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Autore: takamine    06/02/2022    1 recensioni
Draco chiede a Harry di insegnargli a resistere alla Maledizione Imperius durante il quarto anno. Le lezioni si trasformano in qualcosa di più di quello che entrambi si aspettavano. Una storia di amore segreto, redenzione e perdono.
NOTE:
Questa storia appartiene a Oakstone730 che mi ha dato il permesso di tradurla. So che qualcuno su questo sito aveva iniziato un lavoro simile, ma risale a sette anni fa e da allora è stato pubblicato solo il Prologo. Ho pensato che quella persona avesse abbandonato il progetto per un motivo o per un altro. Quindi mi permetto di pubblicare la mia versione della traduzione con tutti e 29 i capitoli.
Timeframe: 1994-2002 (dal Calice di fuoco fino a quattro anni dopo).
Tutti i personaggi che muoiono nei libri, muoiono anche in questa storia poiché essa segue fedelmente gli avvenimenti narrati (tranne minuscole variazioni).
La trama si sviluppa come nei libri, escluso l'epilogo finale.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cedric Diggory, Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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13. Una buona difesa
 

 
Nota dell’autrice: Mi muoverò in questo quinto libro molto velocemente, visto che le fondamenta le ho già gettate. Nei capitoli che arriveranno ci saranno più dramma e angst.
 
 


Harry camminò lentamente verso l’ufficio della Umbridge. Aveva la nausea all’idea di dover continuare a scrivere quelle frasi. La mano era ancora indolenzita a causa della punizione scontata la notte precedente. Il corridoio era vuoto, tutti erano già nella Sala Grande per la cena. Udì dei passi di corsa dietro di lui e guardò sorpreso Draco che si affrettava per raggiungerlo. Harry si fermò e si voltò nella direzione opposta, per assicurarsi che non stesse arrivando nessuno. Poi si avvicinò svelto a Draco, tirandolo con sé dietro a una nicchia.
“Che ci fai qui?”
“Volevo solo vederti. Come diavolo hai fatto ad avere quattro giorni di punizione il primo giorno di scuola?”
Harry si strinse nelle spalle. Era stanco ed era intimorito all’idea di andare di nuovo nell’ufficio della Umbridge. “Non mi capacitavo delle menzogne che stava dicendo su Voldemort e Cedric. E ha intenzione di insegnare Difesa senza farci mai usare le bacchette in classe!”
Draco scosse il capo. “Non farla incazzare, Harry. Ho sentito delle cose... Non ci si può fidare di lei. Non finire sulla sua lista nera.”
Harry rise. “Mi sa che per quello è un po’ tardi. Era anche al mio processo. È stata una di quelli che ha votato per la mia colpevolezza.”
Draco lo guardò preoccupato. “Quanto pensi che farai tardi stasera?”
“Ieri mi ha tenuto fino a mezzanotte, e devo ancora fare tutti i compiti di ieri e oggi. Non ce la faccio a venire giù.” Harry si guardò intorno. “Devo andare, non posso fare tardi.”
“Dobbiamo trovare un modo per vederci, mi manchi. E smettila di finire in punizione.” Draco gli accarezzo una guancia, poi si affrettò ad andarsene per il corridoio. Harry lo vide sparire dietro a un angolo. Buffo come anche quelle piccole conversazioni rubate riuscissero a farlo sentire meglio. Peccato che fossero così rare. Harry si avviò lentamente verso l’ufficio della Umbridge. Era anche peggio della sera precedente. La mano, già indolenzita, gli bruciava e dovette stringere i denti per non lasciarsi sfuggire nemmeno un fiato. Era deciso a non darle la soddisfazione di sapere che provava dolore.
Era mezzanotte passata quando la donna lo lasciò finalmente andare. I corridoi erano vuoti mentre tornava esausto verso la torre di Grifondoro. Quando entrò nella sala comune, fu sollevato nel vedere che tutti erano già andati a dormire. Non poteva sopportare l’idea di dover parlare con qualcuno. Gli ci volle fino alle due di notte per finire il tema di Pozioni sulle pietre di luna. La mano gli faceva talmente male alla fine che scrivere fu un’impresa.
Il giorno seguente, a lezione di Pozioni, riuscì a malapena a tenere gli occhi aperti. Se Ron non lo gli avesse dato gomitate di continuo, si sarebbe addormentato sul banco. Piton lo guardò male per tutto il tempo e sottrasse dieci punti a Grifondoro quando non fu in grado di rispondere a una domanda sull’elleboro.
Finalmente la lezione terminò e, alzandosi, vide Draco che stava raccogliendo le sue cose con calma. Harry si voltò verso Ron e disse, un po’ più ad alta voce del necessario: “Ho bisogno di fare qualcosa per svegliarmi. Credo che salterò il pranzo e farò una passeggiata intorno al lago.”
“Vuoi che venga con te?” chiese l’amico, un po’ riluttante. Harry rise, Ron odiava saltare i pasti, qualunque fosse la ragione.
“No, tu vai. Se mi prendi un sandwich lo mangio dopo mentre andiamo a Cura delle Creature Magiche.”
Harry lanciò uno sguardo fugace in direzione di Draco per assicurarsi che avesse sentito tutto e ricevette un cenno in risposta. Si affrettò su per le scale e poi fuori, nella brillante luce di quel giorno di settembre. Fuori c’erano anche altri studenti a godersi il sole, ma Harry li oltrepassò velocemente, facendo il giro attorno al lago. Con la coda dell’occhio, riusciva a vedere Draco che percorreva il sentiero che circondava il lago sul lato opposto. Harry canticchiò eccitato e si dovette sforzare per tenere un passo lento, invece di iniziare a correre.
Arrivato agli alberi, abbandonò il sentiero e si diresse di nascosto verso l’enorme ippocastano. Si appoggiò al tronco e osservò Draco che gli si avvicinava lungo il sentierino. Per l’ennesima volta, invidiò il modo in cui riusciva a far sembrare qualunque movimento così elegante e armonioso. Harry si era sempre sentito goffo nel proprio corpo, scattoso e incespicante.
Draco gli si avvicinò e sorrise vedendo che Harry lo stava aspettando. “Ti ho portato un sandwich. Conoscendo Weasley, probabilmente si mangerà la metà di qualunque cosa ti porterà.” Harry rise, perché sapeva che aveva ragione. Prese il panino e si sedette di fianco all’albero.
“Come è andata con la Umbridge ieri sera?”
“Bene. Non ci siamo rivolti parola, ho solo scritto.” Harry non voleva raccontargli di cosa succedeva effettivamente durante quelle punizioni. Mandò giù un po’ di sandwich. “Non ti siedi?” Harry indicò di fianco a lui. Draco guardò con disappunto la terra, ma fece spallucce e si mise giù.
“Questo fine settimana ce la fai a liberarti?” domandò Draco.
Harry posò il panino e allungò la mano per prendere quella di Draco. “Vorrei. Ci proverò. Ho gli allenamenti di Quidditch e devo rimettermi in pari con i compiti. Con la Umbridge che mi trattiene fino a tardi, sono riuscito a farne pochissimi.”
Draco annuì. “Forse posso aiutarti con quelli. Se i tuoi cani da guardia ti mollano un po’, ovviamente.” Draco gli accarezzò il dorso delle mani e Harry, trasalendo, provò a ritirare indietro una delle due. Draco lo guardò confuso e non mollò la presa. “Che diavolo è quello?” Sotto al sole, i segni rossi sul dorso della mano di Harry erano chiaramente visibili. Harry provò di nuovo a riprendersi la mano. “Sembrano delle lettere, come te le sei fatte?”
“Umbridge. Punizione. Ha una specie di piuma demoniaca che ti fa scrivere con il tuo stesso sangue.”
Draco lo guardò inorridito. “Vuoi dire...”
“Sì. Per due giorni ho scritto frasi sulla mia stessa mano. Posso riaverla per favore?” Harry non aveva avuto intenzione di rispondergli male, ma era così maledettamente esausto. Draco non gli diede retta, tenendo ferma la mano di Harry, fissando le cicatrici che avevano iniziato a formarsi.
“Questo non è giusto.” Draco seguì piano con il dito le linee delle cicatrici ancora tenere e Harry cercò di non trasalire.
“E da quando quello che mi succede lo è?” domandò Harry con una risata amara.
“Ma Harry, la tua mano...”
“Sto bene. Solo altre due notti e sarà tutto finito.”
Draco sembrava sul punto di controbattere. Harry lo afferrò per il mento e gli voltò il viso per baciarlo dolcemente. “Non ho ancora avuto modo di ringraziarti per i disegni di quest’estate.” Draco arrossì e distolse lo sguardo. Harry rise sotto i baffi e baciò Draco sul lato del collo.
“Mi hanno tenuto sano di mente. Tutto quello a cui riuscivo a pensare, era che dovevo tornare da te.” Harry esitò, incerto se chiedere o meno. “Com’è stata la tua estate? A parte Piton.”
Draco guardò per terra. “Diciamo che sarebbe potuta andare peggio. In realtà, si sono praticamente dimenticati della mia presenza in casa. Sono rimasto nella mia stanza, fuori dai piedi e loro... beh, c’era un sacco di gente che andava e veniva.”
“C’era... ehm, c’era anche Voldemort-” domandò esitante Harry.
Draco raccolse un sasso e lo lanciò nel bosco. “Probabilmente è meglio se non me lo chiedi...”
Harry annuì. Pensava di conoscere la risposta e se Draco l’avesse confermato sarebbe stato tutto più reale e strano. Guardò il panino, lo raccolse e lo lanciò verso il bosco.
“Non mangi?” chiese Draco.
“All’improvviso non ho più fame” rispose cupo Harry.
“Ascolta, siamo tornati a scuola. Qui siamo al sicuro e qualunque cosa stiano facendo, non ci riguarda direttamente” disse Draco.
Harry esitò. Gli ultimi quattro anni gli avevano insegnato che Voldemort era in grado di superare le protezioni della scuola e non importava quante precauzioni adottassero. Si alzò e si tolse la terra dai vestiti. “Dobbiamo andare. Il pranzo è quasi finito. C’è Cura delle Creature Magiche.”
“Vai tu per primo. Io arrivo quando la via sarà libera.”
 
