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Autore: Red Saintia    04/02/2022    2 recensioni
La passione per uno sport può unire, dividere, spronare a migliorarsi e aprire nuove strade.
Alcune scelte portano ad allontanarsi mettendo in discussione sé stessi e ciò che si prova. Tra presente e passato ancora una volta luce e ombra si rincorrono per ritrovarsi sulla stessa strada.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arrivò per primo sul posto, e mentre aspettava Aomine tirò fuori dal borsone la palla da basket cominciando a palleggiare. Si sentiva stranamente carico e motivato. Nonostante i problemi che sembravamo accumularsi attorno a lui il suo pensiero era proiettato sulla partita contro lo Yosen. Non avrebbe deluso i compagni, e avrebbe dimostrato a Taiga che era in grado di farcela, anche senza di lui.

"Vuoi fare un uno contro uno Tetsu?"

Kuroko fece l'ultimo lancio che andò dritto a canestro, prima di voltarsi e incontrare gli occhi penetranti di Aomine. "Non stavolta Daiki. Sono qui per parlare e mettere le cose in chiaro una volta per tutte."

"Oh... perché hai l'aria così seria e imbronciata, mi pare che tu stia esagerando?"

"So che hai incontrato Taiga, e che siete andati a parlare da soli da qualche parte. Momoi era preoccupata da morire ed è venuta ad avvisarmi. Vi ho cercato per mezza città senza trovarvi. Dannazione Aomine kun non saresti dovuto andare!"

"E perché mai scusa? Fammi capire... eri preoccupato per quello che Kagami potesse farmi o per quello che io avrei potuto fare a lui?" Daiki riusciva sempre a metterlo spalle al muro con le sue parole, cominciava a diventare frustrante questa cosa.

"Per entrambi accidenti! Non volevo certo che ci fossero discussioni tra voi per colpa mia. E poi tu hai il torneo, se sapessero che sei coinvolto in una rissa non ti farebbero giocare più."

"Allora in fondo ti preoccupi per me?"

"Certo che mi preoccupo, mi pare ovvio!"

"E quindi questo che cosa significa per te?" lo stava portando lentamente dove lui voleva. Kuroko si sentì in trappola. Era lui quello che doveva gestire quella conversazione non il contrario. La sua risposta avrebbe fatto la differenza, quindi non esitò, non più.

"Non quello che tu speri Aomine kun." c'era tristezza nelle sue parole, ma sapeva che quella era la cosa giusta da fare.

"Ho capito, è tornato Taiga e adesso tutto ti sembra più chiaro, sai ciò che provi e non hai più dubbi. E quando se ne andrà lasciandoti di nuovo solo cosa farai? Perché sai che accadrà. Lui non è tornato per restare, è solo di passaggio. Come una meteora che ti abbaglia con la sua luce e poi ti lascia il niente! Cosa farai quando lui tornerà in America, tornerai ad essere il Tetsuya che non sa affrontare le sfide e si sente come un ragazzino sperduto?" fu spietato e senza riguardo per i suoi sentimenti, ma doveva giocarsi il tutto per tutto, di quello ne era certo.

"Andrò avanti per la mia strada! È questo quello che farò. È vero, credevo di non farcela senza di lui ma mi sbagliavo. Posso continuare ad essere la sua ombra anche standogli lontano, costruendo un percorso che sia solo mio. Lo aspetterò, dovesse anche impiegarci una vita intera. Le nostre strade si incroceranno di nuovo un giorno, e io quel giorno voglio esserci. Senza rimorsi né rimpianti."

Daiki lo aveva ascoltato senza emettere un fiato. Lo aveva provocato mettendogli di fronte le difficoltà e le mancanze che avrebbe dovuto affrontare portando avanti un rapporto a distanza, ma niente. Non c'era stato nulla da fare, la risolutezza di quegli occhi azzurri la conosceva bene e non l'avrebbe scalfita adesso come non c'era riuscito in passato. Per quanto avesse potuto buttarlo giù, Tetsuya avrebbe sempre difeso il suo legame con Taiga. Lo avrebbe protetto, come lui non era stato in grado di fare in passato.

