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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    07/02/2022    1 recensioni
"Deku si trovò a trattenere il fiato nella stretta navata carica dell’odore di fiori appassiti e cera sciolta. Nella luce danzante della fiammella gli occhi socchiusi di Kacchan erano pieni di ombre e la sua bocca si arricciò in un piccolo sorriso sghembo nel vedere che Izuku non indietreggiava. Sulle sue labbra era rimasta una lieve traccia di quel bacio e aveva il sapore di Kacchan."
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Halloween quest'anno, ha il gusto di una sfida di coraggio fra le ombre di un cimitero antico e la fioca luce dei ceri bruciati su un altare. È il profumo dolciastro dei fiori appassiti e il sapore di un bacio allungo desiderato…
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't take this the wrong way

I want you to be happy

But it's hard to watch you fall again

'Cause now I gotta play pretend

Spending all of my time

Dancing on this fine line

( Play Pretend, Alex Sampson. )

 

Il vestito che indossava era del tutto inadeguato per il locale in cui si trovavano, ma Ochaco l'aveva realizzato quando ormai era troppo tardi e non poteva più accampare una scusa per dare buca agli amici.

Era nero con una gonna rivestita di pizzo leggero che arrivava fino a mezza coscia e le conferiva un'aria un po' sbarazzina. Molto diversa da quella più sexy o alla moda delle altre ragazze con i loro vestitini attillati che catturavano le luci cangianti del locale mettendo in risalto tutta la pelle lasciata scoperta su cui i ragazzi continuavano a posare lo sguardo.

L'unica eccezione la faceva la sua amica, Yaoyorozu Momo, che appariva in quel marasma come una regina, con il suo top bianco e la lunga gonna in velo nero. I lunghi capelli ricadevano lungo la schiena come una morbida massa lucida di piume di corvo, catturando la luce e accendendosi di riflessi dai mille colori.

Nello sporgersi sul bancone del bar e cercare di attirare l'attenzione del barman agitando il braccio nudo, Ochaco era sicura che se ci fosse stata lei al suo posto nessun barman si sarebbe sognato di farla attendere una vita per quattro drink che contenevano più ghiaccio che alcool mentre ragazzi mezzi ubriachi venivano serviti prima nonostante fossero arrivati dopo.

Nel vedere i suoi tentativi cadere in un nulla di fatto per la terza volta, Ochaco sbuffò seccata. ≪ Ehi, devo ordinare! Ce la fai o no? ≫ gridò sopra il trambusto della musica e del vociare dei clienti. Il barista, un ragazzo smilzo che doveva avere una ventina d'anni, le lanciò appena un'occhiata indolente e roteò gli occhi, voltandosi a servire una bella ragazza dai capelli biondi striati di nero e un top talmente stretto e corto da lasciar ben poco all'immaginazione.

Ochaco si trovò a battere il piede a terra, indispettita, solo per ricordarsi troppo tardi dei tacchi che indossava e che gli facevano dolere i piedi.

≪ Stronzo. ≫ sibilò, storcendo la bocca in una smorfia e strappando una risata alle sue spalle. Si voltò di scatto nel sentire una mano poggiarsi sulla sua spalle, già pronta a litigare e con il cuore che aveva perso un battito per la sorpresa, solo per incontrare due occhi rossi caldi e dolcissimi che la fecero subito sentire bene. ≪ Dai non prendertela. ≫ gli disse Kirishima Eijirou con un sorriso dentellato che faceva divampare il rosso nei suoi occhi come qualcosa di caldo e liquido. ≪ Io e Denki siamo convinti che gli scelgano a posta i barman. Fa parte del pacchetto saper lasciare ad attendere per una vita i clienti, altrimenti non si spiega come mai è una tale crociata riuscire a prendere un drink. ≫

Una risatina spontanea sfuggì dalle labbra della ragazza e indugiò al di sotto della cacofonia di suoni mentre Eijirou si faceva avanti per prendere il suo posto e le dava un buffetto sulla guancia paffuta. Alle sue spalle, Ochaco si trovò completamente ingoiata dalla sua ombra dato che era più alto e muscoloso di quanto fosse lei, completamente protetta da ogni gomitata e spinta degli altri clienti che nel tentativo di farsi servire sembravano voler travolgere il balcone fino a scavalcarlo.

