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Autore: IndianaJones25    22/01/2022    1 recensioni
Di ritorno da una disavventura in Australia, Indiana Jones scopre che il suo vecchio amico Sallah si è volatilizzato, senza lasciare tracce.
Indy decide allora di partire verso l’Egitto meridionale, dove è in corso una delle più grandi imprese archeologiche del Novecento, per poter rintracciare il suo amico scomparso. Ancora non sa che questo lo condurrà nell’ennesima sfida contro il tempo per sventare un complotto che, se andasse a buon fine, potrebbe portare nelle mani dei sovietici un’antica e pericolosa arma, risalente all’epoca degli dèi e dei faraoni…
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Henry Walton Jones Jr., Nuovo personaggio, Sallah el-Kahir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    4 - TRAVESTIMENTO PERFETTO

   Sallah si ammirò nello specchio e dovette ammettere che, se non avesse saputo di esserci lui, sotto quell’ampia veste dai mille colori e ricami, con un lungo velo sulla testa che gli scendeva con un drappeggio davanti al volto e sulle spalle, lasciandogli scoperti soltanto gli occhi, non sarebbe nemmeno riuscito a riconoscersi. Grazie a quel travestimento, sarebbe potuto tornare ad Abu Simbel inosservato.
   «Io proprio non capisco perché tu ti sia dovuto vestire da donna e, a dire il vero, non lo voglio nemmeno sapere!» esclamò sua cugina, le braccia incrociate sul petto, guardandolo con aria rassegnata attraverso la stanza ammobiliata secondo l’uso egiziano, con tappeti sul pavimento e cassepanche contro le pareti rivestite da lucide maioliche dai colori delicati e rilucenti. In un angolo, vicino a una finestra che lasciava passare la luce brillante del sole, era sistemata una gabbietta al cui interno un canarino trillava gioioso.
   Per fortuna, Sallah si era ricordato appena in tempo che, dalla parti di Assuan, abitava Tuda, la figlia del suo defunto cugino Salman. Tuda, in passato, viveva con i berberi che si spostavano con i loro villaggi mobili sparsi nel deserto ma, da quando era rimasta vedova del suo primo marito, aveva abbandonato quella vita nomade e si era trasferita in città.
   Tuda, al contrario di Sallah, pur avendo passato da tempo la cinquantina d’anni, si era mantenuta piuttosto snella, quindi lo scavatore non sarebbe mai potuto entrare in uno dei suoi abiti. Lei, per inciso, si sarebbe comunque rifiutata di acconsentire a prestargliene uno. Tuttavia, la donna aveva in casa delle vecchie vesti che erano appartenute a una sua parente berbera e, davanti alle insistenze del cugino, gliene aveva accomodata in fretta una perché potesse indossarla, dopo averla estratta da una cassapanca in cui era rimasta rinchiusa per anni. Era sufficientemente abituata alle stranezze di Sallah da non aver sentito la necessità di fare domande. Eppure, adesso, vedendolo conciato in quella maniera, trattenendosi a stento dal mettersi a ridere, non era riuscita a evitare di sbottare in quel modo.
   «Lo sai che, se ti scoprissero, potresti passare un brutto quarto d’ora?» andò avanti.
   Sallah si girò e la guardò attraverso il salotto dal pavimento cosparso di tappeti sottilmente ricamati.
   «Cause di forza maggiore» rispose. «E ti assicuro che, il brutto quarto d’ora, lo passerei anche se restassi nei miei panni. Con la differenza che loro non stanno cercando una leggiadra fanciulla, bensì un grosso uomo.»
   Tuda sollevò un sopracciglio, nell’osservare i movimenti impacciati e nell’ascoltare il vocione roboante di quella “leggiadra fanciulla” da centoventi chili, ma si morse un labbro e non fece nessun commento.
   Invece, si limitò a dire: «Ma loro chi, si può sapere?»
   Sallah scosse la testa.
   «Meglio di no. Meno gente ne sa, di questa storia, e meglio sarà per tutti. Non voglio coinvolgerti in questa brutta faccenda.»
   Un sorrisetto increspò le labbra della donna.
   «Come se non lo avessi già fatto, venendo qui a chiedermi un vestito!»
   «Te lo restituirò pulito e profumato, così potrai indossarlo» promise Sallah.
   «Dovrei mangiare un po’ troppo, per sperare di entrare in quell’abito senza vedermelo cadere da tutte le parti a ogni movimento, non credi?»
   Sallah si strinse nelle spalle, non sapendo che cosa dire. Si limitò ad attraversare in fretta la stanza e a prendere tra le braccia la cugina, stringendola in uno dei suoi soliti abbracci capaci di stritolare un ippopotamo. Fortunatamente, al di là delle apparenza, Tuda era una donna forte e robusta e riuscì a evitare di venire ridotta a una sottiletta dall’eccessivo affetto del cugino.
   «Grazie mille, Tuda, ti sono debitore!» esclamò Sallah, sollevandola letteralmente da terra.
   La donna scalciò nel vuoto, cercando di trovare il modo per posare i piedi sul pavimento.
   «Sì, sì, bene, ma ora per favore rimettimi giù!» borbottò lei, temendo di poter diventare ancora più magra, se Sallah avesse continuato ad abbracciarla.
   Finalmente, lui si decise a lasciarla andare e la poveretta poté tornare a respirare in piena libertà.
   «Adesso penso di dover andare» bofonchiò Sallah, gettando uno sguardo fuori dalla finestra. A giudicare dalla posizione del sole, ormai dovevano essere quasi le dieci del mattino.
   «Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare, prima?» domandò la cugina.
   Lo stomaco dello scavatore, udendo quelle parole, borbottò rumorosamente, ricordandogli che, quel giorno, non aveva nemmeno fatto la sua solita colazione di quattro portate.
   «Giusto uno spuntino» replicò. «Ma non vorrei approfittare della tua gentilezza… se è un disturbo…»
   Tuda ridacchiò e gli posò la mano sul braccio.
   «Ma no, figurati, non mi disturbi affatto» lo rassicurò. «E poi non mi capita tutti i giorni di avere a pranzo una… com’è che hai detto…? Ah, sì… Una leggiadra fanciulla!»
   Fece un passo all’indietro, osservandolo. Il velo che gli copriva il volto era scivolato un poco, rivelando i peli ispidi della sua barba.
   «Sono pronta a scommettere che la bellissima Sherazade non era affascinante quanto lo sei tu. Sei proprio una dolcissima ragazza rubacuori!»
   Sallah annuì, soddisfatto.
   «Sono proprio contento di sentirtelo dire!» tuonò. «La cosa importante, infatti, è non dare nell’occhio!»
   Si mosse e, per poco, non inciampò nel lembo della veste, rischiando di cadere e di travolgere anche la cugina. Tuda si scostò giusto in tempo per non essere abbattuta come un fuscello dal vento.
   «Se nei sei convinto tu, di non dare nell’occhio…» commentò, ilare, scuotendo la testa.
   Come a voler sottintendere di essere d’accordo con lei, il canarino cantò con ancora più vigore e allegria.


 
   
 
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