Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Pol1709    28/01/2022    1 recensioni
Bentrovati a tutti.
Questa storia è la continuazione de "Il Cavaliere e la Strega", ma si svolge nell'epoca di Oscar. Quest'ultima, dopo aver detto addio alla Guardia Reale, a Conte Fersen ed aver litigato con André (il famoso episodio della camicia strappata...) passa un periodo di riposo in Normandia prima di prendere il comando delle Guardie Francesi di Parigi. Lì viene coinvolta, a causa di una vecchia avversaria, nella caccia a una antica e potentissima arma, inseguita dagli agenti inglesi e affiancata da una antica nemica/amica.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Britannia – molto molto tempo prima
Oscar aprì gli occhi lentamente e vide che era giorno fatto. Non era sui gradini della tomba di Boudicca, ma in un prato verde, sopra una collina. Sentì una presenza dietro di sé e vide Morgana che la stava raggiungendo arrancando – Cosa è successo!? Dove siamo ora? Non vedo il cerchio di pietre – disse guardandosi intorno.
Oscar socchiuse gli occhi, il suo sguardo si posò solo su macchie di verde e boschi. Improvvisamente sentì un rombo assordante sopra la testa; alzò la testa e una scia di fuoco le passò sopra con un sibilo. Ci fu uno schianto in una pianura e, subito dopo, lei e Morgana si trovarono catapultate proprio sul luogo dell’impatto, come portate lì da una forza invisibile.
Morgana si avvicinò a Oscar e indicò il cratere, ma subito dopo la loro attenzione si posò su un altro gruppo di persone: avevano tutti il cranio rasato e la pelle di un impressionante colore grigio. Le loro teste sembravano delle pere rovesciate con degli spaventosi e grandi occhi completamente neri, senza alcun naso e con una bocca che era una fessura orizzontale. Indossavano quelle che sembravano delle corazze lucide e le loro mani avevano solo tre dita. Uno di loro impugnava la bianca lancia che avevano visto nella tomba di Boudicca e, sul pettorale, campeggiavano dei segni che sembravano tre lettere: L…U… G.
Oscar deglutì – Lug…Il dio della luce –
Morgana tentennò – No! Quello non è un dio! –
Uno degli strani esseri si inginocchiò e sollevò le braccia al cielo emettendo dei versi striduli e acuti. Un altro gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, come per consolarlo, ma Lug, quello che sembrava essere il capo, sollevò la sua lancia e urlò degli strani versi. Indicò un punto oltre i prati e si incamminarono, proprio verso Oscar e Morgana. Le due donne misero mano alle else delle spade, pronte per combattere, ma gli esseri le superarono apparentemente senza vederle e, improvvisamente, si ritrovarono in un altro luogo.
Era un villaggio. Non un villaggio come quello in cui aveva visto Boudicca, ma uno composto da capanne di legno e paglia rozzamente montate e sembrava molto più vecchio e primitivo, osservò Oscar. I suoi abitanti erano vestiti solamente con pelli malamente conciate e furono presi di sorpresa dall’arrivo degli esseri grigi. Gli invasori usarono strane armi simili a pistole che emettevano raggi bianchi che colpivano e bruciavano letteralmente i bersagli. Ci volle poco per avere ragione degli indigeni che si prostrarono ai piedi dei nuovi venuti e Lug, con la sua lancia in mano, arringò i suoi compagni.
Poco dopo Oscar si sentì di nuovo trascinare via e lei e Morgana videro gli uomini e le donne del villaggio costretti a lavorare come schiavi per gli esseri grigi. Spostavano ed intagliavano grandi pietre per poi trasportarle, su cilindri di legno, verso la pianura dove erano arrivati gli strani esseri. In un’altra scena videro Lug con un altro essere grigio, forse il suo secondo, dentro una delle capanne mentre stavano costruendo un modellino con dei piccoli sassi: era una rappresentazione del cerchio di pietre come avrebbe dovuto sorgere, completo di tutti i megaliti, sia orizzontali che verticali.
Nella visione successiva Oscar e Morgana videro quello che rimaneva del mezzo con il quale erano arrivati gli esseri grigi; una cosa mai vista che poteva persino volare, si disse Oscar e di cui rimanevano solo pochi resti. Poi videro gli invasori costringere gli abitanti a togliere i resti metallici, a coprire il buco livellando il terreno e, lì sopra, erigere quello che sarebbe diventato il primo cerchio di pietre della Britannia. Videro anche gli esseri grigi lavorare con le loro strane armi sulle grandi pietre, fondendo con tecniche impossibili per qualunque essere umano i resti del mezzo nella dura roccia.
