Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Memel    03/02/2022    9 recensioni
Ci sono storie che non possono essere cambiate, o aggiustate.
Non importa il numero di cancellature e riscritture, per quanto possiamo impegnarci il finale non cambia.
In questi casi la cosa migliore da fare è abbandonarle, accettare la sconfitta e ricominciare.
Ci sarà sempre una nuova pagina bianca ad attenderci, l’inizio di un nuovo capitolo, di una nuova storia.
~
Tratto dal prologo:
Fu soprattutto Bokuto ad attirare completamente la sua attenzione: imprimeva in ogni azione tutta la potenza che il suo corpo gli permetteva, e la sua passione traboccava da ogni sguardo ed esclamazione durante il gioco.
Sembrava davvero la persona più felice del mondo, intento a fare ciò che più amava e per cui era portato.
Era davvero al posto giusto, nel momento giusto.

[Characters Study / IC / OCxCanon + SideBokuAka]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

F E B B R A I O

如月

 

 tracks n°58-60-61
chapter pic

Nori 1 ; 2 ; 3

 

Aveva di nuovo fatto lo stesso sogno.

Un sogno strano, che a tratti le evocava ricordi che pensava sepolti ormai da tempo.

E ogni volta che lo faceva si aggiungeva un dettaglio nuovo, un tassello enigmatico che la lasciava confusa al risveglio.

È in una foresta, la stessa in cui da piccola i suoi genitori erano soliti portarla nei weekend, appena fuori Vancouver, ma è più spoglia di come la ricordava, come se fosse sopravvissuta a stento al più gelido degli inverni.

Non ci sono suoni o colori, solo una piccola macchia lontana, che pian piano prende forma, fino ad assumere le sembianze di un cervo, dallo sguardo gentile ma malinconico.

Ad un certo punto un vento improvviso inizia a scuotere gli alberi circostanti e sulla radura compare per un’istante l’ombra indefinita di un uccello, subito seguita da una sfera di luce, che cattura l’attenzione del cervo, che, incuriosito e spaventato allo stesso tempo, inizia a seguirla, fino ad oltrepassare i confini della foresta, arrivando sulle sponde di un mare calmo.

Dalle acque emerge un Tori rosso fuoco, a cui l’animale si avvicina, fino ad attraversarlo.

E quando succede le piccole corna cominciano a crescere fino a diventare rami rigogliosi, carichi di fiori variopinti.

Ed è in quel momento che l’uccello di prima ricompare, rivelando finalmente il suo aspetto: un gufo, che plana sulle corna del cervo, fino a appollaiarvisi in cima, illuminato dai raggi di un sole sempre più luminoso e caldo.

Sempre lo stesso sogno, ma quella notte era stata diversa.

Per la prima volta non era più spettatrice di quella scena, ma ne era lei stessa protagonista.

Era lei il cervo.

“Nori-chan ci sei? È la terza volta che ti chiamo, non ti senti bene?” 

Nori si voltò verso Ume, che la guardava con un misto di preoccupazione e curiosità, e scosse la testa.

“Non è niente, stanotte ho solo dormito poco… e male” le rispose, trattenendo a stento l’ennesimo sbadiglio

“In effetti sei un po’ pallida! Ah, pensavo di andare alle macchinette prima che finisca l’ora di studio individuale, vuoi che ti porti qualcosa da bere?”

“Sì grazie, del te al latte per favore”

La seguì con lo sguardo finché non la vide scomparire oltre la porta in fondo all’aula, per poi tornare a fissare il suo riflesso sulla finestra più vicina, persa ancora in quelle atmosfere oniriche che non sembravano volerla abbandonare, riempiendole la testa di domande e ipotesi.

Senza perdere altro tempo si chinò ad afferrare il piccolo quaderno, regalatole da Bokuto, nascosto tra i libri che ingombravano la cartella abbandonata a terra, decisa a mettere nero su bianco i pensieri che le affollavano la mente.

“Hai avuto un’idea per una nuova storia, Nori-san?” la voce di Akaashi le arrivò lontana, come un flebile eco, tanto era concentrata nella scrittura, ma si obbligò comunque ad alzare la testa dal foglio per rispondergli

“Mmm non so ancora di cosa si tratta, ma avevo voglia di mettere per iscritto alcuni appunti…”

“Capisco, ha a che fare con il sogno che mi hai raccontato la settimana scorsa?”

“Sì… come hai fatto a capirlo?”

“Diciamo che ti si legge in faccia che non hai chiuso occhio ieri notte” ammise, come al solito senza tanti giri di parole

“Non sei il primo a farmelo notare e in effetti sto proprio morendo di sonno” rispose lei, stiracchiandosi e lanciando un’occhiata sovrappensiero alla finestra alle spalle di Keiji

“Ma sbaglio o i vetri si sono ghiacciati? Non faceva così freddo stamattina!” esclamò, rabbrividendo all’idea del gelo che avrebbe dovuto affrontare tra poche ore

“In realtà è da un po’ di giorni che dicono che questo weekend nevicherà, forse già da stasera”

“Davvero?”

Che strano, non aveva nevicato per tutto Gennaio e proprio quando sembrava che la primavera stesse arrivando in anticipo le temperature si erano abbassate di nuovo.

Sentì la campanella suonare e con un sospiro ripose il quaderno nel ripiano sotto il banco, in attesa della prossima pausa.

La giornata volò con la stessa velocità con cui i fiocchi di neve cominciarono a cadere ed attecchire al suolo, ricoprendolo in poche ore di uno spesso manto bianco, senza accennare a smettere.

Nori si trascinò controvoglia verso la palestra 3, stringendosi nel cappotto pesante nel tentativo di proteggersi dal vento gelido che aveva cominciato ad alzarsi, e che stava trasformando quell’innocua nevicata in una fastidiosa tormenta.