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Draco alzò lo sguardo sorpreso quando Harry entrò negli spogliatoi. Si alzò e lo raggiunse. “Pensavo che avessi gli allenamenti di Quidditch.”
“Fred è stato colpito da un bolide, quindi Angelina ha deciso di smettere prima. Ho detto a Ron che sarei andato in Biblioteca.” Harry si guardò intorno sorridendo. Erano passati quasi tre mesi dall’ultima volta che era stato lì e tutto aveva esattamente lo stesso aspetto. Il giradischi era fuori dall’armadio e la pila di dischi babbani gli torreggiava accanto.
Draco annuì e osservò Harry che passeggiava per la stanza. Harry non sapeva perché si sentisse tanto nervoso. Erano successe un sacco di cose dall’ultima volta che era stato laggiù. Draco lo raggiunse e lo attirò in un leggero abbraccio, con le braccia che gli circondavano la vita. Harry sospirò al tocco e allungò una mano per accarezzare la guancia di Draco. Era come tornare a casa, essere di nuovo tra le sue braccia.
“A te come sono andate le cose?”
“Non male quanto a te” disse Draco facendo spallucce. “Ti rendi conto che la Umbridge ce l’ha proprio con te.”
Harry annuì. “E anche Piton.”
“Piton non-”
“Mi ha dato tutte D agli ultimi due temi e ha fatto svanire due delle mie ultime tre pozioni dal calderone” spiegò amaramente. “Ho la sensazione che la sua faida nei miei confronti sia diventata ancora più personale. Prima non gli piacevo e basta. Ora sono sicuro che mi odi.”
“Dobbiamo escogitare qualcosa che lo convinca che abbiamo litigato. Che ci siamo lasciati” borbottò Draco. “Gli ho detto che la settimana scorsa non ci siamo visti a causa delle tue punizioni e dei tuoi compiti arretrati.”
“E lui cosa ha detto?”
Draco sbuffò e, nella sua miglior imitazione di Piton, disse: “Non rimandare Draco. Prima chiudi con Potter, prima saremo tutti al sicuro.”
“Che intendeva dire con questo? Ha minacciato anche me in classe: ‘una pessima decisione può farti uccidere’, cosa dovrebbe significare?” esclamò. “In che modo lo riguarda quello che c’è tra me e te?”
“Non lo so” disse Draco con una risata. “Ma quest’estate ha parlato solo di questo, mi ha fatto diventare matto. Ecco perché alla fine mi sono arreso e gli ho detto che avrei smesso di vederti.”
“Quindi come lo convinciamo?” chiese Harry. “Non è come se fossimo sempre insieme. Lassù litighiamo in continuazione. Che cosa lo convincerà che le cose sono cambiate?”
Draco si strinse nelle spalle. “Ci ho pensato. A pranzo ci sediamo sempre in modo da poterci vedere. E se io mi sedessi dandoti le spalle e tu sembrassi arrabbiato per questa cosa? E poi un litigio, un vero litigio. Dobbiamo averne uno grosso.”
Harry fece una smorfia. “Odio doverti colpire per davvero.”
“Lo dovrai fare. E dovrai essere tu a cominciare, così sembrerà che io ho rotto con te e questo ti ha fatto incazzare. È l’unica cosa a cui crederà.”
Harry annuì. “Già, suppongo che tu abbia ragione.”
“Ti bacerò ogni livido per non farti più sentire il dolore.” Draco sorrise, attirando Harry a sé.
Harry rise. “Questo potrebbe essere interessante...”
“L’unica di cui mi preoccupo è la Umbridge. Piton si arrabbierà ma non proverà a espellerti. Ma lei vuole buttarti fuori. Le proverà tutte pur di espellerti.”
“Lo vedi come ci fa lezione? A cosa serve una classe di Difesa Contro le Arti Oscure che non insegna nessuna difesa?”
Draco concordò con una smorfia. “Preferirei riavere Raptor al posto suo. Come faremo a prepararci per i G.U.F.O. con lei come insegnante?”
Harry rabbrividì al ricordo di Raptor. Esitò. “Noi, beh, Ron e Hermione ne hanno discusso. Hermione mi ha chiesto se io fossi disposto a... dare lezioni di difesa.”
Dracò sollevò un sopracciglio. “A chi?”
Harry fece spallucce. “Grifondoro, compagni di classe, credo. Le ho detto di no.”
“Credo che dovresti farlo.”
Harry lo guardò sorpreso. “Ah, sì?”
Draco annuì, circondando Harry con le sue braccia e tirandolo più vicino. “Sappiamo entrambi che stanno succedendo delle cose che non possiamo controllare. Il miglior modo per prepararsi è imparare il più possibile adesso. Sei un insegnante nato. Ne sai di difesa più della maggior parte di noi. Dovresti insegnare anche ad altri.”
“Okay, allora ci penserò. Hermione voleva organizzare un incontro, per vedere chi fosse interessato.”
“Una cosa, però, Harry. Non farti scoprire.” La faccia di Draco era seria. Mise le mani sulla nuca di Harry e lo guardò con solennità. Harry arrossì e annuì.
“C’è qualcosa che devo dirti.” Draco si spostò a disagio. “La Umbridge è venuta da me e altri Serpeverde.”
“Davvero? Per cosa?”
“Vuole che facciamo le spie per lei.”
“Lei COSA?!” Harry lo guardò incredulo. “Che cosa le hai detto?”
“Cosa credi?” Draco si rabbuiò. “Se mi fossi rifiutato l’avrebbe capito che c’era qualcosa sotto. Ho pensato che potrei aiutarti a rimanere fuori dai guai se lei pensa che sono dalla sua parte. E poi, potrei scoprire di più su quello che sta tramando e te lo verrei a riferire.”
Harry lo guardò. “Sarebbe una cosa molto utile. Se darò quelle lezioni mi tornerebbe comodo sapere che tipo di pattuglie ha in mente di metter su e altro.”
Draco annuì. “Ora stai ragionando come un Serpeverde.” Harry sorrise e lo circondò con le braccia. “Quando devi tornare su?”
“Presto. Troppo presto” Harry brontolò. “Ho detto a Ron che sarei andato un attimo in Biblioteca per un libro. E quindi dovrò tornare indietro con uno.”
“Vuoi dire che abbiamo appena sprecato la nostra prima volta qui sotto da soli a parlare?” Draco aveva uno sguardo imbronciato stampato in faccia. “Non abbiamo nemmeno avuto modo di testare il mio regalo di compleanno per vedere se funziona sempre.” Lanciarono un’occhiata alla panchina che era stata spinta contro il muro, le protezioni in pelle del Quidditch ancora impilate lì sopra.
Harry gemette e indietreggiò mentre Draco tentava di attirarlo a sé. “Non c’è tempo. Questo fine settimana, lo prometto.”
Draco sorrise e non lo lasciò andare. “Programmiamo il litigio per domani, quindi?”
“Co-oh, sì, può andare. Prima o dopo le lezioni?”
“Dopo. Distilleremo le Pozioni Rinforzanti. Voglio essere sicuro di riuscire a concentrarmi come si deve per fare le dosi giuste. Probabilmente ce le ritroveremo agli esami.” Harry scosse il capo davanti a tanto pragmatismo.
“Okay, tu mi ignori a colazione, io mi incazzo e ti guardo male a lezione, e poi mi stufo e attacco briga mentre ce ne stiamo andando.” Harry annuì. “Spero che funzioni, non voglio dover litigare con te tutte le settimane.”
“Un’altra cosa.” Draco guardò in basso le loro mani intrecciate. “Domani i Serpeverde verranno agli allenamenti di Quidditch.”
“Cosa?! Ma è il turno di Grifondoro per usare il campo!”
“Lo so, lo so. Ma lo sai che chiunque può presentarsi e assistere. Hanno intenzione di mettere in difficoltà Weasley.”
“Quale- intendi Ron?” Harry lo guardò. “No, non fatelo. È già abbastanza nervoso di suo. Se voi lo massacrate, giocherà malissimo.”
“Cosa pensi che sarebbe peggio? Metterlo in difficoltà durante un allenamento o massacrarlo durante la prima partita? Meglio che si abitui il prima possibile.”
Harry scosse il capo. “Non mi piace.”
“Beh, è già deciso. Non credo di poterli fermare...”
“E la tua partecipazione renderebbe Piton e gli altri Serpeverde meno sospettosi” ammise Harry controvoglia.
“Esatto.”
“Okay, se proprio devi. Ma per la cronaca: odio tutto questo.”
 
