Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: 18Ginny18    21/01/2022    1 recensioni
[Sequel di 'Secrets']
La vita di Ginevra Andromeda Black era stata sconvolta da quella strana Creatura Oscura di cui ignorava il nome. Viveva dentro di lei, come un parassita, e pian piano cercava di prendere il controllo al suo posto.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '~The Black Chronicles~'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 26 - Segreti e confidenze

Quella mattina il cuscino profumava di gelsomino. Ginevra vi affondò il naso con un sospiro. Era buonissimo. Pian piano il torpore del sonno l’abbandonò, anche se non del tutto. Con un movimento dei piedi spostò la coperta. Si mise a sedere, si stiracchiò e, dopo un grande sbadiglio, aprì gli occhi.
Come tutte le mattine, la camera era deserta. Le sue compagne erano già scese per la colazione. Erano troppo mattiniere per i suoi gusti.
Notò che nemmeno Ice era in camera.
“Probabilmente è in giro a leggere il suo libro oppure si trova nell’ufficio di Silente. In ogni caso, si farà vivo lui. Lo fa sempre”, pensò lei.
Continuando a sbadigliare abbandonò il letto, preparandosi psicologicamente la nuova giornata.
Con sua grande sorpresa, quando aprì la porta del bagno, trovò qualcuno al suo interno. Angelina era per terra, piegata sulla tazza del gabinetto mentre rigettava fuori tutto quello che aveva mangiato la sera prima.
- Angelina… Va tutto bene? - sussurrò.
Lei non rispose. Sembrava stordita.
Probabilmente non si era nemmeno accorta della sua presenza.
Dopo aver tirato lo sciacquone, si sedette per terra, vicino al gabinetto, asciugandosi la bocca con il dorso della mano.
Abbassò lo sguardo e, con mano tremante, si toccò il ventre. - Io non capisco – disse tra sé e sé.
Ginevra si chinò alla sua altezza e le passò un fazzoletto. In quel momento, Angelina si accorse della sua presenza. Dal modo in cui si muoveva, Ginevra capì che era molto imbarazzata. Cercava di tirarsi su ma non ci riusciva, alla fine si arrese e lasciò che Ginevra l’aiutasse a darsi una ripulita.
- Vuoi che ti porti qualcosa?
Angelina scosse la testa.
- Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male? - provò Ginevra, ma la Cacciatrice scosse nuovamente la testa.
- Ho un… un… un ritardo.
Ginevra strabuzzò gli occhi. - Mi stai dicendo che…
- Temo proprio di sì – mormorò.
- Sei sicura? Di quanto?
- Sei settimane. E sono giorni che continuo ad avere nausee. Pensavo che fosse tutto lo stress dovuto al Quidditch, ai M.A.G.O. che si avvicinano e a quella strega della Umbridge… - iniziò a singhiozzare. - Non so nemmeno se esserne felice. Speravo fosse solo un ritardo… un ritardo molto lungo. Adesso? Che cosa faccio? Cosa dico a Fred? ‘Ehi, amore, sai la novità? Sono incinta!’? Mi lascerà sicuramente. Me lo sento!
Nascose il viso tra le mani e iniziò a singhiozzare.
Anche se in modo impacciato, Ginevra la strinse a sé e disse: - Tranquilla, andrà tutto bene. Fred non ti lascerà.
Avevano parlato per più di un quarto d’ora e quando Ginevra riuscì finalmente a tranquillizzarla la riaccompagnò a letto.
- Ho paura e, allo stesso tempo... Sono così contenta! - disse Angelina toccandosi istintivamente la pancia. - Ho solo diciassette anni...
Ginevra le accarezzò la testa affettuosamente.
Vederla così emotiva e fragile la commosse profondamente, non riusciva neanche ad immaginare lo sconvolgimento che stava provando.
- Se è capitato adesso, vuol dire che doveva capitare! - disse, cercando di tirarla su di morale.