Oscar, passando alla successiva vista, deglutì e provò un senso di rabbia: molti abitanti del villaggio si ammalarono e morirono per il duro lavoro, sotto la minaccia delle armi degli esseri grigi. Lei e Morgana videro scavare quella che sarebbe diventata la tomba di Boudicca e Lug riporre lì la sua lancia. Videro il capo degli invasori prendere un sasso rosso che, come la lancia, faceva parte del suo equipaggiamento e, con la sua strana pistola, inserirvi dentro le linee bianche che avrebbero identificato il luogo dove si trovava la cripta.
Ma tutto era destinato a terminare. Oscar e Morgana, videro come il malcontento degli indigeni si tramutò in rabbia. E la rabbia in voglia di ribellione e vendetta. Li videro attaccare gli esseri grigi con le loro rozze armi di pietra e legno. Molti caddero, ma alla fine il numero maggiore ebbe ragione degli invasori. Persino Lug, il loro capo, cadde, colpito al petto da una freccia. Osservarono i guerrieri litigare sulle spoglie degli invasori, aggirarsi nel cerchio di pietra solo in parte costruito, controllare una pietra orizzontale proprio al centro, con una fessura. Videro uno di loro prendere la lancia di Lug, alzarla per infilarla con la punta proprio in quella fessura per poi essere fermato da un altro stranamente vestito con un lungo abito e una corona, forse il re o il sacerdote di quel popolo.
Oscar e Morgana videro poi gli antichi guerrieri nascondere la lancia bianca nella cripta costruita dagli invasori; li videro bruciare i corpi di quegli esseri e distruggere le loro terribili armi demolendole con sassi e pietre e, alla fine, videro che la pietra rossa fu data ad una donna. Si trattava di una strana donna con i capelli neri e la pelle bianca come il gesso e Oscar capì che, finalmente, la chiave per l’attivazione di qualunque cosa quegli esseri stavano creando era stata portata ad Avalon.
Oscar si sentì trascinare via, come risucchiare da quel mondo e si chiese per un attimo dove fosse Morgana; poi, improvvisamente, si ritrovò di nuovo a terra.
 
Britannia – Primo secolo d. C.
Era caduta di schiena, ma provava un forte dolore al petto, come se qualcuno l’avesse colpita. Aprì gli occhi e vide sopra di sé l’azzurro cielo terso. Sollevò il capo e vide che si trovava di nuovo in un antico villaggio. Non primitivo come quello che aveva visto assalito dagli esseri grigi che avevano progettato il cerchio di pietre, ma lo riconobbe subito come quello in cui aveva vissuto Boudicca. Si mise seduta a fatica e notò che non aveva addosso i suoi abiti, ma indossava delle vesti in pelle. Il suo cuore cominciò a martellare nel petto e vide, di fronte a lei, una imponente figura a cavallo che indossava un mantello rosso e un elmo crestato.
Oscar deglutì; capì di essere proprio tornata al momento in cui erano arrivati gli esattori romani e quel maledetto centurione. “No, Oscar! Quello che stai vedendo non è reale! E’ solo nella tua mente! Solo nella tua mente!” si disse per cercare di calmarsi, ma invano: il suo cuore era sul punto di scoppiare. Strisciò all’indietro per qualche centimetro e l’uomo a cavallo rovesciò la testa all’indietro in una lugubre risata, passò la gamba sul collo del cavallo e smontò dalla sella. Con un rapido gesto si levò il grande elmo e lo gettò a terra.
Oscar rimase senza fiato: quello che stava guardando era il volto del suo amico, del suo cavaliere. Era il viso di André ed il suo corpo che indossava la corazza e il mantello del centurione: lo poteva riconoscere chiaramente dalla ciocca di capelli che gli copriva la parte sinistra del volto. Ma la luce sinistra che brillava nel suo occhio destro…Il sorriso crudele sulle sue labbra…Non era il vero André…Non era il suo cavaliere…Era…Qualcos’altro.
