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Autore: Rystie_00    14/01/2022    3 recensioni
“E tu? Che genere di rimpianti hai?” Ribatté invece.
“Cerco di non averne.” Rispose prontamente Hawks. Poi bevve l’ultimo sorso di sakè e, esitando un ultimo momento, mise una mano sopra quella di Endeavor.
Il più grande non si mosse. Fissò il vuoto davanti a sé, mentre Hawks faceva intrecciare le loro dita senza ricevere alcun tipo di reazione.
Il cuore di Endeavor prese a marciare veloce, deglutì, prima di sussurrare: “Non posso.”
Hawks fece scorrere la mano lungo il braccio muscoloso dell’altro e appoggiò la testa allo schienale della poltrona, a pochi centimetri dall’orecchio di Endeavor. “Non puoi, o non vuoi?”
—- Una piccola one-shot Endhawks, spero vi piaccia!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Endeavor, Hawks
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Redemption '
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Redemption
 
 
 
Endeavor sapeva che vedere Hawks non era una buona idea. 
Sapeva che accoglierlo, farlo entrare in casa sua, non era d’aiuto per la sua sanità mentale in quel momento. Reduce da una delle sue ormai giornaliere sessioni di autocommiserazione, Endeavor non potè che aggiungere alla lista un’altra soluzione masochista: accettare di trascorrere del tempo con l’eroe numero due. Hawks si era presentato senza invito al suo appartamento con un tempismo che Endeavor gli invidiava. Con una bottiglia di sakè come scusa per l’intrusione e un sorriso tutt’altro che colpevole, Hawks si era assicurato il diritto di oltrepassare la soglia di casa del più grande.
Dire che Endeavor non sopportava la presenza di quel giovane eroe tuttavia equivaleva a dirsi una bugia. Endeavor aveva capito che quel ragazzo esercitava su di lui un potere che andava oltre a qualsiasi quirk avesse incontrato prima. Un potere che lo terrorizzava perché aveva messo in discussione tutto. 
Endeavor non si era mai sentito così perso come lo era in quel momento della sua vita. 
Aveva compreso tutto. Aveva capito che essere l’eroe numero uno, quello che aveva cercato di essere per tutta la sua esistenza, alla fine non era quello di cui aveva bisogno. 
Raggiunta la vetta, aveva visto tutto ciò che si era lasciato sotto: terra bruciata, una famiglia distrutta, sentimenti che forse una volta era stato in grado di provare, ma che ora erano solo un ricordo inesistente.
In più, all’età di quarantasei anni, aveva messo in discussione la sua sessualità. Aveva cercato di non pensare particolarmente a questo aspetto, non perché lo spaventasse, ma perché oggettivamente (ormai l’aveva capito) era incapace di amare.
Endeavor non avrebbe dovuto provare alcun sentimento se non la vergogna. 
Ed era così: la vergogna lo stava uccidendo ogni giorno. 
“Endeavor-san, come mai stavi al buio? Non stavi mica dormendo già a quest’ora?” 
Endeavor, che non se ne era nemmeno accorto, andò ad accendere la lampada del salotto, creando la penombra che gli avrebbe permesso di nascondere le ultime lacrime sulle sue guance. Andò a sedersi alla sua poltrona, lasciando all’altro il tempo di sistemarsi. Hawks tirò fuori dalla borsa la bottiglia, muovendosi con un certo riguardo dato che era la prima volta che metteva piede in quel appartamento. Si avvicinò a Endeavor, offrendogli una tazzina piena. Lui la prese senza guardarlo in faccia e si limitò a tenerla fra le mani.
“Giornata pesante?” 
Endeavor si stupì per la vicinanza della voce: Hawks si era seduto sul bracciolo della poltrona, non sul divano lì accanto.
“Sei vicino.” Furono le prime parole che gli rivolse l’eroe numero uno.
“E tu sei triste.” 
Endeavor sorrise amaramente. “Non penso proprio.”
Calò il silenzio. Hawks picchiettò un dito sul bicchierino.
“Ti ho visto oggi in ufficio.”
“Come ogni giorno, dato che mi importuni sem-…”
“Ho visto che piangevi.” Lo interruppe Hawks. 