“Ehi, c’è nessuno?” esclamò, chiudendosi con uno scatto la porta alle spalle, fissando la sala illuminata ma deserta

“Nori-chan, siamo qui! Per fortuna sei venuta almeno tu!” sentì Bokuto urlarle in risposta, vedendolo uscire dagli spogliatoi insieme ad Akaashi

“Che ci fate qua?! Non avete ricevuto il messaggio di Kaori? Il coach ha detto che la scuola ha sospeso le attività dei club fino a domani vista l’allerta meteo prevista nelle prossime ore” disse lei, sfilandosi la sciarpa “Ho visto le luci accese e sono venuta a controllare se ci fosse qualcuno… non ditemi che avete intenzione di allenarvi lo stesso!” aggiunse, vedendoli già cambiati e pronti per il riscaldamento

“Nori-san, ho provato a spiegarglielo, ma lo conosci… sarebbe venuto lo stesso anche se non lo avessi accompagnato, quindi…” le rispose Akaashi, scrollando le spalle

“Immaginavo che sarebbe finita così” borbottò, guardando male Kotaro, che in risposta le sorrideva con aria innocente

Sapeva quanto inutile sarebbe stato insistere, l’unica alternativa era quindi quella di rimanere con loro, in modo da potersi accertare che Bokuto non combinasse altri danni, perché se Yukie li avesse scoperti sapeva già chi si sarebbe beccata una bella lavata di capo.

“E va bene, ma al massimo per le 7 si torna a casa, o rischiamo di rimanere bloccati qui” concesse alla fine, dirigendosi verso gli spogliatoi, morendo dalla voglia di togliersi la gonna fradicia e gelida e infilarsi i pantaloni caldi e asciutti della tuta

Dopo essersi cambiata decise di approfittarne per sistemare lo sgabuzzino, cosa che Kaori le aveva chiesto spesso ma che tra un impegno e l’altro aveva sempre finito per rimandare.

Si tiro su le maniche della felpa e cominciò a svuotare e riordinare i registri e i vecchi quaderni del club, per poi passare al rimettere a nuovo i palloni sgonfi e malandati che erano stati abbandonati tra le scope e i secchi dell’acqua, e infine si concesse una piccola pausa, sprofondando con un tonfo sul vecchio materasso impolverato che occupava gran parte dello stanzino.

Chiuse gli occhi per qualche secondo, sentendo la stanchezza accumulata piombarle addosso come un macigno, mentre dalla finestra che dava sui campi di calcio dell’Accademia il vento sibilava come una ninna nanna, riempiendo i vetri opachi di neve e brina.

“Nori-chin? Nori-chin!”

Possibile che non poteva riposarsi neanche cinque minuti?

“Nori-chin sono le 9!”

“Eh!?”

Shikako si tirò su di botto, finendo quasi per scontrarsi con la fronte di Bokuto, che si era chinato su di lei nel tentativo di svegliarla.

“In che senso sono le 9? Ho dormito così tanto?! Perché non mi hai svegliata??” esclamò lei presa dal panico, prendendo il telefono per controllare l’orario, sperando in cuor suo che Kotaro si stesse sbagliando

“Avevi un’espressione così tranquilla e beata che abbiamo deciso di lasciarti dormire! Akaashi mi ha detto che ieri notte non hai chiuso occhio, è vero?” le chiese, aiutandola a tirarsi su dal materasso

Nori cercò di darsi una calmata, convincendosi che forse sarebbe riuscita a tornare a casa lo stesso ad un orario decente se avesse preso la Chiyoda Line invece della Yamanote Line, ma in quel momento si accorse che sua madre le aveva scritto, cosa insolita visto che a quell’ora di solito non era ancora a casa.

“Nori-chan va tutto bene? Sei bianca come un lenzuolo!”

“M-mia mamma mi ha appena scritto per chiedermi dove sono visto che hanno momentaneamente bloccato la metro e gli autobus per alcuni guasti provocati dalla neve…”

“Eh?? Dici sul serio?! Allora Akaashi ha fatto bene ad andarsene un’ora fa…”

Lei lo guardò spiazzata, prendendo un respiro profondo e attingendo a tutte le ultime riserve di pazienza rimaste per sfuggire alla tentazione di lanciarlo fuori dalla finestra.

Poi, dopo aver recuperato la tracolla e il cappotto, si diresse a grandi falcate verso l’ingresso della palestra mentre alle sue spalle Bokuto cercava di raggiungerla.
 “Ti sei arrabbiata Nori-tan? Ho fatto qualcosa di male?” le chiese saltellandole attorno per attirare la sua attenzione, il viso contratto in un’espressione interrogativa e preoccupata

Lei decise di ignorarlo ancora un po’, e con uno scatto aprì la porta che aveva davanti, venendo così investita da un cumulo di neve che le ricoprì le scarpe, bagnandole le caviglie.

“Woah, ha davvero nevicato un sacco!” esclamò Kotaro, distratto dalla vista della distesa bianca che aveva coperto e trasformato gli edifici e i campi della scuola, completamente nascosti da uno spesso strato di neve compatta e gelida

“Non ci voleva, ho pure il telefono scarico!” brontolò Shikako, indecisa sul da farsi, fissando la tormenta che imperversava attorno a loro, come ipnotizzata

Bokuto le sfilò il cappotto di mano appoggiandoglielo sulle spalle ghiacciate, circondandola con le sue braccia per cercare di proteggerla dai rivoli di vento freddo che tagliavano l’aria.

“Possiamo tornare dentro e aspettare che smetta di nevicare oppure-“

“Mettono neve fino a domani mattina non possiamo mica rimanere qui tutta la notte, baka!”

“…puoi fermarti da me” 

Nori alzò lo sguardo su di lui notando che era serio e per nulla in imbarazzo, al contrario di lei che sentì un brivido percorrerle la schiena all’idea che quella frase evocava nella sua mente.

“A piedi ci mettiamo poco, anche con questa neve. Tanto te l’ho detto che i miei rimarranno a Chiba ancora per un po’, no? Da quando mia sorella ha partorito mia mamma non fa che parlare di quanto adori la sua nuova nipotina, si è completamente dimenticata di avere un figlio e una casa a Tokyo!” aggiunse, sorridendole

“Va bene” mormorò lei dopo qualche minuto, cercando di tenere a bada l’emozione che le incrinava la voce

“Dici sul serio??” 
 “Cos’è quella faccia sorpresa? Me lo hai chiesto tu, no?”
 “Sì ma non pensavo che mi avresti detto subito di sì! Ero convinto che avrei dovuto convincerti un po’ di più!”

“E sentiamo, cosa mi avresti detto per farmi accettare?”

“Beh… diciamo che ho diversi assi nella manica!” le rispose, ghignando soddisfatto per quel gioco di parole “Aspetta… l’ho detto giusto vero?”

“Sì, sì…” disse Nori, sorridendogli, sentendosi improvvisamente più tranquilla, rassicurata dalla sua stretta

Forse la primavera non sarebbe arrivata a breve come desiderava, ma in fondo anche quell’hanami non era affatto male, pensò, osservando la neve cadere come petali intorno a loro, inghiottendo ogni rumore.