"Sei un fottuto testardo Tetsu. Avremmo potuto ricominciare insieme, e stavolta sarebbe stato perfetto. Ma tu devi sempre complicare le cose." si avvicinò a lui passandogli una mano tra i capelli e scendendo ad accarezzargli il volto. Kuroko la strinse tra le sue non senza rammarico.

"Noi siamo perfetti così come siamo Aomine, non c'è bisogno di cambiare o cercare qualcosa che non avrebbe senso esistere in questo momento. Tu sei e sarai sempre importante per me. Sei uno dei motivi per cui non ho mai mollato il basket. Ma il mio posto non può essere accanto a te. Per quanto l'idea mi abbia sfiorato la mente nell'ultimo periodo adesso so cosa voglio veramente. E lotterò per riprendermelo."

Daiki gli sorrise, aveva una voglia incredibile di zittire quelle labbra a modo suo, ma sarebbe stato troppo doloroso e a quel punto del tutto inutile. "Questa è l'ennesima sconfitta che mi infliggi, comincia seriamente ad infastidirmi questa cosa." Tetsuya gli sorrise

"Non è una sconfitta Aomine semmai hai ritrovato qualcosa che credevi perso. Un amico... che per te ci sarà sempre."

"Una magra consolazione che però dovrò farmi bastare suppongo. Mi auguro solo che quell'idiota sappia come trattarti altrimenti giuro che vado fino in America a prenderlo a calci nel sedere."

"Sistemeremo le cose vedrai..." ci sperava davvero, anche se il silenzio di Taiga lo faceva star male.

"Mi secca ammetterlo ma ci tiene molto a te. D'altronde per te è lo stesso visto che lo nomini persino nel sonno." Tetsuya restò spiazzato da quell'affermazione.

"Come scusa? Che intendi non capisco?"

"No... niente, niente lascia perdere. Piuttosto sei pronto per la partita di domani?"

"Certo, puoi contarci. Non sarà facile battere Murasakibara ma ce la faremo."

"Bene, questo è lo spirito giusto. Allora credo che non abbiamo altro da dirci. Ci vediamo domani Tetsu. Ah... un'ultima cosa voglio dirtela, credo di dovertela in qualche modo. Kagami non era furioso perché ce l'aveva con me, o almeno non solo per quel motivo. Ciò che lo spaventava davvero era la paura di perderti." un'affermazione che gli costò non poco esternare.

"E cosa ti da questa certezza?"

Aomine fece il suo solito sorriso sarcastico grattandosi la testa per nascondere l'imbarazzo. "Perché è la stessa paura che sto provando io adesso..." è che sentiva bruciare più che mai.

Kuroko non aggiunse altro. Non avrebbe potuto in alcun modo consolarlo in quel momento, poiché non poteva dargli ciò che lui voleva. Eppure aveva la certezza che Daiki avesse sempre saputo i suoi veri sentimenti, quindi dentro sé l'avrebbe accettato con il tempo.

"Ci vediamo Tetsu..."

"A domani, Aomine kun."

 

Si separarono, prendendo ognuno le rispettive strade. Doveva tornare a casa e riposare, ne aveva assolutamente bisogno. Spegnere i pensieri e mettere tutto il resto da parte, per potersi concentrare al meglio. Un messaggio sul cellulare lo avvisò che la persona da lui cercata era tornata raggiungibile. Era il numero di Taiga. Fissò lo schermo del telefono per qualche minuto, incerto se chiamarlo o meno. Alla fine cancellò il messaggio e lo rimise in tasca.

La chiacchierata con Aomine lo aveva in qualche modo sollevato e reso triste allo stesso tempo. Sapeva che il legame speciale tra loro ci sarebbe sempre stato, ma aveva anche la certezza di non essere disposto a perdere Taiga. Quello che era successo in campo tra loro lo aveva fatto riflettere.