André la sollevò da terra prendendola per i capelli e, con un rapido gesto, le strappò la parte superiore dei vestiti lasciandola a petto nudo. Oscar, con il volto rigato dalle lacrime, mosse le braccia cercando di nascondere la sua nudità, ma lui la prese per il collo con una morsa. Lei annaspò cercando l’aria, ma quella mano e quelle dita erano come d’acciaio. “Oh! Che venga la fine allora! Che venga l’oblio! Ho vissuto una vita di menzogna fino ad ora…Come ho mai potuto credere di essere forte come un uomo? Dio…Io…Ah...” pensò e si sforzò di guardare il viso feroce del centurione. Lui sorrise di nuovo crudelmente – Ora lo hai capito, barbara! Non sarai mai come un uomo! Tu non sei un uomo! Ed è ora di insegnati qual è il tuo posto! –
Un sasso colpì la corazza del centurione che aggrottò la fronte e si girò. Oscar volse gli occhi e vide la nera figura di Morgana con la spada sguainata e in posizione di attacco: - Vieni qui adesso, viscida carogna! Non ho dimenticato quello che mi hai fatto l’altra volta! Hai davvero ragione: è ora di insegnarti qual è il tuo posto – gridò la Duchessa.
André sbuffò, con un rapido gesto gettò Oscar all’indietro facendola cadere di nuovo a terra e poi fronteggiò Morgana. Estrasse il gladio e allargò le braccia – E chi abbiamo qui? La strega nera! Colei che nessuno vuole, nemmeno da stuprare! La potente Fata Morgana! Un mostro! Un essere che non avrebbe mai dovuto nascere e che nemmeno i suoi genitori volevano! – disse sbeffeggiandola con un inchino.
Morgana barcollò per un attimo, quelle parole cattive l’avevano colpita profondamente. Nel corso della sua esistenza le avevano detto molte cose brutte e a tutte era sopravvissuta, costruendosi una corazza mentale e fisica. Ma quelle frasi…In quel momento…Si sentì come quando, da piccola, gli altri bambini la rincorrevano gridandogli: “Strega! Strega!”. Sentì le lacrime agli occhi. Scosse la testa, strinse le mascelle e partì all’attacco.
Il centurione parò l’assalto con facilità facendola inciampare e, con un calcio, la mandò a terra. Morgana rimase per un attimo stesa, incapace di capire cosa stava accadendo. Era sempre stata un’eccellente guerriera, ma si sentiva stanca, debole ed impaurita. Si sollevò a fatica e lanciò un altro fendente, subito parato facendola barcollare e cadde in ginocchio.
André sorrise ed agitò il gladio – Proprio non capisci? Allora vedrò di fartelo comprendere meglio – disse e allargò di nuovo le braccia gonfiando il petto – Avanti, strega! Colpiscimi! –
Morgana si rialzò lentamente, prese di nuovo la sua spada a due mani e lanciò un fendente sul suo petto. La lama si bloccò sulla corazza senza nemmeno scalfirla. André sorrise e poi rise – Ah! Ah! Ah! Ah! Qui non siamo nel mondo reale…Siamo nella sua mente… - disse indicando Oscar con la punta del gladio – La mente di una persona debole! Crede di essere forte, ma ha paura! Ha paura di me! Ha paura del suo André! Ha paura che non sarà in grado di essere davvero come un uomo! Ha paura di quello che sarebbe potuto succedere quella notte…Che forse…Le sarebbe piaciuto! Ha paura di essere una donna come tutte le altre! Ha paura del suo amico, del suo amore…Del suo cavaliere! – gridò colpì la Duchessa con un manrovescio facendola volare all’indietro.
Morgana barcollò lentamente, ma André si avvicinò e le assestò un pugno sullo stomaco facendola piegare in due dal dolore. Cadde con la faccia a terra gemendo. In mezzo alle lacrime alzò lo sguardo e vide l’imponente figura che troneggiava su di lei. Le sembrò per un attimo di rivedere il Duca suo padre: “Sei solo un peso per noi! Non avresti mai dovuto nascere!” sentì riecheggiare nella sua mente. Poi vide Re Uther Pendragon: “Sei solo una piccola strega! Nessuno ti vorrà mai bene!” diceva ridendo. Vide persino sua madre Igraine: “Occupati tu del piccolo!”. Morgana appoggiò le mani a terra e si rialzò lentamente restando in ginocchio. Ansimò e guardò Oscar. Chi era il piccolo a cui si riferiva sua madre? Rivide dentro di sé un bambino paffuto che le veniva incontro sorridendo, per poi diventare un bel bambino dai capelli chiari: “Ti proteggerò sempre! Ti voglio bene sorellina!” diceva e sapeva che era solo e sempre suo fratello Artù, l’unico che in fondo l’aveva veramente amata. A fatica alzò una gamba appoggiando pesantemente il piede sulla terra. Guardò André che ancora sorrideva beffardamente e poi Oscar. Sospirò: - Non…Non posso sconfiggerlo io. Devi farlo tu! Devi farlo da sola! Guardalo…Lo sai che non è il tuo André! Devi pensare all’amore! – gridò.