 

*

 

Non mi sembrava vero di essere finalmente arrivati a casa di Bokuto, al caldo e all’asciutto.

Eravamo entrambi zuppi, visto che nessuno dei due aveva pensato bene di recuperare un ombrello: Kotaro soprattutto, i capelli pregni di candido nevischio, assomigliava proprio ad un buffo gufo delle nevi.

“Ah, torno subito!” esclamò dopo essersi tolto in fretta le scarpe, mollando a terra la sacca sportiva e lanciandosi alle spalle il cappotto, che tentai di afferrare al volo

Mi guardai i capelli fradici e frugai nella tracolla alla ricerca di un fazzoletto, ma in quel momento sentii qualcosa posarsi sulla mia testa e rialzando lo sguardo mi accorsi dell’asciugamano che Bokuto mi aveva appoggiato sulle ciocche umide.

“È meglio se ti cambi subito quei vestiti bagnati o finirai per ammalarti! Forse è rimasto qualcosa di Michiko e Satsuko tra gli scatoloni in soffitta…” disse trotterellando verso le scale

Mi sentivo frastornata e stanca nonostante le ore di sonno recuperate, così mi lasciai scivolare sul tatami, ricordandomi solo in quel momento che non avevo più risposto a mia madre.

“Nori-chiiiin!” mi sentii chiamare dal piano di sopra

Tentennai ancora qualche secondo, fissando lo schermo incerta, per poi decidermi a premere invio e a raggiungere Kotaro.

Alla fine avevo optato per la verità, non volevo nascondermi dietro l’ennesima scusa improvvisata, non dopo tutto questo tempo. Ero sicura che anche lei la pensasse come me e che avrebbe capito la situazione senza fare storie. 

Ma a preoccuparmi in realtà non era mia madre, ma mia nonna piuttosto.

“Ti ho preparato un bagno caldo! Ah, se l’acqua è troppo bollente dimmelo!” esclamò Bokuto quando lo ebbi raggiunto in bagno

Quando finalmente realizzai ciò che quel gesto implicava cominciai a sentire le guance andarmi lentamente a fuoco, ma mi imposi di mandare giù il mio sciocco imbarazzo, soffermandomi su quelle sue piccole attenzioni, che come sempre mi spiazzavano. Ancora una volta mi accorsi di quanto era cambiato: davanti a me non vedevo più il giocatore coccolato e viziato dalla sua squadra ma un ragazzo ormai maturo, attento alle persone che lo circondavano e desideroso di meritare la fiducia che riponevano in lui.

“G-grazie” risposi infine

Lo guardai sorridermi compiaciuto, per poi rialzarsi e dirigersi verso la porta per lasciarmi sola, e mi accorsi allora della felpa completamente bagnata e delle ciocche incollate al viso arrossato: avevamo chiuso la palestra in fretta e furia, e non aveva avuto neanche il tempo di togliersi i vestiti sudati per l’allenamento e di farsi una doccia. 

Anche la persona più sana avrebbe potuto rischiare di ammalarsi in condizioni simili e non volevo che corresse questo rischio, non ad un mese dal diploma, non in un momento tanto delicato per il suo futuro.

“Aspetta!” esclamai, facendolo voltare “Rischi di prenderti come minimo un raffreddore se non ti togli quei vestiti, dovresti farti un bagno caldo anche tu e non aspettare che finisca io-“ dissi, per poi bloccarmi dopo aver realizzato quello che implicitamente avevo detto  

Bokuto mi guardò con aria interrogativa, per poi aprirsi in un sorriso entusiasta quando finalmente capì cosa gli stavo proponendo tra le righe.

Senza ulteriori indugi lo vidi spogliarsi con nonchalance, gettando alla rinfusa i vestiti sul pavimento del bagno, per poi posizionarsi sotto il getto della doccia giusto il tempo di insaponarsi e sciacquarsi, prima di immergersi, mugolando felice, nell’acqua limpida e bollente della vasca.

Cercai di riprendermi da quel piccolo shock, colpita dalla velocità che aveva impiegato per prendermi in parola, e, imponendomi di non lasciarmi vincere dal crescente imbarazzo che quella situazione mi provocava, cominciai a sfilarmi la tuta. 

Una piccola parte di me era tentata di dare le spalle a Bokuto, che mi osservava in attesa, o di chiedergli di chiudere gli occhi, ma in fondo, dopo gli ultimi mesi, dopo quello che avevamo trascorso, dopo quanto mi ero messa a nudo davanti a lui, e non solo fisicamente parlando, perché avrei dovuto vergognarmi di mostrarmi ai suoi occhi?

“Non stai troppo stretto?” mormorai dopo aver preso posto nella vasca, sentendo finalmente ogni fibra del mio corpo sciogliersi nel calore e nel vapore che ci circondava

Lui scosse la testa, continuando a guardarmi con aria assorta, senza ancora smettere di sorridere.

“Che c’è? Perché mi fissi?” chiesi, mettendomi a giocherellare con alcune ciocche di capelli per sfuggire a quello strano sguardo indagatore

“Sei davvero bella Nori!” mi rispose candidamente, allargando il suo sorriso, prendendomi come sempre in contropiede

Alzai gli occhi su di lui, sentendo un brivido attraversami nonostante l’acqua bollente in cui ero immersa, e, stando attenta a non perdere l’equilibrio, mi avvicinai, per poi dargli le spalle e scivolare sul suo petto, sentendo subito le sue braccia avvolgermi, il suo battito irregolare sulla mia schiena nuda.

Negli ultimi mesi mi ero fatta l’idea di essere abbastanza brava con le parole, ma in quel momento mi resi conto quanto questa mia supposizione fosse in parte errata: certo, mi piaceva scrivere e sentivo che quando lo facevo i concetti che mi frullavano in testa divenivano improvvisamente più chiari, ma senza una pagina bianca da riempire la mia sicurezza veniva subito meno, lasciandomi spaesata e incerta, preda di continue paranoie. 

Ma se c’era un'altra cosa che il tempo e l’esperienza mi avevano insegnato era che ci sono momenti in cui le parole risultano superflue, dove anche la più bella frase impallidisce di fronte al coraggio di un gesto, di un passo avanti. 

E con Bokuto era così: sentivo che qualsiasi cosa avrei potuto dirgli non sarebbe stata mai abbastanza, solo un semplice eco rispetto alla profondità dei sentimenti che giorno dopo giorno sentivo di provare per lui. 

