drammi e riflessioni di quanto si possa immaginare?
Attenzione: Dark Circus: the most precious treasure è una storia originale pubblicata esclusivamente su EFP. Qualunque sottrazione e ripubblicazione su piattaforme differenti (compresi siti a pagamento) NON è mai stata autorizzata dall'autrice medesima e si considera illegale e passibile di denuncia presso autorità competenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti! Torno, dopo più di un anno ormai, dalla conclusione di Dark Circus, con uno special chapter di pochi capitoli, ma che avevo in mente da un po' e che, a dirla tutta, non vedevo l'ora di scrivere. Per chi già conosceva DC, spero che possa essere un piacevole ritorno, stavolta con una novità data dal cambio di voce narrante. Per chi non conoscesse la storia, vi invito a leggerla, anche se qualcosa dovrebbe comunque già evincersi. Per me l'ultimo anno è stato emotivamente molto duro, ho combattuto a lungo e sto ancora combattendo con il dolore dato dalla scomparsa del mio amato gatto Jack e tutto ciò che ne è seguito e, in un certo senso, la scrittura, per quanto recente, mi ha aiutato a mettere in luce alcune tematiche che, come avrete modo di capire, toccano le corde dell'anima. 
Come sempre, un ringraziamento di cuore a chi deciderà di passare, sperando di poter leggere qualche parola, se vorrete.
Un'ultima, doverosa, annotazione: come per Dark Circus, che per Underworld, entrambe le storie sono storie ORIGINALI scritte da me e pubblicate soltanto su EFP. DC è stata protagonista di furti ad opera di ragazzine su Wattpad e un tale Mark Hills che, a sua volta, rivendeva a pagamento. EFP è il solo sito su cui le mie storie originali sono postate, pertanto, si considera illegale qualunque sottrazione e ripubblicazione.

Un abbraccio a tutti e buona lettura! 

 

 

 

 

 

 


◊PROLOGO◊

 

 

 

 

Jacques Deval sosteneva che metà della vittoria fosse nel campo di battaglia. L’altra metà era nella scelta del momento. Di recente, mi ero ritrovata a convenirne. Tanto per cominciare, proprio alle prese con qualcuno che, per intransigenza, la stampa aveva talvolta associato persino all’integerrimo Teddy Roosevelt.

– Qualunque cosa tu possa fare o dire, a costo di scomodare direttamente il Presidente, la risposta è sempre la stessa: no. –

Inarcai il sopracciglio di fronte a tanta ostinazione. Se c’era una cosa che conoscevo bene di mio marito era la sua ostinata propensione all’incorruttibilità. Del resto, non avrebbe ricoperto la carica di Procuratore Distrettuale se non avesse votato la sua vita ad essa, almeno formalmente. In condizioni normali, questo mi rendeva molto orgogliosa di lui. Tuttavia, quando sedeva nel suo ufficio centrale in veste ufficiale e i nostri interessi personali non coincidevano… beh, quelle erano le eccezioni e lì dovevo usare tutte le armi a mia disposizione. Del resto, quello che si paventava era un caso per cui avrei avuto bisogno di giocare di strategia e d’astuzia.  

Erano trascorsi poco meno di due mesi dalla conclusione del caso che aveva scosso l’opinione pubblica per via della sua efferatezza e che aveva condizionato le vite di tutti noi che, a vario titolo, eravamo stati personalmente coinvolti in esso. Non avrei mai potuto dimenticare la disperata telefonata della mia migliore amica, Elizabeth, la voce rotta dallo strazio mentre mi informava della sparizione della sua piccola Lily, che consideravo a mia volta una figlia. Le notti insonni e i giorni infiniti di ricerche, coordinate da Maximilian. La frustrazione di Marcus nel non poter far altro che schierare i suoi migliori agenti alla ricerca di un fantasma, ben consapevole che l’unico in grado di trovare quell’assassino era il solo intimamente toccato da quella tragedia e, pertanto, sul filo del rasoio. Il vedere Alexander, che un tempo era stato così importante per me, perdere se stesso dopo quell’unico e disumano urlo di lancinante dolore che talvolta, anche a distanza di anni, mi riecheggiava dentro con terrore, una volta che il corpo senza vita della sua bambina, che amava più di chiunque al mondo, era stato ritrovato… calarmi nei panni di Doc, quella notte, era stata l’impresa più difficile che fossi mai stata chiamata a compiere.

E poi, sei anni di indagini che non avevano portato a niente, fino a che la svolta nel caso non era comparsa, nelle vesti di una giovane psicologa testimone di un altro omicidio, preziosa risorsa per il nostro team… e per lo stesso Alexander. Doveva averlo visto anche lui, intuitivo com’era, che Kate Hastings sarebbe stata la chiave di volta. E così era stato, sebbene nel mentre, anche quella ragazza avesse pagato a sua volta il prezzo dell’aver incrociato la sua strada con quella del Mago.

