Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: ParoleNelCuore02    10/02/2022    0 recensioni
Estate, sole e un pomeriggio di studio. Tè caldo, biscotti allo zenzero e aria condizionata. Film o libro? Realtà o delirio?
Louis, lo sappiamo, fa quel che può per stare al mondo e complicare la vita ad Harry, se poi gli si chiede pure di dar prova delle sue conoscenze di cultura generale è presto che finita.
________________
[Dal testo]
«Che succede?» chiese Louis[...].
«Le gemelle non riescono a memorizzare 'Orgoglio e Pregiudizio'.» spiegò il riccio.
«Che?!» chiese confuso il castano.
«'Orgoglio e Pregiudizio'.» ripeté Harry, paziente.
Louis scrollò le spalle.
«Mai sentito.» fece.
Tre paia di occhi lo fissarono sconvolti.
«Ma è Jane Austen!» esclamarono in coro le gemelle.
«E' tipo...uno dei pilastri della letteratura inglese!» gli fece notare Haz.
Louis si passò una mano tra i capelli.
«Mi dispiace...non mi dice nulla.» negò.
Harry rimase interdetto a fissare il maggiore a bocca spalancata per qualche istante...
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pemberly
~ ~ ~ ~

La luce del sole filtrava leggera attraverso le foglie degli alberi e dipingeva ombre fugaci sul viso del giovane Louis, placidamente cullato dal dondolio leggero della carrozza.
Il paesaggio fuori dal finestrino era un susseguirsi di panorami maestosi: montagne punteggiate di verde e rosso.
Louis scrutò le felci a bordo strada finché non lasciarono posto ad una scarpata che si affacciava sulla valle, i prati verdi interrotti da abitazioni variopinte.
Fu quando, in tarda mattinata, tornarono ad immergersi nella boscaglia che un cigolio sordo costrinse il cocchiere a fermarsi. Il giovane Tomlinson-Bennet scesa dalla carrozza, camminando nel sottobosco fino ad una grande quercia dal tronco nodoso.
«Oh, cosa sono gli uomini paragonati alla roccia e alle montagne?» stava dicendo suo zio con fare teatrale, mentre si univa a lui.
«O alle carrozze funzionanti.» borbottò sua zia, mentre il cocchiere e i due valletti si mettevano all’opera per cercare di riparare la vettura.
Louis si sedette su un soffice tappeto di muschio addentando una mela. Scorse con un sorriso un merlo acquaiolo zampettare fino ad un piccolo ruscello. Lo seguì con lo sguardo finché i colori bruni del suo piumaggio non si confusero con le ombre del bosco.
«Dove siamo esattamente?» chiese, prendendo poi un altro morso dalla mela.
«Credo che siamo piuttosto vicini a Pemberly.» rispose la signora Gardener alzando gli occhi dal ricamo che stava portando avanti da tutto il viaggio.
Il giovane ingoiò la polpa con difficoltà.
«La tenuta del signor Styles-Darcy?» domandò, anche se era quasi certo di conoscere già la risposta.
«Ѐ il proprietario.» fece notare il signor Gardener «Laggiù c’è un lago ricco di pesci: mi piacerebbe andarci.» - «Oh, non ci andiamo.» li implorò subito il giovane. Gli zii lo scrutarono, assai colpiti dalla sua reazione così avventata.
«Lui è così...» incespicò Louis «Preferirei di no, è così...» tentennò di nuovo, torturando la mela ancora tra le sue mani.
«Ebbene?» lo incalzò sua zia.
«Così ricco.» emise alla fine il giovane Tomlinson-Bennet, messo alle strette.
«Santo cielo, Louis, come sei difficile!» lo riprese lo zio «Aver da ridire contro il signor Styles-Darcy per via della sua ricchezza: il poveretto non può farci nulla.»
«Non ci sarà comunque.» lo quietò la donna «Le persone importanti non sono mai in casa.» emise come se fosse lei stessa a parlare per esperienza.
Louis si morse il labbro e scrutò il povero frutto tra le sue mani, consapevole che ormai la decisione era presa. Sospirò e si arrese, non del tutto sciente del motivo per cui quell’inaspettata deviazione lo mettesse così a disagio.
 
