Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    02/02/2022    3 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perché? 

 

Perché doveva essere così difficile? 

 

Perché non poteva fingere di avere una vita normale, in cui non aveva nessun tipo di problema e non era diventato un oggetto difettoso che si rompeva ogni qualvolta veniva usato per un periodo di tempo troppo lungo? Perché non poteva fingere che l'incidente non fosse mai successo senza essere rispedito nel baratro della sua oscurità dai dolorosi strascichi che esso gli aveva lasciato? 

 

Disperato era un termine che non riusciva a definire il suo stato in quei momenti. Il dolore diventava talmente acuto da portarlo a perdere letteralmente la testa. I pensieri si azzeravano, il cervello diventava una lavagna bianca su cui un pennarello continuava a scrivere con fastidiosi e penetranti squittii senza lasciare alcun segno. 

 

Dolore. Solo dolore esisteva. 

 

Come un cane selvaggio, stringeva la coperta nei pugni prima di morderla violentemente fra i denti, cercando disperatamente di soffocare le grida nella stoffa e sperando che la tensione diminuisse la ferocia del bruciore. Non funzionava. La sua gola si apriva involontariamente in versi gorgoglianti e le sue gambe si contraevano e contraevano e contraevano a ogni fitta. A quel punto, il suo stomaco iniziava a rattrappirsi su se stesso, chiudendosi in convulsioni spasmodiche e portandolo a tossire in preda ai conati, invitandolo a svuotarsi ancora e ancora. Ma Seokjin non aveva mangiato nulla perciò non usciva altro che dolore e la sua saliva acida e altri colpi di tosse convulsa. 

 

Non udì la voce di Jimin chiamarlo, inizialmente. Le sue orecchie erano piene di un fischio lontano che annullava ogni suono che lo circondava. Perfino le sue stesse grida. Non notò subito neppure la cicatrice di luce generata dalla porta che si apriva, spinta con veemenza dal suo amico che si stava precipitando al suo fianco. Percepì la sua presenza solo quando gli posò una mano gentile e così meravigliosamente fredda sulla spalla, scrollandolo dolcemente per fargli aprire gli occhi bagnati di lacrime. 

 

-Hyung, ti ho portato l'antidolorifico, mi senti?

 

Jin, deglutendo debolmente, annuì con un gesto confuso e perso, cercando a tentoni nella nebbia che aveva preso possesso della sua vista. Quando la mano di Jimin mise la pillola nel suo palmo, l'uomo fece per rimettersi a sedere prima che la stanza iniziasse a girare intorno a lui, portandolo ad afferrarsi la testa fra le mani e abbandonarsi nuovamente contro il materasso. 

 

-Piano hyung, non avere fretta... 

 

Delle dita gelide si appoggiarono sulla sua fronte bollente, facendolo rabbrividire ma spegnendo, per un dolce istante, l'inferno nella sua testa. Dopo qualche secondo, Seokjin strinse i denti e si mise a sedere con un lamento tremante. Sbattendo le palpebre per dissipare la coltre nei suoi occhi, scrutò la pillola bianca nel suo palmo mentre prendeva con

dita incerte il bicchiere d'acqua che Jimin gli stava consegnando. Più scrutava la pillola lunga quanto una sua falange, più sentiva i conati risalire come una marea, facendolo ripiegare su se stesso al solo pensiero di introdurre qualcosa nel suo stomaco. 

 

-Ce la fai, hyung? Possiamo chiamare il dottore per- 

 

Jin prese a scuotere il capo con gesti che, a suo parere, dovevano risultare risoluti ma che in verità, uniti al dondolio del suo corpo, dovevano apparire solo patetici. 

 

-Ce... la... posso fare... 

 

Niente dottore. Il dottore gli avrebbe fatto una flebo e quello voleva dire aghi. Avrebbe preferito mille volte rischiare di rimettere piuttosto che farsi perforare. Tremando, si portò la mano alla bocca appoggiando la pillola sulla lingua, prima di avvicinare alle sue labbra aride il bicchiere oscillante. Ingoiare era un'impresa, perché sentiva la gola pronta a stringersi attorno a qualsiasi cosa vi passasse attraverso oltre che protestare a causa dell'irritazione che già la rendeva sensibile. 