Kagami era andato avanti, era cresciuto ancora, come persona e come giocatore. Lui doveva dimostrargli di poter fare altrettanto, anche da solo. Ecco perché non lo avrebbe chiamato. La vittoria contro lo Yosen sarebbe stata la sua risposta, la dimostrazione che lui avrebbe proseguito sulla strada che avevano cominciato insieme. 
Camminando, assorto tra i suoi pensieri, si ritrovò quasi senza accorgersene sotto il suo appartamento. Ormai conosceva fin troppo bene quel luogo e la strada. Alzò lo sguardo e vide una luce accesa in quello che era il soggiorno. Avrebbe potuto bussare, incontrarlo di persona e dirgli tutto ciò che sentiva e provava per lui. Ma non lo fece, e gli costò molto quella rinuncia.

"Non lascerò che i miei sentimenti influenzino la mia prestazione di domani. Ti dimostrerò che non mi lascio sopraffare facilmente. Lo so che verrai a vedermi... e la tua luce mi aiuterà ad essere l'ombra perfetta che sono sempre stato." 

Voltò le spalle e si incamminò verso casa. Nello stesso momento Kagami ebbe una strana sensazione. Un sesto senso, un brivido improvviso corse lungo la sua schiena, come il tocco invisibile di qualcuno. Si alzò di scatto dal divano sul quale era sdraiato affacciandosi al balcone del suo appartamento ma non vide nessuno giù in strada. Solo una pallida e indistinta ombra che sparì pochi attimi dopo.

"Forse potrebbe essere..." un pensiero, o per meglio dire un desiderio, gli sfiorò la mente. La stessa che non aveva smesso di pensarlo per un attimo tutto il pomeriggio. Si precipitò verso la porta intenzionato a correre giù in strada. Mentre afferrava le chiavi di casa però il cellulare squillò. 
"Kuroko!" doveva essere lui per forza. Sapeva che non avrebbe lasciato le cose in sospeso tra loro, che in qualche modo l'avrebbe cercato. Prese il telefono e rispose con tale ansia da sentire il cuore in gola. "Ehi Kuroko sei tu? Sei giù in strada non è così?"

Dall'altro lato del telefono qualcuno si schiarì la voce e finalmente rispose. "Mi riuscirebbe un po' difficile essere sotto casa tua visto che attualmente sono in albergo con il resto della squadra. Ma a questo punto penso che tu aspettassi la chiamata di un'altra persona. Comunque ciao anche a te... Taiga." ci fu un breve silenzio da entrambe le parti.

"Tatsuya sei tu?" finalmente realizzò di chi fosse quella voce.

"Spiacente di deluderti ma sì, sono io."

"Scusami è solo che pensavo tu fossi..."

"Kuroko, lo so. Ti ho sentito sai? Anche se ammetto che non avermi avvisato che tornavi in Giappone è stata una bella carognata da parte tua, fratellino*."

"E tu come hai fatto a saperlo?"

"Mi pare ovvio... Alex mi ha avvisato. E mi ha chiesto di tenerti d'occhio durante il tuo soggiorno. A proposito quanto ti trattieni?"

"Un paio di giorni poi dovrò ripartire."

"Sei venuto per dare supporto ai ragazzi del Seirin quindi?"

"Sì, decisamente. Ehm... scusami se non ti ho chiamato prima ma ho avuto..."

"Altro per la testa lo so."

"Sai decisamente un po' troppe cose Tatsuya." ma non se ne sorprese poi tanto, d'altronde erano amici d'infanzia, e da sempre riuscivano a comprendersi al volo.

"Non so molto in verità. Ma dal modo in cui hai risposto al telefono credo che tra te e Kuroko sia successo qualcosa." Taiga non rispose, sapeva che non ce n'era bisogno. 
"Ascoltami Taiga, l'unica cosa che puoi fare adesso e stargli accanto senza fargli pressioni. Domani giocheranno contro di noi e sai che non farò loro nessuno sconto. Per questo spero che tu non me ne voglia. Quando si scende in campo non esistono vincoli che tengano. Conta solo giocare bene e superare l'avversario."

