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Autore: Godric Gryffindor    08/02/2022    0 recensioni
Sei anni dopo la battaglia di Hogwarts, Harry e Ginny, che ormai convivono, decidono di sposarsi. Tutti sono felici e fanno loro molte congratulazioni. Nessuno sa, però, che il mondo magico potrebbe essere di nuovo in pericolo, e che potrebbero andarci di mezzo streghe e maghi innocenti o che sono il culmine della cattiveria. Ognuno è in pericolo, e Harry e Ginny potrebbero essere indecisi sul fatto di voler celebrare ancora il loro matrimonio. Riusciranno a mettere fine al male ancora una volta?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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capitolo 2 INVITO AL PASSATO Dopo lunghi giorni passati al freddo, il sole si alzò alto su Casa Potter, e portò un po’ più di tepore dei giorni passati. L’ultima settimana di novembre fu annunciata dal brusco comportamento della natura al sorger del sole; mai, nel piccolo paesino di Londra, c’era stato così tanto fermento e trepidazione: il rumore delle foglie calpestate dalla gente, il fruscio dei cespugli e la forte luce del sole creavano la stessa atmosfera di una città affollata. Le case, tutte colorate, aiutavano ancora di più l’atmosfera frizzante. Ancora, in Casa Potter, la luce era spenta; almeno per Harry. Ginny si era alzata molto prima. Un po’ per mettere a posto la casa e po’ per riflettere su come svegliare Harry: sempre trovava un modo per dormire di più di quello che doveva e scappare alle richieste di Ginny di essere aiutata. Da lì a pochi minuti la porta della camera da letto si aprì, e Ginny, con la bacchetta lucente in mano, entrò silenziosamente nella buia stanza. Harry (su questo lei non aveva avuto dubbi), dormiva ancora. Le bastò un solo gesto per aprire le persiane e tirare le tende: “Il sole splende, e sono già tutti in piedi: sei un dormiglione!”disse Ginny, con aria divertita. Harry, però, fece solo un verso e poi si girò dall’altra parte, ma non aveva scampo. La finestra lucente da un lato e la bacchetta ancora luminosa di Ginny dall’altro; doveva rassegnarsi. Quando Harry decise, dopo qualche secondo di attesa, di mettersi seduto sul letto e togliersi le coperte di dosso, Ginny lo sgridò: “Ieri hai lasciato tutto in disordine: piatti nel lavandino e radio fuori posto.. Neanche con la magia hai voglia di lavare i piatti!” “Scusa.. Avevo sonno” rispose Harry, un po’ risentito. “Niente, ma ora alzati, che devo rifare il letto. Va’ a fare colazione.” Harry stava per mettere le ciabatte e scendere dal letto, quando si fermò: “Senti, hai ricevuto posta stamattina?” “Harry, oggi è domenica… I gufi non arrivano a consegnare e nemmeno spediscono” “Perché… Niente” Ginny lo seguì con sguardo preoccupato fino a quando non riuscì più a scorgerlo. Harry, ancora assonnato, scese le scale, ma prima di poter toccare con il piede il pavimento scivolò e cadde a terra: la testa gli girava e non riusciva più ad orientarsi. Ginny per fortuna sentì il rumore della caduta e corse in suo aiuto: “Harry, stai bene?” “Sì, tutto a posto” Ginny lo ignorò: “Non hai l’aria di star bene.. mettiti sul divano, e non ti muovere per nessun motivo” “Ma se ho bisogno di qualcosa?” Il solo sguardo della sua quasi-moglie gli bastò per comprendere che aveva detto una colossale stupidaggine. Si girò e arrivò fino al divano, dove si coricò e aspettò Ginny che lo coprì. Lei era preoccupata, e le si leggeva negli occhi, fino a quando.. Harry si alzò di scatto. "Ti senti meglio?" gli chiese lei, vedendo che si era alzato e aveva messo la coperta ai piedi del lungo divano. Harry non si era nemmeno accorto di essere in piedi: fissava il muro di intonaco bianco davanti a sé. Aveva avuto una visione. Ne era così immerso che solo dopo che Ginny gli parlò si rese conto del fatto che era perfettamente in equilibrio sui suoi piedi. “Ehh.. Sì, è solo che.. Niente” rispose