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Harry sollevò lo sguardo dal libro di Pozioni mentre Draco entrava negli spogliatoi dall’entrata della torre. Draco non si aspettava di trovarlo lì e si fermò di colpo quando lo vide seduto alla scrivania. Non si erano più rivisti dopo il litigio fuori dalla classe di Piton di due giorni prima. Harry fu contento di notare che i lividi sul volto di Draco erano già sbiaditi, o erano stati guariti da qualcuno. Hermione aveva insistito per guarirgli l’occhio nero, ma lui non aveva voluto.
“Ahi.” Draco allungò una mano e sfiorò con delicatezza l’occhio nero di Harry. “Come mai non te lo sei fatto sistemare?”
Harry fece spallucce. “Beh, avevi promesso di baciarmi i lividi per non farmi sentire il dolore...” Draco rise e con cautela posò un bacio proprio sotto l’occhio destro. “In realtà ho pensato che vedermi in queste condizioni a causa tua, avrebbe reso Piton più contento per un paio di giorni.”
Draco scosse il capo. “Buona idea, suppongo. Era da due giorni che volevo chiederti perché non ti eri fatto guarire. Detesto non poterti parlare quando vorrei. Come hai fatto a sgattaiolare via stasera?”
“Il fratello di Ron gli ha inviato una lettera davvero impudente su di me. Ero scocciato, così ho lasciato la torre. Questo era l’unico posto in cui volevo essere. Sperando che tu ti facessi vivo.”
“Cosa intendi con ‘impudente’?”
“Solo roba tipica di quello stupido di Percy su quanto io sia pericoloso. Di quanto Silente sia pericoloso. E di come Ron non dovrebbe essermi amico.” Harry fece una smorfia. “Ron si è arrabbiato tantissimo con il fratello, ma ho pensato comunque di filare via.”
“Percy possiede informazioni da dentro il Ministero.”
“Beh, il Ministero ha dimostrato di non essere esattamente dalla mia parte in questo periodo. E di certo io non sono dalla loro. Non hanno nemmeno intenzione di riconoscere che Voldemort è tornato!”
“Beh, sfortunatamente per noi, noi non abbiamo bisogno che siano loro a dircelo.”
“Già... Beh, ora devo terminare questi temi per Piton.”
“Ma non ha assegnato nessun tema a lezione.”
“Non a te o a chiunque altro” borbottò Harry. “È la mia punizione per il litigio. Devo scrivere un saggio di sessanta centimetri per ogni ingrediente presente del Distillato della Pace.”
“Sessanta centimetri per ciascun ingrediente?” Draco scosse il capo. “Ti ci vorranno giorni.”
“Beh, lui me ne ha concessi solo tre per farli tutti” disse Harry. “Ne ho già terminati due, ora me ne mancano altri tre.”
“Due di quelli che ti mancano te li faccio io, e poi li riscrivi nella tua calligrafia.” Draco si accomodò e tirò fuori il libro. “Non è giusto che venga punito solo tu per quel litigio.”
Harry si strinse nelle spalle. “Di certo non assegnerà mai del lavoro extra a te. Soprattutto visto che di certo è contento che tu gli abbia dato retta, o almeno che lui creda che tu l’abbia fatto. Pensi che abbia funzionato?”
Draco fece spallucce. “Parrebbe di sì. Mi ha detto che ho fatto una ‘scelta saggia’. Mi uccide non poterti nemmeno più guardare. Adoro il modo in cui ti mordi le labbra mentre stai cercando di non scazzare la pozione su cui stai lavorando.”
Harry rise e diede una scrollata di spalle. “Quindi praticamente sempre. Pare che io le scazzi sempre. Comunque, si tratta solo di una lezione. Nelle altre possiamo-”
“Credo che dovremmo essere cauti in ogni lezione” lo interruppe Draco. “Ieri, a Cura delle Creature magiche, Blaise e Pansy ci stavano osservando in maniera strana.”
Harry si morse il labbro. “Hanno detto qualcosa?” Draco sorrise e gli accarezzò le labbra con un dito. Harry glielo mordicchiò piano.
Draco sorrise mentre passava la mano tra i capelli di Harry. “Hanno solo insinuato che la mia opinione sui Grifondoro stesse cambiando, visto che, parole loro, pareva che io ti stessi adocchiando con desiderio.”
“Anche Hermione sospetta” ammise Harry. “È difficile che le sfugga qualcosa. Ha anche fatto qualche commento sul fatto che ti stavo prestando un po’ troppa attenzione.”
“Beh, sai qual è la soluzione?” domandò Draco con un sorriso.
“Più litigi?” Draco scosse il capo lentamente. “Meno sguardi lascivi?”
Draco si strinse nelle spalle. “Beh, forse meno sguardi desiderosi, ma stavo pensando più a sfogarci quando ne abbiamo l’occasione.” Allungò una mano e tirò a sé la sedia di Harry.
Harry rise e scacciò la mano di Draco. “E come glielo spiego a Piton che non ho terminato i suoi stupidi temi? Aiutami a finirli, e poi potremo sfogarci quanto vogliamo.”
 
