Serie TV > NCIS
Segui la storia  |       
Autore: Valerie    20/01/2022    2 recensioni
Gibbs, che uomo enigmatico, si ritrovò a pensare, mentre cercava di scacciare quel senso di disagio che aveva sempre quando contrariava o feriva qualcuno e mentre ignorava di proposito il sospiro spazientito del compagno che riprendeva il cammino con l’auto. Il capo della squadra dell’NCIS era un tipo di poche parole, ma dagli occhi sempre vigili e scrutatori, aveva concluso. Non avrebbe mai dimenticato il loro primo incontro, erano atterrati a Washington solo da qualche ora, la pista che stavano seguendo sul caso Ventura li aveva portati in un capanno dismesso poco fuori città, si erano separati per perlustrare la zona e, dopo un po’ di tempo, nel silenzio più totale, aveva avvertito un fruscio alle proprie spalle, ma non prima di aver annusato nell’aria un leggero odore che era sicura di aver già sentito, un profumo, che solo dopo avrebbe ricondotto al pino silvestre. Non fece in tempo a voltarsi che si ritrovò con una pistola puntata alla tempia e un paio di occhi di ghiaccio che la fissavano. L’espressione dell’uomo era imperscrutabile, aveva un’aria austera, fredda, ferma
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Leroy Jethro Gibbs
Note: What if? | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Respirò profondamente mentre si fermava a rimirare la bellezza maestosa dell’Anfiteatro Flavio.
Era tornata a Roma da più di tre settimane, il suo capo le aveva concesso un lungo periodo di congedo, visti gli avvenimenti che l’avevano coinvolta a Washington, e si era quindi ritrovata con tanto di quel tempo a disposizione da non sapere cosa farne.
Aveva preso l’abitudine di fare lunghe passeggiate lungo le strade lastricate di sampietrini che costeggiavano alcuni tra i siti archeologici più importanti della capitale. Non era un tipo che amava la confusione dei posti affollati, ma negli ultimi tempi sentiva il bisogno di ritrovarsi in mezzo alla gente, che fossero turisti ignari del suo passaggio poco le importava, l’allegro chiacchiericcio dei passanti, o il borbottare di qualcuno meno gioviale, la faceva sentire meno sola.
Quel pomeriggio, però, aveva come meta la sede della SSI. Era stata richiamata urgentemente dal presidente della società per un motivo a lei ancora sconosciuto. Diede un’ultima occhiata al Colosseo e poi riprese a camminare.
Si chiese cosa ci fosse di tanto urgente da farla andare lì così di corsa. Il suo capo era stato sbrigativo ed evasivo per telefono, tanto da risultarle sospetto.
Al suo rientro in Italia era stata accolta in modo molto caloroso. I suoi ex colleghi di ufficio le avevano fatto una sorta di festa a sorpresa, benché da festeggiare ci fosse ben poco. Ma lei aveva apprezzato lo sforzo.
Una delle archiviste con cui lavorava prima di entrare a far parte della squadra Bravo, Laura, propose, con la scusa di aiutarla a sistemare il giorno dopo, di rimanere a dormire da lei, un’evidente operazione architettata per non lasciarla da sola, almeno quella prima notte.
Le fu profondamente grata per quell’accortezza. Non le fu facile riadattarsi a quei luoghi, lei che aveva sempre avuto problemi a riambientarsi dopo un lungo viaggio fuori casa.
Il suo capo e il direttore della SSI avevano ricevuto rapporti dettagliati stilati dall’NCIS su quanto avvenuto in America, ma fu chiesto anche a lei di redigerne uno.
Dopo l’interrogatorio di rito, però, l’avevano lasciata libera. Tutti i documenti erano allineati, nessuna difformità era venuta fuori.
Fece spallucce non riuscendo a trovare una motivazione apparente a quella convocazione. Ma poco importava, da lì a poco avrebbe scoperto il perché.
Il Forte Braschi, sede operativa dell’Agenzia informazione e sicurezza esterna, AISE, e dell’Agenzia informazione e sicurezza interna, AISI, era una vecchia costruzione edificata durante l’ultimo ventennio dell’800, ed era quanto di più diverso potesse esserci da un palazzo dall’architettura moderna come quello della sede dell’NCIS.