Così avevo deciso di mettere da parte le parole, e di lasciar parlare, invece, le mie azioni.

Chiusi gli occhi, smettendo finalmente di pensare quando sentii la mano di Kotaro accarezzarmi la nuca e perdersi nei miei lunghi capelli, fino a scendere sulla schiena, facendomi rabbrividire ancora una volta e perdere così l’ultimo briciolo di lucidità rimastomi.

 

*

 

“Pensavo che almeno Satsuko avesse lasciato qualche pigiama, ma in soffitta non ho trovato niente, solo alcuni vecchi yukata!” dichiarò con aria sconfitta Bokuto, lasciandosi cadere con un tonfo sul letto 

Nori strinse ancora più a sé il lenzuolo per coprire la pelle nuda, cominciando finalmente a provare un po’ di freddo, sentendo la mancanza del calore del ragazzo di fronte a lei.

“Sicura che non riesci a dormire così? Io dormo sempre in mutande, e d’estate a volte anche se-“

“Non sono mica una stufa ambulante come te, baka!” esclamò lei, arrossendo

“È vero, in effetti sei sempre ghiacciata” disse, voltandosi e cominciando ad avvicinarsi

“È perché a differenza di te ho il sangue freddo, letteralmente…” rispose, bloccandosi quando lo vide chino su di lei, un sorriso strano a increspargli le labbra

“Ah, e se mi prestassi quella?” disse Shikako, indicando una t-shirt azzurra abbandonata sulla sedia della scrivania, scegliendo così di cedere alla proposta di Kotaro di mettersi qualcosa di suo pur di distrarlo

Ma si accorse solo dopo che lo vide alzarsi per prendergliela di quale maglietta si trattasse in realtà. Non aveva scelto una maglia qualsiasi infatti, ma proprio il famoso cimelio che dal torneo primaverile del secondo anno Bokuto non aveva mai smesso di indossare come portafortuna tra un allenamento e l’altro.  

“S-sei sicuro? Ci sei molto legato in fondo…”

“Non ti preoccupare Nori-chin, solo perché sei tu posso fare un’eccezione e prestartela” scherzò, porgendogliela “Ma non avrai freddo solo con questa?”

Shikako scosse la testa e se la infilò, rituffandosi subito sotto le coperte, per poi allungarsi verso il comodino per spegnere la luce.

“Buonanott-“

“Ah, aspetta! Vuoi già dormire? Io non ho per niente sonno, e poi…”

“Cosa?”

“Di solito dormo con una luce accesa”

“Stai scherzando?” chiese lei girandosi per guardarlo stupita
 “Però se ti tengo stretta stretta forse posso farcela a dormire senza!” le rispose afferrandola e intrappolandola in un abbraccio soffocante

“Così non respiro però…” cercò di dire Shikako, imprigionata sul suo petto, nascondendo un sorriso divertito

Per qualche istante Bokuto sembrò calmarsi, così Nori ne approfittò per chiudere finalmente gli occhi, percependo quanto il calore del bagno di prima avesse davvero fatto effetto sul suo corpo teso e stanco, ora più che mai pronto ad abbandonarsi ad un meritato e agognato riposo.

Ma non passarono neanche cinque minuti che lo sentì rigirarsi tra le lenzuola, sbuffando impaziente.

“Nori sei sveglia?”

“Mmm”

“Non riesco a dormire se prima non ti dico una cosa, non ce la faccio a tenerla segreta anche a te!” 

“Di cosa stai parlando?” disse lei, svegliandosi del tutto, e guardandolo in attesa

“Beh il coach mi ha promesso di non dirlo a nessuno, nemmeno a te o ad Akaashi, ma…”

“Se ti ha detto così ci sarà un motivo, quindi forse non è il caso che ne parliamo…”

“Lo so, ma non ce la faccio più! È tutto il giorno che muoio dalla voglia di parlartene!! Se oggi pomeriggio non fossi arrivata in palestra proprio in quel momento probabilmente avrei finito per dirlo anche ad Akaashi!”

“E va bene, sentiamo questa cosa così impellente!” disse infine Nori, appoggiandosi su un gomito per osservarlo meglio

“Il coach Yamiji non mi ha ancora voluto dire tutti i dettagli, però mi ha rivelato che qualche settimana dopo l’Interhigh la scuola ha ricevuto diverse chiamate da alcune squadre professionali e che già a Marzo potrei fare dei provini!” esclamò, lasciandosi finalmente andare all’emozione e all’eccitazione che aveva dovuto nascondere e trattenere fino a quel momento

“Ma è fantastico!! Cioè, me lo aspettavo visto che il torneo è un evento molto seguito dai talent scout sportivi, però non pensavo che questo momento arrivasse così presto!” gli rispose lei, sentendo un’ondata di felicità e orgoglio investirla

Stava davvero accadendo tutto così in fretta, però era quello che voleva per lui, era quello che Kotaro si meritava: una porta aperta su un futuro che non vedeva l’ora di rincorrere.

Mancava ormai solo un mese al diploma, e tutti sembravano proiettati verso il loro prossimo capitolo: Konoha e Yukie avevano cominciato a studiare assieme per i test di ingresso alla Keio University; Kaori aveva chiesto il supporto del coach e di alcuni insegnanti per creare un curriculum che avrebbe poi mandato a diverse squadre ed associazioni sportive; persino Komi, che aveva spiazzato tutta la squadra annunciando la sua scelta di diventare attore, si era lanciato anima e corpo nel cercare un corso di recitazione adatto alle sue ambizioni.

Vederli impegnarsi così tanto le aveva messo addosso la stessa voglia di buttarsi a capofitto su un nuovo progetto, un piccolo passo verso quello che sentiva essere il destino che voleva perseguire.

Guardò Bokuto giocherellare con le trecce che le aveva fatto prima, un’espressione beata e serena dipinta sul viso, ora che si era tolto quel peso dal cuore, gli occhi che brillavano della stessa luce che gli aveva spesso visto negli istanti che precedevano il suo ingresso in campo, la sua entrata in scena.

“Anche io volevo dirti una cosa che non ho ancora detto a nessuno” si lasciò scappare, fissando la sua reazione incuriosita 

In realtà non ci aveva ancora riflettuto su a lungo, eppure sentì che parlargliene avrebbe reso tutto più reale, obbligandola così a non cambiare idea e spingendola a rischiare.