Endeavor finalmente alzò lo sguardo. Hawks era serio. Sembrava addirittura preoccupato.
“Nulla che ti riguarda.” Riuscì a dire l’eroe, mantenendo la sua solita fermezza nella voce. 
“Io penso che invece mi riguardi.” Ribatté l’altro. “Siamo colleghi e dovremmo contare l’uno sull’al-…” 
“Perché sei qui, Hawks?”
Il ragazzo lo guardò bere un sorso di sakè, prima di rispondergli in un sussurro: “Per te.”
Endeavor non si azzardò a guardarlo, sapeva perfettamente che tipo di effetto poteva fargli.
Non meriti di provare sentimenti. 
Endeavor si sporse per appoggiare sul tavolo la sua tazzina.
“Sei qui per me.” Canzonò. “Non c’è niente qua.” 
“Io invece vedo un uomo disperato che non riesce a chiedere aiuto.”
Endeavor sentì infuocarsi, ma si trattenne: “Non ho bisogno di aiuto.” Scandì. 
“Ammetti però di essere disperato.”
“Ho detto che qui non c’è niente.”
“Ti consideri niente?”
“Smettila.”
“No.” Hawks si alzò e mise la sua tazza vicino a quella di Endeavor. “Perché io ti ammiro e tu sembri cieco a qualsiasi tipo di ammirazione.”
“Capirai con gli anni che essere osannati non conta, se sai di essere una persona orribile.”
“Quindi è di questo che si tratta?”
Endeavor non rispose e, di nuovo, evitò il suo sguardo.
“Perché pensi di essere una persona orribile?”
“Hai la sfacciataggine di chiedermelo? Davvero? Non sai cosa ho fatto alla mia famiglia?”
Hawks strinse le labbra. “Lo so, ma ora stai cambiando. No?”
Endeavor scosse la testa. Stava provando a cambiare, era vero, pensava che questo sarebbe bastato per riottenere la fiducia dei suoi figli, ma non era stato così.
“Ci sto provando.” Disse. “Ma non importa quanti passi io faccia, resterò per sempre l’immagine dei miei sbagli.”
“Agli occhi della tua famiglia?”
Endeavor annuì. “Io sono fatto di rimorsi e rimpianti: è questa la verità.”
Hawks si sedette di nuovo vicino a lui, sul bracciolo, meditante. “I rimorsi ti danno l’opportunità di migliorare. Lavorare sodo, è questo quello che fanno gli eroi, e tu sei il numero uno.”
Endeavor si sentiva l’ultimo. Si sentiva di essere caduto più in basso di qualsiasi cattivo. 
“I rimpianti sono più complicati, che genere di rimpianti hai?”
Rimpiangeva di non essersi comportato bene con i suoi figli, ma c’era anche un’altra cosa che lo tormentava. Un rimpianto in essere, che camminava e volava al suo fianco, un rimpianto dagli occhi oro e la parlantina vivace.
Non poteva rispondergli.
“E tu? Che genere di rimpianti hai?” Ribatté invece.
“Cerco di non averne.” Rispose prontamente Hawks. Poi bevve l’ultimo sorso di sakè e, esitando un ultimo momento, mise una mano sopra quella di Endeavor.
Il più grande non si mosse. Fissò il vuoto davanti a sé, mentre Hawks faceva intrecciare le loro dita senza ricevere alcun tipo di reazione.
Il cuore di Endeavor prese a marciare veloce, deglutì, prima di sussurrare: “Non posso.”
Hawks fece scorrere la mano lungo il braccio muscoloso dell’altro e appoggiò la testa allo schienale della poltrona, a pochi centimetri dall’orecchio di Endeavor. “Non puoi, o non vuoi?”
L’eroe numero uno non sapeva descrivere quanto avrebbe voluto, ma la sua mente gli diceva che se si fosse sporto di più, avrebbe trascinato entrambi nell’infelicità. 
“Non possiamo.”
“Hai appena detto che sei fatto di rimpianti.” Disse Hawks. “Ti do la possibilità di evitarne uno.” 
Coraggiosamente, Hawks si spostò a cavalcioni sull’altro, costringendolo a guardarlo, finalmente. Endeavor si irrigidì all’istante, ma prima che potesse muoversi, Hawks gli mise le mani sulle spalle e poi con una risalì fino alla sua guancia. “Dimostrami che puoi cambiare.” Si sporse pericolosamente e, infine, sussurrò sulle labbra: “Dimostrami che sei un vero eroe.”
Le mani di Endeavor scattarono prima dei suoi pensieri: lo arpionò per un fianco e per la schiena e lo attirò a sé. 
Era innumerevoli anni che Endeavor non baciava una persona, non sapeva nemmeno se fosse capace di baciare bene, ma non fu questo quello a cui pensò. Aveva sentito sulla sua bocca il sorriso che si era formato sulle labbra di Hawks non appena si erano sfiorati. Sorrideva. Per lui. 
