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Autore: MusicAddicted    21/01/2022    6 recensioni
AKA Le Avventure di JJ&KK!
Killgrave si incammina sul lungo e tortuoso sentiero della redenzione, tra uno scivolone e l’altro.
Jessica cerca di mantenerlo sulla retta via, tra un battibecco e l’altro.
Se volete farvi strada fra quintalate di fluff, situazioni tragicomiche e una spruzzata di romanticismo, siete i benvenuti ;)
Teoricamente sarebbe il sequel della miniserie ‘Stupid Christmas Time!’ … ma se volete la reader’s digest version: Kevin sta cercando di rigare dritto. Per lei. Sempre per lei.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave, Malcolm Ducasse, Trish Walker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehmm, che dire, non so se sia più grave che non aggiornassi questa storia da Luglio… o che sia tornata con un capitolo così chilometrico… riuscirete ad arrivare fino in fondo?

Succedono talmente tante cose che dovevo condensarle in un bannerino *O*

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AKA An old friend, not so old, but mostly not so friend

 

Quella mattina di primavera inoltrata, nonostante la bella giornata di sole che invoglia a uscire, Jessica se ne sta nel suo studio, intenta a raccogliere materiale per un caso.

Un leggero bussare la desta dalle sue attività.

 

“Sì?” domanda quasi controvoglia, dondolandosi sulla poltrona. “Comunque è aperto!” invita ad entrare.

 

La porta si spalanca lentamente e Jessica mette subito a fuoco le bionde treccine tirolesi di Ingrid.

 

"Fraulein Jessica, Herr Killgrave desidera vederla, può andare da lui?”


“Cos’è? Te lo ha ordinato e se non lo faccio tu devi picchiarti col battipanni?” domanda la detective, studiandola a fondo.

 

- Non che mi dispiacerebbe come spettacolo a cui assistere. Tanto la fermerei in tempo.. forse.-

 

“Uh? Nein, nulla del genere. Lui sapeva che dovevo passare qui a pulire, quindi mi ha solo chiesto se potevo fargli da portavoce.” replica tranquilla la domestica, prendendo un detergente dal carrellino che ha lasciato in corridoio.

 

“Beh, no, non andrò da lui.” dichiara perentoria Jessica, pronta a studiarne le conseguenze.

 

“Peccato,” fa spallucce Ingrid, spruzzando il detergente su una delle vetrinette e cominciando a pulire.
 

- Niente percosse col battipanni, niente detergente che si spruzza in gola.. nessun tentativo di buttarsi dalla finestra.. allora non c’è davvero alcun comando dietro quella richiesta!- deduce Jessica.

 

“No, okay, era solo un test. Andrò da lui, dove lo trovo?” le domanda subito dopo.


“Lui sta in camera sua.” la informa la giovane domestica, continuando a pulire come nulla fosse.

 

- Ma certo, in queste settimane è stato tutto fin troppo quieto, dei bacetti sporadici non gli bastano più…- riflette Jessica, mentre sale le scale. - L’ultima volta che sono stata nella sua stanza gli ho fatto quel massaggio e poi ho dormito con lui. Forse vuole una di queste cose. O entrambe. O qualcosa di più del semplice dormire…- continua ad assillarsi di domande mentre è già nel corridoio che porta alla fatidica stanza. - E io? Sono pronta a dargli qualcosa di più? In questi mesi sono cambiate così tante cose, lui per primo è cambiato così tanto…-
 

La detective prende un gran respiro, prima di abbassare la maniglia di quella porta che scopre già aperta.


-Non è nudo. Non è a letto. Anzi, non è proprio nella stanza.- analizza la situazione, prima di sentire un leggero scroscio d’acqua provenire dal bagno adiacente ed è lì che si dirige.

 

“Kevin?” lo chiama, prima di vederlo in un completo malva ma senza giacca, con la camicia blu arrotolata sulle maniche e  la testa china sulla vasca, impegnato a sciacquare bene la testa col doccino.

 

“Oh, meno male che sei venuta, così lo constati coi tuoi occhi. Vedi, Jess? Quel poco che rimaneva del colore sta scaricando un’ultima volta, ormai sono tornato castano,” le dice a testa in giù, finendo di risciacquare lo shampoo rimanente. “Ci tenevo a fartelo vedere coi capelli bagnati, visto che quando sono asciutti tendi a non credermi,” le strappa un sorriso, memore dell’ultima volta che ha provato a fregarla con una parrucca.
 

“Sì, lo vedo. Bentornato alla normalità.” mugugna lei.

 

La verità è che è così colpita dall’innocenza dei suoi propositi che quasi vorrebbe stringerlo a sé e baciarlo, ma maschera tutto con un’alzata di spalle.

 

“Puoi tornare ad affidarmi dei casi. Sono rimasto fermo a otto fin troppo a lungo,” prosegue lui, frizionando i capelli con una salvietta davanti allo specchio.

 

“Vedremo. Ultimamente sta succedendo poco o nulla nei dintorni, io stessa ho risolto quasi tutti i casi che avevo, sono vicina anche a risolvere l’ultimo e sto attendendo nuove richieste,” lo informa lei.