In quella bolla di sicurezza, i suoi occhi castani tornarono a fissarsi sulla figura alta ed elegante della sua amica che l'aspettava accanto a un Iida dall'aria impacciata nella camicia candita e quella più armoniosa di Todoroki Shouto.

Formavano uno strano trio nei margini della pista. Tutti vestiti con una sottile eleganza da alta società e un drink alla mano, dietro cui nascondere un sorriso composto. Ogni volta che si guardava attorno, un'espressione di disappunto segnava il viso di Iida, così alto da sormontare di un'intera testa la folla di corpi intenti a ballare al ritmo della musica. Al suo opposto, Shouto sfoggiava una discreta curiosità per tutto quello che lo circondava.

Suo padre non era mai stato troppo propenso a lasciarlo fare amicizia con i suoi coetanei e quelle erano le sue prime uscite, Ochaco trovava affascinante lo stupore quasi infantile che gli si dipingeva in volto a ogni nuova esperienza e che illuminava il suo viso come se qualcuno avesse acceso una lampadina dall'interno.

Infine, c'era Yaoyorozu con il suo bel vestito e la pelle d'alabastro su cui l'ombretto color fumo risaltava, delineandole il contorno degli occhi a mandorla e facendo apparire il nero delle iridi come gemme luccicanti da cui nessuna persona sana di mente avrebbe voluto distogliere lo sguardo.

Era bella, Yaoyorozu. Anzi, era proprio bellissima e nessun barista si sarebbe sognato di lasciarla sbracciarsi per ordinare. Così come i ragazzi si voltavano a guardarla, lei non riusciva a distogliere la sua attenzione dal ragazzo al suo fianco. Era la sua metà perfetta, Shouto, con la camicia nera e i jeans scuri a cui aveva agganciato pigramente il pollice, gli occhi spagliati sotto la frangia dei capelli lisci scivolavano sui compagni con la calma che lo distingueva solo all'apparenza.

Ochaco prese il drink che Eijirou gli porgeva e lo bevette senza distogliere lo sguardo, improvvisamente incapace di negare a sé stessa che il problema non era il bizzarro caschetto dei suoi capelli castani, il trucco applicato con mano inesperta che non la faceva brillare o il vestito acquistato a una svendita in un negozietto da quattro soldi, ma fosse lei stessa ad essere inadeguata.

Yaoyorozu non aveva certo bisogno di mettersi in mostra per attirare l'attenzione. Non le servivano vestiti sexy che mettessero in luce l'abbondanza di forme femminili sul suo corpo o un atteggiamento più spigliato e rumoroso che costringesse le persone ad ascoltarla, lei aveva un fascino più discreto che sfoderava in modo naturale ed elegante.

A meno che non si tratti di fare gli occhi dolci a qualcuno, pensò con una punta di veleno e gli occhi castani si socchiusero nell'abbassare il bicchiere già vuoto e ripoggiarlo sul bancone, sotto lo sguardo esterrefatto di Kirishima. Il sapore della menta e del rum bianco le risultò più amaro del solito nel vedere la sua bellissima amica ridere con grazia e poggiare una mano sul braccio scoperto del ragazzo, un tocco gentile e delicato che pareva una carezza e fece abbassare lo sguardo di Shouto e inarcare un sopracciglio rosato.

≪ Ehm, va tutto bene 'Chako? ≫ le domandò incerto, Eijirou, e una fossetta gli segnò lo spazio fra le sopracciglia quando lei annuì con un po' troppa forza. ≪ Tutto benissimo, morivo di sete. ≫ mentì con un sorriso che non sembrò convincere l'amico. ≪ E ora, mi ordinerò un altro Mojito, ma tu vai avanti dagli altri. Mi sa che stanotte Denki è fortunato, credo si sia appartato da qualche parte dato che non lo vedo. ≫

≪ Ne dubito. ≫ replicò il ragazzo dai capelli rossi quanto i suoi occhi. ≪ Più probabile che sia in bagno a vomitare l'anima. ≫ borbottò, sistemando con più attenzione i drink nelle ampie mani e strappandole un sorriso sincero. ≪ Era già bello che è andato quando l'ho lasciato. ≫