lui, un po’ scombussolato. “E’ solo che?” gli fece eco lei. “Tutto bene?” “Sì.. Vado a fare colazione” era sicuro che ciò che aveva visto nella sua mente fosse una visione; era così chiara e nitida.. Dopo qualche giorno dopo, ricevette una lettera, che si rivelò essere della Professoressa McGonagall. Lui e Ginny erano così stupiti di aver ricevuto una lettera da lei, che ci misero un po’, prima di aprirla e leggerla. La lettera citava: “Cari Harry Potter e Ginny Weasley, Siete stati invitati entrambi ad una partita di Quidditch speciale, a cui partecipano tutti i grandi successi della scuola negli ultimi 7 anni. Tutti e due avete fatto carriera in Grifondoro, e per questo siete stati presi in grande considerazione. Vi aspettiamo per il primo di dicembre. Per motivi di numeri, e dato che le case sono 4, avremo il piacere di ospitarvi ad Hogwarts per qualche giorno, in attesa della fine del torneo. Ci tenevo inoltre a dirvi che anche il signor Weasley e la signorina Granger saranno invitati. Aspetto conferma, Minerva McGonagall” Entrambi rimasero sorpresi, tanto che solo dopo alcuni secondi iniziarono a conversare. “Wow, direi.. Proprio wow!” disse Harry emozionato. Tanto tempo che non sentiva quei tifosi, tanto tempo che non vedeva quegli spalti e quella scuola. Tutto sembrava fantastico. “Già, davvero bello.” continuò Ginny, anche lei un po’ stupita, ma contenta. “Va bene, ci saremo. Rispondi tu alla McGonagall… Io vado al San Mungo, e poi inizio a preparare le valigie.. Mancano pochissimi giorni” “Al San Mungo?” chiese Harry turbato “Perché?” “Devo fare alcuni controlli, ultimamente non mi sono sentita bene, ma sicuramente non è nulla di grave. Se c’è qualcosa che non va ti aggiorno. Ciao caro” Ginny baciò Harry e poi si diresse ai piani superiori per cambiarsi e poi uscire. Nel frattempo Harry rispose alla lettera: “Cara professoressa McGonagall, Grazie per l’invito, noi ci saremo. Ci vediamo il primo Dicembre. Con affetto, Ginny e Harry Potter” Una volta legata la piccola pergamena alla zampa del gufo, che volò via, Harry chiese a Ginny di poterla accompagnare, ma lei, come lui credeva, rifiutò e gli disse che se la poteva cavare benissimo da sola. Non gli andava, però, di aspettare tutto il tempo a casa da solo, così prese l’iniziativa di andare a Diagon Alley, dove avrebbe preso due bellissime scope nuove per la grande partita. Una volta smaterializzato in Diagon Alley, Harry arrivò dritto dritto nel negozio di scope, dove ne vide un’infinità. Ninbus, Firebolt, e addirittura c’erano ancora delle Tornado, anche se molto vecchie. Tante volte a Harry gli occhi caddero su una nuovissima Firebolt Flash, che alla fine decise di comprare, ma non per sé stesso, per Ginny. Tante volte le aveva fatto dei regali, ma questo sarebbe stato la ciliegina sulla torta. Il nero legno di Ebano, i sottili ramoscelli di ciliegio e la scritta d’oro Firebolt Flash sul manico, erano a dir poco FA-VO-LO-SI. Lei ne sarebbe andata matta. Alla fine non seppe resistere alla tentazione, e ne comprò una anche per lui. Tornando indietro passò davanti al negozio di Ron, ma non ci pensò nemmeno ad entrare, perchè il suo amico gli avrebbe sicuramente rifilato qualche scherzo che avrebbe potuto rovinare la sua nuovissima giacca e anche fare infuriare Ginny, che avrebbe dovuto lavarla anzichè preparare le valigie per Hogwarts. Inoltre se la sarebbe presa di sicuro con suo fratello, e gliel’avrebbe fatta pagare prima di salire sull’Hogwarts Express, che sarebbe partito solo per coloro che dovevano giocare la partita. Dopo aver pensato a tutte le varie cose che avrebbero fatto arrabbiare Ginny, svoltò di fretta l’angolo prima che Ron lo vedesse e gli chiedesse di entrare. Finito il suo giro passò alla Gringott, la banca dei maghi, e ritirò qualche galeone, nel caso servisse: dopo tutti i suoi prelievi, ancora i goblin non gli avevano detto che non ne poteva fare altri perché i soldi