 

Killgrave si sorprende quando la vede prendere l’asciugacapelli dall’armadietto.

 

“Davvero vuoi restare qui ad aiutarmi?” le chiede mentre si pettina i capelli bagnati.

 

Jessica replica l'alzata di spalle precedente.

 

“Tanto ho lo studio invaso al momento!”

 

“Si chiamano ‘pulizie’, Jess!” puntualizza lui.

 

"Preferisco chiamarle ‘scocciature’,” controbatte lei. “Quindi ora siediti e vedi di non rompere.” continua, prima di accendere il phon.

 

Mentre lo asciuga nei vari punti, partendo dalla nuca, le mani di Jessica scorrono fra i capelli di Kevin con più dolcezza di quanto non voglia ammettere.

 

E il bel persuasore potrebbe abituarsi facilmente a tutto questo.

 

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“Non è possibile che non stia succedendo nulla, sei tu che lo fai per dispetto e non vuoi affidarmi altre missioni!” borbotta Kevin, circa una settimana dopo, quando Maggio ormai sta finendo e ancora non si è palesata nessuna novità.

 

“Io per prima sono senza casi, figurati se te lo faccio per dispetto!” replica Jessica, mentre sono intenti a far colazione. “Voglio dire, sì, certo che te lo farei come dispetto, ma solo se te lo meritassi e non è questo il caso. In queste settimane sei stato davvero ineccepibile.” gli riconosce.

 

Ovviamente, lui coglie la palla al balzo.

“Così ineccepibile che mi vuoi dare un bacio?” le domanda, addentando una croccante fetta di pane tostato con burro e marmellata.

 

Jessica si alza da tavola con un movimento brusco, tanto da far temere a Kevin di aver detto qualcosa di troppo, poi si accorge che lei sta solo facendo il giro del tavolo per arrivare a lui e prima che se ne possa rendere conto lei gli è già seduta in grembo, con le dita intrecciate dietro la sua nuca per tirarlo più a sé nel corso del bacio profondo che gli sta dando.

 

“Sì, ma solo perché sai di ciliegia!” si lecca le labbra soddisfatta lei, lasciandolo un po’ basito, ma di certo felice.


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“E dài, Jessie..”
 

“Ti ho detto di no!”

 

Le motivazioni che li spingono a discutere sono le stesse del giorno prima, cambia però lo scenario: è pomeriggio e si trovano in salotto, lei rannicchiata sul divano, lui disteso sul suo amato tappeto viola, con i gomiti sprofondati nel morbido tessuto e le mani a sorreggergli il mento.


“Tanto non hai niente da fare nemmeno tu. Mi sembra tanto semplice: esco di qui, chiedo a gente a caso di fare cose e poi noi risolviamo la situazione.” torna alla carica lui.
 

“NO!” sbotta Jessica.

 

“Cos’è, non ti piace la gente a caso? E se lo chiedessi a Ingrid di mettersi nei guai?”

Jessica contempla, anche se solo per un momento, l’interessante prospettiva di quella fin troppo perfetta domestica che si ritrova dietro le sbarre per un qualsiasi crimine che nemmeno ha volutamente commesso.

 

“Guarda che era solo un tranello, cara la mia virtuosa detective, e tu ci sei cascata in pieno!” ridacchia lui.
 

“Guarda che ti avrei detto no, comunque. Bene, buon per te che stai dimostrando di provare una sorta di affetto umano per qualcuno che non sia io, ma questo non rende meno disdicevole mettere in mezzo degli innocenti per soddisfare un tuo capriccio!” gli fa la morale lei.

 

“Ma quale affetto umano? Il mio è puro interesse personale, Ingrid è una domestica fantastica, dove la trovo una migliore di lei?” sminuisce lui, facendo spallucce.

Stavolta è Jessica che vuole tendergli una trappola.

 

“Ah, okay, quindi mi stai dicendo che se Ingrid fosse incinta, la sbatteresti fuori da qui senza pensarci due volte?”

“Sai qualcosa che io non so? Ingrid e Daniel aspettano un bambino?” le domanda Kevin e l’entusiasmo acceso con cui lo fa non è certo quello di un datore di lavoro irritato dalla notizia.

 

Jessica si alza dal divano per andare verso di lui.
 

“Stavolta ero io a metterti alla prova. No, non c’è nessuna dolce attesa all’orizzonte,” lo informa lei, inginocchiandosi sul tappeto, per sporgersi verso di lui. “Ma non c’è nulla di sbagliato nel provare un po’ di affetto umano verso qualcuno, anzi!” gli sorride, prima di baciarlo.

Il coinvolgimento fra loro è tale che nel giro di pochi minuti su quel tappeto Jessica ci si ritrova sdraiata, con Kevin che la sovrasta, impegnato a baciarle il collo in un modo che la sta facendo impazzire.