Eppure, alla fine, non soltanto quel caso era stato risolto e archiviato, ristabilendo, per quanto possibile, la giustizia, ma sorprendentemente, era stato fautore, per noi tutti, di salvezza e guarigione e per me, dell’arrivo di quel figlio che tanto avevo cercato negli anni. Al mio non poter diventare madre naturalmente aveva fatto da contraltare l’entrata nelle nostre vite di Nicholas, un piccolo orfano di sei anni che aveva trascorso tutta la sua giovane vita al giogo di una famiglia di folli. Non vi era nulla al mondo di grande a sufficienza per ripagare Kate e Alexander per aver reso possibile la realizzazione di quel sogno a cui avevo praticamente rinunciato. Ed era anche per quel motivo che non potevo permettermi di recedere.

Posai le mani sull’importante scrivania coloniale riccamente intagliata e ordinatissima che troneggiava nell’elegante ufficio di Marcus, fissando gli occhi in quelli scuri di mio marito, che aggrottò le sopracciglia brunite e posò i fogli che aveva in mano.

– Selina, ti prego. Attendo a breve Morris. Non possiamo parlarne a casa? –

Tamburellai le unghie sul legno massiccio. Accanto alla mia mano, un piccolo mappamondo bordato d’oro. – Fallo per Nicholas. Sono mesi che lavori ininterrottamente e non trovi del tempo da passare un po’ tutti e tre insieme. Non ti chiedo di prenderti una lunga vacanza, ma qualche giorno per staccare, prima che la stagione finisca… –

Marcus appoggiò le larghe spalle sul morbido schienale in pelle bordeaux della poltrona, rivolgendomi uno sguardo severo. Purtroppo per lui ero tra le poche persone a non esserne intimidita e, in fondo, lo sapeva. Scostò un ciuffo castano ribelle, portandolo dietro l’orecchio destro e poi sospirò. Dietro di lui, un quadro raffigurante la baia di Boston dei primi del secolo scorso faceva da sfondo, sormontato da una lampada allungata a luce calda. – Siamo sposati da poco più di due mesi e già tiriamo in ballo nostro figlio? –

Non abboccai. – Ci conosciamo da più di dieci anni, Marcus Ryan Howell, e dovresti sapere bene che non ho bisogno di scomodare il Presidente. –

Quel commento gli fece arricciare le labbra in un broncio per non sorridere. Se non avessi dovuto tenere il punto l’avrei decisamente baciato. E magari avrei avuto l’ardire di chiedergli di rimandare l’appuntamento con Morris. Ma non era il momento. L’imperativo era vincere.

– La risposta è comunque no. Tesoro, ascolta. Prometto solennemente che troverò il tempo per concederci una breve vacanza di famiglia, non appena avremo assicurato alla giustizia quel commerciante d’armi che sembra aver legami col narcotraffico. Nella mia posizione, ora come ora, non posso permettermi di rilassarmi. –

Ed ecco la parola magica. Sembra. Adoravo l’irreprensibilità di Marcus, ma aveva una certa predisposizione al controllo che alle volte finiva con il tradursi in un dover monitorare anche situazioni ancora non ben chiaramente esplicitate. Probabilmente, e su questo non potevo far altro che biasimare i nostri trascorsi, doveva pesare la condotta di Alexander e la sua propensione alla macchinazione e al cacciarsi nei guai. Avrei dovuto ricordarmi di tirargli le orecchie, prima o poi. Sospirai, poi lo guardai di sottecchi.

– La sola posizione di cui dovrai preoccuparti, mio caro, è quella della tua schiena sulla chaise longue del tuo ufficio a casa… da stanotte e per tutte le notti a venire, fino a che non cambierai idea, ovviamente. – annunciai solennemente.

Batté le palpebre. – Prego? –

– Hai capito bene. –

– Puoi cortesemente smetterla di comportarti come una bambina? –

– E tu puoi prenderti una vacanza per una volta? –

– Selina… –

– Marcus. –

Alzò gli occhi al cielo, poi incrociò le mani, posando i gomiti sulla scrivania e tornando a fissare lo sguardo nel mio. – Sai che posso essere molto più cocciuto di te. –

Oh, sì che lo sapevo. Generalmente, aveva anche un che di eccitante, soprattutto quando avevamo tempo. Tempo che in quel momento stringeva, dato che l’orologio sulla parete decorata mi ricordava che mancavano cinque minuti a mezzogiorno e all’arrivo svizzero del direttore dell’FBI. Sospirai fingendo resa, vedendo la tensione allentarsi per un istante sul suo volto. Era il momento per tirare fuori il mio asso nella manica. Raccolsi la mia Gucci dalla poltrona e Marcus mi rivolse un’occhiata conciliante.

– Grazie per aver capito, tesoro. – disse, con tono sinceramente riconoscente.

Trassi un biglietto dalla borsa e glielo porsi. Lo prese, aggrottando le sopracciglia.

 – La prozia Portia ci aspetta a pranzo questo sabato. Prima che tu dica qualunque cosa, i tuoi fratelli e tua madre hanno già declinato l’invito per impegni pregressi, quindi non puoi esimerti. E non dire che non cercavo di salvarti. –

La sua mano tremò nel tenere in mano il biglietto e vidi il suo volto, solitamente affascinante nella sua compostezza, adombrarsi per qualche istante.

