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Autore: Ciarax    02/02/2022    0 recensioni
"Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri."
- Cesare Pavese -
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Ma non è la solitudine in sé il problema ma quello che porta le persone a compiere a causa sua. E rimanere soli forse è peggio che venire feriti da chi si ama di più.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Autobot, Nuovo personaggio, Optimus Prime, Ratchet
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
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CAPITOLO – V
 

          «Fantastico e ora chi glielo dice a quello scorbutico di un robot che i Decepticon hanno rotto la sua amica?» domandò Miko in un blando tentativo di smorzare un po' quella pensante tensione che si era creata non appena avevano trovato Max in quelle condizioni.
          Jack aveva fatto quel che poté per impedire almeno l'insorgenza di infezioni su quelle brutte ustioni sul fianco, anche se non ebbe potuto fare molto visto l'innaturale colore violaceo che di certo non l'aveva rassicurato affatto; non era certo la miglio delle situazione, ma non sapeva cos'altro avrebbe potuto fare senza richiedere l'aiuto di qualcuno più qualificato. Ringraziò mentalmente il comportamento iperprotettivo della madre e le sue conoscenze mediche nel suo lavoro da infermiera, che l'avevano costretto ad imparare una o due cose.
Perlomeno Fowler sembrava solamente svenuto e leggermente debilitato, nulla che una buona dose di riposo e tranquillità non avrebbe risolto.
          «Ratchet ci vorrà morti non appena lo verrà a sapere» borbottò Bulkhead, il tono estremamente preoccupato per la piccola e ingegnosa umana che aveva vissuto con loro in quel periodo.
          Quasi tutti alla base alla fine la consideravano alla stregua di uno Sparkling vivace e curioso che amava imparare riguardo tutto quello che aveva intorno a sé. Bumblebee continuava ad emettere cinguettii preoccupati e Raf non seppe come consolare il suo guardiano, preoccupato anche lui come non mai mentre stringeva il piccolo Switch a sé, in cerca di un po' di conforto.
          «Che cosa dovrei sapere...» la voce di Ratchet morì a metà non appena vide il corpo incosciente di Max, il volto contorto dal dolore. I suoi sensori scattarono immediatamente a livelli anormali e lì gli fu chiaro come il sole la gravità della situazione.
          «Cos'è successo?» la voce fu gelida, tanto che anche Miko si ammutolì e reprimendo a forza piccoli brividi lungo la schiena.
          Bumblebee emise solo qualche cinguettio strozzato ma lo sguardo assassino di Ratchet lo zittì immediatamente e il povero guerriero distolse lo sguardo come gli Altri due Autobot. Non fu intenzione di nessuno quella di perdere di vista Max, o di coinvolgere i tre umani a cui erano stati affidati; tuttavia, si sentirono terribilmente in colpa per lo stato in cui era stata ridotta la ragazza, che versa a in uno stato decisamente più grave rispetto a Fowler.
          Era forse la prima volta da quando Optimus lo fece diventare suo guardiano che si allontanava da Max per una missione. Ratchet non era quasi più abituato a ritrovarsi senza la sua presenza costante, mai fastidiosa o irritante anche se sapeva dimostrarsi di una vivacità da mettere in discussione anche Miko quando qualcosa attirava la sua attenzione.
E per una sola volta in cui era stata richiesta la sua presenza per una missione con Optimus… ebbe seriamente l’impressione che la scintilla si fosse fermata per qualche nanoklik quando l’aveva vista svenuta, bendata di fortuna e il volto contorto in un’espressione sofferente.
I suoi sensori lo avevano messo subito al corrente della gravità della situazione ma fu necessario chiedere agli altri tre Autobot cosa fosse successo, e tutta la pazienza di Optimus per impedire a Ratchet di compiere un massacro per il nervoso e la preoccupazione accumulatesi in un attimo.
          Fu proprio in piena notte che qualcosa smosse lo stato alienante di concentrazione del medico Autobot.
          «Nuovi... dati, Ratch?» la voce flebile e roca di Max fece saltare sul posto Ratchet che subito si riscosse e la inchiodò con lo sguardo, vedendola in piedi sulla piattaforma che si reggeva sulla balaustra.
          «Primus, cosa ti ha mandato in corto circuito i processori per andare contro i Decepticon?» domandò duramente l'Autobot, allungando una mano e permettendo così a Max di salirci sopra con difficoltà, impedendole di rimanere in piedi più del dovuto.
