Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: NyxTNeko    06/02/2022    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 130 - Al Destino -

9 marzo (19 ventoso anno IV)

In una sola settimana il matrimonio tra il generale Buonaparte e la vedova de Beauharnais fu organizzato, questo perché Napoleone doveva partire per Nizza due giorni dopo, non appena si sarebbe celebrata la funzione civile, era l'unico matrimonio possibile, dato che ogni riferimento e rito legato alla Chiesa e alla religione era stato abolito.

Alla donna non dispiaceva così tanto, al dire il vero, al contrario, essendo soltanto un legame civile, non legato dal vincolo religioso del 'finché morte non ci separi', sarebbe stato più facile ottenere un divorzio o addirittura l'annullamento nel caso in cui la coppia si sarebbe rotta. Seppur dovette ammettere a sé stessa che si stava affezionando a lui, in quei momenti le parole della zingara, riguardo la sua vita affettiva, risuonavano nelle sue orecchie. "Ma non è amore ciò che provo per lui, come non lo riservavo realmente a Barras" si diceva "Gli unici che amo sono i miei bambini, è soprattutto per loro che sto cercando di rendere stabile la mia posizione".

Ripensò alla discussione avuta proprio con i suoi piccoli, nell'annunciargli le imminenti nozze con quello che sarebbe diventato il loro nuovo padre o meglio il loro patrigno. Ancora non aveva capito bene se voleva semplicemente crescerli come tale o addirittura era intenzionato ad adottarli. Poté prevedere le reazioni dei figli, Eugène accolse la notizia con gioia, si era legato molto al generale e il sentimento era ricambiato, gli aveva persino promesso che sarebbe diventato suo aiutante di campo, una volta cresciuto e maturato - So che non sostituirà mio padre, ma non mi dispiace averne un secondo, soprattutto se come lui - fu la sua semplice e spontanea risposta.

Hortense, invece, era scoppiata a piangere tra le braccia del fratello, che cercava di calmarla e rassicurarla. Ma la bambina era troppo spaventata, traumatizzata dalla propria esperienza con il padre, il quale non l'aveva mai particolarmente amata; molte volte aveva ascoltato le urla dei suoi, proprio riguardo lei, sul fatto se fosse o meno la figlia. Oltre a ricordare nitidamente il suono degli schiaffi che ripetutamente percuotevano la madre - Non voglio un altro padre che tratta male nostra madre e noi!

Vedendola piangere copiosamente, Rose l'aveva presa in braccio e accarezzata dolcemente sulla schiena e sulla testa - Piccola mia, lo faccio per voi due, e poi se il generale dovesse dimostrarsi violento anche solo con una delle persone che conosciamo, faremo annullare il matrimonio e cacciare via

- Lo farete davvero madre? - le chiese lei, sollevando la testa dal petto, rivolgendole uno sguardo speranzoso.

- È una promessa figlia mia, non permetterò che altri uomini ci facciano soffrire - le sorrise dolcemente e le accarezzò il viso.
Solo così era riuscita a calmarla completamente e ad ottenere la sua approvazione.

"Certo che è strano pensare che da ora in poi sarò Madame Buonaparte o meglio Bonaparte, come ha intenzione di cambiare il cognome il mio futuro marito e non più de Beauharnais, mi ero abituata ad essere associata a lui" ridacchiò nel mentre si era concessa un po' di tempo da sola, prima di prepararsi per il grande momento  "Quanto mi sarebbe piaciuto venir chiamata con quello di nascita, anche per non dovermi sempre sforzare di ricordare la mia Martinica, che diventa sempre più sbiadita nei miei ricordi" il suo sguardo si fermò immediatamente alla città che aveva davanti, Parigi e a tutte le sue stranezze e bellezze "Tuttavia questo è il destino riservato alle donne, perciò è meglio mettersi il cuore in pace".

Doveva resistere soltanto due giorni, poi sarebbe stata più libera dalle sue soffocanti attenzioni, oltre che dalla sua esasperante gelosia e la sua totale incapacità di controllo durante una qualsiasi riunione di salotto. Infatti, rispetto a qualche mese prima, aveva dovuto ridurli, non poche volte aveva cercato di correggere le affermazioni di quel generale che sembrava estraneo a qualsiasi forma di regola che non fosse militare.