Olivia prese la strada per gli uffici della direzione dell’AISE, passando sotto ad un arco che riportava in latino il motto dell’agenzia: “Arcana Intellego”, “Comprendo i segreti”.
Le era sempre piaciuto quel motto. Comprendere, svelare, risolvere, era quello il lavoro di ogni singolo agente dell’SSI. Dietro la comprensione, il ragionamento, c’era la chiave che apriva tutte le porte.
Leggere questa frase non poté non riportarle alla mente  il motto del Corpo dei Marines, “Semper fidelis”, “Sempre fedele”.
Aveva imparato, nel tempo trascorso sul suolo americano, ad apprezzare quelle parole.
In fin dei conti, lei, che proprio nella fedeltà era stata tradita, quel motto lo sentiva anche un po’ suo. Era un ideale che continuava a portarsi nel cuore, nonostante tutto.
-Agente Lombardo- si presentò all’uomo di guardia.
-Prego agente, da questa parte- le fece strada lui, accompagnandola verso l’ufficio del direttore -La stanno aspettando-
Dopo che l’addetto alla sicurezza l’ebbe annunciata, entrò nella stanza.
-Agente Lombardo- la salutò il direttore, tendendole la mano.
-Direttore- fece lei ricambiando la stretta.
-Mi dispiace averla disturbata durante il suo periodo di congedo, ma era necessario- fece lui tornando a sedere sulla sua poltrona di pelle nera.
-E’ successo qualcosa?- chiese lei cercando di non sembrare allarmata.
-Ci sono alcune cose di cui vorrei lei venisse a conoscenza- disse l’uomo -Cose che, in accordo con la sede operativa dell’NCIS, abbiamo definito come non più soggette a stato di segretezza.
Olivia aggrottò la fronte. A cosa diavolo si riferiva?
-L’agente Riccardo Tosti è vivo- disse senza troppi preamboli.
Le parole del direttore le sembrarono lontane e incomprensibili.
-Come…scusi?- chiese, certa di non aver capito.
-So che la notizia può essere di forte impatto per lei, agente Lombardo- fece l’uomo, quasi a mo’ di scusa.
-Le spiego- aggiunse poi -Le condizioni del suo partner si sono stabilizzate qualche giorno dopo il ricovero. Quando abbiamo capito che sarebbe uscito dal coma, abbiamo attivato per lui un’operazione…-
-Protezione testimoni- concluse lei, iniziando a capire.
-Esatto- rispose il direttore in modo compiaciuto -Riccardo è stato poi trasferito in un altro ospedale, facendo credere a tutti che fosse morto. Questo avrebbe agevolato la sua posizione di collaboratore di giustizia. Se Ventura lo avesse saputo morto, lui non avrebbe avuto più nulla da temere-
Olivia scosse leggermente la testa. Non riusciva a credere a nulla di tutto quello. Riccardo era vivo.
Mentre lei si tormentava con sensi di colpa e una terribile sensazione di irrisolto, lui era tenuto sotto protezione dall’NCIS.
-Chi sapeva della messinscena della morte dell’agente Tosti?- chiese in modo spontaneo.
Doveva saperlo. Doveva sapere se, mentre lei si disperava fra le braccia di Gibbs, la notte della telefonata che annunciava la morte di Riccardo, lui fosse a conoscenza di tutto quel piano oppure no.
Cercò di razionalizzare la cosa. Capiva bene che, anche se lui avesse saputo la verità, avrebbe avuto dei validi motivi per nascondergliela.
Rivisse rapidamente gli attimi del rapimento. Se fosse stata a conoscenza del programma di protezione, avrebbe rischiato di spifferare tutto pur di far cessare le torture subite, e Ventura, una volta appresa l’informazione tanto desiderata, l’avrebbe fatta fuori senza troppe remore.
-Il direttore Vance e l’agente speciale Gibbs-
Nonostante fosse consapevole che tutto era stato fatto per proteggerla, il suo cuore perse un battito.