erano finiti. Uscito dalla Gringott si smaterializzò e tornò a casa. Tra tutte le cose che aveva nella testa, c’era anche Ginny: la sua tranquillità nel dire che il controllo che stava andando a fare non era niente di che, e che Harry non doveva preoccuparsi, non erano per niente d’aiuto. Quando lei arrivò a casa, la prima cosa che Harry le chiese, era proprio come era andato il controllo: tra le tante cose che amava di Ginny, c’erano anche quelle che non gli piacevano tanto, e questa era una di quelle; Ginny odiava essere al centro dell’attenzione e tanto meno essere aiutata. Usò la scusa del ‘devo preparare le valigie, o non saremo pronti per tempo’, per non dire nulla a Harry. Proprio mentre lui era seduto sul comodo divano davanti al camino acceso, qualcosa gli trapassò la mente: subito, si accorse che era appena successo qualcosa di molto strano. Ombre scure gli trapassavano il cervello, urla di gente spaventata, vedeva tutto sfocato nella sua mente… Ed eccola lì, sempre la stessa immagine, questa volta ben visibile, di facce spaventate che guardavano verso l’alto. Non era la prima volta che un’immagine si ripeteva diverse volte nella sua mente. E di nuovo, nel passare degli anni, ancora non era certo di essere al sicuro. Di nuovo si chiedeva se quello che aveva vissuto lui e la sua famiglia avrebbe dovuto ripetersi ancora una volta. Tutto era un po’ sfocato, ma una cosa era ben chiara: non c’era ancora tanto tempo per essere sereni; il mondo dei maghi, forse, era ancora in pericolo. Anche se le prove erano ridotte, la sensazione gli faceva venire la pelle d’oca. Cercò di dimenticare ciò che aveva appena visto, anche se non poteva ignorarlo per sempre. Forse far correre non era la cosa giusta da fare, ma per il momento non voleva né far spaventare Ginny, né la comunità dei maghi attorno a lui. Voleva almeno che la partita di Quidditch passasse serena.. Neanche il tempo di finire la riflessione che la voce squillante di Ginny gli arrivò alle orecchie: “Allora, mi vieni a dare una mano!? Harry, quante volte ti ho detto che non puoi mettere tutti gli scherzi del negozio di Ron in mezzo ai vestiti? Prima o poi mi verrà un infarto! Harry! Harry!!” Ginny scese giù perchè sembrava che lui non volesse proprio ascoltarla, e quando arrivò nel salotto, Harry se ne accorse subito e prese la scopa che le aveva comprato: “Ginny, oggi ero a Diagon Alley per fare un giro, e ho trovato questa.. Mi è piaciuta, e così te ne ho comprata una.” “Harry, ma… Quella è la nuovissima Firebolt Flash! Come sei riuscito a comprarla? Costa un sacco di galeoni!” “Ho usato i nostri soldi e poi sono andato alla Gringott per recuperarli dalla mia camera blindata” “Non avresti dovuto farlo, quei soldi sono da risparmiare...” lo rimproverò Ginny “Ma grazie davvero. Se vogliamo far vincere Grifondoro, avremo bisogno di queste.. E a proposito, hai risposto alla McGonagall, vero? Le valigie sono pronte e dopodomani prenderemo l’Hogwarts Express. Si torna ai vecchi tempi. Preparo la cena e poi andiamo a dormire. Domani sarà un lungo giorno pre-partenza” continuò Ginny, che sembrava molto entusiasta di partire per Hogwarts. Harry aveva la testa riempita delle sue parole, ma alla fine riuscì a fare ordine e le rispose: “Si ho risposto alla McGonagall.. E Ginny” la chiamò prima che lei si girasse e se ne andasse “mi vuoi dire per cosa era quel contr..” “Harry, non ci provare! Non lo saprai neanche se la notte mi svegli, quando sono un po’ rimbambita, e me lo chiedi.. A me non freghi!” Prima di lasciare il salotto aggiunse: “Ah, e grazie ancora per la scopa”. Gli girò le spalle e si diresse verso la cucina. Due giorni dopo, il mattino alle 9:00, Ginny svegliò Harry, che come al solito aveva la voglia di vivere pari a quella di un orso in letargo da 2 mesi, e nella fretta di dirigersi a King’s Cross Harry dimenticò ben due volte la sua scopa e una volta la sua testa. Riuscirono così a incontrarsi