Denki Kaminari era il ragazzo più spigliato e buffo che Ochaco avesse mai avuto modo di conoscere. Negli anni di superiori in cui erano stati compagni aveva avuto modo di scoprire quanto fosse anche imbarazzante nel rimorchiare le ragazze e quanto poco reggesse l'alcool. Ridacchiò al pensiero che fosse crollato addormentato da qualche parte fra i divanetti e una parete e diede una pacca incoraggiante a Kirishima che sarebbe andato sicuramente a cercarlo, dato che era un bravo amico e un ancora più, un bravo ragazzo.

≪ Ti raggiungo tra poco e ci scateniamo sulla pista, okay? ≫ disse, superandolo con un sorriso sbarazzino e cercando d'ignorare la fossetta che era comparsa a segnargli lo spazio fra le sopracciglia. Sulla pista, si appuntò Ochaco, non era il termine giusto e la faceva sembrare del tutto inadeguata.

Kirishima però non la rimproverò, si limitò a un sorriso gentile e si diresse verso gli amici che aveva lasciato sparsi per tutto il locale, lasciandola a guardarlo.

Il sorriso sulle sue labbra si spense lentamente e gli occhi castani tornarono a soffermarsi sul trio che ridacchiava per qualcosa detto. La mano di Yaoyorozu era tornata a stringere il drink così che Shouto poteva osservare le persone intente a dimenarsi sulle sopraelevate e Iida prestare attenzione a quello che la ragazza stava dicendo.

Avrebbe potuto raggiungergli e unirsi a loro o andare dietro a Kirishima e aiutarlo con un Denki che non si reggeva più in piedi, invece, passò la serata accanto a quel bancone a sorseggiare un mojito dopo l'altro, con gli occhi castani che seguivano, perdevano e ritrovavano i suoi amici. A un certo punto, era riuscita perfino ad appropriarsi di uno sgabello e appollaiarsi là sopra sotto lo sguardo scontento del barman che l'occhieggiava di traverso ad ogni nuova ordinazione. ≪ Non starai bevendo un po' troppo, ragazzina? ≫ borbottò, facendole scivolare davanti agli occhi annebbiati un altro bicchiere di plastica colmo fino all'orlo di ghiaccio e foglie di menta. ≪ Non sono nemmeno così tanto certo che il tuo documento non sia falso. ≫

Ochaco prese il bicchiere e chiuse le labbra sulla cannuccia, succhiando il drink con gli occhi castani annebbiati e la testa che girava appena. Non era nemmeno tanto sicura che ci stesse mettendo la quota giusta di rum, nonostante le girasse un po' la testa e avesse un certo sensore di nausea a chiuderle lo stomaco, col cavolo che gli avrebbe rimostrato il documento.

Il ragazzo la stava guardando con l'aria imbronciata e qualcosa di sospettoso nello sguardo, ma non poteva certo dirgli la verità. ≪ È vero quanto il castano dei miei capelli. ≫ rispose, facendogli un gran sorriso con aria del tutto innocente da dietro la cannuccia del drink.

Il ragazzo corrugò la fronte, guardando poco convinto al caschetto di Ochaco che evitò di fargli sapere come si schiarisse di alcuni toni i capelli perché odiava come gli stava il castano scuro con cui era nata. Non era certo colpa sua se in Giappone l'età legale per bere fosse assurdamente fissata ai ventidue anni, ma venisse permesso agli studenti di lavorare sul campo sin dal primo anno di liceo.

Aveva visto più disastri urbani, crolli e spargimenti di sangue di quanto ne vedessero normalmente le ragazze della sua età, eppure il governo non la reputava in grado di reggere un po' di alcool. Ridicolo. Si era guadagnata ogni singolo yen che poteva spendere per quei drink e che stava sottraendo a spese più ordinarie.

