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Autore: Ahiryn    07/02/2022    4 recensioni
Kieran Reed è un soldato con poche certezze nella vita, ma nessuna più ragionevole del: “mai fidarsi di Silas Vaukhram”. Non ha vissuto gli ultimi sette anni della sua vita a dare la caccia a quel bastardo per divertimento personale. Non lo ha trascinato di fronte alla giustizia sperando di cambiare idea. Nossignore. Ha fatto tutto questo per rimediare a un errore, il fatale errore di essersi fidato. Perché Silas è un traditore, un assassino, un bugiardo e la persona di cui più diffida al mondo.
Sfortunatamente è anche la sua unica speranza.

*steampunk / enemies to lovers*
[Rating arancione ma salirà a rosso più avanti]
~ Aggiornamento ogni Domenica - Lunedì ~
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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V


Accademia




 

893 p.U.
 


Perché io?
‒ Sei il più adatto.
La voce del capitano gli arrivò ovattata.
Il più adatto.
Il più sacrificabile.
Era così chiaro che avvertì qualcosa di forte bruciargli gli occhi. Gli veniva da piangere, ma aveva imparato da molto tempo a non farlo, non davanti agli altri.
Sentiva il panico invaderlo e cercò di trovare un briciolo della sua forza interiore. Era un’occasione in fondo, l’occasione che aspettava per dimostrare chi era. Poteva farcela, doveva soltanto difendere il villaggio e non morire. La difesa era più semplice dell’attacco e così aveva anche la possibilità di agire, di fare qualcosa e non restare a guardare mentre quelle persone morivano.
In quel momento però si rese conto che a lui di quelle persone non importava nulla. Perché doveva essere proprio lui a morire per loro? Perché? Aveva altri che dipendevano da lui, aveva lottato molto più di quel vigliacco di Thomas, allora perché doveva essere lui a rimanere lì?
Si sentì un codardo e un egoista, ma se avesse potuto andarsene e lasciarli tutti lì, lo avrebbe fatto.
Sono vergognoso.
Quei sentimenti così bassi e pieni di terrore lo annichilivano, dov’erano finite tutte le belle promesse che si era fatto prima di partire? Dov’era il voler portare tutti a casa sani e salvi?
Gli altri cadetti erano stati condannati con lui senz’appello e Kieran si piangeva addosso anche se il capitano lo aveva messo a capo.
Non sentiva altro al di fuori dei battiti forsennati del suo cuore. Non osava muovere gli occhi, temeva che tutti avrebbero notato il suo sconvolgimento.
‒ Li state condannando a morte.
La voce di Silas freddò il suo panico, come acqua ghiacciata su una bruciatura. Il mondo cessò di avere quella patina ovattata e si riempì di nuovo di rumori. Alzò lo sguardo sul suo compagno, che teneva le labbra serrate per non dire altro.
Il capitano si girò irritato. ‒ Stai al tuo posto Vaukhram.
‒ Non potete lasciare questi cadetti qua! O restiamo tutti o non resta nessuno.
Kieran osservò Silas impotente. Come faceva ad avere quel maledetto coraggio? Da che cosa gli scaturiva? Non aveva paura delle conseguenze? Della morte?
Silas d’altronde tremava mentre parlava, ma la sua voce era ferma. Inaspettatamente Thomas annuì.
‒ Non mi sembra corretto lasciare qui i cadetti, né i villici ‒ osò dire. ‒ Sono pochi, possiamo portarli via con noi.
‒ Non mi ripeterò una seconda volta. Siete a un passo dal congedamento e dall’espulsione. Se un superiore vi da un ordine, dovete ubbidire. Come se quell’ordine vi arrivasse direttamente dagli dei.
Silas accennò un sorriso. ‒ Volete che le persone e il Ferro rimangano, così da avere un pretesto più forte per sterminare la Corte della Piangente. Volete una Purga e volete la gloria di condurla voi. E volete che Kieran Reed rimanga qui, così da non dovervi preoccupare di sabotare la sua Iniziazione.
Il capitano lo afferrò per il colletto e lo tirò avanti bruscamente. ‒ Quando saremo in Accademia ti renderò la vita un inferno, cadetto. Scriverò un rapporto dettagliato sulla tua insubordinazione. Qualcuno deve rimanere qui, è la procedura, e che Titania mi fulmini piuttosto che lasciare qui te o il cadetto Graham. Le vostre stupide famiglie mi distruggerebbero. Prendetevela con loro invece di frignare da me.
‒ Io resto qui ‒ sputò fra i denti. ‒ Potete scrivere che è stata una mia scelta.
Kieran lo tirò indietro, spaventato. ‒ Silas, no. Non dire idiozie.