Fissò l’uomo che aveva di fronte per qualche secondo senza dire nulla. L’insicurezza che minava da sempre la sua sfera relazionale e contro cui lei combatteva in modo stoico da che aveva memoria cercò di intaccare i ricordi che aveva di Gibbs.
Non poté evitare di rivisitare la notte che avevano passato insieme sotto quella nuova prospettiva.
All’improvviso si sentì nauseata.
-Se non c’è altro da aggiungere, direttore, io andrei- fece lei alzandosi dal suo posto.
-Solo un secondo, Lombardo- disse lui alzandosi a sua volta -Non vuole sapere dove si trova l’agente Tosti?-
Era così contorta la realtà per lei in quel momento, che l’unica cosa che avrebbe voluto fare era infilare la testa sotto terra, come uno struzzo.
Scosse la testa in segno di diniego.
Era consapevole che prima o poi il momento del confronto con Riccardo sarebbe arrivato, ma non era quello il giorno in cui avrebbe voluto incontrarlo. Aveva bisogno di riordinare alcune cose nella sua testa, prima di azzardare quel passo.
L’uomo annuì comprensivo.
-Attenda un attimo qui, per favore- le disse dirigendosi verso la porta -C’è qualcuno che vuole parlare con lei-
Guardò il direttore dell’SSI uscire dalla stanza e sperò con tutta sé stessa che la persona in questione non fosse il suo ex partner. Non era riuscita ad ucciderlo la prima volta, niente e nessuno le avrebbe evitato di riuscirci la seconda.
Si guardò intorno, nei minuti interminabili di attesa.
Aveva deciso due cose, nel frattempo. La prima: che era troppo emotiva per continuare a lavorare in quel settore dei servizi segreti. La seconda: che avrebbe presto richiesto lo spostamento dal campo agli archivi. I documenti non ti davano tutti quei problemi.
Sospirò passandosi le mani sul viso. Non aveva proprio idea da dove iniziare a mettere ordine in quel groviglio di pensieri che le affollavano la mente. Era tornata in Italia prima del previsto proprio perché sentiva la necessità di rimettere insieme i pezzi di sé. Una volta che aveva finalmente iniziato a sistemare qualche tassello, ecco che era stato buttato di nuovo tutto all’aria.
La cosa che più la frustrava era che in quel caos di verità e bugie l’unico che rimaneva al proprio posto era il pensiero fisso per Gibbs.
-Che andasse al diavolo!- si lasciò scappare a voce alta.
-Ma sono appena arrivato- una voce familiare le giunse alle orecchie, seguita dal rumore della porta che si chiudeva.
Trattenne il fiato per un istante, intimorita dalla possibilità di voltarsi e di trovarsi davanti l’uomo che non faceva altro che occupare lo spazio dei suoi desideri, sogni e ricordi da ormai diverso tempo.
-Ciao, Olivia- la salutò Gibbs parandosi davanti a lei.
Lo guardò qualche altro secondo in silenzio.
Era indecisa se fare finta di niente e fuggire, oppure arrabbiarsi come poche volte le era capitato prima perché, anche a 7212 km di distanza, lui riusciva ad ingombrarle la vita e, non pago, era addirittura venuto fino a Roma per ricordarle della sua esistenza.
-Ciao, Gibbs- rispose prendendo fiato.
-Ti va se facciamo due passi?- le chiese lui avvicinandosi un po’.
Lei annuì appena, ancora incredula.
Camminavano fianco a fianco senza proferire parola. Gibbs nel suo cappotto nero e Olivia nel suo chiodo di pelle imbottito.
-Insomma, a cosa dobbiamo la tua visita?- interruppe lei il silenzio, mentre uscivano nei giardini che circondano il Forte Braschi.
La giornata poteva dirsi ottima. Si avvicinavano i primi giorni di primavera e nel cielo v’era un sole tiepido e piacevole.
-Io e McGee abbiamo scortato Riccardo fin qui- le spiegò infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
A giudicare dal modo disinvolto, almeno in apparenza, con cui lo disse, Gibbs doveva essere a conoscenza del fatto che a lei fosse stata rivelata la verità.
