Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Marilu2003lulu    17/01/2022    0 recensioni
Inghilterra, inverno 1940. Due giovani e ardimentosi piloti dell'aviazione militare britannica, Edward Jones ed Albert Smith, trascorrono le loro giornate abbattendo aerei da caccia tedeschi, facendo a gara a chi ne colleziona di più. I due sono legati da un indissolubile sentimento di amicizia e stima reciproca, e condividono la dura vita del campo sostenendosi e spalleggiandosi a vicenda. Ma quando un Messerschmitt tedesco viene abbattuto a poche centinaia di miglia dal campo, i due dovranno fare i conti con una serie di complicanze suscitate dagli occupanti di quell'aereo, che metteranno a dura prova le loro vite..
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il vento era particolarmente vorace quella notte. Le fronde degli alberi sbatacchiavano i rami contro la finestra della camerata, e uno spiffero di vento gelido penetrava da una piccola fessura del sottosuolo. Avvolto in una coperta di lana grezza, un giovane pilota dell'aviazione militare britannica, Edward Jones, fissava nostalgico un punto indefinito all'orizzonte del campo, laggiù, dove si intravedeva la foresta. Il suo migliore amico, Albert Smith, russava ignaro del prodigioso cambiamento climatico avvenuto quella sera, e la mano pesante, tenuta all'esterno del giaciglio, gli pendeva da un capo del letto. Edward la toccò con delicatezza e notò, spazientito ma allo stesso tempo divertito, che era tutta sudata. Quel gigantone ingenuo si era addormentato senza neanche spogliarsi e, a causa dell'imbottitura dell'uniforme progettata proprio per resistere a temperature fortemente rigide, ora stava bollendo sotto quella matassa di lenzuoli e trapunte manco fosse stato un pollo allo spiedo. 

''Questo zuccone l'ha fatto di nuovo.'' pensò ironicamente, e subito scendette la scaletta che separava il suo materasso da quello del compagno, con l'intenzione di scostargli almeno il copriletto per lasciare che il corpo si raffreddasse. Smith aveva un'espressione beata sul viso, forse stava sognando la sua fidanzata, quella ragazza dai boccoli d'oro che Edward aveva conosciuto qualche mese prima che i due si arruolassero, o, meglio, prima che fossero, letteralmente, costretti ad arruolarsi. 