con Ron e Hermione solo alle 10:45, e a oltrepassare la barriera in tutta fretta esattamente 2 minuti prima che il treno per Hogwarts partisse. Appena arrivarono al binario 9 ¾, tutta la fretta di salire sul treno cessò: i 4 amici ancora non ci credevano, ma stavano per salire un'ultima volta sull’Hogwarts Express e arrivare per l’ultima volta nella loro vita ad Hogwarts. Il fumo della locomotiva nera e rossa, con la targhetta ‘HOGWARTS EXPRESS’ scritta in bianco e appiccicata sul fronte della locomotiva vera e propria, suscitava in Harry e i suoi amici la stessa sensazione della prima volta in cui ci erano saliti. Tante cose erano cambiate, e la più evidente era il fatto che ormai non erano più ragazzini che non sapevano al mondo a cui andavano incontro; ora erano adulti ed esperti della magia, capaci e responsabili di loro stessi. Forse era quello ciò che non li faceva sentire esattamente come prima: erano diversi, e non vedevano più le cose come le vedeva un bambino o una bambina di 11 anni che stava per salire per la prima volta sul treno. Harry vedeva tante cose in quel momento, che lo rendevano felice e che gli facevano ricordare i bei tempi: Ginny e Hermione camminavano davanti e lui e Ron, il suo migliore amico. Il tempo dei ricordi, però, era terminato, perchè era ora di rivivere tutte le belle avventure, partendo proprio dal treno. Salirono tutti insieme, felici e pieni di energia, pronti a riabbracciare il passato e mettere da parte, almeno per adesso, il futuro, che non vedevano ancora chiaramente. Gli scompartimenti del treno erano come Harry li ricordava: i divanetti verdi e esattamente sopra, le griglie grigie per mettere a posto le valigie, le porte di vetro con le cornici rosse e le pareti molto sottili tra uno scompartimento e l’altro. Ne scelsero uno nel penultimo vagone, quasi completamente vuoto. Prima di arrivarci avevano visto qualche ex alunno delle casate di Tassofrasso e Corvonero. “Per fortuna non abbiamo ancora visto quello smorfioso di Draco Malfoy” disse Ron; Hermione abbozzò un sorrisetto. “Su, non siamo più dei bambini! Sarà maturato anche lui, no?” li rimproverò Ginny, che sembrava non condividere il comportamento dei due amici. “Sei noiosa..” commentò Ron, per fare izzare i nervi di Ginny. “E tu sei davvero stupido; insomma, ti comporti come un bambino del primo anno!” “Guarda che non è compito tuo rimproverarmi.. Non sei neanche più grande di me!” “Ma sono la tua unica sorella!” “Insomma, non significa che..” “Smettetela!!!” urlarono insieme Harry e Hermione, che sapevano come sarebbe andata a finire se non fossero intervenuti. Ad un certo punto la porta dello scompartimento si aprì ed entrò un ragazzo con una faccia familiare: il collo molto lungo, la pelle un po’ scura e la parlantina. Non poteva essere nient’altro che Dean Thomas, amico di “dormitorio” di Ron e Harry, nonchè ex fidanzato di Ginny. Per un lasso di tempo aveva anche sostituito Katie Bell come cacciatore nella squadra di Grifondoro al VI anno di Harry a Hogwarts. Non era mai stato sgarbato con Harry, ma non si può dire che fosse un suo amico stretto. Proprio nell’istante in cui lo scompartimento era stato privato della sua intimità e segretezza, ed era entrato Dean, Ginny sembrava molto scombussolata, e forse imbarazzata, dall’arrivo del suo ex fidanzato che aveva lasciato solo per il fatto che la aiutava sempre a passare dal buco del ritratto della torre di Grifondoro come se lei non ne fosse stata capace. Inoltre Ginny non aveva mai avuto contatti, né parlava con Dean da quando si erano lasciati, cioè la bellezza di 7 anni. Lui salutò educatamente, e poi disse: “Scusate se vi disturbo, ma ho saputo che eravate sul treno e volevo salutarvi, se vi fa piacere” “Ehm… Certo Dean, entra pure” lo accolse educatamente Harry Dean si stava sedendo proprio nel sedile di destra, vicino a Ginny, ma lei si fece più contro il finestrino dello scompartimento, e