Anime & Manga > Lupin III
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Autore: jarmione    25/01/2022    3 recensioni
Dopo anni di inattività, Lupin torna in azione ed il suo obbiettivo è la Bilancia della morte.
Questa bilancia sconvolgerà il gruppo di Lupin e persino Anika, la quale vedrà il suo mondo sgretolarsi.
Riusciranno a risolvere questo nuovo enigma?
O tutti crolleranno nel tentativo?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qua di nuovo!

Qui inizia un po’ di azione, spero che vi piaccia.

Buona lettura

 

 

Nascosti nel vicolo più ombroso della città, non tanto distanti dal centro congressi, Lupin e Jigen stavano scansionando l’interno dell’edificio dopo aver hackerato il sistema delle telecamere.

Erano passati anni dall’ultimo colpo e Jigen si sentiva parecchio arrugginito, soprattutto fisicamente.

Un po’ dovuto all’età, un po’ dovuto al fatto che fino a quel momento si erano limitati a piccoli furti in gioiellerie e simili, quel tanto che bastava per sbarcare il lunario.

Anche se Lupin aveva premeditato il colpo, solo in quel momento si stavano decidendo a fare i sopralluoghi.

Nonostante le lamentele di Jigen, che odiava fare tutto all’ultimo minuto, Lupin aveva insistito affinché usassero questo metodo perché diceva che così il cervello avrebbe caricato meglio.

“Per me stiamo facendo una grande stupidata” brontolò Jigen, finendo la scansione dei condotti di areazione “E comunque non mi piace l’idea che una bilancia mi dica chi sarà colui che mi ucciderà”

Lupin sbuffò “Quanto la fai lunga” disse, mentre si tirava su la zip della muta nera “Non è detto che esca un nome, in quel caso significa che la tua morte avverrà per cause naturali o vecchiaia”

Jigen rabbrividì.

Non era abituato davvero a trattare l’argomento della morte in quanto si considerava ancora abbastanza abile da riuscire a sfuggirle.

La maggioranza delle cicatrici che aveva sul suo corpo ne erano la prova.

Cercò di cambiare argomento “Ehi, dico, non vorrai attraversare la strada vestito in quel modo!” disse il pistolero, notando la muta nera di Lupin “Non ti sei preso il travestimento?”

“Non essere sciocco, Jigen, è ovvio che sono attrezzato” Lupin mostrò una divisa da poliziotto.

“Bah” Jigen si mise in macchina con il piccolo computer portatile “Secondo me facciamo una cavolata”

Lupin lo ignorò e si mise il cappello da poliziotto in testa “Fammi gli auguri” detto questo si immise nel traffico cittadino.

Il suo compito era entrare e fare in modo che la bilancia fosse a sua esclusiva portata.

Jigen, rimasto solo, sentiva che quel colpo sarebbe stato il peggiore della loro esistenza e che qualcosa, a breve, sarebbe accaduta.

 

*****

 

“Non puoi farlo!” fu l’esclamazione di Anika, chiusa nell’ufficio di Zenigata “Non puoi riprendere il caso Lupin!”

“Devo farlo” rispose lui “Sono l’unico che lo conosce bene e sono l’unico con l’attrezzatura giusta per catturarlo”

Anika si portò le mani alla testa “Sai benissimo che lo conosco meglio di te e sai anche che tanto ti sfuggirà” Zenigata le lanciò un’occhiataccia ma lei proseguì “Io ti sosterrò ad ogni tua decisione, lo sai, ma abbiamo un figlio…” indicò Yuki, che stava nella sala d’attesa insieme a Yata il collega di Zenigata “...Pensa a lui”

Zenigata si sentì colpito nel segno, ma ormai aveva deciso e il suo capo aveva dato l’ok alla riassegnazione del caso “Io ci penso a nostro figlio” disse.

“Allora ti prego” ribatté lei “Ti prego, Koichi, non farlo” lo implorò “Sono anni che non segui questo caso e ho paura che non finirà bene”

Zenigata, per quanto la amasse e per quanto capisse il suo punto di vista, si sentiva come se lo avesse offeso.

Certo, erano anni che non seguiva quel caso e non partecipava all’azione vera e propria, così come Lupin non eseguiva più colpi.

Era arrugginito e, probabilmente, anche Lupin e compagnia lo erano.

Sarebbe stato uno scontro ad armi pari, volendo vedere, con la differenza che lui aveva un motivo in più per battersi.