La prozia Portia, 103 anni, di cui circa trentasette, data l’età di abilità di comprensione di mio marito, trascorsi a raccontare, ogni qualvolta, ogni umanamente possibile episodio del glorioso passato della famiglia nonostante sia Marcus che i parenti conoscessero oramai a memoria ogni virgola, era a tutti gli effetti l’incubo peggiore che gli Howell si fossero mai trovati ad affrontare nel corso delle loro vite. Dovetti fare appello a tutte le mie doti da giocatrice d’azzardo per ricacciare indietro il sorriso sardonico che premeva per aprirmisi sul viso nel vedere il pomo d’Adamo di Marcus salire su e giù per la tensione. Si alzò, andando verso la credenza laterale a grandi passi. Sapevo cosa gli stesse passando per la mente. Battei in modo civettuolo le palpebre quando mi rivolse un’occhiata esasperata, prima di prendere la miglior bottiglia di brandy invecchiato in suo possesso e uno snifter in cristallo di Boemia. Almeno non aveva deciso di accendere un sigaro. La mano continuava a tremargli mentre riempiva il bicchiere oltre la soglia considerata accettabile, tanto che cominciai a temere che potesse cadergli da un momento all’altro. Trattandosi di un servizio storico, sarebbe stato un peccato. Forse tirar fuori la prozia Portia era stato un po’ troppo… ma me l’aveva servita praticamente su un piatto d’argento. Così come i favori che mi erano stati richiesti da Lawrence e da Amanda per tener su la farsa col fratello maggiore e che contemplavano presenze puntuali a pranzi e cene di famiglia dalla vecchia fino a Natale. Mi feci animo. Se proprio dovevo bruciare, tanto valeva farlo in grande stile.

– Tesoro? Tutto… ok? Suvvia, in fondo si tratta soltanto di un sabato… pensandoci, è un vero peccato che ti abbiano messo in questa incresciosa situazione… soprattutto con un caso importante… forse ti conviene chiamare direttamente la prozia e spiegare la situazione… dopotutto, a modo suo, lei sa essere comprensiva, anche se penso che alla sua età dovresti usare tutte le cautele possibili… però temo che non sarà così semplice... –

Marcus trangugiò il liquore in due sorsi e sperai che non avesse lo stomaco del tutto vuoto. Mancava un minuto e mezzo a mezzogiorno. Era ufficialmente ora della ritirata. – Ehm… si è fatto tardi, devo andare. Sai, Nicholas mi aspetta per pranzo… ok, ci… ci vediamo a cena! Buon lavoro, amore! –

Feci per girare i tacchi e affrettarmi alla porta, quando la voce di Marcus mi fermò, con un tono imperativo tale da farmi gelare il sangue.

– Selina Clair Howell. –

Mi bloccai all’istante e mi voltai appena, sorridendo. – Tesoro? –

Sbottonò il doppiopetto nero e allentò appena il nodo Cavendish della cravatta borgogna, probabilmente per l’effetto dell’alcool, e agitò l’indice, poi sentenziò, con voce leggermente roca e perentoria.

– Questo weekend. Ma niente colpi di testa, ci manteniamo nelle vicinanze. –

A quelle parole non riuscii a trattenermi più e corsi a baciarlo. Un bacio veloce, al sapore di brandy. – Tu lo sai che sei il miglior marito del mondo, vero? –

Mi guardò sconvolto, poi posò il bicchiere e il biglietto. – E con la prozia Portia ci parli tu. –

Il sorriso mi rimase in volto, un po’ meno convinto. Dopotutto, era un relativamente equo prezzo da pagare per un weekend che, ne ero certa, ci avrebbe riservato delle belle sorprese. Picchiettai le dita sulla sua camicia bianca, sovvenendomi un pensiero. – A proposito, devo ricordarmi di avvisare la signora Thompson del fatto che non dormirai sulla chaise longue questa notte. –

Inclinò appena la testa sul lato, incredulo, poi mise la mano in faccia. – C’è altro che devo sapere oggi? –

Annuii, stringendo le labbra, colpevole, ma divertita per la piega che gli eventi avevano preso.

– E… sarebbe? –

Sorrisi candidamente, avendo cautela nel comunicargli che, in realtà, Elizabeth, Kate e io avevamo già organizzato tutto… e già da un po’. Quanto al mantenersi nelle vicinanze, beh… se ciò contemplava un’ora di volo fino a Nantucket, allora non c’era problema.

L’arrivo del direttore Morris, mai così gradito come in quel momento, fu ciò che mi salvò dalla sua furia… a differenza del contenuto della bottiglia di brandy che, dopo quell’occasione, non vidi più. Ma, d’altronde, in guerra e in amore tutto era concesso e dunque, data l’entità della posta in gioco, qualche sacrificio era ben concesso.

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lacus Clyne