André strinse le mascelle e gli diede un calcio sulla spalla facendola cadere di nuovo – Ora basta! – disse e si diresse verso Oscar.
Lei cercò ancora di fuggire, ma lui la sollevò di nuovo e la tenne stretta per il collo con una mano. Avvicinò il suo volto a quello di lei e digrignò i denti. André sorrise di nuovo in modo crudele – E ora…Mia piccola nobile barbara…Hai qualcosa da dire? Vuoi forse implorare pietà? –
Oscar pensò a quello che le aveva detto Morgana: pensare all’amore? All’amore che aveva provato per Fersen che l’aveva rifiutata? O forse doveva pensare a colui che, in fondo al cuore, sapeva benissimo di amare? Strinse con entrambe le mani il polso di lui, poi sospirò e sorrise debolmente. Lui aggrottò la fronte – E adesso che hai? Che stai facendo? –
Lei lo guardò dolcemente – Non posso avere paura di te…E non perché tu non esisti…E’ perché André, il vero André, non mi farebbe alcun male –
Il centurione allentò la presa sul collo e aggrottò la fronte – Cosa…Cosa stai… - disse, ma Oscar continuò: - Povero André…E’ rimasto una vita accanto a colei che ama e protegge da tutta la sua vita senza mai avere il coraggio di dichiararsi…E non ha detto nulla nemmeno quando lei si è invaghita di un altro uomo! Quanto dev’essere stata dura per lui…Quanta tristezza e quanta rabbia deve aver avuto nel suo cuore…Ha sbagliato! Ha fatto una cosa ignobile che non avrebbe mai dovuto fare e che…Si…Non ha alcuna scusante…Ma lui è solo un essere umano…Il mio povero André…E gli uomini non sono spettri come te…Gli uomini possono sbagliare…E chiedere perdono…Come Boudicca che ebbe il coraggio di perdonare i suoi nemici in punto di morte e di chiedere il loro perdono…Io posso perdonare André…Perché sono certa…Perché sono sicura che non mi avrebbe mai fatto alcun male! Perché il mio amico, il mio cavaliere…Il mio André…Si sacrifica ogni giorno che Dio manda in terra per me! E questo per una cosa che tu non puoi concepire…Perché Lui…Lui mi ama! E Io…Io lo amo! – gridò.
Il centurione lasciò la presa e fece un passo indietro; un rivolo di sudore gli passò sulla fronte e, improvvisamente, sussultò. Un’altra figura si era avvicinata di lato. Oscar abbassò lo sguardo e vide che l’altro gli aveva piantato un gladio sul fianco. Lei lo fissò a bocca aperta: era un legionario ed aveva colpito il proprio superiore salvandola.
Oscar sorrise in mezzo alle lacrime – Sesto! – disse piano ricordando il nome dell’unico soldato che aveva provato a fermare il centurione e i suoi commilitoni in quel giorno maledetto, quando Boudicca e le sue figlie furono prese dalle spirali dell’odio e della vendetta.
André guardò il legionario e strinse le mascelle – Tu! Maledetto! – disse; allungò un braccio appoggiandosi al suo petto e poi si accasciò a terra senza vita.
Il soldato prese il mantello rosso del centurione e andò a coprire Oscar abbracciandola dolcemente. Con una mano si tolse l’elmo e lei vide, con sorpresa, di nuovo il volto di André. E non era lo sguardo freddo e crudele che tanto l’aveva spaventata. Era il viso familiare del suo amico, del suo compagno d’armi e, si, del suo cavaliere e del suo amore.
Lui la strinse a sé – Se solo avessi agito così quel disgraziato giorno! Se solo avessi fermato Tito! Sarei stato flagellato e inchiodato a una croce, ma quante morti sarebbero state evitate! Quanto dolore e quanta sofferenza non ci sarebbero stati! –
Lei sorrise piangendo e gli passò le dita sulle labbra – Oh! André! Sei di nuovo tu…Il mio cavaliere –
Lui mise un ginocchio a terra e la guardò speranzoso – Potrai mai perdonarmi? –
Lei sorrise di nuovo ed annuì – Ti ho già perdonato…Mio amato! Alzati! –
André si alzò, la prese tra le braccia e la sollevò facendola roteare. Quando si fermarono e lui la rimise a terra si baciarono. Oscar sapeva che era tutto un parto della sua mente, ma quelle labbra, quella lingua e quelle sensazioni…Erano così vere e dolci che la testa sembrò sul punto di esplodergli, tanto che fu lui che si ritirò per primo.
