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Autore: eternal_sayonara    31/01/2022    2 recensioni
Una ragazza dai lunghi capelli blu cobalto e occhi profondi come l'oceano, irrompe nella vita di Tom Riddle come un uragano. Sostiene di essere sua figlia venuta dal futuro e che vuole disperatamente salvarlo; ma Tom non è il tipo a cui rifilare quella storiella con tanta leggerezza e così cerca di testare sin da subito la sua credibilità, oppure l'avrebbe uccisa senza pietà alcuna.
Ma il tempo che passeranno assieme gioverà al favore della misteriosa ragazza, regalandole la gioia di poter essere al suo fianco come mai aveva potuto.
Purtroppo quando le persone sono fatte in un certo modo c'è sempre un motivo e non sempre possono essere cambiate. Soprattutto per il testardo, avido, oscuro, egoista ma affascinante Tom Riddle.
Se non siete malati quanto me e vi da fastidio questo genere, allora vi invito a non leggere questa storia.
Genere: Drammatico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orvoloson Gaunt, Tom O. Riddle, Tom Riddle Sr., Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: PWP | Contesto: Nessun contesto
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«Un tornado! Un tornado!»
Ad Hogwarts si era scatenato il panico. Gli alunni correvano da una parte all'altra senza sosta, mentre i professori tentavano di mascherare il terrore, cercando una soluzione a quel problema. Ma niente sembrava funzionare, non c'era incantesimo che potesse fermare l'avanzata di quel colossale, mostruoso, tornado. Avrebbe distrutto la scuola, poi sarebbe passato a spazzare via tutto il resto.
Nel frattempo, tra i babbani, l'allarme era già scattato e stavano procedendo con l'evacuazione. Tutti si chiedevano se stesse arrivando la fine del mondo, soprattutto dopo aver assistito all'inaspettata eclissi.
Tornando a Little Hangleton, Tom e Antartica erano usciti dalla baracca dei Gaunt e rimasero a fissare a bocca aperta il tornado che, in quel momento, stava attraversando l'oceano. Onde anomale iniziarono ad alzarsi, il vento soffiava imperterrito, la pioggia batteva con veemenza infradiciando dalla testai ai piedi i due ragazzi e i fulmini, che illuminavano di violaceo il mondo sprofondato nell'oscurità.

«Tom... Sono io la causa di tutto questo.» Le lacrime rigavano le sue guance, confondendosi con la pioggia. Quella clessidra immaginaria era arrivata agli sgoccioli. Antartica se lo sentiva: il tempo era ufficialmente scaduto.

«Aspetta, cosa vuoi dire?» Domandò temendone la risposta.

«Ho cambiato la storia così tante volte e alla fine questo è il risultato.» Singhiozzò, restando a qualche passo di distanza da lui.

Tom sorrise, un sorriso amaro. «Salvarmi la vita, eh? Guarda dove ti ha portato.» Sembrava come se gli mancasse il respiro. «Deve essere dura, morire così tante volte... Per me.»

«Sarei disposta a farlo all'infinito.»

Tom sentì prevalere uno strano senso di inquietudine. Nonostante quei due erano diventati praticamente inseparabili, dove il loro rapporto si basava sul'assoluta fiducia reciproca, tuttavia, Tom non riusciva a capacitarsi che ci fosse una persona pronta a morire per lui infinite volte. Forse era la sua concezione da orfano cresciuto senza affetto, accudito da nessuno e abbandonato a sè stesso, a fargli pensare di non meritare quel tipo di legame.

«Fin dalla nascita sono prigioniera di catene di cui non potrò mai liberarmi. Il mio destino è sempre stato questo.» Antartica osservava il tornado senza provare alcun timore. Il vento accarezzava dolcemente i suoi lunghi capelli blue, legati in due trecce disordinate. Le sciolse, lasciando la sua chioma libera di essere ribelle. «In quanto figlia di Lord Voldemort sono maledetta. Questa maledizione ha fatto sì che non vivessi una vita normale. Per anni ho lottato contro una rara malattia, alla quale non esiste cura.» Le sue iridi riflettevano le sfumature grigie dell'oceano irrequieto. In quel momento sapevano comunicare solamente tristezza e malinconia. «Anche se io la chiamo ''malattia'' in realtà è più un dono. Ed è quello di poter tornare indietro nel tempo. Quelli come me sono ritenuti un nemico per la società dei maghi e vengono condannati a morte dal Ministero della Magia.» Fece una risatina nervosa, solamente per camuffare le sue pene. «Loro non sanno che volente o nolente, ci aspetta comunque la morte. La verità è che più eseguo incantesimi, anche quelli elementari, più la mia vita si accorcia irrimediabilmente.»