Aveva suo figlio Yuki e aveva Anika.

Entrambi si erano ripromessi di non permettere a Lupin e la sua banda di invadere la loro stabilità, la stessa stabilità che adesso aveva iniziato a vacillare.

Il capo di Zenigata era stato chiaro, solo lui poteva prendere questo caso in mano e l’ispettore non si era di certo tirato indietro.

Zenigata stava venendo meno ad una promessa per via di un ordine ricevuto.

Avrebbe potuto rifiutarlo, è vero, Yata era più che in grado da solo e non serviva anche lui.

Ma il solo fatto che Lupin, anche senza saperlo, aveva fatto scattare in Anika i ricordi del passato non gli andava giù.

Lupin non poteva stare lì, non poteva tornare a fare un colpo dopo anni e pretendere di farlo tranquillamente.

“Koichi…”

“Ma non lo capisci che lo sto facendo anche per te!?” esclamò con troppa foga Zenigata, facendo sgranare gli occhi ad Anika, che mai prima di quel momento lo aveva visto così arrabbiato “Io lo sto facendo per proteggerti e per proteggere nostro figlio!” proseguì “Se non approvi i miei metodi significa che non ti interessa nulla di Yuki!”

Anika ndietreggiò di un passo, raggiungendo la porta.

I suoi occhi erano colmi di lacrime che cercava di reprimere in ogni modo.

“Come osi dire che non mi importa di Yuki?”mormorò appena lei, mentre Zenigata si accorse di aver esagerato.

Cercando di non mettersi a piangere e non fare alcun tipo di scenata, Anika prese la borsa che aveva appoggiato sulla sedia all’entrata, poi aprì la porta ed uscì senza aggiungere altro.

Zenigata tentò di fermarla, ma non ci riuscì.

La vide fare un cenno a Yata e prendere Yuki, che si voltò a salutarlo tutto contento, per poi andarsene.

Strinse i pungi e cercò di reprimere la rabbia.

Poi si mise l’impermeabile, prese la pistola di ordinanza, le manette e poi uscì, seguito da Yata

“Ispettore, qualcosa non va?” domandò, vedendo lo sguardo dell’uomo

“Ma insomma, ancora non hai imparato a non fare domande del genere ad un tuo superiore?!”

Yata sobbalzò e si mise sull’attenti, fingendo di non aver mai aperto bocca

 

*****

 

“Allora, sei arrivato?” domandò per la milionesima volta Jigen, stufo di dover aspettare.

Che impazienza, caro Jigen” disse Lupin attraverso l’auricolare “Non ti piace più il brivido dell’avventura?”

“Ho scelto questo lavoro per stare tranquillo, tu me lo stai avvelenando” ribatté Jigen.

Lupin ridacchiò mentre, nel frattempo, riuscì a raggiungere assieme ad altri due poliziotti la stanza dove vi era chiusi gli oggetti dell’asta.

Era riuscito a mettere KO il poveretto al quale aveva rubato l’identità e che era uno addetto alla sorveglianza della bilancia, oggetto dal valore più alto proprio a causa della leggenda tramandata.

Aveva saputo che sarebbe stata sorvegliata a turno, prima lui, poi gli altri.

Dopo aver ricevuto gli ordini dal superiore, Lupin prese il suo posto accanto alla bilancia e venne chiuso dentro la stanza/caveau.

Appena sicuro di essere solo, il suo piano poteva finalmente essere messo in atto.

“Jigen, sono dentro”

Il piano era semplice.

Jigen, sfruttando la telecamera all’interno della stanza alle spalle di Lupin, avrebbe creato una registrazione che poi avrebbe mandato in loop.

Una volta effettuato questo passaggio, Lupin avrebbe sfruttato il condotto di areazione della stanza per fuggire, portando con sé la bilancia.

Jigen, dentro la macchina, digitava velocemente i tasti del piccolo pc e cercava di stare attento a non sbagliare nulla.

Continuava a pensare che stavano commettendo un grave errore, ma non riusciva a capire il perché.

L’unica cosa che sapeva è che il piano elaborato e troppo semplice e, come ben si sa, le cose troppo semplici non sempre sono la via più corretta.

Quando la registrazione fu finalmente pronta, Jigen la mandò in loop sfruttando il circuito chiuso delle telecamere.