Rimasero a guardarsi negli occhi, quando improvvisamente sentirono dei passi strascicati; si girarono e videro Morgana arrancare lentamente verso di loro trascinando la sua spada per l’elsa. La Duchessa si fermò di fronte a loro e sospirò: - Mi fa piacere che sia tutto finito! E che voi siate di nuovo innamorati…Ma possiamo tornare nel mondo reale a vedere cosa accidenti è successo al cerchio di pietre, per tutti i maledetti dei dell’Annwn!? –
André sorrise – Oh! Lady Morgana! – disse e lasciò Oscar. Andò verso la Duchessa e l’abbracciò. Morgana rimase stupita per un attimo e poi allargò le braccia – Che stai facendo, stupido gallico cafone! Lasciami subito! – gridò.
Oscar si portò una mano alla bocca e rise di gusto, come non mai dalla sera in cui André le aveva strappato la camicia e poi sospirò. Era venuto il momento, a malincuore, di lasciare quella visione mentale per tornare nel mondo reale.
 
Inghilterra – Anno 1787 d. C.
Oscar si portò una mano alla fronte per proteggersi dai raggi del sole nascente. La sera prima aveva trovato i megaliti opprimenti, ma con la luce dell’alba che spuntava le pareva di essere in un luogo bucolico e persino rilassante. Un uccellino si posò sulla cima di una delle pietre e gorgheggiò per poi volare via.
Abbassò lo sguardo e vide un riflesso rossastro in messo ad un mucchietto di cenere. Si piegò e prese la pietra rossa. La rigirò tra le mani e si rialzò guardando Morgana che, intanto, girava tra le rocce guardandosi intorno: - Cosa…Cosa accidenti è capitato a quei miserabili? –
Oscar sorrise debolmente – Guarda…Sono stati distrutti, ridotti in cenere dalla loro stessa cupidigia –
Morgana la guardò e aggrottò la fronte – Ma…L’arma…Di certo qualcosa non ha funzionato, ma se ci riproviamo noi due… -
Oscar si avvicinò a lei – Non credo che questa…Arma…Sia ancora attiva – disse e prese la lancia, ancora conficcata nella fessura e la tolse con uno strattone.
Morgana le andò vicino – Forse…Se lo faccio io… -
L’altra prese l’arma con due mani tenendola al petto – Abbiamo visto chi ha costruito questo posto e per ordine di chi –
La Duchessa sospirò – Chi…Che cosa erano quegli esseri? –
Oscar strinse le labbra – Non ne ho idea! Di certo…Venivano da lontano – disse e guardò il cielo, poi fissò di nuovo Morgana: - Forse persino un altro mondo. Indossavano quelle che sembravano delle uniformi e quindi appartenevano ad una sorta di esercito. Ragionando da soldato, se tu fossi stata al loro posto e la tua nave…Volante…Si fosse guastata facendoti cadere in un posto sconosciuto, cosa avresti fatto? –
Morgana aggrottò la fronte – Credo che sia più o meno come naufragare con una nave…Da mare…Su un’isola perduta. Cercherei di sopravvivere, di trovare un riparo… - disse e rimase a bocca aperta – Di segnalare la mia presenza e chiamare aiuto –
Oscar sorrise – E’ probabile che questo complesso non fosse un’arma, ma solo un complicato strumento di segnalazione verso… - disse e indicò il cielo.