‒ Se me ne andassi e basta non potrei più guardarmi allo specchio.
Il capitano lo trascinò avanti dal colletto e lo buttò a terra. ‒ Tu sei un soldato Vaukhram. Un soldato non mette in discussione il suo comandante durante una situazione stressante, un soldato è una macchina che esegue gli ordini. Se non ti sta bene, puoi portare il tuo culo mezzosangue fuori da quest’Accademia e dal Ferro o impegnarti a diventare il nuovo Feldmaresciallo. Adesso andremo al torrente e non voglio sentire altri piagnistei da femminucce.
Silas rimase a terra, il colletto della divisa slabbrato lì dove il capitano lo aveva stretto e scagliato a terra.
‒ Mi sono spiegato?
‒ Sì, signore ‒ rispose Kieran prontamente, interrompendo la risposta che Silas stava per pronunciare.
‒ In marcia. Non voglio più sentir volare una mosca.
 
 ⚔
 
‒ Silas se continui così ti farai cacciare, neanche tu puoi tirare tanto la corda.
Erano in fila a coppie in marcia verso il torrente. Il sole fresco del mattino non aveva mantenuto la stessa intensità e una lieve nebbiolina aveva avvolto la valle e il bosco. Si erano incamminati lungo il sentiero sterrato, guidati dal gorgogliare dell’acqua; c’era un’atmosfera cupa fra i cadetti, nessuno aveva parlato granché durante il tragitto. Thomas aveva provato a parlare con il capitano, mentre Silas si era limitato a imprecare e a restarsene furioso per i fatti propri.
‒ Reed chiudi il becco ‒ replicò fra i denti.
‒ Non chiudo il becco, idiota. Non voglio il tuo aiuto, né la tua pietà.
Silas si voltò verso di lui, repentino. ‒ Ne stai facendo una questione d’orgoglio? Ah! Sei incredibile. Ogni volta che penso che tu non sia stupido come sembri mi fai ricredere. Qui parliamo di vita o di morte, per te, come per loro ‒ e indicò con un cenno del capo gli altri cadetti. ‒ Non rimarrete qui.
‒ Il villaggio non può rimanere senza protezione. È il protocollo.
‒ Oh al diavolo il protocollo. Se la Piangente è diventata violenta, non avete speranze di salvezza. Hai idea di che cosa può fare una fata purosangue così antica?
Kieran infossò la testa nelle spalle. ‒ Forse con una strategia…
Silas calciò un ramo mentre attraversavano il vasto castagneto che precedeva l’ingresso del bosco. Gli alberi erano fitti e numerosi, ma non invadevano il sentiero tracciato. In autunno dovevano essere uno spettacolo di colori, Kieran si chiedeva se li avrebbe mai visti.
 ‒ L’unica strategia è essere tanti e armati e circondati di ferro. Voi siete una dozzina di cadetti sedicenni incapaci e qualche villico armato di forcone e grembiule. Non farmi ridere.
‒ E tu potresti fare la differenza? ‒ gli domandò provocatorio.
Rise. ‒ Oh no, morirei come voi, la mia magia a confronto sono trucchi da dilettante.
‒ Purtroppo sono i miei ordini ‒ commentò Kieran asciutto.
‒ Puoi ignorarli.
Scosse la testa. ‒ Se li ignoro verrò espulso dall’Accademia e dal Ferro, e probabilmente punito.
‒ Ma sopravvivresti.
Kieran si stropicciò gli occhi. ‒ Sarebbero costretti a risarcire la mia famiglia in caso di… dipartita. Sarebbero comunque molti soldi ‒ considerò con una tale amarezza che gli venne da piangere seduta stante.
Silas allargò gli occhi. ‒ Questo è quello a cui pensi? Al risvolto economico? Cazzo, si tratta della tua vita, non ci tieni alla pelle? Al tuo futuro?
‒ Quale futuro? Sopravvivere e tornare a essere un nessuno qualunque? Darmi alla criminalità o spaccarmi la schiena in fabbrica per tutta la vita? Se quello è il futuro che mi aspetta sopravvivendo, allora non lo voglio. Voglio vivere alle mie condizioni, o non voglio vivere.
Quelle parole gli uscirono da qualcosa di più profondo della gola e dello stomaco.
Silas rimase a corto di parole di fronte a tanta testardaggine e balbettò appena mentre cercava di suonare convincente. ‒ E-esiste una mediazione, Kieran, te l’ho detto. Hai altre opzioni.
‒ Un conto è essere cacciato o espulso. Un conto è la pena per insubordinazione. Macchierebbe la mia carriera anche in altre Gilde.