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L’esaltazione che Harry provò dopo l’incontro alla Testa di Porco, svanì quando si diffuse la voce che era stato emanato il decreto didattico numero ventiquattro. Lui, Ron e Hermione, discussero a lungo se continuare o meno con gli incontri. Fu solo quando Dobby gli raccontò della Stanza delle Necessità che capì che forse, dopotutto, era possibile. Era intenzionato a correre il rischio.
“Lo faremo” disse Harry nervoso, mentre giaceva disteso al fianco di Draco sul divano di pelle verde.
“Farete cosa?” mormorò lui mentre gli sbottonava la camicia.
“Le lezioni di difesa. Domani abbiamo il primo incontro.” Draco si fermò e lo fissò.
“Sei sicuro di voler rischiare?”
Harry lo guardò un po’ infastidito. “Sei stato tu a dirmi che avrei dovuto farlo!”
“Sì, l’ho fatto. Ma quello era prima che la Umbridge vietasse tutti i gruppi scolastici. Se ti scopre-”
“Allora dobbiamo solo assicurarci che non ci scopra. Ed è qui che entri in gioco tu. Domani notte sei di pattuglia?”
Draco annuì. “Domani sera tocca a me e Goyle.”
“Bene. Assicurati di stare alla larga dal settimo piano, okay?”
“Dove vi incontrerete?”
“Un elfo domestico mi ha parlato di una stanza speciale. Pare che si trasformi in qualunque tipo di stanza ti serva.”
Gli occhi di Draco si illuminarono. “Qualunque tipo?”
Harry rise e gli accarezzò la schiena con le dita leggere. “Mh-hm.”
“Dobbiamo investigare, non trovi?”
“Beh, domani la proveremo. Se può trasformarsi in una classe di difesa, chi lo sa cos’altro può creare.”
 
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“Ehi, Sfregiato.”
Harry gemette e guardò in fondo al corridoio. Draco era in piedi davanti all’ingresso. “Che vuoi, Malfoy?”
“Mi stavo solo domandando come pensi di passare i tuoi G.U.F.O. con un rendimento come quello di oggi a Trasfigurazione. Quanto ti ci è voluto, cinque tentativi, prima di trasformare quel topo in un cappello?”
“E a te che te ne frega di quanto mi ci è voluto?”
“Ero solo curioso di sapere quali fosse i tuoi piani una volta che ti avranno bocciato, Potter.”
“Levati di torno, Malfoy.” Harry lo superò e imboccò le scale. Controllò l’ora, aveva ancora tempo in abbondanza per andare a incontrare Draco al quinto piano prima di andare agli allenamenti di Quidditch. Tornò velocemente indietro per le scale e scese fino al corridoio del quinto piano, dove c’era il loro consueto nascondiglio segreto dietro alla statua di un enorme drago.
Draco arrivò pochi minuti dopo. “Dobbiamo trovare un modo diverso per darci gli appuntamenti. Ho esaurito qualunque insulto mi sia mai venuto in mente che contenesse dei numeri.” Stava in piedi dall’altra parte dell’alcova nascosta. C’era sempre la possibilità che qualcuno passasse e sbirciasse dentro.
Harry annuì. “Sono d’accordo. Un anno fa era sembrata una buona idea, ma ora è diventato troppo difficile. Ci faremo venire in mente qualcosa. Che c’è che non va?”
“Volevo solo sapere come era andato il tuo incontro dell’altra notte.”
“Bene! Molto bene. La stanza è perfetta e più di venticinque persone hanno aderito. E sono stato molto contento dei risultati ottenuti da tutti.”
“La Umbridge sapeva che c’era qualcosa sotto. Quando avete finito c’era troppa gente che tornava verso i dormitori e lei ha sospettato che vi siate incontrati. D’ora in poi dovrai scaglionare gli arrivi e le partenze di tutti.”
“Un po’ l’ho fatto, erano tutti in gruppi di due o tre” disse Harry.
Draco scosse il capo. “Sfalsa di più gli orari in cui se ne vanno e fai in modo che più gente si muova in solitaria. Non tutti a Hogwarts camminano in gruppi di tre.”
“Okay, la prossima volta lo farò. Ci troviamo di nuovo mercoledì prossimo.”
“Mi assicurerò di essere di pattuglia. Stai molto attento, Harry.” La faccia di Draco era seria. “Non voglio che ti scopra.”
“Non succederà” disse Harry con un sorriso. Si sporse dalla nicchia e vide che fuori non c’era nessuno. Si avvicinò a Draco e lo circondò con le braccia. “Grazie, perché ti preoccupi per me.”
“Non sono preoccupato per te” strascicò lui mentre circondava la vita di Harry a sua volta. “Sto solo pensando a me stesso. Hai idea di come starei se tu venissi espulso?”
“Beh, tra gli incontri dell’ES e gli allenamenti di Quidditch non avrò molto tempo libero da passare giù negli spogliatoi.”
Draco annuì. “Mancano solo due settimane alla nostra partita. Sei pronto?”
Harry sogghignò. “Più che pronto. È passato troppo tempo da quando l’anno scorso sgattaiolavamo fuori per giocare insieme di notte.”
“Non avere quell’aria così sicura di te, Potter. L’ultima volta sei riuscito a prendere il boccino solo perché non sono stato abbastanza stupido da volare contro una cazzo di nave.”
“Purché funzioni... Ora devo andare. Qualche idea su come possa fare per dirti se riesco o no a venire giù da te?”
Draco si strinse nelle spalle. “Se non ho gli allenamenti, in genere studio quasi sempre lì di notte. Se riesci a liberarti, vieni e basta.”
 