Alle sue ottiche attente non era affatto sfuggito la smorfia di dolore che accompagnava ogni movimento della ragazza, che aveva deciso testardamente di alzarsi senza alcun minimo aiuto. Che fosse finalmente cosciente era stato un sollievo per Ratchet, ma i dati che i suoi sensori continuavano a riportargli non lo tranquillizzavano affatto.
          «Miko… voleva vedere i Decepticon – spiegò semplicemente lei con un filo di voce, sentendo lo sguardo omicida del proprio guardiano già indirizzato nei confronti della povera ragazza, -Li ho distratti. Da Miko. Bulkhead si sarebbe… preoccupato»
          Ed ovviamente, anche in quelle condizioni Max doveva trovare una giustificazione per impedire al pessimo carattere di Ratchet di trovare sfogo su quelli che lui riteneva responsabili per le condizioni dell’umana. Non c’era verso di farle trovare un modo per pensare a sé stessa per una volta, sempre più preoccupata che gli altri non corressero in guai per i suoi piani improvvisati e che, puntualmente, finivano con lei coinvolta in qualche incidente.
          «Faresti meglio a non giustificarli. Sanno benissimo di non doverti coinvolgere nelle missioni sul campo, specialmente se implicano un contatto diretto con i Decepticon» la voce di Ratchet si ridusse ad un sussurro rabbioso, cercando di contenersi per non svegliare gli altri Autobot in standby nel cuore della notte.
          Lui non era un soldato come Bumblebee o un ex Wrecker come Bulkhead, sapeva difendersi certo ma la sua era un’esperienza diversa sul campo rispetto a loro. Max detestava vederli ritornare da ogni scontro feriti e doloranti, aveva imparato ad occuparsi di loro come solo un medico Autobot avrebbe saputo fare. E la guida diligente di Ratchet l’aveva aiutata molto a crescere e nell’imparare quello che poteva sull’anatomia dei cybertroniani; al contrario, lui non era mai stato particolarmente interessato alla biologia di quelle creature organiche tanto fragili. Il suo disappunto per quel pianeta e i suoi abitanti non era cosa sconosciuta e, apparentemente, solo Max sembrava essere esente da quel suo disprezzo per gli esseri umani.
E fu in momenti come quello in cui si pentì di non essersi mai interessato vivamente ad imparare qualcosa sull’organismo degli esseri umani. Impossibilitato dunque ad aiutare Max in qualsiasi modo possibile, e dovendo fare affidamento sulle mani inesperte di Jack o di qualche altro essere umano che avrebbe potuto aiutarla.
          Max, di tutta risposta, si limitò a scrollare leggermente le spalle a quell’ammonimento sul suo solito comportamento totalmente abnegante nei confronti di sé stessa. Con difficoltà riuscì poi ad accucciarsi sopra la spalla di Ratchet, trovando conforto nel metallo tiepido e un minimo di sollievo anche se non poté avere la magra consolazione di un po’ di riposo; passò, infatti, il resto della nottata osservando distrattamente Ratchet a lavoro.
...
          Più tardi quel giorno, quando finalmente anche i tre ragazzi poterono fare ritorno alla base nel pomeriggio, Bulkhead impedì a Miko di fare più rumore del solito visto l'umore nero di Ratchet, che sembrava più scorbutico del solito da quella mattina. Motivo ulteriore fu a causa dell’insonnia di Max che non le permise di cadere addormentata se non da meno di un paio di ore prima, troppo sofferente per riuscire a dormire sulla solita branda e trovando solo un minimo di conforto sulla spalla del suo guardiano.
Anche Raf era silenziosamente seduto sulla spalla di Bumblebee mentre teneva Switch sulle gambe, divertito dal comportamento dell’Autobot con quel piccolo robot.
          «Come può stare più comoda su del metallo che su un letto?» domandò Miko di punto in bianco attirando l'attenzione di Bulkhead, che non ebbe una risposta e scrollò semplicemente le spalle.
          Il comportamento anormale di Max non era più una novità per nessuno di loro: dalla reazione curiosa del loro primissimo incontro alla relazione singolarmente fraterna con Cliffjumper, ai comportamenti sempre più simili a quelli di Ratchet mentre i due passavano tempo insieme.