Cercò di passare oltre, ma Silas gli bloccò la strada. ‒ Con un piccolo aiuto metteremmo a tacere ogni cosa. La maggior parte di ufficiali è corrompibili ‒ mormorò a bassa voce. ‒ Esistono tante posizioni di rilievo nella gendarmeria che chiuderebbero un occhio.
‒ Bene, allora candidati. Io non voglio essere un gendarme. Voglio essere un guerriero di Ferro.
Lo superò con una spallata senza dire altro. Quel discorso lo aveva stancato.
 
 ⚔
 
Il castagneto occupava la piana e parte della collina fino all’infittirsi del bosco ed era diviso dal famigerato torrente dov’era avvenuto l’attacco ai bambini. Malgrado il racconto di sangue, le acque scorrevano placide fra le due sponde erbose, inoltrandosi nel bosco a est e nel villaggio a ovest. Era piuttosto largo da necessitare di un piccolo ponticello di legno per attraversarlo. Ai pioli erano legati nastri e mazzetti di fiori e frutta. Erano gesti di rispetto e pace verso il popolo fatato, lo stesso ponte costruito in legno era un atto di buona fede.
Silas poi spostò gli occhi sui forconi conficcati nel terreno e sul cartello che scoraggiava chiunque dall’avvicinarsi al bosco.
Sembrava tutto così tranquillo, l’acqua gorgogliava fra le rocce e i fiori, i passeri svolazzavano rapidi intorno al ponticello, mentre più in fondo un cervo intento ad abbeverarsi fuggiva fra gli alberi di castagne. Sembrava di trovarsi già dentro il bosco, ma i sentieri, i muretti di pietra e la presenza di un pozzo facevano pensare diversamente. Poteva immaginare quel luogo in autunno, un tappeto di foglie rosse, i bambini che raccoglievano le castagne fra gli alberi rigogliosi. Ma ora, avvolto dalla nebbia e dal silenzio, trasmetteva un’aria ben più tetra.
Il capitano Hitch tirò fuori dalla sacca alcuni pezzi di metallo. Erano piccoli pioli spessi, creati dalla Forgia per costruire una difesa verso le fate. Ogni cadetto ne tirò fuori altri dalla sacca che ciascuno portava sulla schiena. In dotazione avevano sufficienti strumenti per difendersi da un attacco semplice, polvere da sparo, proiettili, un coltello e alcune provviste, ma nient’altro. Silas aveva rubato anche una bottiglia di whiskey dal treno, aveva creduto stupidamente di godersi un campeggio con qualche cadetto e con Kieran, invece ora si ritrovava solo lo zaino più pesante degli altri.
‒ Sistemate i pioli lungo il torrente a dieci centimetri l’uno dall’altro. Facciamo in fretta.
Silas guardò con sufficienza il pezzo di metallo che teneva in mano. Sarebbe servito a ben poco contro questa corte, nei dintorni non c’era abbastanza ferro per indebolirle davvero e sicuramente la maggior parte sapevano volare.
Kieran iniziò a infilare i pioli energicamente come se il terreno fosse responsabile delle sue disgrazie. Silas scosse la testa a vederlo e si allontanò appena da loro.
Cercava nella sua testa un modo per evitare quello scenario disastroso.
Perché? Non mi riguarda. Non sono in Accademia per salvare umani o per fare amicizia.
Cavana era stata chiara, avevano bisogno di qualcuno all’interno, qualcuno che spiasse il Ferro continuamente. Era la sua occasione per farsi valere, per essere notato da Cavana e messo a parte del grande piano.
‒ Stupido piolo ‒ borbottò Kieran vedendolo rovesciarsi.
Erano anni che non vedeva l’ora di fuggire da tutto quello, di scappare dalla sua famiglia.
È solo un moccioso, cambia idea come cambia abito, non puoi affidargli una missione così delicata.
Ebbe voglia di spaccare qualcosa soltanto a ricordare quelle parole. Doveva dimostrare che erano sbagliate. Non poteva esitare o lasciarsi impietosire.
Guardò Kieran e distolse lo sguardo quando i loro occhi s’incontrarono.
Ah che pena, sembro una fottuta ragazzina infatuata.
‒ Vaukhram datti da fare ‒ tuonò il capitano.
Grugnì, infastidito e si allontanò dal gruppo per stare in pace coi propri pensieri.
Si discostò dagli altri, oltrepassando diversi alberi. Alcuni avevano la corteccia incisa, come se fossero stati colpiti. Ne sfiorò uno e avvertì una sensazione di inquietudine sottopelle. L’ambiente circostante entrava in risonanza con la sua magia, questo lo faceva sentire energico come non mai, ma lo contagiava con emozioni che non gli appartenevano. La natura era… non sapeva spiegarlo, ma avvertiva una tensione forte nella linfa vitale degli alberi, nell’acqua, negli animali.