 

“E comunque, nessuna forzatura degli eventi,” riesce a recuperare il controllo di sé sufficiente a separarsi da lui e rialzarsi. “Se non succede nulla che richiede un'indagine, ce ne stiamo entrambi tranquilli ad aspettare.” decide.

“Non posso dare nemmeno una mano al Detective Costa?” azzarda Killgrave.

“Per quanto ne so è un periodo stranamente tranquillo anche per la polizia. Accetta le cose come stanno e godiamoci un po’ di quiete.” replica lei, anche se è la prima ad annoiarsi nell’attesa.


“Ma com’è possibile che questa città che solitamente è un inferno vivente si sia data una calmata proprio adesso?” borbotta lui. “Allora, trasferiamoci noi, Jess, andiamo, che ne so, a Chicago, lì di sicuro ci sarà qualcosa da fare.” le strappa un sorriso lui.


“Le trasferte arrivano coi casi da bacheca, mi spiace, niente da fare. E se ben ricordi, l’unica volta che siamo andati a Chicago non era per un caso.” puntualizza lei.
 

“E va bene, va bene. Posso almeno far attraversare la strada ad altre vecchiette? Giuro che stavolta ne aspetto una che abbia davvero bisogno!” la fa ridere un’altra volta lui.
 

“Facciamo così. Usciamo, quindi vatti a preparare. Andremo in un bar e, se scoppia una rissa, tu la puoi sedare e te lo conto come caso risolto.” trova un compromesso lei.


Lui si alza subito dal tappeto, precipitandosi verso le scale.

 

“Oh sì, mi piace!”

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“Sul serio, Jessica?” ringhia Killgrave, mentre sono seduti al tavolo, in attesa delle loro ordinazioni.
 

“Non ho mai specificato di che bar si sarebbe trattato.” argomenta a sua discolpa Jessica, che in realtà si sta divertendo un sacco.

 

“Io ero convinto mi avresti portato in una delle bettole che sei solita frequentare tu a Hell’s Kitchen, non certo qui nell’Upper East Side in questo posto così per bene, dove la cosa più provocatoria che possa accadere è presentarsi con la camicia abbottonata in modo sbagliato!” prosegue il persuasore, nella sua filippica.
 

“Non a caso questo è uno dei posti preferiti di Trish.”

“La cosa non mi sorprende,” alza gli occhi Killgrave. “Come ti aspetti che possa scoppiare una rissa in un posto che si chiama The Pony Bar? Per l’inferno maledetto, credo di aver visto anche dei tavoli di famiglie coi bambini!”


Stanno ormai per finire i loro drink, quando è proprio uno di quei bambini che va verso di loro.

 

“Hey, io so chi sei!” esclama il piccoletto, indicando Jessica.


Kevin nel mentre lo sta fissando attentamente, con gli occhi ridotti a due fessure.
Non è la prima volta che vede quel bambino.

 

“Quella super forte, super brava che aiuta sempre la gente a risolvere i problemi?” gongola Jessica, con aria un po’ spaccona.
 

“Jess, temo che lui sia un vecchio amico, non così vecchio, ma soprattutto non così amico.” la tira a sé Kevin, per parlarle all’orecchio.

“Cosa? No. Sei quella che aveva portato al parco l’aiutante di Babbo Natale!”

Forse ha solo i capelli castani un po’ più pettinati dell’ultima volta che lo hanno visto, ma finalmente anche Jessica fa le giuste associazioni e riconosce nel loro giovanissimo interlocutore il pestifero bambino al parco il giorno di Natale.

 

“Se ben ricordo, non eri stato molto contento quando hai incontrato l’aiutante di Babbo Natale,” riprende il discorso Jessica.

 

“Beh, certo, è una schiappa a portare i regali, ma forse in una cosa può aiutarmi,”

 

“Di che aiuto avresti bisogno?” si decide a rivolgergli la parola Killgrave.

 

“Ieri ho perso il mio cagnolino, Buck!” racconta il bimbo prima di scoppiare a piangere. “E mi manca tantissimo, è il mio cagnolino, gli voglio bene e lui deve stare con me!”

“Piangere non serve a niente, smetti subito.” gli impone Killgrave, asettico, e il bambino ovviamente obbedisce.

Jessica da una parte vorrebbe prenderlo a calci, ma dall’altra capisce che, a suo modo, il persuasore sta impartendo una lezione di vita a quel bambino.

 

Prende un tovagliolo dal distributore del bar, fruga fra le tasche della sua giacca in cerca di una biro e poi allunga il tutto verso il bambino.


“Sapresti farci un disegno del tuo cagnolino?” gli domanda la detective.

Il bambino si mette all’angolo del tavolo e comincia a disegnare con un tratto piuttosto deciso un cerchio, due più piccoli per fare gli occhi, uno ancora più piccolo per il naso, una linea per la bocca con un semicerchio che esce da un lato per simboleggiare la lingua e due triangoli che rappresentano le orecchie.

“Ecco, più o meno Buck è così.” espone fiero la sua opera d’arte ai due adulti.

“Bene, Picasso, non sarà affatto difficile trovare il tuo cane!” commenta sarcastico Kevin.