Per gran parte del tempo o restava vicino a lei, per controllare che non rivolgesse troppo altrove lo sguardo, oppure, per evitare che il silenzio piombasse definitivamente, si sforzava di creare un discorso articolato, in particolare con le donne, aveva parecchie difficoltà ad esporsi e risultare convincente, persuasivo, chiedendo se fossero sposate e avessero figli, usando termini non proprio accettabili nella buona società, che creavano ancora più imbarazzo. In quelle situazioni Joséphine cercava di mettere una pezza, evitando di ridere e far infuriare il permaloso fidanzato. L'immagine di un offeso e borbottante Napoleone le fece sorridere - È proprio buffo questo Buonaparte... - le scappò ridacchiando - Dev'essere educato alle buone maniere, al pari di un bambino... - abbracciò la sua Fortunè, che si era accoccolata sulla poltrona e la baciò - Tu non mi aiuti però, lo fai penare tutte le volte, non gli devi abbaiare contro ad ogni passo che fa - la rimproverò ridendo. Il carlino la guardò e abbaiò.

Nel frattempo il generale Buonaparte, che non se ne stava con le mani in mano neppure nel giorno del tanto desiderato, sperato, matrimonio, da quando aveva ricevuto quella nomina da parte del Direttorio, era immerso nello studio e nella lettura di tutto ciò che riguardava l'Italia, dalle semplici cartine agli atlanti, ai libri e le enciclopedie, che aveva espressamente richiesto dal Ministero. Li avrebbe portati con sé durante il viaggio, assieme alle biografie dei comandanti che avevano combattuto e dai quali prendere tutti i segreti ed usarli, a modo suo, in quella che sarebbe stata la sua prima vera esperienza militare su un campo di battaglia di grandi dimensioni.

Pur avendo una profonda e vasta conoscenza riguardo la sua professione, era comunque consapevole di essere ancora un giovane generale, che non aveva avuto molta esperienza, soprattutto nel condurre un esercito vero e proprio e non soltanto l'artiglieria "È da idioti non ammettere le proprie lacune e mancanze, solo gli stupidi, infatti non dubitano di loro stessi" ammetteva senza particolari problemi. Poi controllò l'ora e si ricordò del consueto appuntamento che aveva con il generale Krieg - Peccato che il tempo scorra così velocemente - chiuse il libro di getto, si aggiustò il giaccone pesante, che portava sempre quando faceva freddo, afferrò il cappello, se lo infilò sulla testa e infine si portò con sé dei fogli e una penna d'oca - Perfetto, non mi manca nulla - emise euforico, controllando nuovamente di aver preso tutto e si diresse verso la stanza del suo collega, ben più anziano di lui e grande conoscitore dei dettagli e autore di un manuale militare che gli avevano consigliato e che lo avevano condotto a lui.

Non aveva nessun pregiudizio nei confronti di uomini del suo calibro, anzi li rispettava, li stimava particolarmente, specialmente se neppure questi si permetteva di giudicare un giovane che desiderava semplicemente imparare il proprio mestiere "Se voglio diventare il migliore, devo prendere ogni informazione, dato, dai migliori, al pari dei grandi, cosicché la loro esperienza diventi la mia" pensava con sguardo determinato e deciso.

- Avanti - udì provenire da dietro la porta ed entrò, si trovò davanti non solo il cittadino Krieg, in piedi, che parlava con i suoi sottoposti che probabilmente era lì per qualche lezione o consiglio. Aveva avuto modo di incrociarli spesso tra i corridoi, non erano facce totalmente nuove.

- Oh eccovi qui generale - emise l'anziano - Perdonatemi cittadini, riprendiamo dopo, adesso ho uno studente speciale a cui impartire lezioni - si scusò gentilmente con gli altri, che annuirono soltanto, stupiti dalla presenza di quel generale che era sulla bocca di tutti per via della sua promozione - Siete venuto in ritardo oggi, è per via del matrimonio non è così? - ridacchiò divertito. Quel giovane gli suscitava simpatia, anche per via della sua umiltà e modestia nel dimostrarsi disposto ad apprendere sempre, era curioso di tutto e riusciva a cogliere il particolare come pochi.