La Duchessa alzò lo sguardo e poi la guardò di nuovo. Oscar si avvicinò a lei – Volevano tornare a casa! Ma non ci sono riusciti e quegli antichi abitanti della Britannia che abbiamo visto hanno creduto che questa fosse un’arma potente da usare contro di loro. Talmente potente da essere nascosta in attesa di essere attivata solo contro un grande nemico comune –
Morgana tentennò – Se mio fratello avesse usato quella lancia…Sarebbe finito in cenere. Quindi, secondo te, questi uomini hanno lanciato un segnale al mondo degli esseri grigi? –
Oscar si sedette su una pietra – No! Non credo! La pietra rossa mostrava l’immagine del complesso come avrebbe dovuto apparire completo in ogni sua parte e abbiamo anche visto Lug, il capo di quegli esseri, che costruiva un modello con tutte le pietre in posizione…Ma il cerchio non è mai stato realmente finito. Quindi…Ritengo che la strana reazione che abbiamo visto e che ha ridotto in cenere i nostri avversari, sia stata un grosso malfunzionamento di questa macchina naturale –
Morgana, sospirando, si sedette accanto a lei – Quindi…E’ stato tutto inutile! Per secoli la mia gente…E la tua…Hanno cercato qualcosa che non avrebbe mai potuto funzionare! E quegli esseri…Perché proprio adesso abbiamo visto come sono arrivati qui? –
Oscar socchiuse gli occhi – Hai detto che qui i tuoi poteri funzionano perché ci sono delle correnti di energia sotterranea, quelle che tu hai chiamato correnti terrestri e che ci sono pure ad Avalon. Se questo complesso doveva essere una macchina, doveva avere a disposizione energia per funzionare, come noi usiamo quella animale o quella dell’acqua o del vento. Quelle creature, evidentemente, sapevano riconoscere i flussi di queste correnti e si sono schiantati proprio qui! Perché abbiamo visto come è stato costruito il cerchio di pietre? Immagino perché si è…Attivato…In qualche modo e noi, che siamo collegate ad Avalon, sotto la quale ci sono le stesse correnti terrestri, abbiamo visto la storia di questo luogo. Il resto, come si usa dire, è storia: la pietra con l’indicazione di dove era sepolta la lancia è stata conservata per secoli ad Avalon, poi è stata presa da Boudicca, per poi tornare all’Isola Sacra e passare a tuo fratello. Da lì si è persa per poi riapparire nelle mani di Jeanne de Valois. E poi nelle nostre – disse alzando una mano e rigirando la pietra tra le dita – E da lì in poi è stato come se avesse voluto, di sua volontà, tornare qui. E forse è davvero giusto così – aggiunse e allungò le braccia porgendo la lancia e la pietra a Morgana.
La Duchessa prese i due oggetti e fissò l’altra. Oscar sorrise debolmente – Possiamo credere al destino, oppure possiamo credere che Avalon stessa ha voluto riavere i suoi due oggetti sacri e ha usato la sua Dama del Lago, Lady Morgana e…Il suo ultimo campione…Che credo di essere io. Certamente rimangono alcuni misteri, come ad esempio come è nato il gruppo di Lord Baxter e come ha fatto a sapere che l’arma è sempre stata qui sotto gli occhi di tutti…Ma credo che questo non lo sapremo mai –
Morgana strinse le labbra – Questi oggetti si riuniranno con la spada nell’Isola Sacra e poi cercheremo anche l’ultimo di loro: il calderone del padre degli dei, Dagda –
Oscar sorrise di nuovo – Forse non è un vero e proprio calderone…Forse è un contenitore più piccolo e che si trova già ad Avalon –
La Duchessa ebbe un sussulto – La coppa dei cristiani! Ma quella non appartiene ad Avalon –
L’altra si avvicinò – Ma se non ricordo male Giuseppe di Arimatea l’ha donata alla comunità dell’isola e ora gli appartiene –
Morgana si guardò le mani e strinse gli oggetti – La spada, la lancia, la pietra e la coppa…I quattro oggetti sacri sono al loro posto –
Oscar si avvicinò ancora e le mise una mano sul braccio – E…Grazie per aver provato a salvarmi da quel mostro nella mia mente –
Morgana sospirò – La tua mente, Lady Oscar, è un bel guazzabuglio! Credo che tu abbia molte cose da sistemare là dentro, ma mi fa piacere che perlomeno hai fatto chiarezza con i tuoi sentimenti verso sir André –
Oscar sorrise debolmente e la circondò con le braccia. Morgana, con ancora nelle mani la lancia e la pietra, rimase di stucco, ma poi si rilassò e rispose all’abbraccio. Dopo qualche istante si separarono e Oscar si guardò attorno – Sarà meglio andare via da qui, subito –