Un piccolo sorriso increspò le labbra della Cacciatrice. - Cosa mi consigli di fare... con Fred? Dovrei dirglielo? – Aveva le lacrime agli occhi. - I miei mi uccideranno. E se la Umbridge lo viene a sapere…
- Ehi. Ehi! Non piangere. Non devi preoccuparti di nulla. Rilassati – disse, accarezzandole i capelli con dolcezza. - Non pensare a nulla. Il tuo unico pensiero deve essere solo il riposo, d’accordo? Se qualcuno mi chiederà di te dirò che hai l’influenza.
Asciugandosi le lacrime, Angelina sorrise. - Grazie, Black. Sei una brava ragazza e anche una buona amica.
Amica è una parola grossa, tesoro”, borbottò l’entità Oscura nella sua testa.
Ginevra la ignorò e rivolse un sorriso gentile alla ragazza. - Ci vediamo dopo. Ti porterò qualcosa da mangiare per pranzo. Adesso riposati, eh?
Lei annuì, chiuse gli occhi e si addormentò.
Ginevra, invece, dopo una doccia veloce, indossò la divisa, prese la borsa e uscì dalla camera in fretta. Era già in ritardo per la prima lezione.
Non riusciva a credere che lei e Angelina avevano avuto una conversazione simile.
Incinta. Angelina Johnson incinta! Incredibile.
Una nuova vita stava crescendo dentro di lei, il figlio di Fred.
Ginevra sorrise al solo pensiero di un bambino da cullare e dal sorriso contagioso. Un piccolo Weasley! Non poté fare a meno di chiedersi se avrebbe preso dal padre, ereditando i capelli rossi dei Weasley, oppure dalla madre.
In ogni caso, anche se non erano proprio amiche, era felice per Angelina.
“Chissà come la prenderà Fred”, pensò mentre scendeva le scale.
Raggiunse l’aula di Trasfigurazioni e, una volta davanti alla porta chiusa, capì di essere in ritardo per la lezione.
Girò la maniglia e spinse la porta, piano.
La professoressa McGranitt era seduta alla sua cattedra, in religioso silenzio, mentre gli studenti svolgevano un test a sorpresa.
- È in ritardo, signorina Black – disse l’insegnante di Trasfigurazione con sguardo indagatore.
Ginevra fece spallucce a mo’ di scusa. - La sveglia non ha suonato.
La McGranitt le lanciò un’occhiata indulgente, le consegnò un bel po’ di pagine piene di domande e quesiti e le intimò di prendere posto.
In silenzio, Ginevra eseguì e sedette accanto a George, che le chiese con premura. - Tutto bene? Io pensavo che fossi già qui.
- Certo. Va tutto bene, stai tranquillo – rispose lei sorridendogli, dopodiché tirò fuori tutto l’occorrente per cominciare a lavorare al test.

Con il passare dei giorni le nausee di Angelina divennero sempre più frequenti così come le sue assenze alle lezioni. Fred era preoccupato e cercava di starle sempre più vicino. Ogni volta che le chiedeva cosa avesse lei mentiva oppure gli rispondeva con qualche bugia, in ogni caso, non si sentiva di rivelargli la verità. Non ancora, almeno.
- Sto bene – continuava a ripetergli. - E tu sei dolcissimo a preoccuparti.
Gli accarezzò la guancia e lo baciò dolcemente sulle labbra.
- Sei sicura che sia solo influenza?
Angelina trasse un lungo, lento sospiro. - Ma certo – sorrise a fatica.
- Che cos’hai?
- Un po’ di nausea… Tutto qui. Non mi va il polpettone.
Quando Ginevra entrò nella Sala Grande insieme a George gli occhi di Angelina si illuminarono. - Ehi! Come va?
Ginevra era un po’ a disagio. Negli ultimi giorni Angelina l’aveva definita la sua “ancora di salvezza”. Inutile dire quanto lei odiasse quella definizione, ma Angelina aveva bisogno di sostegno e lei non si sentiva nella posizione di poter ribattere o lamentarsi. L’unica opzione era stare al gioco.
- Amh… A parte la voglia di impiccarmi ogni volta che la Umbridge parla? Una meraviglia e tu?
La Cacciatrice rise e la prese per mano, obbligandola a sedersi tra lei e Katie. - Oh, sei così divertente! E pensare che potevamo essere amiche da tempo!