"Lo so, credimi. E non mi aspetto niente di diverso da te, è giusto che sia così. Avrei solo voluto comportarmi diversamente. Penso di averlo ferito, e forse anche deluso. Sono uno stupido che non sente ragioni." era frustrante sapere di essere nella stessa città, così vicini, eppure distanti.

"Lui ti conosce bene Taiga, sa come sei fatto. Non potresti mai deluderlo, e vedrai che saprà sorprenderti. Abbi fiducia."

"Grazie... grazie davvero."

"E di che, figurati. Piuttosto cerchiamo di vederci prima della tua partenza ok?"

"Contaci, ti chiamo domani dopo la partita. Buona fortuna Tatsuya."

"Ti ringrazio Taiga e cerca di stare tranquillo."

"A domani." si salutarono e Kagami richiuse la porta mettendo da parte i suoi propositi. Si lasciò scivolare lungo la parete fino al pavimento stringendo la testa tra le mani. 
"Sarà una lunga notte questa." disse tra sé, per poi chiudere gli occhi e smettere di sperare in una telefonata che, sapeva, non sarebbe mai arrivata.

 

                                                                                                                *****

La partita tra il Seirin e lo Yosen sembrava quasi una finale di campionato. Gli spalti del palazzetto dove si tenevano gli incontri erano pieni. Senza contare che molte squadre avversarie erano intervenute per assistere di persona. Non era un segreto il fatto che per passare il turno il Seirin dovesse vincere, né che la loro scorsa prestazione fosse stata al quanto deludente. C'era una certa tensione nell'aria, ma stranamente negli spogliatoi sembravano tutti abbastanza tranquilli.

"Ragazzi, sapete meglio di me che non sarà una partita facile. Lo Yosen si sente al sicuro e inattaccabile grazie alla difesa di Murasakibara, ma voi non dovete farvi intimidire. Dovete attaccare e mettercela tutta. Qual è il nostro obbiettivo?"

"Vincere!"

"E allora dateci dentro!"

Un grido, seguito dalle braccia alzate di tutti i giocatori, incentivò l'incoraggiamento della coach Riko, che potè permettersi un velato ottimismo dopo aver constatato la compattezza e le motivazioni della squadra.

"Ehi ragazzi scusate il ritardo ci sono anch'io..." Si precipitò negli spogliatoi salutando tutti con addosso la vecchia divisa del Seirin. Cosa che fece provare un po' di nostalgia e tanta voglia di riaverlo in squadra a tutti loro.

"Ce l'hai fatta ad arrivare. Credevamo ti saresti perso l'inizio Kagami."

"Non avrei mai potuto Hyuga senpai. Mi dispiace solo di non poter giocare con voi."

"Lo so, ma il tuo incoraggiamento e il sostegno che ci darai saranno di grande aiuto."

"Se per te va bene starai in panchina con me Kagami kun."

"Certo Riko, va più che bene."

"Ottimo, finite di prepararvi allora così potremo cominciare il riscaldamento in campo."

"Sì coach!"

Era rimasto ad osservarlo per tutto il tempo. Serio e composto da un un angolo dello stanza. Sembrava con la mente anni luce lontano da lì. Gli aveva rivolto una breve occhiata per dimostrargli che aveva notato la sua presenza, poi... più niente. Nessuna espressione, né un cenno, un cambio d'atteggiamento che potesse in qualche modo turbare i tratti del suo viso. Quando gli altri cominciarono ad uscire Taiga non si mosse. Non gli parlava dal giorno prima e voleva almeno assicurarsi che lui fosse pronto per la partita.

"Kuroko kun... non tardare, ti voglio con gli altri per il riscaldamento, ci siamo capiti?" Riko pensò bene di avvisarlo notando che Kagami non accennava a lasciare la stanza.

"Certo, tra cinque minuti arrivo."

La porta si chiuse facendo calare un silenzio innaturale che mise tra loro una distanza all'apparenza invalicabile. Ci sarebbe stato così tanto da dire da non avere parole sufficienti. Eppure mai come in quel momento Taiga sembrava smarrito e incerto sul da farsi.