Un lieve rumore ovattato lo mise subito in allerta, ma non compì alcun gesto repentino. Spostò gli occhi verso l’albero accanto e vide qualcosa sporgere da dietro il tronco. Con cautela aggirò l’albero e s’immobilizzò di fronte a due occhi rossi come il sangue.
La fata accasciata a terra e nascosta dietro il tronco appariva ferita. Fra i capelli rossi raccolti sbucavano diverse corna bianche come legno di betulla. Guardando meglio la creatura si accorse che il suo intero corpo richiamava i colori chiari delle betulle. Silas sapeva che il tronco di betulla era candido, ma più invecchiava e più veniva segnato da striature nere. Il corpo della fata era bianco e legnoso, attraversato da infinite venature scure a segnare la sua veneranda età. Doveva avere molti più anni di loro, ma il suo aspetto era giovane e senza tempo. Il volto aguzzo era magro e affilato, gli zigomi sporgenti avevano piccoli ematomi e il naso appuntito sanguinava. Gli abiti di tela e corteccia erano stracciati sul fianco, dove un brutto taglio perdeva un sangue rosso, denso e punteggiato da un luccichio. Icore.
Era difficile definirne il sesso, aveva tratti più maschili, ma sapeva quanto fosse sciocco quel pensiero con una fata.
Teneva fra le dita una lancia di ossa e le ali arancioni avvolte intorno al corpo a mo’ di protezione.
Osservò Silas con occhi febbricitanti, strinse la mano destra sulla lancia mentre allungò la sinistra verso di lui nel gesto inconfondibile degli incantatori.
‒ Fermo. Non voglio farti del male ‒ sussurrò Silas e posizionò le mani a palmo aperto verso l’alto.
A giudicare dalla fierezza dello sguardo e dall’armatura di corteccia e ossa, doveva essere la fata guardiana di cui parlava il sindaco.
Uno scricchiolio alle spalle lo fece voltare: Kieran era dietro di lui e guardava la fata con occhi sbarrati. Portò la mano all’elsa, ma Silas gli bloccò il polso.
‒ No.
Kieran lo guardò sorpreso e per un attimo il suo viso si riempì di frustrazione. Ritrasse le dita dall’arma e rimase in silenzio. Gli altri, ancora distanti a posizionare i pioli, sembravano non essersi accorti di cosa stesse accadendo fra gli alberi.
Con movimenti lenti e cauti, Silas sfilò il proprio fermaglio dai capelli, lo poggiò sulla mano destra e lo offrì, mentre chinava il capo.
‒ Non vogliamo farti del male, siamo qui solo di passaggio. Volevamo capire che cosa fosse accaduto. Puoi aiutarci?
Silas sentì Kieran serrare la propria mano sulla sua spalla e ne fu molto infastidito. ‒ Vauk… guarda ‒ mormorò, spaventato.
Solo in quel momento si accorse di una seconda figura. Una bambina nascosta dietro la fata, il suo aspetto era umano in tutto e per tutto, indossava pantaloni rattoppati e una maglia sporca di marmellata. Aveva lo sguardo ostile e determinato, occhi nerissimi e intensi, teneva le mani aggrappate alla schiena della fata, come a volerlo proteggere.
‒ Ciao ‒ la salutò Silas, tentando di capire cosa stesse accadendo.
La bambina si strofinò le mani fra loro per pulirle e lasciò andare alcune foglie. Silas notò che stava applicando degli impacchi sulla pelle della fata prima della sua interruzione.
 ‒ Se gli fate del male vi sgozzo come maiali, fottuti tronti ‒ minacciò, con una marcata difficoltà nel pronunciare le dentali.
Kieran trattenne a stento un sorriso. ‒ Ci ha appena dato dei tronti ‒ commentò divertito.
Anche Silas sorrise. ‒ Credo che la parola che cercavi fosse stronzi.
La ragazzina sembrò indignarsi ancora di più, fece un rumore di risucchio e sputò a terra. Aveva un coltello al fianco e portò le piccole dita al manico.
La fata però intervenne e la coprì con le ali, come a volerla proteggere. ‒ Kenna ‒ la ammonì e la bambina protestò appena per poi mettere su un broncio.
Sembravano… legati. Silas li osservò con curiosità, poi controllò che nessuno degli altri cadetti avesse notato la loro assenza, ma per ora erano ancora lontani.
‒ Suppongo che tu sia Zario ‒ esordì.
La fata lo osservò con occhi confusi. Scoprì appena i denti appuntiti mentre osservava Silas. ‒ Mezzosangue, tu e i tuoi dovete andarvene da qui. Subito. Torneranno.
Silas realizzò che stava parlando in una lingua incomprensibile a Kieran, uno dei ceppi fatati meno comuni. Lo osservò e vide infatti lo smarrimento nel suo sguardo.