Dato che i posti a sedere erano quasi tutti occupati, George si trovò costretto a sedersi accanto a una ragazzina del primo anno ma almeno era seduto davanti a Ginevra. La ragazzina lo guardava con occhi sognanti e, quando lui la guardava o le chiedeva di passargli il pane o il sale, diventava rossa come un peperone e cercava di nascondersi dietro le sue lunghe trecce bionde. Probabilmente aveva una piccola cotta per lui.
Ginevra finse di essere gelosa ma solo per pochi istanti. Lei e George iniziarono a farsi piedino sotto il tavolo e a scambiarsi sorrisi maliziosi.
Poi George iniziò a rubacchiarle le patatine fritte dal piatto con lo scopo di vedere il suo broncio contrariato.
Fred restò in silenzio, come ogni volta che Ginevra era nelle vicinanze. La guardò lanciare patatine in faccia al suo gemello e ridacchiare insieme a lui come quando erano ragazzini.
Sospirò, un po’ infastidito, e iniziò a tamburellare le dita sul tavolo.
Col tempo si stava abituando alla relazione dei due. Anche se non del tutto, la gelosia stava scemando pian piano. Provava ancora qualcosa per Ginevra, ovviamente non era facile cancellare un sentimento tanto forte in pochi giorni, ma ci stava provando e, inconsapevolmente, Angelina lo stava aiutando ad “addolcire la pillola”, come dicevano i babbani.
Alla fine George pose fine alla “guerra di cibo” con la giovane Black e rivolse la parola al gemello: gli disse che dovevano organizzare la presentazione dei loro prodotti prevista per il giorno dopo e per Fred fu come una boccata di aria fresca. Aveva bisogno di distrarsi.
Katie, invece, si rivolse a Ginevra e Angelina, mostrando un sorriso genuino. - Sono felice che finalmente voi due andiate d’accordo – disse mentre si serviva di una porzione abbondante di purè di patate. Poi abbassò la voce, in modo tale che solo loro due potessero sentire ciò che aveva da dire. - Non vedo l’ora di sapere se è maschio o femmina – disse. - E tu cosa stai aspettando per dirlo al paparino?
Angelina la zittì immediatamente. Si guardò intorno, temendo che qualcuno l’avesse sentita. Per sua fortuna tutti gli studenti erano impegnati a mangiare e chiacchierare a bocca piena per ascoltare i loro discorsi.
Tirò un sospiro di sollievo e poi fulminò Katie con lo sguardo. - Che ne dici di urlare la prossima volta?
Katie sbuffò. - Stai diventando paranoica. L’ho a malapena sussurrato! Tranquilla, non sono mica un’idiota!
Le posò una mano sulla sua e Angelina si calmò. - Scusa. È che ultimamente sono un po’… ansiosa. Non voglio che lo venga a sapere così – disse alludendo a Fred con un’occhiata.
Nonostante si trovasse in mezzo alle due ragazze, Ginevra si limitò ad ascoltare, preferendo ficcarsi in bocca un cucchiaio di purè per poi tagliuzzare la cotoletta nel suo piatto.
“Perché mi trovo in questa situazione?”, pensò.
Aw”, mormorò l’entità Oscura, “perché hai quel broncio? Dopotutto, essere una sorta di amica della tua “nemica” dopo aver baciato il suo fidanzato che, inoltre, è il fratello gemello del tuo ragazzo non è una situazione così strana!”.
“Sul serio?”, domandò Ginevra, sarcastica.
No. Sei in un bel guaio, mia cara. Forse dovremmo fuggire, cambiare nome e magari anche i connotati… Che ne dici del nome Olivia? Ellie? Amelia? Oh, e che ne dici di…”.
Ginevra la interruppe. “Noi non scapperemo!”, sbottò. “E smettila di cercare altri nomi”.
Cercavo solo di aiutare”, borbottò l’altra.
- Che ne dite se stasera passiamo una “serata tra donne?” - chiese Angelina distogliendola dai suoi “pensieri”.
Katie non stava più nella pelle. Da quando aveva saputo del bambino era al settimo cielo e ogni occasione era buona per stare vicino alla sua amica. Aveva persino accompagnato Angelina da Madama Chips per accertarsi che fosse realmente incinta e che andasse tutto bene. Ovviamente chiesero la massima discrezione, ma l’infermiera obbiettò: “ - Naturalmente terrò la bocca chiusa, ciononostante la vostra Capo Casa deve esserne informata subito”.