 

Distrattamente, sentì il peso del bicchiere venirgli sottratto mentre stringeva le palpebre, concentrandosi con tutte le sue forze per evitare di sputare quel poco che era riuscito a introdurre nel suo organismo. 

 

-Hyung, di cosa hai bisogno? Vuoi che sto un po' qui con te? 

 

Jin scosse il capo, mantenendo gli occhi chiusi. Silenzio. Voleva solo silenzio e un po' di stramaledetta pace. Voleva che il suo corpo, per una volta, si quietasse. Ma quel flebile desiderio venne spazzato via in breve tempo. Una nuova ondata di fitte era già all'orizzonte, facendogli flettere le gambe stanche e brucianti. 

 

-Hai bisogno di qualcosa? Dimmi, hyung. 

 

Seokjin tornò a scivolare sotto il calore delle coperte, rispedito nell'inferno che incendiava la sua testa ma beandosi del conforto dai brividi che esse gli fornivano. Le fitte si stavano alzando. Lo stomaco ricominciava ad accartocciarsi e lui non desiderò altro che poter essere in grado di ripiegarsi su se stesso, per trattenere ogni lampo di dolore il più possibile. Come un futon. O come un origami. 

 

Come sarebbe stato essere un oggetto inanimato? Non provare niente? Essere semplicemente lì... per esistere? 

 

Un Seokjin nel pieno delle sue facoltà non avrebbe mai desiderato una cosa simile. Ma Seokjin in quel momento non era che il residuo dei brandelli di se stesso, strappati come un pezzo di carta il giorno dell'incidente. 

 

Il dolore non era reale. 

 

Non era reale. 

 

Eppure lo era. 

 

Perché? 

 

Perché doveva soffrire pur se non c'era nulla? 

 

Perché non poteva godersi un giorno della sua vita illudendosi di poter essere normale, essendo operoso, agitandosi per la persona che avrebbe visitato la sua casa e per il tempo che finalmente avrebbe potuto passare insieme ai suoi amici? Perché non poteva liberarsi di quel peso che continuava a trascinarlo verso il fondo? 

 

-Sei sicuro di non aver bisogno di niente, hyung?

 

Forse era meglio lasciarsi andare. Forse doveva lasciare che quel peso lo tirasse giù, nelle profondità del nulla. E stare lì, senza lottare. Senza provare a tornare in superficie. Semplicemente... accettando il proprio destino. Che senso aveva provare a vivere se la vita non gli prospettava altro che sofferenza? 

 

-Ok, come vuoi hyung. Ma se hai bisogno chiamami, verrò immediatamente da te, chiaro? 

 

"Vattene Jimin." 

 

"Non perdere tempo con un cadavere che cammina." 

 

Ma tutto ciò che Jin fece prima di richiudere gli occhi fu annuire. 

 

 

 

Gli occhi di Yona non fecero altro che saettare verso il corridoio in cui Jimin era sparito, prima di tornare a studiare i volti tirati e nervosi dei giovani seduti sul divano. Nessuno pareva avere il coraggio di spezzare quel silenzio irrequieto che era andato a stabilirsi nella stanza, sedendosi in mezzo a loro come un ospite sgradito e trasmettendo disagio a ognuno dei presenti, che avevano gli sguardi incollati al pavimento o alle proprie mani congiunte. 

 

La donna, a quel punto, strinse le labbra in una linea ferrea. 

 

-Siete davvero sicuri che non dobbiamo chiamare un dottore? Sembra piuttosto grave- eruppe, contraendo le sopracciglia in una smorfia preoccupata. Cosa diavolo poteva portare un essere umano a lamentarsi a quel modo? Non poteva neppure immaginare che tipo di dolore doveva provare in quel momento e, al solo pensiero, un brivido freddo le percorse la schiena. 

 

-Jimin gli ha portato l'antidolorifico, quello dovrebbe permettergli di stare meglio. Nel caso non funzioni, chiameremo il dottore, ma di solito nel giro di mezz'ora si calma- rispose allora Namjoon, mantenendo gli occhi lontani da lei. E Yona, a quel punto, non poté frenare la domanda che nacque sulla punta della sua lingua. 

 

-Da cosa è generato? 