“Ho fatto”

“Bene” disse Lupin, togliendosi il travestimento “Iniziano le danze”

Nel giro di poco aprì la grata del condotto di areazione, che era grande a sufficienza da permettergli di passare insieme alla bilancia.

Nonostante fosse in ottone, era comunque abbastanza leggera da essere trasportata.

Una volta nel condotto, iniziò a seguire il percorso fino all’uscita prestabilita.

Essa, si trovava sul retro dell’edificio ed era anche l’unica non sorvegliata da telecamere e/o guardie.

Lupin, la cosa non mi piace” disse Jigen attraverso l’auricolare “Nessuno si sta muovendo

“Abbi fiducia, Jigen” rispose velocemente Lupin, girando a sinistra del condotto.

Lupin l’aveva studiata bene.

Sapeva che tutti si sarebbe mobilitati per proteggere la bilancia e sapeva che la carta era stata ricevuta dall’interessato.

Ciò che nessuno si aspettava era il quando Lupin avrebbe agito.

Tutti si aspettavano il colpo quella stessa sera, invece lui li aveva fregati tutti e stava agendo durante il giorno.

Ok, era pomeriggio inoltrato, ma pur sempre giorno.

Jigen aveva controllato, tramite le telecamere, che erano aumentate le guardie e questo non gli piacque.

Riconobbe le divise dell’Interpol e, cosa che gli piacque anche meno, riconobbe Lui.

“Lupin, è Zenigata!”.

Lupin sorrise “Ma guarda, c’è anche paparino” disse “Devo essergli mancato parecchio per essere uscito fuori dal suo ufficio solo per me”

Svoltò di nuovo ed infine si ritrovò non tanto distante dall’uscita.

Fece per aprire la grata del condotto, ma la sua attenzione fu richiamata da alcuni suoni provenienti dai corridoi del centro congressi.

Attenzione!”

Che è successo!?”

Un uomo legato!”

Lupin è qui!”

Qualcuno doveva aver trovato il poveretto che Lupin aveva messo KO per la divisa.

“Sono stato scoperto” commentò Lupin, sempre sorridendo.

Lo immaginava già, ma non gli importava.

Lui voleva il brivido dell’avventura e quando succedevano gli imprevisti era sempre divertente.

“Lupin, non vedo più Zenigata” udì il ladro dall’auricolare, ma non ci badò più di tanto.

Aprì velocemente la grata e uscì dal condotto, ritrovandosi sul retro dell’edificio.

Tutti si stavano muovendo per trovarlo e alla fine li sentì.

E’ passato da lì!” segno che avevano capito il suo piano.

“LUPIIIIN!” Esclamò l’inconfondibile voce di Zenigata.

Lupin assunse un aria sognante “Oh, quanto mi era mancato” si voltò verso l’angolo dell’edificio da cui il vecchio ispettore era spuntato “Ehi, Zazà, ben ritrovato” disse “Non sei invecchiato di un giorno”

“Lupin! Sei in arresto!”

Lupin alzò le spalle “Scusami, Zazà, anche se è tanto che non ci vediamo non posso restare a chiacchierare” alzò il braccio e fece partire il piccolo gancio dall’orologio, che gli permise di salire sul tetto dell’edificio a fianco “Scusa, vecchio mio, ci vediamo!”
“Lupiiiin, fermati!” esclamò, ordinando ai poliziotti al seguito di dividersi e inseguirlo.

Lupin, una volta atterrato con eleganza sul tetto dell’edificio, iniziò la sua fuga verso l’auto.

I poliziotti erano tutti sui marciapiedi e solo pochi avevano avuto la prontezza di salire sui tetti per stargli dietro.

Lupin, dal canto suo, non li considerava nemmeno.

Per lui era come se stessero giocando ad acchiapparella, ma era ovvio sin dall’inizio chi sarebbe stato il vincitore.

Durante la sua fuga aveva persino incrociato una bella biondina su un balcone che stava prendendo il sole.

Provò a sorriderle, ma ottenne uno schiaffo in pieno volto.

Però, ammise che ne era valsa tutta la pena.

Raggiunto l’edificio vicino all’auto, che Jigen aveva ben mimetizzato per non essere scoperto, Lupin poté tirare un piccolo sospiro di sollievo e, assicuratosi che la bilancia non fosse rovinata, tornò con i piedi a terra.

Zenigata e i suoi erano in mezzo alla strada, che osservavano i tetti e le auto che passavano, speranzosi di beccarlo e catturarlo.