Nell'abbassare lo sguardo sul bicchiere provò una gran amarezza nel realizzare che avrebbe dovuto massacrarsi di straordinari anche quel mese per poter coprire le spese ordinarie e aiutare i suoi genitori con le bollette del piccolo appartamento in cui vivevano. I soldi guadagnati durante l'estate erano già stati spesi per la scuola e quel poco che restava per i regali di compleanno organizzati con la classe, le feste e le uscite. Perfino quel vestitino era frutto delle dure ore passate a lavorare e se l'era concesso solo perché non ne aveva che un altro – ancora più inadeguato – da usare per quelle occasioni.

Un sospiro teso le sfuggì dalle labbra carnose nel liberare la cannuccia e fissare il ghiaccio nel suo bicchiere nuotare nel liquido chiaro. L'estate pareva così lontana con le sue giornate troppo calde e le sere fresche, con i colori sgargianti dei vestiti leggeri e l'odore di limone nell'aria.

Le feste di quartiere nel quale risuonavano le antiche melodie tradizionali e le risate dei bambini, l'espressione di candida sorpresa e meraviglia sul viso elegante di lui e il tepore delle sue mani che le scostavano dal viso una ciocca di capelli.

Il modo in cui l'aiutava a indossare lo yukata nella piccola stanza d'affitto resa soffocante dalla calura estiva, sporgendosi a posarle un bacio leggero sulla pelle tesa del collo e strappandole dalla bocca un risolino sciocco che sapeva di calda felicità. Le sue dita cosparse di calli che gli stringevano il braccio con fare protettivo davanti alla comparsa di un criminale durante le interminabili ore di ronda insieme.

Le mancavano le serate passate a ballare sotto un cielo fatto di stelle, con la sabbia fra le dita dei piedi e la risata di Toru nelle orecchie. Izuku che sgranocchiava noccioline per aiutarsi a reggere una birra chiara e che finiva per crollare lo stesso, lamentandosi come un bambino e giurando di non rifarlo più, solo per ricaderci la sera successiva contrariando del tutto Iida e facendo sorridere Shouto.

E poi, i turni interminabili durante il giorno e quelli più strani durante la notte che intervallava con qualche ora di sonno e tante uscite con gli amici a bere e scherzare. A ricordarsi che nonostante la fatica e le difficoltà, tutti i problemi della vita adulta che avevano fatto irruzione nella sua di vita troppo presto, avevano ancora diciott'anni e il mondo era loro.

Novembre era appena agli inizi, eppure l'aria aveva già il profumo della neve alle porte e quell'atmosfera che preannunciava i mesi invernali mentre lei avrebbe voluto tornare al caldo dell'estate, al sole che le scottava la schiena attraverso i vestiti e al sorriso candido sulle labbra di lui che sapeva di gelato alla fragola e stracciatella. Ritrovare le ronde per le vie della città passate a condividere crepes dolci ripiene di gelato che si scioglievano nelle mani e bibite ghiacciate.

Invece, non era stata nemmeno capace di fare per sé stessa quello che aveva fatto per Izuku, pur senza la sua approvazione.

≪ Ochaco, ma dove eri finita? ≫ la voce di Momo, dolce e musicale come una sinfonia angelica, la fece voltare. La testa le girò per un momento, costringendola ad afferrare il bordo dello sgabello per restare in equilibrio e non cadere. Nell'incrociarne gli occhi neri e scintillanti, Ochaco pensò che doveva aver davvero l'aspetto di un'ubriaca se la sua amica la guardava così scandalizzata, la mano graziosa che si poggiava contro la bocca a bocciolo e qualcosa di riprovevole nello sguardo.

≪ Qui. Sono sempre rimasta qui. ≫ rispose allegramente Ochaco, sfoderando un sorriso largo e lanciando un'occhiata al barista che le osservava discretamente. ≪ Con il mio nuovo amico e un bicchiere pieno in mano. ≫. Sollevò il bicchiere giunto quasi alla fine e il ghiaccio al suo interno schioccò mentre alle sue spalle, il barista ruotava gli occhi infastidito e si dedicava a servire qualche altro cliente.

Momo non commentò lo squallore della scena, da brava ragazza di buona famiglia qual era, e si limitò a stringere le labbra in una linea sottile che fece ridacchiare Ochaco come una bambina.