“Ho trovato un concorso per sceneggiatori e scrittori amatoriali, non è niente di che, però vorrei provare a partecipare…” sussurrò 

“Wow!! Ma è bellissimo Nori-chin!!! Sono sicuro che vincerai sicuramente! Gli manderai il nuovo racconto che hai cominciato a scrivere?” le chiese lui, tirandosi su e fissandola su di giri

“Non mi interessa molto vincere… ora come ora la più grande vittoria per me sarebbe quella di riuscire a scrivere qualcosa di mio e di finito, anche se non sono ancora sicura della nuova storia che ho buttato giù in queste ultime settimane…”

“Ti brillano sempre gli occhi quando ne parli, è impossibile che non sia bellissima! Ma non vuoi proprio raccontarmela un po’? Ti prometto che non ti interromperò e non farò troppe domande come l’ultima volta!” disse Kotaro con tono concitato, guardandola con aria supplichevole

Nori sospirò, pensando che vista la piega che aveva preso la serata poteva ormai scordarsi di dormire, e cedette così alla sua richiesta, lasciandosi trasportare dalle parole della storia che in quelle ultime settimane l’aveva tenuta incollata al suo ormai inseparabile quaderno degli appunti.

Rimasero così fino a tarda notte, accoccolati tra le coperte, a parlare di tutto ciò che venne loro in mente: come dei progetti futuri e dei sogni del passato che li avevano accompagnati negli anni, plasmando le loro scelte e il loro carattere nel tempo. 

Bokuto le raccontò di quando da piccolo voleva fare il pompiere o il bagnino perché gli piaceva l’idea di salvare le persone ed essere visto come un eroe, cosa che aveva fatto subito scoppiare a ridere Nori, che proprio non se lo immaginava in certe situazioni di pericolo, impaziente e impulsivo per com’era; poi Shikako si era messa a parlare di film, e di quante estati aveva passato a rivedere le vhs che suo padre aveva collezionato fino al college, e di come per alcuni anni il suo sogno più grande era stato quello di possedere un cinema tutto suo, così da poter vedere tutte le pellicole che voleva in anteprima. Kotaro la ascoltava rapito, sommergendola di domande, interrompendola e reagendo come al suo solito nel modo più rumoroso ed esagerato possibile, anche a quell’ora della notte, senza dare segni di cedimento, al contrario di Nori, che era tutt’altro che un animale notturno come lui, e che ad un certo punto crollò come un ghiro, obbligando così Bokuto a calmarsi e a dormire.

 

*

 

Le note di Fantasy di Mariah Carey riempirono la stanza, facendomi sussultare.

Mi allungai verso il comodino, cercando di svincolarmi dalla presa ferrea delle braccia di Kotaro intorno alla mia vita, riuscendo a disattivare la sveglia per un pelo.

Sospirando mi lasciai ricadere sul cuscino, stropicciandomi gli occhi, voltandomi poi per fissare Bokuto che nel frattempo non aveva smesso minimamente di ronfare, un’espressione serafica in viso.

Per fortuna almeno non russava più, pensai, scivolando ancora di più sotto le coperte, avvicinandomi a lui per carpire un po’ del calore del suo corpo, sentendo il freddo mattutino insinuarsi tra le lenzuola.

Akaashi e Konoha mi avevano raccontato spesso di quanta fatica facessero ogni volta per svegliarlo, anche durante i ritiri per le partite ufficiali: niente sembrava scuoterlo, tanto che alcune volte dovevano ricorrere a metodi estremi come secchiate d’acqua in estate o strappandogli coperte e futon d’inverno, cosa che spesso neanche funzionava visto che era capace di dormire pure sui sassi secondo Komi.

Sorrisi vedendolo ghignare, probabilmente stava sognando qualcosa di bello, e senza accorgermene mi avvicinai per sfiorare i contorni delle sue labbra con un dito, che poi feci scivolare sul mento, e fino al petto, per poi risalire sulle sue braccia, stranamente tese, e sulle vene in rilievo delle mani, chiuse intorno alla mia vita, da cui provai a scioglierle.

Stavo morendo di sete e anche di fame, dato che la sera prima, vista l’ora e la stanchezza, ci eravamo accontentati di qualche onigiri stantio dimenticato nel frigorifero da Kotaro, che come al solito si era scordato di fare la spesa e aveva già finito le scorte di avanzi lasciate dai suoi.

Alla fine riuscii a staccare anche le ultime due dita ancorate sui miei fianchi e senza ulteriori indugi provai a sgattaiolare fuori dal letto, la mente già proiettata verso l’unico pensiero che ogni mattina mi dava la forza di alzarmi, ovvero la colazione.

“Nori-chan” mugugnò Bokuto, allungandosi per afferrarmi e ritrascinandomi così di nuovo nel letto 

“Kotaro è tardi, sto morendo di fame e devo tornare a casa prima che mia nonna mandi la polizia a prelevarmi!” cercai di spiegargli, vedendolo ancora assopito, anche se con un’espressione corrucciata e leggermente infastidita questa volta, che nel complesso gli donava un’aria davvero buffa e infantile

“Ancora cinque minuti” biascicò, appoggiando la testa sul mio petto, riprendendo dopo qualche istante a dormire come se nulla fosse

Sospirai, scuotendo la testa, conscia del fatto che quei cinque minuti non sarebbero mai stati davvero cinque minuti, e io lo sapevo bene visto che ero un’esperta nell’arte del rimandare la sveglia.

Chiusi gli occhi anche io, ormai arresa, assaporando quegli ultimi attimi di pace e silenzio, la mente ancora svuotata dopo il sonno senza sogni della notte appena trascorsa, le mani abbandonate tra la soffice chioma di Kotaro, le dita impegnate ad accarezzare ritmicamente quelle ciocche ribelli.

 

*

 

“Nori! Questa è la terza pentola che bruci, vuoi farmi fuori l’intero servizio?” si lamentò Hiyori Shikako, guardando ormai spazientita la nipote intenta ad armeggiare davanti ai fornelli

“Su mamma, lasciala stare… com’è che diceva quel vecchio film? Una ragazza felice in amore brucia il soufflé ma una infelice si dimentica di accendere il forno… è un buon segno quindi, no?” esclamò Midori, spingendola via dalla cucina 

“Sì ma il problema è che qui il dolce neanche ci arriva in forno visto che tua figlia continua a rovinare l’impasto” borbottò prima di scomparire oltre la porta

La colpevole in questione sbuffò per l’ennesima volta, tentata dal lanciare fuori dalla finestra padelle, mestolo e cellulare, che proprio in quel momento cominciò a squillare.