Olivia non riuscì a controbattere nulla. Per lei era ancora tutto molto lontano dall’essere afferrato come concreto.
-Mi serve un po’ di tempo per rendermi realmente conto che l’ultimo mese della mia vita in realtà è stato solo una menzogna- disse finalmente, cercando di dare una spiegazione a quei suoi silenzi prolungati.
-Lo capisco- fece lui.
-Mi dispiace non essere stato totalmente sincero con te- aggiunse poi, rallentando il passo fino a fermarsi e guardandola fissa in viso.
Olivia rimase colpita da quelle parole.
-Hai appena infranto la regola sei, o sbaglio?- gli chiese incredula.
-Ne ho infranta più di qualcuna negli ultimi mesi, in verità- le rispose sorridendo -La otto, la dieci, la dodici…ma la sei credo sia la prima volta-
A scapito del sorriso che aveva messo su, l’espressione sul suo viso rimaneva seria.
-Olivia, io…- riprese a dire -…non credo che sia stato tutto una menzogna- c’era esitazione nella sua voce e lei si rese conto di essere in attesa di udire qualcosa di più.
-A cosa ti riferisci in particolare?- gli chiese, abbandonando qualsiasi imbarazzo o scrupolo.
Potevano tranquillamente dire basta alle verità nascoste, alle parole a malapena sussurrate e alle cose dette a mezza bocca. Se erano di nuovo l’uno di fronte all’altra a parlare di quello che era stato, per l’ultima volta, allora che si potessero dire le cose con chiarezza.
-Ho saputo che Riccardo era vivo solamente il giorno in cui ti è stato riassegnato il caso- disse lui.
Olivia lo guardò intensamente negli occhi. Forse sapeva cosa in realtà stesse cercando di dirle. Non voleva che pensasse che era andato a letto con lei approfittando del suo dolore, sapendo che era tutta una messinscena.
Annuì semplicemente, riprendendo a camminare.
In realtà, in parte si sentì sollevata. La paura più grande che aveva avvertito, mentre il direttore le diceva la verità, era stata proprio quella.
Non sapeva che dire, però. Si sentiva anche molto sciocca. Se ne stava lì, con l’ingenua speranza che le dicesse qualcosa che li riguardasse, ma non sapeva neanche lei esattamente cosa sperare.
A Washington era rimasta in ospedale per quasi due settimane e lui era andato a trovarla ogni singolo giorno. Una volta, non sapeva come avesse fatto a convincere gli infermieri, lo aveva trovato a dormire sulla sedia accanto al suo letto alle tre del mattino.
“Ho i miei metodi” le aveva detto la mattina seguente, mostrando quel suo sorriso malizioso.
Olivia aveva apprezzato quelle visite interminabili. Lo vedeva arrivare e, quando giungeva l’ora di andare a dormire, lui era ancora lì accanto a lei.
Si era beata della sua presenza, consapevole che presto avrebbe dovuto dirgli addio.
Erano state numerose le volte in cui lo aveva sorpreso a fissarla, e in quelle occasioni si rese conto che il suo sguardo era cambiato. C’era qualcosa di diverso in lui, ma non seppe metterlo subito a fuoco.
Era un misto di tristezza e malinconia, di paura e desiderio.
“Jethro” lo aveva chiamato una volta, attirando la sua attenzione su di sé “Che stiamo facendo?” gli aveva chiesto poi con lentezza.
Lui l’aveva guardata a lungo, come era solito fare mentre sceglieva e soppesava le parole da usare.
Avrebbe voluto dirle molte cose, ma il timore di trascinarla in un vortice di tormento l’aveva fermato.
Era diventato viscerale il suo attaccamento per lei. La sentiva dentro, sotto la pelle, nei nervi, e la cosa lo terrorizzava. Non c’era spazio in lui. Come poteva spiegarle quelle cose, magari proporle un compromesso col rischio che accettasse e poi condannarla ad un futuro di privazioni, in cui lui ci sarebbe stato sempre e solo a metà, diviso fra il presente e quello che era stato?
“Una sciocchezza” le aveva risposto allora.