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Harry terminò il tema e lo consegnò a Hermione. Lei lo scorse rapidamente e fece un paio di correzioni, poi glielo restituì. “Devo dire che quest’anno i tuoi temi sono molto migliorati, Harry. Ti stai impegnando tanto.”
Harry sorrise. “Forse perché abbiamo talmente tanti compiti che non posso più temporeggiare.”
Tra sé e sé pensò che, molto più verosimilmente, era perché sapeva che prima avesse finito, prima avrebbe potuto sgattaiolare via per raggiungere Draco. “Quello era il mio ultimo compito, credo che andrò giù nelle cucine per salutare Dobby e prendere qualcosa da mangiare.”
Hermione annuì e Ron gemette. Harry sapeva che al suo amico mancavano ancora due saggi da fare prima di finire. Quindi Hermione non gli avrebbe mai permesso di fare un salto giù in cucina per prendere uno snack.
Si affrettò verso il passaggio che conduceva alla cucina. Per fortuna, Dobby lo vide subito e lo raggiunse. “Harry Potter! Che onore! Cosa vuole mangiare Harry Potter?”
“Ciao Dobby, mi chiedevo se fossero avanzati dei dolci dalla cena.” Harry si guardò attorno nervoso. Come aveva sperato, la maggiora parte degli elfi domestici aveva già finito di rimettere a posto e la cucina era pressoché vuota. Dobby tornò con un vassoio pieno di dolci e gli occhi di Harry si illuminarono a quella vista.
“È perfetto, Dobby! Hai anche un paio di forchette?” Dobby schioccò le dita e sul piatto apparvero due forchette.
“Qualunque cosa per Harry Potter.”
“Dobby, prenderò quell’altra uscita. Non dirlo a nessuno, okay?”
“Harry Potter può fidarsi di Dobby!” L’elfo si coprì gli occhi e Harry si affrettò verso l’arco che portava agli spogliatoi.
Draco era seduto alla scrivania. Alzò lo sguardo spaventato quando lo sentì attraversare la stanza. “Che ci fai qui?”
Harry rise. “Non sono più il benvenuto?” Posò il vassoio coperto sul tavolo e raggiunse Draco. Sedendoglisi a cavalcioni, si accomodò sulle sue gambe, faccia a faccia. Prendendogli il volto tra le mani, lo baciò intensamente.
Draco lo circondò con le sue braccia. “Sei assolutamente il benvenuto. Soprattutto visto che sento odore di cioccolato. Per favore, dimmi che c’è del cioccolato su quel vassoio.” Harry rise e si voltò di lato per avvicinare il vassoio.
“Ho pensato che un po’ di dolci ti avrebbero fatto comodo per rinforzarti in vista della partita di domani.” Harry raccolse un piatto e, con un sorriso, prese una forchettata e la porse a Draco. “Quanto ti ci va il cioccolato?”
“Farei qualunque cosa” gli occhi di Draco fissavano la forchetta piena di cioccolato appiccicoso. “Qual è il tuo prezzo?”
Harry si strusciò contro l’inguine di Draco. “È molto alto. Potresti dover prendere in considerazione un pagamento a rate.” Draco allungò un braccio e afferrò il polso di Harry, forzandolo a dirigere la forchetta nella sua bocca.
“Dammi questo dolce e ti farò un pompino tutti i giorni fino alla fine dell’anno scolastico.”
Harry rise. “E io che pensavo fosse difficile negoziare con un Serpeverde...” disse passandogli tutto il piatto. Harry smise di parlare mentre osservava la prossima mossa di Draco. Draco lo guardò negli occhi con un sorriso pigro. Non interruppe mai il contatto visivo mentre affondava due dita nella mousse.
Portando le dita alla bocca, leccò via piano il cioccolato, con la lingua che percorreva la lunghezza di un dito prima di dedicarsi a leccare il secondo. Harry spalancò la bocca e gemette quando Draco allungò di nuovo le dita verso il piatto per un altro pieno di cioccolato. Draco sorrise e tenne le dita di fronte alla bocca di Harry e questo si piegò entusiasta a leccare via il cioccolato. Afferrò la mano di Draco e la tenne ferma mentre con la lingua ripuliva ogni singola goccia di cioccolato dalle dita.
“Il segreto per negoziare con un Serpeverde, Potter, è sapere quando ti trovi in una situazione in cui vinci in ogni caso. Non importa che prezzo avresti fissato, sapevo che avrei vinto comunque” strascicò Draco e attirò Harry a sé.
 