chiese a Harry di avvicinarsi: lui obbidì, in modo che non ci fosse più spazio vicino a Ginny, per sedersi. Probabilmente lei non si sentiva a suo agio. Dean si accomodò poi dall’altra parte del divanetto, vicino a Harry. La situazione era all’inizio molto imbarazzante, ma poi tutti si ritrovarono. Una mezz’oretta dopo, Luna Lovegood decise di accomodarsi anche lei nel loro scompartimento, così fecero il resto del viaggio tutti insieme a parlare e chiacchierare. Ovviamente tra tutte le domande salì in superficie quella più scontata: “Che cosa ci fate qui?” domandò Hermione sorpresa. “Bè, la McGonagall ha mandato anche a me la lettera, dicendomi che dato che molti vecchi giocatori non avevano accettato di giocare la partita, io sarei servito come riserva” si spiegò Dean. “A me invece hanno invitato per via di Neville.. Da quando stiamo insieme, non ci vediamo molto, per questo sono venuta, oggi” concluse infine Luna. Il viaggio fu molto lungo, ma piacevole: parlare di vecchie avventure vissute insieme e partite vinte insieme, era gradito a tutti. Solo Ginny, Harry notò, non era proprio a suo agio: si interrompeva per non parlare nello stesso momento di Dean e sembrava avesse il paraocchi, perchè non guardava mai oltre Harry; aveva sempre lo sguardo fisso su Luna o Hermione, che sedevano entrambe di fronte a lei. Quando il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade, tutti si alzarono dai caldi sedili e presero i loro bagagli prima di lasciare il treno. Appena usciti dal loro scompartimento, Ginny prese Harry per mano e non lo lasciò per il resto del viaggio fino al castello. I sei amici camminavano tra i negozi del piccolo villaggio, rivivendo, con il potere del ricordo, tutti i bei momenti che avevano passato in quel piccolo paesino che precedeva Hogwarts. Ancora, nonostante la nebbia in cui camminavano, riconoscevano Zonko, Mielandia, i Tre Manici di Scopa.. Arrivati al cancello di Hogwarts, Hermione mandò un Patronus nel segno che erano tutti giunti a destinazione; era indirizzato alla professoressa McGonagall. Qualche minuto dopo, però, una sagoma di un uomo quasi due volte più grande del normale e largo cinque, si avvicinò al castello: Hagrid era venuto a prendere i suoi amici. “Hagrid!” esclamarono Ginny, Harry, Ron e Hermione. “Ciaoooo!!! Mi siete mancati a me, lo sapete? Mi trovate invecchiato?” rispose Hagrid al grande saluto. “E tu ci trovi invecchiati?” chiese scherzosamente Hermione “No, vi trovo giusto cresciuti di qualche anno” rise altrettanto lui “Dai entrate, o la professoressa McGonagall mi riprenderà se non raggiungerete subito la Sala Grande, sta facendo un discorso tutto dedicato per voi, forza!” Tutti gli ex giocatori di Quidditch seguirono Hagrid all’interno della scuola, e poi nella Sala Grande. Come tutti gli anni in cui Harry, Ginny, Ron e Hermione avevano frequentato la scuola, l’ingresso aveva un gigantesco portone di legno, e dopo, una grande scalinata li portava nella maestosa Sala Grande, illuminata da tante candele accese che galleggiavano in prossimità del cielo stellato. Il momento che tutti, ma soprattutto Ron, stavano aspettando, era il banchetto, ma l’attesa sembrava infinita, perché il discorso di benvenuto agli ex giocatori, la McGonagall lo trasformò in un discorso per il G.U.F.O.: “Buona serata a tutti, oggi sono orgogliosa di dare il benvenuto a tutti i nostri successi della scuola. Immagino sarete contenti di averli con noi per questi giorni: confido a tutti che io stessa sono lieta di ospitarli, e non vedo l’ora che giochino, domani. Rammento, però, che gli ospiti non potranno girare per i corridoi nella zona delle classi, nelle ore di lezione, e il resto delle regole le conoscono già. Il nostro custode, Mr. Filch, terrà d’occhio tutti voi. E’ bene che non diate fastidio…” Tutte quelle parole fecero addormentare persino Hermione e Ginny, che per rispetto dei professori non si erano mai e poi