«Ma-!» La sua voce uscì strozzata.

«So cosa stai pensando.» Lo interruppe. «Perchè allora non ho rinunciato alla magia? Semplice: può un mago o una strega rinnegare la sua vera natura?» Antartica trovò finalmente il coraggio di voltarsi verso di lui ed incrociare il suo sguardo supplichevole. Avrebbe lasciato in sospeso la risposta a quella domanda, tanto era abbastanza scontato.

Ben presto Tom dovette far fronte ad un nuovo sentimento, ovvero l'impotenza. Lui era un mago brillante, dalle doti a dir poco prodigiose, fu un prefetto e in seguito avrebbe puntato per diventare caposcuola. E pure, anche se era un individuo molto particolare, in quel momento, per la prima volta nella sua vita, si sentiva una completa nullità. Allora sarebbe stato necessario fare una sola cosa... Lasciarla andare. Ciò nonostante, anche se era una mera illusione, un barlume di misera speranza, alzò la bacchetta puntandola verso il cielo e pronunciò a gran voce- «Morsmordre!» Il Marchio Nero comparve all'istante, rappresentato da un teschio dalla cui bocca fuoriusciva un serpente. Squarciò le opprimenti nuvole cineree con una luce verde. «So che non servirà a niente, ma almeno lasciami essere patetico.» Deglutì con fatica, trattenendo a stento le lacrime. «Tu pronuncia quella parola e ovunque tu sia, io ti troverò.»

«Tom...» Sussurrò il suo nome tra i singhiozzi. Il cuore batteva veloce, come i rintocchi di una campana. Di solito è questo quello che si prova, prima di avvertire le farfalle nello stomaco. Ed è una sensazione che fa nascere, dentro il cuore, la consapevolezza di aver incontrato la persona giusta. «Io... T-Ti amo... Ti amo tanto...» Sapeva che, se lo avesse fatto, sarebbe stato estremamente doloroso. Ma non poteva più resistere, doveva abbracciarlo per l'ultima volta. Perchè non sapeva, se sarebbe riuscita a tornare da lui. Il fatto è che si sentiva debole, come se la sua anima volesse abbandonare il suo corpo per sempre.
Lui non indugiò, allargò le braccia e la strinse forte.

Poi accadde. Era ufficialmente pronto. Ovviamente non gli fu semplice, proprio come aveva immaginato. Le sue labbra rimanevano serrate, mentre quelle parole erano sulla punta della lingua e spingevano per farsi sentire. Deglutì rumorosamente. Prese coraggio. E finalmente si decise. «Ti amo anche io.» Quella fu la prima e ultima volta che Tom Riddle disse di amare qualcuno. Non sarebbe mai più accaduto. Ma almeno, anche Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, aveva scoperto cosa fosse l'amore. «Non so se è normale, ma questo ti amo ha il retrogusto di un addio.»

・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.

Ad Hogwarts era tornata la normalità.
Sembrava come se la presenza di Antartica non fosse mai esistita. Lei se ne era andata con la stessa velocità in cui era apparsa. Nonostante ciò, quei pochi che l'avevano conosciuta e passato del tempo prezioso con lei, si sentivano sopraffatti da un senso di smarrimento.
Passò un anno, molte cose erano cambiate. La biblioteca, fonte inestimabile del sapere, fu ristabilita. La scomparsa della ragazza dai capelli blue era percepibile dovunque. Le classi, i corridoi, la Sala Grande, la Sala Comune dei Serpeverde, non sembravano più le stesse.
Tom ricordava ben poco di quando Antartica lo lasciò, non sapeva neanche come avesse fatto a raggiungere Hogwarts, dato che era svenuto. Ma ormai non importava più. Lei non sarebbe tornata. Seppure con enormi sforzi, riprese le sue solite abitudini. Tornò a rifugiarsi in biblioteca, circondato dalla solita montagna di libri. Lo studio era l'unica cosa che lo aiutava a non pensare. Anche se... Nonostante fosse passato un anno, continuava ad immaginare la voce di Antartica chiamare il suo nome. Si girava in tutte le direzioni, però non la trovava mai. Quel dolore era una bestia feroce che stava lacerando le sue carni e strappando a morsi, il suo cuore inevitabilmente spezzato.

«Ciao, Riddle.» Charlie tentò di avvicinarlo in una soleggiata giornata di primavera. «Come stai?»