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Harry era disteso sul divano di pelle verde, le braccia incrociate a coprire il volto. Non aveva idea se Draco avrebbe osato scendere laggiù, una volta accortosi che Harry non era a cena. Non era nemmeno tanto sicuro di volerlo vedere. Riusciva ancora a sentire nelle orecchie le orribili parole di Draco là fuori sul campo. Il minuto prima stavano gareggiando per il boccino, il minuto dopo stava affondando un pugno nello stomaco di Draco, col desiderio di causargli tanto dolore quanto le sue parole avevano fatto con lui.
Bandito a vita dal Quidditch. L’anno scorso era stato arduo immaginarsi pochi mesi senza giocare, e ora avrebbe dovuto stare senza per una vita intera.
Attraverso la quiete degli spogliatoi, udì dei passi che superarono gli armadietti e si fermarono sulla porta della stanza. Attese, senza degnarsi di girare la testa, e dopo una lunga pausa Draco fece il giro della scrivania e si inginocchiò sul pavimento vicino al divano. Harry lo sentì prendere un profondo respiro e iniziare a dire: “Mi dis-”
Harry lo interruppe, senza nemmeno tirarsi su e senza rimuovere le braccia che gli coprivano il volto. “Non farlo. Non azzardarti a chiedere scusa.”
Draco si fermò. Harry poteva sentirlo che cambiava posizione irrequieto. Era contento che Draco non avesse tentato di sedergli accanto né avesse provato a toccarlo. “Cosa vuoi che dica?”
“Niente. Non ti affannare a dire niente” sospirò Harry. “Non voglio sentire giustificazioni.”
“Vuoi che me ne vada?” chiese Draco con voce piatta. Harry sapeva che, se lo avesse guardato, avrebbe visto la maschera da Malfoy, che rifiutava di mostrare qualunque tipo di emozione. Si lasciò sfuggire una breve risata amara.
“Sono rimasto qui sotto nell’ultima mezzora tentando di decidere se volevo che tu ti facessi vivo oppure no.”
“E cos’hai deciso?”
“Che mi manca Cedric.” Harry udì Draco inspirare bruscamente. “Non in quel senso, stupido idiota. Mi manca il modo in cui parlare con lui aiutasse sempre. Situazioni che sembravano impossibili da sbrogliare, una volta finito di parlare con lui diventavano possibili.”
Sentì Draco che cambiava posizione e si sedeva sul pavimento. Si appoggiò al divano, accanto alla testa di Harry. Harry allungò una mano e lasciò cadere sulle gambe di Draco il boccino. “Tieni. Era questo il problema, no? È per questo che ti sei arrabbiato tanto.”
“Non so perché l’ho fatto...” la voce di Draco era poco più di un bisbiglio. “Stavamo perdendo, poi c’erano quei cori e tu che prendevi il boccino. Le parole hanno iniziato a scapparmi fuori dalla bocca e non sono riuscito a fermarle.”
“Non sei riuscito a fermarle? Queste sono CAZZATE.” Harry scattò in piedi dal divano. Draco si affrettò a imitarlo. “ERI INCAZZATO E DESIDERAVI DIRLE QUELLE COSE.”
“NO, NON È VERO, NON LE PENSAVO DAVVERO!” Draco urlò di rimando. Stavano in piedi a fissarsi, l’uno di fronte all’altro, a pochi centimetri di distanza, con gli occhi che mandavano lampi. Harry dovette trattenersi per non colpirlo. Allungò una mano e raccolse il boccino dal pavimento. Poi lo schiaffò in mano a Draco e lo costrinse a chiudere le dita intorno alla pallina dorata.
“Poteva facilmente essere la tua mano ad afferrare il boccino, invece della mia. Eri solo un secondo dietro a me. Ma l’ho preso io. E la mia ricompensa? Un bolide che mi centra dritto nella schiena, il mio ragazzo che insulta mia madre morta e un allontanamento a vita dal Quidditch.”
“Io- Cosa? Che vuol dire allontanamento a vita?”
“Non hai saputo?” Harry lo guardò incredulo. “Di sicuro tutti i Serpeverde staranno festeggiando contenti. George, Fred e io. Tutti e tre banditi. Grazie a quel maledette Inquisitore Supremo.”
“Non sono tornato nel dormitorio. Sono stato fuori a camminare, per schiarirmi le idee su cosa dirti.”
“E cosa ti è venuto in mente?” Harry si allontanò da Draco e iniziò a scorrere i vinili sulla scrivania.
“Non molto, a parte scusarmi e umiliarmi. Poi ho capito che niente di quello che avrei potuto dire avrebbe posto rimedio a quello che avevo fatto.” Draco lo raggiunse da dietro e, con cautela, gli poggiò le mani sulle spalle. Harry tremò ma non lo allontanò. “Sono mortificato Harry, più che mortificato.”
Harry parlò sottovoce, tanto che Draco lo udì a malapena: “Anche a me dispiace. Mi dispiace che ogni settimana rischio tantissimo solo per venire quaggiù di nascosto per passare un’ora o due da solo con te. Mi dispiace perché sono costretto a mentire ai miei migliori amici e non posso raccontargli di te. Mi dispiace perché so che ti perdonerò e tutto sarà sistemato fino al prossimo incidente. E soprattutto, mi dispiace perché non importa quante volte io dica a me stesso che ormai il rischio non ne vale più la pena, ti amo e non posso pensare di smettere di stare con te.”
Ci fu un singhiozzo nel respiro di Draco e le mani che teneva sulle spalle di Harry strinsero la presa. Tentò di voltarlo, ma Harry oppose resistenza. “Harry... per favore, girati.”
Harry si strinse nelle spalle e poi, lentamente, si voltò per fronteggiare Draco, appoggiandosi alla scrivania. Guardò Draco con aria insolente. Gli occhi grigi lo fissavano solenni. La pelle pallida del volto di Draco era disturbata solo nel punto in cui stava iniziando a formarsi un livido, proprio dove Harry lo aveva colpito. Con dita tremanti, Harry allungò una mano per tracciarne il contorno sulla guancia. Draco mise la sua mano sopra a quella di Harry e gli voltò il capo in modo da potergli baciare il palmo. Poi afferrò piano entrambe le mani di Harry e le tenne tra loro.
“Io sono dispiaciuto. Mi dispiace per essermi arrabbiato con te solo perché hai preso il boccino. Mi dispiace per la gelosia che provo per la tua bravura come Cercatore. Mi dispiace perché mi sono fatto sopraffare dal mio brutto carattere e ho detto cose che non pensavo e che non avrei dovuto dire. Mi dispiace che le mie parole ti abbiano ferito tanto. Mi dispiace che...” Draco prese un profondo respiro e lo guardò negli occhi. “Mi dispiace che non potrai più giocare a Quidditch a causa mia. E soprattutto, mi dispiace perché ti amo e non so cosa fare per rimediare a tutto questo.”
Si protese in avanti, appoggiando la fronte contro quella di Harry. Rimasero così per qualche minuto, a sentire l’uno il respiro dell’altro. Pian piano, Harry avvertì un po’ del dolore che lo abbandonava.
“Ti sei pentito di avermi detto di sì l’anno scorso quando ti ho chiesto di aiutarmi? Ti sei pentito di noi?” Draco sussurrò, occhi fissi sulle loro mani unite.
Harry esitò, ma scosse la testa. “No, non me ne sono pentito. Solo che vorrei che fosse più semplice. Vorrei che potessimo dimenticare tutta la rabbia e i problemi di lassù per poter godere del tempo che passiamo quaggiù quando siamo solo noi.”
“E vice versa quando siamo lassù?” chiese Draco con un sorriso. “Dimenticare tutti i ricordi belli?”
“No, mai. Tu mi guarisci” disse Harry. “Tu mi completi. Solo desidero che le cose fossero diverse, più facili.”
“Niente nella tua vita è facile” gli ricordò Draco.
Harry rise e si strofinò la cicatrice, che per fortuna al momento non doleva. “Questo è vero. Perché la mia vita amorosa dovrebbe essere diversa?” Sollevando le loro mani intrecciate insieme, Harry baciò le dita di Draco e sospirò. “Ora devo andare. Si staranno chiedendo dove sono finito.” Tentò di ritirare le mani ma Draco rinsaldò la presa.
“Non andare.”
Harry sospirò e lo guardò. Draco aveva un leggero rossore sulle guance. Attirò Harry a sé. “Ho bisogno di te.” Lo baciò e Harry sentì il desiderio dietro a quel gesto, e ricambiò. Draco si strinse contro di lui, sfregando i loro fianchi uniti. “Ti voglio.”
Harry si tirò indietro e lo guardò sorpreso. Draco allungò una mano e gli tolse gli occhiali. “Vuoi dire...” Draco annuì con un mezzo sorriso, mentre con le dita seguiva il contorno delle sue labbra. Il respiro di Harry si fece irregolare ma esitò. “Non voglio farti sentire in dovere di farlo solo per quello che è successo.”
Draco sorrise e scosse il capo. “È giunto il momento, non credi? È passato quasi un anno dal nostro primo bacio.” Accarezzò le labbra di Harry con un dito. “Ogni notte mi immagino come possa essere. Sono stufo di pensarci e basta. Ti voglio. E credo che anche tu mi voglia.” Harry annuì. In tutto il tempo che avevano passato insieme a esplorare i loro corpi a vicenda, si erano sempre fermati un passo prima di quell’intimità finale. Draco allungò una mano per afferrare il bordo della maglietta di Harry e tirarla su. Lui alzò le braccia e gli permise di toglierla. Con dita tremanti, Harry iniziò a sbottonare la veste di Draco. Draco lo baciò lungo la linea della mandibola, mentre le sue mani erano indaffarate a slacciargli la cintura e i jeans.
“Indossi troppi vestiti” borbottò Harry quando riuscì finalmente a rimuovere la veste di Draco. Quest’ultimo sorrise e disse: “Lascia che ti aiuti.” Fece un passo indietro e si tolse lesto la camicia. Harry si abbassò sul pavimento e prese la bacchetta dalla tasca dei jeans e la puntò verso il caminetto, per accendere un fuoco che avrebbe scaldato la stanza. Rimasero lì in piedi per un momento, abbracciati. Nonostante il caldo del camino, Harry tremava. “Sei sicuro?” Draco annuì. “Ehm, sai cosa fare? Io non... Io no.” Le guance di Harry si infiammarono.
“La scorsa primavera ho chiesto qualche informazione a Cedric... Lui mi ha spiegato e mi ha dato alcuni opuscoli.” Draco attirò Harry a sé. “Desideravo farlo da molto, molto tempo.”
Harry guardò Draco nei suoi occhi grigi. “Fammi vedere.”
 