"Kagami kun... abbiamo molto di cui parlare, e stavolta dovrai ascoltarmi. Adesso però i miei compagni di squadra e la partita contro lo Yosen hanno la priorità su tutto." era stato Tetsuya a toglierlo dall'imbarazzo di aprire in qualche modo il discorso. Aveva i suoi occhi puntati addosso, e la determinazione che vi lesse all'interno lo riportarono a quando giocavano insieme. Quello sguardo poteva significare solo una cosa... pura e incrollabile determinazione.

"Lo so Kuroko, non sarà una partita facile. Himuro e Murasakibara ti impediranno di passare con ogni mezzo. Ma tu non devi mollare, fino alla fine!"

"È quello che ho sempre fatto, ed è quello che farò anche oggi. Se sono delle risposte che cerchi allora guardami giocare." non smise nemmeno un attimo di sostenere il suo sguardo, neanche quando gli sfiorò volutamente la mano prima di raggiungere l'uscita. Taiga si voltò con l'intento di bloccarlo ancora qualche istante, ma era tardi. La sua ombra era già svanita sperando di aver portato con sé un po' della sua luce.

 

                                                                                                                *****

Atsushi Murasakibara, il centro indiscusso dello Yosen, quasi due metri d'altezza per una forza dirompente che a stento controllava. Tenerlo a bada non sarebbe stato facile e l'assenza di Kiyoski e Kagami dava del lavoro in più ai ragazzi del secondo anno.

Kuroko si sistemò i consueti polsini neri e scese in campo cercando subito una connessione visiva con i suoi compagni di squadra. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, ma stranamente tutta quella pressione non sembrò sfiorarlo minimamente.

"Hanno cominciato adesso, sono arrivato in tempo allora?"

"Io sono qui già da un pezzo Shintaro. Se avessi accettato il mio passaggio lo saresti stato anche tu."

"Lascia perdere Akashi, sono qui adesso quindi va bene anche così." rispose, sistemandosi gli occhiali.

Seijuro lo guardò sorridendo, in fondo un po' si compiaceva di essere l'unico a mettere in imbarazzo l'imperturbabile Shintaro Midorima.

"Dai un'occhiata alla panchina del Seirin..."

Midorima vi gettò un'occhiata di sfuggita riconoscendo subito Taiga. "Non sapevo che fosse tornato?"

"Era prevedibile. Kagami non è uno stupido, deve aver intuito che stava per perdere qualcosa d'importante ed è tornato per riprendersela."

"Ti riferisci alla tua teoria, Akashi?"

"La mia non è una teoria piuttosto direi... una certezza. E non escludo che l'esito di questo incontro stabilirà anche le possibili basi per un loro futuro."

"Tu non eri quello che pensava che Aomine avrebbe fatto qualcosa?"

"Ci ha provato, ma la scelta non spettava a lui. E Tetsuya adesso sembra avere le idee molto chiare." ad Akashi bastò osservare qualche secondo Kuroko per capire le sue intenzioni. Conosceva fin troppo bene la sua caparbietà quando si metteva in testa una cosa, e la luce che brillava adesso in quello sguardo era senz'altro quella instillata in lui da Kagami Taiga.

Shintaro non chiese altro, le considerazioni di Akashi difficilmente sbagliavano. E lui di certo non le avrebbe confutate.

Bastarono pochi minuti di gioco prima che il duello tra Hyuga e Tatsuya Himuro entrasse subito nel vivo con un botta e risposta di tiri da tre punti. La difesa del Seirin riuscì a rallentare gli attacchi degli avversari e Murasakibara fu costretto a destreggiarsi tra difesa e attacco aumentando così lo sforzo e il ritmo di gioco.

"Dai chan sbrigati la partita è cominciata!"

"Smettila di spingere Satsuki non capisco perché hai tanta fretta." Aomine e Momoi presero posto notando subito l'entusiasmo del pubblico per l'intenso cambio palla tra entrambe le squadre.