Quando qualcuno a cui teneva gli aveva sorriso? 
Mai.
Sentì le braccia di Hawks circondargli il collo e avvicinarlo di più. Endeavor non si tirò indietro e strinse a sua volta la presa sulla schiena dell’altro. I loro petti si toccarono e al più giovane sfuggì un debole gemito. Si staccarono per riprendere fiato, tenendo unite le loro fronti.
Hawks vide negli occhi di Endeavor il terrore puro, ma vide anche il rossore sulle sue guance e sentì la sicurezza con cui ancora lo stava tenendo.
“Vederti soffrire, mi fa sentire impotente, Endeavor.” Hawks lo baciò di nuovo. “Vorrei renderti felice.”
Tu mi rendi felice, anche se non dovrei esserlo.
Per Endeavor era difficile parlare, non era mai stato bravo d’altronde.
Hawks catturò ancora le sue labbra e spostò le mani sul petto dell’altro, accarezzandone la superficie solida in modo inequivocabile. “Ti piace baciarmi, Enji?” 
Endeavor non poteva dire di aver mai provato freddo in vita sua, eppure in quel momento un brivido gli risalì la schiena.
“Sì.” Riuscì a dire.
Hawks sorrise: “Si sta avverando un sogno, lo sai? Il mio sogno più grande.” 
Ancora una volta, Endeavor non seppe cosa dire. Hawks stava riempiendo il suo petto di una sensazione nuova, qualcosa che aveva provato solo quando era nato Shoto: speranza. 
Il pensiero del figlio, tuttavia, lo riportò alla realtà. La realtà in cui un uomo come lui non poteva permettersi di baciare un altro essere umano, per di più un ragazzino. Hawks aveva pochi anni di differenza con Shoto, aveva gli stessi anni di Toya. 
“Dannazione.” Gemette il più grande, abbassando le testa e abbandonando la presa dal corpo di Hawks. Si prese il viso fra le mani, lasciandosi andare ancora una volta, allo sconforto più totale.
Hawks lo abbracciò dolcemente, pronto ad accogliere il dolore dell’altro. “Cosa ti è venuto in mente, Enji?”
Sentire pronunciare il suo nome da Hawks, fu di nuovo piacevole e al contempo profondamente terrificante.
“Non possiamo. C’è troppa… ci sono troppe cose che non vanno bene.”
“Ad esempio?”
“Come fai a non vederle?”
“Io vedo solo un uomo coraggioso, che ha messo ogni cosa in discussione, e ce la sta mettendo tutta. Vorrei che questo uomo non si aspettasse che io rimanga fermo a guardare, come tutti gli altri. Vorrei che mi permettesse di entrare a far parte della sua vita e vorrei che…” Hawks fece una pausa, ma ormai non aveva senso fermarsi. “Vorrei che mi permettesse di amarlo.”
Endeavor alzò lo sguardo: “Hawks, io... vorrei. Vorrei tanto, ma non voglio rischiare di ferirti.”
L’eroe numero due sorrise: “La tua preoccupazione dimostra che non lo farai. Lo vedi? Sei una brava persona.”
Endeavor non sapeva se fosse vero o meno, ma sentì il suo corpo rilassarsi e non ebbe più paura quando Hawks si avvicinò e pretese un nuovo bacio.
“Rimango qui con te, va bene?”
Endeavor non era sicuro di cosa quella richiesta implicasse, ma non ebbe bisogno di chiedere altro perché Hawks aggiunse: “Non intendo… voglio solo stare qui ed esserci per te. Niente di più.”
Endeavor aveva bisogno di aiuto e con Hawks le cose sembravano così semplici che forse poteva pensare addirittura di appoggiarsi a lui. Di credergli quando diceva che in fondo in fondo era una brava persona.
Lo strinse a sé. “Resta.” Sussurrò, accarezzandogli la schiena. “Vorrei che restassi.”
“Sono qui.”
C’era ancora tanta strada da fare, ma Endeavor per la prima volta sentì di aver fatto la cosa giusta. 
Forse la sua vita poteva ancora essere sistemata. 
Forse era ancora in tempo per essere felice.
Forse aveva appena iniziato ad esserlo. 
 
 




Note: questa è la mia prima ff nel fandom di Bnha! Spero vi sia piaciuta! Se volete lasciarmi anche solo una riga per avere un feedback ve ne sarei grata! A presto!
Rystie_00
   
 
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