Era lì ormai da diverse ore, affacciato sul ponte di legno. Aveva un colorito pallido e gli occhi erano costellati da profonde occhiaie violacee. Inoltre sembrava essere dimagrito, segno che l'appetito gli mancava. Tuttavia, non rispose a quella domanda. Continuava a tenere lo sguardo perso nel vuoto. Quello stesso vuoto che Antartica aveva lasciato dentro di lui. Era una voragine dilaniante nel suo petto, alla quale non si poteva sopperire in alcun modo.

Lei sospirò. «Non hai ancora letto quella lettera, vero?» Prese il suo silenzio come un consenso. «E' passato un anno, dovresti farlo.»

«Lasciami in pace.» Tagliò corto, allontanandosi da lei. Ma le sue parole, lo costrinsero a fermarsi.

«Sai che Antartica non vorrebbe vederti ridotto in questo stato. Tu devi vivere, per lei.» Una lacrima solcò la sua guancia. «Non rendere vani i suoi sforzi.»

Tom se ne andò con un magone in gola. Non voleva la pesenza di nessuno, aveva scelto la solitudine come un'inevitabile conseguenza.
La lettera era custodita con gelosia nella tasca del suo mantello. Non se ne separava mai, assieme a quella preziosa collana. Le parole di Charlie non furono gettate al vento, anzi, fu proprio grazie a lei che finalmente si decise a leggere quell'ultimo messaggio lasciatogli prima di morire. Le mani incominciarono a tremare, mentre spiegava il foglio.

Caro Voldy. (Scusa, so che non sopporti quando ti chiamo così... Ma io lo faccio lo stesso.)

Qui, le labbra di Tom si incurvarono in un mezzo sorriso.

Non so se avrò l'opportunità di riavvolgere il tempo per tornare da te, ma se così non fosse, e tu stai andando avanti con la tua vita, ti prego di non rattristarti. Noi eravamo destinati a non durare, ma i momenti passati insieme rimarranno per sempre.
Non ci girerò intorno, questa che stai leggendo è una lettera d'amore. (S-Sono arrossita, accidenti. (⁄ ⁄•⁄ω⁄•⁄ ⁄)⁄ ) Forse non sarà il massimo, ma è la prima volta che ne scrivo una. D'altronde, per te, farei questo ed altro, anche se sto evaporando dalla vergogna.
*Inhale* Mi sono sempre chiesta quali sentimenti, che tipo di emozioni e impulsi esprimono le parole ''ti amo''. Cosa prova letteralmente la persona che le pronuncia? Che cosa vogliono dire concretamente? Qual è la loro essenza?
C'è chi crede che l'amore sia il bisogno continuo di qualcuno, quella sensazione di sentirsi persi e incompleti se non si ha accanto la persona amata; altri accomunano l'amore alla passione, identificandolo col desiderio. Taluni sostengono che, dietro un vero amore, ci siano i sentimenti dell'amicizia, del rispetto e della stima reciproca.
Io, personalmente, lo collego alle emozioni romantiche del cuore che batte all'impazzata, delle farfalle nello stomaco, dei brividi sulla pelle. E dunque, dopo averti conosciuto, ho capito che il ''ti amo'' ha un profumo che mi riporta a te. L'ho capito solo quando mi stringevi forte tra le braccia, la tua pelle aveva davvero un buon odore.
Tom anche tu sei in grado di amare. All'inizio avevi paura di lasciarti sopraffare da un sentimento tanto forte e travolgente, cercavi di evitarlo a tutti i costi. Ma alla fine mi hai dimostrato nel tuo straordinario e personale modo di fare, quanto ci tenessi a me. Mi hai resa infinitamente felice. Non ci sono parole che possano esprimere quanta gratitudine nutro nei tuoi confronti. Dato che non posso fare granchè, mi limito solamente a dirti grazie. Grazie perchè mi hai fatto scoprire emozioni che non sapevo essere in grado di avere. Grazie perchè, nonostante tutto, mi hai donato la tua fiducia, per quanto difficile potesse essere. E... Grazie di essere stato tu, tutte le mie prime volte.

Tom tu sei amato. Sei tanto, tanto amato. Non dimenticarlo mai.

Con amore,
Antartica.

Lentamente alzò gli occhi dal foglio, avvertendo le guance bruciare per le innumerevoli lacrime.
Strinse al petto quella lettera, immaginando che al suo posto, ci fosse stata Antartica.
Tom Riddle fu colui che fece tutte le scelte sbagliate, tuttavia, non sono esse a detrminare chi siamo veramente.
Sebbene in futuro avrebbe commesso delle atrocità ingiustificate, anche il Signore Oscuro poteva dire di essere stato e di aver amato qualcuno. Era un segreto che avrebbe custodito nei meandri più profondi del suo essere.

𝒯𝒽𝑒 𝑒𝓃𝒹.

 

 

   
 
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