Angelina non si oppose, nonostante il timore di perdere la stima della sua insegnante preferita fosse alto. Madre a diciassette anni… Come l’avrebbe presa?
All’inizio la professoressa McGranitt era un po’ contrariata ma, alla fine, cedette al suo lato materno e protettivo. Dopotutto ogni studente era come un figlio per lei. “ - Dobbiamo fare in modo che quell’arpia della Umbridge non venga a saperlo. Non voglio darle una scusa in più per avere il controllo su questa scuola. Cerca di tenerlo segreto il più a lungo possibile. Nel frattempo, io troverò un modo per aiutarti. Non fare sciocchezze”, aveva raccomandato ad Angelina.
Così le uniche a conoscere il segreto di Angelina Johnson erano diventate quattro. L’unica cosa che tranquillizzava la Cacciatrice di Grifondoro era che si fidava di ognuno di loro.
L’ultima cosa che le restava da fare era trovare le parole e soprattutto il coraggio per dirlo alla persona più importante: Fred.

- Allora è tutto pronto per domani? Hai controllato la merce? Manca qualcosa? - chiese George al gemello.
Fred si rifiutava di guardare George, preferendo sistemare le ultime cose prima della presentazione ma, in realtà, si perse tra i suoi pensieri.
- Freddie? Che ti prende? - lo chiamò, ma suo fratello non gli prestava alcuna attenzione. Al contrario, guardava a terra, con le sopracciglia aggrottate. George sospirò. - Non mi rivolgi più la parla adesso?
Fred sbatté le palpebre e si raddrizzò, concentrando il suo sguardo assente prima su George e poi sul Cappello Decapitante che aveva tra le sue mani. Lo aveva spogliato quasi completamente delle sue piume. Si passò una mano tra i capelli già arruffati e annuì a George. - Scusa, stavo pensando ad Angie. Sono preoccupato.
Si portò lentamente le mani sul viso prima di scuotere la testa.
George gli posò una mano sulla spalla. - Non ti preoccupare, sicuramente non è niente di grave. Piuttosto, hai visto che adesso lei e Ginevra sono diventate amiche? È un po’ inquietante – disse, mentre fingeva di avere dei brividi di terrore.
Fred riuscì a sorridere. - Sì. È piuttosto strano - disse.
Poi, la sua mente andò a Ginevra. Si rese conto che, finalmente, era riuscito a stare ore, perfino giorni, senza pensare a lei se non come a un’amica.
La sua concentrazione era esattamente dove doveva essere: su suo fratello, sul loro negozio di scherzi e sulla sua Angelina.
Nell’ultimo periodo, lui e il fratello non avevano parlato molto e sentì il desiderio di cogliere l’occasione per chiarire una volta per tutte, in modo di evitare situazioni spinose. Cercando di non guardarlo negli occhi, si concentrò a riattaccare le piume al cappello senza l’aiuto della magia. - Sono felice che state insieme. Siete una bella coppia.
- Davvero? - domandò George, un po’ scettico. - Pensavo che ti desse fastidio invece.
“Beccato”, pensò Fred.
Messo con le spalle al muro, decise di optare per la verità. - Be’, se devo essere sincero, all’inizio lo ero. E anche molto.
- E perché scusa?
Fred sospirò, poi mise da parte il Cappello Decapitante e lo guardò negli occhi. - Perché tu non me ne hai mai parlato. Non mi hai mai detto che provavi qualcosa per lei e mi sono sentito messo da parte.
- Credevo fosse evidente – replicò George. - Però ammetto di aver sbagliato. Avrei dovuto confidarmi con te, ma temevo che non approvassi o che ti prendessi gioco di me. Infondo siamo cresciuti insieme a lei e per te è sempre stata come una sorella.
Scuotendo la testa, Fred sbuffò una risata. - A volte sei proprio un’idiota, Georgie. Sappi che tu puoi parlarmi di tutto e io ti appoggerò sempre e comunque. Siamo fratelli e ti voglio bene.