Jessica deve mordersi la lingua per non ridere.
 

“Oh sì, questo è decisamente un lavoro per l’aiutante di Babbo Natale!” decide lei, guadagnandosi un’occhiataccia dal persuasore.

 

“Vi ricordo che siamo quasi a Giugno, temo che gli aiutanti di Babbo Natale in questo periodo dell’anno non siano operativi.” puntualizza Kevin.
 

“Io sono certa che una piccola eccezione quell’aiutante la farà.” insiste Jessica.


“Io invece sono certo che i tuoi calci lui se li ricordi ancora benissimo!” commenta Kevin, rivolto al bambino, che lo guarda con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.


“Ma tu come lo sai?”


“Io e l’aiutante di Babbo Natale siamo molto amici e quando arriva qui in città mi racconta sempre tutto.”

“Allora se è tuo amico lo puoi chiamare!” insiste il bambino.

 

“David! Ma quante volte te l’ho detto che non devi allontanarti senza dirmelo!” lo rimprovera la madre, sopraggiungendo. “E poi non devi parlare con gli sconosciuti.” gli raccomanda, prima di volgere lo sguardo a quel tavolo. “Scusatelo, vi ha dato fastid… oooh, ma noi ci conosciamo!” sorride, riconoscendo di chi si tratta.

“Già. Piccolo il mondo, eh, Signora?” fa un cenno con la mano Jessica.

“David, da bravo, torna al tavolo che la mamma arriva subito.” dice al figlio che stranamente non obietta.

 

“Dovete perdonarlo, è più pestifero del solito, ma è anche da capire, ha perso…”

“Il suo cane, sì lo sappiamo, ce lo ha detto.” l’anticipa Kevin.

“E le dirò di più signora. Forse lei non lo sa ma io sono una detective e sono anche dannatamente brava. David riavrà il suo cane prima di riuscire a fare lo spelling del suo nome!” le assicura lei.

 

“Ohh, lo fareste così felice e io non baderò a spese nel ricompensarvi.” sorride loro la donna. “E ora che la vedo senza il costume di Babbo Natale… beh, ribadisco ancora di più quanto voi due siate una coppia bellissima!”

Se Kevin sta gongolando, Jessica è di tutt’altro avviso.

“Oh, la prego, non mi faccia pentire di volerla aiutare.” alza gli occhi. “Quanto al costume di Babbo Natale, fa parte dell’indagine, sa, è una promessa fra suo figlio e il mio… partner, di lavoro, intendo!”

 

La signora approfitta del tovagliolo e della penna che sono già sul tavolo e scrive loro l’indirizzo.
 

“Potete iniziare quando più preferite.” li invita.

“Saremo da lei domattina.” la congeda Jessica, facendola tornare dal figlio.

 

“Non eri seria, vero, Jess?” mormora Kevin.


“Sul fatto che tu sia il mio partner? Cazzo, no, era una balla per rabbonire Mrs Agenzia-Cuori-Solitari!” brontola lei.
 

“Sul fatto del costume…” precisa lui, un po’ offeso.
 

“Beh, David ha chiesto l’aiuto dell’aiutante di Babbo Natale, non vorrai deludere le innocenti aspettative di un bambino, no?”

“Jessica, no!”

“Non eri tu che morivi dalla voglia di avere un caso? Eccolo, e parteciperò anche io, cosa vuoi di più?”

 

“Sì, lo so, però…” mugugna lui, ben lontano dall’essere convinto.

 

“Sai perché ho detto a Mrs. Fayan,” argomenta Jessica, leggendo che sul tovagliolino oltre all’indirizzo le ha scritto anche il nome. “Che da lei saremmo andati domattina? Perchè almeno ho tutto il resto di questa giornata per convincerti.” svela lei, finendo il suo Americano.

“Non credo che mi convincerai mai,” controbatte Kevin, sorseggiando quel che resta del suo Daiquiri.

“So essere anche più persuasiva di te, se voglio.” lo sfida lei, scivolando più vicina a lui, la mano che si insinua all’interno della giacca. “E so anche quali tasti premere,” sussurra, a un soffio delle sue labbra, prima di dargli un bacio che mischi i due sapori alcolici, per lo più Campari e Rum.


“Ottimo bacio, mia cara, ma no, non mi hai convinto!” commenta lui, divertito.

 

“Oh, ma la mia tattica non era certo questa, pensavo di farti qualcosa che in passato ti era piaciuto parecchio.” ammicca lei.
 

Kevin ha un chiaro ricordo delle mani di Jessica che massaggiano il suo corpo nudo, cosparso di olio profumato e la guarda pieno di aspettative.

 

“Ti cucinerò di nuovo la Pasta all’Amatriciana, me lo ricordo ancora come si fa!” deraglia totalmente le sue aspettative lei.

“Oh.” mugugna lui, un po’ deluso. “Voglio dire… è fantastico, ma pensavo…”

 

“Lo so bene cosa pensavi, scordatelo! E comunque non è solo la pasta in sé… mi vestirò bene, come l’altra volta e dopo cena possiamo anche guardare un film che lascio scegliere a te.”