Certo, le fate guardiane non conoscono il nostro linguaggio. Il sindaco ha detto che accompagnava le fate esploratrici, probabilmente erano loro a tradurre per lui.
Esitò, senza sapere come agire. Non poteva dare a vedere di conoscere bene quel linguaggio, rischiava di apparire sospetto. I guerrieri di Ferro imparavano alcuni dei dialetti fatati più parlati, ma non nei primi mesi di Accademia.
‒ Capisci che cosa dice? ‒ lo incalzò Kieran.
Silas annuì. ‒ Sì, a stento. Probabilmente il sindaco e il villaggio non riuscivano a capirla per chiedere cosa fosse capitato.
Si domandò se la bambina lo capisse, ma tornò a rivolgersi direttamente a lui nella sua lingua. ‒ La regina del Pianto ha commesso questo?
Le sue parole ebbero un effetto devastante negli occhi rossi e privi di cornea della fata. Il volto bianco si raggrinzì e nuove crepe nere si formarono sulla pelle. La ragazzina si aggrappò alle corna che gli uscivano dai capelli rossi per calmarlo.
‒ No, mai la mia regina avrebbe commesso qualcosa di tanto atroce ‒ rispose, e la sua voce pulita e musicale si macchiò di dolore. ‒ La Piangente è morta. La Corte è in pezzi. Una nuova regina ha preso possesso del bosco. Visnia, sua figlia e principessa.
La notizia lo colpì allo stomaco. Silas perse ogni traccia di colore. ‒ Morta? Non è possibile… come?
La bambina guardò impensierita la fata quando tossì sangue. Rantolò, esausta, ma non lasciò la lancia. ‒ Smettila di fargli tante domande, figlio di puttana! Non vedi che Zario è ferito? Aiutatemi!
La fata le fece cenno di tacere. ‒ Kenna è una bambina umana molto coraggiosa, le sue emozioni sono come tempeste, ma non lasciarti travolgere. Guarirò ‒ e sorrise appena, mostrando i denti sporchi di sangue. ‒ La Piangente non sarebbe mai caduta di fronte ad alcun nemico. Solo il suo stesso sangue avrebbe potuto ucciderla, perché la mia regina si fidava. Visnia aveva diversi seguaci, noi guardiane abbiamo lottato, sono morti tanti dei loro e tanti dei nostri, poi gli umani si sono messi in mezzo. Il bosco è perduto.
Silas stava sudando freddo, Kieran gli tirò una manica per sapere che cosa stesse dicendo. Iniziò a tradurre per lui e vide lo sconvolgimento fiorire nei suoi occhi.
‒ Ci sono molti seguaci di Visnia ancora?
Zario distese appena una delle lunghe gambe legnose in una posa più rilassata. ‒ No, ma abbastanza. Ho difeso il confine finché ho potuto, i loro attacchi sono continui e repentini. Molte di loro sono ferite, Visnia stessa è ferita dopo lo scontro con sua madre, ma non posso avvicinarmi per sfidarla.
E nel dirlo guardò la bambina.
‒ Attaccheranno il villaggio? ‒ domandò Kieran nervoso, e Silas tradusse.
‒ Sì, Visnia ucciderà tutti. Odia gli umani, non ha la saggezza di sua madre, esige sangue per il bosco, vuole schiavi e servitori come le regine di Oltremare.
Kieran e Silas si scambiarono uno sguardo pallido. ‒ E la bambina?
Kenna alzò gli occhi dalla ferita di Zario.
‒ Mi appartiene ‒ mormorò a voce bassa, quasi in un ringhio. ‒ I genitori me l’hanno donata e affidata prima di soccombere. Visnia voleva mangiarle il cuore. Starà con me finché tutto non si aggiusterà, poi la restituirò alle genti umane.
Silas ebbe conferma che la bambina riusciva a capire qualcosa delle parole della fata, perché aggrottò le sopracciglia. ‒ Io voglio restare con te.
Zario le diede una carezza stanca, quelle dita dalle unghie lunghe e arcuate non sembravano così spaventose mentre sfioravano delicatamente i capelli aggrovigliati della bambina.
Silas si voltò a guardare Kieran. ‒ C’è stato un… colpo di stato nella Corte, per questo la Piangente non è intervenuta a fermare la strage, perché è morta. Questa principessa fatata, questa Visnia, è in preda alla follia. Dobbiamo evacuare il villaggio, o subirete tutti un destino peggiore della morte.
Lo sparo partì prima che entrambi riuscissero a muoversi. Bucò l’ala della fata e si conficcò sul tronco dietro con un boato.