          Bulkhead e Bumblebee, tuttavia, non si preoccuparono solo per Max, Ratchet era da quasi due giorni che non si ricaricava decentemente, prima per la preoccupazione e poi per la sua dedizione al lavoro. Era da quella notte che continuava ad analizzare i dati che Raf e Miko erano riusciti a fotografare sulla Nemesis, scoccando occhiate a Max che stava finalmente riposando placidamente; non era riuscita a chiudere occhio quella notte a causa del dolore, non che poi fosse diminuito, e aveva preferito provare a dare il suo piccolo contributo quando poté indicando di tanto in tanto i dati in Cybertroniano che a volte sfuggivano a Ratchet.
          Quell’enorme mole di dati però sembrò finalmente dare qualche risultato e quello che lesse di certo non lo tranquillizzò affatto.
          «Optimus, ho trovato la posizione del Ponte spaziale di Megatron. È nell'orbita terrestre» esclamò Ratchet attirando l'attenzione dell'Autobot che si avvicinò dando un'occhiata ai dati sullo schermo.
          «Fuori dalla nostra portata» rispose semplicemente Optimus, ben consapevole delle limitazioni causate dalla loro posizione sfavorevole. Per quanto l’aiuto da parte del governo fu immenso rispetto a quello che gli Autobot si sarebbero aspettati inizialmente, la tecnologia umana era primitiva e nulla al confronto di quella cybertroniana.
          «D'accordo, voi non potete volare. Ma potreste usare il ponte terrestre, no?» domandò Miko con un tono di voce particolarmente squillante come al solito, ricevendo un'occhiataccia di Ratchet che però non fece in tempo a risponderle, distratto da un lieve movimento sulla sua spalla destra.
Nell'incavo tra la placca a protezione della giuntura della spalla e il collo, infatti, Max era accoccolata su sé stessa, rannicchiata sul fianco sano mentre si teneva quello ustionato, coperto da pesanti medicazioni.
          «Ha una gittata... più limitata. Troppo rischioso» mormorò raucamente, svegliata dalla voce squillante di Miko che venne silenziosamente ammonita dal proprio guardiano.
          La voce era ancora aspra e i dati degli scanner di Ratchet non tranquillizzarono affatto il medico, sorpreso tuttavia dalla resilienza dell'umana. Ancora non l'aveva aggiornata sulle sue condizioni, e per un momento non è neanche sicuro di farlo: nel corpo di Max c'erano tracce di Energon, la concentrazione era tremendamente alta sulla ferita che aveva riportato sul fianco e Ratchet non seppe come muoversi.
          Sapeva del rischio di contaminazione di Energon per un corpo organico, ma Max sembrò riprendersi, o quantomeno non sembrava avesse riportato particolari effetti collaterali; era, ovviamente, più debole e il suo corpo stava reagendo in modi inaspettati. Organi delicati come le corde vocali probabilmente erano state deteriorate dal passaggio dell'Energon, ma oltre quello non sembrava esserci stato alcun altro sintomo allarmante. Per un attimo si maledì per non aver voluto saperne niente sull’anatomia umana, avrebbe di certo saputo come muoversi e non rimanere immobile nell’assistere al deteriorarsi del corpo della povera Max.
          «Visto che Megatron si starà già muovendo, temo che dovremo correre il rischio- esclamò Optimus, che per quanto concordasse con il ragionamento di Max e Ratchet, sapeva come quella fosse la loro unica possibilità di impedire un'invasione di non morti cybertroniani, -Dobbiamo raggiungere quel ponte spaziale, è l'unico modo che abbiamo per fermarlo»
          Un clacson attirò l'attenzione di tutti e dal tunnel asfaltato uscirono Arcee con Jack, per la sorpresa di tutti e la confusione di Max.
Ratchet non sembrò particolarmente toccato dalla felice riunione e scoccando uno sguardo a Max, notò come il suo volto fosse una maschera di confusione e le mormorò mentre riprendeva il lavoro, «Per un attimo ho sperato nella possibilità che questa base potesse tornare silenziosa»
          «Ti sarebbero mancati. Ammettilo»
          Max accennò un piccolo sorriso, passandosi una mano tra i ricci corvini li sentì terribilmente annodati in una massa informe, sospirò cercando di mettersi quantomeno seduta. Fallendo, rinunciò dopo un paio di tentativi, specialmente dopo l'occhiataccia di Ratchet che le impedì di fare anche il più minimo movimento.