 

La donna, all'istante, maledì la sua stupida lingua impulsiva. Non erano affari suoi. Li conosceva da appena una settimana ed era solo la loro insegnante, non poteva pretendere di ficcare il naso in questioni così private come i loro problemi di salute. E non aveva importanza l'attrazione che sentiva per quell'uomo. Erano ancora pur sempre estranei. 

 

-È tutto iniziato per- 

 

-Tella.

 

Gli occhi della donna caddero immediatamente sulla ragazza dai capelli riccioluti, che aveva la bocca spalancata nel trasporto della frase che non aveva potuto terminare. Accanto a lei, Diana le lanciava un'occhiata ammonitoria, benché gentile nella sua fermezza. 

 

-È una questione un po' delicata. Si tratta di una faccenda molto personale per Jin- terminò allora la giovane dai capelli biondi, rivolgendo finalmente la sua attenzione all'insegnante. Questa annuì, abbassando in imbarazzo il capo. 

 

-Chiedo scusa, non dovevo impicciarmi- replicò allora, trattenendo una smorfia dal suo viso. 

 

Eppure...

 

Eppure doveva ammettere che la curiosità non se ne andava da lei. 

 

Cosa era successo a quell'uomo timido, dall'aspetto così innocente e giocoso? 

 

Quella fu solo la prima di una serie di domande che iniziarono a girarle vorticosamente in testa senza darle tregua. Era evidente che la sua anima gemella non era presente. Solo Yoongi e Taehyung erano stati in grado di incontrare la loro metà? Perché l'uomo non l'aveva ancora trovata pur essendo il maggiore del gruppo? Che tipo di legame aveva? E sopratutto... potevano questi aspetti essere legati al suo malessere? 

 

Jimin fece il suo ingresso nel salotto indossando un'espressione cupa sul viso etereo, portandola a estraniarsi dai suoi pensieri e concentrare la sua attenzione sulle persone sedute di fronte a lei. La donna abbassò lo sguardo alle sue mani, che stringevano nervosamente la custodia del dvd di Hairspray. Era davvero il caso di continuare la serata guardando un allegro musical e facendo come se nulla fosse successo, mentre a poca distanza si trovava una persona sola e in preda al dolore? Storcendo la bocca, Yona sollevò gli occhi. 

 

-Se lo desiderate, possiamo rimandare alla prossima settimana- pronunciò, catturando immediatamente l'attenzione dei presenti. Questi, alle sue parole, si voltarono all'unisono verso Namjoon. Anche in situazioni come queste, pensò Yona, sembravano ricercare istintivamente la guida del loro leader che, in quel momento, abbassò il capo strofinandosi il collo. 

 

-Forse sarebbe il caso- rispose dopo qualche attimo di meditazione, provocando gesti di assenso da tutti gli altri. 

 

-Sono d'accordo. Sarebbe molto insensibile stare qua a passare del tempo assieme mentre lui sta male. E poi, con la televisione accesa potremmo rischiare di non sentire se ha bisogno- aggiunse Hoseok con uno sguardo meditabondo. Yona, allora, annuì accennando un sorriso a indicare che non era problema. Mentre Taehyung si alzava prontamente per andare a recuperare la sua giacca, lei afferrò la borsa di jeans, infilandoci il dvd. Non appena il ragazzo tornò, la donna si vestì con un gesto fluido, sfilando contemporaneamente il cellulare dalla tasca e lasciandolo in mano a Estella, che sollevò grandi occhi confusi su di lei. 

 

-Non dimenticarti l'appuntamento di shopping. Io non scherzo quando si parla di fare spese- disse allora, sollevando debolmente gli angoli della bocca. La ragazza, a quel punto, aprì la bocca in una O che rispecchiava la sua realizzazione, prima di annuire con veemenza e prendere a digitare sullo schermo del cellulare. 

 

-Non mi dimenticherò. Grazie- replicò lei, aprendosi in un sorriso timido. La donna le fece un gesto del capo, prima di riportare la sua attenzione ai ragazzi in piedi di fronte a lei con espressioni apologetiche, dipinte da sfumature ansiose che riflettevano la loro preoccupazione.

 

-Salutate Seokjin-ssi da parte mia... quando starà meglio. E ditegli che spero si riprenda in fretta.