≪ Ti si è sbavato il trucco. ≫ commentò Momo, prendendo a frugare nella pochette ed estraendo un pacco di salviette umidificate. ≪ Vieni che ti aiuto a sistemarti prima di tornare dagli altri. E ci porti un caffè, per cortesia. ≫ disse e sollevando un unico dito guadagnò l'attenzione del barista che ignorò la folla strillante degli altri clienti per servirla.

Ochaco la guardò con una morsa di acida amarezza a serrarle lo stomaco, senza sapere se si trattava dell'alcool ingerito o della consapevolezza che lei non sarebbe mai riuscita ad ottenere un risultato simile con la stessa eleganza. La bocca le si storse in una smorfia e il nasino si arricciò. ≪ Lascia perdere, guarda. Penso che me ne tornerò a casa. Queste scarpe mi stanno uccidendo e comunque sembro una scappata di casa che ha rubato la prima cosa trovata ≫

Era un giudizio piuttosto duro da rivolgere a sé stessa, lo capì dal modo in cui l'altra ragazza la guardò. La sua bocca a bocciolo si schiuse e gli occhi neri si sgannarono nel fissarla. ≪ Ma che dici, Ochaco. ≫ protestò con voce musicale, allungando la mano per sistemarle alcune ciocche di capelli. ≪ Tu sei bellissima. Hai solo l'aria un po' stravolta e te ne stai qui tutta immusonita. Se c'è qualcosa che ti preoccupa... ≫

Ochaco non rispose, distogliendo lo sguardo da quelle iridi nere che la guardavano con affetto sincero. Sembrava una regina, Yaoyorozu. Perfino con il mascara e l'ombretto che avevano perso lucentezza con il passare delle ore, ancora con i lunghi capelli in ordine e la pelle fresca come il bocciolo di una rosa.

Lei invece si sentiva accaldata, appiccicosa per gli umori della stanza e il sudore adrenalinico di chi si stava lasciando andare, con l'odore dell'alcool nei capelli e il suo sapore nella bocca. La premura con cui si sporse a sistemarle l'eyeliner sbavato la fece sentire a disaggio, fuori luogo e inadeguata, più del vestito che indossava.

≪ Non pensi che questo vestito non vada bene per questo locale? ≫ le domandò con incertezza pur sapendo che la sua amica non avrebbe mai detto qualcosa di scortese, per quanto vero fosse. ≪ Che mi faccia sembrare... strana? ≫

Momo si raddrizzò, sbattendo le lunghe ciglia e soppesandola con calma, un'espressione pensierosa sul bel viso. Ochaco l'osservò in attesa, mordicchiandosi il labbro inferiore con il cuore che batteva rapido in petto e la musica pulsante a rimbombarle nelle orecchie. Non si sorprese quando lei scosse la testa e le sorrise. ≪ Era questo che ti preoccupava? Oh 'Chako, ma stai tranquilla. Ti fai troppe paranoie. ≫ la rimproverò bonariamente, sorridendole.

Avrebbe voluto ricambiare quel sorriso, ma era fin troppo consapevole di come avesse evitato di darle una risposta diretta e chiara. Forse, perché non le sarebbe piaciuto il suo responso o perché sarebbe suonato troppo scortese per una ragazza educata come Yaoyorozu.

Qualunque fosse la ragione, Ochaco non ebbe nemmeno il tempo di pensare a una risposta perché l'altra ragazza la guardò con occhi scintillanti e un sorriso speranzoso sulle labbra rosate. ≪ Sai, penso che stanotte sia la notte in cui Shouto si farà avanti. Me lo sento. Siamo in sintonia come mai prima. ≫

C'era calore nella sua voce ridotta a un sussurro speranzoso, nel modo in cui le stava pulendo il viso dalle sbavature e pettinando i capelli con le dita umide, in quegli occhi neri che la guardarono da sotto le lunghe ciglia scure. Era così bella quando sorrideva, elegante e femminile in un modo del tutto adatto ai lunghi silenzi composti di Shouto Todoroki. Eppure, lui non era solo questo. Non era solo quello che la gente si aspettava da lui, dal suo nome e dal suo sangue, ciò che mostrava al mondo intero e che erano briciole in confronto a ciò che celava.