Entrambi si voltarono verso lo sparo e videro uno dei cadetti con la pistola dritta di fronte a sé e un sorriso determinato.
‒ Beccato ‒ cantilenò soddisfatto. ‒ Capitano! Abbiamo una schifosa tarma qui!
La fata urlò per il dolore mentre si teneva l’ala lacerata. La bambina lasciò uscire un urlo di orrore e si frappose fra la fata e i cadetti. Sfoderò subito il coltello.
‒ Figli di puttana! Stronzi! Vi cavo gli occhi a tutti!
Zario con dita tremanti si preparò a evocare la magia e puntò gli occhi rossi sul cadetto che aveva aperto il fuoco.
Questo alzò di nuovo la pistola, ma Silas si frappose. ‒ No! Non è pericoloso!
Il capitano giunse sul posto correndo e osservò la scena con sguardo aggressivo. ‒ Che diavolo sta succedendo?
Kieran tentò di mediare. ‒ La fata ci stava aiutando spiegandoci la situazione, non è ostile, ha protetto la bambina.
Solo in quel momento gli ultimi arrivati sembrarono rendersi conto della presenza della ragazzina che urlava bestemmie e insulti. Si erano avvicinati anche gli altri cadetti e stavano formando un capannello intorno a loro.
‒ Vaukhram, Reed, legate quell’essere e trascinatelo qui. Dobbiamo interrogarlo.
Silas era ancora di fronte la pistola. ‒ Gli accordi non ‒.
‒ Gli accordi sono infranti, Vaukhram. Portami la fata o fatti da parte.
‒ Abbiamo le informazioni che servono, non c’è bisogno di farle del male. Parlerà se la tratteremo con il rispetto che merita. Non è ostile ed è dalla nostra parte.
Il capitano lo colpì al viso con un pugno, gettandolo a terra. ‒ Questa è la seconda volta in un’ora che disubbidisci a un superiore. Al ritorno la sconterai, Vaukhram, racconterò ogni cosa della tua insubordinazione.
Silas si asciugò il sangue dal naso mentre reprimeva il dolore. Vide Kieran frapporsi fra lui e il capitano, ma una sensazione dolorosa gli invase il corpo. Affondò le dita nel terreno e gli sembrò di avvertire qualcosa.
La fata voltò gli occhi verso il bosco con una torsione del collo innaturale. ‒ Arrivano ‒ sussurrò.
Silas seguì il suo sguardo in modo istintivo, rimase imbambolato per qualche secondo a scrutare le fronde fitte del bosco. Tutti i cadetti riuscivano a sentire il malessere causato dalla pressione magica farsi sempre più forte e pressante, come una nausea crescente.
Inizialmente ebbe difficoltà a vederle: si confondevano con le ombre dei rami, fra il fogliame dei castagni. Il rumore delle loro ali somigliava a quello delle lenzuola sbattute dal vento, così come l’odore della loro magia ricordava il profumo della resina e di fiori appassiti.
Emersero con un grido che risuonò come uno stridio acuto, un urlo lacerante che gettò ciascuno di loro a terra con le orecchie sanguinanti.
Silas premette forte ai lati della testa, la mandibola contratta dal dolore mentre non riusciva a muoversi a causa della magia.
‒ Sono qui! ‒ urlò per sovrastare il rumore.
Le fate piombarono su di loro come una frana violenta. Il cadetto che aveva sparato fu il primo a cadere, trafitto alla gola da una lancia d’osso. Il più prossimo a lui venne accerchiato da due fate alate, iniziò a sparare, urlando, ma senza risultati. Le fate lo afferrarono dalle braccia e una terza aprì diverse ferite sulle sue giunture. Ognuna si prese un pezzo con uno strappo violento e lasciarono cadere un busto senza vita a terra. La loro ferocia risuonò fino al villaggio, urlavano, i volti tinti di colori brillanti, le ali pitturate di sangue che falciavano l’aria come lampi rossi.
Erano così rapide che Silas riusciva a malapena a vederle. Uno sprazzo colorato gli venne contro, ma non riuscì a raggiungerlo.
Il corpo della fata venne trafitto da una lancia e rimase conficcato contro il tronco dell’albero più vicino. Zario incombeva sul cadavere con la piccola Kenna appesa alla schiena. Silas non aveva notato la sua altezza prima, ma ora che era in piedi si sentiva quasi bassino accanto a lui.
Zario si chinò a terra e raccolse quello che somigliava a un elmo di ossa e foglie. Lo indossò fino a coprire interamente il volto; soltanto gli occhi rossi spiccavano nella fessura.