Napoleone sorrise debolmente, rivolse un rapido ed impercettibile sguardo al gruppo di ragazzi che aveva lasciato e, dopo aver lanciato il cappello, sormontato da una piuma dritta, sul tavolo e averlo invitato ad accomodarsi accanto a lui, avendo già sottomano tutto il necessario. Non appena Krieg si era seduto, Napoleone aveva cominciato a rivolgergli la sua raffica di domande, alcune un po' difficili, alle cui risposte arrivava con ragionamenti diversi da quelli di Krieg, ma altrettanto validi. Dimostrando, in tale maniera, di non trascriverle meccanicamente, anzi, portavano a generare altre questioni acute e precise.

Mentre quelle banali suscitavano il sorriso di alcuni sottoposti e lo stupore di altri. Era proprio questo che voleva ottenere da loro, fingeva di non sapere alcune basi, che aveva invece studiato con attenzione, per renderlo simpatico e alla mano agli occhi dei suoi sottoposti e aumentare l'opinione che avevano nei suoi confronti "Devo dire che come idea non è stata affatto male, è anche un modo per confondere i membri del Direttorio e convincersi che non sia troppo avventato, troppo sicuro e quindi controllabile" sorrise, continuando a scrivere velocemente, cercando di non sporcare troppo la mano sinistra "In fondo mi hanno affidato un fronte secondario, quindi non dovrebbe essere un problema per loro, le attenzioni sono rivolte al Reno, lungo la Mosella e sui confini naturali, l'Italia è soltanto un diversivo". Per sua fortuna aveva il raro dono di non confondersi pur facendo più cose nello stesso tempo, ascoltando, scrivendo e pensando alle cose più disparate contemporaneamente.

Osservava quell'anziano signore con assoluto e sincero interesse, i suoi occhi brillavano intensamente, principalmente quando Krieg accennava a tattiche adottate in alcune tra le più grandi battaglie degli ultimi anni, persino contro uomini leggendari, che avevano segnato un'epoca, quella immediatamente precedente alla rivoluzione. E lo invidiava non poco, perché lui mancò a molti di quegli avvenimenti per pochi anni, chissà come avrebbe reagito se avesse avuto l'onore di conoscere certi personaggi, che poteva soltanto leggere sui libri, ricreando nella sua mente le probabili reazioni che avrebbe avuto.

Quasi maledì la sua giovane età "E pensare che non appena proposi a Joséphine di mentire sull'età per minimizzare la differenza di sei anni che c'è tra noi, ha subito accettato di togliersene ben quattro, quando io ne ho aggiunto, per me, a malapena uno in modo da fare quadrare i conti e risultare entrambi ventottenni...fa così tanta paura la morte? La vecchiaia? Al punto che se fosse possibile, la gente desidererebbe vivere il più a lungo possibile? Restando eternamente giovane? Aggrappandosi ad ogni istante che offre la vita?" Abbassò lievemente lo sguardo sul foglio "Non sono molto legato alla vita, sapendo i rischi del mio mestiere, ma l'unico motivo per cui cercherei di restare in vita è Joséphine, non voglio negarmi almeno questo breve istante di felicità e di amore, prima del buio eterno..."

Le ore passavano inesorabili, intanto, e all'Hotel Mondragon, ubicato nel II arrondissement in rue d’Antin, nella Salle des Mariages, tutti erano pronti per eseguire la cerimonia civile, erano presenti il sindaco che era in stato di dormiveglia, il notaio, i testimoni di entrambi gli sposi: Barras, i Tallien, per accontentare Joséphine, sapendo quanto fosse legata a Thérésa, il primo testimone del generale Calmelet, i figli di Joséphine; infine la sposa, che portava indosso una leggerissima mussolina bianca coperta, in parte, da una fascia tricolore. L'unico assente era proprio il generale Buonaparte, che stava ritardando da un paio di ore. Il matrimonio era previsto per le otto di sera ed erano quasi le dieci.

- Calmati Rose - fece Barras accanto a lei, posando una mano sulla sua spalla nuda - Vedrai che arriverà, probabilmente è preso dal lavoro, come al suo solito e ha perso la condizione del tempo - era lui ad essere preoccupato, in verità, non voleva che gli fosse successo qualcosa o addirittura fosse un brutto tiro che gli voleva giocare "Ma no! Cosa vado a pensare? Buonaparte non è tipo da scherzi e allora perché sta ritardando?"