George non poté fare a meno di sorridere. - Lo so. Ti voglio bene anch’io, Freddie – disse, per poi lanciargli un guanto da lavoro in piena faccia. - E comunque sei tu l’idiota.
Fred s’imbronciò e rispose per le rime, lanciandogli le merendine che avrebbero venduto il giorno dopo. - Tu sei l’idiota!
Scoppiarono a ridere e continuarono a lanciarsi tutto quello che era sul tavolo. Erano mesi che non passavano del tempo insieme a ridere e scherzare come al solito. Era mancato ad entrambi quel momento.

- Sentite questa - disse Katie, sventolando la rivista che aveva tra le mani come una bandierina. - ‘Il padre e la gravidanza: Come la madre, anche il padre può mostrare veri e propri sintomi di gravidanza che si manifestano nell’aumento di peso, nausee mattutine e veri e propri crampi all’addome. Si tratta della comune “gravidanza simpatica”, un modo inconscio di vivere questo importante evento insieme alla propria compagna’. - Puntò il dito in direzione di Angelina. - Sai cosa significa, non è vero? Ora voglio vedere Fred Weasley incinto!
Angelina ridacchiò. - Non mettermi fretta, Kat. Devo trovare il modo e il momento giusto.
Seduta a gambe accavallate, Ginevra diede un'occhiata di traverso alla Cacciatrice, mentre sfogliava l’ennesima rivista sulla gravidanza.
- Sul serio – insistette Katie. - Secondo me dovresti dirglielo e basta. Tu che ne dici, Gin?
Sospirando, Ginevra si sforzò di sorridere. L'ultima cosa che avrebbe voluto era un'altra discussione con Angelina riguardo Fred. - Non tormentarla. Sarà lei a decidere dove e quando.
- Visto? Lei mi dà ragione.
Sbuffando, Katie scosse la testa. - Cominciate a stufarmi vuoi due. Volete farmi fuori?
- Ma piantala! - Angelina le lanciò un cuscino sulla faccia e scoppiò a ridere.
Katie aggrottò le sopracciglia, assottigliò lo sguardo e le rilanciò il cuscino.
Ginevra sogghignò e abbassò lo sguardo sulla rivista che aveva tra le mani: ‘Durante la gravidanza, il cuore lavora di più e batte a un ritmo più rapido a causa del maggiore volume di sangue presente nel corpo’.
Interessante… Ma perché stiamo leggendo questa roba?”, borbottò l’entità Oscura.
“Passiamo il tempo”.
Oh, bel modo di passare il tempo!”, rispose sarcastica. “Non potremmo, invece, farla pagare a qualcuno? Che ne so… alla ranocchietta, per esempio?”.
Le labbra di Ginevra si curvarono in un piccolo sorriso. “Non mi tentare”.
- Trovato qualcosa, Gin? - chiese Katie.
- Oh, niente di che – rispose, continuando a sfogliare le pagine. - Solo foto di bambini.
- Io non vedo l’ora di fare delle foto al mio bel nipotino – disse. - Sarà sicuramente dolcissimo, morbidissimo e coccolosissimo. E poi già lo immagino con tutte le tutine che gli regalerò. Ovviamente saranno tutte a tema Grifondoro.
- Non ti sembra ancora un po’ presto per parlare di queste cose? - domandò Angelina. Sembrava un po’ nervosa.
- Lo sai che per me non è mai presto per parlare di certe cose! Io so già come chiamerò i miei figli. Se è maschio lo chiamerò Luke e se è femmina Julie. Tu come lo chiamerai, Angie?
Angelina, completamente presa alla sprovvista, spalancò gli occhi e iniziò a balbettare. - Be’… I-io… Non ci ho mai pensato, in realtà. V-vorrei decidere con Fred… quando lo saprà.
S’incupì.
In realtà temeva che, una volta saputa la verità, Fred non volesse più avere niente a che fare con lei e soprattutto con il bambino, ma tenne quel pensiero per sé.
Katie annuì, le poggiò la mano sulla sua e la strinse. Sorrise a mo’ di scusa, si era fatta prendere la mano mettendola in una situazione un po’ scomoda.