****
 
L’arrivo a Pemberly fu piuttosto scenografico, poiché la carrozza dovette passare attraverso un elaborata galleria naturale creata dai rami di betulle centenarie. Superati gli alberi, la strada costeggiò il grande lago di cui aveva parlato il signor Gardener. E lì, sullo sfondo, la facciata della tenuta si stagliava su un panorama collinare, sormontato da un cielo azzurro sfumato di nuvole.
Il giovane Tomlinson-Bennet scrutò l’edifico, incantato da tanta bellezza. Poi ridacchiò: quel Darcy era davvero così ricco.
I signori Gardener rimasero ammutoliti alla vista della dimora.
«Santo cielo.» emise la signora Gardener mentre percorreva il marmo dell’ingresso, gli occhi attratti dagli affreschi sulle volte mentre seguiva la governate che li stava scortando.
Louis si attardò a studiare quelle scene, come a cercarvi le storie che avevano voluto riprodurvi gli artisti che li avevano creati.
«Coraggio.» lo richiamò sua zia, già a metà scalinata insieme al marito.
Il giovane soffiò un sorriso di scuse e salì i gradini fino alla galleria del primo piano.
«Il vostro padrone sta molto a Pemberly?» stava chiedendo suo zio alla governante.
La risposta della donna fu vaga, ma Louis faticò a seguirli, incantato dalle sculture antiche che arredavano la sala: corpi bianchi come la neve, incantati in quella quiete eterea che il marmo donava loro. Un Achille appagato dalla morte, un Apollo beato dal suono della sua lira, una Venere pudicamente celata da un velo, ...
E il signor Styles-Darcy.
Il suo mezzo-busto quasi si confondeva tra quei marmi candidi, ma Louis poteva giurare che avrebbe potuto riconoscere quegli occhi limpidi e penetranti ovunque. Forse perfino in un’altra vita.
«Questo è lui: il signor Styles-Darcy.» disse la governante mostrando la scultura ai suoi ospiti.
«Ha un bel viso.» commentò la signora Gardener dopo averlo osservato per qualche istante. Louis ancora non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle iridi scolpite tanto bene da sembrare vive.
«Lou,» lo richiamò la zia «è buona la somiglianza?».
Il giovane fu preso alla sprovvista.
«Il signorino conosce il padrone?» chiese entusiasta la loro guida.
«Solo un po’.» mormorò lui, a corto di parole.
«Non lo trovate un bell’uomo, signorino?» emise la governante, con l’affetto di una serva fedele al proprio padrone.
Louis inclinò lievemente il collo, come a voler scrutare meglio quel viso. «Sì.» soffiò «Sì, direi di sì.».
Un sorriso compiaciuto comparve sul viso della governante. «Ed ecco sua sorella,» proseguì indicando un altro mezzo-busto, poco distate «la signorina Gemma.».
Louis quasi non sentì i suoi zii allontanarsi, ancora calamitato da quel viso plasmato nella pietra.
«Ed è in casa?» riuscì a chiedere infine, con non poca difficoltà.
Purtroppo non c’era più nessuno per potergli rispondere: i suoi zii e la governante erano misteriosamente svaniti e lui si trovò a vagare tutto solo per le stanze di quell’enorme reggia.
Oltre un salottino con camini in porfido e tavoli dorati, il giovane Tomlinson-Bennet scorse una finestra che si apriva sul vasto parco della tenuta, solcato da mandrie di cervi e daini. Poi...la musica.
Note appena tentennanti arrivavano soffuse dalla stanza accanto. Louis si scostò dalla finestra e si mosse piano verso la porta socchiusa, quasi timoroso che qualcuno potesse scoprirlo. Dallo spiraglio riuscì a scorgere una fanciulla intenta a suonare il pianoforte. Le mani giovani alla ricerca dei tasti e i capelli castani lasciati morbidi sulle spalle, com’era consono per la sua giovane età.
Poi la ragazza vide qualcuno e fermò i suoi esercizi con gioia.
«Fratello, sei tornato!» trillò lei abbracciando forte l’uomo che era entrato.
Il giovane Tomlinson-Bennet trattenne il fiato, ma lo scricchiolio della porta lo tradì e due coppie di occhi identici si voltarono verso di lui. Fuggì.
Corse lungo le sale, oltre la galleria di statue e fuori dall’immenso portone d’ingresso fino al cortile.
«Signorino Louis!». Troppo tardi.
Louis si bloccò con le mani contro la balaustra del piazzale. Strinse gli occhi, maledicendosi, poi si voltò e lo vide: il signor Styles-Darcy percorreva il cortile a grandi passi, con il vento a confondere la linea morbida dei suoi ricci castani.
Si torturò un labbro, scrutandolo di sfuggita.
«Vi sapevo a Londra.» si affrettò a dire il giovane.
«No.» ribatté impacciato l’uomo «Non sono a Londra.».
«No, infatti.» sorrise appena Louis, mentre l’imbarazzo si faceva sempre più palpabile.
Si scrutarono un istante, poi le parole uscirono dalla bocche di entrambi, rincorrendosi tra loro. Si scontrarono le une contro le altre, per poi tornare timide da dove erano venute.
Il minore si torturò un bottone già lento del polsino della camicia, indeciso su come proseguire. Stava facendo di tutto pur di non incrociare il viride intenso di quelle iridi.
«Sono nel Derbyshire con i miei zii.» scelse di dire e l’uomo si affrettò ad annuire.
«E state facendo un giro piacevole?» chiese, con vivo interesse.
«Molto piacevole.» un attimo di esitazione «Domani andiamo a Matlock.» si affrettò ad aggiungere il signorino, prima che il silenzio tornasse tra loro.
«Domani?» domandò subito il signor Styles-Darcy, quasi dispiaciuto dalla notizia.
Louis annuì triste e il bottoncino tornò per un istante ad essere oggetto delle sue attenzioni.
«State a Lambton?». Il giovane alzò lo sguardo. «Sì, al Rose and Crown.» riferì.
«Sì.» emise Darcy, ormai privo di argomenti.
Imbarazzo. Louis lo sentì prendergli le viscere e risalire fino in gola mentre quel bottoncino cadeva tra le sue mani, totalmente libero dai fili. Si morse ancora il labbro e rialzò gli occhi, fronteggiando quelli dell’uomo.
«Mi dispiace per l’intrusione.» si scusò il giovane, mentre il bottoncino finiva al sicuro in una delle tasche della giacca «Mi hanno detto che la casa era aperta ai visitatori. Io non avevo idea...».
L’uomo negò come a fargli capire che la cosa non gli aveva recato disturbo, ma alla fine disse solo: «Vi accompagno in paese.» «No!» lo fermò subito Louis, poi, però, forse resosi conto del tono brusco, si affrettò a sorridere «Mi piace camminare.».
Harold Edward Styles-Darcy separò piano le labbra. «Sì, lo so.» soffiò appena.
Un attimo di tentennamento, poi il giovane si affrettò a sorridere e ad inchinarsi.
«Arrivederci, signor Styles-Darcy.» si congedò. Quasi non attese nemmeno la risposta dell’uomo: le sue gambe si mossero da sole, portandolo il più lontano possibile da quello sguardo silvestre così tormentato.
 