- Sono calmissima - rispose Joséphine seduta sulla sedia predisposta per lei, aggiustandosi alcune pieghe dell'abito. Iniziava a sentire freddo, forse aveva esagerato vestendosi soltanto con quell'abito; ma chi poteva prevedere che proprio colui che aveva insistito fino all'esasperazione per farlo celebrare a quell'ora e in quel luogo, ritardasse? - Comincio ad avere freddo e sonno, tutto qui

- Non possiamo nemmeno iniziare la cerimonia perché manca l'altro testimone del generale - ci tenne a precisare Calmelet sbadigliando - Già abbiamo fatto cambiare il cancelliere incaricato con uno del Direttorio! E per di più in modo illegale! - si rivolse con biasimo a Barras che stava accontentando in tutti i modi quel generale, pur di togliersi l'amante dai piedi.

- Dovreste aver compreso il motivo, il suo secondo testimone è molto giovane e il generale non aveva tempo per trovarne altri - rispose Barras come scusa, pregando in cuore suo che Napoleone arrivasse davvero, stava iniziando a perdere la pazienza.

- Generale siamo arrivati, la via è questa! - indicò una voce giovanile al suo fianco, era quella del secondo testimone che accompagna Napoleone, il giovanissimo Jean Lemarois che non aveva neppure vent'anni - È questione di attimi!

- Non sprechiamoli allora - fece lui scendendo immediatamente dalla vettura, seguito a sua volta dal ragazzo, cercando di non perderlo di vista. Correva come un forsennato - Forza, forza! La sala è da questa parte, me lo ricordo!

Raggiunse la porta, stava per entrare quando si fermò poco prima, per udire la voce del notaio di fiducia di Joséphine, Monsieur Raguideau, pronunciare - Che state facendo? Sposate questo piccolo Buonaparte, un soldato che non ha altro che un mantello e la spada? Siete ancora in tempo a rinunciare e trovarvi di meglio...

Ma la donna sapeva quello che stava facendo, era convinta delle parole che Napoleone le aveva riferito qualche giorno prima, quando qualcun altro le aveva detto la stessa cosa, usando, però, termini differenti "Ho con me la mia spada e con essa andrò lontano" le aveva pronunciate con quella lucida determinazione che la spiazzava non poco e le dava la certezza che quell'uomo sarebbe arrivato in alto, nonostante i suoi difetti - Non dovete temere, sono convinta della mia scelta...

Nemmeno il tempo di finire che il generale si presentò davanti a loro, assieme al secondo testimone e al fiatone - Perdonate il ritardo...non era mia intenzione...ma non mi sono accorto delle ore trascorse - si giustificò. Fissò il notaio intensamente, questi comprese che il generale l'aveva sentito e abbassò la testa, per poi sedersi accanto alla sua amata e poter finalmente svolgere, in modo più o meno legale e sbrigativo, la cerimonia, avevano mentito sull'età e per di più l'aiutante di Napoleone era minorenne.

Per tutto il tempo il giovane corso non aveva smesso di contemplare, follemente innamorato, bruciando di passione e di amore, la sua Joséphine e quando poteva, le stringeva la mano con forza. Finalmente era sua, soltanto sua e di nessun altro, per una volta doveva ringraziare Barras per la sua generosità. La moglie si impegnava per risultare credibile e ricambiava le occhiate e il sorriso, sempre a labbra chiuse, e lo facevano impazzire.

Quando si scambiarono la fede, su quella d'oro smaltata che il generale donò alla moglie c'era inciso un semplice ma loquace 'Al destino', non immaginando neppure quale sarebbe stato il fato di ciascun francese ed europeo da quel momento in poi. Ma anche il cambio di cognome con cui Napoleone si firmò, facendo cadere la U tipicamente toscana, che attestava la sua origine straniera, rappresentava una svolta apparentemente insignificante; voleva recidere l'ultimo filo che lo legava al passato. Senza tener conto, però, di aver appena forgiato il nome con il quale sarebbe passato alla storia che chiunque avrebbe pronunciato da lì a qualche mese.







 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: NyxTNeko