Daiki puntò subito lo sguardo su Kuroko. Lo osservò con attenzione notando la precisione di ogni singolo passaggio e la notevole velocità con la quale interveniva per aiutare i compagni. Riusciva a correre da una parte all'altra del campo sfuggendo al controllo degli avversari e spiazzando la loro difesa. Ovviamente notò anche Kagami seduto in panchina. Il desiderio ardente che gli bruciava negli occhi era palpabile, sicuramente avrebbe voluto essere in campo con lui.

"Ohi... ohi guardate un po' chi abbiamo qui, Aominecci e Momocci. Vedo che ci siamo proprio tutti oggi è?"

"Kise kun anche tu qui?"

"Certo che sì. Non potevo perdermi il riscatto di Kurococci dopo la scorsa partita. A proposito... avete visto chi è tornato dall'America? Kagamicci è seduto sulla panchina del Seirin, fantastico!"

"Poteva starsene dov'era quell'idiota!" esordì Aomine.

"Dai chan smettila adesso."

"Ma che ha? È di cattivo umore?"

"Taci Kise... altrimenti uso il tuo bel faccino come zerbino."

"Cosa?" i modi di Daiki erano sempre sopra le righe ma almeno Kise smise di fare domande sedendosi accanto a Satsuki.

 

Il primo tempo della partita terminò in pareggio, entrambe le squadre erano in perfetto equilibrio. Nessuno delle due avrebbe mollato anche perché non avevano ancora sfoderato tutto il loro potenziale. Tetsuya era stato perfetto, anche se il ritmo sostenuto lo aveva stancato più del previsto.

"Kuroko kun, sarebbe meglio che tu restassi in panchina nel secondo quarto." Riko aveva notato il suo affaticamento e voleva intervenire prima che fosse tardi.

"Sto bene coach, posso ancora giocare."

"Non dire sciocchezze, vuoi forse crollare svenuto in mezzo al campo?"

"Se sarà necessario sì!" si alzò in piedi sfidando lo sguardo della ragazza.

"Kuroko che diamine pensi di fare? Non è da te discutere gli ordini dell'allenatrice. Riposati, rientrerai nel secondo tempo." Kagami si era sentito in dovere di mettersi in mezzo, credendo di essere l'unico che potesse in qualche modo farlo ragionare.

"Non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma ho fatto una promessa e voglio mantenerla. Starò in campo per tutta la partita e vincerò insieme ai miei compagni."

Riko incrociò le braccia riflettendo su cosa fare. Tetsuya sembrava particolarmente determinato, farlo restare in panchina poteva rivelarsi controproducente per il suo morale. "E va bene tornerai in campo. Ma se vedo che stai per cedere ti sostituirò, che ti piaccia o meno!"

"Ok coach, grazie infinite."


Sugli spalti gli occhi di Aomine e anche degli altri erano puntati sulla panchina, cercando di interpretare le possibili strategie.

"A cosa stai pensando Akashi?"

Il ragazzo finalmente distolse lo sguardo da Kuroko puntandolo sul suo interlocutore. "Stanno valutando se sostituire o meno Tetsuya. Ma credo che lui non sia d'accordo."

"Perché dovrebbero farlo? I suoi passaggi sono stati impeccabili e il suo gioco è ancora efficace."

"Non è questo il punto Midorima. È la resistenza il punto debole di Kuroko. Se continua così non arriverà a fine partita."

Shintaro osservò la panchina del Seirin notando solo in quel momento ciò che Akashi aveva già intuito prima ancora del time out.


"Dai chan perché hai quella faccia? Stanno giocando bene no?"

"Non è questo il problema..."

"Che vuoi dire?"

"Quella testa dura di Tetsu vuole rientrare in campo quando è lampante invece che ha bisogno di recuperare. E quell'idiota di Kagami non fa niente per impedirglielo!" Daiki si alzò in piedi non appena le squadre rientrarono in campo.

Kuroko sollevò lo sguardo e lo notò tra il pubblico. Si capirono al volo, e Aomine intuì che rientrare era stata una sua precisa scelta e che in qualche modo sarebbe andato tutto bene.