Angelina le sorrise. Sospirò e poi accantonò la sua rivista. - Basta leggere. Ho fame. Facciamo un salto nelle cucine? Magari è avanzata un po’ di torta.
Katie inarcò un sopracciglio. - Ma hai mangiato una confezione di cioccomore e un’intera scatola di cioccolattini babbani solo cinque minuti fa! - continuò Katie. - Di questo passo diventerai un’Erumpent!
Le guance di Angelina s’imporporarono un po’. Abbassò la testa e mise il broncio come una bambina. - Non dire così! Non è mica colpa mia… Siamo in due adesso!
- Non usarla come scusa.
Angie le fece la linguaccia e Katie alzò gli occhi al cielo. - Sei peggio di una bambina.
Ginevra le guardò battibeccare ancora un po’, senza riuscire a trattenere un sorriso divertito. Ringraziò il cielo per aver pensato di applicare l’incantesimo Muffliato sul letto a baldacchino prima della loro serata avesse inizio.
Doveva ammetterlo, nonostante il chiasso, cominciava a piacerle quell’atmosfera. Forse poteva abituarsi alle “serate tra donne”.

Mordendosi il labbro, Emily chiuse gli occhi e cercò di convincersi che non stava facendo niente di sbagliato, ma rimase comunque immobile dove si trovava, davanti alla porta.
- Forza, Emily. Puoi farcela. Cosa aspetti? Dopotutto non è la prima volta, no? – provò ad incoraggiarsi.
Tuttavia, cinque minuti più tardi, era immobile nello stesso punto di fronte alla porta della camera d'albergo Babbano, esitante.
- Basta. Sii coraggiosa.
Sospirò.
Appoggiò la fronte alla porta, chiuse gli occhi e bussò. In cuor suo sperava di non commettere errori.
L’ansia iniziò a impadronirsi di lei.
Regulus aprì la porta. Era bellissimo.
- Finalmente sei arrivata! - la salutò con un sorriso smagliante. - Temevo che l’ascensore ti avesse inghiottita.
La invitò ad entrare. Emily varcò la soglia più in fretta che poté e richiuse la porta. In un secondo momento avrebbe apprezzato ogni centimetro di quella camera, dalla carta da parati alle lenzuola di seta del letto, dai quadri appesi al muro alla bottiglia di champagne nel cestello del ghiaccio con il fazzoletto bianco arrotolato intorno al collo... Ma non in quel momento. Emily aveva altro a cui pensare.
- Ti ha visto qualcuno?
- Rilassati, non mi ha visto nessuno. Solo il facchino e il direttore dell’albergo. C’eri anche tu prima di scappare verso il bagno, ricordi? Sbaglio o sembri un po’ nervosetta? - Emily lo fulminò con lo sguardo. - D’accordo. Scusa. Vuoi qualcosa da bere? - le domandò una volta raggiunto il carrello dei liquori.
Emily rifiutò garbatamente. Buttò le due borse da viaggio sul letto matrimoniale ricoperto da petali di rose rosse e iniziò a disfarle. Ben presto si ritrovò seduta sul bordo del letto, cercando di trattenersi dal darsi alla fuga.
Quella situazione la metteva in agitazione ma cercò di non darlo a vedere.
Sospirò.
I suoi occhi iniziarono ad accarezzare da lontano la figura di Regulus Black, fino ad essere catturati da un particolare molto importante: indossava una camicia nera sbottonata, in modo da far vedere i muscoli scolpiti del suo torace.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?
Emily poteva sentire il calore della pelle nuda di Regulus, vedere il sudore che gli ricopriva la fronte e sentirne i gemiti di piacere mentre si muoveva contro di lei.
Mentre la sua fantasia le provocava dei brividi lungo tutto il corpo, non si accorse che Regulus le aveva appena fatto una domanda.
- Come scusa?
- Vuoi metterti più comoda? - domandò Regulus con un sorrisetto malizioso che le diede alla testa.
Chiudendo gli occhi, cercò di dimenticare l’eccitazione che le mandava dei segnali insistenti e si concentrò sulla missione.
- Sono già comoda, grazie – rispose. - Kingsley ti ha informato sulle ultime modifiche?