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La biblioteca era affollata di studenti intenti a studiare per gli esami. Hermione rimproverò Harry sottovoce. “Stai canticchiando di nuovo, Harry.”
Lui la guardò sorpreso. “Ah, sì?” Ron rise ma non lo contraddisse.
“Sì! Tra il tuo canticchiare e il tamburellare di Malfoy mi state facendo distrarre.” Lei si voltò e lanciò un’occhiataccia dove Draco sedeva al suo tavolo dandogli le spalle.
Harry guardò verso di lui e si strinse nelle spalle. “Non sento nessun tamburellare.”
“Harry! Abbiamo gli esami la settimana prossima!”
Lui fece spallucce e tornò a guardare il suo libro di testo. Lavorarono in silenzio per altri dieci minuti quando Harry notò Draco che lo superava e si dirigeva tra gli scaffali pieni di libri. Contò a mente fino a sessanta. Poi frugò nello zaino e tirò fuori il Mantello dell’Invisibilità. Se lo infilò con discrezione sotto la veste. “Devo andare a controllare una cosa.” Lasciò lesto il tavolo, prima che Hermione potesse indagare.
Percorse i corridoi tra gli scaffali fino a che arrivò nel punto in cui Draco stava aspettando, pigramente appoggiato agli scaffali nella sezione di Aritmanzia. Harry lo raggiunse. “Bel tamburellare.”
Draco rise piano. “Hai iniziato tu. Stavi canticchiando a voce abbastanza alta perché ti sentisse mezza biblioteca. Praticamente potevi metterti a cantare per bene già che c’eri.”
Harry tirò fuori il Mantello dell’Invisibilità. “Pronto per una pausa dallo studio?” Non gli diede modo di rispondere e coprì subito entrambi sotto il mantello.
“Molto perverso, Potter. In biblioteca? Proprio tu che canticchiavi sul fatto di non riuscire a ottenere nessuna... soddisfazione” Draco sussurrò mentre lo spingeva contro lo scaffale alle sue spalle.
“Non ti vedo da un secolo, avevo bisogno di stare con te” sussurrò di rimando Harry mentre infilava la mano sotto la camicia di Draco e gli accarezzava la schiena nuda. Draco inspirò bruscamente a quel contatto. “E adorerei ricevere un po’ di soddisfazione...”
L’attimo dopo, udirono l’inequivocabile suono della voce di Ron e tutti e due si bloccarono sul posto. “Harry è venuto da questa parte e anche Malfoy è sparito. Ci scommetto che vuole attaccare briga un’ultima volta prima delle vacanze.” Harry gemette quando si rese conto che i suoi amici avevano appena svoltato proprio nel corridoio dove si stavano nascondendo loro.
“Smettila, Ron. Malfoy non tenterà niente del genere in b-” la sua voce si spense e si mise a tossire. “Io, ehm, credo di aver visto Harry in quel corridoio laggiù. Andiamo lì.”
“No, sono sicuro che sia andato da questa parte” rispose Ron petulante. Ma permise a Hermione di trascinarlo via verso l’uscita. Draco fulminò Harry con lo sguardo sotto al mantello, mentre si rimetteva la camicia nei pantaloni.
“Questa volta c’è mancato zero.” Harry annuì e si sporse per baciare Draco. “Meglio che vada, prima che tornino a cercarmi.”
 
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“Ron, perché non passi dall’altra parte, così non ci vedranno camminare tutti insieme” disse Hermione con una mano sul braccio di Harry mentre uscivano da un incontro dell’ES.
Ron la guardò confuso, poi si strinse nelle spalle e annuì.
Hermione attese che fosse lontano lungo il corridoio prima di voltarsi verso Harry. “C’è qualcosa che vuoi condividere con me?”
Harry la guardò stupefatto, un leggero rossore si fece strada sulle sue guance. “Ehm, no?”
“Harry.” Hermione lo stava fissando. “Sai che non c’è bisogno che tu abbia dei segreti con me. Io capisco.”
“Ah, sì?” Harry esitò. “E cosa capisci?”
“È ovvio che tu ti stia vedendo con qualcuno!” sibilò lei. Harry avvertì un senso di pericolo corrergli lungo la schiena.
“Come fai, voglio dire, cosa te lo fa pensare?”
“Sei cresciuto Harry!”
“Ah, sì?” Harry la guardò confuso. “E questo cosa c’entra?”
“Il tuo mantello non copre le scarpe quando DUE persone si nascondono lì sotto!”
“Ah, no?” Harry si bloccò in mezzo al corridoio e si fissò le scarpe.
Hermione scosse il capo e rise. “No, Harry, non le copre. Figurati due paia di scarpe. Quindi, con chi è che limoni in segreto?”
“Non posso dirtelo” disse lui lentamente. “Non posso proprio. Mi dispiace.”
“Perché no?” chiese lei, guardandolo con cipiglio duro. “Ti giuro che so mantenere un segreto.”
“Lo so. E sono molto, molto dispiaciuto. Ma gliel’ho promesso.” Harry inspirò profondamente. “Entrambi abbiamo deciso di tenerlo segreto fino a che non saremo pronti a parlarne con i nostri amici.”
“Potrei scoprirlo da sola, sai.” Hermione lo guardò severa. “Ho visto i suoi stivali, ed erano abbastanza particolari.”
“Non farlo Hermione, per piacere” la supplicò lui mentre si appuntava mentalmente di dire a Draco di non usare più quegli stivali. “Causerebbe un’infinità di problemi.”
“Va bene, Harry. Perché mi fido di te e perché so che per te non è facile” rispose lei con un sorriso. “Ma appena sarai pronto a dirlo a qualcuno, voglio che vuoti il sacco. Voglio conoscere tutti i dettagli, incluso perché senti il bisogno di usare la biblioteca come posto per pomiciare.”
Harry rise piano e annuì. Un pensiero lo attraversò improvvisamente. “Hermione, visto che lo sai... Non sono riuscito ancora a trovare un regalo di Natale per il mio... ehm, amico. Forse potresti aiutarmi?”
 
