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Autore: elenabastet    22/01/2022    8 recensioni
Il risveglio dei nostri eroi, Oscar e André, in un letto da campo nella Caserma dei Soldati della Guardia. Onestamente, dopo aver rivisto il finale, viene solo voglia di scrivere fanfiction dove sono felici...
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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LETTO DA CAMPO

 

Rating: what if, sentimenti, amore, situazioni piccanti.

Fandom: Lady Oscar.

Note: Il risveglio dei nostri eroi in un letto da campo nella Caserma dei Soldati della Guardia.

 

Il letto del comandante dei Soldati della Guardia non è il massimo come comodità, ma quando ho deciso di prendere questo incarico e di vivere come un uomo, ho accettato anche le rudezze della vita di caserma.

Temevo peggio, comunque, ma la poca comodità e la scarsa larghezza sono diventate importanti da quando non ci dormo più da sola, perché con me c’è André.

André, il mio amico fraterno e compagno da una vita, che non ho mai considerato un servo anche se per tutti era il mio attendente, che una sera mi esternò i suoi sentimenti repressi in una maniera che mi sconvolse ma che mi portò a fare i conti con cosa sentivo davvero per lui.

Io ho capito di amare André più della mia vita, più di ogni altra cosa, anche se non so se riuscirò mai ad amarlo con l’intensità che lui ha verso di me. André mi ama per quello che sono, mi supporta e sopporta, e non mi chiederà mai di cambiare per lui. Io non rinuncerò mai a combattere per quello in cui credo, tra cui essere la sua donna, in attesa di potermi unire a lui anche come moglie.

Spero che spariscano presto i vecchi privilegi che ci impediscono di essere marito e moglie, anche se lo siamo già, con il cuore e con il corpo, e che nessuno si permetta mai più di chiamare le persone come lui servi.

I miei uomini sono in generale discreti, sanno di noi, vedono André che ogni sera mi raggiunge nel mio alloggio e viene via con me in licenza, ma non fanno commenti, e si dichiarano felici per noi, soprattutto Alain.

Penso a questo. mentre mi sto svegliando sul letto da campo, contro il muro, nel bozzolo protettivo che André ha fatto intorno a me, abbracciandomi stretta e mettendosi lui verso la porta, come a difendermi da tutti i pericoli che potrebbero esserci.

Non posso alzarmi senza svegliare André, la sua dedizione, totale da quando abbiamo unito tutto in nome dell’amore gli impone di proteggermi in questo modo, non solo simbolico. Se qualcuno avesse voluto entrare lì dentro di forza e cercare di farmi qualcosa di male, doveva passare sopra André e non è una cosa facile.

Sono distesa su un fianco, con la mia mano sinistra intrecciata alla sua destra, mentre l’altra mano sua è vicino al mio seno e la mia mano sta verso una sua spalla. Le sue gambe mi tengono in una barriera. Il suo sospiro riscalda la mia tempia, il suo cuore batte vicino al mio.

Apro gli occhi e lo vedo, chiedendomi da quanto lo amo: da sempre in maniera inconsapevole, da quando quel bambino orfano ma che irradiava gioia era entrato in casa mia, diventando un pezzo della mia anima.

Sono stata infatuata di Fersen, ero innamorata dell’amore tra lui e la regina, ma ora posso dire che il mio vero amore è André, a lui mi lega qualcosa di speciale da sempre, e ho capito il mio sentimento solo da poco. Essere sua totalmente è stato ed è il mio unico destino possibile.

Mi chiedo come ho potuto vivere per anni senza svegliarmi tra le sue braccia, pelle contro pelle, palpiti contro palpiti, parti di un tutto. Sta anche dormendo, e la voglia di occuparmi di lui, di ridargli in parte quello che lui da anni ha dato a me, oltre a quello che mi sta dando, adesso è sempre più forte.

Penso a quella volta che lo schiaffeggiai in pieno volto, con rabbia, e sto male ogni volta. Sposto la mano dalla spalla al suo viso e lo accarezzo timidamente, poi con più decisione. Percorro la sua guancia e il contorno del suo volto, e scendo sul suo collo, accarezzandolo. Gli do un bacetto sul mento, con tenerezza, e lui continua a dormire. La mia mano poi scende sul suo petto, da cui mi stacco un attimo per poterlo accarezzare meglio: quel petto che mi rassicura, quel petto contro cui gemo, quel petto che ormai è dove dormo.

Passo la mia bocca dolcemente verso il suo seno piatto, diverso dal mio come mi fa notare ogni volta, e rischio una cosa audace, lo bacio su un capezzolo in maniera più decisa, cercando di ripetere quello che lui fa più volte a me. Questo dormiglione non si vuole svegliare, ed è bello e rassicurante guardarlo mentre riposa, appagato e sereno.

Scendo con la mano verso il suo ombelico, e poi azzardo verso il simbolo del suo essere uomo, di cui sento ogni notte l’ardore. Di colpo, André mi stringe più forte, portandomi contro di lui.

“Ben sveglia!” mi dice sorridendomi e baciandomi leggermente.

“Scusami, non volevo svegliarti”, rispondo io.

“Sono sveglio da un pezzo ma mi godevo le tue coccole. Ora mi sa che dobbiamo alzarci, devo farmi la barba, non vorrei cominciare a darti fastidio quando ti bacio! Capito, mio caro comandante!”

Ma cosa dice, non può darmi fastidio, non me ne ha mai dato, e per sottolinearlo lo bacio sulla guancia, come facevo da bambina, godendomi sotto le labbra le radici dei suoi peli.

“Avete comunque la pelle più delicata della mia, mio comandante, dove arrivano i miei baci che voi tanto adorate!”, scherza lui, facendo un gesto allusivo con la mano verso il basso, mentre io capisco e arrossisco per un attimo, ma poi passa, non c’è imbarazzo, non potrebbe mai esserci tra di noi, anche nei momenti più intimi e segreti.

A malincuore cominciamo a scioglierci l’uno dalle braccia dell’altra, il nostro cameratismo, il nostro punzecchiarci, il nostro scherzare, tutto è stato fortificato dal nostro amore, che ci rende uguali, parte di un unico cuore, scoprendo cose l’uno dell’altra che ancora ci erano segrete e cementando quello che c’è da una vita.

Ci guardiamo dritti negli occhi e ci abbracciamo ancora un attimo, dandoci buffetti e bacini, poi il dovere chiama e io mi preparo, mentre André si fa la barba e si veste.

Ci sarà da combattere anche oggi, la situazione è sempre più difficile, e la strada perché un giorno nessuno dica più al mio André che è inferiore a me è ancora tutta da percorrere. Ci avviciniamo alla porta, di solito è André che la apre per farmi uscire, nel corridoio sentiamo passi di gente che cammina, D’Agoult, Alain e altri, chissà.

Ma prima di aprire la porta André mi prende ancora tra le braccia e mi bacia da togliermi il fiato, come quella sera lontana, ma con il mio assenso.

“Bene, comandante, direi che per ora siamo soddisfatti e possiamo andare”.

“Certo, soldato Grandier. Buona giornata!”

 

  
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