mai addormentate in un discorso fatto dal preside. Quando Ron cercò di svegliare Hermione appoggiata sulla sua spalla, la toccò leggermente sulla clavicola, lei sobbalzò e fece un verso del tipo “Uhm”, che rimbombò per tutta la Sala Grande, dove la McGonagall le rivolse uno sguardo severo, di profondo disgusto. Per fortuna il discorso non durò poi così tanto, e Ginny si svegliò giusto in tempo per il banchetto: tutti erano molto affamati. Risedersi di nuovo in quei tavoli, accerchiati da mille altri Grifondoro, era la sensazione più bella del mondo: tutti erano entusiasti di avere in tavolo con loro i grandi successi di Quidditch. Non solo i Grifondoro, ma anche i Tassofrasso, i Corvonero e i Serpeverde facevano così tanto baccano che era impossibile parlare con la persona vicina senza urlare. Il banchetto, come sempre, era stato soddisfacente, e tutti erano contenti di andare a dormire sazi, senza nemmeno un centimetro quadrato dello stomaco vuoto. Gli studenti e alcuni insegnanti si ritirarono quasi subito nei dormitori, mentre tutti quelli che partecipavano al torneo e la professoressa McGonagall si riunirono nella Sala Professori, luogo insonorizzato da una potente magia, dove si stabilirono le varie tattiche di gioco e si decise l’ordine in cui le squadre di Quidditch avrebbero giocato nei giorni a venire. La professoressa McGonagall non mancò di essere anche stavolta lunga con il suo discorso, anche se Ginny, Ron e Hermione ascoltavano molto attentamente. Solo Harry, il cui pensiero vagava in altri mondi, non sembrava prestare molta attenzione: “Ehi! Harry!” lo rimproverò Hermione, che gli diede un colpo sulla spalla. “Ehm?” rispose Harry in modo confuso “Presta attenzione!” “Si.. Si, scusa…” rispose Harry, che però aveva la testa da un’altra parte, e non riusciva proprio a restare attento. “Harry, per l’amor del cielo, vuoi ascoltare? A che cosa pensi!?” gli urlò Hermione nelle orecchie. Il resto della riunione passò esattamente in questo modo: non una volta che Harry intervenisse nell’organizzazione del piano di gioco o che non si facesse rimproverare da Hermione. Anche quando i 4 amici salirono i grossi e freddi gradini di pietra, non una volta che Harry si inserisse nel discorso. Ovviamente sia Ginny che Hermione se ne erano accorte: l’unico che sembrava non accorgersi di nulla era Ron. Si salutarono poco dopo essere arrivati nelle loro camere, e si divisero. Ginny fece finta di nulla fino a quando non arrivarono in camera e la insonorizzarono; solo quando fu sicura che nessuno li sentisse, si sfogò: “Harry, si può sapere che cos’hai?” “Niente, sono solo un po’ stanco per il viaggio, davvero.” “Harry, devi dirmi che cosa c’è. E’ tutta la sera che non ascolti ciò che diciamo io e gli altri. C’è qualcosa che non va, non negarlo” ora Ginny era davvero arrabbiata e preoccupata allo stesso tempo, anche se Harry avrebbe voluto evitare questo passaggio. Lei camminava nervosamente per tutta la stanza, mentre lui era seduto sul letto, intento a non fare vedere lo sguardo che le nascondeva, e che forse nascondeva anche a sè stesso. “Ginny, ho paura: paura che tutto ritorni come era, paura che quello che abbiamo vissuto sei anni fa potremmo riviverlo. Il più grande incubo si sta realizzando, e non so davvero che cosa credere.” Ora Ginny non era solo preoccupata, era terrorizzata dalle parole di Harry: “Vuoi dire che hai questa sensazione da giorni e che non me l’hai mai detto? Harry..” “Avevo paura anche di questo: non volevo farti spaventare e nemmeno preoccupare di cose che sono solo nella mia testa” disse Harry, che piano piano, parola dopo parola, stava alzando sempre di più la voce. “Quello che vedi nella tua mente, non è un semplice pensiero, ma con gli anni abbiamo capito che tu vedi cose che prima o poi diventano realtà, o che accadono addirittura nel momento in cui le sogni!” “Ok, ho sbagliato a non parlartene prima, ma non sapevo proprio come