Regulus, che in quel momento si era servito di un altro bicchiere di quello che sembrava bourbon, abbozzò un sorriso. - Eh, sì. Sei proprio nervosetta, oggi – disse prima di bere un sorso.
Emily sospirò, ancora. Si mise in piedi e incrociò le braccia al petto. - Tu, invece, ti stai divertendo, a quanto pare.
Regulus la ignorò. - Dì la verità. L’idea di stare qui con me ti mette a disagio. Dopotutto siamo soli, in una camera d’albergo… potrebbe succedere qualcosa.
- E invece no – ribatté Emily con voce ferma. - Siamo in missione.
Regulus alzò gli occhi al cielo. - Se questo ti fa sentire meglio… D’accordo. Siamo in missione!
Kingsley li aveva mandati a Londra, sotto copertura, per controllare alcuni impiegati dell’Ufficio Misteri che, a quanto si diceva, da qualche mese dormivano proprio in quell’albergo per ragioni di sicurezza. Probabilmente temevano di fare la stessa fine del loro collega Broderick Bode, strangolato dal Tranello del Diavolo quando era ricoverato al San Mungo per un “infortunio sul lavoro”. L’Ordine sapeva che dietro la sua morte c’era lo zampino dei Mangiamorte, ma non poteva intromettersi senza attirare l’attenzione.
La missione di Regulus e Emily era sorvegliarli e fare un rapporto ogni giorno. Dovevano controllare che non ricevessero visite inaspettate, soprattutto dai tizi con le maschere.
Kingsley e Silente temevano che gli impiegati del reparto Profezie fossero compromessi, corrotti o peggio, quindi stava a loro tenere la situazione sotto controllo. Nessuno, a parte pochissimi membri dell’Ordine erano a conoscenza della loro singolare missione. I sorvegliati non ne erano a conoscenza, ovviamente, e il compito di Emily e Regulus era di non dare nell’occhio. Per questo motivo Kingsley aveva avuto la “brillante” idea di creare un alibi perfetto per loro, così da non essere sospettati.
Il piano era semplice: dovevano interpretare una giovane coppia di sposi babbana in luna di miele. Dunque, se passavano tutto il giorno in camera non c’era nulla di strano o sospetto.
“- Mi raccomando: siate credibili”, aveva detto Kingsley prima della loro partenza.
Emily iniziava a pensare che il suo capo si divertisse nel vederla in difficoltà. Anzi ne era proprio convinta.
Che poi, tra tutti gli agenti o i membri dell’Ordine che potevano scegliere, perché proprio Regulus Black?
Aveva preso un mese di vacanza dall’ufficio, spargendo la voce che era diretta in Brasile per una meritata vacanza, ma Regulus non aveva potuto avvertire Ginevra del suo “viaggio”. Sperava solo che non si preoccupasse troppo, anche se quella non era la prima volta che spariva. Per fortuna avevano il legame mentale con il quale poteva intervenire anche da lontano, nel caso l’entità Oscura ricominciasse a fare i suoi giochetti.
Andava tutto bene.
- Allora, signora Wood– disse Regulus prendendo in mano il binocolo che aveva sgraffignato a Fred e George prima di partire. - Chi è il primo da sorvegliare?
Emily raddrizzò la schiena e recuperò i dossier dalla sua borsa. Aprì il primo fascicolo dove la piccola foto tessera di un uomo di circa quarant’anni dallo sguardo serio la scrutava con attenzione. Accanto ad essa vi era il nome.
- Edward Green – rispose con tono professionale. È a due stanze di distanza dalla nostra. Alla tua destra – disse indicando il muro.
Regulus inforcò il binocolo e lo puntò verso il muro. Dopo averlo regolato un po’ finalmente vide Edward Green, seduto alla sua poltrona che fumava una pipa davanti al camino.
- Lo vedo – disse. - Cavolo, i gemelli sono davvero due geni!
Emily abbozzò un piccolo sorriso. Lei lo sapeva bene. Aveva visto quei due monelli inventare le cose più assurde proprio con i suoi occhi.
Sospirò sommessamente.