Nel guardare la sua amica, Ochaco provò l'impulso così forte di mettersi a urlare da sentire la bocca tremare. Strinse la presa sulla sua seggiola e soffocò quel bisogno con un sorriso. ≪ Sarebbe bello, Momo. ≫ le disse, scandendo le parole per sbiascicare di meno.

Lei annuì, stringendo la salvietta fra le mani affilate e stropicciandola in modo distratto. ≪ Si, speravo che accadesse prima. Ad Halloween ero praticamente certa che i nostri nomi sarebbero stati estratti insieme, ma non è accaduto. ≫ ammise, procurandole un dolore sordo da qualche parte nel petto che si acuì quando lei sollevò lo sguardo in cerca di una rassicurazione o una conferma. ≪ Ma ora è diverso, sono sicura che andrà bene. Vero? ≫

Poche volte, Ochaco si era sentita così tanto inadeguata e incapace di aiutare qualcun altro come in quel momento. Quando Izuku le aveva confessato la sua cotta per Bakugou Katsuki, non gli era stato chiaro il come fosse potuto accadere che un ragazzo tanto dolce e gentile potesse innamorarsi di uno stronzo che a volte non pareva nemmeno umano, ma gli erano subito balenati in mente diverse strategie per aiutarlo a conquistarlo.

Macerie da spostare, civili intrappolati in luoghi stretti e inaccessibili, missioni di shopping dell'ultimo momento o piani di conquista alla stregua dell'impossibile. Non c'era nulla che avrebbe potuto fermarla, perché nulla aveva più importanza per Ochaco che vedere i suoi amici felici e soddisfatti. Ma dire a Momo quello che voleva sentirsi dire o peggio, aiutarla ad ottenerlo, era un'altra cosa e le riempiva la testa di un silenzio ovattato terribilmente fastidioso.

≪ Momo... ≫ iniziò a dire, schiudendo le labbra secche alla disperata ricerca delle parole giuste da pronunciare. Voleva davvero che quegli occhi scuri continuassero a splendere di speranze e vederla sorridere, perché le voleva davvero bene, ma cosa poteva dirle in quel momento che fosse sincero e non la ferisse?

Nel cercare una risposta i suoi occhi castani colsero un movimento fra la folla che le risultò famigliare. Il suo sguardo si spostò alle spalle della ragazza e riconobbe i ragazzi avvicinarsi a loro.

≪ 'Chako, dove eri finita? ≫ urlò Denki Kaminari, andandole incontro man fermo sulle gambe. I biondi capelli si erano appiccicati al viso sudato su cui svettava un sorriso sciocco che lasciava capire quanto fosse ubriaco. Tanto che Iida dovette afferrarlo per le braccia e rimetterlo dritto. Per tutta risposta, lui rise e la sua allegria avrebbe fatto ridacchiare anche Ochaco se non avesse visto Kirishima e Shouto proseguire verso di loro, lasciando gli altri due indietro.

Il suo cuore perse un battito, la voce di Momo risuonò nella cacofonia di suoni e il sorriso di Eijirou si stese sul suo viso, ma tutto quello a cui Ochaco riuscì a pensare fu che avrebbe fatto meglio ad andarsene prima o a non venire affatto.

Non quella sera, almeno.

≪ Ehi, che fate qui in disparte? ≫ le domandò Kirishima incuriosito, strappandole una smorfia. ≪ Mah, nulla di che. ≫ rispose, accennando un sorriso di scuse. Lanciò un'occhiata alla ragazza al suo fianco che si era rianimata alla vista dei ragazzi e di uno in particolare, e aggiunse. ≪ Stavo giusto dicendo a Momo che io torno a casa. ≫

Un'espressione sorpresa e delusa comparve sul viso di Kirishima, gli occhi rossi si socchiusero nel guardarla. Accanto a lui, Shouto inarcò un sopracciglio rosato, gli occhi spagliati sotto la frangia delicata dei capelli pieni delle ombre generate dalle luci cangianti cercarono d'incrociare i suoi senza che lei glielo permettesse.