Roteò la lancia e si gettò contro un altro nemico. Silas osservò ammirato la fata guardiana che sbaragliava l’avversario, non aveva mai visto tanta grazia e tanta forza in un combattente, i suoi movimenti erano precisi e leggeri, come se non gli suscitassero alcuno sforzo. La ferita però gettava fin troppo sangue e il corpo aveva lievi spasmi ogni qual volta che compieva una torsione dolorosa.
Il capitano Hitch uccise la seconda fata con un proiettile dritto in fronte e ne ferì un’altra con la spada prima che potesse allontanarsi.
‒ Ritiriamoci! ‒ urlò a pieni polmoni.
Risuonò l’urlo di una bambina mentre una delle fate provava a strapparla dalla schiena di Zario. Lo avevano circondato.
‒ Visnia li vuole vivi entrambi ‒ comandò una delle fate nemiche.
Silas si era a malapena rialzato, stordito dall’attacco improvviso e famelico dei nemici. Gli tremavano le gambe ed ebbe giusto la forza di sfoderare la pistola. Provò a puntarla sulla fata che aveva appena strappato Kenna dalla schiena del suo protettore, ma non riuscì a fare fuoco. Aveva paura di colpire la ragazzina.
‒ TRADITORI ‒ urlò Zario, mentre si voltava per afferrare la bambina.
Un calcio lo raggiunse sulla ferita e il dolore gli attraversò il volto. Cadde su una delle ginocchia con un rantolo. La fata nemica serrò la presa su Kenna, che provò a morderla e a dimenarsi, al che iniziò ad allontanarsi. Zario cercò di rialzarsi, ma le radici degli alberi si mossero con uno rumore sinistro e si attorcigliarono attorno al suo corpo ferito.
Kieran si lanciò in avanti per afferrare la bambina mentre la portavano via, levandosi in volo. La mano si chiuse nel vuoto e il suo corpo ricadde nel torrente.
‒ Silas spara! ‒ gli urlò quando riemerse dall’acqua.
Anche se le intenzioni erano quelle, fu costretto a cambiare bersaglio quando vide una fata puntare Kieran e muovere le mani verso di lui. Riconobbe i gesti di una fattura nei movimenti delle dita; si affrettò a spostare l’arma, prese la mira e aprì il fuoco. Il bersaglio precipitò dall’alto con uno stridio sgraziato.
Entrò trafelato nel torrente e trascinò Kieran indietro. ‒ Dobbiamo andarcene. Subito.
‒ La bambina, loro… ! ‒ non aveva fiato per articolare altro, era fradicio dalla testa ai piedi.
Il viso aveva due scie di sangue dove l’urlo aveva ferito i timpani. Sembrava sotto shock, non riusciva a muoversi, pallido e tremante in mezzo al caos.
La bambina urlò il nome di Zario ancora una volta mentre la fata che la teneva stretta spariva fra gli alberi. Silas si guardò attorno, terrorizzato e vide intorno a sé una disfatta sconcertante.
‒ Dobbiamo correre al villaggio ‒ balbettò.
Quattro cadetti giacevano morti in terra, Thomas e gli altri avevano formato un cerchio e si difendevano schiena contro schiena sparando e agitando le spade. La cadetta di nome Jean tirò indietro Thomas quando uscì dalla formazione per errore e con un fendente preciso uccise la fata di fronte a lui.
‒ Scappate verso il villaggio! ‒ urlò il capitano.
Si strozzò con l’ultima frase. Si portò le mani al collo dove una radice si era attorcigliata. Sterpaglie e radici irruppero dal terreno e afferrarono ogni suo arto. Lo trascinarono in ginocchio e poi tirarono indietro con violenza. Si sentì un crack assordante, ma il capitano non cessò di urlare. Le radici si ritirarono nel terreno e il corpo venne inghiottito dal fango fra il rumore di ossa rotte e pelle lacerata. Le urla continuarono finché non venne completamente assorbito.
Silas scosse Kieran, che osservava la scena con un orrore indescrivibile negli occhi, poi si voltò per fuggire verso il villaggio. Trovò tre fate a bloccargli la strada, ferite, ma ancora feroci.
‒ La via per il villaggio è bloccata ‒ esalò, disperato.
Zario era riuscito a tagliare le radici che lo intrappolavano. ‒ Scappate nel bosco, se tornate al villaggio le porterete con voi e uccideranno tutti. Andate.
Aveva parlato ansimando, ma sembrava pronto a lottare ancora.
Silas sentì a stento quello che gli stava suggerendo. L’urlo lo aveva lasciato frastornato e il panico non gli permetteva di ragionare lucidamente.
Non posso morire qui. Non posso morire prima di essermi vendicato. Prima di poter salvare Marian.
Alzò un piede di scatto quando avvertì qualcosa di legnoso stringersi sulla caviglia. Inciampò mentre le radici lo afferravano.