Mentre i minuti passavano cercò di mantenere la calma e di essere il più professionale possibile, ma ben presto si rese conto che stava fallendo miseramente.
Era un po’ infastidita dal comportamento del suo partner. Sembrava troppo tranquillo, invece lei era sul punto di urlare.
“Possibile che abbia dimenticato tutta la passione? Possibile che abbia dimenticato quel bacio?”, si domandò. “Forse lo ricorda ma per lui era solo un gioco. Sì, decisamente. Lui prende tutto come un gioco”.
Stava per convincersi delle sue stesse parole, poi si perse nella contemplazione del viso concentrato di lui. Anche se aveva una visuale parziale dei suoi lineamenti, Emily ne rimase incantata per l’ennesima volta e, inevitabilmente, si sentì una stupida.
Si stava comportando come una ragazzina e non più come una donna.
“Basta. Non posso più pensare a te”, si ripeté quella frase come un mantra, ma non funzionava. Così cominciò a prendersela con lui, facendogli delle domande che, in realtà, non gli avrebbe mai posto davvero. “Ma perché Sirius è entrato in camera tua quella mattina? Perché ci ha interrotti? Perché non mi hai più baciata, Regulus? Sono solo un gioco per te?”.
Ovviamente Emily ignorava che l’ex Serpeverde fosse un Legilimens. Infatti, lui cercò di non farle capire ciò che aveva appena letto. Non lo aveva fatto intenzionalmente, dopotutto lei lo stava fissando e Regulus lo aveva percepito. Avrebbe potuto indugiare, ma la sua curiosità aveva avuto la meglio.
“Ironico”, pensò. “La curiosità uccise il gatto”.
Anche se in quel caso la parola “uccidere” era solo una metafora, Regulus rimase scottato dalla sua stessa curiosità.
Cosa doveva fare? Afferrarla e cedere ai suoi desideri lussuriosi oltre che ai suoi istinti oppure fare il gentiluomo e continuare a svolgere il suo compito nella missione?
La scelta era ardua.
I suoi muscoli s’irrigidirono, i battiti del suo cuore accelerarono. Gli ci volle ogni briciola di autocontrollo per non baciarla quando si voltò a guardarla.

La notte tornò a tormentare il sonno di Ginevra con il solito incubo. Ciononostante, a combattere contro il Mangiamorte, non era più sola. Harry era al suo fianco, le copriva le spalle. Era rassicurante averlo accanto.
Era riuscito a far sparire il Mangiamorte prima che riuscisse ad avvicinarsi a lei, poi, l’orribile risata annunciò l’arrivo di Bellatrix Lestrange echeggiando nella stanza. Harry iniziò a correre verso Sirius, che lottava contro la sua folle cugina.
Entrambi lanciavano un incantesimo dopo l’altro contro la Mangiamorte, dandole del filo da torcere. Ginevra provò più volte a raggiungerli ma era bloccata. Non riusciva più a muoversi.
Sirius stava per morire.
Urlare era inutile, nessuno riusciva a sentirla, come ogni volta.
Poi accadde qualcosa d’inaspettato.
Harry s’interpose tra Bellatrix e Sirius facendosi colpire dal lampo di luce verde in pieno petto e cadde a terra, senza vita.
Ginevra gridò, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il volto.
Bellatrix rideva mentre puntava la sua bacchetta contro il cugino.
Un altro lampo di luce e Sirius cadde a terra accanto a Harry.
Ginevra si svegliò di soprassalto, tremando come una foglia. Cercò di farsi forza, di non piangere, ma una lacrima silenziosa sfuggì al suo controllo.
L’entità Oscura non disse nulla. Ginevra sapeva che era lì in ascolto, come sempre, e gliene fu grata. Aveva solo bisogno di qualche minuto per riprendersi.
“Perché Harry era lì? Perché non sono riuscita a salvarli?”, si tormentò.
Non voleva che il suo “dono” fosse reale. Aveva visto morire James e Lily Potter e Cedric Diggory. Non voleva che la sua stupida premonizione si avverasse per l’ennesima volta. Non voleva perdere Sirius e Harry.
Aveva bisogno di risposte e l’unico posto in cui poteva trovarle era l’ufficio del Preside.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: 18Ginny18