Impossibilitata a muoversi dalla spalla dell'Autobot, si limitò ad osservare di sbieco Raf, Miko e Jack che salutarono i rispettivi guardiani mentre Ratchet attivò il Groundbridge, dando un ultimo ammonimento al leader degli Autobot.
          «Optimus, sii prudente. Se mi lasci su questo pianeta pieno di terrestri non te lo perdonerò mai» esclamò il medico Autobot sentendo la piccola mano di Max battere contro la placca metallica su cui era poggiata.
          «Finché non ci rivedremo, vecchio amico» rispose semplicemente Optimus, dando poi l'ordine agli altri Autobot che in pochi secondi sparirono dietro il Groundbridge che si richiuse prontamente dietro di loro.
          «Pensi che se la caveranno?» domandò ingenuamente il piccolo Raf, a nessuno in particolare.
          Max si sporse appena, sentendo la preoccupazione dell’amico e incrociando il suo sguardo gli sorrise rassicurante, «Fiducia. Ce la faranno»
Quando Ratchet riprese la propria postazione mise in funzione il comlink, stabilendo un contatto radio che permise anche ai tre ragazzi di sentire i discorsi tra gli Autobot.
          : Senza la parabolica Megatron non può puntare il Ponte Stellare su Cybertron, esclamò Optimus dall'altra parte della ricezione, sollevando i dubbi dei tre umani.
          Raf in particolare, assieme a Miko e Jack sulla piattaforma rialzata avevano parecchie domande sul funzionamento di quel Ponte spaziale ma fu un dettaglio che lo attirò più di tutti, «I Decepticon non sanno dov'è Cybertron?»
          Per quanto ingenua una domanda simile, sembrava una cosa assurda come creature tanto avanzate non sapessero le coordinate del proprio pianeta natale. Ratchet sembrò sul punto di rispondere nuovamente in modo scontroso, ma venne fermato da Max che lo ammonì silenziosamente facendo sospirare l'Autobot, sconfitto.
          «Cybertron è distante anni luce. La mira deve essere precisa» borbottò poi tenendo a freno qualunque commento sgradito che avrebbe potuto anche solo lontanamente offendere il piccolo Raf.
          «Ratch...» attirò la sua attenzione Max, indicando il ponteggio rialzato che sopraelevava il computer dell'Autobot. Iniziando a sentire le gambe formicolare, gattonò con qualche difficolta, arrancando sulla mano del suo guardiano che poi la depositò delicatamente a terra.
Rabbrividì al contatto con il pavimento gelido di metallo ma questo le permise di non cadere alla spossatezza che sentiva nelle ossa.
          : Se Megatron si è preso la briga di agganciarsi al Ponte Spaziale significa che ha un sistema di puntamento alternativo remoto, continuò poi Optimus, parlando nuovamente con gli altri tre Autobot con lui.
          Quelle parole fecero scattare qualcosa nella mente di Max che si girò di scatto, attirando debolmente l'attenzione dell’amico dodicenne, «Raf... Texas. L'osservatorio»
Poche e rauche parole ma che accesero una lampadina per Raf, e dopo poche ricerche mostrò con soddisfazione una serie di paraboliche nell'osservatorio in Texas, attirando così anche l'attenzione del medico Autobot. Ratchet fu quasi costretto a ripensare la propria opinione su quello sparkling umano, decisamente più dotato della media degli esseri umani con cui l’Autobot aveva avuto già disgraziatamente a che fare.
          Tentando di fare forza sulle braccia per alzarsi, Max fu costretta a scivolare a terra con la schiena contro il parapetto metallico, sentendo le gambe cedere sotto il proprio peso. Il respiro leggermente accelerato e preoccupanti chiazze scure ai lati della visione periferica.
          Qualcosa non andava, da quando il formicolio alle gambe aveva iniziando a diffondersi anche agli altri arti e parti del corpo; riuscendo solamente a sentire il costante pulsare della ferita al fianco, tanto dolorosa da sembrare infetta anche se era stata pulita in modo accorto da Jack ore prima.
          Tentò di articolare una frase ma il rantolio che le uscì dalla bocca non fu sufficiente e gli altri erano decisamente troppo presi dalla teoria dell'osservatorio in Texas per accorgersi della figura di Max che si accasciò improvvisamente a terra.
 
   
 
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