“Povero paparino, non imparerà mai” commentò

Lupin?” era Jigen dall’auricolare “Lupin, tutto a posto? Dove sei?”

“Ehi, ehi, Jigenuccio”

Qui è pieno di poliziotti”

“Lo so” rispose Lupin “Tu resta lì, io sto arrivando”

Legò la bilancia e se la mise a tracolla, per poi voltarsi con l’intenzione di fare il giro lungo per raggiungere la macchina senza essere visto.

Come tutti ben sapevano, un ladro doveva essere sempre pronto agli imprevisti del mestiere ma, per qualche oscura ragione, l’imprevisto che stava per capitare a Lupin era l’unico che non aveva immaginato.

Non riuscì a fare neanche un passo che davanti a lui vi era una persona che Lupin non credeva di poter vedere.

Non lì e non in quella circostanza.

Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, sentendo il suo cuore mancare un battito.

Stessa cosa accadde a chi lo aveva incrociato.

“A-Anika…”

Anika sentiva che le sue paure erano aumentate e cominciò a tremare.

Era andata via dall’ufficio di Zenigata sentendo dentro di sé un’ansia tale che voleva solo prendere e sprofondare nelle profondità della terra.

Per smaltire quella brutta sensazione, aveva deciso di restare in giro per la città, all’aria aperta, insieme a Yuki per distrarsi.

Alla fine, dopo mille ripensamenti ed esitazioni, era giunta alla conclusione che doveva assolutamente parlare con Zenigata, scusarsi con lui e dirgli che qualunque cosa lui avesse fatto, lei non avrebbe smesso di amarlo e non avrebbe smesso di sostenerlo.

Voleva raggiungerlo al centro congressi, era sicura di trovarlo lì e poi, come tutti, era convinta che Lupin non avrebbe agito prima di quella sera e che non vi era rischio di incontrarlo.

Ma si sbagliava, eccome se si sbagliava.

“L-Lupin”

Lui avrebbe voluto sorriderle, ma era talmente sorpreso di vederla che non riusciva a cambiare espressione.
“T-tu…” poi volse lo sguardo verso Yuki, rimanendo ancora più sbalordito “L-lui…”

Anika prese Yuki in braccio, che subito si strinse alla madre e divenne timido.

“Lui è mio figlio” disse Anika “Yuki”

Lupin scosse la testa e cercò di assumere uno sguardo più umano “Yuki” disse “Ma lo sai che hai un bellissimo nome?”

Yuki lo guardò

“Ehilà!” ed ecco il sorriso giocoso di Lupin, un sorriso che ad Anika era mancato tanto ma a cui non voleva dare la soddisfazione “Io sono Lupin III, al tuo servizio!”

Yuki guardò Anika, cercando la sua approvazione per poter parlare.

Quando la ottenne, tornò a guardare il ladro “Buongiorno, signore”

Lupin si sentì spiazzato.

Signore? Perché signore? Anika non gli aveva detto chi era?

Ricacciò indietro questi pensieri quasi subito, era ovvio che Anika non le avesse detto chi era lui.

Dopo quel fatidico giorno nessuno di loro poteva pretendere nulla da lei.

Lupin fece per parlare, ma venne interrotto da una voce ben famigliare fuori dal vicolo.
“LUPIIIIIIN!”

Lupin si mise pronto a correre e Anika sentì che stava per succedere qualcosa di brutto.

“Lupin! Sei in arresto!” esclamò Zenigata.

Poi si accorse che non era da solo.

“A-Anika?” non poteva credere ai suoi occhi.

Yuki si era spaventato e stava attaccato al collo della madre con gli occhi chiusi.

Anche lei sembrava spaventata.

Nel vedere la sua famiglia in quello stato, Zenigata sentì una rabbia tale ribollire dentro di sé che mai aveva sentito prima.

Una rabbia che né Lupin, né Anika avevano mai visto in lui.

“Lupin…” Zenigata cercò di respirare, ma non riusciva a fare neanche quello “Lupin...sei IN ARRESTOOOOOOO!”

Con un balzo felino, Lupin riuscì ad evitare le manette allungabili dell’ispettore e, una volta tornato con i piedi per terra, prese Anika per un braccio.

“Corri!” ordinò e la trascinò con sé.

Non sapendo cosa fare e presa dal panico, Anika obbedì e lo seguì fuori dal vicolo, sempre tenendo Yuki in braccio.

  
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