Jessica gli ha appena proposto né più né meno che un appuntamento e questo per lui vale più di cento massaggi.

“A che ora pensavi di andare da Mrs Fayan domani?” si arrende lui con grande gioia della detective.

“Non prima delle dieci, ahh, sapevo che ti avrei convinto!” esulta lei. “Paghiamo il conto e torniamo a casa.”

‘Casa’.
La naturalezza con la quale Jessica lo ha detto quasi commuove Kevin.

 

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“Buongiorno, mia cara,” le sorride gioioso Kevin, il mattino dopo, quando la vede scendere a colazione.

“Vedi di fare una colazione veloce, perché  poi ho una sorpresa per te,” prende posto al tavolo Jessica.

“Beh, sì, la giornata di ieri è andata molto bene, per non parlare della serata, ma ora vuoi pure farmi dei regali?” gongola il persuasore.

 

“Non fasciarti la testa, ieri sera è stata come una delle nostre serate alcoliche, solo senza alcol… e in casa,” sminuisce lei, con un gesto annoiato della mano.

 

“Però il film ti è piaciuto.”

“Quando hai detto che era un vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino ho temuto il peggio invece dai, è stato piuttosto divertente vedere tutta quella gente stramba in taxi,” ammette lei. “E comunque, non sai ancora che regalo è. L’ho lasciato in camera tua, sul letto.”

Kevin si affretta a finire la sua colazione e quando sale in camera Jessica non perde occasione di seguirlo.

 

Sul letto fa bella mostra di sé un costume da Babbo Natale, però viola.

Kevin non sa nemmeno se esser contento o disperato.

“Ma come…”

“Era una cosa che avevo già in programma per il prossimo Natale, ma a quanto pare anticiperemo i tempi,” ridacchia lei, uscendo per farlo cambiare.


“Però, oserei dire che sei quasi sexy!” fa un fischio di approvazione lei, appena Kevin esce dalla stanza col costume addosso. “Direi che possiamo andare.”
 

“Cosa? Devo uscire di casa conciato così? Non posso cambiarmi una volta arrivati là?” si sgomenta lui.
 

“E rischiare che David ti veda? Certo che no, non distruggeremo la magia!” controbatte spietata lei.

 

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“Bene, se hai finito di imporre a chiunque ha incrociato la nostra strada di dimenticare quello che hanno visto… ci decidiamo a suonare il campanello?” borbotta Jessica, una volta raggiunta la 79th 27 East dell’Upper Side.


La padrona di casa va subito ad aprire.
Certo, potrebbe farlo qualcuno del suo staff, ma lei ci tiene personalmente.

 

“Benvenuti e, oh, beh… David continuava a dire che gli avrebbe fatto visita l’aiutante di Babbo Natale,” commenta Mrs Fayan, cercando di nascondere quanto la cosa la diverta.


“Aiutante di Babbo Natale, lo sapevo che saresti arrivato!” lo accoglie entusiasta il bambino, correndogli incontro. “Ma… sei un po’ diverso dall’ultima volta…”

“L’altra volta degli elfi dispettosi mi avevano nascosto il mio vero costume, che è questo, quindi ero di cattivo umore, forse è per quello che ho lavorato così male, ma stavolta non ti deluderò.” si mostra piuttosto convincente Killgrave, senza dover nemmeno ricorrere a un comando. “Ora da bravo, io e Jessica, la mia amica detective dobbiamo parlare con tutto lo staff che lavora qui, può aiutarci a trovare Buck, mi puoi portare da loro?”

 

Il bambino non se lo fa ripetere e li porta subito da una delle domestiche, la prima da interrogare.

 

“Quindi sono la tua amica?” ridacchia Jessica, mentre lo segue.

 

“Non dire niente, Jess, è già una situazione abbastanza difficile.”

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“Pensavo che tu vivessi nel lusso, ma non avevo ancora conosciuto i Fayan, con i loro due cuochi, le tre domestiche, il maggiordomo, i due chauffeur e i tre giardinieri." riassume Jessica, circa un’ora dopo, stremata da tutte quelle interviste.

 

Lei e Kevin si sono presi un break lontani da tutti nel terrazzo della villa ed è proprio il persuasore a esporre le sue conclusioni.


“Proprio dei giardinieri volevo parlarti. Neil, il più anziano dei tre, non hai notato anche tu quei segni che aveva sulle mani? Diceva che si era punto con le spine del roseto, ma a me sembravano più…”

 

“Morsi di cane?” lo anticipa lei.

 

“Già.. il prurito al naso, la congiuntivite, i continui starnuti, ho fatto qualche ricerca col mio telefono e sono tutti sintomi riconducibili a …” prosegue Kevin.

“L’allergia al pelo dei cani!” conclude Jessica.


La loro complicità è tale da completarsi le frasi a vicenda.


“Proprio così, mia cara. Solo che mi sfugge il motivo, se è allergico perché rapirlo? Sì, okay, è un chihuahua, ma quanto potrà valere al massimo? Mille dollari? Perché rischiare la galera per una cifra così esigua?” si domanda il persuasore.