Una smorfia di risentimento gli attraversò il volto. Dopotutto, se non ci fosse stato l'obbligo di leva, nessuno dei due avrebbe mai preso una decisione del genere. Edward a quell'epoca aveva appena vent'anni, si era diplomato da pochissimo, desiderava frequentare un'accademia d'arte, trovarsi una ragazza, un buon lavoro e successivamente costruirsi una famiglia. Insomma, tutto gli ronzava nella mente fuorché scegliere di condurre quella vita, all'insegna di combattimenti aerei, plotoni, camerate, fucilazioni, uccisioni, uniformi militari ed una rigidità nel complesso quasi spasmodica. Quando l'Inghilterra aveva annunciato l'entrata in guerra, doveva ammetterlo, non si era preoccupato particolarmente. Dopotutto, era giovanissimo, inesperto ai massimi livelli di qualunque genere di cosa riguardasse il mondo bellico, con dei parenti benestanti che mai e poi mai gli avrebbero concesso di sprecare gli anni migliori della propria esistenza in quel modo. Lui ed Albert ne discutevano molto spesso durante le loro passeggiate in campagna, facevano congetture, analizzavano la situazione nel complesso e, fondamentalmente, non si erano mai sentiti eccessivamente in pericolo. Fin quando non era giunta una sonora imposizione di reclutamento per tutti i maschi bianchi al di sopra dei diciotto anni, senza se e senza ma. Edward non seppe ricordare qual genere di sensazioni avesse provato in quei frangenti. Ricordò di essersi sentito stordito, senza parole. Si era rinchiuso nella sua stanza senza dire una parola e non ne era uscito per le sei ore successive. La madre e la sorella erano terribilmente preoccupate, fin quando, verso l'ora di cena, Edward aveva semplicemente aperto la porta, dichiarando che se quello era il suo destino, l'avrebbe affrontato senza timori né rimpianti. Difficile asserire che per il suo amico fosse stata la stessa cosa. Albert era infatti dotato di un carattere molto passionale, e quando aveva appreso che era destinato a trascorrere un numero imprecisato di mesi all'interno di un campo militare, combattendo per la patria o, almeno, per una patria astrattamente intesa, aveva ceduto alla disperazione, urlando a perdifiato la sua volontà di non partire assolutamente, qualunque cosa fosse accaduta. C'era da comprenderlo, poverino. Più grande di Edward di cinque anni, era prossimo al matrimonio, con una fidanzata incinta ed un nucleo familiare già pienamente assestato. I due si erano incontrati quella sera stessa, intorno alle dieci. Faceva molto freddo ed entrambi avevano poche cose da dirsi. Quantomeno, nonostante la quantità di cose che ci fossero da dire, nessuno dei due era in grado di proferire parola. Alla fine, si erano semplicemente abbracciati, promettendosi di proteggersi sempre a vicenda e di non lasciare mai che il loro rapporto fosse turbato da un qualsiasi agente esterno. Lui ed Albert erano legati da un indissolubile sentimento di amicizia, si sostenevano, si volevano bene, si aiutavano a vicenda. Molte volte Edward aveva riflettuto sul fatto che senza Albert la sua permanenza in quel posto sarebbe stata radicalmente diversa e certamente più penosa. Quando era ormai risaputo e accertato che i due sarebbero partiti per il fronte, erano giunte delle missive alle loro abitazioni dove si chiedeva, esplicitamente, in quale corpo desiderassero essere smistati. Quella era una cosa che generalmente i poteri forti lasciavano decidere direttamente agli interessati. Divenire soldati di terra era certamente la mansione peggiore. Si era costretti a fare turni estenuanti, vi era il pericolo delle bombe e, soprattutto, c'era il rischio di essere reclutati fra coloro ai quali era destinata la trincea. Tuttavia, neanche la prospettiva di arruolarsi nella marina gli gioviava particolarmente. Edward soffriva da sempre il mal di mare, il solo fluire delle onde gli procurava forte nausea e giramenti di testa, e l'idea di combattere addirittura sull'acqua era quanto di meno si potesse accettare. Rimaneva un'unica alternativa, che, a dispetto delle precedenti, non suscitava ancora completamente la sua approvazione. L'aviazione fondamentalmente non era male. Ma l'impellente necessità di imparare a guidare una macchina da guerra quale poteva essere un aereo militare, lo sconvolgeva. Non si sentiva in grado, non riteneva di avere le capacità adatte per tentare un'impresa del genere. Durante i loro mesi di addestramento, Albert era ugualmente avvilito. Terminate le numerose ore di esercitazione, i due piombavano nei loro letti, sfiniti, senza dirsi una sola parola, addormentandosi quasi all'istante. Era stata un'esperienza dura e quanto mai spiacevole. Ma, nonostante le prime settimane fossero state tutto tranne che gradevoli, col passare del tempo i due erano gradualmente riusciti ad abituarsi. Avevano stretto numerose amicizie con gli altri apprendisti piloti, tutti ragazzi inglesi semplici e alla mano, che avevano deciso di intraprendere quella carriera o a causa dell'emanazione dell'obbligo che non aveva lasciato altra scelta, o per pura decisione personale, molti infatti intendevano servire la nazione nella spasmodica lotta contro coloro che ritenevano fanatici nazisti, e per giunta, a dispetto di quel che avevano lasciato dietro di loro, erano ben felici di ritrovarsi in quel luogo. Trascorsero un lungo periodo all'interno della base, dove procedettero all'affinamento delle varie tecniche, e, quando furono giudicati sufficientemente pronti, partirono definitivamente. Ora alloggiavano in uno stretto circuito di una trentina di caserme ai margini di un'immensa foresta, dove, ogni mattina, partivano con i propri aerei con l'obiettivo di abbattere i numerosi caccia tedeschi che si aggiravano intorno la costa francese. Era un'impresa ardua e terribile. I piloti tedeschi erano notevolemnte superiori a quelli inglesi, molto più preparati e intrapredenti, l'industria che produceva i loro aerei faceva progressi da gigante, e lo stesso spirito tedesco che animava quegli uomini, per natura violento e iracondo, contribuiva ad incrementare la loro spietatezza. Cosa pensassero Albert ed Edward dei tedeschi, era sconosciuto persino a loro; il primo aveva il dente avvelenato in quanto li riteneva diretti responsabili del suo allontanamento forzato, il secondo li giudicava dei semplici fanatici, degli invasati macchiatisi di crimini contro l'umanità, che meritavano di perire nel modo più astruso. Questo era ciò che pensava Edward, quella notte, mentre sistemava con garbo le coperte del suo amico. 

''Edward? Che stai facendo?''

Edward credette che gli si fermasse il cuore nel petto al suono della voce del suo compagno, svegliatosi d'improvviso per mezzo del rumore provocato. 

ll giovane lo fissò con ironia. 

''Ti sei riaddormentato per l'ennesima volta con l'uniforme, idiota. Volevo scostarti le coperte per impedire che morissi asfissiato.''

Albert si tirò su con finta grazia. 

''Sono le quattro del mattino, Edward. Che combini ancora sveglio? Domani ne dobbiamo abbattere degli altri, non possiamo fermaci per nessun motivo al mondo. Dovremmo riposare.''

''Io..stavo pensando a quando arrivammo qui per la prima volta. Alle sensazioni che provammo, al primo aereo abbattuto, alla riuscita del nostro primo volo.''

''Non è passato neanche un anno. Sembra ieri che partimmo.''

''Albert, io..io vorrei tornare, sai?''

''Pensi di essere l'unico? Ne ho abbastanza di questa situazione. Non nego che estirpare da questo mondo miserevoli erbacce tedesche mi riempia il cuore di gioia, ma a volte mi lascio prendere dal desiderio di rivedere la mia cara Margaret, e il nostro bambino..dovrebbe avere due anni, oramai. Mi chiedo quando quel maledetto Terzo Reich affonderà sotto il peso delle sue stesse macerie, e tutti noi potremmo tornarcene finalmente a casa, dai nostri cari.''

''I tedeschi sono ossi duri, Albert.''

''Sono solo dei fanatici maledetti, e meritano di soffrire nel modo più terribile per tutto il dolore arrecato. Se me ne ritrovassi qui uno davanti, gli torcerei il collo fino alla morte.''

''Capisco i tuoi sentimenti.''

''Credo che faremmo meglio a tornare ai nostri caldi giacigli. Domani ci aspetta un'altra giornata di fatiche. Andiamo a dormire.''

Edward gli poggiò una mano sulla spalla. I due si guardarono un momento e, successivamente, ritornarono nei loro letti, desiderosi di assopirsi nuovamente il prima possibile. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Marilu2003lulu