“Ehi, sono davanti alla porta!” disse la voce squillante di Yukie

“E cosa aspettavi a suonare?” si lasciò scappare Nori con tono innervosito, avendo ormai esaurito anche l’ultimo briciolo di pazienza, evento più unico che raro nel suo caso

“Ho sentito le urla di tua nonna e mi sono un tantino preoccupata… posso entrare o rischio di finire nel pieno del conflitto?” scherzò lei, divertita dal tono furente della sua kohai

Shikako le chiuse il telefono in faccia sentendola scoppiare a ridere, e si diresse verso l’ingresso dove le aprì la porta con uno sguardo corrucciato.

“Non voglio più vedere, mangiare o sentir parlare di cioccolato!” esclamò con un tono che non ammetteva repliche

“Beh è San Valentino, cosa pensavi di regalare? Marshmallows?” le rispose Yukie, superandola, e appoggiando le sporte cariche di ingredienti sul pavimento, sospirando per quella piccola fatica

“E Kaori?” 
“I marmocchi ieri notte hanno fatto fuori tutte le tavolette di cioccolato che aveva comprato per oggi pomeriggio ed è da stamattina che vomitano. Non se la sentiva di lasciarli soli visto che i suoi genitori oggi finiranno per chiudere il negozio più tardi del solito”

“Oh, mi dispiace… però così non ce la caveremo mai!”

“Ah, hai così poca fiducia nelle doti della tua senpai? Ricordati che hai di fronte a te una futura nutrizionista!”

“Appunto, non sei mica uno chef stellato o un pasticcere, saper mangiare e saper cucinare sono due cose diverse… e io l’ho capito sulla mia pelle!” le disse mostrandole le dita bruciate e incrostate di strati su strati di cioccolato, a testimonianza dei diversi tentativi falliti

“Credimi sono due anni che preparo con Kaori i cioccolatini per la squadra e nessuno si è mai lamentato!”

“Mi sentirei comunque più sicura se ci fosse anche lei… e se facessimo una videochiamata e la mettessimo in vivavoce?”
 “E va bene hai vinto tu! Sempre super paranoica, eh?”

“Diciamo solo che preferisco andare sul sicuro per una volta” le rispose, indicando con un cenno il lavandino ingombro di pentole e padelle incrostate di cioccolato bruciato

“Ma allora sei proprio un caso perso!” esclamò Yukie, trattenendo a stento le risate

Shikako la ignorò, componendo il numero di Kaori, sperando che almeno lei potesse aiutarle a creare qualcosa di commestibile.

A poca distanza da loro, Midori si stiracchiò pigramente sotto il kotatsu, sentendo arrivare dalla cucina le risate e le chiacchiere ovattate delle ragazze. Si alzò, sbadigliando rumorosamente, cosa che attirò lo sguardo di disapprovazione di sua madre Hiyori, intenta a guardare una replica di un vecchio sceneggiato televisivo ambientato nel periodo Edo, che ormai conosceva a memoria, e a sgranocchiare alcuni senbei.

“Non è da te passare i tuoi preziosi giorni liberi a casa…” disse, guardando la figlia di sottecchi, una punta di sospetto nascosto in quell’innocua domanda

“Mamma è inutile che provi a indagare... te l’ho già detto, no? Non mi va di girare per negozi proprio alla vigilia di San Valentino! E poi stasera esco a bere con Megumi, contenta? E no, non voglio che mi organizzi un altro miai, non ho intenzione di risposarmi” le rispose, sfogliando distrattamente una delle riviste che ingombravano il parquet

Vedendola sbuffare e prepararsi al contrattacco Midori decise di svignarsela finché era ancora in tempo, e così si alzò, lasciandosi alle spalle sua madre e le sue solite ramanzine, dirigendosi improvvisamente affamata verso la cucina, seguendo la scia di profumo invitante che sembrava provenire dalla porta socchiusa.

“Allora sono pronti questi cioccolatini? Mi offro come cavia per la fase di assaggio!” esclamò, facendo sussultare Nori e Yukie

“È inutile che ci provi, se ne sono salvati talmente pochi che è già tanto se basteranno per la squadra… se vuoi però puoi leccare il mestolo!” le rispose sua figlia, porgendoglielo con un sorriso divertito

“Pensavo che il talento ai fornelli avesse saltato una generazione, ma visto che sei una frana come me mi sa che è la nonna ad essere l’eccezione della famiglia!” 

“Beh, diciamo che non è proprio un talento che ci tengo ad avere… anche se oggi mi avrebbe proprio fatto comodo in effetti” mormorò Nori, intenta ad asciugare le stoviglie che Yukie le porgeva

“Ah allora posso mangiare questo cioccolato avanzato?” 

“No! Quello mi serve!” 

“Ancora? Guarda che tua nonna non ci metterà molto a tornare e a reclamare la cucina non appena le finisce il drama…”

Yukie si sporse per fissare la ciotola colma di impasto e lo stampo a forma di cuore nascosto dietro, molto più grande rispetto a quello che avevano usato per fare i biscotti, e intuì quello che Nori aveva in mente.

“Pensavo che quello sdolcinato fra voi due fosse Bokuto, ma anche tu non sei certo da meno!” le sussurrò dandole una gomitata, facendola arrossire

 

*

 

Quel pomeriggio era quasi impossibile staccare gli occhi dal cielo: il cumulo di nuvole dei giorni precedenti era scomparso lasciando dietro di sé tonalità pastello sempre più calde, che sfumavano dall’ocra al rosa, diventando sempre più intense via via che l’ora del tramonto si avvicinava.

Mi stiracchiai ispirando a pieni polmoni quell’aria stranamente tiepida, gustandomi quei meritati attimi di pace che ero riuscita miracolosamente a ritagliarmi, in quella che era stata una giornata davvero impegnativa e infinita.

Dal tetto, in cui mi ero nascosta approfittando dell’ora di studio individuale, mi arrivavano le chiacchiere e le risate provenienti dalle finestre aperte delle aule sottostanti, smorzate solo dal lieve vento che ogni tanto mi scompigliava i capelli. 

Quel giorno più che mai la scuola sembrava in fermento: i corridoi, di solito abbastanza tranquilli, non smettevano di affollarsi appena la campanella suonava, accogliendo le urla scalmanate e i gridolini delle ragazze dell’Accademia, ansiose di approfittare di ogni momento di pausa per concretizzare le proprie fantasie, seguire i propri sentimenti ed essere così coraggiose, quel giorno più che mai.