Morgana aggrottò la fronte e l’altra annuì – Harrison era un colonnello dell’esercito inglese e quel Lord Baxter, se non ho capito male, era una persona importante ed influente, come di certo anche qualcuno degli altri che sono morti qui. Quando Re Giorgio III capirà che sono stati inceneriti in questo cerchio di pietre e che era presente anche un alto ufficiale francese…Beh! Suppongo che si arrabbierà molto! E quando lo farà sarà molto meglio che io mi trovi al di là del mare – disse e guardò la Duchessa negli occhi – E immagino che tu dovrai cancellarmi la memoria un’altra volta –
Morgana appoggiò la lancia, mise la pietra in una tasca e la guardò – Posso cancellare la parte di memoria in cui mi hai visto qui e anche quella in cui hai visto questa fantomatica arma e farti ricordare questo viaggio in Britannia come una bella gita! Ma i tuoi sentimenti verso sir André non cambieranno, te lo assicuro –
Oscar sospirò – E sia! Che questo sia solo il ricordo di un bel viaggio. Ma…Alla fine, Lady Morgana, ci vedremo ancora? –
Morgana inspirò profondamente – Non lo so, Lady Oscar…Io…Io…E’ stato bello vederti di nuovo! Ma temo proprio che questo sia un addio –
Oscar annuì – E’ un addio…E così sia…E’ stato bello anche per me vederti ancora! Che Dio protegga gli Uomini-Drago! –
La Duchessa sorrise debolmente – Li spediremo nell’Annwn! Oppure moriremo nel farlo! E che gli dei proteggano sir André! –
Oscar sorrise e mise un ginocchio a terra, poi guardò di nuovo Morgana – Addio! Ti auguro di essere serena, Lady Morgana –
L’altra alzò il braccio destro e allungò la mano verso la sua testa – Un bellissimo augurio, amica mia e che ricambio con tutto il cuore! Addio, cavaliere e campione di Avalon –
 
Canale della Manica – Anno 1787 d. C.
Oscar si appoggiò con le mani al parapetto e guardò il mare. Tra non molto, si disse, avrebbero avvistato la costa francese. Il viaggio di piacere nel sud dell’Inghilterra era stato bello e aveva visto i luoghi dove erano ambientati i romanzi del Grande Re Artù, come il castello di Tintagel, Glastonbury, di cui conservava un caro ricordo del reverendo Nathaniel Philby e fino al grande cerchio di pietre di Salisbury.
Ma era venuto il momento di tornare al suo posto di ufficiale e pari del Regno di Francia e si sarebbe gettata con entusiasmo e con tutte le sue forze nell’addestramento delle Guardie Francesi. E, si, avrebbe parlato anche con André, quando lo avrebbe rivisto.
L’unica cosa che la lasciava perplessa era la morte del giovane Roland Moreau nella sua casa in Normandia, per colpa di quei misteriosi banditi. Cosa ci faceva il ragazzo a casa sua? Ricordava che era il fratello di una donna che era stata a servizio a Palazzo Jarjayes, ma forse quei delinquenti erano arrivati prima che potesse dirgli tutto.
Sospirò di nuovo e prese per un attimo il suo libretto nero. Lo aprì e vide le strane figure e le strane frasi che aveva scritto tempo addietro, praticamente senza senso, se non che riguardavano la materia letteraria del ciclo arturiano. Aggrottò la fronte: non ricordava di aver mai letto, però, del cerchio di pietre di Salisbury.
Non volendo tornare fino al porto di Plymouth, aveva raggiunto la costa e trovato un vascello portoghese attraccato al porto di Poole. Pagando ben oltre il lecito ed il dovuto, aveva quindi ottenuto un passaggio per attraversare il canale che separava l’Inghilterra dalla Francia. Guardò di nuovo la linea dell’orizzonte, ma fu distratta da delle urla alle sue spalle.
Sbuffò e roteò gli occhi. Insieme a lei si era imbarcato anche un ufficiale della marina inglese in borghese, per una semplice vacanza, aveva dichiarato e per vedere Parigi. Ma da quando era salito a bordo non aveva fatto altro che sbraitare contro i marinai pretendendo di insegnargli come fare il loro mestiere. Quella era l’ennesima lite e stava intervenendo anche il capitano che si era messo di fronte all’ospite gridando qualcosa nella sua lingua. Oscar non capì, ma di certo doveva essere la minaccia di gettarlo fuori bordo perché l’inglese rimase zitto e si mise di fianco a lei appoggiandosi al parapetto: - Marinai d’acqua dolce! – disse piano.