****
 
Era sera quando scorse le vie lastricate del villaggio di Lambton. L’umidità della campagna inglese gli aveva incollato i vestiti al corpo e il giovane Tomlinson-Bennet non desiderava altro che darsi una rinfrescata, prima di raggiungere i suoi zii per la cena.
Varcò la soglia della locanda, superando le porte dove la corona intrecciata da una rosa svettava al centro del legno. S’immerse nel chiacchiericcio della sala, illuminata dalla luce aranciata delle candele.
Assorto nei suoi pensieri, scorse all’ultimo qualcosa che attirò la sua attenzione.
Cosa ci fa qui?, si chiese Louis nascondendosi dietro una tenda.
Scostò appena il tessuto, ma l’uomo era ancora lì: il signor Styles-Darcy aveva evidentemente deciso di farsi una cavalcata fino a Lambton e intrattenersi con i suoi zii. Louis non sapeva se essere furioso o incuriosito.
Lo scambio non durò molto e il giovane, quando vide l’uomo uscire dalla locanda, sgusciò fuori dal suo nascondiglio e raggiunse i signori Gardener al tavolo.
«Lou!» lo salutò sua zia «Abbiamo appena incontrato il signor Styles-Darcy. Non ci avevi detto di averlo visto.» Louis tentò di scusarsi, ma la donna proseguì «Ci ha chiesto di pranzare con lui domani.» il giovane sgranò gli occhi «Ѐ stato molto cordiale.» aggiunse sua zia «Vero?» domandò al marito.
«Molto cortese.» confermò l’uomo.
«Non è affatto come lo avevi dipinto tu.» riprese la donna.
Tuttavia, il giovane era ancora sconvolto dalla notizia.
«Pranzare con lui?» tentò di chiedere sedendosi.
«C’è qualcosa...» la signor Gardener era affascinata «di garbato nella sua espressione quando parla...» sospirò con occhi sognanti.
«Non ti spiace rimandare la partenza di un giorno, vero?» domandò lo zio, ma Louis era ancora sconvolto per rispondere.
Sua zia gli prese una mano, bevendo un sorso di vino. «Desidera in particolar modo presentarti sua sorella.» gli riferì.
«Sua sorella...» fu tutto ciò che il giovane emise.
 