Sorrisi, tornando a concentrarmi sui fogli che tenevo in grembo, sentendomi nuovamente catturare dalle ultime parole che avevo scritto, la mente che scivolava sempre più lontana dai rumori che mi circondavano, mentre mi immergevo ancora una volta nelle atmosfere che la storia che stavo scrivendo evocava.

Ero così concentrata che mi accorsi della presenza di Akaashi solo quando lo sentii scivolare sulla parete su cui ero appoggiata, e sedersi accanto a me.

“Sei riuscito a scappare anche tu dagli occhi vigili di Fujiwara-san?” gli chiesi, ridacchiando al pensiero del nostro capoclasse

“Sì, mi sono offerto di consegnare il registro in aula insegnanti visto che Ueda-san oggi non c’è”

“Ah già, Ume mi ha detto che ha la febbre! Mi dispiace, sapevo che aveva in mente di dichiararsi a qualcuno del terzo anno per San Valentino…”

“Capisco”

“Alla fine hai scoperto chi ti ha lasciato quel pacchetto di Pocky nell’armadietto?” gli chiesi, alzando gli occhi dal quaderno per guardarlo incuriosita

“No, il biglietto non era firmato, ma penso che si tratti della stessa persona dell’anno scorso…”

“Davvero? Wow! Beh non lo sapremo mai, sei diventato piuttosto popolare dopo il festival scolastico in fondo…” gli dissi con tono allusivo e divertivo, facendolo arrossire

“Non è qualcosa a cui aspiro sinceramente… non so come faccia Bokuto a sopportare di essere sempre al centro dell’attenzione ovunque vada!” 

“Già, questo me lo chiedo anche io…” 

“A proposito… ora che ci penso oggi è il primo anno che non lo vedo arrivare a fine giornata di umore tetro. Di solito si monta sempre la testa pensando di trovare l’armadietto pieno di cioccolatini o di ricevere tonnellate di dichiarazioni, ma la verità è che per quanto sia l’asso della squadra di pallavolo qui a scuola conoscono tutti il suo carattere particolare e le ragazze gli girano spesso al largo. Così ad ogni San Valentino finisce per ricevere solo il cioccolato di cortesia di Yukie e Kaori, e a rinchiudersi nello sgabuzzino a lamentarsi e piagnucolare fino a fine allenamenti. Fa così dal primo anno, me lo ha confermato Konoha”

“Dici davvero? Questo non me lo aveva mai raccontato… in effetti anche durante le partite la tifoseria sembra non stupirsi più di tanto quando lo vede uscirsene con una delle sue, però non pensavo che la voce si fosse sparsa tanto tra gli studenti!”

“Per fortuna quest’anno grazie a te le cose sono andate diversamente…”

“…se non contiamo la piccola scenata di gelosia di stamattina, quando si è reso conto che i biscotti che avevo portato non erano tutti per lui! Almeno sono riuscita a salvare la situazione in extremis tirando fuori la scusa della torta al cioccolato che lo aspettava a casa!” aggiunsi, sorridendo a quel ricordo, imitata da Keiji

Socchiusi gli occhi, mentre i raggi del sole si riversavamo sul mio viso, accecandomi per qualche istante.

“Sei riuscita a superare il blocco creativo degli ultimi giorni?” sentii Akaashi chiedermi

“Diciamo di sì, anche se sono ancora indecisa su alcuni sviluppi… puoi dare un’occhiata a queste due ultime pagine? Ho provato a chiedere a Bokuto cosa ne pensasse, ma i suoi consigli sono completamente inutili visto che dice sempre che gli piace tutto quello che scrivo” dissi, porgendogli il quaderno 

Mi fidavo del suo giudizio, le sue correzioni e i suoi appunti fino a quel momento si erano sempre rivelati validi e sensati, e nei mesi che avevano seguito la recita questo nostro piccolo scambio di opinioni era diventato ormai quasi una sorta di rito, di cui ora non potevo più fare a meno. 

Certo, Bokuto era stato tra i primi a spronarmi a scrivere e a seguire questa mia nuova inclinazione, ma dovevo ringraziare Akaashi se anche nei momenti più difficili e snervanti, in cui non riuscivo a scrivere nemmeno una singola riga e in cui tutto quello che avevo creato mi appariva improvvisamente stupido e illeggibile, non avevo posato la penna abbandonando così ogni mio proposito.

Il suo supporto costante, le sue critiche dirette ma mai aspre e il suo punto di vista sempre fresco e interessante erano stati capaci di motivarmi e guidarmi, dandomi la sicurezza di cui avevo bisogno per continuare a scrivere e seguire così la mia passione.

Lo guardai leggere con aria assorta i fogli che gli avevo porto, una piccola ruga sulla fronte solitamente distesa, un’espressione sempre più corrucciata sul viso stranamente pallido.

“Ehi, va tutto bene?” chiesi, preoccupata da quell’insolita reazione

“Sì, scusami oggi sono solo un po’ distratto” mi rispose passandosi una mano sul volto

Non era proprio da lui essere distratto.

Lui, che era in grado di cogliere qualsiasi sfumatura delle persone che lo circondavano.

Lui, sempre attento a tutto quello che succedeva dentro e fuori dal campo.

Lui, capace di mettere nero su bianco ogni situazione, senza alcuna difficoltà, affrontando di petto i problemi e analizzando qualsiasi contesto senza mai lasciarsi prendere dal panico.

“Sono sicura che qualsiasi cosa ti turbi troverai il modo di risolverla, e se non dovessi farcela… beh sappi che sono qua se ti va di parlarne!”

“Grazie, Nori-san”

Il cielo si era ormai completamente tinto del rosso più accesso: gli ultimi istanti in cui al sole era concesso splendere prima di uscire di scena.

“Non vedo l’ora che le giornate ricomincino ad allungarsi…” dissi sovrappensiero, realizzando dopo qualche istante cosa quelle parole implicassero

Presto l’inverno avrebbe lasciato il posto ad una nuova primavera e sarebbe stato tempo di addii e nuovi inizi, per noi e per tutte le persone che conoscevamo.

“E se non ce la facessi? Se non riuscissi ad essere all’altezza?” disse Keiji in un soffio impercettibile, tanto che per qualche istante pensai di essermelo immaginato

Allora era questo che lo turbava, il timore di non riuscire a raccogliere l’eredità di capitano che Bokuto si sarebbe presto lasciato alle spalle.