Kieran estrasse la spada e con un colpo secco recise la radice. Afferrò Silas per la maglia con uno strattone e iniziarono a correre verso il bosco. Si tuffarono nel torrente e nuotarono fino alla sponda opposta senza prendere mai fiato; si aiutarono a tornare in piedi e corsero veloci fra i castagni, saltando ostacoli senza voltarsi. Gli abiti inzuppati li rallentavano, ma nessuno dei due era intenzionato a fermarsi. Intorno a loro udirono anche gli altri cadetti sopravvissuti disperdersi verso la boscaglia, spinti dalle lance delle fate. Nessuno di loro ragionava più lucidamente, come animali braccati cominciarono a correre alla cieca.
Silas udì uno sbattere d’ali fin troppo vicino, si voltò e trovò una delle fate incombere su di lui. Lo avrebbe raggiunto a breve. Cercò di puntare la pistola, ma aveva le mani così sudate che gli sfuggì dalle dita. Saltò di lato per evitare la punta della lancia diretta contro il suo stomaco.
‒ Silas!
 Vide Kieran caricare la fata a testa bassa, come un carro lanciato giù da una salita. La placcò con violenza e si schiantarono a terra fra rami secchi e foglie.
Ricordate: contro il vantaggio alato delle fate la mossa migliore è sempre quella di cercare di portarle a terra. Trascinatele giù, ferite le ali, ma eliminate il vantaggio.
La lezione gli rimbombò nelle orecchie e seppe per certo che anche Kieran la ricordava bene. Lo vide tenere la fata sotto di sé e colpire le ali nel tentativo di tenerla lontana dal cielo.
‒ Merda ‒ gracchiò Kieran nel panico, di fronte ai versi striduli e violenti della fata, che reagì con una forza spaventosa. Estrasse un pugnale d’osso e Kieran cercò di bloccarle il polso, terrorizzato.
Silas ebbe pochi secondi per decidere. Cercò di sgomberare la mente, di evocare la magia, ma le dita gli tremavano così tanto che non riusciva a tenerle ferme.
Kieran teneva la fata sotto di sé mentre tentava di schivare il pugnale puntato contro il suo volto. Girò la testa in tempo per evitare una coltellata nella guancia, gonfiò le braccia per lo sforzo e una vena gli pulsò sulla fronte quando la fata lo respinse indietro.
Non funziona.
La sua magia non stava funzionando, i suoi pensieri erano un groviglio di caos e il suo corpo non gli rispondeva.
Stavano arrivando le altre fate sopravvissute, pochi secondi e sarebbero stati spacciati.
Un urlo squarciò i suoi pensieri e vide Kieran tenersi il braccio lì dove il pugnale si era conficcato.
Silas avvertì le emozioni scorrergli nelle vene, si leccò il sangue fra le labbra e una forte energia statica lo pervase.
Si sentì un tuono assordante e un fulmine trapassò la fata, che urlò mentre piccoli incendi divampavano lì dove il fulmine aveva colpito. L’odore di carne bruciata li invase e una coltre di fumo iniziò a espandersi.
‒ Kieran!
Questo, tenendosi il braccio, si voltò a guardarlo: aveva lo sguardo sconvolto e gli occhi infossati. Si rialzò, instabile sulle gambe e barcollò appena. Le ultime fate gli erano addosso ormai. Tentò di ricongiungersi con Kieran, ma i nemici si divisero a inseguirli.
‒ Corri Silas! Ci ritroveremo nel bosco!
Silas sapeva quanto fosse una pessima idea. Era probabile che quella fosse l’ultima volta che lo vedeva. Doveva avvisarlo, doveva…
‒ Non fidarti del bosco! ‒ riuscì soltanto a gridare, poi fu costretto a correre.
Scappò nel bosco, inseguito da risate cristalline e da quelli che, per la prima volta, gli sembrarono mostri alati e bellissimi.
 
 ⚔
 

Buonasera a tutti!
Questi capitoli come state notando sono un pochino diversi dal solito, c’è molta azione e avventura (?). Vi avviso che saranno quattro in totale i capitoli nel passato, poi torneremo al presente. Ero molto indecisa se spezzarli, ma penso che si sarebbe rotta troppo la narrazione. Vi chiedo perciò di avere pazienza se le scene di azione non sono le vostre preferite ç__ç, ma l’Iniziazione è un momento cruciale per Kieran e per Silas, sia per le loro idee future e per le persone che diventeranno, sia per l’evolversi del loro rapporto ^^.
Mi dispiace se le scene d’azione risultano “confusionarie”. Ho provato a renderle più chiare possibili nonostante il ritmo frenetico e caotico della scena, se c’è qualcosa che vi è sfuggito o che ho scritto in modo troppo confuso non esitate a dirmelo.
   
 
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