I muscoli sotto la camicia nera si tesero appena, ma i tratti raffinati del viso di lui si tesero senza tradire nemmeno uno dei suoi pensieri agli occhi degli altri. Ochaco cercò di concentrare il suo sguardo sul rosso delle iridi di Kirishima e non pensare al formicolio che aveva preso a risalirle lungo le gambe ora che quegli occhi particolari erano su di lei, di ignorare Momo che si fece avanti, i lunghi capelli neri che ondeggiavano sulla schiena semi scoperta e un lieve broncio a incresparle le labbra rosee. ≪ Pensa di non stare bene con quel vestito. Per favore, diteglielo anche voi che non è così. ≫

Una strana espressione comparve sul viso di Kirishima. L'improvvisa attenzione di cui venne investita le fece scottare le guance per l'imbarazzo mentre Momo si voltava verso il ragazzo al suo fianco e gli sfiorava il braccio con le dita lunghe e affusolate. ≪ Dirglielo anche tu, Shouto, che sta benissimo con quel vestito. ≫

Il suo cuore perse un unico doloroso battito, a quella richiesta crudele. Eppure, non resistete alla tentazione di sollevare lo sguardo e incrociare quelle iridi color fumo e cielo d'estate. Il sapore di limone e rum sulle labbra le parve farsi più pronunciato, così come il ricordo del sole caldo sulla pelle e il frusciare pigro delle lenzuola nell'aria che profumava di limonata fresca e della pelle di lui.

"Dobbiamo alzarci. Faremo tardi" la voce impastata di stanchezza e il sole che gli accendeva l'iride azzurra di riflessi argentei, mettendo in rilievo la cicatrice rosata sul candore della pelle, il sorriso pigro con cui la guardava nello stropicciarsi l'occhio. Il cuore che le batteva rapido in petto tanto come stava facendo in quel momento, fissando il riflesso di ricordi che sapevano d'estate negli occhi di lui, chiedendosi se lui stava guardando la stessa cosa nei suoi.

Era appena un momento, ma a Ochaco parve durare ore quel lungo istante di silenzio in cui la guardò senza che nessun altro sapesse, senza che lei dovesse fingere di non sapere e di non ricordare. Qualcosa si contrasse nel suo ventre sotto quello sguardo così particolare che cercava di tenere stretti pure i pensieri più superficiali.

≪ Stai benissimo, Uraraka, con quel vestito. ≫ le disse, scandendo le parole con cautela e causandole un crampo doloroso al ventre. Gli occhi spagliati rimasero fissi nei suoi, il mondo parve svanire, la musica divenne una pulsazione sorda che scandiva i battiti del suo cuore e Ochaco si trovò a chiedersi cosa sarebbe successo se la notte di Halloween avesse truccato la propria estrazione come aveva fatto con quella di Izuku.

≪ Vedi? Lo pensa anche Shouto, perciò ti prego 'Chako smetti di startene qui tutta sola e vieni a ballare con noi. ≫ La voce di Yaoyorozu s'intromise nel suo mondo, mandandolo in frantumi con un sorriso affettuoso che riuscì a farla sentire la persona peggiore del mondo.

Shouto distolse lo sguardo, affondando entrambe le mani nelle tasche dei jeans e Ochaco avvertì il crampo nel suo ventre farsi doloroso in modo del tutto diverso nel vedere la mano di Yaoyorozu stendersi a prendere la sua con un sorriso genuino sulle labbra.

Per un attimo, le venne voglia di mettersi a gridare. Ne sentì l'impulso fin dentro il petto e nella testa. Dovette chiudere gli occhi per riuscire a soffocarne l'eco e quando gli riaprì, il mondo ondeggiava in un mare di colori e la sua mano stringeva un drink mezzo finito. Sollevò l'altro braccio in alto, sorridendo fino a farsi male alle guance e con una risatina allegra sulle labbra tese in un sorriso che dissimulava alla perfezione l'amarezza che provava, scese dallo sgabello e circondò le spalle dell'amica. ≪ Okay, gente. Mi avete convinta. Andiamo a divertirci! ≫

Kirishima le rivolse un sorriso sollevato, Momo fece una piccola smorfia nel lasciarsi trascinare dalla sua allegria spumeggiante. L'unico che parve non crederle e restò a guardarla con sguardo impenetrabile, fu Shouto, ma a lui Ochaco non si permise di lanciare più nemmeno uno sguardo che potesse rivelare il suo gioco di finzioni.

 

   
 
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