Che sciocca, in tutte quelle settimane avevo sempre pensato a tutti coloro che se ne sarebbero andati, e nemmeno per un istante a chi invece sarebbe rimasto. 

Non ero l’unica a dare voce ai dubbi e alle domande che da tempo mi rincorrevano, incertezze che mi facevano titubare del futuro che stavo inseguendo, ma anche Keiji sembrava preda di quegli stessi pensieri.

Akaashi, che a miei occhi era sempre apparso sicuro di sé, metodico e dal sangue freddo, mi stava ora mostrando il suo lato più sensibile e fragile, dove si nascondevano quelle stesse insicurezze che lo avevano accecato nella partita contro la Mujinazaka High School durante lo scorso torneo primaverile. 

In quel caso era stata la forza e la fiducia di Kotaro a permettergli di rialzarsi, ma ora, a pochi mesi dalla cerimonia di diploma che lo avrebbe presto allontanato da noi, doveva fare i conti con la prospettiva di dover affrontare quelle stesse paure e debolezze da solo, nella nuova e ingombrante posizione di capitano.

Era un trono davvero scomodo e pesante da ereditare, di questo ne ero consapevole anche io, nulla di paragonabile al ruolo di manager che avrei presto ricoperto, senza più nessuna senpai a coprirmi le spalle e a perdonare i miei piccoli errori di distrazione.

No, quello che Keiji si accingeva a ricoprire non era un semplice ruolo quanto più un simbolo, l’emblema su cui tutti gli occhi si sarebbero presto posati, pesanti e inflessibili come le responsabilità che a breve sarebbero ricadute sulle sue spalle, che in quel momento mi parvero più che mai fragili.

Ma riconoscere la paura, dare un nome ai dubbi che ci assillano, è la più pura forma di coraggio, ben più nobile della sconsideratezza di chi si getta incontro ai problemi senza riflettere, senza una solida strategia a sostenerlo.

E se c’era qualcuno in grado di trovare la tattica adatta per poter superare quella situazione quello era Akaashi, ed ero sicura di non essere la sola a pensarla così.

In fondo c’era un motivo se Bokuto lo aveva scelto come vicecapitano: aveva sicuramente visto in lui la stessa forza di volontà e intelligenza che fino ad oggi avevano permesso a Keiji di guidare la squadra da dietro le quinte, e a lui di splendere come l’istintivo asso che era.

Non sapevo come rispondere alla sua domanda, che ancora aleggiava tra noi, sospesa tra i dubbi che entrambi sentivamo di avere.

Quello di cui però ero certa era che con quelle parole Akaashi non chiedeva di essere contraddetto e corretto, no, tutto quello che voleva era essere ascoltato e magari compreso.

E se c’era qualcosa che potevo fare per alleggerire quel peso che presto si sarebbe posato sulle sue spalle era fornirgli lo stesso supporto che per anni lui era stato in grado di donare alla squadra, e soprattutto a Kotaro.

Forse non ce l’avrei fatta, forse avrei finito per causargli ancora più problemi, ma non volevo fasciarmi la testa ancora prima di provare, no, per una volta volevo essere coraggiosa ed espormi.

“Non so cosa succederà nei prossimi mesi, ma sono sicura che troverai il modo di costruirti la tua strategia come capitano, di disegnare una strada solo tua, che ti permetterà di guidare la squadra e lasciare un segno che appartenga solo a te” gli risposi finalmente, imprimendo in quelle parole tutta la fiducia che io, come gli altri, sentivo di avere per lui

Lo vidi sgranare leggermente gli occhi, colpito, per poi sospirare pesantemente e alzare gli occhi sul cielo sopra di noi, dove gli ultimi stralci di sole brillavano come braci di un incendio domato.

“Almeno non sarò da solo” disse, un’ombra di sorriso a increspargli il viso, ora più sereno

Lo imitai, alzando gli occhi per fissare lo stesso punto indefinito che aveva catturato il suo sguardo, salutando il sole ormai prossimo a tramontare, curiosa di scoprire cosa la prossima alba avrebbe avuto in serbo per noi.

 

 

 

- - -
 
N O T E
 
 
Ciao a tutti! <3

Mi stupisco ancora di come stia riuscendo a pubblicare i capitoli seguendo lo stesso ordine temporale della storia XD Colpa della mia super pigrizia che fa dilatare i tempi di rilettura e correzione! 

Bene, come avrete intuito si stanno chiudendo molti cerchi: in questo capitolo è stata la volta di Nori e Akaashi, con un accenno ai loro futuri e storyline; il prossimo ovviamente sarà dedicato a Bokuto e conterrà un pochetto di angst perché ve lo avevo detto che non tutto tutto sarebbe filato liscio… e un po’ di angst nel finale non ce lo vogliamo mettere? Poco poco, giusto per bilanciare la troppa zuccherosità (?) di questo capitolo XD E a proposito di questo capitolo: il sogno di Nori (cervo) che ho riportato all’inizio se non si è capito è una metafora della sua storia e del suo cambiamento e lento sbocciare (fiori sulle corna) una volta arrivata in Giappone (Tori) e dopo aver conosciuto Bokuto (gufo). Mi piace credere che i sogni siano sia premonitori sia rielaborazioni inconsce del nostro vissuto che la nostra coscienza elabora nel tempo. Nori prenderà spunto dal sogno, ricordatevelo per i futuri sviluppi ;)

I capitoli inoltre si stanno accorciando perché la storia è ormai agli sgoccioli, il prossimo sarà infatti il penultimo, poi sarà la volta dell’epilogo e vi dico solo preparatevi perché io non amo molto i finali aperti XD

Per l’immagine di questo capitolo ho scelto una fanart che ho commissionato ad un’artista che mi piace molto, purtroppo ultimamente il tempo per disegnare scarseggia :(

Ah! La famosa maglietta che Bokuto presta a Nori (di cui vi ho linkato il capitolo del manga) appare anche nell’anime. Mi piace molto perché riassume in tre frasi (1. La tua schiena deve essere d’ispirazione per i tuoi compagni; 2. Abbatti ogni muro sulla tua strada; 3. Ogni palla deve essere schiacciata) i principali tratti di Kotaro, come giocatore e soprattutto come persona.

Spero come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto e che siate curiosi di scoprire la continuazione e il finale di questa storia. 

Vi ringrazio di cuore per il vostro prezioso sostegno <3

A presto!

Mel 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Memel