Olivia aveva preso quelle parole e, con tutta la fermezza di cui era capace, gli aveva risposto che aveva ragione.
“Forse dovremmo salutarci oggi” gli aveva detto poi lei, quasi in un sussurro.
Non era l’orgoglio ad aver parlato. Solo che sapeva che ogni giorno in più passato insieme avrebbe contribuito a rendere più difficile il loro distacco.
“Non sono arrabbiata” si era poi affrettata a spiegare “Voglio solo non…”
“Non stare troppo male dopo” aveva concluso lui.
Lei aveva annuito.
Non era più tornato dopo quel giorno.
Le aveva fatto male, ma sapeva fosse necessario per entrambi.
Gibbs la guardò fare qualche passo in avanti e, mentre si allontanava da lui, riportò alla mente una discussione avuta con il dottor Mallard un paio di giorni dopo la sua partenza da Washington.
Era stato lui stesso a riprendere l’argomento Olivia. Quella “questione di spazi”, di cui Ducky gli aveva parlato, non lo lasciava in pace.
“Jethro” aveva pazientemente detto il dottore “Tu desideri che lei faccia parte della tua vita?”
La domanda così diretta lo aveva spiazzato.
“Tu dici che non ci sia spazio per lei, ma la verità è che hai paura” aveva continuato Ducky.
“E non parlo del sacro timore di poterla rendere infelice perché soffri ancora per la perdita di Shannon, oh, no. Tu ti nascondi dietro a questa giustificazione, ma la realtà è che hai paura che lo spazio che le riservi oggi, domani potrebbe essere vuoto anche di lei. Hai il terrore di perdere le persone che ami, Jethro”
-Olivia- la chiamò d’un tratto, rimanendo fermo al proprio posto.
Forse era arrivato il momento di smetterla di far dire l’ultima parola alla paura. Forse era arrivato il momento di essere coraggiosi in un modo diverso rispetto a quello a cui lui era abituato.
Quel tipo di coraggio lo aveva imparato da lei. Lei così insicura su tante cose, ma che con tenacia non voleva mai far vincere i mostri che la tenevano chiusa in un angolo.
Olivia si girò perplessa, tornando sui propri passi.
-Qualcosa non va?- gli chiese.
-Torneresti a Washington con me?-
Per una manciata di secondi il sangue smise di fluirle nelle vene.
-Come, scusa?- chiese, convinta di non aver capito.
-L’NCIS attiva dei gemellaggi, una volta l’anno. L’SSI è già d’accordo, nel caso in cui tu decidessi di aderire al progetto-
Olivia lo guardò come se fosse un alieno appena sceso da un’astronave.
-Sei impazzito- affermò ridendo in modo plateale.
-Potresti tornare a casa un fine settimana al mese- continuò a spiegarle lui, come se nulla fosse.
-Non ha senso…- fece lei scuotendo la testa.
-I viaggi sono pagati- disse ancora lui.
-Jethro!- esclamò esasperata.
Era completamente folle. Continuava a parlare senza prendere in considerazione nessuna della cose che lei stava dicendo.
-Non verrò a Washington- affermò con decisione.
-Perché no?- le chiese lui avanzando di qualche passo.
-La domanda giusta è: perché dovrei?- controbatté lei risentita.
-Perché vuoi stare con me- disse Gibbs avvicinandosi pericolosamente al suo viso, e l’ossigeno sembrò mancarle.
-Non conta quello che voglio io- rispose senza spostarsi di un millimetro e guardandolo fisso negli occhi. Era così vicino da poter sentire il suo respiro sulle labbra.
Ogni muscolo del suo corpo si sarebbe mosso per buttarla fra le braccia di quell’uomo. Ogni nervo fremeva per la sua vicinanza.
-Perché anche io voglio stare con te- le sussurrò ancora lui sostenendo il suo sguardo.
Olivia sbatté le palpebre diverse volte, incapace di continuare in quel modo.
Le sembrava tutta una follia. Eppure era certa che Gibbs non avrebbe mai osato dirle quelle cose se non fosse stato certo di volerle davvero.
-Hai detto che era una sciocchezza- gli disse, iniziando ad avvertire gli angoli degli occhi pungerle.