Oscar sorrise – Non dovreste pensare a questa nave, ma al vostro viaggio in Francia. In questa stagione il nord del paese è molto bello e ci sono ottimi locali in Normandia dove gustare ottimi piatti e ancor più ottimi vini –
L’uomo scrollò le spalle – Me lo hanno detto! E sono curioso di vedere la Francia, prima di riprendere il mare e andare a sposarmi. Raggiungerò le Indie Occidentali, anche se qualcuno le conosce come Caraibi –
Oscar lo fissò incuriosita, aveva un bel volto fiero e uno sguardo acuto. Lui sospirò – Voi siete francese? –
Lei annuì – Lo sono. Mi chiamo Oscar François de Jarjayes e voi siete… -
L’uomo si raddrizzò – Sono imperdonabile – disse e fece un profondo inchino – Horatio Nelson, ufficiale della marina di Sua Maestà Re Giorgio III, ma…Voi siete davvero quel…Quella…Oscar de Jarjayes di cui si parla? Davvero siete la donna che comanda la Guardia Reale a Versailles? –
Lei aggrottò la fronte – Lo sono. Ma non comando più la Guardia Reale –
Nelson si avvicinò – Un compito impegnativo, mademoiselle, e come… -
Oscar lo guardò con occhi gelidi – Mi siete simpatico Nelson, per ora, ma non abusate della mia pazienza! –
Lui deglutì – Di nuovo perdonatemi. Ecco…E’ che ho sentito tanto parlare di voi…Che comandate i soldati come un uomo e che siete una valente spadaccina e che sulla terra ferma non avete rivali –
Lei rise – Adesso mi state adulando, Nelson. Voi marinai non conoscete mai la giusta via di mezzo? –
Lui ridacchiò – Oh! Noi marinai siamo abituati a passare lungo tempo in mare. Si diventa così burberi che il più delle volte ci si dimentica le regole di una buona conversazione – disse e guardò l’orizzonte – Eppure questo elemento a noi così estraneo ci fa paura, ma anche ci affascina e sembra chiamarci sempre a nuove sfide: sono stato in India, nelle gelide acque dell’artico, nei caraibi, dove sono diventato capitano di vascello – disse e guardò in cagnesco i marinai – Un vascello militare! Non questa tinozza galleggiante! – ringhiò e poi tornò a guardare Oscar – Poi nell’America del Sud e di nuovo nelle Indie Occidentali, dove ho conosciuto la mia futura moglie, la mia adorata Frances –
Lei aggrottò la fronte – E andate da solo in vacanza in Francia? –
Lui fece un gesto con la mano – Lo so che è un paese nemico! Ma un marinaio in libera uscita, cribbio, deve pur divertirsi un’ultima volta prima di sposarsi –
Oscar annuì – Anche un soldato di terra ha diritto al suo svago. Anch’io ho voluto vedere questa fantomatica Inghilterra che ci contende il dominio dei mari e delle colonie –
Lui sorrise di nuovo – E vi è piaciuta? –
Lei annuì – Oh, si! E spero che anche a voi piaccia la mia Francia, capitano Nelson –
 
Anni dopo, precisamente il giorno 21 Ottobre 1805, all’interno della nave ammiraglia inglese, la Victory, a pochi passi dal ponte e dalle file dei cannoni che sparavano senza sosta contro la nave francese Redoutable, un gruppo di uomini stava attorno a due figure: una era il medico di bordo inginocchiato sulle assi del ponte e l’altra era un uomo colpito al petto da una fucilata. Il ferito era in posizione seduta, con la schiena appoggiata ad un cannone ed ansimava. Si poteva notare che era privo di un braccio e portava una benda nera sull’occhio destro, ma tutti lo conoscevano e tutto l’equipaggio era in ansia e pregava per lui, pur combattendo senza sosta contro il nemico. Si trattava del Lord Ammiraglio Horatio, primo Visconte Nelson e Duca di Bronte, comandante in capo della Mediterranean Fleet inglese e che, con le navi ai suoi ordini, stava letteralmente impedendo l’invasione dell’Inghilterra da parte delle armate di Napoleone Bonaparte.
Lord Nelson biascicò qualcosa, il medico aggrottò la fronte e avvicinò l’orecchio alla sua bocca: - Si! Mi è piaciuta la Francia, comandante Oscar! – disse piano e poi rise debolmente tra gli spasmi.
Un ufficiale si piegò in avanti – Cosa ha detto? Ha dato degli ordini per noi? Ditecelo, svelto! –
Il medico si raddrizzò e sbatté le palpebre, guardò l’ufficiale e tentennò – Io…Io…Non sono ordini…Credo che ormai stia delirando! –
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Pol1709