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Autore: IndianaJones25    26/01/2022    1 recensioni
Di ritorno da una disavventura in Australia, Indiana Jones scopre che il suo vecchio amico Sallah si è volatilizzato, senza lasciare tracce.
Indy decide allora di partire verso l’Egitto meridionale, dove è in corso una delle più grandi imprese archeologiche del Novecento, per poter rintracciare il suo amico scomparso. Ancora non sa che questo lo condurrà nell’ennesima sfida contro il tempo per sventare un complotto che, se andasse a buon fine, potrebbe portare nelle mani dei sovietici un’antica e pericolosa arma, risalente all’epoca degli dèi e dei faraoni…
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Henry Walton Jones Jr., Nuovo personaggio, Sallah el-Kahir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

   Indy diede un ultimo colpo di badile. Adesso l’ingresso del sotterraneo era tornato a essere invisibile e, con un po’ di fortuna, lo sarebbe rimasto per sempre.
   Dopo aver lasciato il tempio di Luxor, avevano convenuto che la mossa migliore sarebbe stata quella di rimettere la Gloria di Amon nel luogo in cui l’avevano trovata: l’ipogeo segreto di Abu Simbel. Così, dopo aver attraversato il fiume a bordo della chiatta, lo avevano ricaricato sul camion ed erano tornati indietro. Non era stato difficile convincere gli operai fidati di Sallah ad aiutarli ancora una volta, questa volta per rimuovere i detriti e le macerie dell’esplosione provocata dai sovietici.
   A occuparsi di rimettere il carro d’oro nel suo sarcofago erano stati Indy e Sallah. Avevano condotto l’intera operazione da soli, sguazzando con i piedi nell’acqua. Il livello del Nilo stava salendo molto in fretta e l’acqua aveva cominciato a infiltrarsi anche lì. Nel giro di poche settimane soltanto, l’ipogeo si sarebbe tramutato in una caverna sommersa, che avrebbe custodito in eterno tutti i suoi tesori.
   Infine, senza più voltarsi indietro, erano usciti dal sotterraneo e avevano risistemato l’ingresso alla galleria in maniera tale che, quando la cappella fosse stata ridotta in blocchi per essere trasferita nella sua nuova collocazione, nessuno si sarebbe reso conto di nulla. Il tempio se ne sarebbe andato, ma il suo più grande segreto sarebbe rimasto al proprio posto.
   I due amici, dopo aver gettato un’ultima occhiata al buco ormai invisibile, si scambiarono un cenno e riattraversarono con passo lento tutto il tempio di Abu Simbel.
   Mentre camminava, una stranissima sensazione invase l’archeologo.
   Quella sarebbe stata in assoluto l’ultima volta che i suoi passi avrebbero risuonato contro le volte del tempio ancora immobili nella loro posizione originaria, la stessa che Ramses il Grande aveva scelto per perpetuare il ricordo dei suoi personali trionfi. La prossima volta che avrebbe avuto occasione di vedere il tempio, sarebbe stato nella sua nuova dimora, attorno allo scheletro d’acciaio che era stato teatro della sua lotta con il gigantesco energumeno ingaggiato per provare a sbarazzarsi di lui. La cosa un po’ gli dispiaceva. Anche se quell’immenso cantiere era un’opera di salvataggio senza eguali, per permettere anche alle generazioni future di godere di quei luoghi meravigliosi, provava anche una specie di sottile rimorso al pensiero che la sacralità degli antichi dovesse sottomettersi in questa maniera ai bisogni esclusivamente concreti dei moderni.
   «Che ci vuoi fare, Indy» si disse. «È il tempo che scorre. Le cose cambiano. Il mondo intero si sta trasformando. Nulla rimane come vorremmo
   La luce brillante dell’esterno abbagliò i loro occhi. Il caldo li accarezzò, accogliendogli con gradevole benignità.
   «Tutto fatto?» domandò Yasmin, alzandosi dal blocco di pietra su cui era rimasta seduta.
   «Tutto a posto» confermò Sallah, sorridendo. «Carro e pavimento sono stati risistemati. Nessuno sentirà più parlare di quel sotterraneo e del suo contenuto.»
   «Certo che è un peccato» commentò Moshti, affiancando la sorella. «Con tutti quei tesori si sarebbe potuto allestire un immenso museo.»
   «Di musei ce ne sono fin troppi, al mondo, e non li visita mai nessuno» obiettò prosaicamente Indy, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. «I reperti stanno lì a coprirsi di polvere e basta. Per questa volta, lasciamo che le offerte che Ramses tributò al suo dio salvatore restino dove sono. Penso che Amon ci abbia dato prova di meritarsele davvero.»
   I due ex agenti del KGB ammiccarono con fare complice.
   «Noi, di sicuro, quando saremo in America non perderemo certo il nostro tempo entrando in vecchi musei» asserì Boris.