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Harry tornò nella sala comune di Grifondoro. Mentre si guardava attorno nella stanza in cerca di Ron e Hermione, si sentiva ancora leggermente scioccato. Li raggiunse vicino al fuoco e si abbandonò su una poltrona, tenendosi la testa con le mani.
“Che è successo?” chiese Ron alzando lo sguardo dai compiti.
“È Cho?” domandò Hermione.
Harry annuì e si afflosciò, sguardo fisso nel camino. “Dopo l’incontro con l’ES ha iniziato a parlarmi di Cedric ed era molto turbata e stava piangendo.”
“E cos’è successo?” chiese Hermione, mordicchiando la cima della piuma.
Harry si strinse nelle spalle. “Non sapevo cosa fare. Era ovvio che voleva che la confortassi quindi l’ho abbracciata e poi lei ha alzato lo sguardo ed eravamo sotto al vischio...”
Hermione scosse il capo. “Harry, per favore dimmi che non l’hai baciata.”
“Non sapevo cosa fare! Era lì in piedi, ed era chiaro che volesse essere baciata e ho pensato che non potevo andarmene e basta. L’avrebbe fatta piangere di più, no? Volevo solo che smettesse di piangere. E non è che potevo confessarle perché non sono interessato a lei.” Lo sguardo di Hermione gli comunicò che chiaramente non aveva valutato bene tutte le opzioni.
“Quindi tu...”
“L’ho baciata.”
Ron scoppiò a ridere in maniera incontrollata. Hermione scosse il capo e aspettò che Ron finisse di rotolarsi sul pavimento.
“E ti ha risvegliato qualche sentimento etero? Come è stato?” chiese Ron affannandosi in cerca d’aria.
“Bagnato” rispose onestamente. “Stava piangendo.”
“Non è un buon segno, amico. Quando una ragazza piange mentre la baci. Mi sa che è meglio se ti limiti ai maschi.”
Harry rise e guardò Hermione. Lei li stava fissando incredula.
“Non vi rendete conto quello che sta passando Cho in questo momento?” Gli elencò una a una tutte le preoccupazioni che aveva la ragazza in quel periodo e poi si voltò verso Harry. “E tu! Come pensi che si sentirà se dopo il bacio sparirai?”
Harry fece spallucce. “Farò in modo che non mi becchi più da solo.” Hermione scosse il capo incredula.
“Harry, questo peggiorerebbe le cose e basta!” Lo guardò. “Gli devi dire che ti stai già vedendo con qualcuno... o qualcosa del genere” aggiunse in fretta quando Ron li guardò.
“Ti stai vedendo con qualcuno, Harry? Con chi?” chiese lui. “E perché Hermione lo sa e io no?”
Harry prese un respiro profondo. “Io non... Non ho...”
Hermione lo guardò male e poi si rivolse a Ron: “Quello che Harry sta cercando di dire, è che potrebbe essere interessato a qualcuno ma non è pronto per rivelarlo.” Ron li guardò entrambi, poi fece spallucce. “Bene. E ora fatemi finire questa lettera per Viktor.”
Harry ringraziò in silenzio Merlino per il modo in cui Hermione era riuscita a deviare l’attenzione di Ron su Viktor Krum. Ripensò al bacio con Cho. L’esperienza gli aveva confermato che era decisamente gay. Quando l’aveva baciata non c’era stata nemmeno una scintilla d’interesse. Niente in confronto a quello che aveva provato quando lui e Draco si erano baciati per la prima volta. Draco. Harry gemette quando si rese conto che avrebbe dovuto trovare un modo per parlare con lui prima dell’inizio delle vacanze tra due giorni. Con la velocità con cui viaggiavano i pettegolezzi tra le Case, era sicuro che entro il mattino seguente tutti avrebbero saputo del suo bacio con Cho.
 
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Notte di Natale – Grimmauld Place
 
Harry rimase in ascolto del respiro di Ron. Voleva assicurarsi che il suo amico dormisse della grossa prima di dire “Lumos” sotto le sue coperte e di tirare fuori il galeone d’oro da sotto il cuscino. Tenendo le dita incrociate, toccò la moneta con la bacchetta e il messaggio “Ci sei?” comparve sulla superficie. Non era certo che Draco avesse trovato il regalo che gli aveva lasciato negli spogliatoi. E se sì, non sapeva nemmeno se avesse capito come usarlo. Sapeva che era un rischio mandare un messaggio senza sapere dove fosse Draco, ma aveva bisogno di parlargli.
Da quando il signor Weasley era stato attaccato dal serpente, erano successe tante cose tanto in fretta. E loro erano stati spediti di filata a Grimmauld Place. Stava ancora rimuginando sul fatto che Voldemort fosse nella sua testa, tanto che aveva il disperato bisogno di contattare Draco. Le sue dita tracciarono i tratti del leone che aveva scolpito sulla sua moneta. Su quella di Draco, invece, c’era un drago. Avrebbe voluto disegnarci la costellazione del Dragone, ma temeva che sarebbe stato un rischio troppo grande se qualcuno l’avesse trovata*.
I minuti trascorsero e, finalmente, apparvero delle lettere in risposta. “Sì.” Harry sorrise deliziato e scrisse: “Buon Natale!”. Ci fu un’altra pausa e Harry iniziò a chiedersi se Draco stesse avendo problemi con la moneta o se era talmente lontano che le due monete non riuscivano a comunicare tra loro velocemente.
“Cho?” Il cuore di Harry sprofondò quando quelle tre lettere apparvero sulla moneta. Con tutto quello che era successo, si era completamente dimenticato del bacio di Cho. Ovviamente Draco lo aveva scoperto e per tutta la settimana passata aveva solo desiderato di uccidere Harry.
“Storia lunga. Non preoccuparti. Ti spiego poi.”
“Spiega adesso.”
“Cho piangeva. Per Cedric. Vischio. Io cretino. Amo te.”
“Tu idiota.”
“Confermo.”
“Dove sei?
“Con Weasley.”
“Tu ok?”
“Quasi. Spiego tutto poi.”
“Ok. Devo andare. Ti amo. Bella moneta.”
“Ok. Mi manchi. Domani notte?”
Ci fu una lunga pausa. “Forse. Troppa gente qui.”
“Oh.”
“Scrivo quando è ok.”
“Ok. Non rischiare. Solo 2 settimane per scuola. Stai al sicuro.”
“Anche tu.”
“Notte.”
“Notte.”
Harry rimise la moneta sotto il cuscino e ripose la bacchetta. Si mise a fissare il soffitto, pensando a chi potessero essere gli ospiti di Villa Malfoy. Ci avrebbe scommesso che sulla lista degli ospiti figuravano anche un enorme serpente e Voldemort.
 
 


*In latino, il nome di questa costellazione è Draco. Gli inglesi, quindi, la chiamano “Draco constellation”. Harry avrà pensato che qualcuno avrebbe potuto fare il collegamento con Draco più facilmente visto che il nome è lo stesso, rispetto all’uso di un drago che in inglese è “dragon”.



 
  
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