Jessica per tutta risposta ridacchia.

 

“Per quanto sia fiera delle tue deduzioni, è ancora chiaro perché la detective sia io e tu l’apprendista: devi imparare a guardarti attorno con più attenzione: le hai viste le foto di Buck che c’erano in casa? Quel cane ha al collo un collare di diamanti che probabilmente vale un anno di stipendi!” gli svela l’arcano lei.


“Oooh, ora ha senso, per una cifra così si è ben disposti a sopportare una leggera allergia.” commenta lui, intrigato. “Hai sentito che prima Neil ha chiesto a Mrs Fayan un permesso per lavorare solo  mezza giornata? Stacca alle 12:30 e ora sono le 12:20…”

“Sappiamo già cosa fare.”

“Certo, ora lo raggiungo e gli ordino di portarmi a casa sua.”

“Naaah, e togliermi così tutto il divertimento?” disapprova Jessica. “Lascia fare qualcosa anche a me e poi ci troviamo all’indirizzo che ti farò avere.”

“Okay, ma almeno quando ti raggiungo posso farlo senza questo ridicolo costume?” cerca di negoziare con lei Kevin.


“Concesso.” si sente magnanima la detective.

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Jessica non ha perso di vista un solo secondo Neil, appena ha lasciato la villa dei Fayan, e quando si è messo in auto lei ha saltato di tetto in tetto, aiutata anche dai numerosi semafori rossi che hanno rallentato la corsa del giardiniere, fino a raggiungere la destinazione.
Baxter Streets, una strada dei Five Points, uno degli storici quartieri più poveri di Manhattan.

- Cominciano a spiegarsi molte cose.- riflette Jessica, mandando un messaggio a Killgrave, che circa mezz’ora dopo la raggiunge, vestito con uno dei suoi amati completi di alta sartoria.


“Sbaglio o non sei sceso da un taxi?” lo guarda accigliata lei.

 

“Non c’era tempo per aspettare un taxi, ho solo fatto fare una piccola deviazione di percorso a un uomo che si è così gentilmente offerto di darmi un passaggio.” replica lui con finta innocenza.

“Offerto, sì, certo. E io sono Biancaneve!”

“Un po’ le somigli. Non che io ricordi di lei che prendeva a pugni i sette nani, ma…” le strappa un sorriso lui.

 

“Dai, Principe Azzurro, anzi, Viola, anzi no, mela avvelenata della mia vita, muoviamoci, ti ho aspettato  prima di farlo, perché so che ti piace.” taglia corto lei, prima di forzare aperto il cancello con un colpo deciso, per poi fare la stessa cosa al portone del condominio.


“Oh sì, non mi stanco mai di vederti all’’opera,” la guarda rapito Kevin.


“Lui è al secondo piano,” lo istruisce Jessica e, nel caso avessero ancora dei dubbi, dall’interno in fondo al corridoio si sente l’abbaiare stridulo e gracchiante, tipico di un chihuahua.

Kevin e Jessica si scambiano uno sguardo d’intesa.


“Da bravo, non voglio farti male, lasciami solo prendere il collare, poi ti riporto da David,” fa un ennesimo tentativo Neil, in preda agli starnuti, col cagnolino che ringhia il suo profondo disappunto, digrignando i denti.

 

Questo prima che l’uomo senta qualcuno forzare la porta aperta e poi una voce.


“Allontanati subito da quel cane e non aggredirci in alcun modo.” gli ordina Killgrave.
 

Voltandosi, Neil nelle due persone che si sono introdotte in casa sua riconosce il tizio vestito da un Babbo Natale un po’ anomalo, ora decisamente più elegante e la detective, che hanno fatto visita alla villa al mattino.

“Dovevo immaginarlo che mi avreste scoperto…, davvero, io il cane lo avrei riportato al piccolo David, volevo solo prendere il suo collare,” si giustifica l’uomo, in preda al panico.

“Ma è comunque un furto. E poi, rubare ai tuoi datori di lavoro, non ti vergogni?” lo denigra Jessica

 

“Dicci perchè lo hai fatto.” gli impone Killgrave.

 

“Proprio perché li conosco, ho scelto di derubare loro, di collari come questo loro se ne possono comprare a dozzine… avevo bisogno di soldi e in fretta…” spiega l’uomo, sempre più disperato.


“Perché hai bisogno di tutti quei soldi? Dicci la verità,” insiste il persuasore.

"Michael, mio figlio, il mio unico figlio, poco più grande di David, ha bisogno di un’operazione urgente al cuore, un’operazione costosissima, di ventidue mila dollari, con quel collare e i risparmi di una vita posso raggiungere la somma necessaria… il Dottore ha detto che se non si opera entro un mese…” scoppia a piangere l’uomo, inginocchiandosi a terra. “Vi prego, fatemi prima salvare mio figlio, poi mi farò portare in prigione, so che quello che ho fatto è orribile.” continua a piangere.


Kevin incrocia le braccia al petto, guardando la sua amata.