-Sì, l’ho detto- riconobbe lui, allontanandosi di poco -Perché avevo paura di dirti la verità…di dirmi la verità- si corresse, mentre lei rimaneva in ascolto.
-Io sono un uomo spaventato, Olivia. Sono stato un pessimo marito per tre donne diverse, perché non sono mai riuscito a…- esitò un istante -…a lasciarmi alle spalle Shannon e Kelly-
Era la prima volta che lo sentiva parlare di loro. Sentir pronunciare quei nomi dalla sua bocca ebbe un effetto così tagliente.
-Jethro, io non voglio che tu faccia questo…-
Era sincera mentre gli diceva quelle parole. Riusciva a percepire la sua sofferenza. Se stare con lei avesse voluto dire procurargli un tale dolore, Olivia avrebbe rinunciato a tutto.
-Non voglio saperti stare male mentre ti sforzi di farmi posto nella tua vita- continuò.
-Ma io voglio farlo!- esclamò lui -Mi sono reso conto che, con o senza di te, la loro perdita è una cosa che devo affrontare. Non posso fuggire per sempre-
Olivia aveva il cuore che le batteva prepotentemente nel petto. Avrebbe voluto abbandonarsi alla piacevole sensazione che iniziava a propagarsi dal centro del suo ventre e piano si irradiava tutt’intorno, ma aveva anche timore che potesse scoppiare tutto come in una bolla di sapone.
-E’ che adesso ho un valido motivo per farlo…- disse ancora Gibbs, posandole una mano sul viso.
-Non devi liberare il loro posto per me- fece lei prendendo la sua mano nella propria.
-No, è vero, ma voglio che tu ne abbia uno tuo- era di nuovo così vicino da poterle soffiare sulle labbra.
Tremava Olivia, al pensiero di ciò che tutto quello volesse dire.
Era un grande salto nel vuoto, non c’era garanzia alcuna che le cose potessero andare bene, solo la buona volontà di entrambi.
-Possiamo prenderci del tempo?- gli chiese non muovendosi di un millimetro.
Gibbs chiuse gli occhi e sospirò, poggiando la sua fronte su quella di lei.
Capiva bene quella proposta. Stare del tempo lontani, dare a lui la possibilità di elaborare un lutto che si portava dietro da anni. Era una cosa ragionevole e saggia, ma la verità era che voleva averla vicino al più presto.
-Tutto quello che sarà necessario- era stato così tanto tempo chiuso in un limbo apparentemente senza uscita, doveva sforzarsi di attendere solo un altro po’.
-Però, adesso ho bisogno di darti un bacio, altrimenti non sarò in grado di aspettare neanche un secondo- le disse poi tornando a guardarla dall’alto della sua statura, quasi incapace di contenersi.
Olivia sorrise in modo spontaneo, invitandolo così a saggiarle finalmente le labbra.
Fu un bacio lento, di quelli che si vuole assaporare con lenta tenerezza, con la speranza di poterne avere tanti altri ancora.
Il fatto che fossero nel bel mezzo dei giardini del Forte Braschi, sotto gli occhi di tanti, sembrò non preoccuparli affatto.
 
 
 
 
 
*Angolino di un’autrice provata*
Ciao a tutti!
Eccoci alla conclusione -che di conclusione ha poco- visto che il finale è abbastanza aperto XD
Nelle mie intenzioni c’è di pubblicare delle flash o delle OS che integrino alcuni aspetti mancanti della trama (tipo l’incontro con Riccardo, il post periodo di lontananza), ma per ora preferisco concludere qui la storia di questi due.
Scrivere di Gibbs è stato provante, lasciatemelo dire! Non sa mai quello che vuole, è troppo taciturno e anche troppo tormentato, mi ha fatto spazientire più e più volte XD
Detto questo, volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto e chi, come Laura, ha lasciato un commento.
Spero di avervi appassionato un pochino e di ritrovarvi, quindi, alla prossima lettura!
Vi abbraccio fortissimo,
_Val_
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                   
 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > NCIS / Vai alla pagina dell'autore: Valerie