   «In compenso» gli fece eco Oleg, «non ci faremo scappare né una distilleria né una birreria. Voglio bermi tutto ciò di alcolico che esiste in America, alla faccia dei nostri connazionali e della loro vodka insapore.»
   Lo sguardo di Indy incontrò quello del professor Smolnikov. L’archeologo russo era riuscito a sopravvivere alla furia della Gloria di Amon, anche se aveva riportato diverse ustioni sulle braccia. Quelle scottature, comunque, sembravano essere servite a farlo rinsavire.
   Lo avevano incontrato fuori dal tempio di Luxor e, con fare umile, aveva chiesto di poter andare con loro. Indy, dopo aver soppesato per un momento l’idea di condurlo a calci fino ad Abu Simbel, aveva acconsentito a farlo salire sul camion. D’altronde, era molto meglio tenerlo d’occhio, piuttosto che non sapere che cos’altro stesse macchinando.
   «E lei, professore?» domandò Jones. «Verrà anche lei con noi, negli Stati Uniti?»
   Smolnikov scosse il capo.
   «Io resterò in Egitto» dichiarò. «Finalmente mi sono liberato dalla tirannia del comunismo che teneva prigioniero il mio spirito. L’indottrinamento a cui sono stato sottoposto per tutta la vita è sparito quando, infine, ho visto la luce. Ho compreso quale arma micidiale fosse davvero il carro d’oro, e ho capito che, se fosse caduto nelle mani sbagliate, sarebbe stato fonte di sofferenze inaudite per tutti.»
   Si volse ad ammirare i colossi del faraone Ramses che, solenni e pacati, vigilavano sui luoghi sacri della Nubia. Lasciò andare un lungo e profondo sospiro.
   «Agli occhi del mondo, e soprattutto a quelli dell’Unione Sovietica, il professor Vladimir Smolnikov è morto insieme al colonnello Volkov. Non intendo fare nulla per smentire tale convinzione. Assumerò un’altra identità, vestirò da arabo e per il resto dei miei giorni vivrò qui, tra gli egiziani, proprio come un secolo e mezzo fa fece Burckhardt, lo scopritore di questo luogo incredibile.» Annuì, ammirato. «Abu Simbel. Un sito meraviglioso, che non finirà mai di parlare per rivelare poco a poco i suoi eterni segreti.»
   Indy e Sallah si scambiarono un’occhiata colma di sospetto. Smolnikov poteva dire quello che voleva, ma loro non erano certamente propensi a concedergli fiducia tanto facilmente, dopo che si era impegnato così a fondo per trovare il carro d’oro e consegnarlo ai suoi alleati.
   Fu l’egiziano, comunque, a mettere subito le cose in chiaro.
   «Non si sentirà solo, professore» disse infatti. «Rimarrò anche io qui ad Abu Simbel, fino a quando le opere di trasferimento non saranno del tutto concluse e il luogo in cui ci troviamo adesso non sarà completamente sommerso. Le terrò compagnia e, allo stesso tempo, farò in maniera che l’ingresso al sotterraneo non venga trovato per caso da qualche archeologo troppo frettoloso di dichiararsi pentito dei propri personali trascorsi.»
   Smolnikov avvampò per l’imbarazzo.
   «Io… io…» balbettò. «Le… le assicuro che le mie intenzioni…»
   «Sì, sì» tagliò corto Sallah.
   Indy si era scostato di pochi passi, per ammirare il sole che splendeva in mezzo al cielo pennellato di quell’incredibile blu che soltanto in Egitto può essere visto. I suoi raggi illuminavano il Nilo, che scorreva appena oltre il muro di cinta che era stato eretto per tenere le acque sempre più profonde fuori dal cantiere.
   Un istante prima, si era detto che le cose cambiano. Tutto si trasforma.
   Forse era vero, ma con un’eccezione. Lui.
   Indiana Jones non sarebbe cambiato mai e poi mai. Gli anni defluivano, ma lui non ci badava. Vivere non è perdere, ma guadagnare sempre di più. Ogni anno, mese o singolo giorno che trascorreva era un modo per accumulare nuove esperienze, nuove conoscenze, nuove scoperte. E, soprattutto, nuove avventure.
   Perché lui questo era. Un avventuriero. Il più grande avventuriero del mondo. L’inconfondibile uomo con la frusta in mano. Sarebbe sempre partito per una nuova impresa, senza lasciarsi fermare dal tempo, dall’età o da qualsiasi altro paletto che chiunque avrebbe voluto opporgli.
   Sallah lo affiancò, subito seguito dai suoi due figli. I tre russi restarono scostati di qualche passo a guardarli.
   Indy osservò per un istante i suoi amici e sorrise.
   Partire all’avventura? Non avrebbe mai e poi mai smesso di farlo. L’importante era poterlo fare in compagnia delle persone giuste. E lui, per fortuna, aveva grandissime persone al proprio fianco.
   La brezza calda dell’Africa gli scivolò addosso, scompigliandogli i capelli e sollevando lievemente la tesa del suo inseparabile cappello, mentre dentro i suoi occhi il Nilo dalle acque verdi continuava a scorrere placido sotto il sole, l’incarnazione degli dèi.


(scritto: febbraio - aprile 2021)

 
   
 
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