 

La donna pronunciò le frasi di circostanza concentrandosi su tutti e su nessuno. Era difficile, in effetti, guardare anche solo uno dei ragazzi senza venire sommersa dalla pressante ansia che si vedeva riflessa nei loro occhi. Ma, in fondo, Yona voleva veramente pronunciare quelle parole. Sperava davvero che lui potesse stare bene. 

 

-Ci vediamo lunedì allora. 

 

Con un gesto della mano, salutò i presenti spostandosi verso la porta prima di fare un cenno del capo e uscire dall'abitazione. In un batter d'occhio, si ritrovò seduta al volante della sua vettura con il capo abbandonato sul poggiatesta e le mani strette sul cerchio di cuoio. Serrando le labbra, flesse nuovamente le dita. 

 

Come mai quel giorno continuava ad avere l'istinto di riprendere in mano la sigaretta? 

 

Dopo qualche istante di immobilità, prese il telefono e lo appoggiò nello stand attaccato al parabrezza con una ventosa, accendendo poi lo schermo e prendendo a navigare nelle ultime chiamate. Prima ancora di pensare, dagli altoparlanti si udiva già uno squillo basso e ripetitivo. 

 

-Ehi. 

 

Il suono gracchiante riempì l'abitacolo, riverberando la voce stanca che usciva dal cellulare. 

 

-Ehi- replicò flebilmente Yona, ingranando la retromarcia con un gesto fin troppo brusco per il già fragile cambio della vettura.

 

-Fammi indovinare... problemi di uomini? 

 

La donna alzò gli occhi al cielo.

 

-No.

 

-Bugiarda- ribatté prontamente la voce, facendola sibilare bassamente mentre usciva dal parcheggio sotterraneo. 

 

"Stupida strizza cervelli." 

 

-Quando chiami alla mattina è perché hai voglia di trascinarmi a mangiare qualche porcheria. Quando chiami al pomeriggio è perché non stai lavorando e ti senti sola. Quando chiami alla sera c'entra sempre un uomo. Hai bucato un appuntamento?

 

Yona sbuffò sonoramente, scuotendo il capo. 

 

-Non è vero, non sono così prevedibile. 

 

-Mi dispiace contraddirti... anzi, a dire la verità no, non mi dispiace... ma tu sei prevedibile. E ora dimmi: come si chiama? 

 

Yona arricciò le labbra. 

 

"Stupida strizza cervelli che non doveva diventare mia amica. Avrei dovuto eliminarla tanto tempo fa per tutti i segreti che conosce." 

 

-Non si tratta di un uomo. Cioè... no. O almeno, non esattamente. 

 

Quando la voce esitante della donna si spense, seguì un breve silenzio turbato solo dal basso ronzio del motore della macchina. 

 

-Spiega. 

 

Yona, appoggiando il gomito alla portiera, trasse un lungo sospiro.

 

-È stata una settimana strana. Ho iniziato il nuovo lavoro, mio padre ha chiamato, mia madre... beh, è mia madre e poi c'è questo tizio che però è un idol e sembra avere una serie di circostanze strane e non voglio invischiarmi in nulla di complicato, cioè, non voglio ricominciare a mettermi in gioco se poi- 

 

-Buona buona buona! Piano. Con calma, inizia a raccontarmi con ordine quello che è successo. 

 

Yona bloccò la sua lingua mordendosi le labbra. Mantenendo lo sguardo sulla strada costellata di macchine in fila, aprì la bocca un paio di volte prima di riuscire a trovare le parole.

 

-Ho un gran mal di testa. Oggi mi sarei fumata volentieri un pacchetto. 

 

Un'aspra ispirazione si udì all'altro capo del telefono. 

 

-Siamo messi così male? 

 

La donna rimase per qualche istante in silenzio. 

 

-Cho... ne vale ancora la pena provarci?

 

 

ANGOLO AUTRICE 

 

Eeeeeeeee si torna alla depressione 😬 e nel prossimo capitolo conosceremo ancora meglio il passato di Yona e il tipo di difficoltà che ha affrontato. Inoltre, vedremo anche un nuovo POV di un personaggio che finora non abbiamo ancora sentito 👀 ci siete? Siamo pronti? 

 

A parte ciò, il male al cuoricino al pensiero che Jimin non stia bene 😭💔 speriamo che si riprenda in fretta, altrimenti il fandom potrebbe impazzire senza un Jimin a portata di mano

   
 
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