“Che cosa farebbe Jessica?”

Una frase che sembra riportarli entrambi indietro nel tempo, anche se ora le cose sono cambiate davvero tanto.

 

“Jessica dovrebbe fare il suo dovere di detective: trovare i colpevoli e assicurarli alla giustizia,” borbotta lei, anche se è la prima a esserne poco convinta. “Che cosa farebbe Killgrave?”

 

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Stavolta, per raggiungere la destinazione Killgrave ha chiamato un taxi vero, ma Jessica si stupisce quando scopre che la destinazione è l’ospedale, anziché la stazione di polizia.
E non un ospedale qualunque.

Anche Neil si guarda attorno senza capire.

 

“Cos’è quella faccia, mia cara?” le domanda Kevin, mentre tutti e tre entrano.


“E me lo chiedi anche? L’ultima volta che sono stata qui sono uscita con un bisturi conficcato nella coscia!” sbotta lei.

“Oh, andiamo, Jessie, tu vivi troppo ancorata al passato!” fa spallucce lui, andando verso la reception. “Fammi parlare con il primario.” ordina all’addetta allo sportello.

 

“Non hai voluto dirmi niente e non ho ancora capito cosa tu abbia in mente, ma sappi che se è qualcosa di violento non resterò a guardare.” lo mette in guardia Jessica e lui annuisce tranquillo.

Il Primario non tarda ad arrivare e Jessica lascia libero il persuasore di fare la sua mossa.


“Vedi la persona qui con me?” esordisce, indicando Neil, che ancora non capisce cosa stia succedendo.

“Sì, ma cosa vuole da me?” sbotta il Primario, un uomo anziano, piuttosto scorbutico.

 

“Il Signor Neil Teneen non è in possesso di un’assicurazione sanitaria,” lo informa Killgrave, con l’interpellato che guarda il Primario desolato.


“Allora c’è ben poco che posso fare,” bercia il Primario, sempre più irritato, in procinto di andare via, ma Killgrave non gliene dà modo.

“Ma a te di questo dettaglio non importa e vuoi comunque offrire a al signor Teneen un’operazione cardiochirurgica per il suo figlio di nove anni, senza mai chiedere al signor Neil risarcimenti futuri” lo istruisce.

“Certo, fornirò l’operazione gratuitamente, quando lui preferisce.” si mostra più che accomodante il Primario, con il giardiniere che non crede alle proprie orecchie, nonostante lui stesso abbia provato gli effetti del potere di Killgrave su di sé.

“Che dici, Neil, la settimana prossima può andare bene? Se i Fayan non ti danno un permesso, ci parlo io con loro.” si offre Killgrave.


“Uh! N-no, solitamente mi danno permessi senza grossi problemi e s-sì, la prossima settimana sarebbe perfetto!” gongola di gioia e riconoscenza il signor Neil.

“Ottimo e siccome il mio potere non durerà una settimana, almeno non credo, ora andiamo tutti a firmare delle carte, così non ci saranno problemi.” si cautela il furbo persuasore.

Mentre le due parti sono impegnate nella stesura dei documenti, Jessica si avvicina a Killgrave.


“Non puoi essere la stessa persona che faceva ficcare le cesoie in gola alle persone!” borbotta fra l’incredulo e l’ammirato.

“Oh, andiamo, come se lo facessi quotidianamente! Si è trattato di un singolo episodio e perché tu mi avevi messo un po’ troppa pressione addosso!”

 

“Non provare a dar la colpa a me, stronzo!”

“Davvero vogliamo farci ancora la guerra, Jess?” addolcisce il tono e lo sguardo lui.


“Io per lo più cercavo di farti un complimento, più o meno.” fa spallucce lei, sorpresa quando lui le prende le mani fra le sue.


“Non me la dimentico la seconda chance che mi hai dato, che ci hai dato e non la voglio sprecare.” la guarda serio come non mai.

“Non la stai sprecando.” asserisce lei, fredda, ma colpita, liberandosi della presa. 


Neil, che ha finito di firmare le carte per l’intervento, torna verso di loro.
 

“Io non so bene chi siate voi due, né esattamente cosa siano queste capacità speciali che avete, ma una cosa la so per certo: siete due persone meravigliose. Grazie, a tutti e due, con tutta la mia anima. Non dimenticherò mai quello che avete fatto per me.”

Jessica ricambia con un cenno del capo, ma per lo più è impegnata a osservare l’espressione sorpresa e contenta di Killgrave, che è ancora troppo poco abituato a ricevere gratificazioni dalle persone normali senza che sia lui a comandarli.

 

E questo non la lascia indifferente.


“Pronto a riportare Buck al piccolo David?” gli domanda, una volta usciti dall’ospedale. “Ovvio che dovrai farlo indossando quel costume.” gli anticipa, senza dargli nemmeno il tempo di replicare.

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“Buck, Buuuck, sei tornato da me!” urla felice David, prendendo in braccio il suo cagnolino scondinzolante, che facendo bella mostra del suo prezioso collare ancora addosso, gli lecca tutta la faccia. “Aiutante di Babbo Natale, lo sapevo che ci saresti riuscito, sei il più fantastico di tutti!” lo ringrazia, abbracciandogli una gamba.