L'incontro riprese e Tetsuya non mollò un attimo. Marcava gli avversari riuscendo a compiere passaggi a volte disperati. Murasakibara ne fu davvero sorpreso, si aspettava di vederlo perso e indifeso senza Kagami, ma scoprì un nuovo Kuroko più forte e determinato di prima. 
Lo Yosen si portò in vantaggio per ben due volte. Anche Tatsuya Himuro era diventato un vero asso, i suoi tiri andavano sempre a segno. L'ultimo quarto sarebbe stato quello decisivo, avrebbero dato tutto ciò che ancora avevano per portare a casa la vittoria.

Kuroko si asciugò nuovamente la fronte bevendo l'ultimo sorso dalla sua borraccia.

"Se adesso ti dicessi di restare in panchina non mi ascolteresti, non è così?"

"Se sai già la risposta allora non farmi domande." Taiga lo osservò notando una nuova determinazione nei suoi occhi. Era quello che avrebbe sempre voluto vedere, e dentro sé ne fu molto orgoglioso.

"Avrei voluto essere in campo con te oggi, con tutti loro. Mi sento così stupido e impotente a restare qui in panchina a guardarvi."

"La tua presenza vale molto Kagami kun, se abbiamo resistito finora è anche grazie al tuo supporto. Quindi continua a sostenerci, fino alla fine."

"Contaci." gli disse, allungando il pugno chiuso com'era loro abitudine fare durante le gare importanti. Kuroko fece altrettanto battendolo contro il suo. E quel semplice gesto gli fece scrollare di dosso tutta la stanchezza accumulata. Rientrò in campo insieme agli altri senza più rimorsi né rimpianti.

Sia in campo che sugli spalti la tensione era palpabile, nessuno osava pronunciare una parola o fare la benché minima previsione. Lo sguardo di Tetsuya saettava dal campo al tabellone che scandiva inesorabile gli ultimi minuti di gioco. Ormai non aveva più fiato, sentiva i polmoni bruciare dall'interno e le gambe incredibilmente pesanti. Murasakibara aveva stoppato gli ultimi due assalti del Seirin gettando il duo d'attacco nello sconforto. C'era bisogno di un'ultima azione fulminea ed efficace.

Izuki tenne palla a centro campo e con una finta riuscì a passare a Mitobe che proseguì nell'azione. Quando però Himuro bloccò la sua visuale Kuroko capì di dover intervenire per creare un diversivo a quell'ultimo attacco.

Chiese un ultimo sforzo a tutto il suo corpo, mentre l'intera panchina del Seirin era in piedi incitando i compagni. Himuro intuì i movimenti di Mitobe, ma quando stava per rubargli la palla Tetsuya intervenne intercettando l'azione e con una finta fece un lungo passaggio in direzione del capitano Hyuga. La difesa dello Yosen fu spiazzata.

Kagami fu talmente coinvolto da quell'ultimo cambio palla da non accorgersi di aver ormai lasciato la panchina e raggiunto il bordo campo. "Kuroko!" urlò, e la sua voce come un ruggito diede ancora più potenza al passaggio di Tetsuya che Hyuga ricevette con non poche difficoltà vista la potenza.

Il capitano prese posizione e tirò. L'arbitro stava per fischiare la fine dell'incontro, e quando anche l'ultimo centesimo di secondo si azzerò la palla centrò il canestro. Il Seirin, con uno scarto di tre punti, vinse la partita aggiudicandosi la tanto sospirata qualificazione. 
Un grido liberatorio diede il via all'entusiasmo generale che coinvolse anche i tifosi sugli spalti che acclamarono a gran voce vincitori e sconfitti per la bellissima partita disputata.

Kagami corse in campo ad abbracciare Hyuga e gli altri ragazzi per poi dirigersi verso di lui.

"Sei stato grande Tetsuya. Con questa partita direi che puoi accantonare qualsiasi dubbio tu abbia sulle tue capacità. Perché hai superato di gran lunga le mie aspettative." era profondamente orgoglioso che niente fosse cambiato, che lui avesse avuto la forza di reagire e diventare persino migliore di ciò che ricordava. Adesso aveva la certezza che anche senza di lui la sua ombra si sarebbe ritagliata il suo posto al sole.