****
 
Le sale di Pemberly risuonavano delle note di un pianoforte quando, l’indomani, i signori Gardener e il signorino Tomlinson-Bennet tornarono alla tenuta.
«Signorino Louis!» lo salutò entusiasta una giovane, abbandonando lo strumento per accogliere gli ospiti. Il signor Styles-Darcy le fu subito a fianco.
«Mia sorella,» la presentò l’uomo, mentre i due giovani s’inchinavano reciprocamente «la signorina Gemma.».
«Mio fratello mi ha parlato molto di voi.» sorrise lei «Sento di essere già vostra amica.».
Louis arrossì appena.
«Grazie...che pianoforte meraviglioso.» si complimentò osservando lo strumento a coda finemente intarsiato.
La fanciulla si voltò per un instante, poi annuì sorridente.
«Me l’ha regalato mio fratello.» rivelò «Non doveva.» «Oh, sì, invece.» si difese l’uomo, divertito.
«Oh, meglio così allora.» ribatté entusiasta.
«Si persuade facilmente, vero?» chiese l’uomo ad un giovane Louis piuttosto compiaciuto.
«Vostro fratello ha sopportato per una sera intera che suonassi io!» riferì il giovane alla fanciulla.
«Ha detto che suonate molto bene.»
«Allora ha raccontato la più grande delle menzogne.»
Eccolo: un sorriso limpido e sincero che fece scintillare quegli occhi verdi come pietre preziose.
«No,» precisò il signor Styles-Darcy «ho detto che suonate piuttosto bene.».
«Ah, “piuttosto bene” non è “molto bene”.» annuì contento il minore «Sono soddisfatto.».
Quegli occhi scintillarono ancora e l’espressione ilare di Louis divenne presto un placido osservare.
La signorina Gemma seguì lo scambio con vivace intelligenza, come se vedesse cose ai due giovani ancora precluse.
Sentendo lo sguardo della sorella su di sé, il signor Styles-Darcy tossicchiò leggermente, per poi rivolgersi al signor Gardener, in attesa accanto alla moglie all’ingresso della sala.
«Signor Gardener, vi piace la pesca?» «Molto, signore!» «Posso convincervi ad accompagnarmi al lago, questo pomeriggio?» domandò «Ѐ molto pescoso e i suoi abitanti vivono in pace da troppo tempo.».
L’uomo scrutò la moglie per un istante che gli sorrise.
«Ne sarei felice.» rispose infine con un leggero inchino.
La signorina Gemma sembrò improvvisamente essere colta da un vivido fulgore.
«Suonate a quattro mani, Louis?» chiese, con lo stesso luccichio negli occhi che poco prima aveva colpito il fratello.
«Solo se costretto.» rispose Louis con una leggera allusione nello sguardo.
«Fratello, dovete costringerlo!» lo spronò la giovane macchinatrice, con un lieve sorriso.
Il blu degli occhi di Louis svanì per un istante tra i prati che costellavano le iridi dell’uomo.



NOTE FINALI  
Manca poco, gente! Meno di 5 capitoli. A giovedì prossimo!
xoxo 



 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: ParoleNelCuore02