dirtelo… Speravo che non ti accorgessi della mia distrazione, ma a quanto pare il mio desiderio non si è avverato” disse Harry con vocina debole, mentre Ginny si sedeva di fianco a lui sul letto. “E comunque ricorda due cose fondamentali: primo, ora noi siamo preparati se un’altra eventuale guerra tra maghi sarà in arrivo, e non saremo presi alla sprovvista. E secondo, ricordalo molto bene, io ti starò affianco, tutta la comunità dei maghi ti asseconderà, questa volta. Harry, forse l’ultima guerra l’abbiamo vissuta separati, ma questa la combatteremo insieme.” “Hai ragione, non c’è motivo di nasconderci le cose.” “Ma è ora di andare a dormire.. domani pomeriggio ci aspetta il Quidditch! Che emozione! Buonanotte” “Buonanotte Gin” Le luci si spensero, ma i brutti ricordi riaffiorarono… Il pensiero cadde su una buia ma spaziosa stanza. Tutto era scuro, ma c’era abbastanza luce da vedere un’arcata vuota, Sirius e un uomo, un uomo che Harry ricordava di aver già visto, ma non sapeva dove.. “Avada Kedavra!” gridò l’uomo Il lampo di luce verde andò incontro al padrino di Harry, che venne successivamente risucchiato dall’arcata. “Sirius!” gridò Harry, l’urlo svegliò Ginny “Harry, cosa c’è che non va? Un altro brutto sogno?” “No, stavolta era un ricordo, ma strano.. Come se fosse stato manomesso dal tempo… C’è qualcosa che non quadra, io…” “Che cosa hai sognato?” chiese Ginny incuriosita “Tu ricordi bene la notte in cui è morto Sirius, vero?” “Certo, la notte in cui eravamo al Ministero della Magia.. Era quello il ricordo? Non capisco cosa ci sia di strano, insomma..” Ginny, che fino ad adesso era ancora coricata, si sedette sul letto. “Bè, vedi, se la memoria non mi inganna, è stata Bellatrix ad uccidere Sirius, ma al posto di lei, nel sogno c’era un uomo, un uomo che ricordo di aver visto, ma di cui non mi ricordo il nome” “Un uomo? Harry, come fa una persona a trasformarsi in un’altra? Anche se è un sogno.. Non avrebbe senso.” “Non ne ho idea, ma non mi piace” “Penso che ne dovresti provare a parlare con la McGonagall.. Sei fortunato ad essere qui, sei più protetto che a casa” “Sì, forse gliene parlerò domani, ma dopo la partita.. ora che non c’è più Silente, mi sarà molto più difficile aprirmi con persone con cui non ho un rapporto di amicizia”. La paura e la curiosità si fusero, e sia Harry che Ginny lo sentirono: mai, prima o poi, Harry aveva messo la persona a cui teneva di più al corrente delle cose più spaventose che facevano parte di lui. Ora però, oltre a sentire meno protetta Ginny, lui si sentiva compreso e aiutato. Dopo il discorso della serata, aveva mostrato un suo punto debole, ma sapeva che, nonostante tutto, questo sarebbe stato per lui una forza. “Bè, comunque, menomale che la stanza è insonorizzata, sennò sarebbe qui già metà del castello!” scherzò stranamente Ginny, che per la prima volta mostrò anche lei una sua parte nuova: sapeva scherzare anche nei momenti meno appropriati. Harry strappò un sorrisetto, ma prima di poter aprire bocca, la porta della camera si spalancò, ed entrarono di corsa Ron e Hermione. “Harry, ti abbiamo sentito urlare.. Cosa… Succede??” chiese Hermione affannata. Harry e Ginny si guardarono e si misero subito a ridere “Cosa ci trovate di tanto divertente? Eravamo preoccupati..” aggiunse Ron. Anche Hermione si mise a ridere. “Oh no..” aggiunse Ron scherzoso “Sorellina..” “Si?” rispose Ginny “Dici sempre le cose sbagliate al momento sbagliato.. Sei pessima!” “Ma vogliam parlare di te?” “Basta..” conclusero Harry e Hermione, che lasciarono spazio ad una risatina di gruppo. “Ora basta. Tutti a letto!” disse Ginny “Ok...Buonanotte!!” li salutarono Ron e Hermione A volte i gruppi di amici servono, ma quando si tratta di andare a dormire non si può dire di no.. La notte passò tranquilla, anche se i brutti ricordi della sera non abbandonarono la mente di Harry.
   
 
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