"Grazie mille Kagami kun." riuscì a stento a trattenere le lacrime, almeno fino a quando Taiga non lo abbracciò stringendolo così forte da fargli mancare il fiato. Sembrò quasi volersi perdere in quell'abbraccio, ma in esso ritrovò anche la forza che credeva di aver ormai esaurito.

"Complimenti Kuroko, sei stato davvero in gamba. Tu e la tua squadra siete stati formidabili, e anche se la sconfitta brucia la vostra vittoria è più che meritata."

"Grazie davvero Himuro kun, spero ci saranno altre occasioni per giocare ancora insieme."

"Ehhh... sei diventato una spina nel fianco Kuro-chin, dovrò proprio schiacciarti come un moscerino la prossima volta." il colosso dello Yosen digrignò i denti, mal digerendo quell'ennesima sconfitta.

"Non sperarci troppo Murasakibara."

Le squadre si salutarono e il campo in breve si svuotò per fare spazio alle successive partite.

"Dai chan forse dovresti congratularti con lui non credi?"

Aomine li aveva osservati da lontano. Le parole e gli sguardi che si erano scambiati, l'urlo di Taiga e la conseguente grinta di Tetsuya. Poi quell'abbraccio aveva sancito definitivamente la sua uscita di scena. Kuroko aveva ritrovato la sua vera luce, a lui non restava che uscire silenziosamente di scena.

"Magari un'altra volta. Adesso andiamo Satsuki." era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma restare ancora lì non avrebbe avuto senso. Kise scrollò le spalle non capendo il motivo dell'atteggiamento così freddo da parte di Aomine. Decise quindi di salutare entrambi e scendere a congratularsi con Kuroko e i suoi compagni.

"Alla fine è andata come pensavi Akashi?"

"Credo che noi tutti abbiamo imparato a nostre spese che contro Tetsuya non si possono fare previsioni. D'altronde un'ombra è qualcosa che non puoi controllare né imprigionare. Non credi anche tu Shintaro?"

Midorima lo osservò soppesando con attenzione le sue parole, sistemò come sempre i suoi occhiali mentre raggiungeva l'uscita. "Il fatto che il Seirin sia passato al prossimo turno per me significa solo che ho un motivo in più per impegnarmi a batterli."

"E chi ti dice che sarà la tua squadra a farlo?" aggiunse sarcastico Akashi.

"Lo dico io, e tanto basta." rispose precedendo l'ex compagno di squadra fuori dallo stadio.




Piccole precisazioni: con il termine "fratellino" Himuro tende a sottolineare il rapporto confidenziale che ha con Taiga, poichè si conoscono da ragazzini avendo vissuto entrambi in America. Ma non c'è nessun legame di parentela tra loro.
I personaggi nell'immagine sono: Himuro Tatsuya, il più bassino, e Atsushi Murasakibara, ex membro della Generazione dei Miracoli e attualmente emtrambi giocatori dello Yosen.
Mi semrbra giusto anche presentarvi: l'ex capitano della Generazione dei Miracoli, Akashi Seijuro e la guardia tiratrice, serio e occhialuto, che porta il nome di Shintaro Midorima. Visto che intervengono spesso durante gli incontri è doveroso dare un volto anche ai loro personaggi.
Ultima precisazione, il personaggio di Kise Ryota tende ad aggiungere sul finale dei nomi il suffisso "icci" e lo fa solo con le persone che lui ritiene meritevoli del suo rispetto. Quindi se leggete i nomi scritti in modo strano sappiate che non ho litigato con la tastiera del PC.


Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non risulti confusionario a caua dell'intervento dei numerosi personaggi, ma purtroppo nelle partite spesso è così quindi ho cercato di rendere il tutto più verosimile possibile. Grazie di cuore a tutti coloro che stanno seguendo questa long con interesse, sostenendomi con il loro apprezzamento. A presto

 

 

 

   
 
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