Abbracci stavolta, non calci.

“Grazie anche a te, Jessica, che sei la sua amica.” aggiunge il bambino, rivolto a Jessica, che gli sorride, mentre è intenta a esporre a Mrs Fayan come sono andate le cose.

 

“Il colpevole era un ladruncolo di quartiere che aveva già delle aggravanti e adesso è stato affidato a un carcere minorile,” si inventa una versione credibile Jessica.
 

“Siete stati bravissimi e così veloci! E poi guardate David, è così felice.” mormora Mrs Fayan, quasi commossa. “Vediamo se posso sdebitarmi in qualche modo.” prosegue, consegnando a Jessica un assegno del valore di duemila dollari.
 

“Oh, santissima mer…” esclama Jessica quando vede l’importo ma poi si ricorda che c’è un bambino lì con loro e si ravvede in tempo. “Meraviglia di ricompensa!” sorride, agitando l’assegno anche in direzione di Killgrave, prima di riporlo nella tasca della propria giacca.
 

Mrs Fayan prende in disparte Killgrave, per ringraziare anche lui.

“Andiamo, a me può dirlo, avete convolato a giuste nozze, Lei e la bella detective Jones?”

“Non ancora, Mrs Fayan, ma le prometto che se mai dovesse accadere, lei sarà fra gli invitati,” le sorride gongolante il persuasore.

“Perché c’è un Babbo Natale a casa mia?” borbotta Mr Fayan, rientrando dal lavoro.


“Oh, Jackson, amore,” gli va incontro la moglie, baciandolo. “David ha chiesto un aiuto molto speciale ed è servito perché Buck è tornato! Poi ti racconterò tutto con calma.” lo informa, mentre lui guarda meglio chi ha di fronte, beh chi dei due può riconoscere.

 

“Jessica?” domanda stranito.


“Tizio trendy?” lo guarda ancor più stupita Jessica, riconoscendo uno dei membri del gruppo di sostegno formato dalle vittime di Killgrave.
 

Anche Killgrave sembra ricordarsi di lui, soprattutto per com’è vestito.
 

“Lo ribadisco. Proprio piccolo il mondo. Sarà meglio che ora ce ne andiamo.” decide Jessica.


“Oh-oh-Oh, Mr Fayan, chissà mai che Babbo Natale non le porti una giacca Zegna che stavolta non darà a un perfetto sconosciuto, solo perché lui glielo chiede!” camuffa un po’ la voce Kevin, prima di varcare la porta, assieme a Jessica.

In tutto questo, Jackson ha percepito un chiaro accento Inglese, ma soprattutto ripensa a quello che gli è stato detto.

“Naaahhh, naahhhh, naaaaaaaaaaah!” continua a scuotere la testa, in preda a uno sgomento misto a scetticismo.

 

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“La faccia del tizio Trendy non me la dimenticherò mai!” ride Jessica, mentre lei e Kevin passeggiano per strada e lui si è già rimesso i vestiti che più lo fanno sentire a proprio agio, appallottolando il costume nel borsone di Jessica.
 

Tutto a un tratto lei però si fa più seria.

“Sei stato bravo oggi, Kevin. Sei stato davvero, davvero bravo.” lo encomia, con un bacetto veloce. “Così bravo che il caso che hai risolto fa per tre, quindi, complimenti, Mr. A-Un-solo-Passo-Dalla-Bacheca!”


Kevin le mostra il più acceso dei sorrisi.
 

“Davvero?”

“Te lo sei proprio meritato.” approva lei.

“Allora, scusami un momento…” mormora lui, recandosi nel bar che hanno da poco sorpassato, dove è di ritorno nel giro di pochi minuti, tenendo in una mano una bottiglia di ottimo Bourbon e nell’altra un bicchiere già riempito, che tende verso di lei, con un sorrisetto da schiaffi, irresistibile.

 

“La cosa va festeggiata come si deve, Jess, tanto che sono disposto a chiudere un occhio sulla tua regola alcolica.”

 

Jessica gli sorride e non solo per l’alcool.

 

--
 

TBC

 

Non ho davvero idea di come mi sia uscito questo capitolo, ma so solo che l’ho adorato scrivere dall’inizio alla fine, quindi spero che anche a voi piaccia leggerlo.

 

Lo avevo già anticipato in ‘Stupid Traditions’ e lo dichiaro fermamente anche qui Mrs Fayan è la mia versione self-inserted nella storia, insomma, avete visto quanto li shippa? XD
E poi, visto il mio folle amore per Tizio-Della-Giacca (che davvero ho scoperto che si chiama Jackson, ma il cognome l’ho inventato) , doveva essere per forza mio marito, mwhahah.

 

Sono aperta a qualsiasi critica, anche se volete lanciarmi addosso  dei cocktail XD

alla prossima, chissà che altre cose folli mi suggeriranno questi due ;)

 


 
   
 
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